Processo ai No Tav. Sale la tensione tra le parti.

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Written By: Fabrizio Salmoni – nov• 21•13

I difensori denunciano gli atteggiamenti intimidatori dei pm e l’attacco alle garanzie procedurali: “In pericolo la democrazia”.

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Torino.21.11.2013. Atmosfera pesante e rimostranze degli avvocati in aula bunker oggi. Cresce il nervosismo tra le parti ma soprattutto il disagio delle difese di fronte a quello che chiamano atteggiamento intimidatorio da parte dei pm e la sostanziale connivenza della Corte. Se l’udienza in sè non ha presentato nel merito particolari motivi di screzio, perchè si è disaminata prevalentemente la testimonianza dell’ennesimo funzionario Digos, l’Ispettore Capo Valentino Raimondi, si è invece intensificata la conflittualità per le continue interruzioni, anche sulla voce, “come ai talk show” ha lamentato l’Avv. Novaro. Ma quello che pesa più di altro è il continuo attacco alle prerogative e ai diritti della difesa che si traduce in interpretazione arbitraria (o estrema) delle procedure, per esempio sul controesame dei testi, nella fitta calendarizzazione che impedisce la visione e la stessa redazione delle trascrizioni da un’udienza all’altra (usualmente prende dai 7 ai 9 giorni mentre l’ultima udienza è dell’altroieri), nella non comunicazione delle convocazioni dei testi da parte della Procura (che provoca la necessità per OGNI avvocato di trascorrere in aula lunghe ore anche quando le testimonianze non riguardano i rispettivi clienti, causando loro in tal modo anche un danno professionale). Oggi si sono visti avvocati imbufaliti che uscivano dall’aula platealmente per l’esasperazione e un reporter costretto dagli irruenti marcantoni della scorta di Rinaudo a cancellare una fotografia dei pm malgrado fosse stato convenuto fin da precedenti udienze che si potessero prendere immagini in aula con l’esclusione solo degli imputati (“Decidiamo noi!” – dice la scorta; “Io non voglio esser fotografato e quindi lei non fotografa” – dice un impettito Rinaudo).  Ma in sostanza i difensori lamentano un clima esasperato che parte dall’utilizzo dell’aula bunker per un processo a reati di cui i più gravi sono resistenza aggravata e lesioni, per arrivare a negare la sede del Palazzo di Giustizia per il convegno proposto dai Giuristi Democratici il 2 Dicembre su temi giuridici legati all’attualità con la partecipazione di emeriti personaggi, questi si, al di fuori di ogni sospetto come il giudice Palombarini o un rappresentante sindacale della polizia. Il tutto costituisce – dicono gli avvocati – un’ “enorme anomalia” che sta portando l’intero collegio difensivo sull’orlo della protesta clamorosa. “Se fosse un processo a Berlusconi – qualcuno azzarda – ci sarebbero ben altri riguardi  e si tollererebbero persino i gesti di protesta arrogante dei Ghedini“; qualcun altro propone di investire della criticità della situazione i parlamentari più interessati e vicini alla vicenda valsusina: “Se deve essere un processo politico allora che lo sia fino in fondo” dicono altri . Che stia succedendo qualcosa di molto grave  è comunque l’opinione comune del legal team. Si riuniranno per decidere il da farsi. Insomma, un processo in ebollizione che potrebbe riservare sorprese. (F.S.)

Nella foto: gli avvocati si riuniscono durante un intervallo per discutere la situazione in aula

Tav avanti tutta

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Written By: Massimo Bonato – nov• 21•13

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Se chiedessimo a un bambino se il motivo perché va male a scuola è la mancanza di una bella penna, calerebbe il capo vergognoso perché saprebbe da solo rispondersi. Gli servirebbe passare più tempo sui libri, e matita o penna firmata che sia non farebbe la differenza.

Farebbe una gran differenza nella scelta di una nuova linea ferroviaria e delle possibili soluzioni un’industria fiorente, scambi commerciali, un’economia stabile, popoli felici (parametro che nel Pil non vedremo mai conteggiato).

Ma non è così per l’Italia. Non è così neanche per la Francia però.

Letta e Hollande sforbiciano gran sorrisi, impeccabili profusioni di promesse che san già di esaudimento, strette di mano patteggianti e ineluttabilità delle decisioni assunte.

Insomma l’Alta velocità è la panacea di tutti i mali.

Peccato che a giugno, su «Le Monde» un lungo editoriale titolava qualcosa come Sono ormai 900.000 i giovani che non cercano più lavoro, in Francia. Giovani senza aspettative, privati dei sogni e del futuro, ovviamente a partire dal lavoro che manca anche dove si canta la Marsigliese. A oggi, la notizia è che la Francia è in piena recessione: «Scenari Economici» titola Francia: crollano a novembre gli indici PMI manifatturiero e dei servizi. E’ Parigi il nuovo Grande Malato dell’Eurozona?

Ma i premier continuano a indicare l’asse Torino-Lyon come quello portante per una nuova rivoluzione industriale, come un “asse strategico” europeo, in cui Lisbona si è chiamata fuori, la Spagna boccheggia, la Slovenia esclude a priori di pensarci adesso che è piena crisi e l’Ucraina (della linea si è sempre trattato in termini di Lisbona-Kiev) non sa neanche di che cosa si stia parlando.

“Continuazione della Tav” e “Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza” sono per il presidente del Consiglio progetti tesi a “rendere ancora più osmotici i nostri due Paesi”. Letta fa rimpiangere il Seicento, quando architetti francesi e piemontesi come Michelangelo Garove (architetto militare che progettò la Basilica di Superga, ristrutturò la Venaria, il Castello di Rivoli, tra le sue innumerevoli attività) non cessavano le loro collaborazioni neanche quando i due paesi erano in guerra. Fa rimpiangere il secolo successivo, quando bastavano pochi affari andati bene per elevarsi socialmente ed economicamente (ne san qualcosa i Beria di Argentine con proavo contadino e assurti allo stato notarile in un paio di generazioni e firma su un prestigioso periodico italiano odierno): è di un paio d’anni fa l’inchiesta di «Repubblica» che denunciava l’immobilismo sociale della nostra contemporaneità, in cui sforzi o non sforzi chi cambia classe sociale è attorno allo 0,5%: nasci in una famiglia operaia?, resterai operaio, se ti va bene… servi della gleba.

Insomma, in una società sclerotizzata di suo e democratica di facciata, inchiodata ora alla crisi e alla recessione, nella quale non son le merci scambiate a far la differenza ma la crescente chiusura di attività produttive ed esercizi commerciali, la perdita smisurata di posti di lavoro, la differenza la fa una nuova linea ferroviaria, quando quella esistente non è utilizzata che al 20% del suo potenziale, perché appunto, non c’è nulla da scambiare.

Il bambino, se si chiama Letta (o chi per lui ormai), rialzerà la testa e ci riderà in faccia: per andare bene a scuola non ci vuole lo studio, ci vuole una penna nuova.

Massimo Bonato 21.11.13

Tav, documento delle Nuove Br: “Sabotaggio serve al salto di qualità”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/11/21/news/cos_sabotiamo_la_tav_documento_br_in_rete-71574634/?ref=HREC1-6

 In un documento diffuso sul web, due presunti militanti del partito comunista politico-militare, esaltano gli atti di sabotaggio contro il progetto della Torino-Lione. Gli inquirenti cauti

BR

Il documento delle presunte nuove Br 

“Le pratiche di sabotaggio” del Tav “hanno un carattere di concretezza e utilità nell’immediato ma sono anche elemento avanzato per un futuro salto di qualità complessivo nello scontro sociale”. E’ quanto si legge in un opuscolo delle “Nuove Br” apparso in rete.
Il documento in questione è un opuscolo intitolato ‘Lotte e composizione di classe 2012’ che, pur essendo datato febbraio 2013, prima cioè della campagna di sabotaggi contro il Tav dell’estate scorsa, è disponibile in rete in questi giorni. Ad attribuirselo, in base a quanto si legge, sono “due militanti per il Pcp-M (partito comunista politico-militare) vecchie talpe operaie” che sostengono di aver lavorato, all’interno del carcere di Siano (Catanzaro) dove sono detenuti, per fornire una “partecipazione a quel lavoro di inchiesta e conoscenza che da sempre alimenta le realtà militanti”.

Alcune pagine dell’opuscolo sono dedicate all’attività del movimento No Tav, di cui si parla in termini elogiativi anche in relazione allo sviluppo dell’antagonismo: “La capacità di generalizzazione del No-Tav – si legge – con le mobilitazioni solidali in tutto in Paese e con la diffusione della sua bandiera come simbolo di resistenza per altri movimenti, ha rafforzato altri fronti di scontro”.

Secondo gli estensori, “lo splendido slogan ‘siamo tutti black-bloc'” sintetizza “un altro aspetto fondamentale di autonomia e maturità: il comprendere dentro il movimento diverse espressioni, anche di uso della forza. Espressioni che cercano di aprire varchi anche a una prospettiva più ampia, e perciò assolutamente importanti”. Ecco perché “le pratiche di sabotaggio hanno un carattere di concretezza e utilità nell’immediato ma sono anche elemento di avanzato per un futuro salto di qualità complessivo nello scontro sociale”.

“L’aggravarsi – della crisi e delle politiche antisociali – si legge nell’opuscolo – finiscono per esaltare il valore sostanziale del No Tav. Perché esso tocca alcuni nodi portanti del capitalismo odierno: anche nel campo dei trasporti sono in gioco questioni colossali di risorse e reddito sociale dal basso verso l’alto. Il No Tav è diventato una linea di scontro sulla spesa pubblica”.

I due sedicenti autori ritengono che “la diffusione e il peso specifico” assunti dalle “lotte territoriali” come il movimento No Tav e altri (citati nel documento) possono diventare un “veicolo di internazionalizzazione” perché “passando per le resistenze degli Adivasi in India e fino alla Val Susa, il contenuto è la stessa critica al modo di sviluppo capitalistico”.