Stavolta che è il peggior femminicidio, non lo dicono

PREMESSA. Ogni comunità, gruppo etnico, nazione, villaggio, ha i suoi criminali. Noi italiani abbiamo dato tanto in molti settori, compreso quello criminale, dalla mafia che scioglie i bambini nell’acido al mostro di Firenze che dilaniava le coppiette in Toscana. Non ci siamo fatti mancare niente anche in questo campo, ma siccome da più parti mi è stato chiesto cosa pensassi dell’omicidio di Macerata e della componente “razziale” sottaciuta oggi dai media per motivi politici, allora dico la mia, con il beneficio d’inventario che ancora non sappiamo tutto dell’omicidio. In particolare mi viene chiesto sui social perchè un omicidio per futili motivi e perchè ad una donna, e perchè così efferato. L’accusato, tale Innocent (ironia…) Oseghale, avrebbe smembrato in pezzi la malcapitata e l’avrebbe riposta in più valige per occultare il cadavere. Ovviamente – che lo preciso a fare?  – il soggetto responsabile, il Signor Innocent, ha una componente di malvagità e di stupidità sua personale che NULLA ha a che fare col fatto di essere nigeriano. Tuttavia, occorre anche essere onesti, e riconoscere che in tutto il mondo vi sono gruppi etnici che riescono a distinguersi per la gratuità e la stupidità dei propri gesti malvagi. Questi gruppi etnici, o comunità, variano il loro atteggiamento nel tempo, cioè a seconda delle condizioni storiche che stanno vivendo hic et nunc.
 
Cosa significa?
 
Significa che le condizioni culturali e materiali d’esistenza di un gruppo sociale determinano gran parte dei comportamenti dei suoi componenti, ma anche che, fortunatamente, al modificarsi di queste condizioni culturali e materiali anche questi comportamenti mutano. Insomma, i comportamenti dei gruppi presi in esame non dipendono dal dna, ma da condizioni di base che variano nel tempo. Nel caso di molti nigeriani DI OGGI, alcune cose mi sentirei di dirle come osservatore, cioè come persona che nella sua attività sindacale ed avendo anche vissuto alcune esperienze personali come lavoratore occasionale da ragazzo, ha avuto modo di conoscere diversi africani, e soprattutto nigeriani.
 
La gran maggioranza delle famiglie tradizionali Igbo e Africane è patrilineare e patriarcale e molte famiglie sono poligame. Un fattore più culturale che religioso. La donna sposata prende il cognome del marito e si trasferisce a casa di lui, non avvviene mai l’opposto e deve convertirsi alla religione del marito se è diversa dalla sua.
 
Il compito di educare un bambino vale per la donna, ma anche per l’intera comunità in cui vive, ogni anziano ha il “diritto e dovere” di richiamare l’attenzione ma anche di punire un bambino che sbaglia. La famiglia non è considerata completa senza figli. Una donna che non ha figli è considerata una disgraziata. Una fallita.
 
La famiglia allargata africana porta a considerare ogni anziano “padre” o “zio”, madre o zia, a secondo del rapporto di parentela o amicizia di quella persona con la famiglia. Ci sono interi villaggi e comunità che non si sposano tra di loro perché considerati figli della stessa famiglia, e quindi per evitare di commettere l’incesto.
 
Quale ruolo della donna emerge da questo scenario? Che la donna è nettamente inferiore all’uomo. Non ci sono cazzi. La cosa curiosa è che, di tutte le nigeriane che ho conosciuto, si notava una certa tendenza alla ribellione e i maschi della famiglia, o i fidanzati, si dovevano mostrare particolarmente energici e decisi, per imporsi sulle “loro” donne. In altri termini, ho notato una cosa molto strana e inquietante, una contraddizione – che mi piacerebbe fosse confermata o smentita da qualche lettore. La donna nigeriana per la mia esperienza vuole fare sempre di testa sua. Si dimostra abbastanza legata a stereotipi femminili, soprattutto di tipo estetico. I maschi di riferimento reagiscono però in modo perentorio a certe intemperanze. Le donne alla fine cedono sempre, ma solo di fronte a uomini energici in tal senso e tendono a sottovalutare quei maschi che non lo sono. Insomma, per quel che ho avuto modo di vedere, le donne nigeriane non cambiano facilmente idea a seguito di un ragionamento condiviso o di una scoperta che hanno fatto, ma solo se qualche autorità superiore (spesso il maschio, ma può essere anche un anziano/a) si incazza di brutto. Allora, e solo allora, cambiano comportamento… una cosa che ho sempre trovato incredibile, per come sono abituato io in questo paese e per com’è nella mia cultura. Io, a esempio, posso cambiare idea o comportamento per paura o perchè qualcuno mi ha spiegato meglio la faccenda, oppure per empatia. Nella cultura nigeriana pare che cambino idea e comportamenti solo per paura di una autorità.
 
Nelle zone rurali, soprattutto del nord, le donne lavorano in genere più dell’uomo. Esse costituiscono infatti il 60% della forza lavoro e producono fino all’80% delle derrate alimentari. Quando la donna svolge un lavoro retribuito (sono poche ad avere questa fortuna) riceve una paga notevolmente più bassa di un uomo a parità di mansione.
 
Ma nella maggior parte dei casi il lavoro svolto dalle donne nelle zone rurali non è neppure retribuito. Il 40% delle donne è analfabeta, schiave dei padri prima e dei mariti poi.
 
La scarsa considerazione riservata alla donna è inoltre riscontrabile nella gestione dell’eredità paterna, infatti, questa non viene suddivida tra le figlie ma viene distribuita tra i parenti prossimi (ovviamente maschi) e alla donna verrà assicurato un posto solo nella famiglia del marito.
 
Ancora molto diffusa è la mutilazione degli organi genitali femminili e anche la pratica di concedere in matrimonio una donna indipendentemente dalla sua volontà anche quando è ancora una bambina.
 
Sul fattaccio di cronaca occorrerà ancora attendere, come già detto, ma al momento – per quella che è stata la mia esperienza – non so proprio di cosa dovremo sorprenderci. La poveretta ha detto di no a una qualche richiesta, e lui l’ha uccisa, ma non si tratta, come nei casi che tanto piacciono a “chi l’ha visto” e “quarto grado”, di un diniego legato alla passione, all’amore, o al pagamento degli alimenti. Per i vari Innocent, le donne dicono di no con una certa consuetudine, e cambiano idea solo se bastonate…
Beninteso, anche nella nostra cultura (e per fortuna) esistono dei “ruoli”, dei “punti di riferimento”, delle bussole, ma, in primo luogo, essi sono elastici. In secondo luogo, nel tempo hanno assunto la funzione di connotare di senso la nostra esistenza, e non come strumenti di sopraffazione.
Se davvero qualcuno pensa come ineluttabile la migrazione (e per me non è per niente un fenomeno ineluttabile), è bene che faccia i conti con la disomogenietà tra le culture e che faccia una scelta, chiara e forte.
A mio modo di vedere, alcune culture non sono integrabili nel senso classico del termine. Albanesi e rumeni, ad esempio, sono integrabili e la seconda generazione è già integrata alla grande. Anche i senegalesi. Altri gruppi no, non sono integrabili, ma le loro culture devono essere modificate con l’asprezza delle nostre leggi, che dovrebbero considerare come aggravanti il fatto di non avere cittadiananza italiana, in particolare per i reati contro la persona, ma anche gli illeciti contro la proprietà e il disturbo della quiete pubblica.
A mio modo di vedere per alcune culture deve essere preparato con cura  un percorso, e molto rigido, solo al termine del quale potrà essere considerata la piena integrazione nel paese ospitante. Non so se qualche partito politico dica qualcosa del genere, non è una questione elettorale, anche se a molti piace in questi giorni buttare tutto in vacca parlando di programmi politici.
Se qualcuno però vuole afrettarsi a derubricare quel che dico a razzismo è invitato a curarsi da uno bravo! Qualcosa del genere l’ho visto applicato in Svizzera, ove si parlano 3 lingue ufficiali e dove sono stati ospitati molti migranti con profitto reciproco nel corso dell’ultimo secolo. Se i nigeriani che scelgono di vivere in Italia non abbandoneranno una quota significativa della loro cultura (così come fatto dagli italiani e dai turchi in Svizzera) e non saranno COSTRETTI con la forza ad abbracciare la nostra, aspettatevi negli anni una moltiplicazione di fatti di cronaca come quello di Macerata e una deriva italiana da ghetto americano.01/02/2018 Massimo Bordin

Cesena, ama l’immigrato e lo ospita a casa sua: la pesta, si droga e la stupra

stupro3No all’odio, amateli.  Siate loro devoti. Quando la violenza sulle donne è politically correct. Si attendono ancora le scuse per questa brutalità su una donna, ma nessuno le chiede. Si attende indignazione, ma segue solo silenzio e censura. Nessuno chiede chi siano i responsabili morali che debbano vergognarsi.Boldrini qualcosa da dichiarare? Nessuna critica è ammessa, nessuna indignazione ma solo supina accettazione, chiamata solidarietà, per l’aggressore. SIA MAI CHE VENGANO MESSI IN DUBBIO I FIUMI DI DENARO CHE INGRASSANO LE COOP DI MAFIA CAPITALE


Cesena, ama l’immigrato e lo ospita a casa sua: la pesta, si droga e la stupra

30 Gennaio 2018
Si è innamorata di lui, un richiedente asilo ospite in un centro di Sorrivoli, in provincia di Cesena. Ma ben presto la storia d’amore per lei si è trasformata in un incubo, in un legame malato fatto di botte, continue vessazioni fisiche e psicologiche, furti e stupri. All’inizio lui – secondo il racconto della vittima -, era gentile. La trasformazione è avvenuta nel giro di un paio di mesi. Arrivato nella cittadina romagnola, l’uomo, 25enne e originario di un paese africano, aveva trovato ospitalità nel centro per profughi lo scorso ottobre ed aveva subito avanzato la richiesta dello status di richiedente asilo. Poco dopo ha conosciuto lei, una cesenate di 43 anni. Dall’amicizia alla storia d’amore il passaggio è stato breve. Nel giro di poche settimane è arrivata però la risposta negativa al giovane africano ospite del centro: gli era stato respinto anche l’Appello sullo status di rifugiato. Davanti alle sue lacrime, motivate dalla sua vicina uscita forzata dalla casa per rifugiati, la donna ha deciso di ospitarlo a casa sua. Una scelta d’amore che si è trasformato ben presto in ben altro.
Una volta messo piede nel suo appartamento, l’uomo ha abbandonato i modi gentili ed ha iniziato a padroneggiare. Subito le ha allestito la casa a tempio privato per pregare. In sostanza, si era impadronito della sua abitazione. In quei locali di pochi metri quadrati, le era stato concesso di frequentarne la metà. Una regola da rispettare se non voleva ricevere ogni volta insulti e botte. Il compito di portare a casa i soldi, peraltro, spettava solo alla 43enne che, per mantenere lo straniero, si è vista costretta a trovare anche un secondo lavoro. In poco tempo la donna ha speso circa seimila euro, tra risparmi e stipendi. Soldi che, da quanto è emerso, servivono al 25enne per i suoi vizi, hashish compreso, o per pagare per esempio gli ingressi in palestra. La donna in cambio riceveva solo botte e minacce di morte.
Quando una notte, spinta da un sano colpo di orgoglio, lei ha cercato di scappare di casa (sua), lui se n’è accorto ed è andato a riprendersela e l’ha trascinata a casa. Ed erano volate le solite parole da padre-padrone: «Come ti permetti di lamentarti donna, tu devi solo lavorare. Stai zitta, o ti ammazzo». Sono queste le frasi all’interno del fascicolo d’accusa.
Stanca delle violenze, la cesenate ha ritentato poco dopo la fuga, ma anche in questo caso è andata male: lui le ha tolto il telefono e persino le chiavi della sua auto. Così si è rifugiata dentro alla camera da letto, ma per ribadire la sua supremazia di maschio, la risposta del profugo è stata quella di stuprarla più volte. Solo giorni dopo la donna è riuscita a scappare e a varcare la soglia del Commissariato di Polizia di Cesena. Gli agenti, raccolta la denuncia, l’hanno scortata fino a casa, ma anche davanti alle divise l’uomo ha continuato a inveire e a minacciarla. Così sono scattate le manette per violenza sessuale, minacce, violenza privata, rapina e stalking.
 
«Questa storiaccia evidenzia un doppio problema – commenta Fabrizio Ragni, consigliere provinciale di Forza Italia -: da una parte la questione degli sbarchi incontrollati, dall’altra una cultura che, guarda caso, porta ad aumenti esponenziali di reati anche di questo tipo. Non dico che tutti i profughi sono stupratori e violenti, ma le cronache ogni giorno, da nord a sud, raccontano che i protagonisti spesso sono loro. La cosa assurda, è che una volta entrati in Italia, poi non vengono più controllati. Il nuovo governo di centro destra dovrà fare una profonda azione per limitare gli accessi a questo tipo di persone irregolari e con una indole comunque violenta». E non è un caso che a Carpi abbiano organizzato dei “corsi di seduzione” per profughi per spiegare loro che una donna può anche dire di “no” ma non per questo deve essere stuprata o picchiata.
 
di Simona Pletto

Orrore su questo Treno. 20 Migranti circondano una donna, ecco cosa le hanno combinato!

a quanto pare è un’abitudine. D’altronde, nessuno si indigna perché sarebbe istigazione all’odio “riprenderli” per questo comportamento.


Orrore su questo Treno. 20 Migranti circondano una donna, ecco cosa le hanno combinato!
 
Era un treno che da Termoli portava a Pescara, ed è stato palcoscenico di scene quasi da film Horror.
Il treno è stato per alcuni momenti interminabili in balìa di alcuni migranti facinorosi.
Incredibile ciò che hanno combinato.
 
Una donna controllore stava semplicemente facendo il suo lavoro, e proprio per questo per lei è finita male.
La donna entrata nel vagone di questi scalmanati, ha chiesto come da prassi il biglietto, da lì in poi le cose sono velocemente e improvvisamente precipitate.
 
Dagli insulti si è passati a delle vere e proprie scorribande.
Su il Giornale infatti leggiamo che:
A testimoniare la vicenda una giornalista presente nel momento delle aggressioni. “Sono salita alla stazione di Vasto-San Salvo e il treno era affollato da migranti provenienti da Termoli e diretti a Pescara – spiega la signora al Centro – Il capotreno, una donna, ha chiesto il biglietto a tutti i passeggeri. Da parte dei migranti ha ricevuto in risposta una risata beffarda. La capotreno ha insistito e a quel punto è stata aggredita verbalmente“.
Non solo. Convinti di rimanere impuniti, i migranti hanno pure sbeffeggiato i presenti e il controllore. Secondo quanto raccontato da alcuni dei presenti al Centro, infatti, gli immigrati “ridevano e facevano quello che volevano. Più di una volta hanno ripetuto che tanto nessuno li avrebbe puniti”.
Una storia choc che si va ad aggiungere a quelle provenienti da Bassano del Grappa, dove tre giorni fa la baby gand di nordafricani è tornata a colpire dopo che già ad inizio ottobre aveva seminato il panico in un treno proveniente da Venezia e in un supermercato della zona.
Dopo che il controllore ha allertato la polizia, i migranti si sono dati alle scorribande.
 
Sì, perché non è finita di certo lì.
La giornalista continua il racconto choc di questi momenti di vero e proprio terrore.
 
“Diversi pendolari con l’abbonamento sono rimasti in piedi, negli angoli, spaventati.
A Lanciano è salito un altro capotreno ma anche altri nordafricani e la scena è stata la stessa. Da solo, il controllore non ha potuto tenere testa a tanti uomini che lo fronteggiavano rifiutandosi di pagare il biglietto. È stato davvero terribile viaggiare con persone che sembravano fuori controllo.
 
Confesso di avere avuto paura come del resto tutte le persone su quel quel treno. Ritengo e spero che a Pescara, il gruppo abbia trovato ad attenderli la Polfer e che nei loro confronti siano stati adottati adeguati provvedimenti”.
 
Foto Credit: Il Giornale

“Mi fatte vedere il biglietto per favore?”: nigeriani ridono in faccia alla capotreno poi la schiaffeggiano

-treno-controlliNon è un’aggressione ad una donna? Lavoratrice? Ci rendiamo conto a cosa sono esposte queste lavoratrici? I sindacati tanto politically correct e femministi hanno qualcosa da dire? Nemmeno indignazione e solidarietà per questa lavoratrice? Silenzio? Come mai sto silenzio? Chi sono i responsabili morali di questa violenza autorizzata?

“Mi fatte vedere il biglietto per favore?”: nigeriani ridono in faccia alla capotreno poi la schiaffeggiano
gennaio 28, 2018.
 
Un’altra aggressione ai danni di un controllore nel pisano: un capotreno donna di 31 anni chiede il biglietto a quattro clandestini nigeriani, loro con la solita mancanza di rispetto, prepotenza, maleducazione e insolenza, tipica delle risorse boldriniane, prima le ridono in faccia, poi l’aggrediscono con uno schiaffo talmente violento da mandarla all’ospedale.
Pisa, 28 gennaio 2018 – «Buongiorno, mi fate vedere il biglietto, per favore?». Una frase concisa, pronunciata con la giusta dose di fermezza e cortesia. Tanto è bastato a scatenare l’inferno.
 
La capotreno – una ragazza di 21 anni – si trova davanti quattro passeggeri, molto probabilmente nigeriani. Quattro uomini senza biglietto, saliti alla stazione di Pisa e diretti a Lucca, che non sembrano nemmeno ascoltarla facendosi beffe della divisa che indossa. Prima fingono di non capire, le rispondono in una lingua incomprensibile lasciandole intendere che non sanno l’italiano: poi iniziano a scambiarsi occhiate e sorrisetti che tradiscono la loro malafede.
 
La giovane dipendente Trenitalia è ligia al dovere. Non ha intenzione di farsi intimorire e ripete scandendo la la frase: vuole vedere subito il biglietto perché senza biglietto non è possibile viaggiare. Con coraggio e determinazione «convince» i quattro stranieri, che non vogliono tirare fuori neppure i documenti, ad alzarsi e a dirigersi verso la porta. La stazione di San Giuliano Terme fortunatamente è vicina.
Tra insulti e risolini derisori tre scendono dal treno, mentre il quarto continua a fare resistenza. Inizia il diverbio. Il nigeriano (un energumeno di un metro e 90) urla di voler arrivare a distinazione. Dalle parole passa ai fatti. Tira una spinta alla ragazza poi uno schiaffo talmente violento da procurarle danni anche all’orecchio e quindi si dà alla fuga lungo il binario. La capotreno verrà trasportata in ambulanza al pronto soccorso di Lucca. Sul caso indaga la Polfer che sta passando al setaccio le immagini riprese dalle telecamere di bordo attraverso le quali poter arrivare all’identità dell’uomo.
 
Con fonte La Nazione
Redazione riscatto nazionale.net

Rapine ai passanti: “Mi ha colpito al viso poi ho visto la mia amica a terra” Dieci aggressioni in due ore. I racconti choc delle vittime. Quattro gli arresti

firenze 10 aggressioni due oreTra le vittime di queste brutalità anche donne e uomini anch’essi alcuni stranieri.
Fiaccolata in solidarietà? Manifestazione contro le violenze? Parole di condanna? Niente. SILENZIO, NESSUNO che si chiede di chi sia la responsabilità morale anzi….
MA QUANTO SI POTRA’ ESSERE IPOCRITI? Sappiamo bene che nessuna critica al sistema di accoglienza è ammessa, si capisce, ci sono MILIONI di euro in ballo.

 
Firenze, africani massacrano italiani- Il sindaco “Tutelare la reputazione degli immigrati!”
26 gennaio 2018
Rapine ai passanti: “Mi ha colpito al viso poi ho visto la mia amica a terra”
Dieci aggressioni in due ore. I racconti choc delle vittime. Quattro gli arresti
 
FIRENZE, MAROCCHINI PESTANO PASSANTI: SINDACO PD SI PREOCCUPA DEI MAROCCHINI
“Un uomo mi si è avvicinato e mi ha detto ‘Stai ferma o ti sparo’” racconta con un filo di voce una studentessa di 22 anni. Chiacchierava con il fidanzato, seduta su una panchina di piazza Indipendenza quando, intorno alle 2.20, uno dei componenti della banda la minaccia, spintona e poi la scaraventa a terra. Lui cerca di difenderla ma contro tanta violenza c’è poco da fare.
 
“Mi hanno colpito al viso poi ho visto la mia amica a terra” dice incredulo il turista cileno. Era in compagnia dell’amica colombiana quando in via Faenza è stato derubato e aggredito.
 
E non è andata meglio al visitatore turco, sorpreso alle spalle in piazza della Signoria: “Uno mi ha messo un piede sul collo – le sue parole -, l’altro mi ha dato quattro calci”.
Sono i racconti delle vittime, persone scelte a caso, come in una specie di roulette russa della violenza. Dieci in tutto, picchiati e rapinati in due ore nel centro storico fiorentino: uomini e donne, senza nessuna distinzione, tra i 19 e i 46 anni.
Scena da Arancia Meccanica nel cuore storico della città. Gli autori sarebbero quattro giovani nordafricani, arrestati dai carabinieri dopo un rocambolesco inseguimento fino ai giardini della Fortezza da Basso.
Si tratta di un algerino di 26 anni e tre marocchini: due diciottenni e un 26enne, tutti senza fissa dimora, irregolari in Italia e con diversi precedenti alle spalle.
Intanto le indagini proseguono, i carabinieri vogliono chiarire se i quattro siano responsabili di altre violente aggressioni avvenute nel centro storico dal mese di gennaio: dieci sono i casi sul tavolo.
 
Si sospetta, infatti, che dietro i due pestaggi choc denunciati la notte di Capodanno da un ragazzo fiorentino e da un turista romano, entrambi finiti in ospedale col naso rotto, ci possa essere la mano della stessa banda.
 
Ma riavvolgiamo la pellicola. Il ‘giallo’ comincia alle 24.10 nel piazzale di Porta al Prato: un giovane si avvicina al gruppo di stranieri per chiedere una sigaretta e in tutta risposta è stato preso a calci e pugni e poi rapinato di giacca, portafoglio, cellulare e persino delle scarpe.
 
Nelle due ore successive, i quattro sono tornati a colpire con modalità analoghe tra via Pietrapiana, piazza della Signoria, piazza della Repubblica, piazza Indipendenza, via Roma, via de’ Cerretani e via Faenza.
In via Pietrapiana, venti minuti dopo, la gang è riuscita a derubare un 43enne del cellulare mentre in piazza della Signoria (intorno all’1.10) è andata peggio a un turista turco di 20 anni: mentre passeggia solo in centro viene aggredito, percosso e rapinato.
 
Sono passati solo 20 venti minuti: una ragazza di 27 anni mentre passeggia col fidanzato viene presa a calci e pugni in piazza della Repubblica e poi scippata della collana d’oro. Il compagno spintonato e buttato a terra.
 
Solo un quarto d’ora dopo, un ventisettenne in via Roma e, a ruota, un fiorentino di 28 anni: anche lui percosso e rapinato del cellulare. Via Faenza, esterno notte. Sono le 2.10: nell’obiettivo delle belve questa volta c’è una turista colombiana di 33 anni.
 
I quattro malviventi prima prendono a testate l’amico e poi spintonano la donna a cui portano via borsa e cellulare. Un film dell’orrore che finisce in piazza Indipendenza alle 2.20. “Mai visto nulla del genere. Sembravano belve” i commenti dei testimoni.
 
Ovviamente il sindaco PD non pensa alle vittime, ma al ‘buon’ nome della cosiddetta comunità marocchina: “Grazie ai carabinieri – dice il sindaco di Firenze Dario Nardella – a nome di tutta la città per questa reazione immediata, forte e incisiva”. Nardella ha anche parlato con l’ambasciatore del Marocco in Italia Hassan Abouyoub che si è impegnato a venire presto a Firenze per incontrarlo e affrontare insieme la questione, riporta una nota di Palazzo Vecchio, “di una minoranza che rischia di connotare negativamente e ingiustamente la comunità marocchina presente in città”.

Rapina al supermercato, anziano strattonato e ferito. Ghanese 25enne arrestato dalla polizia

3 febbraio 2018
È stato aggredito con violenza e ferito seriamente, nel solo tentativo di strappare dalle mani di un ladro ciò che gli era appena stato sottratto. È il trattamento subito da un anziano 71enne di Piacenza coinvolto in una rapina che si è consumata all’esterno di un supermercato di via Conciliazione.
 
Un episodio nel quale la Polizia è riuscita ad arrestare in flagranza lo straniero responsabile dell’aggressione. Tutto è successo attorno alle 16.30 di ieri, venerdì 2 febbraio. Ad aiutare l’anziano, sono intervenuti alcuni clienti e anche il direttore del supermercato: soltanto grazie all’intervento degli agenti della questura, il ghanese 25enne è stato arrestato con l’accusa di rapina impropria e resistenza a pubblico ufficiale. Stamattina, 3 febbraio, confermata la convalida. Per l’anziano, un passaggio al pronto soccorso dove è stato medicato: le sue condizioni non sono gravi.

Borgo, scippa e trascina un’anziana: arrestato nigeriano

scippo-anziana1Responsabilità morale di quest’aggressione? Vittima una donna, per giunta anziana, cosa assai grave (ed ha scippato una ragazza durante la fuga) ma non per i moralmente superiori, niente solidarietà

Non contento poco dopo, alla fermata della metropolitana, ha rubato la borsa ad una ragazza per poi essere bloccato dalla polizia
Commissariato Centrale in servizio di Volante ha arrestato,, il cittadino nigeriano Nwede Victor, 24enne richiedente asilo politico e domiciliato presso il Cara. di Mineo, per rapina aggravata e furto aggravato in pregiudizio di due donne. In particolare, a seguito della segnalazione pervenuta al numero unico di emergenza, gli agenti hanno bloccato l’uomo che aveva appena rapinato un’anziana, la quale, nel tentativo di resistere al violento scippo, è stata strattonava e trascinata dall’energumeno, riportando lesioni medicate al pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” e giudicate guaribili in 15 giorni.
 
L’uomo è riuscito ad impossessardi della borsa contenente 40 euro,  il telefono cellulare e i documenti della vittima. Evidentemente non soddisfatto del “risultato”, , nei pressi della fermata della metropolitana del Borgo, con  una mossa fulminea è riuscito a strappare di mano ad una ragazza la borsa contenente la somma di euro 380, il telefono cellulare e documenti vari.
 
I poliziotti però hanno fermato il ladro in via Zuccaro e dopo una perquisizione personale hanno trovato la refurtiva che è stata restituita alle due donne  Al termine delle formalità di rito, l’arrestato è stato rinchiuso nel carcere di piazza Lanza.
31 gennaio 2018

Giornalista di La7 aggredita nel centro di Rosarno: “Migrante mi ha inseguita con un martello”

vittima donna, giornalista. Aggressore: un “migrante”. Silenzio, nessuna solidarietà, nessuna condanna. L’ordine dei giornalisti tace. Non è come la capocciata di Spada al giornalista di Nemo, perché? Cosa ci sarà mai di diverso? Non è violenza questa? Per altro, ai danni di una donna?giornalista La7 aggredita

Violenta aggressione contro una giornalista di La7 nella vecchia tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Dominella Trunfio stava facendo un reportage, insieme al suo operatore quando un migrante le ha fratturato un dito con un martello
 
Violenta aggressione contro una giornalista di La7 nella vecchia tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria.
 
Dominella Trunfio stava facendo un reportage, insieme al suo operatore, per il programma L’aria che tira di Myrta Merlino quando un migrante le ha fratturato un dito con un martello.
 
“Dopo mezz’ora che siamo entrati nella vecchia tendopoli, un migrante ha cercato di colpire alle spalle l’operatore che mi accompagnava, Franco Cufari e nel tentativo di togliergli il martello, lui ha preso il mio polso e mi ha fatturato un dito”, ha raccontato la Trunfio.“È seguita una breve colluttazione in cui il migrante ha cercato in tutti i modi di prendere e rompere la nostra telecamera. Per fortuna c’è stato uno scambio di telecamere tra me e il mio operatore e io sono riuscita a prendere la telecamera e a scappare”, ha aggiunto la giornalista. Ma non è finita qui.“Mentre scappavo un altro gruppo di migranti ha iniziato a lanciarci dei sassi. Ci siamo salvati – ha concluso la Trunfio – perché abbiamo parcheggiato la macchina abbastanza vicino e ci siamo riusciti a barricarci in auto”. La baraccopoli di San Ferdinando è nota per essere stata interessata da un incendio nel quale ha perso la vita una giovane originaria della Nigeria e altre due persone sono rimaste ferite.
Francesco Curridori Mer, 31/01/2018 – 18:28
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altre tre vittime di stupro e violenze da parte di risorse

stupro2chi è il responsabile morale di quest’altra vita di ragazzina rovinata? E le altre due vittime, donne straniere tra l’altro? Nessuna manifestazione? Perché questo silenzio? Paura che il business di mafia capitale subisca una “interruzione” futura?

Ascoli, violenza sessuale su 13enne Fermati due migranti. Il sindaco: «Ridurre il numero dei profughi»
Gli aggressori, giovani nigeriani, erano ospitati nell’Oasi di Carpineto. Il primo cittadino scrive al prefetto: «Negli ultimi mesi si è generato un senso diffuso di insicurezza»

“Dammi il tuo tablet”, poi tenta di violentarla: è caccia a uno straniero
Paura in pieno centro a Ventimiglia dove uno straniero ha prima tentato di derubare e poi di violentare una giovane bulgara. È fuggito dopo averle sfilato i pantaloni
Fabrizio Tenerelli – Sab, 03/02/201

e i buonisti, muti?

L’ondata di stupri non si ferma. Nigeriano violenta una ragazza in stazione a MonzaLa giovane ha incontrato il suo aguzzino e con l’inganno è stata portata in un edificio abbandonato 2 Febbraio 2018 alle 20:02

Non si placa l’emergenza stupri in Italia. Una giovane nigeriana, in Italia come richiedente asilo e alloggiata in un centro accoglienza, è stata avvicinata nel sottopasso della stazione ferroviaria di Monza e ingannata da un connazionale lo scorso 15 gennaio: indotta per andare a fare delle compere urgenti a seguirlo a piedi, si è ritrovata a un certo punto in una zona sconosciuta di sera ed è stata trascinata in un edificio abbandonato: qui è stata stuprata e malmenata.

Dopo averla fatta rivestire, il suo aguzzino l’ha portata con sé, con la chiara intenzione di tenerla ancora nelle sue disponibilità per nuove violenze, ma la ragazza è riuscita a fuggire quando si è ritrovata vicino a un giardinetto che aveva riconosciuto. Ed è fuggita di nuovo in stazione. Poi, la denuncia in Commissariato, e il fermo del presunto colpevole dopo una rapida indagine.

http://www.ilpopulista.it/news/2-Febbraio-2018/23021/l-ondata-di-stupri-non-si-ferma-nigeriano-violenta-una-ragazza-in-stazione-a-monza.html

Roma, tenta di violentare una donna: poi fugge e molesta i bambini che giocano al parco

donna violenzaun altro “rifugiato”, sta cominciando a diventare chiaro da cosa scappano realmente questa gente che reiterano i soliti crimini. Forse nel loro paese non si tollerano certe violenze, sul serio a differenza di questo ridicolo paese dove si ciancia tanto sulla violenza alle donne, che è esecrabile solo se a commetterla sono autoctoni.

E’ sbucato all’improvviso da un anfratto del Parco degli acquedotti, scagliandosi addosso ad una trentacinquenne italiana che, palpeggiando, ha cercato di trascinare tra le vegetazione.
 
La donna peró non si è persa d’animo e dopo essere riuscita a sottrarsi alla violenza, ha chiamato il proprio marito, un agente di polizia locale in forza al Gssu, che a sua volta ha allertato i colleghi. Immediata è scattata la caccia all’uomo da parte dei caschi bianchi romani, coordinati dal vice Comandante del Corpo Lorenzo Botta.
 
Il maniaco, risultato poi essere un cittadino bengalese di 30 anni è stato rintracciato e sorpreso ancora all’interno del parco, mentre si stava masturbando davanti ai bambini in prossimità dell’area dedicata ai giochi. Alla vista degli agenti il bengalese ha reagito con calci e pugni, tentando di procurasi con violenza la fuga. Arrestato è stato condotto presso le celle di sicurezza, in attesa dell’udienza che si terrà per direttissima, domani mattina presso il Tribunale di Piazzale Clodio.
 
Martedì 2 Gennaio 2018 – Ultimo aggiornamento: 18:00