E i Sì-Tav vanno avanti a forza di botte

E i Sì-Tav vanno avanti 
a forza di botte

Susanna SchimpernaPubblicato da  
il 31 ottobre 2012. 
Pubblicato in Le Altre Idee.

 

Appare evidente che il livello di pericolosità di chi non vuole la linea ad alta velocità tra Torino e Lione sia considerato altissimo, e quindi imponga misure straordinarie. Gli ultimi oggetti d’attenzione da parte della procura di Torino, così sollecita a preservare la tranquillità della Val di Susa (contro la maggioranza dei valsusini, ma questo è un particolare che ad alcuni apparirà trascurabile), si chiamano Fabiano e Nina. Vediamo di quali colpe orribili si siano macchiati.

Fabiano Di Berardino, durante la manifestazione NoTav in Val di Susa il 3 luglio dello scorso anno, è stato insultato, umiliato, picchiato, preso a sputi in faccia. Ha sporto querela, ma pochi giorni fa la procura di Torino ne ha richiesto l’archiviazione. La richiesta poggia su fondamenta molto solide, inattaccabili: le testimonianze dei poliziotti e quelle di giornalisti e fotografi che dicono di non aver visto nulla, oltre a un rapporto della Digos in cui viene citato come elemento significativo un articolo di Repubblica a firma Sara Martinenghi, che contiene questa dichiarazione, attribuita tra virgolette allo stesso Fabiano: «Non mi hanno picchiato, sono stati i miei a ridurmi così – ha raccontato ai medici – sono caduto e gli altri mi sono passati sopra, mi hanno calpestato». Stravagante davvero che si sia dato più credito a parole riportate – e subito smentite dall’interessato – piuttosto che a quelle dette dall’interessato stesso e seguite da una circostanziata querela. Il legale di Fabiano ha proposto opposizione alla richiesta della procura, e Fabiano, in una lettera aperta, ci ha tenuto a precisare: «Anche se sono convinto che la storia non si scrive nei tribunali e che la giustizia non sia quasi mai quella che passa tra le labbra di un giudice, ritengo ingiusta e vergognosa questa richiesta di archiviazione, perché per me è come essere stato pestato una seconda volta». Nitido il ricordo, dettagliate le accuse: «Io se chiudo gli occhi e ripenso a quella giornata, sento ancora le botte in testa e il sapore di sangue che dal naso scende giù fino in gola, vedo ancora i volti dei poliziotti coperti di caschi e bandane, che si avvicinano alla barella e mi bisbigliano “ti ammazziamo” ad un palmo dall’orecchio, mi vengono ancora i conati di vomito al pensiero delle scatarrate e degli sputi… sento ancora le ossa che si spezzano mentre sono rannicchiato a terra… il momento in cui ho pensato “cazzo mi stanno ammazzando davvero”».

E veniamo a Nina, cioè Elena Garberi. Assolta tre mesi fa nel processo che la vedeva imputata insieme alla ventunenne Marianna Valenti per aver lanciato pietre alla polizia – sempre durante una manifestazione NoTav –, adesso viene trascinata in tribunale di nuovo, perché la procura ha fatto ricorso contro la sentenza. Indimenticabili le udienze del precedente processo, veri e propri teatrini di contraddizioni, «non ricordo» e incongruenze, tanto che anche gli 8 mesi comminati a Marianna suscitarono sconcerto. Ora a Torino, dove Marianna ha un banchetto nel mercatino delle pulci, la ragazza viene tenuta d’occhio e disturbata costantemente (si può usare il verbo “disturbare” se riferito a certe sollecitudini delle forze dell’ordine o si commette qualche reato?), così come viene disturbato e multato Tobia Imperato, lo storico anarchico (nel duplice senso di essere uno storico e di essere, per gli anarchici, un punto di riferimento) che del Balon è un’istituzione, e che da quando cerca di proteggere Marianna si è visto elevare contravvenzioni pesantissime (ma perché pensare male, sarà magari un caso).

Come dice il meteorologo Luca Mercalli, querelato l’anno scorso da Mario Virano per poche parole riportate su La Stampa che al presidente dell’Osservatorio per la Torino-Lione non erano andate giù – «I dati dell’Osservatorio sono truccati» -, si tratta di atteggiamenti arroganti, insopportabili: «Nel mio caso, per esempio, è eclatante la sproporzione di mezzi, di forze: io sono un privato cittadino che ha espresso il suo parere, motivandolo, mentre Virano, che conoscendomi avrebbe potuto telefonarmi per chiarire, si è comportato da barone, e mi ha sparato contro con tutti i mezzi dello stato». Vale qui la pena ricordare alcune cose: intanto, Virano è sia commissario straordinario per il Tav sia presidente dell’Osservatorio della Torino-Lione, due incarichi a cui certo sarebbe stato più opportuno non chiamare la stessa persona; poi, dall’Osservatorio sono stati esclusi i rappresentanti dei comuni che non hanno dichiarato a priori di accettare la nuova linea; e infine, il governo fin dall’inizio aveva deciso, qualunque avessero potuto essere i dati dell’Osservatorio, di non rinunciare a questa linea. Insomma, tutto considerato una telefonata di Virano al posto di una querela sarebbe forse stata più opportuna e prudente.

Si è sempre parlato di battaglia NoTav, ma davvero questa sembra piuttosto una battaglia SìTav, combattuta colpendo i deboli, intimidendo, non lesinando forze. Mercalli, che continua a difendere le ragioni del No sul piano scientifico, è scettico sulla possibilità che la linea ad alta velocità alla fine si realizzi, perché si tratta di un’opera ormai inutile, costosissima, fuori dal tempo. Ma aggiunge che se non si farà per motivi legati alla crisi economica ed energetica sarà comunque una sconfitta: «Sarebbe meglio che la linea non si facesse perché i cittadini si sono fatti sentire. Perché, per chi non l’avesse capito, questa è una grande occasione di democrazia, una delle poche che abbiamo».

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E i Sì-Tav vanno avanti a forza di botteultima modifica: 2012-10-31T22:58:00+01:00da davi-luciano
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