Il Qatar acquista un intero quartiere di Milano

 Essere contro le privatizzazioni è da razzista e nazionalista. Per questo in piazza non c’è nessuno a contestare questi provvedimenti, la soc civile approva

 venerdì, 27, febbraio, 2015

Il Qatar si compra un intero quartiere di Milano. Il fondo sovrano diventa il proprietario unico di Porta Nuova, l’area milanese dove sono sorti i nuovi grattacieli.

A darne annuncio è Hines Italia Sgr, che ha perfezionato oggi l’accordo. “È una delle transazioni più importanti degli ultimi tempi – ha commentato l’amministratore delegato di Hines Italia Sgr, Manfredi Catella – adesso il Qatar è il nuovo proprietario di casa”.

Il Fondo sovrano del Qatar, la Qatar Investment Authority, ha acquistato una partecipazione pari al 100% nel progetto Porta Nuova di Milano. Di fatto, il fondo sovrano è il nuovo proprietario del quartiere meneghino.

Catella non ha voluto rivelare l’entità dell’operazione. Si è limitato a spiegare che “gli investitori in Porta Nuova hanno guadagnato il 30%”. In questo momento il valore di mercato del progetto, che comprende venticinque edifici, supera i 2 miliardi di euro. “È una delle transazioni più importanti a livello europeo – ha aggiunto l’ad di Hines Italia Sgr – ci sarà in futuro la possibilità di un ingresso di altri fondi sovrani in posizione di minoranza”.

Il fondo Qatar Investment Authority (Qia) ha rilevato il 60% per metà circa da Unipol e per la restante parte da un gruppo di investitori tra cui Hines e alcuni fondi di investimento italiani. il giornale

http://www.imolaoggi.it/2015/02/27/il-qatar-acquista-un-intero-quartiere-di-milano/

Imprenditore fallito dà fuoco alla villa il giorno dello sfratto

Ecco come si risolvono i problemi di coloro che finiscono in mano agli usurai legali, le banche.  In psichiatria, per chi viene strozzato lo stato c’è, per buttare la gente in mezzo ad una strada.

Questa è la democrazia in Italia, da difendere dalla gentaglia leghista in piazza

La disperazione di Giuseppe Oneda, 68 anni. «L’ho fatto per mia moglie». E dopo aver incenerito la casa telefona alla banca: «venite a prendervela. adesso»

di Mara Rodella (ha collaborato Pietro Gorlani)

I ricordi di una vita. Sfarzosa. Il sudore e la fatica di averli guadagnati giorno dopo giorno. Gli anni migliori, con il grande amore al fianco. Era tutto lì: in quella villa gialla circondata dagli alberi al civico 39 di via Bachelet, Azzano Mella. Voleva cancellarli per sempre, e impedire che qualcun altro li spazzasse via senza alcun rispetto. Giuseppe Oneda, 68 anni, ha appiccato il fuoco prima che l’ufficiale giudiziario bussasse alla sua porta per comunicargli l’esecuzione del pignoramento della sua casa. Sapeva che ieri mattina avrebbe dovuto andarsene lasciando tutto il suo mondo dietro la porta. E non poteva accettarlo.

«Non l’avranno mai, piuttosto la distruggo io. Ci sono i ricordi di mia moglie, là dentro»: lo aveva sussurrato più volte agli amici. Anche al cimitero, dove riposa la signora Emilia, sua moglie: se l’è portata via il cancro cinque anni fa. L’ultima volta, giovedì sera: dicono che Giuseppe avesse chiamato i figli (ne ha quattro, due maschi e altrettante femmine) e i carabinieri per avvertirli del gesto estremo. Ma nessuno gli avrebbe dato peso. La vita del signor Giuseppe gli si è rivoltata contro una decina di anni fa. Quando andò a rotoli la Omb, nota azienda che produceva cassonetti per rifiuti, poi acquisita dal Comune di Brescia. Oneda era il titolare, con altri soci. Da un fallimento milionario non si è più risollevato. Nel 2010 il colpo più duro: la morte della compagna di una vita. E l’inizio di una solitudine più logorante di tutte le difficoltà economiche.

A «salvarlo» ieri mattina è stato un vicino di casa. Giuseppe era uscito a prendere le sigarette molto presto: quando nella via ha iniziato a propagarsi l’odore acre di bruciato i residenti si sono affacciati alle finestre. Erano le 8.10. «Sta bruciando la casa di Beppe» urla qualcuno: le fiamme si alzavano dal tetto, confermano i testimoni, certi che Oneda fosse fuori. Invece no, qualcuno l’aveva visto rientrare, e subito si è scatenato il panico. L’amico di sempre non ha esitato a precipitarsi giù dalla rampa che porta al garage («da quando la moglie è morta non l’abbiamo più visto usare la porta d’ingresso»): Giuseppe era lì, al piano interrato, che spargeva cherosene per continuare ciò che aveva iniziato. Al piano di sopra un botto: la finestra del salotto esplode per il calore. I mobili – ridotti a un cumulo di cenere – li aveva distrutti e accatastati, prima di appiccare il rogo.

«La mia Milia non avrebbe voluto…mai avrebbe permesso che dessi via la nostra casa», ha detto una volta risalito sul viale, appoggiato al muretto. Sul volto qualche ustione, le mani annerite dal fumo, gli occhi fissi. Poi una telefonata, lucida, alla banca: «Ecco, adesso potete venire a prendervi la casa». E una seconda chiamata, ai carabinieri. Sapeva bene, Giuseppe, che sarebbero andati a prenderlo: il beauty era già pronto, così come le sue cartelle cliniche riposte in una busta. Il 68enne è stato infatti arrestato e ricoverato per accertamenti nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Montichiari.

Al 39 di via Bachelet, nel pomeriggio, resta un’auto della vigilanza a piantonare la proprietà. Lungo la siepe, sul cancello e all’ingresso, le fettucce bianche e rosse e i cartelli: «Locale sottoposto a sequestro penale». Qualche curioso si ferma a sbirciare. In cortile ci sono ancora la Punto grigia di Giuseppe e una bicicletta a terra. «Non appena fu dichiarato il fallimento si liberò di tutto, pur di riuscire a pagare gli operai. Questo era ciò che lo preoccupava», dice chi Giuseppe lo conosce bene. Ad aiutarlo erano i vicini: le bollette, un piatto caldo, due parole di conforto. Anche il Comune. «Ci sono rimasto malissimo», ripete addolorato in sindaco di Azzano, Silvano Baronchelli. La rete solidale istituzionale (oltre che quella «ufficiosa») si era messa in moto. «Gli assistenti sociali seguivano il suo caso. Proprio in queste ore si è chiuso il bando per l’assegnazione di tre alloggi popolari: aveva tutte le caratteristiche per aggiudicarsene uno». Ma si è rifiutato di partecipare, Giuseppe. «Per orgoglio, dignità, vergogna. Era un imprenditore che si è fatto con le sue mani, e ha perso tutto». Non i suoi ricordi.

28 febbraio 2015 | 10:25

http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/15_febbraio_28/imprenditore-fallito-da-fuoco-villa-giorno-sfratto-0aef6430-bf2b-11e4-911e-3d01b106f698.shtml?cmpid=SF020103COR

Maghdi Allam non è Charlie Hebdo

L’Ordine dei Giornalisti che fa??????????????

di Mario Falcone

Escludendo pochi giornalisti di Professione Onesti nella loro Informazione e non avendo oggi in maggior parte Professionisti Validi, ma abili scribacchini e divi del teleschermo con i loro Talk Soow che invece di informare distorgono le Informazioni secondo le loro Ideologie di parte (Destra o Sinistra) pretendendo anche la disponibilità che il lettore o spettatore creda alle  divulgazioni delle loro verità che sornionamente vogliono farci credere;  sono pochi i veri Professionisti che si Salvano e se qualcuno non mantiene le direttive dell’Ordine dei Giornalisti ben che gli vada viene Emarginato o mandato in Periferia oppure con qualche cavillo sulle Regole emanate dall’Odg, sono previste anche Sanzioni Disciplinari.

Il caso di Magdi Cristiano Allam, che viene accusato dall’Odg di “Islamofobia” per una serie di articoli pubblicati sul “Giornale” il quale Ordine pretende di imporre negli articoli scritti un Vocabolario con termini ritenuti Politicamente Corretti, cioè assurdo per un Professionista  della carta stampata; Magdi Allam aveva pubblicato i suoi articoli fra Aprile  e Dicembre del 2011 dove esprimeva le sue Opinioni sul Fondamentalismo Islamico, senza tener presente i termini del vocabolario su detto, da quì l’accusa di “Islamofobia” di “aver Violato l’obbligo di Esercitare la Professione  con Responsabilità e Decoro” quindi di aver daneggiato l’Ordine.

Certo che Magdi non si aspettava questa presa di posizione dopo tre anni e conoscendone la Rispettosità che ha sempre dimostrato per le Istituzioni da quando è in Italia, se si fosse immaginato che questo pastrocchio imposto dall’Odg  avesse creato questa assurda causa, forse avrebbe impostato diversamente i suoi Articoli o forse No, quello che è certo è che nell’Ordine ci sono delle menti Bacate come nella nostra Politica.

Liberi Professionisti come Scrittori o Giornalisti devono essere liberi di Esprimere i loro concetti e le loro Opinioni come meglio sanno fare  e l’Odg dovrebbe solo demonizzare frasari che non offendano il Lettore e lo Stato senza imporre nessun Vocabolario che se non rispettato è a rischio di Sanzioni Disciplinari, il quale poi è anche un Vocabolario ridicolo, che ha stabilito un protocollo deontologico per i richiedenti di asilo, rifugiati, emigranti, con un allegato glossario delle parole da usare e una spiegazione su quelle da non usare perchè razziste, che invita a non usare termini come “Zingaro”perchè stigmatizzante e descrimina i Nomadi, che chi entra clandestinamente in Italia non va chiamato clandestino ma migrante irregolare o rifugiato beneficiario di protezione umanitaria ecc. quindi non clandestini ma migranti irregolari;  un vocabolario che non solo spiega come bisogna scrivere, lo stesso termine “extracomunitario” in alcuni frangenti può non essere appropriato, chiediamoci allora perchè ad esempio non viene mai usato negli episodi di cronaca che riguardano americani, australiani , canadesi, non sono anche loro “extracomunitari”?……..ce qual’cosa che non quadra nelle menti dell’Ordine, Giornalisti e Scrittori devono essere liberi da Imposizioni sta solo a loro l’Educazione dello scrivere nel rispetto dei Lettori, non gli deve essere Imposta.

Le accuse a Magdi Allam di “Islamofobia”  proibiscono di considerare l’Islam come  matrice di Violenza e gli attribuiscono un pregiudizio , mentre quello che si era proposto Magdi era di portare a conoscenza del Mondo ciò che lui sapeva per le sue Esperienze prima da Mussulmano e poi da Cristiano perseguitato per la conoscenza della Lingua e della Cultura Araba, dove la Politica e la Religione nell’Islam sono Protagoniste e le guerre di Religione follemente combattute in nome di Dio sono molto più numerose di quelle dichiarate per questioni Economiche e Politiche, che ancora oggi portano a compiere Stragi nei movimenti Terroristici, dove le donne valgono meno degli uomini, dove gli omosessuali sono puniti, dove il delitto di onore  è guardato con comprensione e, quando questi Costumi immigrano da noi la comprensione si fa compiacenza.

Questo e altro è quanto Magdi Allam ha denunciato nei suoi articoli da anni e ricorda anche che da 11 anni è minacciato dagli Islamici costringendolo a vivere sotto Scorta, Magdi come ogni Giornalista può piacere o non piacere, ma negargli il diritto di divulgare le proprie Idee antisemitiche diventa una forma di Violenza alla sua Persona che non merita.

Mario Falcone

http://www.ilsovranista.it/lordine-dei-giornalisti-che-fa/

Nuovi tagli alla sanità siciliana: “Roma ordina, Crocetta obbedisce”

Non mi sembra di aver visto molta gente in piazza arrabbiata contro i tagli alla sanità, fatti dal compagno di partito di Renzi, contro il quale non si deve manifestare.

 28 febbraio 2015

di Redazione

“Roma ordina Crocetta obbedisce. I nuovi tagli messi nero su bianco per la Sanità di tutta Italia nell’intesa Stato Regioni sono una pugnalata per tutti i cittadini costretti a pagare sempre più tasse in contropartita di servizi sempre meno numerosi ed efficienti”.

E’ l’attacco al governatore dei parlamentari del M5S all’Ars che spiegano: “Il Veneto ha evitato di genuflettersi di fronte alle imposizioni di Renzi, annunciando il ricorso alla Corte costituzionale contro legge di Stabilità 2015, Crocetta si è guardato bene dal farlo, come accaduto anche in altre occasioni.

La sforbiciata prevista per le Regioni lascerà evidentissime cicatrici nel corpo già maledettamente martoriato della sanità siciliana, costretta a fare i conti con sempre meno risorse. Si taglia ancora, quindi, in ossequio anche alle famigerate 80 euro di Renzi, tornate al mittente già da tempo e con gli interessi.

C’è solo da decidere dove tagliare di preciso: di certo c’è il fatto che ancora una volta saranno i cittadini a pagare l’inconcludenza e la pochezza dei governi (nazionale e regionale). Se tagli dovevano esserci andavano fatti altrove, guardando, ad esempio a sprechi e corruzione, dove i rami da potare sono rigogliosi e numerosi, come dimostra un recente studio dell’Agenas che indica in 5- 6 miliardi il risparmio che si potrebbe concretizzare operando col macete in questo versante”.

http://palermo.blogsicilia.it/nuovi-tagli-alla-sanita-siciliana-roma-ordina-crocetta-obbedisce/288890/

Tsipras fa retromarcia, la Grecia procede con la privatizzazione del porto del Pireo

Altri dettagli sulla privatizzazione. La sinistra è questo, tradire.

The Wall Street Journal Europe

di Costas Paris e Alkman Granitsas – traduzione di Giorgia Crespi

Stando alle indiscrezioni, la Grecia procederà con la privatizzazione del principale porto del paese e Yanis Varoufakis, il ministro delle finanze greco, avrebbe intenzione di riferirlo alle controparti europee in occasione di un incontro a Bruxelles che si terrà mercoledì, ritrattando così sulle precedenti dichiarazioni del nuovo governo di sinistra che avevano garantito il congelamento dell’affare. L’inversione di marcia giunge nel momento in cui la nuova coalizione di governo di sinistra, condotta da Syriza, fatica a raggiungere un accordo con i creditori internazionali che eviti che il Paese rimanga senza liquidità nelle prossime settimane e risulti potenzialmente insolvente. Da quando si è insediato, poco più di due settimane fa, il nuovo governo è andato in rotta di collisione con i creditori europei, promettendo di ridurre molte le misure di austerità e le riforme, come le privatizzazioni, che la Grecia si è assunta negli ultimi cinque anni a garanzia di miliardi di euro di aiuti.

La vendita della quota statale del 67% della Piraeus Port Authority è una delle maggiori cessioni all’interno di un ambizioso piano di privatizzazione concordato dal precedente governo conservatore con la troika affinché il Paese continuasse a ricevere i fondi d’emergenza. Ed è anche uno degli asset più simbolici: il porto del Pireo, solo poche miglia a sud della capitale greca, è di fatto la sede dell’industria marittima greca ed è uno dei più grandi porti del Mediterraneo. “La vendita del Pireo si farà. Procederà come previsto”, ha riferito al Wall Street Journal una fonte del ministero delle finanze.

Questa cessione potrebbe rendere fino a 800 milioni di euro e, hanno continuato le indiscrezioni, è già previsto l’arrivo di offerte vincolanti per la fine di marzo. La Grecia si è accordata con i creditori che avrebbe completato le procedure di privatizzazione quest’anno per un totale di 2,8 miliardi di euro circa, cifra che la Grecia potrebbe faticare a raggiungere. Il piano totale di privatizzazione comprendeva la vendita di una varietà di asset, incluse le licenze per lo sfruttamento di quattordici aeroporti in tutto il Paese, la rete di distribuzione del gas naturale e alcuni hotel e immobili di proprietà dello stato. Il nuovo governo insiste che alcuni elementi, come le utility pubbliche, non dovrebbero essere venduti, ma i vertici dell’Unione affermano che la vendita del Pireo è una prova fondamentale.

Solo poche settimane fa Theodoros Dritsas, il nuovo ministro per la marina mercantile, ha riferito alla stampa che la vendita era stata cancellata, in linea con la promessa elettorale di Syriza che “gli asset statali strategici” non sarebbero stati privatizzati e che gli accordi sarebbero stati rinegoziati. All’epoca i vertici del partito avevano dichiarato al Wall Street Journal che, per il Pireo, il governo avrebbe lavorato invece alla vendita di una concessione a un’entità pubblica di Paesi come Cina, Russia e qualche stato arabo, nell’ambito di un accordo negoziato tra governi. Il repentino cambiamento di politica ha stupito sia i creditori che gli investitori internazionali già in fila per comprare la quota del Pireo. Tra questi c’era Cosco Holding, il colosso del settore marittimo e portuale cinese, che nel 2009 ha acquisito una concessione di trentacinque anni per parte del terminal dei container del porto. Allora Hua Chunying, portavoce del ministro delle finanze cinese, ha dichiarato che il programma di Cosco era diventato “un modello per una cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra Cina e Grecia” e ha espresso la speranza che potessero essere raggiunti ulteriori accordi. Ora che il governo ha nuovamente cambiato politica, per le fonti Cosco è la favorita nella contrattazione per il Pireo visto il successo della concessione per il terminal dei container, che ha generato più di 1.000 posti di lavoro. Inoltre, sempre stando alle indiscrezioni, il primo ministro greco Alexis Tsipras ha in programma di andare prossimamente in visita a Pechino nel tentativo di stimolare ulteriori investimenti da parte della Cina.

Sino da tre anni fa Syriza ha criticato aspramente le privatizzazioni, poiché avrebbero spogliato la Grecia degli asset di maggior valore. Per esempio, era in prima linea alle manifestazioni contro l’accordo con Cosco del 2009. Peraltro, prima delle elezioni, la rosa dei candidati per la privatizzazione del porto del Pireo del precedente governo aveva incluso Cosco insieme a Apm Terminals, di proprietà del leader danese del trasporto marittimo A.P. Møller-Mærsk, e Ports America, il più grande operatore portuale degli Stati Uniti e la filippina International Container Terminal Services. L’attuale valore di mercato della Piraeus Port Authority è intorno a 278 milioni di euro, ma alcune indiscrezioni sostengono che i compratori sarebbero disposti a pagare un sovrapprezzo, visto che il Pireo è il porto occidentale importante più vicino al Canale di Suez  e poggia sulla trafficatissima rotta commerciale che collega l’Asia e l’Europa. “Stiamo attendendo che il governo si pronunci sul processo di privatizzazione”, ha reso noto Tom Boyd, portavoce di Apm Terminals. “Restiamo impegnati a favore dello sviluppo della Grecia. In termini di riforme, la privatizzazione del porto è un’opportunità positiva per l’investimento e per la crescita dell’economia”.

http://www.milanofinanza.it/news/tsipras-fa-retromarcia-la-grecia-procede-con-la-privatizzazione-del-porto-del-pireo-201502101657099754

 

CALANO GLI IMPIEGATI, “INPS AL COLLASSO”

Ma dai? Ma la tragedia è la Lega in piazza. Contro la riduzione e cancellazione delle pensioni in piazza non s’è visto il popolo antifascista. Forse apprezzato l’austerità ( a parte i mugugni di facciata che lasciano il tempo che trovano)

 UDINE – Aumenta la fila di persone che si reca ogni giorno all’Inps di Udine per cassa integrazioni e disoccupazioni. Ma diminuiscono gli impiegati. La denuncia da parte dell’Unione sindacale di base oggi in assemblea in vista delle prossime elezioni delle Rsu – Intervistati: VINCENZO CESARANO (Usb Udine), ERMANNO SANTORO (Esecutivo nazionale Usb Pubblico Impiego) – Servizio di Davide Vicedomini, riprese di Marjol Cekrezi, montaggio di Marjol Cekrezi

http://www.dailymotion.com/video/x2i59rm

Prelievo forzoso sulle pensioni, Inps e Governo passano all’incasso: ecco cosa sta succedendo

Andare a manifestare in piazza contro ste cose no eh? Sì, certo si includono nel carnet come piattaforma di facciata da sfoggiare però solo ed esclusivamente quando si devono fare contromanifestazioni….Si vede che cancellare le pensioni è democratico, piace tanto all’FMI, istituzione tutrice dell’euro quindi da difendere dai fascisti in piazza

L’Fmi: ‘Ok Jobs Act, ma intervenire su pensioni e sanità’ Queste dichiarazioni non hanno causato tanta indignazione e mobilitazione “CONTRO” come quella piazza leghista.

 Pubblicato Mercoledì, 04 Febbraio 2015 10:16

La clamorosa indiscrezione, riportata dal Fatto Quotidiano, racconta nei dettagli quello che milioni di pensionati stanno subendo. Vale a dire un assegno di pensione più basso a causa di una nuova trattenuta che, francamente, ha dell’incredibile. Ecco cosa sta succedendo.

Non inizia sotto i migliori auspici il nuovo anno per i pensionati italiani, racconta Patrizia De Rubertis sul Fatto Quotidiano.

Perchè? È presto detto: a gennaio hanno ricevuto un assegno inferiore rispetto a quello di dicembre.

La causa si chiama “conguaglio pensione da rinnovo”, una nuova trattenuta “effetto della perequazione automatica, vale a dire il meccanismo di rivalutazione delle pensioni, che nel 2014 ha avuto un effetto negativo. Meccanismo che ha portato l’Inps a sottrarre circa 12 euro ogni 1.000 euro di pensione. Con un’altra notizia negativa: il prelievo non c’è stato solo sul rateo di gennaio, ma verrà applicato anche su quello di febbraio, così come è stato specificato nella Circolare numero 1/2015 che ha pubblicato l’Istituto di previdenza”.

Non parliamo di grandi cifre perchè, “a conti fatti, su una pensione minima (con un importo medio di circa 500 euro lordi) verranno sottratti 5,40 euro, mentre su un assegno di 1.500 euro la somma da decurtare è di circa 16 euro”. In ogni caso si tratta, less or more, di una sorta di prelievo forzoso che a piccole dosi non dovrebbe fare troppo male nè troppo rumore.

 La spiegazione tecnica sembra arzigogolata: “nel conteggio della pensione, infatti, viene applicato anche un indice di rivalutazione che considera l’adeguamento all’inflazione registrata nei 12 mesi precedenti e calcolata con l’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat. Ma il dato provvisorio, applicato per tutto il 2014 sui ratei delle pensioni (pari all’1,2%), si è rilevato maggiore rispetto al dato definitivo dell’1,1 per cento. Con la “colpa” tutta da ricercare in un’inflazione che si trova ai minimi storici. Ora, quindi, l’effetto di questa perequazione automatica, rilevatasi negativa per un decimale di punto, ha portato l’Inps a richiedere indietro l’importo percepito in più nel corso del 2014”.

Gira e rigira a pagare sono sempre gli stessi, pensionati e dipendenti statali, le cui retribuzioni vengono erose – in maniera sistematica – dalle istituzioni che dovrebbero invece garantire il giusto compenso. Si parla tanto di crisi dei consumi: volete che questo non influisca? Volete che non generi quella spirale di sfiducia nel futuro, il cui effetto immediato è la contrazione delle spese?

È chiaro che un taglio, seppur minimo, intacca la speranza che in futuro possa andare meglio e crea ansia, paura, precarietà, tutte sensazioni negative – seppur a volte prive di fondamento – che danneggiano pesantemente l’economia.

Anzichè tagliare di 5 euro una pensione da 500 euro al mese non si potrebbe fare un “piccolo” prelievo forzoso sulle pensioni d’oro o un “piccolo” taglio ai vitalizi? Senza scadere nel populismo ma ragionando con logica economica, se tagli a quei tanti che hanno già poco non fai altro che creare danni ai consumi. Se, invece, togli poco a chi ha già tanto, salvaguardando la classe media, i risultati saranno molto diversi e gli effetti sui consumi immediati.

 Non ci vuole il nobel all’economia per comprendere questi concetti.

– See more at: http://www.infiltrato.it/economia/prelievo-forzoso-sulle-pensioni-inps-e-governo-passano-all-incasso-ecco-cosa-sta-succedendo#sthash.pwqaftyw.dpuf

Tsipras, come volevasi dimostrare: il figlio di Troika privatizza il Porto del Pireo. Merkel felice.

La sinistra ribelle, quella che dice mai contro l’euro. Neanche un mese, e come al solito, le promesse vengono tradite. In Italia ne abbiamo una lunghissima tradizione di tradimenti. E’ democrazia anche questa, da proteggere contro i “fascisti” in piazza. Ad ogni modo,più che la Merkel, i cinesi. Il porto del Pireo è già quasi tutto loro

 Scritto da Andrea Succi |

Pubblicato Mercoledì, 11 Febbraio 2015 10:41

Dopo tanta “ammuina” Alexi Tsipras lancia un segnale forte e chiaro alla Troika: nonostante le iniziali smentite il porto del Pireo verrà privatizzato. Come volevasi dimostrare. E la Merkel esulta.

Come racconta il Wall Street Journal, “la Grecia procederà con la privatizzazione del principale porto del paese e Yanis Varoufakis, il ministro delle finanze greco, avrebbe intenzione di riferirlo alle controparti europee in occasione di un incontro a Bruxelles che si terrà mercoledì, ritrattando così sulle precedenti dichiarazioni del nuovo governo di sinistra che avevano garantito il congelamento dell’affare”.

Il figlio di Troika Tsipras si sta rivelando tale e nonostante le smentite dei giorni scorsi ci ha messo molto poco a cedere ai diktat della Troika.

Già nei giorni scorsi avevamo sollevato forti dubbi sulla reale consistenza rivoluzionaria del Premier greco: “Non andremo ad una rottura distruttiva per entrambi sul debito: il governo di Atene è pronto a negoziare con partner e finanziatori per una soluzione giusta e duratura per il taglio del debito”, aveva dichiarato Alexi Tsipras aprendo il suo primo consiglio dei ministri.Chi si aspettava fuoco e fiamme, chi pensava che Tsipras ribaltasse l’Europa come un calzino, chi voleva partire lancia in resta – con lo spirito dei 300 spartani guidati dal prode Leonida – per cantare Bella Ciao sotto la sede del Parlamento Europeo deve arrendersi all’evidenza: si tratta, si negozia, niente rottura del debito.

Ma come diavolo fai a trattare con i tuoi aguzzini – ci chiedevamo – con chi ti vuole morto e ha portato il tuo popolo alla fame?

Ora arriva la controprova che avevamo ragione: “la vendita della quota statale del 67% della Piraeus Port Authority”, rivela ancora il Wall Stree Journal, “è una delle maggiori cessioni all’interno di un ambizioso piano di privatizzazione concordato dal precedente governo conservatore con la troika affinché il Paese continuasse a ricevere i fondi d’emergenza. Ed è anche uno degli asset più simbolici: il porto del Pireo, solo poche miglia a sud della capitale greca, è di fatto la sede dell’industria marittima greca ed è uno dei più grandi porti del Mediterraneo”.

“La vendita del Pireo si farà. Procederà come previsto”, ha riferito al WSJ una fonte del ministero delle finanze.

In Grecia è già scoppiata la polemica e sono spuntati i primi dissidi in seno al governo, in particolare tra i ministeri delle finanze e quello della marina mercantile, come conferma il giornale greco Greekreporter.Di sicuro questo non è un bel segnale nè per il popolo greco, che invoca un vigoroso cambio di rotta, nè per quanti hanno creduto che Tsipras e compagni potessero davvero battersi contro la Troika. Del resto, ogni mondo è paese. E si sa come vanno a finire certe cose.

TSIPRAS CONTRO GLI EUROSCETTICI – GUARDA IL VIDEO

– See more at: http://www.infiltrato.it/economia/tsipras-come-volevasi-dimostrare-il-figlio-di-troika-privatizza-il-porto-del-pireo-merkel-felice#sthash.alc2O6dR.dpuf

PAS DE « PRINTEMPS RUSSE » : ECHEC DES MANIFESTATIONS DE L’OPPOSITION PRO-OCCIDENTALE A MOSCOU ET A SAINT-PETERSBOURG

Luc MICHEL pour PCN-Info / 2015 03 01 /

Avec AFP – PCN-SPO – lucmichel.net /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

PIH - LM pas de printemps russe (2015 03 01) FR

« La Russie manifeste » claironnait ce matin BFMTV.

Hélas pour les médias de l’OTAN, pour l’immense majorité des russes et l’éxécution de Boris Nemtsov et cette marche sont des non-événements.

Les deux manifestations, autorisées précisons le, à Moscou et à Saint-Pétersbourg, jadis les deux foyers de l’opposition à Poutine, ont été des flops.

« Au moins 10.000 participants à la marche en mémoire de Nemtsov à Moscou » dit l’AFP, « des milliers » dit Libération. Seule France 24, la propaganstaffel atlantiste de l’Elysée, ose encore parler de « dizaines de milliers », ce que les plans courts et rapprochés des caméras des médias occidentaux démentent immédiatement. Et vraiment pas de quoi déclencher un « maidan russe » ou un « printemps russe » (comme certains excités le proclamaient sur les réseaux sociaux).

 ENTRE 7.000 ET 10.000 A MOSCOU :

LOIN DES 120.000 DE 2011-2012

 « Au moins 10.000 personnes participaient dimanche dans le centre de Moscou à la marche en mémoire de l’opposant et ancien vice-Premier ministre Boris Nemtsov, assassiné vendredi soir près du Kremlin », selon des journalistes de l’AFP sur place. La police a pour sa part fait état de « 7.000 participants rassemblés en début d’après-midi pour cette marche qui a été autorisée par les autorités en plein centre de la capitale russe », a constaté une journaliste de l’AFP. Flop dans une ville de 12 millions d’habitants. Et loin des 120.000 manifestants de l’hiver 2011-2012 !

Flop aussi à Saint-Péterbourg avec moins de 2.500 personnes. Dans une ville de près de 5 millions de russes …

 QUE REPRESENTE CETTE “OPPOSITION PRO-OCCIDENTALE” EN RUSSIE ?

 Vladimir FEDORVSKI, ancien diplomate russe sur FRANCE 24 ce dimanche 12h :

“La popularité de Poutine est immense. En cas d’élection il serait réélu avec 80%. Et 91% des russes soutiennent sa politique en Ukraine”.

Des russes qui sont aussi indignés par l’hommage de Porochenko et de la Junte de Kiev à Nemtsov …

 Luc MICHEL

 Photo : Plan rapproché pour dissimuler l’absence de grande foule à Moscou …

__________________________

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

779MILA EURO DI RISARCIMENTO: PECCATO CHE SI SIA LICENZIATO DA SOLO! COSI’ I SUPER PARASSITI INCASSANO I SOLDI DELLE TUE TASSE. IL GOVERNO? ANZICHE’ MANDARLI IN GALERA, FA IL PALO!

SEMPRE EGUAGLIANZA. Frutto di questo stato democratico che merita essere difeso dai fascisti della Lega

 Il pensionato Ciucci licenzia se stesso e si risarcisce per “mancato preavviso”

Pietro Ciucci è un caso di lavoratore veramente atipico: è presidente e amministratore di Anas, nonostante il fatto che sia pensionato. Nel 2013 si è “autolicenziato” e si è lautamente risarcito perché lo ha fatto senza preavviso.

Nell’estate del 2013 l’attuale presidente e amministratore direttore generale dell’Anas Pietro Ciucci decide, infatti, di non fare più il direttore generale. Così, invece di rassegnare banalmente le dimissioni come farebbe uno qualsiasi decide di autolicenziarsi (suona più o meno così: Pietro Ciucci “in adesione alla richiesta avanzata chiede di poter di poter risolvere consensualmente il lavoro” di Pietro Ciucci). Con una buonuscita di 1 milione 825.745,53 euro.

Così può finalmente godersi la meritata pensione. Peccato che poi Ciucci resti comunque in Anas, come presidente e amministratore. Questo “autolicenziamento”, però, presenta risvolti incredibili. Perché, al di là della procedura anomala, risulta anche che il contratto si è risolto senza preavviso. Così nel calcolo della buonuscita, ma guarda un po’, è stato inserito anche il criterio “dell’indennità di risoluzione senza preavviso”. Che vale 779.682,83 euro scivolati dalle casse pubbliche (è bene ricordarlo) di Anas nelle tasche privatissime dell’ex direttore Pietro Ciucci.

Così ora alla fine del mese Ciucci batte cassa due volte: la prima all’Inps (con un assegno per i 44 anni di lavoro alle Autostrade, all’epoca dell’Iri, poi all’Iri stesso insieme all’amico Romano Prodi, poi a Fintecna, Stretto di Messina e, dal luglio 2006, all’Anas); la seconda alla stessa Anas per il suo preziosissimo e indefesso contributo come presidente e amministratore.

Il 20 febbraio scorso si è svolta alla Camera un’interpellanza urgente per chiarire la questione dei compensi percepiti da Ciucci. Nel corso della seduta il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha confermato l’entità della buonuscita ma ha escluso che fosse stata riconosciuta l’indennità di mancato preavviso.

Eppure oggi Il Fatto Quotidiano afferma che il giornale è in possesso di documenti che dicono ben altro e dalle quali risultano tre certezze: su un foglio di carta intestata Pietro Ciucci, senza qualifica (né di direttore generale né di presidente e amministratore) lo stesso Pietro Ciucci firma una richiesta di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro (protocollata il 9 agosto 2013). Il calcolo della buonuscita elaborato dagli uffici tiene conto anche dell’indennità di mancato preavviso e pure quella spettante “in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro” (delle due l’una). La parte del trattamento di fine rapporto ammonta a 266.379 euro.

 Sollecitata dal Fatto, Anas ha ammesso che le cose stanno così sostenendo che “è stata data esecuzione al contratto di lavoro individuale” di Ciucci che “disciplinava le condizioni economiche dello scioglimento secondo regole standardizzate” del ministero dell’Economia.

 Ah sì? E il procuratore della Repubblica cosa ne pensa?

http://www.lultimaribattuta.it/21003_il-pensionato-ciucci-licenzia-se-stesso-e-si-risarcisce-per-mancato-preavviso