VENEZUELA E GLI ALTRI: GLI AMICI DEL GIAGUARO E GLI UTILI IDIOTI CHE SI TIRANO DIETRO

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/07/venezuela-e-gli-altri-gli-amici-del.html

MONDOCANE

DOMENICA 30 LUGLIO 2017

Sono assolutamente d’accordo con Enzo Brandi e trovo che qualcuno sia sempre troppo superficiale e ingenuo e sistematicamente perda d’occhio il contesto. Troppo facile, troppo comodo.

Quanto al turpe “manifesto” basta vedere come l’emarginazione e censura alla storica corrispondente per l’America Latina, Geraldina Colotti, (di cui accetto che sia stata a volte troppo appiattita sulle posizioni del governo Maduro), proprio nel momento decisivo dell’assalto imperialista e reazionario-clericale al Venezuela bolivariano, sia stato sostituito oggi da quattro articoli del tutto cerchiobottisti, quando non implicitamente comprensivi nei confronti della sollevazione “popolare”, dei cui retroscena e strumenti (boicottaggio, imboscamento, terrorismo, paramilitarismo) si tace e, anzi, si suddividono equamente le oltre cento vittime, in stragrande maggioranza uccise dai terroristi, tra repressione e manifestanti contro. C’è un Serafini che attribuisce a Porto Alegre e agli inani ed equivoci Social Forum (Tobin Tax, uno 0,0 qualcosa al municipio) il grande movimento che avrebbe poi avuto come ricadute Chavez, Morales e gli altri, quando è vero il contrario e fu il Venezuela chavista a innescare la grande emancipazione culminata nell’A.L.B.A., mentre i portoalegrini diffidavano di Chavez, lo ostracizzavano e non hanno mai pronunciato la parola imperialismo (perciò cari a Bertinotti, quanto l’infiltrato subcomandante in Chapas). Diciamo che, come poi s’è visto, nei social forum si facevano le ciarle, a Caracas, La Paz, Quito, i fatti.

Qui ne va del popolo venezuelano e dell’intero movimento latinoamericano di cui ai quattro gazzettieri del manifesto poco cale, come poco gliene cale di analizzare e denunciare i vari complotti Usa e Cia di destabilizzazione (Honduras, Uruguay, Colombia, Argentina, Messico, Guatemala…..).

Personalmente avrei molte rimostranze da avanzare nei confronti di Maduro (corruzione boliborghese dilagante, mancata diversificazione produttiva dall’estrattivismo petrolifero, sordità nei confronti dei movimenti antagonisti bolivariani seri, mancate nazionalizzazioni della grande distribuzione e dei settori finanziari del boicottaggio. costanti compromessi al ribasso con il nemico che punta alla morte del bolivarismo, fiducia in un papa che invece innesca i suoi nazi-cardinali in loco….). Ma guai, oggi come oggi, di fronte al mostro Usa e al revanchismo di una destra clericofascista e, da sempre, golpista agli ordini della CIA, non schierarsi incondizionatamente dalla parte del governo e del popolo bolivariani. Quello che è stato realizzato a favore delle masse da sempre deprivate e sfruttate in Venezuela e, per contagio, in gran parte dell’America Latina, la luce di speranza accesa sul mondo intero assalito dalla necrofora globalizzazione imperialista neoliberista, hanno fatto della rivoluzione bolivariana l’episodio più avanzato di questo inizio millennio e il nuovo riscatto dopo le sconfitte di Zapata e i ripiegamenti dei Castro. Ciò che le forze dell’oscurantismo, della militarizzazione, del nuovo colonialismo, della decerebrazione di massa vorrebbero sostituirgli è esattamente quanto Orwell e Huxley hanno previsto e descritto. L’ulteriore avanzata della notte sul mondo.

Non diamo retta ai pesci in barile, agli sporchi opportunisti, i lanzichenecchi mediatici del sociocida Soros. Qualsiasi possano essere stati i limiti, evitabili e non, della resurrezione bolivariana, essa rappresenta un grandioso tentativo di arrestare la marcia della morte che l’umanità aveva intrapreso al suono dei pifferi della sua componente subumana. Non permettiamo che fallisca, che sia l’ultimo.

Tutto questo vale anche per l’eroica resistenza degli arabi che. dalla Libia all’Iraq, dalla Siria allo Yemen, si oppongono al ritorno dei barbari, sacrificandosi per noi tutti.

Quanto all’articolo “migranti” qui in fondo, pietismi, accoglienze indiscriminate, respingimenti indiscriminati, hanno tutti il difetto, in piena malafede, di ciurlare nel manico: di occultare l’immane, epocale operazione euroatlantico-talmudista di distruzione, a fini di depredazione, dell’Africa da ricolonizzare, grazie allo svuotamento delle sue generazioni giovani, e di messa in ginocchio di un’Europa del Sud che si sa avere nell’uscita da UE ed euro , dalla morsa euroatlantica e dalla partnership di pace e rispetto con l’Oriente, l’unica chance di sopravvivenza

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From: brandienzo@libero.it
Sent: Sunday, July 30, 2017 10:39 AM
To: Marco Palombo
Cc: nowaroma ; comitatononato ; Fulvio ; piero.pagliani@gmail.com ; Alessandro Bianchi ; zambon@zambon.net ; mcspin@libero.it
Subject: R: Re: (ListaNoNato) R: [nowaroma] Liana Vita (Manifesto)- La missione in Libia viola il divieto di respingimenti

Infatti Haftar è l’unico esponente libico che in questo momento difenda in qualche modo l’indipendenza e la sovranità della Libia.
La missione navale italiota è solo un patetico tentativo del nostro governicchio targato PD di sostenere l’incerto “governo” Serraj di Tripoli, nostro alleato, e di opporsi in qualche modo all’attivismo molto più incisivo della Francia nella regione.
Illustriamo chiaramente le ragioni politiche del patetico intervento italiota e non facciamo finta di parlare solo di migranti.

—-Messaggio originale—-
Da: “Marco Palombo” 
Data: 30/07/2017 10.24
A: “brandienzo@libero.it”
Cc: “nowaroma”, “comitatononato”, “Fulvio”, , “Alessandro Bianchi”, “zambon@zambon.net”
Ogg: Re: (ListaNoNato) R: [nowaroma] Liana Vita (Manifesto)- La missione in Libia viola il divieto di respingimenti

Haftar si è pronunciato contro la missione italiana, questa è molto fragile.

Purtroppo il Movimento 5 stelle per ora non ha detto una parola.

Ma è possibile che siate sempre così faziosi.

Il giorno 30 luglio 2017 10:19, ‘brandienzo@libero.it’ via ComitatoNoNato ha scritto:

Trovo l’articolo del Manifesto al solito evasivo e fuorviante, tutto impostato solo su sospette tematiche “umanitarie”.
Nessuna analisi sulla drammatica situazione politica della Libia e sulle chiare responsabilità dell’imperialismo europeo e nordamericano. Quelli che oggi piangono sui “migranti” sono molte volte gli stessi che invitavano a distruggere la Libia, ovviamente sempre per ragioni “umanitarie” e per “la responsabilità di difendere i civili”. Vero Rossanda? Vero Levy?

—-Messaggio originale—-
Da: “Marco Palombo” 
Data: 30/07/2017 9.36
A: “Marco Palombo”
Ogg: [nowaroma] Liana Vita (Manifesto)- La missione in Libia viola il divieto di respingimenti

il Titolo che ho messo al post è la segnalazione sulla prima pagina del manifesto dell’ articolo posto in una pagina interna.
M.P.
Missione senza tetto (costa 7 milioni) né legge internazionale
La missione Gentiloni. Il costo dell’invio di navi militari italiane in Libia non sarà inferiore a Mare Nostrum ma molto più pasticciata

Liana Vita

EDIZIONE DEL
30.07.2017

PUBBLICATO
29.7.2017, 23:58
Innanzitutto serve un ripasso di diritto internazionale. Il principio di non-refoulement così come enunciato nella Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati del 1951 non lascia margini interpretativi: l’obbligo di non inviare un rifugiato, o un richiedente asilo, in un paese dove potrebbe essere a rischio di persecuzione, non è soggetto a restrizioni territoriali. Se non bastasse, una esplicita norma sul non respingimento è contenuta nell’art. 3 della Convenzione contro la tortura del 1984, che proibisce il trasferimento di una persona in un paese dove vi siano fondati motivi di ritenere che sarebbe in pericolo di subire tortura, arbitraria privazione della vita o altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti.

Anche l’art. 19 della Carta dei diritti fondamentale dell’Unione Europea è molto chiara: il divieto di respingimento non può in alcun modo essere aggirato, neanche quando si chiamano i respingimenti in maniera diversa, e cioè azioni di soccorso in mare oppure operazioni tese a stroncare il traffico di persone. Così dice la Corte europea dei diritti umani nella parte finale della sentenza di condanna all’Italia nel 2012 sul caso Hirsi-Jamaa e altri, definendo illegali i respingimenti verso la Libia del 2009.

E già in una sentenza del 2001 la Cedu aveva sostenuto che la competenza giurisdizionale di uno Stato può essere estesa extra-territorialmente se quello Stato «attraverso l’effettivo controllo del territorio in questione e dei suoi abitanti all’estero come conseguenza di occupazione militare o attraverso il consenso, l’invito o l’acquiescenza del governo di quel territorio, esercita tutti o parte dei pubblici poteri che di norma sono esercitati da quel governo».

E, più recentemente, il regolamento istitutivo dell’agenzia Frontex del 2014 specifica ulteriormente che gli Stati membri impegnati a prestare assistenza a qualunque natante o persona in pericolo in mare e durante un’operazione marittima, devono assicurare che le rispettive unità partecipanti si attengano all’obbligo internazionale di non respingimento, indipendentemente dalla cittadinanza o dalla situazione giuridica dell’interessato o dalle circostanze in cui si trova.

Rispolverati i fondamentali, la domanda è: può tutto questo impianto di diritto internazionale essere accantonato – e di fatto scavalcato – se a fare il lavoro sporco davanti alle coste di Tripoli non saranno i mezzi della Marina militare italiana ma il più esile – e tutto da mettere in piedi – dispositivo della Guardia costiera libica?

Immaginare lo scenario che potrebbe verificarsi nei prossimi mesi in quel tratto di Mediterraneo evoca immagini terribili o drammaticamente comiche, se non stessimo parlando di esseri umani disperati e già duramente provati da quanto subito in Libia prima di imbarcarsi: gommoni carichi di donne, uomini e bambini in mare, senza motore, alla deriva, in attesa che vengano prima intercettati dalle nostre navi militari e poi avvicinati dalle motovedette libiche per essere riportati indietro in modo che tecnicamente non si possa parlare di respingimento. E una volta in Libia? A chi verranno riconsegnati? Ci saranno i campi delle organizzazioni internazionali? Ci saranno i funzionari europei pronti a raccogliere le richieste di asilo e a smistare i richiedenti nei diversi Stati europei? Domande a cui oggi evidentemente non si può dare una risposta.

Tutto ciò sempre che la situazione in mare non sia grave e i gommoni non stiano per affondare, circostanza che comporterebbe invece l’obbligo immediato da parte dei nostri militari di intervenire, come tra l’altro orgogliosamente fatto finora. E a quel punto? Non potremmo riportare i profughi in Libia e, secondo quanto previsto dal diritto del mare, ci si dirigerebbe in Italia, luogo sicuro più vicino.

Il piano del governo Gentiloni dovrebbe costare circa 7 milioni di euro al mese, cifra di poco inferiore al costo mensile dell’operazione Mare Nostrum. Un dettaglio su cui interrogarsi profondamente di fronte alla svolta rischiosa e irresponsabile che si sta attuando.

LE DIVERGENZE ITALO-FRANCESI E LE CONTRADDIZIONI DEL GOVERNO ITALIANO


Cantiere STX

Il ministro Calenda di fronte alla nazionalizzazione francese si arrabbia con il ministro Bruno Le Maire:“Non c’è verso che noi accettiamo il 50%, ovvero meno di quello che avevano i coreani, è una questione di rispetto e di dignità. Non ci muoviamo di un millimetro e non lo faremo martedì. E questo farà bene alla Francia perché deve capire che nazionalizzare è sbagliato”.[1]

L’Italia non accetta la sottomissione alla Francia.

Progetto Torino-Lione

Il ministro Delrio di fronte alla pausa francese imposta all’Italia è invece accomodante con la ministra Elisabeth Borne: ci sono “convergenze sulle linee strategiche (francesi, N.d.R.) che come Ministero stiamo perseguendo, quale la scelta di opere sobrie e utili.[2]

Per favorire queste convergenze e il proseguimento dei lavori della Torino-Lione Delrio ribadisce gli iniqui impegni con la Francia[3] che prevedono che l’Italia paghi la maggioranza dei costi del progetto Torino-Lione (58% contro 42%)[4] pur di ricevere in cambio solo 12,2 chilometri sui 57,2 km di lunghezza del Tunnel.

E i costi al km del tunnel schizzano alle stelle per l’Italia: €245 milioni per l’Italia contro €48 milioni per la Francia.[5]

Per questo progetto la sottomissione alla Francia è una vera e propria cessione di sovranità dell’Italia a favore della Francia, una realtà che i Governi italiani che si sono succeduti hanno sempre nascosto ai cittadini.

Occorre anche ricordare che l’Alta Amministrazione francese era già reticente all’epoca degli accordi.

Version Française http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=12450


[3] Accordo di Roma 30.1.2012,it Cfr. articoli 11 e 18

[4] La chiave di ripartizione, al lordo del contributo europeo è: UE 40% – Italia 35% – Francia 25%. Al netto del contributo europeo è: Italia 57,9% – Francia 42,1%.

[5] http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=9871

Chantier STX

Le ministre italien Calenda devant l’annonce de la nationalisation française se met en colère avec le ministre Bruno Le Maire: « Il n’y a aucune perspective pour l’acceptation par l’Italie du 50%, moins de ce qu’ils avaient les coréens, c’est une question de respect et de dignité. Nous ne bougerons d’un millimètre et nous ne le ferons pas mardi 31 juillet. Et ce sera bon pour la France, car ils doivent comprendre qu’il est erroné de nationaliser. « [1]

L’Italie n’accepte pas la soumission à la France.

Projet Lyon-Turin

Le ministre italien Delrio, face à la “pause” française imposée à l’Italie, a été plus accueillant avec le ministre Elisabeth Borne: il y a des «convergences sur les stratégies (françaises, NDLR) que notre Ministère est déjà en train de poursuivre, par exemple par des œuvres simples et utiles. » [2]

Pour faciliter ces convergences et la poursuite des travaux du Lyon-Turin Delrio réitère les injustes engagements avec la France [3] qui stipulent que l’Italie ira payer la majorité des coûts du projet Lyon-Turin (58% contre 42%) [4] tout en recevant en retour seulement 12,2 km de la longueur du tunnel de 57,2 km.

Et le coût du tunnel par km vole pour l’Italie: €245 millions contre €48 millions pour la France [5]

Dans ce cas, la soumission italienne est un véritable transfert de souveraineté de l’Italie en faveur de la France, une réalité que les gouvernements italiens qui se sont suivis ont toujours caché au public.

Il faut aussi rappeler que la Haute Administration française était déjà réticente à l’époque des accords.

Version italienne http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=12401

[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-07-29/fincantieri-calenda-italia-non-arretra-un-millimetro-no-50percento-130928.shtml?uuid=AEGQU05B

[2] http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/torino-lione-francia/bilaterale-italia-francia-su-infrastrutture-e-trasporti

[3] Accord de Rome 30.1.2012  Cf. Articles 11 et 18

[4] La clé de répartition avec la contribution européenne: UE 40% – Italie 35% – France 25%. Et sans la contribution européenne: Italie 57,9% – France 42,1%.

[5] http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=9871

Chiomonte: finisce fra gli insulti incrociati tra pubblico, consiglieri e sindaco il consiglio comunale in gran parte a tema variante di cantiere TELT

http://www.lagenda.news/chiomonte-consiglio-comunale-insulti-variante-cantiere-telt/

Nervosismo anche in maggioranza. Nasce un nuovo gruppo consiliare con Perol e Garbati: Ollivier messo fuori dalla Unione Montana

Consiglio Comunale di ChiomonteConsiglio Comunale di Chiomonte

CHIOMONTE – Se mai qualcuno decidesse di far partire un format televisivo di “Consigli Comunali da incubo” Chiomonte potrebbe tranquillamente candidarsi per testare il plot del format. E di un Antonino Cannavacciuolo pronto a menare le le sue mitiche “cannapacche” ci sarebbe davvero bisogno per riportare alla normalità il clima che aleggia dentro e fuori il palazzo comunale.

L’ordine del giorno del Consiglio di venerdì 28 luglio presentava soprattutto proposte di ordini del giorno e interrogazioni della minoranza di “Insieme Chiomonte” oltre ad un punto sull’assestamento di bilancio e alla nomina del rappresentante del Comune in Unione Montana Alta Valsusa, a seguito della riforma dello Statuto  dell’Unione. In sala un pubblico tutto chiomontino, ma animato soprattutto da una “curva” di tifosi della minoranza. Assenti il Vicesindaco Baretta “per impegni professionali” e Remo Sibille, della minoranza.

Si comincia con la sorpresa della dichiarazione di costituzione di un nuovo gruppo consiliare con Roberto Perol  – capogruppo – Giuseppe Garbati. Che sostanzialmente si pongono con le mani libere a metà strada fra Sindaco e minoranza. Ollivier non la prende bene, e una parte del pubblico rumoreggia e inizia con gli sfottò, ovviamente non ripetibili.

Nel Consiglio di  Unione Montana ci andrà Roberto Perol e non il Sindaco

Critiche poi della minoranza all’assestamento di bilancio, che comunque rileva un avanzo di amministrazione di oltre 800.000 euro. “Ma si tratta in parte di crediti inesigibili” osserva Giorgio Guglielmo. La prima tegola arriva al momento del voto a scrutinio segreto sul nome del rappresentante da mandare in Unione Montana. Dal bussolotto esce il nome di Perol su quello di Silvano Ollivier. E così Chiomonte diventa l’unico Comune in Alta Valsusa che non vedrà il Sindaco nel Consiglio dell’Unione presieduta oggi dal collega Piero Nurisso di Gravere, e ovviamente nemmeno in Giunta. Ollivier non la prende bene e sbotta minacciando le dimissioni. L’anomalia è ancor più rilevante vista la presenza di nemmeno di un membro della giunta e ora pure nemmeno della maggioranza. Un fatto che penalizzerà ulteriormente il ruolo del Comune nella concertazione delle azioni dell’Unione Montana. Sia sui dossier di territorio – come quelli della prosecuzione dei lavori del cantiere TELT – che sul turismo, l’agricoltura e la viticoltura, la pianificazione territoriale, i lavori coi fondi ATO, ecc. E presto l’Unione dovrà anche capire se continuare a pagare il mutuo della Cantina della Maddalena.

“Non erano questi gli accordi! Una scelta assurda, che mi imbarazza personalmente” dirà poi il Sindaco che a tarda notte – forse – si è chiarito a quattrocchi con gli autori del piccolo golpe a suo danno. In sala Ollivier ha minacciato le dimissioni, fra gli incitamenti del pubblico, che non aspettava di meglio.

Le osservazioni alla variante di cantiere TELT: bocciato l’ordine del giorno della minoranza

Il gruppo  GuglielmoJoannas ha chiesto con una mozione la revoca della  deliberazione, presentata e  approvata   dal    gruppo    consiliare di maggioranza nell’ambito della deliberazione del consiglio comunale n° 1 dello scorso 11 aprile,  relativamente  alla  ipotesi  di  ampliamento  del cantiere  della Maddalena, “per inottemperanza alle condizioni disposte dalla stessa deliberazione”. Tradotto in parole povere: la stessa maggioranza aveva chiesto a TELT, Governo e Regione Piemonte dche il Comune fosse messo a conoscenza dei termini della variate prima che questa fosse approvata dal CIPE e si avviasse la procedura di tier definitivo con la conferenza dei servizi.

Guglielmo ha ricordato tutti i termini di legge e i richiami della stessa delibera disattesi e con la mozione ha chiesto “almeno una proroga dei termini – 60 giorni – per le osservazioni alla variante”. “Come è possibile esaminare in così poco tempo una massa di documenti tanto complicata e voluminosa? Noi mettiamo a disposizione del Comune i nostri tecnici del Politecnico che ci stanno lavorando giorno e notte”.  (nda: Quelli del Movimento Notav che sono stati incaricati dalla Unione Montana Bassa Valle e che la Appendino ha nominato anche a Torino)

Guglielmo ha anche richiamato atti ed osservazioni alle delibere CIPE della Giunta di Susa versione Gemma Amprino “Se lo riprendano pure a Susa il cantiere. La stessa ex sindaca aveva posto dei paletti senza i quali auspicava che il cantiere andasse altrove. A quei punti non hanno ottemperato e il cantiere eterno che forse durerà venti e più anni è finito su Chiomonte! Cito solo un fatto: è previsto un camino di aerazione e ventilazione che butterà fuori dal tunnel aria calda a oltre 50° Sarà ancora possibile coltivare vigne in Val Clarea? Senza parlare dei trasporti continui di smarino, dello svincolo e di infinite questioni che richiedono attentissime valutazioni. Noi non ci stiamo a firmare in bianco una tale mostruosità che che consegneremmo alle prossime generazioni. E’ una questione di coscienza.”

Il Sindaco ha replicato che aveva chiesto a TELT e Osservatorio “di venire in Consiglio per presentare la variante. Telt si era resa disponibile come gli altri soggetti coinvolti. Ma la Questura non lo ha consentito, espressamente motivandolo per ragioni di ordine pubblico, visto questo particolare periodo”. “Concordo anche io  – ha proseguito Ollivier – che la mole di documenti richieda tempo e che questo manchi”. 

Fra gli insulti diretti anche alla consigliera Mesiti – che però ha replicato senza peli sulla lingua ad una ex assessore, fra le più agitate in sala,  e scambi di vituperi assortiti,  prima si è tentato di riconvocare un consiglio, su proposta di Perol, per un ordine del giorno ad hoc, passando per l’ipotesi di istituire una commissione consiliare a presidenza minoranza (cosa non fattibile non essendo una commissione di controllo). Alla fine proposta di deliberazione bocciata e poi chissà.

Le critiche della minoranza agli uffici comunali  

Oltre ad un lunghissimo ordine del giorno – poi votato da tutti – con il quale Joannas – esprimeva – sentiti i sindacati macchinisti dell’Orsa (nda quelli soprattutto noti per gli scioperi selvaggi) “preoccupazione per il futuro della linea Torino -Modane e i livelli occupazionali con l’entrata in funzione eventuale del tunnel di base con chiusura e perdita gravissima di posti di lavoro nelle Ferrovie e passaggio della tratta locale a servizio con bus con enormi difficoltà per pendolari e la popolazione sempre più anziana negli spostamenti su Torino”. Secondo Joannas in virtù di vecchie leggi a partire dal 1951 e recenti atti a cascata la linea storica passerebbe in mano a gestione TELT (!). Che poi si parli – peraltro con molta confusione – di scenari del 2029 è parso irrilevante. Fermo restando che la SFM3 nulla c’entra con il tunnel di base. Ma tant’è. Tutti d’accordo a preoccuparsi dei poveri macchinisti ferrovieri.

Ma a riscaldare il clima ci ha pensato Guglielmo analizzando una serie di atti assunti dalla Giunta con una serie di strafalcioni, non solo a suo giudizio, “ma a prova di chiunque abbia buonsenso, tipo assumere delibere di giunta scrivendo sentito il parere negativo della minoranza”. 

In mezzo Guglielmo, osservando incongruenze tecniche sulle variazioni di bilancio e sui capitoli di spesa, ha sollecitato anche ad avviare l’iter di affidamento al professionista – per cui sono accantonati con storno di bilancio 90.000 euro per la progettazione dei nuovi impianti comunali al Frais“Ricordiamoci degli impegni assunti con la Fondazione XXI Marzo, il suo Presidente Marin, e le scadenze di novembre e febbraio per presentare progetto preliminare e avviare il finanziamento nei tempi utili”.

Su una delibera di impegno di spesa, 1.000 euro, per un giorno di sostituzione a scavalco di segretario,  è nata una disputa fra segretari comunali in servizio e pensionati in minoranza, con pesanti, quanto -ahitutti – giustificate osservazioni di forma e di merito e severe critiche agli uffici “incapaci di scrivere un atto senza che vi siano  ca***te che ai tempi del CoReCo lo avrebbero fatto volare dalle finestre. Io ve lo dico solo per il bene di tutti. Un po’ di professionalità è richiesta e dovuta. Questi ci pigliano per il … (omissis) e anche tu sindaco e le segretario almeno leggete prima di firmare”.

I toni così hanno iniziato ad alzarsi, Il Sindaco e il Segretario hanno difeso  gli uffici “Tutti sbagliano”. Battibecchi, grida dal pubblico. Ollivier chiude il Consiglio impedendo a Joannas di leggere fuori sacco l’annunciato “divertente” pistolotto sulla farfalla Zerinthia della Val Clarea. Et voila:  la curva scende in campo, raggiunge il sindaco, partono gli insulti trasversali, mandamenti aff******, scambi di epiteti il cui più ripetibile è l’equivalente piemontese del pirla milanese che comincia sempre per “P”. Tutti contro tutti con sciorinamento del Bignami degli insulti e pure qualche minaccia qua e là in danno delle ossa cranico-facciali di qualcuno.

Peccato davvero non sia prevista la videoregistrazione. Ci sarebbe davvero da farne un format di successo…

LA SCOMPARSA DI PADRE DALL’OGLIO: MA CHI ERA VERAMENTE IL GESUITA CHE ESALTAVA LA “LIBERAZIONE” DI RAQQA?

Ricevo e inoltro per la massima diffusione, onde sia demolita l’ennesima campagna di inganni, menzogne dei disinformatori massmediatici e di esaltazione di un volgare propagandista dei genocidi imperialisti e dei loro mercenari. Aspettiamo il commento del confratello in tonaca e in ispirito Padre Zanotelli…
Fulvio

Dopo quattro anni dalla scomparsa di Padre Dall’Oglio a Raqqa, le nostre TV e i nostri giornali ricordano in modo stranamente concertato la figura del gesuita, presentato unanimemente come “uomo di pace” e sostenitore del dialogo interreligioso.

Ma chi era in realtà questo personaggio, già presente in un convento in Siria prima della guerra, e poi allontanato dal governo come persona non grata?

Chi scrive può fornire una testimonianza diretta di chi fosse realmente Dall’Oglio per averlo conosciuto personalmente e per aver sostenuto con lui un vivace confronto in un convegno pubblico tenuto a Roma all’inizio della crisi in Siria. 

Il convegno, in cui Dall’Oglio era il principale relatore, era sostanzialmente un’iniziativa a sostegno della ribellione armata iniziata in Siria nel 2011 con il decisivo appoggio esterno di USA, Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Israele, ed altri paesi della NATO e monarchie del Golfo Arabico.

Dall’Oglio sosteneva apertamente che i combattenti estremisti sunniti, sostenuti dalle potenze esterne, erano delle brave persone, pieni di patriottismo e senso della giustizia, “PARAGONABILI AI NOSTRI PARTIGIANI CHE SI BATTEVANO CONTRO I NAZISTI”.

Il governo laico del Baath era un “guscio vuoto” che aveva fallito nelle sue politiche riformatrici, compresa la riforma agraria. Non era vero che la comunità cristiana siriana, attaccata dagli estremisti sunniti wahabiti, fosse dalla parte del governo che la proteggeva.

Per nulla impressionato dalle obiezioni poste dal sottoscritto e da altri presenti, Dall’Oglio ha poi continuato a fare dichiarazioni a favore dei cosiddetti “ribelli”, sempre più esaltate, in numerosi convegni in Italia ed in altri paesi anche extraeuropei (se ben ricordo, anche in USA e Canada).

Successivamente il padre gesuita ha raggiunto clandestinamente le zone della Siria orientale occupate dalle bande armate, recandosi a Raqqa, già allora capitale della cosiddetta “ribellione”occupata da varie bande jihadiste che poi sarebbero confluite nello Stato Islamico .

Il telegiornale delle 8,30 di RAI 2 di stasera, 29 luglio 2017, lo ha mostrato in una rara immagine di repertorio, mentre arringa a Raqqa, con espressione esaltata una folla di jihadisti esultanti con le parole. “RAQQA E’ LIBERA E LIBERATA, IN ATTESA DELLA LIBERAZIONE DI DAMASCO”.

Subito dopo dall’Oglio è scomparso, molto probabilmente vittima delle sue illusioni e di qualcuno di quegli stessi gruppi armati che il padre gesuita paragonava incautamente ai nostri partigiani antifascisti. E’ difficile che sia ancora vivo e prigioniero, visto che di lui non si è saputo più nulla.

Da alcune parti non è stata nemmeno esclusa la possibilità (spero non vera) che abbia finito col perdere completamente la testa cambiato identità e si sia unito ai jihadisti.

Il modo con cui i nostri mass media parlano di Dall’Oglio è un’ulteriore dimostrazione della gigantesca manipolazione con cui vengono trattate le vicende della Siria (e ancor prima quelle della Libia, della Jugoslavia, o dell’Iraq, o oggi del Venezuela), quando gli aggrediti diventano aggressori, gli aggressori diventano “liberatori”, le sostenitrici dei jihadisti (come le sciagurate Greta e Vanessa) diventano “cooperanti”, i governi nazionali che cercano di difendere l’indipendenza e l’unità dei paesi sotto attacco diventano “dittature”.

I nostri governanti e la maggior parte dei giornalisti, pubblicisti, commentatori che li sostengono ormai non sanno altro che raccontarci favole e dire bugie.

Roma, 29.07.2017                  Vincenzo Brandi

Vertice ad alta serenità fra Delrio e Borne oggi a Roma”I lavori del tunnel di base della Torino -Lione proseguono. Confermati tutti gli impegni internazionali”

http://www.lagenda.news/delrio-borne-vertice-roma-tunnel-moncenisio-nessuno-stop/

(Stai sereno Del Rio, non mi è nuova )

I Ministri dei Trasporti di Italia e Francia Graziano Delrio ed Elisabeth BorneI Ministri dei Trasporti di Italia e Francia Graziano Delrio ed Elisabeth Borne

ROMA – Il vertice fra i Ministri dei Trasporti di Italia e Francia si è concluso oggi in un clima cordiale fra strette di mano e sorrisi. La tensione fra Italia e Francia su molti dossier non tocca le politiche dei trasporti.

E non tocca i lavori del tunnel di base del Moncenisio, il cui primo kilometro definitivo è già stato scavato a Saint Martin de la Porte.

Il Ministro Elisabeth Borne, nel rappresentare le scelte del Governo francese di una revisione generale di spesa sulle grandi infrastrutture, ha chiarito nettamente al collega italiano che “per la Torino Lione i lavori proseguono e sono confermati gli impegni internazionali” , confermando la “soddisfazione per l’andamento dei lavori in corso e l’impegno dei due Paesi

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, e la Ministra incaricata dei Trasporti francese, Elisabeth Borne, nell’incontro bilaterale sui temi di comune interesse hanno affrontato altri temi oltre alla Nuova Linea Torino-Lione. Fra gli argomenti affrontati: il Pacchetto mobilità in ambito UE ed i progetti bilaterali come l’Autostrada Ferroviaria Alpina.

“Un incontro fruttuoso – ha dichiarato il Ministro Delrio – in cui  abbiamo registrato convergenze sulle linee strategiche che come Ministero stiamo perseguendo, quale la scelta di opere sobrie e utili, la revisione progettuale, favorire l’intermodalità e la interconnessione. Con la Ministra, cui ho consegnato una copia delle nostre strategie “Connettere l’Italia”, abbiamo concordato di far lavorare insieme i nostri esperti.
Ho apprezzato che, la Ministra Borne, pur nel contesto di una revisione sulle grandi opere da parte del Governo francese, abbia affermato che per la Torino Lione i lavori proseguono e sono confermati gli impegni internazionali.

Dunque, soddisfazione per l’andamento dei lavori e impegno dei due Paesi”.

Per quanto riguarda i lavori dell’Autostrada Ferroviaria Alpina,  per il  Ministro Delrio “tra i due Paesi c’è una buona collaborazione e sta proseguendo l’iter parlamentare per la ratifica dell’accordo. E’ una buona notizia, per la politica comune dedicata al trasporto sostenibile, che il 1° agosto verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea l’avviso per il ban do di gara, predisposto dai due Paesi, per la concessione di 10 anni del servizio”.

Il Ministro Delrio e la Ministra Borne si sono anche confrontati sul Pacchetto Mobilità proposto dalla Commissione Europea: “Entrambi i Paesi sono membri dell’Alleanza della Strada – continua il Ministro italiano – e c’è condivisione nel sostegno alla concorrenza leale, così come al miglioramento della sicurezza stradale” .

“Abbiamo da ultimo ribadito – conclude  Delrio – l’importanza dello sviluppo del programma Galileo al fine della più ampia fruizione del segnale satellitare europeo”.

Alla fine la bolla della “pausa” sul tunnel del Moncenisio si sgonfia, con i recenti entusiasmi dei Notav,  anche se resta da mettere a punto il dossier della tratta nazionale transalpina. Magari metteranno in piedi un Osservatorio, anche se nella democraticissima Francia, chi comanda è che abita all’Eliseo e le politiche evle scelte sono a cascata verticale.

TORINO-LIONE, SI ALLONTANA LO SPETTRO DI UN DIETROFRONT DELLA FRANCIA

A Roma primo incontro bilaterale tra il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, e la collega francese Elisabeth Borne
ANSA

Tra Italia e Francia in cui abbiamo registrato convergenze sulle linee strategiche.

Pubblicato il 28/07/2017
ALESSANDRO MONDO
TORINO

Un incontro «fruttuoso», che almeno per il momento sembra allontanare lo spettro di un enpasse. Peggio: di una retromarcia. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, e la ministra incaricata dei Trasporti francese, Elisabeth Borne, hanno tenuto oggi a Roma il primo incontro bilaterale sui temi di comune interesse. Tra gli argomenti affrontati: il Pacchetto mobilità in ambito UE ed i progetti bilaterali come il collegamento ferroviario Torino-Lione e l’Autostrada Ferroviaria Alpina.  

«IMPEGNI CONFERMATI»  

«Un incontro fruttuoso – dichiara Delrio – in cui abbiamo registrato convergenze sulle linee strategiche che come Ministero stiamo perseguendo, quale la scelta di opere sobrie e utili, la revisione progettuale, favorire l’intermodalità e la interconnessione. Con la ministra, cui ho consegnato una copia delle nostre strategie “Connettere l’Italia”, abbiamo concordato di far lavorare insieme i nostri esperti». E ancora: «Ho apprezzato che, la ministra Borne, pur nel contesto di una revisione sulle grandi opere da parte del Governo francese, abbia affermato che per la Torino Lione i lavori proseguono e sono confermati gli impegni internazionali. Dunque, soddisfazione per l’andamento dei lavori e impegno dei due Paesi».  

L’AUTOSTRADA FERROVIARIA  

Per quanto riguarda i lavori dell’Autostrada Ferroviaria Alpina, continua Delrio «tra i due Paesi c’è una buona collaborazione e sta proseguendo l’iter parlamentare per la ratifica dell’accordo. E’ una buona notizia, per la politica comune dedicata al trasporto sostenibile, che il 1° agosto verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea l’avviso per il bando di gara, predisposto dai due Paesi, per la concessione di 10 anni del servizio». Delrio e la Borne si sono confrontati sul Pacchetto Mobilità proposto dalla Commissione Europea: «Entrambi i Paesi sono membri dell’Alleanza della Strada – e c’è condivisione nel sostegno alla concorrenza leale, così come al miglioramento della sicurezza stradale” commenta il Ministro italiano. Da ultimo, abbiamo ribadito l’importanza dello sviluppo del programma Galileo al fine della più ampia fruizione del segnale satellitare europeo».

Tav, vertice a Roma. Delrio: “La Francia conferma il suo impegno nel progetto”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/07/28/news/tav_vertice_a_roma_delrio_la_francia_conferma_il_suo_impegno_nel_progetto_-171866483/?refresh_ce

Tav, vertice a Roma. Delrio: "La Francia conferma il suo impegno nel progetto"

Il ministro dei trasporti Gtaziano Delrio 
 Il ministro dei Trasporti: “I lavori vanno avanti pur nel contesto di una revisione delle grandi opere da parte del governo francese”

28 luglio 2017

La ministra francese Elisabeth Borne “pur nel contesto di una revisione sulle grandi opere da parte del governo francese” ha affermato che “per la Torino Lione i lavori proseguono e sono confermati gli impegni internazionali. Dunque, soddisfazione per l’andamento dei lavori e impegno dei due Paesi”. Lo afferma il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, che ha oggi incontrato a Roma la collega francese nella bilaterale Italia-Francia.

Borne, nei giorni scorsi, aveva gettato un’ombra sul progetto, annunciano una pausa di riflessione sul progetto.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, – spiega il comunicato del Mit – e la Ministra incaricata dei Trasporti francese, Elisabeth Borne, hanno tenuto oggi a Roma il primo incontro bilaterale sui temi di comune interesse.  Tra gli argomenti affrontati:  il Pacchetto mobilità in ambito UE  ed i progetti bilaterali come il collegamento ferroviario Torino-Lione e  l’Autostrada Ferroviaria Alpina.

“Un incontro fruttuoso – dichiara il Ministro Delrio – in cui abbiamo registrato  convergenze sulle linee strategiche che come ministero stiamo perseguendo, quale la scelta di opere sobrie e utili, la revisione progettuale, favorire l’intermodalità e la interconnessione. Con la ministra, cui ho consegnato una copia delle nostre strategie “Connettere l’Italia”, abbiamo concordato di far lavorare insieme i nostri esperti. Ho apprezzato che, la ministra Borne, pur nel contesto di una revisione sulle grandi opere  da parte del Governo francese, abbia affermato che per la Torino Lione i lavori proseguono e sono confermati gli impegni internazionali. Dunque, soddisfazione per l’andamento dei lavori e impegno dei due Paesi”.

Per quanto riguarda i lavori dell’Autostrada Ferroviaria Alpina, continua il Ministro Delrio “tra i due Paesi c’è una buona collaborazione e sta proseguendo l’iter parlamentare per la ratifica dell’accordo.  E’ una buona notizia, per la politica comune dedicata al trasporto sostenibile, che il 1° agosto verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea l’avviso per il  bando di gara, predisposto dai due Paesi, per la concessione di 10 anni del servizio”. Il Ministro Delrio e la Ministra Borne si sono confrontati sul Pacchetto Mobilità

 proposto dalla Commissione Europea: “Entrambi i Paesi sono membri dell’Alleanza della Strada – continua il Ministro italiano – e  c’è condivisione nel sostegno alla concorrenza leale, così come al miglioramento della sicurezza stradale” commenta il Ministro italiano. Abbiamo da ultimo ribadito – conclude il Ministro Delrio – l’importanza dello sviluppo del programma Galileo al fine della più ampia fruizione del segnale satellitare europeo”.

Maersk chiede la corrente, chi pagherà?

http://www.ninin.liguria.it/2017/07/29/leggi-notizia/argomenti/news/articolo/maersk-chiede-la-corrente-chi-paghera.html

Autorità Portuale ha avviato le pratiche di richiesta di una linea elettrica per alimentare l’ecomostro Maersk. Facile dunque ipotizzare chi pagherà. Oggi è scientificamente provato che l’esposizione ai campi magnetici a bassa frequenza (50Hz, quella della rete europea) sono nocivi per la salute

Non pare preoccuparsene la ASL2, che esprime un generico nulla osta. La Provincia, dal canto suo, viste forse tutte le scartoffie, AUTORIZZA, menzionando ARPAL solo come “Allegato A”

Ed è proprio in questo allegato che troviamo quel minimo di senno sanitario. Arpal specifica infatti che al di sopra della cabina di trasformazione da alta / media tensione (anche questo non è chiaro a tutti gli entoni) la permanenza di esseri umani dev’essere limitata in quanto pericolosa per la loro salute.

I magazzinieri e gli archivisti, il cui lavoro è previsto proprio in coppa al trasformatore, non potranno ivi permanere per più di 4 ore al giorno, come limite di esposizione al campo elettromagnetico e sempre che questo limite salvaguardi la loro salute.

Qualcuno glielo avrà detto? Qualcuno glielo dirà?

Maersk: inizia l’erosione delle spiagge di Savona

http://www.ninin.liguria.it/2017/07/29/leggi-notizia/argomenti/ambiente/articolo/maersk-inizia-lerosione-delle-spiagge-di-savona.html

Ci siamo: a Vado, come documenta la foto del Secolo XIX, sta nascendo una nuova spiaggia, in un punto dove non c’è mai stato un granello di sabbia. Da dove arriverà quella sabbia? Dedicato a quelli che “viva la piattaforma e l’erosione non esiste”

L’orrido ecomostro Maersk non è neppure ancora concluso, ed ecco che già vicino alla foce del torrente Segno improvvisamente (e improvvidamente) appare una striscia di sabbia di alcuni metri. Signori, l’interramento è servito, e la spiaggia di Savona sta già iniziando a prestare la sua sabbia a Vado Ligure, che naturalmente con un panorama di container sarà la meta turistica più gettonata degli anni ’20 di questo secolo, sempre che la finiscano.

Peccato che si tratti di un prestito infruttifero: la spiaggia che verrà perduta alle Fornaci e a Zinola non verrà restituita ai savonesi.

Finalmente il sospetto coglie anche i gestori degli stabilimenti balneari di Savona, ma purtroppo è un po’ tardi.

C’è chi tenta di calmare gli animi sostenendo che la sabbia sia stata portata vicino alla foce del Segno da una “mareggiata atipica”.

Sarebbe bello poterci credere.

La TAV, la pausa, la Francia

http://www.ninin.liguria.it/2017/07/29/leggi-notizia/argomenti/mezza-politica-1/articolo/la-tav-la-pausa-la-francia.html

 

Cronaca del solito arrogante abbaglio dei governi italiani di centro sinistra, centro destra, tecnici, larghe e piccole intese. Ancora notizie dalla Francia: “pausa” per la TAV. Giustamente il movimento appare prudente ma è il caso di cominciare a chiedersi chi pagherà e chi risarcirà il popolo della Valle Susa degli enormi danni materiali e morali subiti nel corso di questi anni con la militarizzazione del territorio e la criminalizzazione di chi ha tenacemente resistito (di Franco Astengo)

Da Presidio Europa. Net: La Francia venerdì 28 luglio 2017 consegna all’Italia la “Dichiarazione di pausa”. Il Movimento No TAV, che da 28 anni chiede l’abbandono del progetto, prende pacatamente nota e prosegue nell’opposizione. I fondi nazionali ed europei dovranno ora essere indirizzati verso politiche alternative di mobilità

Venerdì 28 luglio Elisabeth Borne, la ministra dei trasporti francese comunicherà a Roma al suo omologo italiano Graziano Delrio, la decisione del Presidente Emmanuel Macron di “mettere in pausa” ilprogetto Torino-Lione.

Per dovere di cronaca ricordiamo che il 19 luglio 2017 la ministra dei trasporti Elisabeth Borne ha affermato che la Torino-Lione entra in una pausa, esattamente il contrario di quello che le attribuisce di aver detto il ministro Delrio.

Gli antefatti La decisione del nuovo inquilino dell’Eliseo era attesa, da anni l’Alta Amministrazione francese aveva enunciato con forza l’insostenibilità economica, sociale ed ecologica della Torino-Lione.

Emmanuel Macron, già durante la campagna elettorale aveva manifestato il proposito di intervenire per porre fine all’abisso del debito ferroviario francese come indicato in dettaglio nel programma del suo partito: «Restituiremo al Parlamento il potere di decidere una politica realista di sviluppo delle infrastrutture. Presenteremo una legge che orienterà le infrastrutture, considerando la necessità di rinnovare l’esistente, fin dall’inizio del mandato, per selezionare i progetti da realizzare e assicurarsi che saranno finanziati, senza che tali decisioni siano a detrimento dell’esistente. »

Cosa contiene la “Dichiarazione di pausa Conoscendo a fondo il progetto Torino-Lione e le dinamiche politiche francesi, siamo in grado di anticipare cosa preciserà a Delrio la ministra Elisabeth Born che conosce perfettamente i dossier ferroviari ed è in grado di tracciare prospettive.

La sua sarà la “visita di cortesia” annunciata il 19 luglio all’Assemblea Nazionale francese e avrà lo scopo di illustrare nel dettaglio al Governo italiano la visione di Emmanuel Macron sui trasporti: priorità al trasporto dei pendolari e al finanziamento del rinnovamento e della manutenzione delle infrastrutture esistenti – fluviali, portuarie, stradali o ferroviarie – che sono state troppo poco curate negli ultimi anni a favore delle grandi opere.

L’orientamento presidenziale L’orientamento del presidente Macron sarà esaminato all’interno delle Assise della Mobilità, evento all’interno del quale si dovranno «identificare le attese all’orizzonte 2030» e«fare emergere nuove soluzioni». Cittadini, associazioni, ONG, imprese e amministratori locali saranno ascoltati nel mese di settembre, l’iniziativa sarà pilotata da un gruppo di lavoro con la partecipazione di parlamentari. Parallelamente saranno portate avanti «delle audizioni tecniche dei rappresentanti delle reti stradali, ferroviari e fluviali». I primi orientamenti delle Assise saranno quindi presentati alle autorità che organizzano i trasporti.

Il processo si concluderà entro dicembre 2017 e la legge d’orientamento, annunciata da Macron il 1° luglio, sarà presentata al Parlamento nel primo semestre 2018. La ministra Borne ha inoltre precisato che nella legge sarà fissata «una visione delle infrastrutture a medio termine e una programmazione, anno per anno, dei progetti e dei finanziamenti dello Stato su un periodo di cinque anni». Inoltre un comitato d’orientamento assicurerà il seguito affinché le buone idee scaturite dalle Assise non si perdano strada facendo.

Notiamo che l’elenco dei soggetti che discuteranno nelle Assise della “pausa” non comprende alcun rappresentante dell’Italia e dell’Unione Europea, partner del progetto transfrontaliero della Torino-Lione. Questo afferma l’autonomia di decisione che la Francia vuole avere nei confronti dei terzi con i quali ha già sottoscritto degli accordi che potrebbero essere denunciati.

La posizione del Movimento No TAV Il Movimento No TAV lotta da 28 anni per l’abbandono del progetto e in questa circostanza prende pacatamente nota della riflessione del governo francese e non si accontenta dell’annuncio di una decisione presa dall’alto in Francia “sperando” che sia l’attesa soluzione di una lotta presto trentennale.

Ma ha una responsabilità: da un lato fornire pubblicamente tutti gli elementi per la comprensione di questa svolta (i media e la politica sono confusi e tendono a nascondere e deformare), dall’altro lato produrre e diffondere idee per dare forza anche in Italia a questa prospettiva. I fondi nazionali ed europei dovranno ora essere indirizzati verso politiche alternative di mobilità.

La decisione della pausa è l’inevitabile conseguenza della disastrosa realtà economica e sociale del trasporto ferroviario in Francia che la stessa ministra Borne ha riconosciuto: il debito di SNCF è di 50 miliardi di euro e aumenta di 3 miliardi all’anno; le linee ad Alta Velocità sono per il 70% deficitarie e utilizzate solo dal’2% dei viaggiatori 5300 km di rete ordinaria hanno subito rallentamenti nella velocità di esercizio per ragioni di sicurezza a causa della scarsa manutenzione.

L’esperienza del Movimento No TAV, che da quasi trent’anni approfondisce il progetto, ne fa il riferimento privilegiato ad ogni livello, tecnico, economico e politico. Il Movimento No TAV ha l’autorevolezza che è indispensabile nelle relazioni con le istituzioni locali, nazionali ed europee. I ministri Borne e Delrio non potranno il 28 luglio evitare di tenerne conto nella riunione, a pena di impostare l’incontro su argomenti incoerenti con l’obiettivo della pausa: riflettere sull’utilità della Torino-Lione.

La posizione dell’Italia La missione del nuovo MIT – Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si riassume, per volontà del ministro Delrio in questa frase: L’Italia non ha bisogno di grandi o piccole opere, ha bisogno di opere utili alla comunità” da lui pronunciata martedì 21 aprile 2015 alla Commissione Ambiente. Salvo il grave fatto che Delrio non ha mai realizzato una apertura verso le comunità.

Con il comunicato del 25 luglio Delrio, con mancanza di tatto verso la ministra francese, le ha attribuito parole mai pronunciate, mentre quello che la ministra Borne ha detto il 19 luglio sono facilmente comprensibili: “La pausa riguarderà anche il tunnel della Torino-Lione”.

Delrio ha oggi l’occasione di rimettersi all’ascolto dell’opposizione al TAV, riesaminando nei dettagli -come farà la Francia- l’utilità della Torino-Lione per la comunità.

In realtà l’utilità della Torino-Lione, progetto obsoleto immaginato nel secolo scorso, vista la situazione economica del XXI secolo, è evaporata secondo il giudizio ormai generale: la linea esistente, totalmente ristrutturata da Italia e Francia, è utilizzata solo al 15% della sua capacità!

Rimangono “utili” solo gli interessi economici (e non trasportistici) delle imprese che la devono realizzare, della politica che vuole decidere senza ascoltare i cittadini, e della criminalità organizzata che influenza e si impadronisce delle Grandi Opere.

In questo senso sollecitiamo il ministro Delrio a schierarsi con la ministra Borne per mettere in campo un’analoga pausa di riflessione sulla Torino-Lione in Italia senza valutare la decisione del partner francese come un disturbo degli interessi italiani alla pari delle recenti decisioni della Francia che hanno e stanno interessando l’Italia nei settori finanziari ed industriali e di politica estera.

L’abbandono della Torino-Lione darebbe all’Italia molti vantaggi economici e ambientali tra i quali quello di non finanziare – come previsto dagli iniqui accordi – buona parte della tratta francese dell’opera.

In questa fase è utile ricordare che l’Italia ha voluto la Torino-Lione fin dal 1988, mentre la Francia ha iniziato a dimostrato interesse solo quando l’Italia, per “conquistare il progetto”, ha offerto alla nazione transalpina di pagarlo per due terzi.

Questa offerta alla Francia è stata una vera e propria cessione di sovranità dell’Italia a favore della Francia, una realtà che i Governi italiani che si sono succeduti hanno sempre nascosto ai cittadini.

L’iniqua ripartizione dei costi del progetto Torino-Lione L’Accordo di Roma del 2012 ha fissato la ripartizione dei costi del progetto Torino-Lione che, al netto del contributo del 40% dell’Europa, attribuisce all’Italia il 58% dei costi e alla Francia il 42%

Ma, dato che il Tunnel di 57,2 km sotto le Alpi giace per soli 12,2 chilometri in territorio italiano, il costo al chilometro per l’Italia sarà di 245 milioni di euro, cinque volte quello francese di 48 milioni di euro. Ciò nonostante la Francia, ben conscia di dover pagare una fattura molto inferiore a quella italiana per entrare in possesso dei suoi 45 chilometri di galleria, non dà peso a questo regalo dell’Italia e conferma -con la pausa- il suo dubbio sull’utilità dell’opera transfrontaliera.

Di fronte a questa decisione il Governo italiano dovrebbe solo ringraziare la Francia per la pausa e contribuire alla decisione di chiudere i cantieri.

La posizione dell’Europa L’Unione Europea non farà pagare alcuna penale per la rinuncia al progetto, tra l’altro non un metro di tunnel è stato scavato. Sarà sufficiente che i beneficiari richiedano la sospensione del finanziamento come indicato nel Grant Agreement.

I lavori e gli studi geognostici fin qui realizzati dalla Francia e dall’Italia potranno essere utilizzati nei prossimi secoli se i futuri governi rivedono la loro decisione per costruire un nuovo tunnel ferroviario.

Francia e Italia dovrebbero rinegoziare con l’Europa delle alternative Allo scopo di non perdere importanti finanziamenti europei per la Torino-Lione, Italia e Francia dovrebbero rinegoziare con la Commissione Europea i fondi accordati alla Torino-Lione e chiedere -nell’ambito della procedura di Mid-Term Evaluation che sarà esaminata a fine anno dal Parlamento europeo- di dirottarli verso progetti alternativi.

Immaginiamo progetti per accrescere e migliorare la mobilità pubblica e privata della stragrande maggioranza dei cittadini, dai treni locali al trasporto nelle città, dal trasporto collettivo a quello individuale, fino al trasporto delle merci. Dovranno essere idee alternative in sintonia con l’esigenza di ridurre le emissioni e i consumi energetici.

Tra l’altro il finanziamento europeo concesso a Francia e Italia nel dicembre 2015[ potrà essere utilizzato solo entro la fine del 2019: è quasi certo che a quella data TELT non avrà terminato i lavori finanziati dal Grant Agreement, visto che il cantiere de La Maddalena ha terminato lo scavo geognostico e quello francese va a rilento. Come conseguenza la Commissione europea probabilmente taglierà nel 2018 parte dei fondi alla Torino-Lione come già deciso nel 2013 secondo il principio “use it or lose it” (usalo o perdilo

TELT dovrebbe ascoltare il Presidente Macron È inoltre sorprendente come la società TELT abbia potuto lanciare in questi mesi una campagna europea per la promozione di appalti per la Torino-Lione fino al 2019 per  5,5 miliardi di euro, come confermato da Il Sole 24 Ore quando il principale partner–la Commissione europea- ha deciso di finanziare i lavori per la Torino-Lione fino al 2019 per soli 1,91 miliardi attraverso un contributo di 813,78 milioni di euro (sono principalmente attività di preparazione allo scavo, e non lo scavo definitivo del tunnel[sta iniziativa di TELT, la ministra Elisabeth Borne si è espressa chiaramente il 19 luglio 2017 affermando alla Commissione Sviluppo Sostenibile dell’Assemblea Nazionale: “Se ci sono dei problemi sul funzionamento e la regolarità delle procedure (di TELT N.d.R.), la giustizia dovrà occuparsene”   Nella attuale congiuntura, in attesa della decisione che sarà presa nel 2018 dal Parlamento francese, la società di diritto francese TELT dovrebbe fermare ogni attività legata ai bandi di gara per lavori in Francia e in Italia. Questo perché ogni attività di TELT, indipendentemente dal paese nel quale è svolta, è finanziata sia dalla Francia che dall’Italia.

 Franco Astengo/presidioeruopa.net