E i Sì-Tav vanno avanti a forza di botte

E i Sì-Tav vanno avanti 
a forza di botte

Susanna SchimpernaPubblicato da  
il 31 ottobre 2012. 
Pubblicato in Le Altre Idee.

 

Appare evidente che il livello di pericolosità di chi non vuole la linea ad alta velocità tra Torino e Lione sia considerato altissimo, e quindi imponga misure straordinarie. Gli ultimi oggetti d’attenzione da parte della procura di Torino, così sollecita a preservare la tranquillità della Val di Susa (contro la maggioranza dei valsusini, ma questo è un particolare che ad alcuni apparirà trascurabile), si chiamano Fabiano e Nina. Vediamo di quali colpe orribili si siano macchiati.

Fabiano Di Berardino, durante la manifestazione NoTav in Val di Susa il 3 luglio dello scorso anno, è stato insultato, umiliato, picchiato, preso a sputi in faccia. Ha sporto querela, ma pochi giorni fa la procura di Torino ne ha richiesto l’archiviazione. La richiesta poggia su fondamenta molto solide, inattaccabili: le testimonianze dei poliziotti e quelle di giornalisti e fotografi che dicono di non aver visto nulla, oltre a un rapporto della Digos in cui viene citato come elemento significativo un articolo di Repubblica a firma Sara Martinenghi, che contiene questa dichiarazione, attribuita tra virgolette allo stesso Fabiano: «Non mi hanno picchiato, sono stati i miei a ridurmi così – ha raccontato ai medici – sono caduto e gli altri mi sono passati sopra, mi hanno calpestato». Stravagante davvero che si sia dato più credito a parole riportate – e subito smentite dall’interessato – piuttosto che a quelle dette dall’interessato stesso e seguite da una circostanziata querela. Il legale di Fabiano ha proposto opposizione alla richiesta della procura, e Fabiano, in una lettera aperta, ci ha tenuto a precisare: «Anche se sono convinto che la storia non si scrive nei tribunali e che la giustizia non sia quasi mai quella che passa tra le labbra di un giudice, ritengo ingiusta e vergognosa questa richiesta di archiviazione, perché per me è come essere stato pestato una seconda volta». Nitido il ricordo, dettagliate le accuse: «Io se chiudo gli occhi e ripenso a quella giornata, sento ancora le botte in testa e il sapore di sangue che dal naso scende giù fino in gola, vedo ancora i volti dei poliziotti coperti di caschi e bandane, che si avvicinano alla barella e mi bisbigliano “ti ammazziamo” ad un palmo dall’orecchio, mi vengono ancora i conati di vomito al pensiero delle scatarrate e degli sputi… sento ancora le ossa che si spezzano mentre sono rannicchiato a terra… il momento in cui ho pensato “cazzo mi stanno ammazzando davvero”».

E veniamo a Nina, cioè Elena Garberi. Assolta tre mesi fa nel processo che la vedeva imputata insieme alla ventunenne Marianna Valenti per aver lanciato pietre alla polizia – sempre durante una manifestazione NoTav –, adesso viene trascinata in tribunale di nuovo, perché la procura ha fatto ricorso contro la sentenza. Indimenticabili le udienze del precedente processo, veri e propri teatrini di contraddizioni, «non ricordo» e incongruenze, tanto che anche gli 8 mesi comminati a Marianna suscitarono sconcerto. Ora a Torino, dove Marianna ha un banchetto nel mercatino delle pulci, la ragazza viene tenuta d’occhio e disturbata costantemente (si può usare il verbo “disturbare” se riferito a certe sollecitudini delle forze dell’ordine o si commette qualche reato?), così come viene disturbato e multato Tobia Imperato, lo storico anarchico (nel duplice senso di essere uno storico e di essere, per gli anarchici, un punto di riferimento) che del Balon è un’istituzione, e che da quando cerca di proteggere Marianna si è visto elevare contravvenzioni pesantissime (ma perché pensare male, sarà magari un caso).

Come dice il meteorologo Luca Mercalli, querelato l’anno scorso da Mario Virano per poche parole riportate su La Stampa che al presidente dell’Osservatorio per la Torino-Lione non erano andate giù – «I dati dell’Osservatorio sono truccati» -, si tratta di atteggiamenti arroganti, insopportabili: «Nel mio caso, per esempio, è eclatante la sproporzione di mezzi, di forze: io sono un privato cittadino che ha espresso il suo parere, motivandolo, mentre Virano, che conoscendomi avrebbe potuto telefonarmi per chiarire, si è comportato da barone, e mi ha sparato contro con tutti i mezzi dello stato». Vale qui la pena ricordare alcune cose: intanto, Virano è sia commissario straordinario per il Tav sia presidente dell’Osservatorio della Torino-Lione, due incarichi a cui certo sarebbe stato più opportuno non chiamare la stessa persona; poi, dall’Osservatorio sono stati esclusi i rappresentanti dei comuni che non hanno dichiarato a priori di accettare la nuova linea; e infine, il governo fin dall’inizio aveva deciso, qualunque avessero potuto essere i dati dell’Osservatorio, di non rinunciare a questa linea. Insomma, tutto considerato una telefonata di Virano al posto di una querela sarebbe forse stata più opportuna e prudente.

Si è sempre parlato di battaglia NoTav, ma davvero questa sembra piuttosto una battaglia SìTav, combattuta colpendo i deboli, intimidendo, non lesinando forze. Mercalli, che continua a difendere le ragioni del No sul piano scientifico, è scettico sulla possibilità che la linea ad alta velocità alla fine si realizzi, perché si tratta di un’opera ormai inutile, costosissima, fuori dal tempo. Ma aggiunge che se non si farà per motivi legati alla crisi economica ed energetica sarà comunque una sconfitta: «Sarebbe meglio che la linea non si facesse perché i cittadini si sono fatti sentire. Perché, per chi non l’avesse capito, questa è una grande occasione di democrazia, una delle poche che abbiamo».

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I primi cittadini scelgono la linea morbida

La seconda rata dovrà essere pagata entro la metà del mese di dicembre

Ernesto Ferrante

Le crescenti difficoltà economiche dei contribuenti hanno spinto i primi cittadini a contenere l’impatto dell’Imu. Nelle grandi città, un Sindaco su due (precisamente il 49,4% del campione preso in esame) ha deciso di non aumentare l’aliquota base (4%) dell’imposta municipale unica sulla prima casa. Altri 35 primi cittadini (pari al 43,2%), invece, hanno deciso di alzarla, mentre 6 Amministrazioni comunali (Trieste, Biella, Nuoro, Vercelli, Lecce e Mantova), pari al 7,4% del totale, hanno deciso di abbassare l’aliquota base sulle prime case.
Le statistiche, elaborate dall’Ufficio studi dell’Associazione Artigiani e Piccola Impresa CGIA di Mestre, sono il risultato di una indagine effettuata su un campione di 81 Comuni capoluogo di provincia, prendendo in esame le delibere pubblicate sul sito internet del Dipartimento delle Finanze. I dati sono aggiornati al 26 ottobre 2012.
La temutissima seconda rata dovrà essere pagata entro la metà del prossimo mese di dicembre. “Visto che il 76,3% delle famiglie italiane sono proprietarie dell’abitazione in cui risiedono, afferma Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, l’Imu è vissuta con ansia, vuoi per le ristrettezze economiche in cui vivono gran parte dei contribuenti italiani, vuoi per il fatto che negli ultimi 4 anni l’imposta sulla prima abitazione non era dovuta.
Ora, che quasi tutti i Comuni hanno deliberato l’aliquota da applicare sulla prima casa, 18 milioni di famiglie italiane stanno ricominciando a fare i conti per capire quanto dovranno pagare di saldo entro il prossimo 16 di dicembre”. In alcune città, soprattutto al Nord, la stangata sarà di tutto rilievo. Per una abitazione di tipo civile A2 (vale a dire una tipologia abitativa media che si interpone tra gli immobili economici e quelli signorili) i più “colpiti” dall’Imu sulla prima casa saranno i torinesi: la seconda rata costerà mediamente 718 euro che farà salire l’imposta complessiva annua a 1.055 euro. Sul secondo gradino del podio sale Genova, con una seconda rata pari a 561 euro che porterà l’imposta complessiva annua a toccare i 902 euro.
La medaglia di bronzo se la aggiudicano i proprietari di prima casa di Bologna con una seconda rata di 440 euro, per un totale di 879 euro. Al di là degli aumenti di aliquota apportati dalle Amministrazioni comunali interessate, sull’importo da pagare incide molto la rendita catastale media presente in queste città, ovvero quel parametro strettamente legato al valore dell’immobile che determina la base imponibile sulla quale si applica l’Imu. Ma non mancano la confusione e l’incertezza che teoricamente non dovrebbero esserci con un governo di professoroni. “Nonostante quasi tutti i Comuni abbiamo ormai deliberato l’aliquota Imu, conclude Giuseppe Bortolussi della CGIA, la situazione non è ancora definitiva. Il Governo si è riservato la facoltà di variare l’aliquota base addirittura entro il 10 dicembre 2012: solo 6 giorni prima del termine del pagamento del saldo. E’ da augurarci che a ridosso della scadenza non ci venga richiesto un ulteriore ritocco che metterebbe ancor più in difficoltà i magri bilanci delle famiglie italiane”. Natale con l’Imu, Capodanno con chi vuoi, sempre se avanza qualche soldino.

31 Ottobre 2012 12:00:00 – Rinascita

L’arma del silenzio mediatico

di Manlio Dinucci – 31/10/2012

Fonte: Il Manifesto [scheda fonte]


Si dice che il silenzio è d’oro. Lo è indubbiamente, ma non solo nel senso del proverbio. È prezioso soprattutto come strumento di manipolazione dell’opinione pubblica: se sui giornali, nei Tg e nei talk show non si parla di un atto di guerra, esso non esiste nella mente di chi è stato convinto che esista solo ciò di cui parlano i media. Ad esempio, quanti sanno che una settimana fa è stata bombardata la capitale del Sudan Khartum? L’attacco è stato effettuato da cacciabombardieri, che hanno colpito di notte una fabbrica di munizioni. Quella che, secondo Tel Aviv, rifornirebbe i palestinesi di Gaza. Solo Israele possiede nella regione aerei capaci di colpire a 1900 km di distanza, di sfuggire ai radar e provocare il blackout delle telecomunicazioni, capaci di lanciare missili e bombe a guida di precisione da decine di km dall’obiettivo. Foto satellitari mostrano, in un raggio di 700 metri dall’epicentro, sei enormi crateri aperti da potentissime testate esplosive, che hanno provocato morti e feriti. Il governo israeliano mantiene il silenzio ufficiale, limitandosi a ribadire che il Sudan è «un pericoloso stato terrorista, sostenuto dall’Iran». Parlano invece gli analisti di strategia, che danno per scontata la matrice dell’attacco, sottolineando che potrebbe essere una prova di quello agli impianti nucleari iraniani. La richiesta sudanese che l’Onu condanni l’attacco israeliano e la dichiarazione del Parlamento arabo, che accusa Israele di violazione della sovranità sudanese e del diritto internazionale, sono state ignorate dai grandi media. Il bombardamento israeliano di Khartum è così sparito sotto la cappa del silenzio mediatico. Come la strage di Bani Walid, la città libica attaccata dalle milizie «governative» di Misurata. Video e foto, diffusi via Internet, mostrano impressionanti immagini della strage di civili, bambini compresi. In una drammatica testimonianza video dall’ospedale di Bani Walid sotto assedio, il Dr. Meleshe Shandoly parla dei sintomi che presentano i feriti, tipici degli effetti del fosforo bianco e dei gas asfissianti. Subito dopo è giunta notizia che il medico è stato sgozzato. Vi sono però altre testimonianze, come quella dell’avvocato Afaf Yusef, che molti sono morti senza essere colpiti da proiettili o esplosioni. Corpi intatti, come mummificati, simili a quelli di Falluja, la città irachena attaccata nel 2004 dalle forze Usa con proiettili al fosforo bianco e nuove armi all’uranio. Altri testimoni riferiscono di una nave con armi e munizioni, giunta a Misurata poco prima dell’attacco a Bani Walid. Altri ancora parlano di bombardamenti aerei, di assassinii e stupri, di case demolite con i bulldozer. Ma anche le loro voci sono state soffocate sotto la cappa del silenzio mediatico. Così la notizia che gli Stati uniti, durante l’assedio a Bani Walid, hanno bloccato al Consiglio di sicurezza dell’Onu la proposta russa di risolvere il conflitto con mezzi pacifici. Notizie che non arrivano, e sempre meno arriveranno, nelle nostre case. La rete satellitare globale Intelsat, il cui quartier generale è a Washington, ha appena bloccato le trasmissioni iraniane in Europa, e lo stesso ha fatto la rete satellitare europea Eutelsat. Nell’epoca dell’«informazione globale», dobbiamo ascoltare solo la Voce del Padrone.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44414

Pochi spiccioli all’Italia

di Nicoletta Forcheri – 31/10/2012

Fonte: mercatoliberotestimonianze.blogspot

E’ fatto indiscusso che il reddito monetario derivante dal conio delle monetine nel sistema dell’euro spetta ai singoli Stati – è stato anche oggetto di interrogazioni parlamentari (cfr. Signoraggio colpisce ancora?) – e che esso equivale  al valore nominale totale delle monetine prodotte decurtato delle spese di conio. Tale valore entra quindi nelle casse dello Stato.

 Ricordo a tal proposito la definizione di reddito monetario delle monetine metalliche e delle banconote   in una nota della Commissione europea all’Alto rappresentante del Consiglio dell’unione europea Javier Solana, il 3 gennaio 2007 (cfr. Signoragio: definizioni ufficiali ):  

 


 La decisione sotto della BCE di fine 2011 si commenta da sé: vi impone, come ogni anno, i quantitativi massimi in milioni di euro che ogni Stato dell’eurozona è autorizzato a coniare per l’anno 2012 (http://www.ecb.int/ecb/legal/pdf/l_32420111207it00370037.pdf).

   
Bene, o piuttosto male, la Francia (4,7 euro a persona) ne può produrre più del DOPPIO dell’Italia, che con soli 128 milioni di monetine coniate ha però quasi la stessa popolazione della Francia e arriva a 1,9 euro a persona. In confronto l’Austria, con una partecipazione irrisoria al capitale della BCE,  meno del 2%, se la passa come una regina, 264 milioni di monetine per 8 milioni 419 mila persone, ossia 31,35 euro a persona, per non parlare della Germania che con appena un terzo di popolazione in più dell’Italia (81 milioni) sembrerebbe essere il vero re indiscusso dell’eurosistema con un tetto di 668 M,  ma rispetto all’Austria arriva a soli 8 euro a persona; anche il Belgio  se la passa molto bene, anzi un microbo di paese come quello supera l’Italia in conio di contanti, con ben 196 milioni sebbene abbia una quota di partecipazione al capitale inferiore a quella italiana di ben cinque volte (2,4%) e una popolazione  di 6 volte inferiore a quella italiana (11 milioni di abitanti): la quota a persona delle monetine a disposizione è di  quasi dieci volte di più17,80 euro a persona.

Quote di partecipazione al capitale della BCE

Si noti ancora che Cipro, con 1 milione 116 564   di abitanti e una  partecipazione al capitale dello 0,1369%, ha la possibilità di coniare 13,1 milioni di monetine (11,73  euro a persona) mentre la Grecia con una popolazione di 10 volte superiore, la stessa popolazione del Belgio, ha un conio di unicamente di poco più del doppio, 44 centesimi a persona. Belgio e Grecia hanno la stessa popolazione: al Belgio 17,80 euro a persona, alla Grecia 44 centesimi, una differenza da 100 a 40!!! Malta poi con 400 000 abitanti e una partecipazione alla BCE di solo lo 0,0632% ha un conio di 10 milioni di euro in monetine, ossia 25 euro a persona, rispetto a 1,9  euro a persona per l’Italia.. Anche la Spagna – favorita tra i PIIGS ? –  beneficia con soli 46 milioni 235 000 abitanti, di un tetto massimale di 250 milioni di valore in conio monetine, ossia 5,4 euro a persona, quasi tre volte tanto la razione pro capite italiana.

Rapporto tra quota percentuale di partecipazione alla BCE e milioni di monetine autorizzate per paese

  Qual è il criterio? Chi lo decide?

 Per il criterio, abbiamo visto che il tetto massimale di conio monetine non dipende né dalla popolazione, né dalla partecipazione al capitale sociale della BCE… E allora? Nessuno ha mai chiesto in Europa come mai all’Italia così pochi SPICCIOLI rispetto ad altri paesi?

 In quanto a deciderlo, è normalmente il consiglio direttivo della BCE che è composto dai 17 governatori delle BCN di cui quello della nostra Banca d’Italia che è tutto tranne nostra (cfr. Partecipanti al capitale della Banca d’Italia ),  essendo costituita da tutte banche private tranne l’INPS, tra cui persino soci semi sovrani di altri paesi come  BNP Paribas (Fortis), tramite la BNL, appartenente  per il 17%  alla Francia e per l’11% al Belgio. BNP Paribas  concentra nel suo cda gli  interessi di Renault, Axa (futuro padrone di MPS e di Siena),  Clifford Chance, Veolia Environnement (padrona prevista della nostra acqua assiema a Suez/Gaz de France), Accor (monopolista di alberghi di lusso), e poi quelli della galassia Frère/Suez (altra padrona prevista della nostra acqua): Lafarge, TotalFinaElfErg, Pargesa, e poi ancora EADS e Saint Gobain (monopolista di vetro e plastica).. Ciliegina sulla torta anche il MEDEF o Confindutria francese, siede indirettamente alla Banca d’Italia attraverso i voti di BNP Paribas.

 Sul criterio di assegnazione del reddito monetario da monetine agli Stati avrei la mia ipotesi: che esso dipenda dal debito pubblico di un paese. Quanto più alto il debito pubblico, quanto minore sarà il tetto di tale reddito allo Stato. O il contrario? Un serpente che si mangia la coda, perché chi è che ci ha chiamati PIIGS? Non sono gli stessi ambienti finanziari che hanno deciso di ‘sacrificare’ la periferia dell’UE?

 Per quanto ciò possa sembrare al profano del tutto illogico, è invece perfettamente in linea con la “prudenzialità” bancaria, sancita dai trattati  (cfr. Trattati UE: il diavolo è nei dettaglil ). La prudenzialità è un concetto diametralmente opposto a quello di equità o di redistribuzione sociale. Ma se gli Stati  sono indebitati allo stesso sistema bancario che produce moneta indebitandoli, è logico che qualsiasi politica diventi ‘prudenziale’, il contrario di ‘sociale’ e persino di ‘liberale’.  La prudenzialità del banchiere che ci comanda è quella cosa che vorrebbe sottometterci tutti allo sterco del diavolo, poiché la sua logica è unicamente il profitto dal nulla e il profitto dalla moneta. Punto.

 Inoltre il dogma dell’indipendenza a tutti i costi, costi quel che costi, è il caso di dirlo – del sistema bancario da qualsiasi governo, dogma sancito dai trattati e dagli atti che istituiscono la BCE e il sistema dell’euro, non solo è del tutto ipocrita  perché alcuni paesi ne influenzano le decisioni per il semplice fatto che annoverano delle banche, pubbliche o semi pubbliche, tra le banche dealer (cfr. Specialisti in Titoli di Stato del Tesoro Italiano ) che fanno parte dell’oligopolio degli specialisti in titoli di stato alle aste pubbliche (Olanda, Germania, Francia, Belgio), ma è anche di per sé completamente autolesionista per i popoli d’Europa.

 Chi ha voluto tali dogmi e perché?

 Forse non sarà  un complotto, ma un ricatto continuo da parte di un oligopolio privato, sì, e uno strozzinaggio programmato, si può dire?

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44412

VENITE a FIRENZE ! Il programma completo è disponibile. Diffondete l’invito

VENITE A FIRENZE !

da giovedì 8 a domenica 11 novembre 2012

Firenze 10+10

www.firenze1010.eu/

Fortezza da Basso

Il PROGRAMMA COMPLETO

di firenze 10+10

http://www.firenze1010.eu/it/programma-2

 

VADEMECUM

http://www.firenze1010.eu/index.php/it/partecipa-2/vademecum-firenze10-10

 

Forum contro le Grandi Opere Inutili ed Imposte

Il Programma degli Incontri della Rete Europea è nell’allegato

 

Sollecitiamo la più ampia partecipazione a Firenze e siamo a disposizione per ogni info aggiuntiva.

Grazie !  A sarà düra !

 

PresidioEuropa No TAV

www.PresidioEuropa.netinfo@PresidioEuropa.net

Le iscrizioni sono aperte!

Sono aperte le iscrizioni a Firenze 10+10, per singoli partecipanti e per organizzazioni.

Firenze 10 +10 è un evento totalmente auto-finanziato e auto-organizzato.

Per questo motivo il contributo di tutti i partecipanti è necessario per renderlo possibile.

Scopri qui come iscriverti e come contribuire. E’ importante farlo prima possibile!

 

Dalle barzellette oscene all’umorismo british

Monti e la Fornero peggio di Berlusconi e Bondi

G.Di G.

Incredibile ma vero. Non c’è mai fine al peggio. Quando c’era Berlusconi dovevamo sorbirci battute infelici, corna nelle fotografie, poesie esilaranti, canzonette raffazzonate o barzellette oscene, mentre l’economia sprofondava e la politica non era altro che un alibi per fare il proprio comodo.
Oggi con l’attuale Governo, forse, è anche peggio. Almeno a battute.
Nelle ultime settimane, ad esempio, la vetta della classifica delle battute più infelici è stata conquistata dal premier Mario Monti e dal suo ministro del Lavoro, o del Welfare o delle Pari Opportunità, Elsa Fornero, a pari merito. Il presidente del Consiglio se ne è uscito con questa dichiarazione: “Grazie al mio Governo l’Italia non è stata colonizzata dall’Europa”. E la Fornero, per non sentirsi in difetto, ha dichiarato che i giovani d’oggi, di fronte al lavoro, sono choosy, ovvero schizzinosi.
Andiamo per ordine. Non ce ne vogliano i puristi del galateo, ma procediamo per importanza di carica. Veniamo a Monti che, in difesa del suo operato, ha voluto sottolineare quanto abbiano fatto lui e i suoi ministri per non prendere ordini dall’Europa. Sembra chiaro che non abbia voluto far ridere con questa battuta o, forse, colpa nostra che non abbiamo riso… In effetti, ripensandoci, sembra una delle migliori battute in stile british che si siano mai fatte, almeno confrontandole con quelle del suo omologo precedente, il Cavaliere… Bando ai parallelismi, Monti ha detto che non siamo stati colonizzati dall’Europa… Da chi? Dall’Europa? Da quella Unione di Nazioni che i nostri padri e i padri dei nostri padri auspicavano? O da quell’Unione che lui stesso, in prima persona e più di chiunque altro, rappresenta, ovvero l’unione bancaria europea? Colonizzare, forse, si intende finanziariamente. Con speculazioni e giochi in Borsa.
Sembra evidente visto che nessuno Stato, almeno fino a questo momento, ha minacciato un’invasione con tanto di carri armati e fanteria. E poi l’Unione europea non è politica, non ha un esercito in comune, non parla la stessa lingua, non ha una politica estera, ha solo una moneta unica e una banca europea. Dunque, ripensandoci, il massimo rappresentante della Finanza, dei fondi di investimento, delle banche d’affari, la cui fama si estende da un capo all’altro del nostro pianeta, che governa il nostro Paese, ci assicura che quel potere che lui rappresenta, e per cui è noto a Shangai come a New York, non è entrato in Italia. Non sta creando riforme, leggi e leggine. Siamo al sicuro. Tutti quei poteri lì, li abbiamo tenuti fuori dai nostri confini e non ci hanno colonizzato né ci colonizzeranno. Come se un lupo rassicurasse il gregge che governa, dicendo alle belanti pecore di non preoccuparsi, non ci sono tracce di lupi in giro… quello che hanno di fronte agli occhi è un paladino delle pecore, anche se ha il pelo nero, la coda lunga e i denti aguzzi…
L’altra battuta, inconsapevole o no, è stata pronunciata dalla Fornero, la ministra delle lacrime… I neo laureati o i ragazzi italiani anche senza laurea sarebbero troppo schizzinosi di fronte al lavoro che gli si propone. Davvero? Il lavoro gli si presenta davanti e loro non lo accettano? Ma se tutti i dati europei e italiani dicono che non c’è lavoro, che è il più grande problema della recessione di casa nostra, che non si è mai registrata una disoccupazione tale nel mondo giovanile, e la colpa è di chi rifiuta una occupazione perché è viziato e vorrebbe altro? Forse, erano meglio le poesie di Bondi o le barzellette sul Bunga Bunga (pardon, il Pdl fa sapere che oggi si dice squit squit). Almeno, distraevano…


30 Ottobre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17479

Sicilia, mare in tempesta

Casini e Bersani si sentono vincitori e pensano di trasferire anche nella Penisola il modello Crocetta

michele mendolicchio

La risposta dei siciliani stanchi di essere presi in giro, stanchi di vedere certe facce di bronzo, stanchi di stare nell’euro della miseria è stata quella giusta. Con oltre il 52% di astenuti, cui vanno aggiunti il 5% di schede bianche e anche il 15% del M5S visto che si tratta di voti contrari alla partitocrazia del magna magna ecco che arriviamo a dei numeri stratosferici.
Oltre il 72% dei siciliani ha detto basta a questo banchetto di centrodestra e di centrosinistra che dura da quasi 20 anni. Sicuramente Crocetta è una brava persona ma da qui a parlare di vittoria e di programmi ce ne vuole. Già il fatto che debba allearsi con gli uomini di Lombardo non può essere considerato come un segnale di rinnovamento. E’ da escludere categoricamente che Grillo appoggi le politiche programmatiche del nuovo presidente. Crocetta non potrà quindi governare se non ripercorrendo le stesse strade del clientelismo lombardiano. Per cui non resterà che tornare alle urne. Quello che davvero fa arrabbiare i cittadini sono le facce di bronzo, alludiamo a Casini e Bersani, che fino all’altro giorno hanno appoggiato Lombardo. “Voto siciliano anticipa le tendenze nazionali, il rapporto tra moderati e progressisti si conferma l’unico antidoto contro populismi ed estremismi”, questa l’imbarazzante dichiarazione di Casini. Anche il trionfalismo di Bersani non è da meno. Ma si rendono conto che hanno tenuto in piedi i peggiori governi della Sicilia? Forse no, altrimenti non farebbero queste figuracce. Cuffaro sta in galera per mafia e il suo successore Lombardo è inquisito per lo stesso motivo. E Bersani e Casini hanno ancora la faccia tosta di parlare di successo della loro alleanza. Cose da pazzi! Dietro la faccia pulita di Crocetta, c’è solo il solito marciume. Un presidente con poco più del 10% del consenso dei siciliani non potrà assolutamente governare, a meno che non si allei con le truppe di Lombardo o con quelle di Miccichè. Casini parla di laboratorio siciliano da esportare anche sulla terraferma ma non si rende conto che i tempi sono scaduti. Gli italiani si sono svegliati con oltre il 52% di pernacchi ai centrodestri e ai centrosinistri. Quello che avverrà anche a livello nazionale non sarà certamente un voto per Casini e Bersani, come pensano questi signori ma un vaffa definitivo di tutti gli italiani a questi politici che hanno portato il Paese alle dipendenze della Merkel, dei banchieri e dei pescecani internazionali. E’ ora di liberarsi di questa politici che stanno svendendo il nostro Paese, riducendolo ad un grande mercato di braccia e di affari. Come si fa ancora a dare credito a certa gente? Per fortuna dalla Sicilia è arrivato un chiaro messaggio di rottamazione per questo maggioritario del magna magna, altro che di alleanza da esportare a livello nazionale.   
Prima ci hanno fatto il regalo dell’euro della miseria e adesso quello dei camerieri a vita. Non c’è nessun dato positivo: disoccupazione in crescita, salari ridotti ad elemosina, debito pubblico in salita, imprese che chiudono e povertà alle stelle.
In Sicilia come nella Penisola si potrà governare solo con le ammucchiate, tanto gradite all’Udc. E pensare che Bersani fino all’altro giorno aveva parlato di ritorno alla normalità ovvero ad un governo con Vendola. E’ chiaro che sarà un’ammucchiata come l’attuale, con Monti ai comandi o un suo vice e Bersani, Casini e Alfano a fare da paggetti. E Vendola continuerà con la sua narrazione infinita di partito di lotta e di governo. In Sicilia quindi ci sarà ancora l’ombra di Lombardo a pesare nelle decisioni del neo governatore, altro che cambiamento. Non per niente già dagli ambienti della City e di Wall Street arriva l’avviso ai naviganti: proseguire con Monti altrimenti sono guai. E così alla faccia del nuovo che avanza ci toccherà sorbirci l’ammucchiata siciliana e quella romana. Se non ci liberiamo di questo abbraccio soffocante il Paese è destinato a diventare solo un grande bacino di schiavi. Tornare alla nostra sovranità a livello isolano come a livello nazionale, uscendo dall’euro e da questo banchetto centrosinistro e centrodestro del magna magna. Dalla Sicilia comunque è arrivato un segnale estremamente positivo, come la vittoria dell’astensione e il vaffa a Di Pietro, Vendola e Fini.  
 
31 Ottobre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17494

Incenerimento nei cementifici… Siamo alla frutta

Il governo “tecnico” osa quanto né Pdl né Pd hanno mai osato

Ernesto Ferrante

L’incubo dei comitati ambientalisti di tutta Italia, sta per divenire realtà. I rifiuti, tra non molto, potranno essere bruciati nei cementifici. Ciò che non è riuscito ai governicchi politici dell’ultimo quindicennio, soprattutto per l’opposizione dei gruppi civici di tutela ambientale, sta per essere messo a punto dal governo “tecnico” (mai legittimato dal popolo) dei professori della miseria, con il timbro in calce del ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
“Per mettere fine ai costosissimi viaggi all’estero, per eliminare i rifiuti prodotti”, queste le motivazioni ufficiali; per fare un bel regalo ai sinori del cemento, fregandosene della salute dei cittadini, quelle ufficiose.
“Il regolamento sul combustibile solido secondario (CSS), si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, è una parte essenziale del complesso di interventi di politica ambientale, energetica e industriale che sono necessari all’Italia per assolvere gli impegni europei e internazionali in materia ambientale ed energetica, offrendo inoltre soluzioni concrete alla soluzione dei problemi del nostro Paese in materia di gestione corretta e sostenibile dei rifiuti”.
Una ricetta pericolosa e vecchia, seppur incartata diversamente, già proposta già tre anni fa circa dall’ex assessore all’Ambiente della Regione Campania nonché ex presidente di Greenpeace, Walter Ganapini, per smaltite le (eco)balle. Cambiano i nomi, ma la paura che a finire nei forni dei cementifici siano pacchi enormi contenenti ogni sorta di immondizie, è sempre la stessa.
Tra l’altro, nella categoria di CSS, rientrano anche le gomme sintetiche non clorurate, le resine e fibre artificiali e sintetiche con contenuto di Cl inferiore a 0,5% in massa e i pneumatici fuori uso. Non esattamente confettini colorati e caramelle aromatizzate. A fare i salti di gioia, saranno solo i cementifici che intascheranno anche bei soldoni per incenerire i rifiuti (in virtù della famigerata CIP6). A finanziare tale produzione di veleni saranno i cittadini attraverso le bollette dell’energia elettrica.
“L’uso come combustibile in centrali, cementifici o anche termovalorizzatori può essere una strada da seguire, spiegò qualche tempo fa l’esimio Clini, per risolvere il problema dei rifiuti, per valorizzare energicamente i rifiuti e per uscire fuori da un circuito nel quale la malavita organizzata ha avuto un ruolo molto importante. Il nostro obiettivo è quello di far uscire i rifiuti dal ciclo ordinario per portarli in un ciclo industriale, qualunque sia: raccolta differenziata, recupero di energia o recupero di materiali”.
Probabilmente siamo intellettivamente limitati, ma proprio non riusciamo a vedere dove sia il colpo di genio nel trasformare schifezze assortite in energia e cemento fresco per riempire le tasche dei soliti noti. Anni fa, su questo giornale, scrivemmo che l’emergenza rifiuti aveva IBAN e sportelli. Oggi ne siamo ancora più convinti.
Non a caso il nostro paese è stato il primo ad aver quotato i rifiuti in Borsa a partire dal 1993, reiterando illegalmente decreti su decreti.
Monnezza non olet….

30 Ottobre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17478

Alla conquista del Mali. Il neocolonialismo che piace

La visita del segretario di Stato Usa si conclude senza un accordo. I tuareg algerini si dicono contrari all’intervento armato

Francesca Dessì

Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in visita ufficiale ad Algeri, ha fatto pressione sul presidente algerino Abdelaziz Bouteflika affinché sostenga l’intervento armato nel nord del Mali. Ma non c’è stato nessuno accordo. Secondo indiscrezioni diplomatiche, Bouteflika non si sarebbe opposto a un’operazione armata africana ai confini del Paese ma non avrebbe neanche acconsentito ad una partecipazione diretta dell’Algeria. Il governo algerino teme una “destabilizzazione” del suo territorio, abitato da 50mila tuareg, e propone una soluzione politica alla crisi maliana, chiedendo il coinvolgimento sia del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad che degli islamici di Ansar ad Dine.
Il mancato accordo è stato ammesso dal segretario di Stato Usa, sottolineando tuttavia che i due Paesi andranno avanti “a livello bilaterale e con i partner regionali, in concertazione con la Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao-Ecowas), l’Unione Africana e l’Onu per cercare soluzioni alla crisi del Mali”. La Clinton, durante una conferenza stampa, ha ribadito che “la potenza militare e la sua capacità di raccogliere informazioni fanno dell’Algeria il Paese più potente del Sahel, partner cruciale nella lotta a al Qaida el Maghreb islamico (Aqmi)”.
“Ho molto apprezzato l’analisi del presidente, basata sulla sua lunga esperienza, così come su molti fattori complicati che devono essere fronteggiati per far fronte alla situazione di insicurezza in Mali e alla minaccia terroristica e di traffico di droga posta alla regione e oltre” ha aggiunto la Clinton.
Alla sviolinata della rappresentante della Casa Bianca, il capo di Stato algerino non ha risposto. Ci ha pensato al suo posto Mahmoud Guemana, deputato di Tamanrasset, regione algerina confinante con il Mali, secondo cui “l’intervento straniero” causerebbe “un sacco di problemi” nella regione del Sahel. “Quello che chiedono gli Stati Uniti e la Francia causerà molti problemi. Si sa quando comincia un intervento militare ma non si sa quando finisce: la Libia rappresenta un buon esempio. Per questo motivo auspichiamo che Algeri continui a opporsi a un intervento straniero per privilegiare il dialogo” ha spiegato Guemama, capo tuareg intervenuto a nome dei responsabili dell’Ahaggar, la regione dove vivono circa 50mila tuareg algerini. Secondo il deputato di Tamanrasset, che ha ricordato gli stretti legami tribali tra i tuareg stabiliti in Algeria, Mali e Niger, “l’’intervento straniero in Mali ha obiettivi coloniali. In realtà nel mirino della crisi del Nord maliano c’è Algeri”. Del resto l’Algeria è uno dei pochi Paesi in cui la cosiddetta “primavera araba” non è arrivata.
Intanto, fremono i preparativi militari a Bamako, dove sono giunti i rappresentanti della Cedeao-Ecowas, dell’Unione africana, dell’Unione europea e delle Nazioni Unite che hanno definito “inevitabile” l’intervento armato. La Cedeao-Ecowas si è detta disponibile ad inviare 3300 uomini. Stati Uniti e Francia, che hanno già inviato droni e uomini nel Sahel, forniranno aiuto logistico. Così come la Germania, la Gran Bretagna, l’Italia e la Spagna.L’intervento militare sembra inevitabile. Mentre le grandi potenze pensano a fare la guerra, la situazione umanitaria nel Sahel si fa sempre più drammatica. Secondo il portavoce dell’Unicef Italia, Andrea Iacomini, la vita di oltre 4 milioni di bambini è a rischio a causa della malnutrizione. “Sebbene siano nove i Paesi colpiti dall’emergenza, come Unicef siamo fortemente preoccupati per la situazione in Mali dove persiste una forte instabilità politico-sociale e drammatiche situazioni di vita” ha spiegato Iacomini precisando che il conflitto procura “un inasprimento delle già drammatiche condizioni legate alla crisi nutrizionale e ai pericoli epidemici che perdurano specie nelle zone alluvionate”. A destare preoccupazione è la situazione dei profughi: 118.795 persone sono sfollate all’interno del Paese ed altre 205.300 si trovano rifugiate in Mauritania, Burkina Faso e Niger. Metà dei profughi sono bambini, “vittime principali del fuoco incrociato della crisi alimentare e del conflitto politico spesso accolti in aree gravemente colpite dalla crisi nutrizionale e alimentare”. Secondo i dati Unicef, “entro la fine del 2012 sarà necessario sottoporre a terapie contro la malnutrizione acuta grave ben 175.000 bambini del Mali. Un totale di 47.855 bambini gravemente malnutriti inoltre sono stati già inseriti all’interno di adeguati programmi terapeutici”. Le foto di questi bambini parlano da sole.
Sahara Occidentale. Inviato Onu in Marocco
L’inviato del segretario generale dell’Onu per il Sahara occidentale Christopher Ross, sfiduciato lo scorso maggio dal Marocco per le sue decisioni “parziali e squilibrate”, ha incontrato lunedì il re del marocchino Mohammed VI. Da sabato nel Paese nordafricano nell’ambito di un più ampio tour diplomatico, Ross ha detto che scopo del viaggio “è quello di fare il punto sugli ultimi cinque anni di negoziati” tra Rabat e il Fronte Polisario che si batte per l’autodeterminazione del Sahara occidentale, dal 1974 annesso al Marocco. Negoziati che fino ad oggi non hanno portato a nulla. Per la fine di novembre Ross dovrà presentare una relazione al Consiglio di sicurezza dell’Onu in cui presenterà anche idee concrete per progredire nelle trattative e giungere “a una soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile”. Ross ha accusato lo scorso maggio il governo di Rabat di ostacolare il lavoro dei caschi blu della Minurso. Secondo notizie riferite dall’agenzia di stampa marocchina Map, Mohammed VI ha ribadito la posizione ufficiale di Rabat, ovvero quella di poter concedere al massimo un’ampia autonomia regionale al Sahara occidentale all’interno dei confini del regno. Il Polisario chiede invece che si tenga un referendum sull’autodeterminazione così come sancito da una risoluzione dell’Onu del 1991.
 
31 Ottobre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17505

L’Occidente euro-atlantico vuole normalizzare la Bosnia

La Ashton e la Clinton in visita a Sarajevo chiedono una maggiore integrazione dell’area nell’Ue, ma soprattutto nella Nato

Andrea Perrone

L’Occidente euro-atlantico chiede maggiore integrazione agli Stati dei Balcani occidentali, nonostante ne abbia distrutto l’unità etnico-religiosa per imporre le proprie leggi targate “democrazia export” con l’uso di proiettili all’uranio e bombardamenti indiscriminati.
A tale scopo il segretario di stato Usa, Hillary Clinton e l’Alto rappresentante Ue, Catherine Ashton (nella foto insieme alla Clinton), sono giunte a Sarajevo, prima tappa di un tour balcanico che le condurrà anche in Serbia e Kosovo con l’obiettivo di rilanciare il processo di euro-integrazione dell’area. Ma l’intesa soprattutto con il governo serbo non sarà facile. Le due rappresentati del mondo euro-atlantico sono giunte ieri sera a Belgrado per incontrare il presidente della Repubblica di Serbia, Tomislav Nikolic e con il premier Ivica Dacic che non intendono accettare compromessi per il riconoscimento della secessione unilaterale del Kosovo dalla madrepatria. Tuttavia l’ex first lady Usa appena arrivata nella capitale serba ha avuto l’ardire di affermare spudoratamente che la Serbia può riprendere il dialogo con il Kosovo anche senza riconoscerne l’indipendenza.
In Bosnia, si è svolto invece un incontro con i tre membri – croato, musulmano e serbo, della presidenza della repubblica collegiale del Paese, nonché con i rappresentanti della Comunità internazionale “sarà sottolineato l’urgente necessità che i partiti politici servano l’interesse della popolazione e concordino le necessarie riforme”, ha indicato un portavoce di Clinton alla vigilia della partenza. La Bosnia è ostaggio dello scontro etnico, divisa in due entità contrapposte – la serba, Repubblica Srpska, e la Federazione croato-musulmana – collegata da deboli istituzioni centrali, il rafforzamento delle quali è, invece, cruciale per l’adesione all’Unione europea e alla Nato. È questo ciò che sperano di realizzare i fautori dell’ordine euro-atlantico, dominare le genti e piegarle ai loro voleri come già fanno con gli altri popoli del Vecchio Continente. Una richiesta che non poteva mancare da chi ha rappresentata ieri in Bosnia-Erzegovina la diplomazia del dollaro. Questa è stata comunque la linea seguita dalle due diplomatiche euro-atlantiche. Non è mancato naturalmente l’intervento dell’ex first lady americana che ha criticato chi tenta di mettere in dubbio la sovranità della Bosnia-Erzegovina, sottolineando che “è completamente inaccettabile”. “Pensiamo che l’integrazione nell’Unione europea e nella Nato offrano a questo Paese la via migliore verso la stabilità e la prosperità”, ha osservato la Clinton in una conferenza stampa a margine dell’incontro con i tre membri – croato, musulmano e serbo – della presidenza della Repubblica bosniaca. Ma nessuno dei membri, soprattutto i serbi, intendono accettare una progressiva centralizzazione del sistema federale esistente e tanto meno l’ingresso nell’Alleanza Atlantica di cui non dimenticano il ruolo negativo e terrorista giocato dalla Nato nella guerra fratricida della fine degli anni Novanta.

31 Ottobre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=17500