Generale Russo Venaus

UNIONE BANCARIA: accordo raggiunto, ma per le banche piccole la competenza è di ogni stato membro

Scritto il 21 marzo 2014 alle 09:30 da Danilo DT
  
E’ fatta. Dopo un negoziato durato circa 10 ore, il Parlamento Europeo, la Commissione Europea e il Consiglio dell’UE hanno raggiunto un accordo sul meccanismo unico di risoluzione bancaria, conosciuto anche come Unione Bancaria, dando una svolta ad una tematica che stava tanto a cuore a Mario Draghi ed era una delle condizioni necessarie per una continuazione costruttiva di quel progetto che fa acqua da tutte le parti, chiamato “Unione Europea”. Ecco in sintesi in cosa consiste il piano “Unione Bancaria” approvato nelle ultime ore, come scritto da Milano Finanza:
 
I) Il piano riguarda tutte le banche vigilate dal sistema di supervisione unica sotto l’egida della Bce e sarà il comitato esecutivo (board) di risoluzione a preparare i piani di fallimento di una banca, gestendo direttamente la risoluzione delle banche vigilate dall’Eurotower e di quelle transfrontaliere.
 
II) Alle autorità nazionali di risoluzione, invece, spetterà il compito di preparare il piano di fallimento e agire concretamente solo per gli istituti di credito che operano entro i confini nazionali e che non sono vigilati direttamente dalla Bce
 
III) Il processo decisionale ruoterà attorno al board della risoluzione unica, coinvolgendo i membri permanenti: Commissione, Consiglio, Bce e autorità di risoluzione nazionali. In linea generale sarà la Bce a notificare al board, alla Commissione e alle autorità nazionali interessate che una banca sta fallendo, e il board valuterà l’esistenza di un rischio sistemico, verificando le soluzioni finanziarie che coinvolgono il settore privato secondo procedure, modalità e ordine previsti dalle regole del bail-in. Il fondo di risoluzione entrerà in gioco solo a condizione che si sia seguito questo processo.
 
IV) Il board adotterà, inoltre, un piano di risoluzione che include il ricorso al fondo e qui emergerà il ruolo della Commissione europea, responsabile della valutazione degli aspetti discrezionali della decisione del board. L’esecutivo Ue potrà ratificare o obiettare e la sua decisione sarà sottoposta all’approvazione o all’obiezione dell’Ecofin (procedura di approvazione tacita).
 
V) Il fondo di risoluzione bancaria entrerà a regime in otto anni anziché nei dieci originariamente prospettati. Anche i fondi nazionali verranno mutualizzati più rapidamente con il 40% delle quote durante il primo anno e un ulteriore 20% nel secondo anno, mentre il restante 40% sarà spalmato sugli ultimi sei anni.
 
VI) Resta fuori dall’intesa il cosiddetto backstop, ovvero la rete di sicurezza, di cui si era invece parlato in precedenza e che avrebbe dovuto essere operativo per far fronte a imprevisti nel corso degli otto anni di transizione, mentre è stato confermato il conferimento alla Bce di un ruolo primario nelle decisioni sulla chiusura di una banca.
 
VII) L’iter che porterà all’adozione formale delle nuove regole prevedrà i seguenti step: dopo l’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio Ue, si dovrà passare al voto formale e il Consiglio deciderà a maggioranza qualificata, mentre il Parlamento Ue voterà in seduta plenaria nell’ultima riunione di fine legislatura ad aprile.
 
Verrà quindi istituito uno fondo speciale assistenziale di circa 55 miliardi di euro, per aiutare i contribuenti a liberarsi dal carico delle banche problematiche. Questo fondo sarà formato da capitale che le stesse banche partecipanti al meccanismo avranno creato, ma non in 10 anni come previsto ma in 8. Inoltre il 40% del fondo sarà condiviso tra i paesi sin dall’inizio fino a raggiungere il 70% dopo tre anni. Quindi maggiore “mutualizzazione” del rischio bancario. Non è però previsto il backstop, il paracadute finanziario che avrebbe chiamato in causa anche il fondo salva-Stati Esm.
 
Inoltre si doveva paralre di un sistema di “protezione ” dei depositi bancari. Ma di questo non se n’è parlato proprio.
 
Resta di certo un meccanismo abbastanza complesso e problematico, caricando al sistema bancario stesso l’onere di finanziare eventuali situazioni critiche.  Le banche dovranno quindi salvare le banche e la logica, se ci pensate, ci sta, visto che sono gli stessi istituti di credito che hanno generato vari dissesti finanziari. Il sistema rappresenta però, secondo me, una buona base di inizio. Crea da subito una discreta struttura protettiva che il mercato potrà solo vedere positivamente, anche se dimensionalmente il fondo resta ovviamente discutibile, visto che troppe banche sono “too big to bail in / bail out”.
 
MA attenzione, viene fatta distinzione sulle dimensioni delle banche. Per quelle più grandi sarà competenza BCE, per quelle più piccole sarà competenza nazionale. Peccato che, guardando per esempio all’Italia, sono proprio gli istituti di credito di dimensioni medio –piccole che sono peggio messi, oggi. Ovviamente il board accoglie con entusiasmo l’accordo raggiunto. Io mi riservo la facoltà di analizzare meglio la situazione prima di giudicare.
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