Inquinamento da uranio impoverito

Molto si è discusso e molto si discuterà, di fatto l’inquinamento e le persone malate rimangono. Intanto arrivano le prime sentenze.

uranio-proiett6-600x264
di Valsusa Report

Abbiamo imparato a conoscerlo, l’inquinamento da uranio impoverito è sul nostro territorio nelle forme di terra e di persona. Primo fra tutti il poligono militare di Quirra dove da tempo le battaglie legali hanno preso il posto delle discussioni con uno stato sordo che a volte non sente a volte nasconde, un disastro ambientale paragonato all’inquinamento di mururoa, ne parlammo in questo articolo Mururoa sta sprofondando, l’atollo francese si presenta desertico, circondato da navi da guerra, ed anche in sardegna la cosa non cambia con chilometri di filo spinato e concertine a delimitare il poligono, gli alt e i divieti con guardia armata.

uranio-proiett1-300x222

Non sono indifferenti i sardi, popolo che non si arrende, dichiara al giornale online La nuova Sardegna il coordinatore nazionale di Sni, Bustianu Cumpostu, “la decisione del Gup è chiara, se a Quirra c’è un disastro o uno stato di pericolo il responsabile non può essere che lo Stato, lo stato italiano, che nel frattempo, temendo forse il rinvio a giudizio, si è cautelato equiparando i poligoni e le servitù militari alle zone industriali. Quel decreto il 91/2014 permetterà allo stato di mantenere, in Sardegna, lo stato di guerra in tempo di pace, lo autorizzerà a consumare il nostro territorio continuando a gravarli poligoni e servitù militari che nulla hanno di diverso dai teatri di guerra spenti”. Una sordità disarmante per un abitante della zona.

uranio-proiett3-231x300

Rifiuti nucleari vs armi chimiche anche qui spiegammo in un articolo come diventano di attualità le armi chimiche brutte da condannare, mentre le armi nucleari sono ancora viste come utili a stabilire la pace, soprattutto se usate come deterrente, “ce l’ho e sono pronto a usarle” eccheggia nei tavoli diplomatici. Esperimenti in ogni dove e lanci prova di missili nucleari in tutto il pianeta ad opera di quasi tutti gli stati. Inquinamento su inquinamento, anche solo a tener ferme le armi.

uranio-proiett5-207x300

Ma non basta la capacità dell’uomo alla distruzione è arrivata oltre, le usiamo in guerra, “una carica ridotta, infinitesimale e sotto controllo” così veniva propagandata alla vigilia della guerra del Kossovo che interessò poi tutti i balcani in quella che era conosciuta come Jugoslavia. Proiettili all’uranio impoverito lanciati da fucili e cannoni.

Oggi sappiamo, con una sentenza della Corte d’Appello di Roma che quel caporal maggiore dell’Esercito morto per linfoma di Hodgkin nel 2005 fu per l’inquinamento da uranio impoverito, e lo stato sapeva, anzi gli americani possessori del brevetto erano chiari nel trattare le armi di guerra, “loro usavano tute protettive nelle bonifiche”, viene fuori dal processo.

uranio-proiett7-300x202

Ma c’è di più, il ricorso contro il caporal maggiore lo ha presentato il ministero della Difesa e dell’Economia, come a voler dire non sapevamo e abbiamo ragione. Non è così, tre anni dopo aver preso parte a una missione in Kosovo, il caporal maggiore è morto, a ruota ne stanno arrivando altri, e piano piano il segreto di pulcinella si sta sgretolando. Nonostante sia vietato in guerra dal 1978, ricompare il 2 e 3 luglio 2010 a difesa della base di Bala Murghab al confine tra Afghanistan e Turkmenistan.

uranio-proiett4-300x235

Qui un’ottima riflessione di Lorenzo Sani, inviato de Il Resto del Carlino che prese parte al funerale del caporal maggiore della Brigata Sassari Salvatore Vacca, riconosciuto poi come il primo morto di Uranio Impoverito, che aveva prestato servizio alla caserma Tito Barak di Sarajevo. Uguale dall’Iraq, morto anche il brigadiere capo Giovanni Mancuso, che nel 2006 aveva preso parte alla missione di pace in Iraq e si era ammalato qualche mese dopo il suo rientro. Sono 314 i morti e 3.600 i militari ancora malati. L’uranio nuoce gravemente alla salute!

V.R. 11.3.15

Austria, il nuovo caso “Lehman Brothers” che può travolgere tutta Europa (Italia compresa)

 

Il bazooka di Mario Draghi scaccia tutti i cattivi pensieri? Non proprio. Già, perché la più grande minaccia per il sistema finanziario europeo (e dunque italiano) sta covando proprio in questi giorni. Qualcosa che potrebbe avere conseguenze ben peggiori rispetto a quelle della grande crisi da cui ancora non siamo usciti. L’affare in questione è già stato ribattezzato il “primo caso Lehman della storia del Nord Europa”, con un chiaro riferimento al crac della Lehman broterhs dal quale, dopo il quale, a cascata sono stati travolti gli Stati Uniti e il mondo intero.

Spina staccata – Il “problema”, come sottolinea Wall Street Italia, è unbuco da 7,6 miliardi di euro scoperto nella bad bank di Hypo Alpe Adria,la Heta Asset Resolution. Si parla del caso austriaco del fallimento di una banca, di cui vi abbiamo dato conto, e per il quale hanno dovuto pagare i creditori al fine di evitare che lo Stato e i contribuenti si accollassero il peso delle perdite. In buon sostanza, i bond di Heta sono rimasti orfani della garanzia dello Stato. Il punto, però, è che come rivela Bloomberg il panico è solo all’inizio: la decisione dell’Austria di “staccare la spina” alla bad bank sta avendo un effetto domino su tuutto il sistema finanziario, provocando revisioni al ribasso di rating in Austria e perdite di banche in Germania.

 Un debito enorme – Ancor più tranchant e drammatica l’analisi delTelegrpah inglese: “I bond Heta sono nozionalmente garantiti dallo stato (…). E’ un eco del caos che colpì l’Irlanda all’apice della crisi bancaria, quando tentò scioccamente di frenare il panico sottoscrivendo tutte le passività bancarie irlandesi”. E ancora: “Essenzialmente, quello che il governo austriaco sta facendo è dare il benservito a una intera regione (…) è una mini-Grecia che sta esplodendo nel cuore dell’Europa”. Il debito infatti è enorme. La regione della Carinzia aveva garantito un debito di Heta per 10,2 miliardi di euro nel 2014, ma le entrate previste per il 2015 sono appena 2,36 miliardi. Lo stato austriaco, dunque, come spiega il governatore Peter Kaiser, non riuscirebbe mai a garantire il rimborso. Dovrebbe dunque intervenire l’Austria. Peccato però che il ministro delle Finanze, Hans Joerg Schelling, abbia rifiutato di provvedere all’ammanco.

E il rating… – Questo caso ha avuto durissime ripercussioni sul debito della Carinzia: Moody’s ha tagliato il rating sullo stato di quattro livelli in un sol colpo, da A2 a Baa3, cambiando l’outlook da stabile a negativo. Moody’s infatti mette in evidenza come il buco possa essere maggiore del previsto. E tra i debiti di Heta, per 1,24, c’è anche l’istituto Pfandbriefbank Oesterrich AG, che emette bond per conto delle banche provinciali austriache. Anche quest’ultimo istituto è finito nel mirino di Moody’s, così come sono nel mirino due banche delle province austriache del Tirolo e di Vorarlberg.

Effetto domino – E al termine della descrizione del problema tutto austriaco, si arriva al problema tedesco. Tra le banche esposte ad Heta ci sono anche Dexia Kommunalbank Deutschland, divisione tedesca di Dexia, che detiene Bond per 395 milioni di euro. Anche Deutsche Pfandbriefbank detiene bond Heta per 395 milioni di euro, e soffrirà una svalutazione da 120 milioni. Le cifre dell’esposizione degli istituti tedeschi non sono iperboliche, ma arrivano al cuore del problema. Dopo la Grecia,nel cuore pulsante dell’Europa, c’è una regione che sta per collassare: la Carinzia. E la Carinzia potrebbe trascinare negli abissi l’Austria intera. E quindi la Germania. E quindi l’Europa, in una perfetta riedizione dell’effetto domino innescato da Lehman Brothers. La Lehman europea, appunto…

mozione contro il traffico nella seconda canna del Frejus.

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=906438

 Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00386

Atto n. 1-00386

Pubblicato il 5 marzo 2015, nella seduta n. 404

SCIBONA , BERTOROTTA , LUCIDI , CAPPELLETTI , BOTTICI , AIROLA , BUCCARELLA , MORONESE , CASTALDI , CERVELLINI

Il Senato,

premesso che:

nel mese di novembre 2014 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha partecipato alla rimozione dell’ultimo diaframma della seconda canna del traforo del Fréjus, che completa lo scavo della seconda galleria del tunnel autostradale che collega l’Italia alla Francia attraverso le valli di Susa e Maurienne, e corre parallela a quella già in esercizio, inaugurata il 12 maggio 1979;

il progetto della costruzione di una galleria parallela a quella stradale, tra il Piemonte e la regione francese della Savoia, si è sviluppato a seguito dell’esigenza di adeguare il traforo del Fréjus agli standard di sicurezza richiesti dalla UE dopo il grave incidente avvenuto nel tunnel del Monte Bianco alla fine degli anni ’90;

il progetto per la realizzazione di una galleria di sicurezza parallela al traforo è stato approvato con delibera Cipe n. 43/2009 del 26 giugno 2009. La seconda galleria è lunga 12.878 metri, di cui 6.380 sul territorio italiano, ha un diametro interno di 8 metri ed è dotata di 34 rifugi e 10 stazioni tecniche di cui, rispettivamente, 16 e 5 di competenza italiana, e di 9bypass di cui 5 per la parte italiana che verranno realizzati nei prossimi 2 anni. La galleria sarà aperta al traffico, secondo le previsioni, nel 2019. Il costo complessivo dell’opera è di 407 milioni di euro, ripartiti tra Italia e Francia;

considerato che:

nel bilancio 2012 della Sitaf SpA, la società concessionaria per la costruzione e la gestione del traforo, presentato agli azionisti a marzo 2013, si riporta che, in data 3 dicembre 2012, i Ministri dei trasporti di Italia e Francia hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta con la quale si è stabilito, tra le altre cose, che la galleria di sicurezza, nel rispetto delle procedure nazionali ed europee, sarà aperta al traffico con una sola corsia di marcia, nel senso Italia-Francia, e che contemporaneamente il tracciato dell’attuale traforo verrà ridotto ad una sola corsia di marcia nel senso Francia-Italia;

su proposta dell’assessore per i trasporti, infrastrutture, opere pubbliche, difesa del suolo, la Giunta della Regione Piemonte ha dato parere favorevole alla trasformazione della galleria di sicurezza del traforo del Fréjus in galleria di transito;

in un comunicato stampa diramato in data 6 giugno 2013, il presidente pro tempore della Provincia di Torino Antonio Saitta dichiarò: “La Provincia di Torino è contraria a qualsiasi aumento di capacità di traffico automobilistico ipotizzato per la seconda canna del traforo del Fréjus: oggi lo abbiamo ribadito ufficialmente a Roma, nel corso della conferenza dei servizi convocata per la modifica al progetto originario. La seconda canna del Fréjus dovrà essere realizzata esclusivamente come canna di sicurezza: ben venga l’aumento della sicurezza nel tunnel autostradale del Fréjus, ma non l’incremento del traffico. Siamo coerenti con quanto sosteniamo sulla Tav”. Il presidente Saitta aggiungeva inoltre: “la Provincia di Torino mantiene ferma la sua opinione su questo tema: non si può cambiare in corso d’opera un progetto che rischia di incrementare ancora il traffico di auto e camion in una valle dove invece sosteniamo il passaggio della linea ferroviaria ad alta velocità”;

la decisione della Regione Piemonte che ufficializza la trasformazione della seconda canna del Fréjus in galleria di transito muta dunque l’opera in un vero e proprio raddoppio del tunnelautostradale che incrementerà il trasporto inquinante su gomma a scapito di quello su ferro. Come già riportato in precedenza, la seconda canna del Fréjus dovrebbe, invece, servire esclusivamente a mettere in sicurezza il traforo, perché le due modalità, sicurezza e transito, sono, nel caso in esame, incompatibili;

a conferma di quanto detto, occorre ricordare che il progetto preliminare dell’opera prevedeva la realizzazione di una galleria di sicurezza con diametro interno di 4,80 metri. Successivamente, a seguito dell’incendio avvenuto nel tunnel nel mese di giugno 2005, i Governi italiano e francese si sono espressi in merito alla costruzione della galleria di sicurezza attraverso la proposta di “un diametro adatto della galleria che dovrà permettere in ogni evenienza la circolazione dei veicoli di soccorso in tutta sicurezza e agio”. Pertanto il progetto definitivo della galleria di sicurezza del 2005, che prevedeva un diametro di 5,50 metri (contro i 4,80 metri del progetto preliminare) e permetteva unicamente l’accesso di ambulanze, non è stato ritenuto adeguato a rispondere alle richieste dei Ministri;

il gruppo di lavoro tecnico istituito dal comitato di sicurezza ha individuato la soluzione con diametro della galleria di sicurezza di 8 metri e impianti annessi come l’unica in grado di definire delle strategie di intervento efficaci e flessibili per far capo a varie situazioni di rischio e pertanto di garantire migliori condizioni di sicurezza;

è evidente, dunque, che per garantire maggiore sicurezza occorre soprattutto una politica di contenimento del trasporto su gomma che disincentivi tale modalità di spostamento delle merci attraverso leve fiscali e tariffarie, anche al fine di non rendere completamente inutili le infrastrutture di collegamento ferroviario già in uso o in corso di realizzazione;

in tal senso va anche il protocollo alla Convenzione delle Alpi relativo ai trasporti, ratificato dal Parlamento italiano con legge 9 novembre 2012, n. 196, nel quale un particolare rilievo assume lo sviluppo del trasporto intermodale, giacché esso permette un maggior rispetto dell’ambiente, adattando i trasporti a quest’ultimo e non viceversa. Nel protocollo si sostiene inoltre che le esternalità di costo dei trasporti vanno imputate a chi ne è causa, e ciò nel contesto di un tentativo di riduzione del volume complessivo dei trasporti. Non meno importante è poi la previsione del progressivo passaggio ad una fiscalità che favorisca i mezzi di trasporto a minore impatto ambientale, e quindi i mezzi su rotaia;

in particolare, il protocollo, all’articolo 7, comma 1, prevede: «Nell’interesse della sostenibilità le Parti contraenti si impegnano ad attuare una gestione razionale e sicura dei trasporti nel contesto di una rete di trasporti integrata, coordinata e transfrontaliera tesa a: a) coordinare i vettori, i mezzi e i tipi di trasporto e a favorire l’intermodalità; b) sfruttare nel modo migliore i sistemi e le infrastrutture di trasporto esistenti nel territorio alpino, tra l’altro con l’impiego della telematica, e ad imputare a coloro che li causano i costi infrastrutturali ed esterni, differenziandoli a seconda dell’impatto causato; c) incidere, tramite interventi di assetto del territorio e strutturali, a favore del trasferimento dei servizi di trasporto di persone e merci su quel vettore che di volta in volta risulti il più rispettoso dell’ambiente, nonché sui sistemi intermodali di trasporto; d) valorizzare e sfruttare i potenziali di riduzione del volume di traffico»,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni opportuna misura volta a garantire che la seconda galleria del traforo del Fréjus venga utilizzata esclusivamente come canna di sicurezza, escludendo qualsiasi iniziativa che preveda la sua trasformazione in galleria di transito, nonché finalizzata all’incremento di traffico;

2) a garantire, anche con l’apertura della seconda canna, lo stesso numero di transiti giornalieri attuali nonché i medesimi vincoli all’accesso al traforo, anche al fine di pervenire ad una riduzione del volume complessivo dei trasporti su gomma nell’area;

3) ad adottare ogni opportuna iniziativa volta al miglioramento dell’offerta di trasporto sulla linea ferroviaria esistente, al fine di favorire lo spostamento del trasporto merci dalla modalità su gomma a quella su rotaia, così come indicato dal protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell’ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000 e ratificato con legge 9 novembre 2012, n. 196.

THERE IS NOTHING TO EXPECT FROM WESTERN BOURGEOIS PARLIAMENTARIANISM. GREEKS OF SYRIZA HAVE CAPITULATED BEFORE BERLIN, BRUSSELS AND THE ECB OF FRANKFORT!

Luc MICHEL for PCN-Info / 2015 03 11 /

With Libération (Paris) – PCN-SPO /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

PIH - LM syriza capitule (2015 03 11) ENGL (1)

First meetings with the Tsipras government at the Eurogroup on Monday on the Athens reform proposals, French daily “Libération” unveils months of negotiations, “We would see what we would see. Syriza, the party of the Greek radical left, winning the parliamentary elections on 25 January, was done away with strong austerity and debt: it was going to “change Europe”. A month later, Alexis Tsipras, its leader, had to face the facts: Greece has no financial flexibility and will still depend on long financial assistance from the euro zone. It must pass under the yoke of its creditors, who have just agreed to adjust the margins of the reform program imposed on Athens”, analyzes precisely the Parisian daily …

 SYRIZA, including its flamboyant minister of finance at very rock style Varoufakis (*), would break the EU hut. The “French Tsipras” Mélenchon, a former PS minister, former Senator, MEP (all his life handsomely funded by parliamentarianism, its privileges and sinecures), HE contents himself with participating shamefully in Hollande’s de facto majority.

At the other extreme the FN, IT will change the water of Brussels in French wine. All this nonsense!

 There is nothing to expect neither from bourgeois parliamentarism – false oligarchic democracy where politics and media are locked – nor from the extremes of THE system, on its right or its left, entrusted by locking the dispute. Political fraud (or political procurer system) at the expense of voters cuckolded and at the benefit of those who organize them (see the fortune of the Le Pen clan).

 PIH - LM syriza capitule (2015 03 10) FR

WHAT THEN TO DO?

 You have to study the structure of revolutionary parties in the Nineteenth Century, the long 19th century from 1792 (First Paris Commune) to 1917 (Russian revolutions of February and October). There are eight decades between the First Paris Commune, that of Robespierre, and the Second in 1871. And 125 years between the first Russian Jacobins (Jacobinism is the matrix of Leninism) and the victory of the Bolshevik Party in October 1917. There are periods of political stagnation, maturation and ideological development (Mazzini, Marx, Engels, etc.). They must always precede the revolution. And meanwhile reaction and imperialism triumph. But never a revolution has emerged from a parliament! It is the same in the European Union, less “European” and more and more Americanized.

 To change the system, to structure a European Opposition AGAINST the System (SYRIZA or FN are pseudo “oppositions” of THE system), we need ideas (we have them), executives (we prepare them), ideology (we circulate it). Meanwhile, you have to look at the collapsing of Western parliamentarism. And do not mess around with the pimps who grow fat on misery and discontent …

 Luc MICHEL

PCN & MEDD-RCM

 (*) What is the proportion of politician comedy to distract and deceive the Greek and German voters, who are frightened at little cost in this?

See: PCN-TV / ZDF NEO VS VAROUFAKIS. OR HUMOUR IN THE CONFRONTATION ATHENS BERLIN …

http://www.lucmichel.net/2015/02/27/pcn-tv-zdf-neo-vs-varoufakis-ou-lhumour-dans-la-confrontation-berlin-athenes/

______________________

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

INTERVIEW DE L’AMBASSADEUR DE RUSSIE AU CAMEROUN PAR BACHIR MOHAMED LADAN

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ 2015 03 01/

Avec EODE Press Office/

 Interview exclusive de SE NIKOLAI L. RATSIBORINSKIY, ambassadeur de la fédération de Russie au Cameroun et en Guinée Equatoriale, par Bachir Mohamed LADAN (Afrique Media), ce 1er Mars 2015.

EODE-TV - AMTV interview ambassadeur de russie au cam (2015 03 01) FR (1)

Thèmes de l’interview :

La Russie de retour en Afrique,

Moscou aux côtés des Africains et de la Syrie dans la véritable lutte contre le terrorisme djihadiste,

la confrontation USA-Russie et la réalité conflictuelle du monde actuel …

 Video sur EODE-TV : https://vimeo.com/121927977

 BIO EXPRESS DE SE NIKOLAI L. RATSIBORINSKIY :

EODE-TV - AMTV interview ambassadeur de russie au cam (2015 03 01) FR (2)

Ambassadeur de la Fédération de Russie en République du Cameroun, accrédité en République de Guinée Équatoriale.

Né en 1949.

Diplômé de l’Institut d’État des Relations Internationales de Moscou en 1972 et de l’Académie Diplomatique du Ministère des Affaires Étrangères en 1985. Doctorat en histoire.

Langues étrangères: Anglais, Français et Chinois.

Dans le service diplomatique depuis 1972, a travaillé dans les ambassades en Chine (de 1972 à 1977 et de 1991 à 1994), Algérie (de 1978 à 1983), Inde (de 1985 à 1989). De 1997 à 2001 – participation à l’opération de maintien de la paix des Nations Unies et à la Mission de l’OSCE dans l’ex-Yougoslavie (Croatie).

De 2003 à 2007 – Représentant Permanent Adjoint de la Fédération de Russie auprès des Organisations Internationales à Nairobi (Kenya).

De 2007 à 2011 – Directeur adjoint du Département de l’Afrique du Ministère des Affaires Étrangères de la Fédération de Russie.

Grade diplomatique – Ministre Plénipotentiaire. Titulaire de la Médaille de l’Ordre du Mérite.

Marié, père de deux filles adultes.

 EODE-TV

_____________________

Join us on Facebook

with the “Official Group AFRICA MEDIA TV”: https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

EODE-TV on Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

J. VANZEEBROECK – P.P. NDOM – LUC MICHEL: LE NUCLEAIRE IRANIEN EN QUESTIONS / SUR AFRIQUE MEDIA TV

Les experts internationaux de EODE sur les médias …

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV/

Avec EODE Press Office/ 2015 03 08/

 Intervention de Luc MICHEL, Administrateur-général d’EODE,

Patient Parfait NDOM (Cameroun, panafricaniste, Afrique Media),

Et Jan VANZEEBROECK (Gand, Flandre belge, rédacteur-en-chef de EODE Press Office)

dans l’émission LE DEBAT PANAFRICAIN :

 Video sur le Website d’EODE-TV https://vimeo.com/121899618

 EODE-TV - EXPERTS nucleaire iranien (2015 03 08) FR

* Luc MICHEL décrypte LA QUESTION DU NUCLÉAIRE IRANIEN en relation avec celle de LA RELATION USA-IRAN. Il analyse aussi les négociations sur le Nucléaire iranien (Groupe 5+1), les interventions israéliennes, la visite du premier ministre israélien aux USA, l’influence majeure du Lobby pro-israélien AIPAC sur la politique américaine.

 * Le panafricaniste P. P. NDOM donne la position de l’Afrique sur ce dossier.

 * Jan VANZEEBROECK analyse le contexte géopolitique de la région, les positions de l’Iran et des Pays du Levant (Syrie, Irak, Liban). Il évoque aussi la « Lettre du Guide iranien à la jeunesse d’Europe » …

 Diffusé en direct sur AFRIQUE MEDIA TV

Le 8 mars 2015 dans l’émission ‘LE DEBAT PANAFRICAIN’

présentée par Bachir Mohamed Ladan .

 EODE-TV / EODE Press Office /

________________________

www.afriquemedia.tv

EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

Retrouvez nous sur Facebook

avec le « Groupe officiel AFRIQUE MEDIA TV » : https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

THE GREAT GAME (LE GRAND JEU). AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS: GREATER-GERMANY BACK / PART 2. A THREAT ON AFRICA?

Design and management Luc MICHEL /

Images EODE TV – RT /

News extracts /

Presentation Bashir Mohamed Ladan /

Editing Ibrahim Kamgue – Pierre Tcnako /

Realization Romain Mbomnda – Alexandre Ngan /

Documentary research YVZ /

Co-production Luc MICHEL – EODE TV – Afrique Media

 THE GREAT GAME (LE GRAND JEU). AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS (6-2):

Greater Germany back /

Part 2: A threat on Africa?

EODE-TV - GRAND JEU 6-2 Berlin menace sur l'Afrique (2015 02 17)  ENGL (1)

Full video on EODE-TV: https://vimeo.com/121946255

 I – INTRO

 Welcome to the second part of our program of the GREAT GAME (LE GRAND JEU) entitled “SHOULD WE FEAR THE RETURN OF GREATER GERMANY?”. We find Luc MICHEL in Berlin, who specifically analyzes THE RETURN OF BERLIN IN AFRICA, and its historical and geopolitical roots, when Merkel deploys the new power policy of the Republic of Berlin. The return of Germany is at the heart of the news this week because the North American Institute STRATFOR dedicates a geopolitical analysis to “the emergence of Germany”…

Should we be afraid of Berlin in Africa?

Is there a new German threat on Africa?

These are the questions that our expert, geopolitician and Pan-Africanist Luc MICHEL, will answer …

 II – ANALYSIS

 * Analysis 1:

We find Luc MICHEL for this analysis at the Bundestag in Berlin, still braving freezing cold by minus 8°C, to offer us as usual beautiful pictures …

The Bundestag, the German parliament burned by the Nazis in 1933 and left in ruins by the Soviets after 1945. Its spectacular reconstruction symbolizes the return of German power after the annexation of the DDR.

 He answers the following questions:

Luc MICHEL in several editorials you analyze the return of Berlin in the Eurasian politics, but also African, as a great aggressive power. The presence of Germany in the recent summit in Niamey, devoted to the so-called “war on terror”, has surprised many Africans. Can you summarize the threat posed by the return of the Greater Germany of Merkel in Africa?

You mention the Nazi Third Reich, which develops large German projects for Africa?

We return to Luc MICHEL for the rest of his analysis on the return of Germany in Africa. Does something remain today of these Nazi plans?

Do some 1934-1944 projects visibly inspire the new African policy of Berlin?

German colonialism has yet left very bad memories in Africa?

What precisely are the current plans of Berlin for Africa? Have they been clearly and publicly exposed?

Berlin also intends to “promote human rights” in Africa?

And the German military presence in Africa? What is it? Where is the Bundeswehr deployed?

 * Analysis 2:

USA – Greater Germany – Mittel-Europa and Africa.

 Luc MICHEL answers the following questions:

The dominant power in Europe and Africa, the hyper-power, is the USA. Why does it let grow these aggressive nostalgia of former great powers like Germany?

And Africa? Why the US clearly favour the return of Greater Germany in Africa?

 III – DOCUMENTS:

 Excerpts:

* The presence of BUNDESWEHR in Africa. Here in Mali, with EUFOR and MINUSMA “Gefährliche Mission – Bundeswehreinsatz in Mali Politik direkt”

 * The presentation of the book THE AFRICA REICH by Guy Saville, which Luc MICHEL is talking about. The maps in particular speak for themselves …

 * German Foreign Minister Steinmeier, behind the return of Berlin in Africa, here in Morocco …

 * Ukraine under Nazi rule from 1941 to 1944. It is a German propaganda film with rare footage “Life In German Liberated Ukraine (1941-1944)” …

EODE-TV - GRAND JEU 6-2 Berlin menace sur l'Afrique (2015 02 17)  ENGL (2)

 * Obama and Merkel in Baden-Baden

 Here we are at the end of the second part of our program on the return of Greater Germany.

A special thank you to Jan Vanzeebroeck, editor of EODE PRESS OFFICE and correspondent of AFRICA MEDIA in Ghent (Flemish Belgium), who ensured the sharp documentary research of many visual elements in this programme.

See you soon on AFRIQUE MEDIA and EODE-TV, the Eurasia-Africa Axis of media, for a new show of LE GRAND JEU, which will lead you again to the heart of global Geopolitics …

 ________________________

The first part in:

THE GREAT GAME (LE GRAND JEU). AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS:

Greater Germany back /

Part 1. A threat for Europe?

On https://vimeo.com/121506767

 YVZ / EODE Press Office / EODE-TV /

___________________________

 Join us on Facebook

with the “Official Group AFRICA MEDIA TV”: https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

EODE-TV on Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

POLITIQUE FRANCAISE/ LA PAROLE PRÉSIDENTIELLE DE LA GESTE GAULLIENNE À LA FRÉNÉSIE MÉDIATIQUE

EODE-BOOKS – lire – s’informer – se former

Un service du Département EDUCATION & RESEARCH

de l’Ong EODE

http://www.eode.org/

http://www.facebook.com/EODE.org

EODE-BOOKS -  La parole présidentielle (2015 03 11)

# LA PAROLE PRÉSIDENTIELLE DE LA GESTE GAULLIENNE À LA FRÉNÉSIE MÉDIATIQUE

Auteur:  Joseph Daniel

Editeur: Seuil

Une analyse du rôle de la communication dans la conquête et la maîtrise du pouvoir, de la Ve République à aujourd’hui. L’auteur fait état des moments marquants dans l’histoire médiatique et politique française, et revient sur les bouleversements induits par l’apparition de la télévision dans les foyers, et aujourd’hui par l’Internet : maîtrise de la durée, contrainte de l’immédiateté, etc.

En un demi-siècle, le paysage politique et médiatique français a subi une métamorphose totale. La communication, outil essentiel du pouvoir qui l’a longtemps dirigée, est désormais une arme à double tranchant, formidablement rapide mais insaisissable, dont les retournements inattendus rendent l’usage plus complexe et plus éphémère.

De Charles de Gaulle à François Hollande, Joseph Daniel nous fait revivre les grands moments de la communication du pouvoir, à travers les écrits et les écrans, les discours et les duels en direct, les styles et les corps, les mots et les gestes, sans oublier les coulisses. Il compose un tableau fourmillant d’anecdotes et de situations souvent saisies sur le vif, dans un style élégant et précis.

Ces exemples multiples étayent une analyse rigoureuse et novatrice des bouleversements apportés par la domination de la télévision, puis l’irruption d’Internet. Bouleversements qui s’accompagnent d’un éclatement des repères : du temps maîtrisé et organisé au « temps réel » et aux contraintes de l’immédiateté ; des décors des palais de la République à l’obsession du « terrain » et aux échanges mondialisés.

Le pouvoir est-il encore maître de sa communication ?

EXTRAIT DE L’INTRODUCTION : « LA RÉPUBLIQUE DES SIGNES »

C’est une forme de communication du pouvoir qui plonge ses racines dans l’Antiquité, quand la reproduction des traits du dirigeant, sur les statues et pièces de monnaie, donnait à voir à la fois sa représentation institutionnelle et son allure corporelle, exaltait sa légitimité tout en exprimant sa personnalité. Nous continuons à en croiser mille fois les ramifications contemporaines, sans guère y prêter attention.

Arrêtons-nous donc sur les portraits officiels des sept présidents de la Ve République. Réalité révélée par la photo, mais idéalisée par la mise en scène. Images posées et figées, confrontées à une infinité de prises de vue «réelles», saisies au fil de l’actualité qui bouge et du temps qui passe.

Charles de Gaulle et Georges Pompidou n’ont guère modifié le modèle établi depuis Louis-Napoléon Bonaparte : une image hiératique où la fonction semble l’emporter sur la personne. Le chef de l’État est debout, en habit noir de cérémonie, portant rubans et médailles, une main appuyée sur une table. La bibliothèque de l’Élysée fournit à ces deux hommes de culture son décor d’ouvrages richement reliés. Dira-t-on que ces deux portraits ne nous disent rien de spécifique sur chacun d’eux face au pouvoir ?

Jean-Marie Marcel, auteur du portrait de De Gaulle, montre pour la première fois le chef de l’État en couleurs : sous l’académisme pointe l’innovation. On ne retrouve pas le sourire qu’arborait le bon René Coty : le regard altier, qui part sur sa gauche, a quelque chose de «sûr de lui-même et dominateur». Le président arbore le collier de l’ordre de la Libération, qu’il a créé, ce qui le distingue à jamais. Boutons métalliques et épaulettes dorées rappellent qu’il est d’abord un militaire.

Avec François Pages, photographe à Paris Match, Georges Pompidou s’est coulé dans le même moule, mais avec de subtiles nuances. Sous la toison des sourcils, le regard paraît plus avenant. La main droite, ouverte, ne touche la table que du bout des doigts, alors que c’est un poing fermé que le Général – de plus haute stature et de plus grande détermination – appuyait sur des livres. Plus de dorures : on a affaire à un civil, d’ailleurs vaguement emprunté – le natif de Montboudif (Cantal), qui veille à ressembler à «Monsieur Tout-le-monde», paraît déguisé dans sa tenue d’apparat.

Valéry Giscard d’Estaing subvertit tous les codes du vénérable portrait officiel. L’image était verticale, la voici horizontale : en un mot, télévisuelle. Le plan choisi est «plein cadre», à partir des épaules. Le président n’est plus centré, mais décalé sur la gauche. L’habit constellé est remplacé par un costume sombre agrémenté d’une discrète rosette. L’image combine deux éléments d’égale valeur emblématique : le président et le drapeau tricolore qui, en diagonale, semble flotter. L’élu paraît avancer le sourire aux lèvres. Le portrait est confié – on le fait largement savoir – à un photographe de notoriété mondiale, Jacques-Henri Lartigue, 80 ans, qui sait comme personne saisir les battements de la vie. Voici le septennat inscrit sous les signes de la modernité et de la jeunesse.

L’AUTEUR:

Joseph Daniel a consacré une grande partie de sa carrière à la communication politique, notamment comme dirigeant du SID (actuel SIG, Service d’information du Gouvernement) de 1981 à 1986, puis responsable de la Communication de la Présidence de l’Assemblée Nationale de 1988 à 1992. Membre du Conseil supérieur de l’audiovisuel (CSA) de 1999 à 2005, il a enseigné à Sciences Po Paris.

496 pages

Ean : 9782021213485

EODE / 2015 03 11 /

_____________________

EODE-BOOKS

eode.books@yahoo.com

http://www.eode.org/category/eode-books/

* EODE EDUCATION & RESEARCH :

The Department EDUCATION-FORMATION-RESEARCH of the Ngo EODE and of EODE-THINK TANK.

* EODE / Eurasian Observatory for Democracy & Election (Brussels-Paris-Moscow-Kichinev- Yaounde)

http://www.eode.org/

http://www.facebook.com/EODE.org