Michelin, chiusura dello stabilimento di Fossano. A rischio 400 dipendenti

tranquilli avranno reddito e casa tutelati vero?
Michelin, tra le principali aziende al mondo di pneumatici, annuncia un piano per il suo comparto industriale italiano che, tra l’altro, prevede la chiusura dello stabilimento di Fossano, nel Cuneese. Lo rende noto, su Facebook, il sindaco di Fossano Davide Sordella. «Questo è in assoluto il giorno più brutto da quando ho iniziato il mio impegno di sindaco», scrive sul social il primo cittadino, che invita istituzioni nazionali e locali «a lavorare tutti insieme» per dare una risposta alle famiglie dei 400 lavoratori dello stabilimento.
 
Fonte ansa

Salerno: 50enne perde il lavoro, si suicida impiccandosi ad un albero

perché mai dare un reddito di cittadinanza. Solidarietà?
Dramma nel tardo pomeriggio di ieri a Salerno dove un cinquantenne, Lorenzo Di Domenico, si è tolto la vita impiccandosi a un albero situato lungo la strada che dal capoluogo conduce alla frazione Croce di Cava de’Tirreni, a pochi metri dal castello Arechi. L’uomo era stato licenziato da una delle aziende che lavorano all’interno del porto commerciale in quanto coinvolto in un’inchiesta giudiziaria sul traffico di sigarette di contrabbando. Da circa un anno, dunque, era senza lavoro e ciò lo avrebbe portato a vivere una forte depressione.
A dare l’allarme sulla sua scomparsa sono stati giovedì sera la moglie e i figli. Ieri pomeriggio la tragica scoperta.
 
Fonte salernotoday

Massacrate in casa dai ladri, fermati due ragazzi romeni di 22 e 26 anni

urge un presidio antirazzista. Poveri romeni, senz’altro due bravi ragazzi, delle due donne massacrate di botte, chi se ne frega anche se una di loro è romena. Non è razzismo, è accoglienza, è condivisione culturale. Non è razzismo, è accoglienza.
In galera? E che sarà mai, che dicono le donne di se non ora quando? Non si fanno più vedere né sentire da quando il satrapo di Arcore non c’è più, ah giusto era l’unico essere in Italia che maltrattava ed abusava delle donne, ora stt problema è “scomparso”. O meglio, solo se è il marito o fidanzato vale, altrimenti che le donne siano a disposizione e non facciano le razziste.
 
 7 novembre 2015
Ferrara, stando a quanto emerso il più anziano dei due aveva in uso l’auto vista fuggire dal luogo dell’aggressione
 
14:39 – Due ragazzi sospettati di essere gli autori dell’aggressione che ha ridotto in fin di vita anziana e nuora a Renazzo di Cento, nel Ferrarese, sono stati fermati dai carabinieri. Si tratta di due giovani di 22 e 26 anni, di nazionalità romena. Il più anziano aveva in uso l’auto vista scappare dalla casa dell’aggressione.
 
rapinatori
Foto Ansa
I due fermati accusati di tentato omicidio
 
I fermati – il 22enne Florin Constantin Grumeza, residente a Castelfranco Emilia (Modena), e il 26enne Leonard Veissel, in Italia senza fissa dimora – sono accusati di concorso in rapina e tentato omicidio. Entrambi erano incensurati.
I due erano stati fermati nei giorni scorsi per un normale controllo stradale a bordo della stessa auto poi vista sul luogo dell’aggressione. Proprio grazie all’identificazione fatta in questa occasione è stato poi possibile metterli in collegamento con la brutale rapina avvenuta venerdì.
 
Salvini: “In galera a calci in c…” – “Fermate due persone sospettate di aver derubato e massacrato due donne (gravissime in ospedale) ieri vicino a Ferrara. Si tratta di due giovani ROMENI. Eccole le belle ‘risorse’ che piacciono tanto a Renzi e alla Boldrini. Se colpevoli, in galera a casa loro, ma a calci in c…!”. Così il segretario della Lega Nord Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook.

La rotta delle nostre bombe, da Cagliari alle teste dei bambini yemeniti

armare i sauditi è politically correct, loro sono un faro dei diritti umani
Per i trattati niente armi a paesi che vìolino gravemente i diritti umani. Ma dall’aeroporto civile di Cagliari partono carichi di bombe per i sauditi che massacrano lo Yemen.

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NOTA PRELIMINARE DI PINO CABRAS
 
Il sito reported.ly pubblica un’inchiesta clamorosa a partire da un recentissimo episodio che sembrava avere una dimensione appena locale: il carico-scarico di molte tonnellate di bombe a un passo dagli aerei civili all’interno dell’aeroporto di Cagliari. Ma un mega-carico di bombe non è cronaca locale, è un fatto di portata internazionale che si lega a una catena di notizie. Tuttavia – tranne, in parte, ilgiornale.it – nessuna grande testata ha voluto dedicare risorse a un qualche articolo che indagasse su questa catena, che parte da un’industria italiana e finisce negli ospedali bombardati in Yemen, passando anello dopo anello per i trattati disattesi in materia di diritti umani, la complicità dei governi, e i pericoli crescenti legati all’aumento delle tensioni militari.
C’è un legame diretto fra le bombe saudite e qatariote acquistate in Italia e i milioni di sfollati yemeniti, e le loro presenti e future pressioni migratorie. Ma quando si devono coprire le cause delle migrazioni di massa, gli organi di informazione europei sono capaci perfino di rinunciare a uno scoop. Proprio la Sardegna, in questi giorni è uno dei teatri più affollati della grande esercitazione NATO Trident Juncture. Ci sarebbe molto da raccontare su questo war game, una fornace di guerra che brucia risorse immense sottratte alla vita dei popoli per esporla ai pericoli di un conflitto apocalittico (e da subito a una pressione ambientale devastante).
Ma i grandi media non disturbano la NATO. Perché sono organi della NATO.
 
Ci voleva un sito in lingua inglese per ricomporre la storia delle bombe. L’abbiamo tradotto per voi, con l’aiuto delle redazioni di Megachip e di PandoraTV.
Buona lettura.
 
Esclusivo: L’Italia invia altre bombe RWM in Arabia Saudita
 
Utilizzando dei contenuti sociali originati da fonti della comunità di origine e il servizio di monitoraggio in diretta delle rotte aeronautiche, FlightRadar24.com, il sito reported.ly ha seguito le tracce di un carico di bombe a bordo di un Boeing 747 mentre veniva condotto da un aeroporto civile in Sardegna verso una base militare in Arabia Saudita. L’approvazione italiana della spedizione plausibilmente contravviene al trattato sul commercio delle armi.
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Giovedì 29 ottobre, diversi testimoni oculari e media locali dell’isola di Sardegna hanno fotografato decine di bombe sulla pista dell’aeroporto di Cagliari. Sorvegliate dalla polizia italiana, le bombe sono state caricate a bordo di un aereo cargo Boeing 747.
Le prove suggeriscono che le bombe siano state prodotte presso il vicino impianto di produzione di RWM Italia, società di munizioni che ha venduto migliaia di bombe all’Arabia Saudita e ad altre forze armate che bombardano lo Yemen, come rivelato da questa indagine di reported.ly dello scorso giugno. Questo reporter ha visto prove documentali delle bombe con codici di fabbricazione RWM Italia sul terreno in Yemen.
 
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Il giornalista locale Michele Ruffi ci ha inviato il video qui sopra che mostra il velivolo e il carico. Abbiamo verificato tutto ciò in maniera indipendente abbinando foto geo-referenziate di Instagram scattate giovedì, individuando così l’aereo sulla pista.
Separatamente, il politico sardo Roberto Cotti ha twittato questa foto del carico, che ci permette di identificarlo come un carico di bombe di serie MK80, prodotte ed esportate dalla RWM Italia con contratti del valore di centinaia di milioni di dollari sin dal 2011.
 
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L’operatore del Boeing 747 è la Silk Way Airlines, una compagnia di cargo dell’Azerbaigian. I registri di volo storici mostrano che l’aereo viaggia regolarmente tra Baku e Dubai, Francoforte, Kiev e Zhengzhou in Cina.
Ian Petchenik con FlightRadar24.com ci ha aiutato a trovare il segnale dell’aereo sulla pista in Sardegna per tracciare poi il modo in cui è partito giovedì sera per l’Arabia Saudita (la destinazione non era registrata a quel momento).
 
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Dopo aver perso traccia dell’aereo mentre sorvolava l’Egitto, lo abbiamo captato di nuovo mentre attraversava il Mar Rosso e cominciava a scendere verso Gedda. In un cambio di rotta dell’ultimo minuto, l’aereo è stato dirottato verso Taif, un aeroporto regionale che è anche una base militare delle forze armate del Regno saudita. Il transponder sembra essere stato spento, una volta raggiunta Taif, ma i dati di volo confermano che è partito da lì venerdì mattina, 30 ottobre.
 
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Un ‘volo commerciale regolare’
Infuriato per la spedizione avvenuta da un aeroporto civile, il politico sardo Mauro Pili riferisce di aver chiesto all’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile (ENAC) se l’aereo cargo fosse stato autorizzato a caricare armi. L’ENAC ha rilasciato una dichiarazione, pubblicata dall’agenzia di stampa Ansa, sul fatto che l’aereo fosse “regolarmente autorizzato” come “un volo commerciale regolare”. Pili ha anche pubblicato la prova video sul cargo in fase di caricamento.
 
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La dichiarazione dell’ENAC:
“In merito alle notizie apparse oggi su alcune agenzie di stampa relativamente ad un volo operato dall’aeroporto di Cagliari con a bordo materiale bellico, […] si trattava di un volo di natura commerciale regolarmente autorizzato nel contesto delle previsioni normative internazionali tecniche che disciplinano il trasporto di tali materiali”.
 
Questa affermazione suggerisce che il carico sia stato autorizzato dal Ministero della Difesa o dal Ministero degli esteri. Con l’aiuto dei nostri contatti italiani, chiediamo ai ministeri se sia questo il caso, e se necessario, presenteremo un’interrogazione parlamentare per scoprirlo.
 
[AGGIORNAMENTO: Una serie di interrogazioni parlamentari è stata presentata durante la seduta di venerdì 30 ottobre.]
 
Anche se non possiamo dire con assoluta certezza che queste bombe siano state scaricate all’aeroporto di Taif per l’utilizzo da parte delle forze armate saudite, è molto probabile che lo siano state per davvero dato il conflitto in corso e dato il commercio che è stato dimostrato tra RWM Italia e l’Arabia Saudita. A luglio, l’esperto italiano di armamenti Giorgio Beretta aveva scoperto ancora un altro carico di bombe verso l’Arabia Saudita.
 
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Quest’ultima prova suggerisce una maggiore urgenza nel fornire le bombe ai sauditi: in un precedente contratto con gli Emirati Arabi Uniti, le bombe furono spedite via mare attraverso il porto di Gedda.
Insieme, queste prove suggeriscono fortemente che il governo italiano continui a concedere licenze per l’esportazione di armi a forze che stanno bombardando lo Yemen con conseguenze orrende. Almeno tre spedizioni sono state fatte da quando è iniziato questo conflitto sanguinario.
Dopo migliaia di morti civili, milioni di sfollati e la metà della popolazione che affronta la scarsità di cibo, la società yemenita è quasi totalmente crollata. Sono state documentate eclatanti violazioni dei diritti umani sia da parte sia della coalizione a guida saudita sia delle milizie Houthi che combattono per mantenere il controllo (vedi la nostra “StoryMap” più sotto). Compreso il recente bombardamento di un ospedale di MSF nella città settentrionale di Saada.
 
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Denaro sporco, questioni giuridiche
Molti fondi pensione europei e americani, compresi i fondi statali, si sono avvantaggiati dei ricavi da miliardi di dollari della RWM Italia e della sua società capogruppo tedesca, la Rheinmetall Defence AG. Ma si tratta di denaro sporco. Gli Stati membri dell’UE sono vincolati da criteri specifici sulle esportazioni di armi, come spiegato in precedenza per reported.ly da Patrick Wilcken, Ricercatore di Amnesty International sul controllo degli armamenti, il commercio dei materiali di sicurezza e diritti umani:
Ai sensi del Trattato sul commercio delle armi e della Posizione Comune dell’UE sul controllo delle esportazioni di armamenti, l’Italia deve intraprendere una rigorosa valutazione del rischio caso per caso di ogni proposta di trasferimento di armi per determinare se vi sia un notevole rischio che le armi possano essere usate dal destinatario per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani. Se c’è un rischio sostanziale, l’Italia deve negare la licenza di esportazione. [corsivo di reported.ly]
 
Questa ultima spedizione di armi arriva proprio nel giorno in cui il blogger saudita incarcerato, Raif Badawi, è stato insignito del massimo premio dell’Unione Europea sui diritti umani. L’Unione europea farebbe bene a esaminare la legalità di queste spedizioni e sanzionare l’Italia qualora si dimostri che siano illegali.
 
Ecco come il tuo fondo pensione si avvantaggia dei bombardamenti in Yemen
La nostra precedente indagine sulle bombe della RWM Italia trasportate verso gli Emirati e ritrovate in Yemen
 
Fonte
 
Il pezzo prosegue con una collezione di documenti a sostegno dell’analisi tecnica del volo in questione e altri materiali di approfondimento.
di Malachy Browne – Pino Cabras – 02/11/2015
Fonte: Megachip

Condannato a risarcire i ladri dopo avergli sparato. Muore di crepacuore Ermes Mattielli

perché non obbligare per legge a stipulare una assicurazione sulla vita del POVERO malvivente che vuole solo esercitare il diritto di rapinare chi vuole quando vuole?
Perché non obbligare a lasciare le chiavi nelle case e la luce accesa? Sarebbe tragico se i poveri CRIMINALI si facessero male.
 
Ma in casa propria c’è l’obbligo di subire ogni aggressione, altrimenti se ti ribelli sei un selvaggio che vuole il far west.
Una domanda: le tasse sulla casa sono una gabella mostruosa in Italia, sono tasse sulla proprietà, MA DI CHI? Perché si è diventati CLANDESTINI in casa propria
Peccato che non capita a coloro che predicano l’accoglienza nelle loro ville super protette da sistemi di sorveglianza. Perché non lasciano l’ingresso aperto a tutti? Lor signori ci tengono alla loro privacy? A sentirsi sicuri in casa propria? Ma se lo vuole il cittadino comune è un mostro razzista.
 
05/11/2015 18:15
 
L’artigiano aveva ferito i due rom che tentavano di rapinarlo. Per questo doveva scontare 5 anni di carcere e versare 135mila euro. Soldi che non aveva
  • morto
Ennesima brutta pagina di cronaca. Una cronaca “illiberale” che racconta l’uomo e lo Stato. O meglio, l’individuo e i suoi diritti fondamentali negati. Il rapporto tra l’uomo e uno Stato che prende tutto. Quasi una vita. Una di quelle pagine che magari non fa troppa notizia. Una pagina nera su cui magari non ci si sofferma solo perché racconta fatti che accadono troppo di frequente. Quasi fosse la normalità. È la storia di un uomo finito sul lastrico per aver reagito a un furto. Di un uomo che, per difendere l’inalienabile diritto alla proprietà, ha sparato, il 13 giugno 2006, 14 colpi di pistola contro due ladri extracomunitari. Per quel gesto Ermes Mattielli, commerciante veneto è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di galera per tentato omicidio, e al risarcimento di 135 mila euro nei confronti dei due. Ebbene oggi, all’età di 62 anni, Ermes è morto. Quei soldi non li aveva. E forse anche per questo nei giorni scorsi era stato colpito da un attacco cardiaco. Ricoverato all’ospedale Alto Vicentino, se ne è andato in silenzio. Ermes era diventato un simbolo. Come Francesco Sicignano, l’immobiliarista pensionato di Vaprio d’Adda che poche settimane fa ha sparato e ucciso un ladro albanese che cercava di introdursi nella sua abitazione. Aveva subito altri due furti nel giro di un’estate e si era armato per difendersi. Mattielli era diventato una bandiera della Lega Nord. Matteo Salvini lo aveva incontrato pochi giorni fa. Il partito lo stava aiutando. Ed è stato prorpio il segretario federale del Carroccio a dare la notizia su Facebook, rilanciandola poi dai microfoni di Radio Padania.
“Renzuccio va in giro saltellando e cazzeggiando – ha commentato – e ci sono morti come queste che ci lasciano senza parole. È la morte di una persona che ha lavorato una vita e fa incazzare. Se non è una morte di Stato questa? Ho cenato con lui pochi giorni fa, in una serata organizzata per raccogliere fondi per le sue spese legali, adesso non serviranno più. E magari qualcuno adesso sarà anche contento, dirà che aveva esagerato, qualcuno dirà pure che era cattivo, un pistolero”.
Salvini ha anche raccontato che Mattielli “aveva una gamba di legno. Eppure per questo non aveva una pensione, ma solo 120 euro al mese. Poi lo Stato te ne chiede oltre 130 mila perché due rapinatori entrano nel tuo magazzino. Ermes se ne doveva andare più tardi, in un modo più degno, e ricordato dallo Stato italiano non come un pregiudicato e un delinquente ma come una persona che voleva solo lavorare e stare tranquilla a casa sua”.
 
Redazione online

Con la morte nel cuore

chissà se si fosse fatta satira sulle vittime del giornale Charlie Hebdo la stampa occidentale si sarebbe messa a ridere? 
Il politically correct ci ha abituati a discriminare le vittime in base alla nazionalità, se sono russe, quindi “nemiche” si possono anche sfottere ed è libertà di stampa
aereorusso
di Ernesto Ferrante – 02/11/2015
 
Fonte: Opinione pubblica
 
La Russia piange le vittime del disastro aereo avvenuto sulle alture del Sinai
 
Sono ore di ipotesi e brutti pensieri. Di tristezza e di rabbia. La Madre Russia, genuflessa e silente, dà l’ultimo saluto ai suoi figli svaniti in quella porzione di cielo che sovrasta il Mediterraneo e le lacrime si confondono con le luci dei lumini nella grande Piazza del Palazzo a San Pietroburgo.
 
Gelido più del ghiaccio il brivido che ha attraversato schiene ed anime alla lettura di quelle parole battute dalle agenzie, tutte così uguali ma anche così drammaticamente inequivocabili: un aereo con 224 persone a bordo è precipitato sulle montagne del Sinai. Si tratta soprattutto di turisti russi di ritorno da una vacanza sul Mar Rosso. Tra loro, 17 bambini. Nessun superstite. Un’avaria tecnica alla base del disastro.
 
Il volo numero 7K9268, un Airbus A321 della compagnia Kagalymavia, era partito da Sharm el Sheikh alle 5.51 ora locale (le 4.51 in Italia) ed era diretto a San Pietroburgo, in Russia. Ventitré minuti dopo il decollo è scomparso dai radar. Secondo il sito Flight Radar, che monitora i voli in tempo reale, l’Airbus stava viaggiando a 40mila piedi di altitudine (circa 12mila metri) quando ha iniziato improvvisamente a perdere quota ad un ritmo di 6mila piedi al minuto (1.829 metri) ed ha perso contatto via radar con i controllori di volo.
 
Le milizie jihadiste hanno rivendicato “la caduta del velivolo” con un comunicato circolato in rete ma le loro affermazioni sono state smentite sia dalle autorità russe che da quelle egiziane.
 
“Nell’ultima settimana l’aereo aveva richiesto più volte assistenza perché il motore non si avviava”, hanno riferito fonti della sicurezza dell’aeroporto di Sharm el Sheikh citate dall’agenzia russa Ria Novosti. L’Airbus aveva diciotto anni, 56mila ore di volo, ed era stato acquistato dalla compagnia nel 2012. Il Comitato investigativo federale russo ha aperto un’inchiesta sulla compagnia Kogalymavia “per violazioni delle normative sui voli e sui loro preparativi”.
 
Tra le ipotesi circolate, sta facendosi strada quella di un cedimento strutturale dovuto ad una decompressione, come sostiene il sito specializzato Airlive.net, citando esperti di aviazione, ma nelle ultime ore è rimbalzata fragorosamente una notizia che potrebbe stravolgere tutto: l’Airbus precipitato nel Sinai sarebbe “esploso in volo”. A rivelarlo, è stato il direttore del Comitato interstatale dell’aviazione russa, Viktor Sorochenko.
 
“La disintegrazione è accaduta in aria e i rottami sono sparsi in un’area molto vasta, di 20 chilometri quadrati”, ha spiegato Sorochenko, componente del team di esperti russi, egiziani e francesi a cui è stato affidato il compito di analizzare le scatole nere. Prende corpo, dunque, l’ipotesi di una bomba esplosa a bordo poco dopo il decollo.
 
In attesa che lo scorrere dei giorni e le capacità degli esperti squarcino la coltre di mistero che avvolge questa immane tragedia, scegliamo volutamente di non percorrere la strada delle ricostruzioni complottistiche e seguendo l’insegnamento del grande Fëdor Dostoevskij, che scelse proprio San Pietroburgo per congedarsi da questa terra, lasciamo che a guidare il nostro incedere in questa notte e su queste pagine, sia la compassione, “la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità intera”, estraendo da quelle famiglie straziate la radice prima del loro dolore e facendola nostra senza esitazione.
 
In segno di profondo rispetto per la Russia, per la dignità umana e per il grande mistero della vita.