KOSOVO: Tutti gli affari degli americani. Una colonia a stelle e strisce

E gli americani tornano in Kosovo, se mai se ne sono andati, per fare affari. Madeleine Albright, già Segretario di Stato americano, è in procinto di accaparrarsi la Ptk (Pošta i Telekomunikacije Kosova), principale compagnia kosovara di telecomunicazioni, finora a maggioranza pubblica. Questo è senz’altro il caso più eclatante ma la Albright è in buona compagnia. Wesley Clark, già comandante delle forze Nato in Europa, alla testa della società canadese Envidity, ha presentato alle autorità kosovare una licenza per sfruttare le risorse di carbone e lignite del paese per ottenerne carburante. Clark fu l’uomo che diede l’ordine di bombardare Belgrado, il 24 marzo 1999, al fine di abbattere il regime di Milosevic all’epoca impegnato nella guerra in Kosovo, con un’operazione militare che non ricevette l’avallo Onu e che vide l’Italia in prima linea. La Bechtel Group sta intanto costruendo l’autostrada che collegherà Pristina a Skopje. Il gruppo Bechtel è il quinto gruppo americano per importanza nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria. E’ quello – per intenderci – che ha costruito il tunnel sotto la Manica. Bechtel sta lavorando al progetto insieme alla Enco, società turca alla cui poltrona di amministratore delegato siede Jock Covey, già esponente dell’Unmik.

Quello della privatizzazione della Ptk è stato presentato dal quotidiano croato Jutarnji List come “l’affare del secolo”, e frutterà circa 400 milioni di dollari al giovane Stato. Sotto la pressione di Bruxelles, il governo kosovaro ha lanciato un’offerta d’acquisto pubblica ma fonti ufficiose riportate dal quotidiano zagrebese suggeriscono come tutto sia stato organizzato in modo che la Albright Capital Management vincesse la gara. Come si è detto, si tratta della società dell’ex Segretario di Stato americano, Madalaine Albright, responsabile della diplomazia durante l’amministrazione Clinton, che ha giocato un ruolo chiave nel processo di indipendenza del Kosovo ed oggi ne raccoglie i frutti.

Che il Kosovo fosse terra di conquista per gli Stati Uniti era un sospetto che si covava già da qualche anno, quando si apprese del progetto Ambo, un oleodotto transabalcanico, in fase di ultimazione, il cui consorzio, con sede negli Stati Uniti, è direttamente collegato alla società dell’ex vice-presidente Dick Cheney, Halliburton Energy. Secondo Michel Chossudovsky, importante economista canadese, la politica Usa di “proteggere le rotte degli oleodotti” provenienti dal bacino del Mar Caspio (e che attraversano i Balcani) era stata espressa dal Segretario all’Energia di Clinton, Bill Richardson, appena pochi mesi prima dei bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999. Le dichiarazioni di Richardson furono riprese dal Guardian (A Discreet Deal in the Pipeline, 15 febbraio 2001): “Qui si tratta della sicurezza energetica dell’America. Si tratta anche di prevenire incursioni strategiche da parte di coloro che non condividono i nostri valori. Stiamo cercando di spostare questi Paesi, da poco indipendenti, verso l’occidente. Vorremmo vederli fare affidamento sugli interessi commerciali e politici occidentali, piuttosto che prendere un’altra strada. Nella regione del Mar Caspio abbiamo fatto un investimento politico consistente, ed è molto importante per noi che la mappa degli oleodotti e la politica abbiano esito positivo”.

Per quanto riguarda l’oleodotto Ambo, apparirebbe che l’Ue sia stata ampiamente esclusa dalla programmazione e dalle negoziazioni. Con i governi di Albania, Bulgaria e Macedonia furono firmati “memorandum d’intesa” che spogliano quei paesi della sovranità nazionale sui corridoi dell’oleodotto e dei trasporti fornendo “diritti esclusivi” al consorzio anglo-americano.

La Halliburton Energy avrebbe ottenuto anche importanti commesse per le forniture militari americane in Kosovo, dove ha sede la base militare a stelle e strisce più grande d’Europa, quel camp Blondsteel costruito proprio dalla Hulliburton tramite la sua sussidiaria Kellogg, Brown and Root.

Insomma, dalle telecomunicazioni alle risorse minerarie, dall’oleodotto a camp Blondsteel, quella kosovara sembra sempre più una colonia americana data in gestione a una banda di criminali di guerra prima osteggiati (l’Uck era tra le organizzazioni terroristiche osteggiate da Washington fino al 1998 e alcuni suoi leader sono sotto processo all’Aja) e poi asserviti al nobile scopo della sicurezza a stelle strisce. Una sicurezza che per molti, europei compresi, è sinonimo di sopruso e violenza. Alla luce di questi elementi, l’indipendenza tanto voluta e sbandierata dai kosovari, è un’illusione quando non una truffa. Una truffa cui l’esercito italiano, impegnato in Kosovo per operazioni peacekeeping, partecipa volente o nolente. Cosa ne viene alle tasche del Belpaese, però, è un’altra storia.

Matteo Zola

eastjournal.net

Pubblicato venerdì 26 ottobre 2012 

Progetti di destabilizzazione: l’asse Pristina – Damasco

Per alcuni aspetti sembra tornare una vecchia storia. Le motivazioni della guerra della NATO e della “santa alleanza” euro-occidentale contro la Serbia e per la separazione del Kosovo avevano molto poco a che vedere con la protezione dei diritti umani dei cittadini kosovari (non solo albanesi kosovari, ma anche serbi, rom, gorani etc.) e molto, invece, a che vedere con gli interessi strategici che si concentravano e si concentrano tuttora su quel quadrilatero a crocevia tra i Balcani Occidentali e l’Europa Orientale e il Medio Oriente.

Interessi economici, come si vede dalla rotta del South Stream, uno dei più importanti investimenti russi nel mercato della distribuzione del gas, in compartecipazione ENI – Gazprom, nel continente europeo. Ed interessi militari, come si vede da una rapida ricognizione sulla base di Camp Bondsteel, grande quanto una città, una delle basi USA più grandi di tutta Europa e la più grande in tutti i Balcani, capace di ospitare fino a settemila (settemila) soldati (più risorse, macchinari, strumenti, munizioni, equipaggiamenti).

Dunque, il Kosovo come una gigantesca piattaforma militare per gli interessi USA e NATO? Le informazioni, circolate (poco) nel corso dell’estate e più recentemente tornate a galla con il precipitare della crisi siriana e le nuove proposte negoziali del nuovo mediatore internazionale (Lakhdar Brahimi), circa l’arrivo di membri dell’opposizione siriana armata a Pristina, capoluogo del Kosovo, al fine di ricevere consigli, sostegni e aiuto nella battaglia sul campo contro il governo siriano di Bashar al-Assad, non sembrano avere sorpreso più di tanto il pubblico serbo (né hanno scosso più di tanto il pubblico kosovaro), e tuttavia la notizia dei membri dell’ex formazione terrorista UCK (il cosiddetto “Esercito di Liberazione del Kosovo”, ex testa di ponte dell’intervento NATO contro la Serbia) impegnati nella preparazione di un campo internazionale per la formazione dei ribelli armati ha destato e continua a destare preoccupazione, nei Balcani e non solo.

Come è facile intuire, la Russia è stata la prima a reagire alla notizia di connessioni di ispirazione jihadista tra l’opposizione armata siriana e le autorità politiche e militari della auto-proclamata (e non internazionalmente riconosciuta) “Repubblica del Kosovo” e ha dichiarato che la formazione, la preparazione e l’addestramento di ribelli armati siriani è in netto contrasto con gli sforzi delle Nazioni Unite per calmare la situazione in Siria, con il lavoro della mediazione internazionale alla ricerca di una soluzione negoziale alla guerra civile e per procura in corso nel Paese, nonché, vale la pena di aggiungere, con il rilancio di un tavolo politico e negoziale per il dialogo tra Belgrado e Pristina, nella comune strada verso l’integrazione europea.

La Federazione Russa, di conseguenza, ha nuovamente invitato le forze internazionali presenti in Kosovo (la supervisione internazionale dell’indipendenza kosovara è formalmente cessata, ma restano attive sia la missione militare della NATO, KFOR, sia la missione giuridica della UE, EULEX) ad intervenire per fermare la formazione di una opposizione armata siriana in Kosovo, aggiungendo che fare della provincia una base internazionale per la formazione di eserciti irregolari e paramilitari potrebbe diventare il principale fattore di destabilizzazione nei Balcani e, in prospettiva, dell’intera Europa centro-orientale. Fonti di informazione russe hanno infine accreditato la versione secondo la quale la delegazione dei ribelli siriani armati sarebbe giunta a Pristina direttamente dagli Stati Uniti, dove, presumibilmente, avrebbero ricevuto assistenza, consigli e istruzioni funzionali a tale “missione”. Non è stata fatta piena luce su questo aspetto, particolarmente torbido ed inquietante, della vicenda. Se se ne dimostrasse la veridicità, sarebbe l’ennesima conferma della gravità e della carica destabilizzatrice del cosiddetto “precedente kosovaro” e l’ennesima attestazione dell’ormai ampia e consolidata internazionalizzazione del conflitto siriano con questi “ribelli” armati ed etero-diretti da potenze straniere e ben inseriti nei circuiti (politici e militari) dell’imperialismo euro-atlantico.

E Pristina? Le autorità albanesi-kosovare hanno ufficialmente negata l’esistenza dei campi di addestramento militare. E’ stata riportata, tuttavia, dalla stampa locale, una dichiarazione di un “attivista siriano”, che, a quanto si apprende, risponde al nome di Ammar Abdulhamid (il cui curriculum su wikipedia è davvero di tutto interesse: en.wikipedia.org/wiki/Ammar_Abdulhamid), il quale ha riferito che riceveranno da ex membri del KLA o UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo) “istruzioni” su come unire i diversi gruppi armati presenti in Siria, sviluppare un vero e proprio coordinamento logistico e militare e condurre una guerriglia sistematica contro il regime di Bashar al-Assad. Le sue dichiarazioni valgono per tutte.

L’esempio del Kosovo può essere fonte di ispirazione per noi. I militanti dell’UCK hanno già percorso quella strada e hanno la necessaria esperienza che può rivelarsi utile anche per noi. Siamo particolarmente interessati a imparare a riunire in un unico esercito i nostri gruppi armati”. Vale la pena riportare, a proposito, anche il commento della stampa serba, secondo la quale: “Il pubblico esperto non è sorpreso di fronte a tali eventi. Gli analisti ricordano che per molti anni ci sono stati legami solidi tra gli estremisti albanesi in Kosovo e vari Paesi islamici. La formazione si terrà probabilmente nei vecchi campi dell’UCK al confine con l’Albania e in altri luoghi dove non ci sono ormai più serbi da diversi anni”. Vengono persino menzionati i luoghi deputati per una tale “formazione”, dalle montagne Prokletije, viste le somiglianze morfologiche con la situazione sul terreno in Siria, alle vecchie basi dell’UCK a Kukes e Tropoja, nel nord dell’Albania.

Gli analisti sottolineano inoltre che nel contesto della situazione attuale della regione balcanico-occidentale e la minaccia di destabilizzazione continua non solo in Kosovo ma anche in Macedonia settentrionale e Serbia meridionale, il tutto potrebbe avere ripercussioni gravi e minacciose – non solo per i Balcani, ma su una scala più ampia. Il torneo delle ombre sembra ripreso e la giostra del “Big Game” accelera sempre di più.

Gianmarco Pisa

sibialiria.org

Pubblicato giovedì 25 ottobre 2012 

Guerra fra poveri all’Ikea

Marco Cedolin

Quanto accaduto stamani presso il polo
logistico dell’IKEA a Piacenza rallegrerà senza dubbio i cuori dei banchieri di capitale e di governo che stanno centrifugando i resti
dell’Italia alla ricerca dell’ultima stilla di sangue.

A contendersi sul campo lancia in resta

qualche briciola di elemosina, i facchini dell’Ikea, che il progresso
coniugato nel verbo delle esternalizzazioni vuole dipendenti delle
cooperative locali e non certo della multinazionale svedese come
usava ai tempi del giurassico.

Equamente divisi fra una brigata di

facchini “schizzinosi”, intenzionata a bloccare l’ingresso
del polo….

rivendicando il diritto al rispetto del

contratto e degli accordi locali presi con le cooperative, affiancata
dai Cobas e da alcuni esponenti di Rifondazione Comunista ed una
brigata di facchini decisa al contrario ad entrare comunque nello
stabilimento, seguendo il consiglio di lacrima Fornero, in virtù del
quale é sempre meglio stare dentro al lavoro, anche quando anzichè
un salario percepisci solamente pugni sui denti.

Fra le due fazioni di colleghi

contrapposte sono volate in men che non si dica botte da orbi che
hanno mandato cinque facchini all’ospedale. Tre “forneriani”
buttati a terra e presi a calci dai colleghi che presidiavano il
cancello e due “schizzinosi”, investiti dalle auto dei
colleghi intenzionati a forzare il blocco.

Tutti i feriti hanno già annunciato

che presenteranno denuncia per le violenze subite, assicurando un
poco di lavoro extra alla categoria degli avvocati che a ben guardare
se la passa certo meglio di loro.

Così ci vogliono e proprio così

stanno riuscendo ad averci, verrebbe da dire, osservando quanto
accaduto con la giusta dose di disincanto.
http://marcocedolin.blogspot.it/2012/10/guerra-fra-poveri-allikea.html

No Tav e giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Aggredire nella sua prima accezione significava avvicinarsi ma, nel tempo e per adeguarsi alle necessità della comunicazione bellica, si è trasformato in assalire con violenza e all’improvviso. Ecco che il linguaggio familiare e aperto viene trasformato dalla mascolinità violenta della guerra. Troppe donne, troppo spesso, sono aggredite dentro e fuori la famiglia, stuprate, usate, schiacciate, cancellate dalla brutalità maschile. Sono ben novantotto le donne, vittime di violenza, uccise da inizio anno in Italia. Quasi una ogni due giorni.

In Valle di Susa, come in qualsiasi altro luogo della terra, noi donne abbiamo il dovere di denunciare e lottare contro questa violenza maschile.

In Valle di Susa, ci troviamo anche nella necessità di lottare contro la violenza dello Stato e delle mafie nei confronti della terra. Vogliono imporci la devastazione del territorio con un’opera dannosa per la salute, per l’ambiente e che ipoteca il nostro presente ma anche il futuro di tutte le figlie e i figli dell’avvenire.

Per questo, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, vorremmo che tutte le donne valsusine si sentissero coinvolte nel dar vita a una due giorni di eventi che si svolgerà a Bussoleno nel fine settimana del 17/18 novembre 2012. L’idea è quella di coinvolgere attrici, artiste, artigiane, hobbiste, intellettuali, scrittrici, fotografe e tutte coloro che hanno idee e voglia di proporre, per creare non soltanto una giornata da vivere con la comunità tutta, all’aperto, ma anche una serie di eventi e approfondimento sul tema della violenza contro le donne e contro la terra.

Il fine settimana si concluderà con una passeggiata in Val Clarea per rendersi conto con i propri occhi di quello che la violenza delle lobby economiche è in grado di masticare e distruggere.

Chiediamo a tutte le donne che hanno un’eco più grande, grazie ai successi personali ottenuti nel corso degli anni, di condividere questo nostro manifesto e di aderire – anche solo formalmente nell’impossibilità dell’essere presenti di persona – affinché la voce delle donne della Valle di Susa possa essere ascoltata, discussa, condivisa.

DonneInMovimento

medea.noblogs.org

Pubblicato domenica 21 ottobre 201

27 ottobre- No Monti Day ”FACCIAMOGLIELA PAGARE – BLOCCHIAMO TUTTO!”


APPELLO

PER UNO SPEZZONE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI

IN DIFESA DI LAVORO, DIRITTI e WELFARE

IL 27 OTTOBRE AL “NO MONTI DAY”!

L’Europa sta diventando una polveriera. Ovunque esplodono focolai di opposizione sociale alle politiche di austerity imposte da BCE-UE-FMI ai vari paesi dell’eurozona. Solo il 30 settembre scorso, a Parigi, al grido di “RESISTENZA” più di 50.000 persone hanno affollato le strade contro l’austerità del governo “socialista” Hollande. Il 7 ottobre, centinaia di migliaia di lavoratori spagnoli sono scesi in piazza in 57 diverse città contro la distruzione dei diritti sociali e del lavoro da parte del governo Rajoy. In Grecia sono quotidiane le proteste dei lavoratori e dei diversi settori sociali messi in ginocchio dagli effetti di macelleria sociale dei memorandum della Troika. Il 14 novembre torneranno a scioperare ancora i lavoratori in Portogallo e Spagna.

Ora deve toccare all’Italia! Anche nel nostro paese questo feroce attacco padronale, col ricatto del debito e dello spread, si sta abbattendo sulle nostre teste cancellando salario, posti di lavoro e diritti conquistati in decenni di lotte. Pensioni, diritti dei precari, art. 18, Fiscal Compact, rappresentanza dei lavoratori, welfare, democrazia, beni comuni tutto viene cancellato dal governo Monti per risanare le banche. Alcoa, Sulcis, Vinyls, Irisbus, Termini Imerese, Alitalia, Ilva, gli esodati… centinaia di migliaia di posti di lavoro vengono cancellati per chiusure aziendali, delocalizzazioni, lavoro insicuro, controriforme. Questi lavoratori vengono lasciati soli a lottare per il proprio futuro contro padroni, governo e BCE senza una rete di resistenza nazionale che li sostenga e un sindacato in grado di dare a tutte queste vertenze uno sbocco con una mobilitazione generale o un livello di conflitto adeguati coordinandosi e collegandosi con gli scioperi europei.

Nel massimo momento di crisi e di bisogno di risposte di lotta dal mondo del lavoro, la Cgil esprime il massimo livello di complicità mettendosi al carro di Cisl-Uil nel non contrastare il governo Monti per non disturbare chi lo sostiene (PD-UDC-PDL) e la “Cgil che Vogliamo” esprime il massimo livello di immobilismo. Dopo FP e FLC, anche la Fiom proclama uno sciopero di categoria per il prossimo 16 novembre. Un segnale di vita che va raccolto ed esteso, ma che come nel pubblico impiego e nella scuola rischia di essere un mero atto di testimonianza più che l’inizio di un percorso di radicale contrapposizione alle politiche d’austerità e al modello Marchionne. Proprio ora servirebbe una rottura chiara con il modello concertativo e invece la Fiom si riallinea in modo suicida alla Cgil tentando di cancellare in modo autoritario la sua sinistra interna. In questo contesto, inoltre, il sindacalismo di base mantiene una linea conflittuale ma mostra la sua inadeguatezza e non autosufficienza per rilanciare a livello di massa un’ipotesi di opposizione sociale a licenziamenti e politiche dei sacrifici.

Pare evidente che per rilanciare un’opposizione conflittuale anche dentro la Cgil, e soprattuttonel paese, dobbiamo ripartire da noi delegati/e, militanti sindacali o semplici lavoratori conquistandoci il nostro spazio in ogni piazza, lanciando autonomamente momenti la lotta insieme a tutti i movimenti che in Italia e in Europa si oppongono, senza subalternità ad attuali o futuri governi, all’austerità e ai memorandum di UE-BCE-FMI.

Dobbiamo cominciare da noi e contribuire ad un’opposizione sociale che, a partire dai luoghi di lavoro, rifiuti le politiche e gli accordi di concertazione e patto sociale, che distruggono i diritti sociali e del lavoro. Abbiamo bisogno di ricostruire un vasto fronte di resistenza sociale nel quale si riconoscono tutte e tutti coloro che non vogliono più pagare i costi di una crisi provocata e gestita dai ricchi e dal grande capitale finanziario e vogliono invece rivendicare un lavoro ed un futuro dignitosi, diritti, reddito, uguaglianza e democrazia.

La manifestazione del 27 ottobre del “NO MONTI DAY” è un’importante occasione per cominciare una lotta a tempo indeterminato e per definire uno spartiacque tra chi sta con i lavoratori e chi sta con le politiche dei sacrifici.

Facciamo appello ai lavoratori e lavoratrici dipendenti, ai precari, ai disoccupati, alle donne ed ai pensionati a basso reddito per fare uno spezzone autonomo del lavoro subordinato alla manifestazione del 27 ottobre con la parola d’ordine “FACCIAMOGLIELA PAGARE – BLOCCHIAMO TUTTO!”

  • Contro le politiche di austerity, il Fiscal Compact e la Spending Rewiew

  • Per la cancellazione del ddl Fornero, dell’articolo 8 e la disdetta dell’accordo del 28 giugno

  • Redistribuire il lavoro che c’è: per la riduzione di orario a parità di salario

  • Espropriare e pubblicizzare senza indennizzo le aziende che chiudono e delocalizzano (art. 43 della costituzione)

  • La crisi e il debito li paghino i padroni e le banche! 

Mandateci le vostre adesioni e contatti per incontrarci a roma
contatti a goam@hotmail.it o chiamate al 3494906191

Prime adesioni

RSU Fiom Marcegaglia Forlì (Andrea Castellucci, Gabriele Severi, Marco Bolognesi, Federico Bonamici); comitato “Resistenza Operaia” dell’Irisbus (AV); Massimiliano Murgo, Operaio Marcegaglia Buildtech Milano; Stefano Quitadamo, delegato cassintegrati Maflow Trezzano SN; Marina Citti, Cgil Menarini S.p.A. Pomezia; Maurizio Bacchini, Fiom Cgil Baxter S.p.A.; Sante Marini, Fiom Cgil Alcatel Alenia; Fabrizio Cottini, Cgil Sielte; Andrea Ilari, rsu CNR; Angelo Imbrogno, insegnante Usb Scuola Roma; Angelo Pedrini, sindacalista Milano; Roberto Firenze, rsu Usb Comune di Milano; Armando Morgia, rsu FP Cgil Comune di Roma; Carmen Sanfilippo, rsa e dir. Filcams Cgil Torino; Andrea Fioretti, Fiom appalti Selex; Riccardo Filesi, coord. cassintegrati Overbooked Alitalia Cub Trasporti; Francesco Cori, Coordinamento Precari Scuola Roma; Francesco Locantore, Coordinamento Precari Scuola Roma; Renato Caputo, rsu Flc Cgil Roma; Alberto Pantaloni, rsu Slc Cgil Comdata; Riccardo De Angelis, rsu Flmu Cub Telecomitalia; Massimiliano Lanciotti, rsu Flmu Cub Telecom Italia; Patrizia De Giglio, rsu Flmu Cub SSC; Vincenzo Graziano, rsu Flmu Cub Comdata Torino; Fabrizio Marcelli, Fp Cgil fp Inps; Silvana Staroccia, ex Inpdap; Marina Formato, ex Inpdap; Mario Di Stefano, Cobas ex Inpdap; Federica Mecchi, Usb Inps; Vincenzo Feurra Usb ex Inpdap; Concetta Morelli, Usb ex Inpdap; Luca Climati, Usb P.I..; Enrico Brunori, Fp Cgil Inps; Cristiano Baglioni, Usb commercio; Marcello Armeni, dipendente Inps ex-Inpdap; Andrea Cavola, Usb naz.le trasporti; Federico Mugnari, rsu Filcams Cgil Sistemi Informativi di Roma; Domenico Stratoti, rsa Filcams Cgil Htl Majestic Roma; Leonardo De Angelis, rsu Filcams Cgil Sistemi Informativi di Roma; Nando Simeone, rsa Filcams Cgil Farmacap; Andrea Furlan, rsa Cosp. Tecno Service; Michele Salvi, rsu consiglio regionale Lombardia; Emanuela Pulcini, rsa CoopCulture Roma; Achille Zasso, Spi Cgil Milano, Nico Vox, rsu Cgil Don Gnocchi Milano; Renato Pomari, rsu Fiom Cgil Ibm Vimercate; Gigi Malabarba, Operaio Alfa Romeo Arese in Pensione; Antonello Tiddia, operaio Cgil Carbosulcis; Luigi Manca, operaio Carbosulcis; Annalisa Cisaria- pubblico impiego Inps; Paola Gasbarri Cobas Sanità Venezia; Lucia G. Quagliano rsu-CNR; Felice Dileo RSU Natuzzi, Direttivo Fillea-Cgil Bari; Claudio Simbolotti, usb Ferrovie; Angelo Imbrogno, RLS;

Pubblicato lunedì 22 ottobre 2012 

FIRMA ATTO DI ACQUISTO TERRENI – note organizzative

//davi-luciano.myblog.it/media/00/00/4117774789.jpg//davi-luciano.myblog.it/media/01/02/4246293084.jpg//davi-luciano.myblog.it/media/01/00/3855273394.jpg//davi-luciano.myblog.it/media/00/01/3517009978.jpg//davi-luciano.myblog.it/media/00/02/4200214577.jpg//davi-luciano.myblog.it/media/02/00/1673025072.jpgDomenica 28 ottobre firmiamo l’atto collettivo di
acquisto terreni dalle ore 9,30 fin verso le ore 16,30 a Susa in uno dei terreni
acquistati e precisamente in frazione San Giuliano proprio di fronte all’uscita
dell’autostrada sulla statale 25.

 
 
 
 
 
 

Per parcheggiare si prega di utilizzare il
parcheggio indicato per non intasare la statale 25. Si consiglia di non
parcheggiare in via Montello (dietro alla ferrovia) perché ci sono personaggi
che si divertono a danneggiare le autovetture.

 

 

 

 

 

 

Le previsioni prevedono temperature piuttosto basse
e possibilità di pioggia (o nevischio) quindi vestirsi bene da NO TAV
invernali.

 

 

 

 

Il comitato di Susa-Mompantero sta predisponendo
l’area con strutture coperte. Come sempre si cercherà di provvedere un pasto
caldo (polenta, toma, salciccia ecc.), bevande calde e altri generi di conforto.
Chi può per favore dia una mano contattando i comitati e portando qualcosa di
buono. L’allegria e il buon umore ognuno lo porti da casa e lo condivida
con tutti.

 
Si ricorda per l’ennesima
volta che chi non si presenta munito di documento di identità valido (documento
che deve essere munito di fotografia) domenica 28 ottobre per firmare
materialmente l’atto di acquisto dei terreni tra le ore 9,30 e le ore 16,30
perde definitivamente la possibilità di acquistare la quota di terreno.

Ovviamente chi ha
sottoscritto precedentemente regolare procura notarile non deve intervenire
perché a suo nome interviene il procuratore.

Dimostriamo ancora una volta la forza e la tenacia 
del movimento NO TAV.

Sauze, arrestato sindaco e segretaria

aggiornamento

http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/sauze-arrestato-sindaco-e-segretaria-7039.html

Pubblicato Venerdì 26 Ottobre 2012, ore 11,06

Meneguzzi ai domiciliari: avrebbe falsificato le presenze
della sua assistente, moglie del primo cittadino di Bardonecchia.
L’accusa parla di truffa aggravata

Dalle prime ore di questa mattina il sindaco di Sauze d’Oulx, Mauro Meneguzzi, e la sua assistente, Marita Bobba (moglie del sindaco di Bardonecchia, Roberto Borgis)
sono agli arresti domiciliari. L’ordinanza è stata emessa dal gip di
Torino per truffa aggravata e falso del pubblico ufficiale in danno di
un ente pubblico.

Le indagini, condotte tra marzo 2011 e ottobre 2012 sotto la direzione della Procura di Torino, hanno consentito di accertare che Meneguzzi, esponente di rilievo del Pdl in
Valsusa, favoriva illecitamente la propria assistente nella
certificazione dell’orario d’ingresso e d’uscita dal luogo di lavoro,
timbrando il tesserino magnetico della donna o rilasciandole false
dichiarazioni di presenza.

TG R del 26-OTT-2012 ore 1400

 http://www.youtube.com/watch?v=69Pli8hiCT4

 

http://www.lastampa.it/2012/10/26/cronaca/falsificava-gli-orari-della-segretaria-arrestato-il-sindaco-di-sauze-d-oulx-2CKQaZD3Cs0V0m16TzBT8L/pagina.html

 
Cronaca 26/10/2012
– il caso

Falsificava gli orari della segretaria
Arrestato il sindaco di Sauze d’Oulx

Mauro Meneguzzi, sindaco di Sauze d’Oulx

Timbrava il tesserino magnetico della donna e le rilasciava false dichiarazioni di presenza: le
accuse sono truffa aggravata e falso
Mauro Meneguzzi è ai domiciliari
 
torino
 
I carabinieri della Compagnia di Susa hanno sottoposto agli arresti

domiciliari il sindaco di Sauze d’Oulx, Mauro Meneguzzi, e la sua
assistente, Rita Bobba, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal GIP di
Torino per truffa aggravata e falso del pubblico ufficiale in danno di
un ente pubblico.  

Le indagini, condotte tra marzo e luglio 2011 sotto la direzione 

della Procura di Torino, hanno consentito di accertare che Meneguzzi
favoriva illecitamente la propria assistente nella certificazione
dell’orario d’ingresso e d’uscita dal luogo di lavoro, timbrando il
tesserino magnetico della donna o rilasciandole false dichiarazioni di
presenza.