La Procura di Milano ha chiuso le indagini sull’ex pm di Torino, ora applicato ad Alessandria, Andrea Padalino. I colleghi milanesi – cui per competenza erano stati trasmessi gli atti – gli contestano quattro ipotesi di abuso d’ufficio. L’iscrizione nel registro degli indagati risale all’estate scorsa quando i pm Francesco Pelosi, Paolo Toso e Livia Locci spedirono le ottomila pagine dell’inchiesta sulla “cricca” ai colleghi di Milano perché facessero gli accertamenti su Padalino e su un vpo, Nando Brizzi, accusato di rivelazione di atti coperti da segreto.
Le accuse di abuso d’ufficio riguardano le firme apposte su alcuni documenti formali del suo ufficio giudiziario che avrebbero consentito assegnazioni irregolari di casi e fascicoli che hanno favorito la cosidetta “cricca” del Palazzo di Giustizia, su cui da mesi indaga Torino. Un gruppetto di persone – in sostanza – si sarebbero scambiati favori. L’appuntato dei Carabinieri Renato De Matteis avrebbe spesso segnalato il nome dell’avvocato Pierfranco Bertolino alle vittime di reati che si sarebbero sdebitati con favori: auto da carrozzieri e concessionari, operazioni chirurgiche da un medico oculista, interessamento per assunzioni da parte di un manager. L’indagine nasce da una fuga di notizie: nell’intercettazione in un procedimento della Dda, una persona riferisce a un’altra di aver saputo della presenza di alcune microspie e a dirglielo sarebbe stata una “talpa” in Procura. Chi sia non è noto, ma l’inchiesta si è allargata. Nello stesso periodo quattro carabinieri furono cacciati da Palazzo: contro di loro solo un procedimento disciplinare.
Alcuni degli atti dell’inchiesta sui quattro furono vistati dal sostituto procuratore Andrea Padalino, “consapevole o no” della situazione. Secondo i quotidiani torinesi, che ne scrissero mesi fa, il trasferimento di Padalino ad Alessandria sarebbe stato legato anche a questa vicenda.