81enne massacrata per rapina, arrestato 22enne tunisino

dobbiamo adottare il loro stile di vita, Boldrini dixit. Ora poi che i moralmente superiori hanno ordinato che gli anziani italiani possono essere eliminati ed occupare le loro case è cosa buona e giusta
mercoledì, 1, giugno, 2016
 
Era la notte del 17 Maggio quando l’81enne Antonina Conforto veniva rapinata e colpita a sangue nella sua abitazione di via Cremona a Salemi. La donna è stata operata e il difficile intervento, soprattutto al braccio e all’omero, è andato bene mentre sono state suturate le ferite provocate da un coltello.
Questa mattina l’autore della rapina è stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Mazara guidati dal Capitano Fabio Manzo e dai militari della stazione di Salemi con a capo il Maresciallo Salvaggio.
Nonostante manchino conferme ufficiali – scrive castelvetranonews.it, ad essere tratto in arresto è stato un tunisino 22enne residente a Salemi nei pressi del centro storico. Sembrerebbe che sia stata trovata e recuperata anche la refurtiva.

Nigeria: 11.500 cristiani uccisi e 13mila chiese distrutte

LA Chiesa ha troppo da incassare da MAFIA CAPITALE, non ha tempo di occuparsi di loro. Sono nigeriani di serie B
 
mercoledì, 1, giugno, 2016
 

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Circa 11.500 cristiani uccisi, un milione e trecentomila sfollati, 13 mila chiese abbandonate o distrutte. Sono gli impressionanti numeri contenuti in una relazione presentata a New York all’Onu da monsignor Joseph Bagobiri, vescovo di Kafanchan, Nigeria, e che fanno riferimento al periodo 2006-2014. Una carneficina intollerabile; è per questo che il vescovo ha fatto appello alle forze internazionali a non girare la testa da un’altra parte, ma a farsi carico dell’emergenza umanitaria.
Nel documento, intitolato “L’impatto della violenza persistente sulla Chiesa nel nord della Nigeria”, il vescovo ha messo in rilievo che a provocare la maggior parte dei disastri sia stata la famigerata setta jihadista Boko Haram e che gli stati più colpiti siano stati quelli di Adamawa, Borno, Kano e Yobe. Da lì, i fuggiaschi si sono rifugiati negli stati centrali di Plateau, Nassarawa, Benue, Taraba e la parte meridionale di Kaduna.
 
Ma le brutte notizie non finiscono qui, perché anche in questa fascia di stati si sono recentemente verificate violenze, questa volta ad opera dei pastori Fulani: «Questa – ha detto Bagobiri – è una palese invasione straniera di terre ancestrali dei cristiani e di altri comunità minoritarie. In queste aree, i pastori Fulani terrorizzano incessantemente diverse comunità, cancellandone alcune, e in posti come Agatu nello Stato di Benue e Gwantu e Manchok in quello di Kaduna, questi attacchi hanno assunto il carattere del genocidio, con 150-300 persone uccise in una notte».

”PROFUGHI STUPRANO PERCHÉ DONNE EUROPEE TROPPO SVESTITE

La polizia svedese, per l’ondata di attacchi sessuali da parte dei migranti – soprattutto i nuovi arrivati ‘profughi’ – ha accusato la ‘cultura nordica alcoolica’ e il ‘non tradizionale ruoli di genere delle donne europee’.
Il rapporto dice che i rifugiati hanno difficoltà a ‘gestire l’alcool’ e non comprendono gli atteggiamenti delle ragazze locali, considerati: per loro, un sorriso è l’invito al sesso.
Per la polizia svedese, è normale per i migranti apostrofare le ragazze per strada come ‘puttane’ e inseguirle, perché i migranti lo vedono come un modo di ‘dimostrare il loro potere sulle donne’.
Il ‘rapporto’ di polizia analizza l’attuale situazione di molestie sessuali: “Il controllo viene esercitato sulle donne attraverso la violenza. Durante l’esercizio della violenza, gli uomini possono sentirsi di incarnare il maschio tipico”.
Quando il femminismo nordico incontra l’immigrazione islamica genera mostri.

Mirandola: la regione PD stanzia 600.000€ per una moschea. Italiani ancora nei container

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In Emilia 200 famiglie vivono ancora nei container a 4 anni dal terremoto. Eppure la Regione governata dal PD ha trovato i soldi per sovvenzionare con 600mila euro la costruzione della nuova moschea di Mirandola, inaugurata mercoledì. Evidentemente gli emiliani lasciati soli a se stessi, sofferenti, vergognosamente dimenticati nei container non sono una priorità per il PD.
 
Meglio finanziare una moschea in coabitazione con il Qatar, che ha sganciato i restanti 400mila euro su richiesta della comunità islamica locale. Secondo quanto riporta la Gazzetta di Modena, si tratta di una costruzione antisismica affidata dalla comunità islamica a un’impresa gestita da un nordafricano. Per le case antisismiche da riassegnare agli emiliani costretti nei container, ripassare la prossima volta.
 

Scrive su Facebook contro Salvini: scrutatrice rimossa dal seggio

COME PER L’AUSTRIA, L’ORDINE E’ STATO DIRAMATO- BROGLI PER SALVARE LA DEMOCRAZIA DAI POPULISTI, quelli contro BANKENSTEIN E CONTRO MAFIA CAPITALE, chiaro per chi una loro vittoria sarebbe la fine.
Ed era il 2015 TANTO PER CAPIRSI
 
Primo caso del genere in Italia. E’ successo in provincia di Arezzo, a Levane. Tutto è partito dalla denuncia di un candidato leghista
 
di MASSIMO VANNI
31 maggio 2015
 
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Il post sotto accusa apparso su Facebook
 
Rimossa dal seggio per un post su Facebook. E’ accaduto a Bucine, nella frazione di Levane, in provincia di Arezzo. Ed è la prima volta che accade in Italia. Ne è rimasta vittima una scrutatrice, Chiara Sozio, che dopo aver insediato il seggio nella frazione, ha pensato bene di scrivere sulla propria bacheca Facebook: “Mi raccomando, vivamente, a chi domani voterà a Levane, nel Comune di Bucine. Siccome io sono tra le scrutinatrici sarebbe un peccato se commettessi dei brogli elettorali. Quindi non votate Salvini”, si legge nel post che porta l’orario delle 23.31.  Le parole vengono segnalate la mattina dopo, cioè ieri, a Costantino Ciari, candidato leghista del collegio al settimo posto del Carroccio. E subito Ciari informa la prefettura: “E’ del tutto evidente, se le indagini confermassero la veridicità del tutto, la gravità di tale atto. Invito quindi il prefetto, vista la delicatezza del caso, alla verifica di tale post che mi è giunto e qualora risultasse vero a prendere i dovuti provvedimenti”, scrive immediatamente il candidato leghista alla prefettura.
Partono le prime verifiche, per accertare che il post fosse davvero stato scritto dalla scrutatrice. E nel primo pomeriggio dalla prefettura i provvedimenti arrivano: ordine di rimozione per la scrutatrice, studentessa universitaria. Sostituita da un altro prelevato dall’albo del Comune di Bucine.
“Ho segnalato subito il fatto certo, mi è apparso particolarmente grave che uno scrutatore si permettesse di dire chi non si deve votare”, racconta il candidato della Lega Ciari. “Una volta insediati al seggio si è pubblici ufficiali e non si possono fare affermazioni del genere”, insiste ancora Ciari. Soddisfatto per la rimozione della scrutatrice presa dal prefetto di Arezzo. Ma non ancora delle indagini: “Quel post ha 27 ‘Like’, cioè 27 persone che si sono dette d’accordo e avevo chiesto alla prefettura di indagare se, caso mai, ci fossero altri scrutatori tra i 27 che hanno dato il proprio assenso. Ma ho avuto soltanto risposte vaghe”, aggiunge il candidato della Lega Nord.
© Riproduzione riservata
 
31 maggio 2015

Tutti i brogli austriaci, dalle schede viaggianti alle “diocesi speciali”. Ma la stampa italiana è muta

democrazia, per proteggerla dai “populisti” vano bene anche i brogli. Beh, l’oligarchia bancaria che gestisce la Ue stavolta è stata più magnanima, non si può sempre assassinare 
 
Di Mauro Bottarelli , il 1 giugno 2016
 
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Non so se ci avete fatto caso ma dopo alcuni giorni di campagna terroristica degna di miglior causa, durante la quale veniva quasi prospettato il ritorno delle SS, l’Austria è sparita dai radar dell’informazione. L’ultimo giorno in cui si è trattato il tema è stato martedì 24 maggio per rendere conto dell’elezione de Alexander van der Bellen a presidente della Repubblica, poi l’oblio totale. Ma come, si è evitato il ritorno del nazismo per uno 0,3% e si sceglie il silenziatore? Forse sì, perché conviene. Perché è meglio che non si sappia cosa sta accadendo da una settimana in Austria, con media e social network completamente in fibrillazione per lo scandalo dei brogli elettorali. Il quale, con il passare del tempo, più che sgonfiarsi sta diventando un enorme, imbarazzante caso di Stato.
 
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Questa foto,
 
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ad esempio, ci mostra quanto rinvenuto in un seggio di Mühlsack in Tirolo: schede barrate con il nome di Norbert Hofer gettate in un sacchetto. Ma non basta, perché con il passare dei giorni i particolari sono cominciati ad emergere. Primo, Van der Bellen ha preso il 62% dei consensi nel voto postale contro il 48% in quello ai seggi, una discrepanza poco spiegabile partendo dal presupposto che chi ha votato per posta pesava per il 17% dell’elettorato. Peccato che in quattro distretti della Carinzia e in uno della Stiria – Villach City, Villach-Land, Wolfsberg, Hermagor e Südoststeiermark – il conteggio del voto postale sia cominciato in anticipo e senza la presenza dei rappresentanti di lista dell’FPO. E la cosa non è di poco conto, perché in questa fase iniziale del voto postale si aprono le buste in cui sono contenute le schede e si controllano tutti i criteri formali della loro validità, dalla firma al fatto che il plico sia arrivato a destinazione intatto ma soprattutto che, in caso di ballottaggio, la busta non sia stata inviata troppo in anticipo rispetto alla data prefissata, in questo caso il 3 maggio.
 
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Capite da soli che aprire le buste senza qualcuno che controlli da parte dell’FPO ha aperto la possibilità a magheggi di ogni genere, tanto che la magistratura sta indagando sui cinque casi sopra menzionati. Lunedì 23 in quelle cinque circoscrizioni lo spoglio del voto postale avrebbe dovuto iniziare alle 9, invece le operazioni hanno avuto luogo tra le 6 e le 7 di mattina: per l’ora designata, tutti i voti ritenuti non validi erano già stati annullati e quelli validi messi nel conteggio. Senza alcun controllo da parte del delegato dell’FPO. In quelle cinque aree si sono conteggiati circa 20mila voti postali, oltre la metà dei quali finiti a Van der Bellen: avendo vinto per 31.026 voti, capite da soli che la cosa conta. E che dire delle cosiddette “diocesi speciali”, una delle quali a Linz, dove a fronte di 3518 aventi diritti al voto si sono registrati 21.060 voti, 14.533 dei quali per Van der Bellen? E che dire del 146,9% di affluenza registrata a Waidhofen, definito del ministero dell’Interno un “errore di imput”? E i voti annullati? Aumentati del 78% tra il primo turno delle presidenziali, quando furono 92.655 e il ballottaggio, il quale ha registrato un bel 165.212: 72.557 voti annullati in più, una cifra la cui metà è stata sufficiente a far vincere Van der Bellen. 
Che dire poi del caso di Miesenbach nella Bassa Austria, dove hanno votato 6 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 15 anni, quando l’età legale per votare è di 16 anni?
 
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C’è poi il giallo delle schede postali rimaste misteriosamente bloccate a causa di un disguido delle Poste austriache, visto che i voti per Van der Bellen sono stati consegnati immediatamente dopo il controllo, mentre quelli per Hofer – si parla di 130mila – sono arrivati solo il 26 maggio, consegnati insieme al nuovo prospetto della catena di supermarket Hofer, omonima del candidato FPO! Il portavoce delle Poste ha chiesto scusa per l’accaduto, ricordando però “che la legge sulle telecomunicazioni ci consente di operare in questo modo, ovvero di aprire le buste prima della consegna per controllare che siano debitamente indirizzate”. Solo quelle di Hofer, però.
 
E i numeri sono davvero folli, perché se le 130mila schede bloccate alla Posta sono ancora da confermare nella loro entità numerica reale, qualcosa comunque balla: venerdì scorso, sul suo profilo Facebook, il leader dell’FPO, Heinz-Christian Strache, si congratulava infatti per “la miracolosa moltiplicazione di 28mila schede elettorali per posta” avvenuto durante la notte tra domenica 22 e lunedì 23, ovvero prima del conteggio del voto per posta. Già, perché quella stessa sera il capo della Commissione elettorale del ministero dell’Interno, Robert Stein, prevedeva circa 740mila schede postali, un dato che veniva confermato dal professore di statistica, Eric Neuwirth, il quale da suoi calcoli parlava di 738.055. Miracolo, lunedì le schede postali erano 766.076.
 
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Come mai? La risposta è attesa per oggi, visto che si riunisce la Commissione elettorale federale chiamata a dare conto di questa messe di stranezze, in primis il numero di voti nulli. I quali, relativamente al voto postale, dovrebbero essere circa un 5%, stando a informazioni ottenute dai media attraverso le autorità elettorali dei vari distretti: il che porterebbe il numero totale di schede postali a 800mila circa, ovvero 60mila in più di quanto pronosticato in tv la sera di domenica dal buon Robert Stein! Il quale ha tentato un goffo salvataggio in corner appellandosi a un emendamento alla Legge elettorale del 2015 che permette alle schede di essere depositate presso i seggi quando non arrivano dalla stessa circoscrizione, quindi ci sarebbe stato un errore di calcolo che avrebbe portato a una sottostima di qualche migliaia.
 
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Insomma, ci sarebbero state schede depositate dove non potevano essere scrutinate che hanno viaggiato la notte tra domenica 22 e lunedì 23 e che hanno portato come risultato questa strana discrepanza. Balle, ovviamente, perché vengono comunque conteggiate dove arrivano e quindi a livello centrale, se si opera con le autorità locali, si sa il numero esatto, anche prima del “viaggio” verso la destinazione, visto che per le presidenziali c’è un voto unico per tutto il Paese. La scheda, che sia arrivata a Vienna-Donaustadt o Vienna-Hernals o Murau o Mattersburg, è quella. Non si moltiplica durante il trasporto.
 
A me è sembrata una storia interessante da raccontare, chissà come mai nessun quotidiano italiano ha investito due giorni di lavoro di un proprio inviato a Vienna per fare lo stesso? Forse perché domenica si vota anche qui ed è meglio non instillare dubbi nella gente? O forse perché l’importante, quando si parla di Austria, è criminalizzare l’FPO e la decisione del governo di andare avanti con la costruzione della struttura di controllo al Brennero? Forse questi sono gli ordini del vero direttore della grande stampa italiana, ovvero Matteo Renzi? Può essere, perché i giornali austriaci dicono altro. Ad esempio che dall’inizio dell’anno in Austria si sono registrate quasi 20mila richieste di asilo, il 30% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. E da dove arrivano? Tutti dal Brennero.
 
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Stando a dati del ministero dell’Interno, si parla di 800-900 richieste di asilo alla settimana, un dato che se proseguirà con questo ritmo manderà presto in soffitta le attese 37.500 domande all’anno preventivate dal governo di coalizione tra popolari e socialdemocratici. E siccome circola voce che l’Europa intenderebbe bypassare il problema dei mancati ricollocamenti obbligando gli Stati a garantire la possibilità di asilo a chi ha un proprio parente che già vive nel Paese che si intende raggiungere, a Vienna mettono le mani avanti. E i poliziotti al confine. Tanto più che una volta entrati, i clandestini – perché tali sono – in Austria ci restano.
 
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A piede libero o in galera, visto che l’ultimo rapporto parlamentare sulla popolazione carceraria curato da Christoph Hagen ci dice che il 54% dei detenuti nelle carceri austriache sono stranieri, in aumento dal 50,8 del 2014 e un numero molto più alto della media Ue che è attorno al 27%. E stiamo parlando solo di persone senza la cittadinanza austriaca, non di stranieri di prima o seconda generazione: e ora, con il giro di vite deciso mercoledì scorso alla legge per il contrasto delle stupefacenti, quel numero è atteso in ulteriore aumento, visto che anche il piccolo spaccio prevede la detenzione. Ma si sa, gli austriaci sono dei nazisti. O, stando al criterio valutativo del Tg3, almeno la metà di loro.
 

Genova: sfratto e barca pignorata, pescatore tenta il suicidio

non è certo una risorsa, una volta dissanguato l’italiano bene che si levi di mezzo, parola della società civile
 
lunedì, 30, maggio, 2016
 
Un bacio sulla guancia alla moglie disabile in camera da letto, la balaustra del terrazzo oltrepassata grazie alla sola forza della disperazione. Stefano, pescatore genovese di 55 anni, venerdì sera non ce l’ha più fatta. Senza lavoro da mesi – da quando gli era stata sequestrata l’imbarcazione con la quale usciva in mare – sfrattato dalla sua abitazione, costretto ad occupare abusivamente un alloggio del Comune, ha deciso di farla finita : «Mi voglio ammazzare, non posso più andare avanti così», ha urlato nel cercare di trovare il coraggio di lanciarsi dal quarto piano della casa dove viveva clandestinamente da settimane insieme alla sua moglie gravemente malata.
 
Via dei Pescatori, quartiere della Foce, ore 19.30 di venerdì scorso. Quella che rischia di essere l’ennesima tragedia annunciata per la crisi economica viene scongiurata dal pronto intervento di una pattuglia di carabinieri del nucleo radiomobile. I militari diretti dal capitano Corrado Pirrè – sono impegnati nei controlli della zona e notano una decina di persone che assistite inconsapevole dalla strada al dramma del pescatore genovese che minaccia di lanciarsi nel vuoto.(…)
 
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