4 giugno Repubblica:
Il primo progetto prevedeva che i lavori per la supergalleria iniziassero dal capoluogo della valle. La variazione permette di risparmiare sulla sicurezza perchè non bisogna “blindare” un altro cantiere, ma diventa più caro il trasporto dello “smarino”
di PAOLO GRISERI
Il vantaggio del cambio di fronte di scavo è evidentemente legato all’ordine pubblico: dopo gli attacchi subiti negli anni dal cantiere di Chiomonte, è parso più conveniente ampliare le strutture esistenti piuttosto che realizzare a Susa un altro cantiere che potrebbe diventare potenziale bersaglio degli assalti dei movimenti antagonisti.
La partenza dello scavo del tunnel di base avverrà a fianco dell’imbocco del tunnel geognostico della Maddalena che è ormai giunto a oltre due terzi del percorso. La talpa della galleria esplorativa ha infatti superato i 5.100 metri sui 7.500 previsti dal progetto. Ormai il trenino interno impiega quasi un’ora per arrivare in fondo al tunnel.
Il nuovo scavo in partenza dal cantiere di Chiomonte sarà costituito da un’unica galleria del diametro di 10 metri che in meno di un chilometro arriverà ad incrociare l’asse del tunnel di base. Qui verrà scavata una grande camera da cui partiranno le talpe per realizzare le due canne della mega galleria con la Francia. Per realizzare l’opera sarà necessario allargare l’area dell’attuale cantiere anche se non verranno superati i limiti della zona di interesse strategico già definiti dalla prefettura.
Il cambio di progetto del cantiere, che dovrà essere approvato da una conferenza dei servizi entro fine anno, prevede anche un diverso smaltimento delle terre di scavo, il cosiddetto smarino. In origine infatti, quando lo scavo del supertunnel doveva iniziare dalla piana di Susa, la terra di risulta avrebbe dovuto essere caricata direttamente sui treni. La scelta di non realizzare un nuovo cantiere in un’area che avrebbe dovuto essere difesa dagli attacchi dei centri sociali torinesi, costringe però ad utilizzare i camion che dal cantiere di Chiomonte raggiungeranno la ferrovia con diversi viaggi notturni per andare a scaricare la terra di scavo sui vagoni.
I costi della variante, secondo quato si legge nello studio, dovrebbero essere notevolmente inferiori alla cifra di 200 milioni di euro già messa a disposizione dal Cipe lo scorso autunno per tutelare la sicurezza del cantiere e di chi lavora all’interno. Inoltre il maggior costo del trasporto dello “smarino” dovrebbe essere in parte compensato dalle minori spese che saranno necessarie per il semplice ampliamento del cantiere esistente rispetto al progetto di realizzarne uno nuovo a Susa.
Resta il nodo delle compensazioni. Almeno in una prima fase il comune di Susa non riceverà le somme previste (che il sindaco No Tav, Sandro Plano, aveva sempre rifiutato di considerare tali) perché fino a quando le due talpe del tunnel di base non avranno finito il loro lavoro sul versante italiano, non ci sarà alcun disagio da compensare. C’è da immaginare che questo avverrà non prima di cinque anni.
Il cambio di progetto di scavo non modificherà in alcun modo il tracciato del tunnel di base. Che sul versante italiano sarà lungo 12 chilometri. Ieri, in occasione dell’inaguirazione del tunnel del Gottardo Mario Virano, direttore di Telt, ha confermato che “la sezione internazionale della Torino-Lione sarà completata per il 2029”.