Reddito di cittadinanza, per cambiare registro

Poco più di un anno fa Martin Wolf, uno tra i più autorevoli commentatori delFinancial Times, così si esprimeva a proposito del Fiscal Compact “Una follia è fare più volte la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”.

 Questo trattato, per quei pochi che non ne fossero a conoscenza, imponetra l’altro al nostro Paese la “pura follia” dellariduzione di unventesimo all’annodello stock di debito pubblico eccedente il 60% del prodotto interno lordo.

 Peccato, sostieneWolf, che il Fiscal Compact riproponga gli stessi principi che ispirarono il “Patto di crescita e stabilità”, siglato dai Paesi dell’eurozona ad Amsterdam nel 1997, il cui fallimento fu certificato da una successiva stentata crescita dellUnioneEuropea, nonché dalla sua crescente instabilità, tanto da aver creato ipresupposti per l’implosione materializzatasi con questa crisi.

 La frase di Wolf potrebbe essere benissimo applicata anche alle politiche economiche, adottate dai vari governi italiani che si sono succeduti a partire dal1992 ad oggi: da un lato misure di austerity senso unico (manovra Amato da80.000 miliardi di lire e prelievo forzoso dai nostri conti bancari), dall’altro unattacco frontale ai salari e ai diritti dei lavoratori.

 In un crescendo continuo, vennero così adottati i seguenti provvedimenti: prima l’abolizione della scala mobile (1992/93), che bloccò l’aggancio dei salarial costo della vita, poi la magica “flessibilità”, che di fatto determinò la prima sostanziale precarizzazione dei rapporti di lavoro, fino alla “berlusconiana”“Legge 30”.

 Per ottenere cosa? La produttività ha continuato a scendere (toccando lo zero assoluto negli anni tra il 2000 e il 2009), il prodotto interno lordo aristagnare, mentre la crescita complessiva, nel decennio 1999-2009 è stata appena del 5,5%, a fronte degli altri Paesi dell’eurozona che crescevano in media del 13,5%.

 Solo i profitti, per tutti gli anni Novanta sono cresciuti, come mai? La risposta è semplice: grazie al massiccio trasferimento di ricchezza a danno dei salari, senza peraltro che detti profitti fossero mai stati reinvestiti in ricerca sviluppo tecnologico, visto che la possibilità di far calare sempre più i salari rendeva, sarebbe stato inutile farlo.

 Ciò ha contribuito a far scivolare l’Italia sul terreno della competizione diprezzo, anziché su quello della qualità e del contenuto tecnologico dei prodotti: qui risiede la radice della stagnazione economica italiana, quando la riduzionedei dazi d’importazione dai paesi emergenti e di nuova industrializzazione, ha messo letteralmente fuori mercato molte nostre produzioni.

 In questo modo si è arrivati alla massiccia “flessibilità in uscita”, con i fondi per la cassa integrazione quasi prosciugati, senza che questo si fosse minimamentetrasformato in “flessibilità in entrata”, anzi, trasformando ogni lavoro“precario” in un lavoro “insicuro”, sempre sottoposto al ricatto del datore dilavoro e sempre sotto l’incombente minaccia d’essere interrotto arbitrariamente per “motivi economici”.

 Soltanto una classe politica incapace, irresponsabile ed arrogante, può permettersi d’ignorare la lezione che ci viene da una lettura onesta della realtà: per provare ariequilibrare la paradossale situazione in cui ci hanno cacciato, occorrecambiare totalmente registro, a partire dall’immediata istituzione del reddito di cittadinanza, così come proposto dal MoVimento 5 Stelle, checchè ne pensi ilgoverno Letta, oppure il suo viceministro all’economia Fassina.

 http://antoniovaccari.blogspot.it/2013/11/reddito-di-cittadinanza-per-cambiare.html


Reddito di cittadinanza, per cambiare registroultima modifica: 2013-11-27T12:17:39+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo