Il presidente Trump, ormai ostaggio del circolo dei neocons di Washington, prepara le nuove guerre ed il nuovo caos in giro per il mondo.

US-Special-forces-in-SyriaUS. Special Forces in Siria
Le ultime dichiarazioni della ambasciatrice USA all’ONU, Nikki Haley, in cui la diplomatica ha sostenuto che “Trump vede la Russia come un problema” sono significative della conversione a 180 gradi che l’Amministrazione Trump ha fatto rispetto alle prime dichiarazioni distensive rispetto alla Russia fatte dal presidente, prima della sua nomina alla Casa Bianca. Sembrava in un primo momento che Trump e Putin avrebbero trovato una intesa sulle questioni più importanti, dall’Ucraina alla Siria, basandosi sulla volontà comune di dare la priorità alla lotta contro l’ISIS ma poi gli eventi hanno preso un’altro corso.
Il “Russia Gate”, montato ad arte dai circoli neocons e del Partito Democratico, ha avuto l’effetto di paralizzare l’azione di Trump in politica estera e bloccare qualsiasi ipotesi di riavvicinamento tra Washington e Mosca. Da ultimo si è complicata la questione siriana, nonostante le dichiarazioni fatte pochi giorni prima da Trump, di non considerare più l’allontanamento di Assad come una “priorità strategica”, Trump si è dovuto auto smentire poco dopo, dichiarando di “aver cambiato idea” su Assad.
Per una casualità (forse non tanto fortuita) è intervenuto l’attacco con armi chimiche di Khan Sheikun (Idlib) in Siria ed i suoi 74 morti accertati che hanno avuto l’effetto di ribaltare la situazione, facendo usare a Trump lo stesso linguaggio dell’odiato predecessore: “Assad ha superato “molte, moltissime, linee rosse”, ha detto ieri, interrogato sulla questione siriana. Questo mentre, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Haley minacciava un intervento militare unilaterale USA in Siria contro le forze di Assad.
Non a caso gli analisti riscontrano una estrema volubilità nelle posizioni del presidente Trump, il quale non ha esperienza e competenze proprie in politica estera e per di più si trova circondato da consiglieri che hanno costruito sulla guerra le loro carriere (da Rex Tillerson a James Mattis, a Mike Pompeo).
Tutti personaggi al servizio del possente apparato militare/industriale che detta legge a Washington e che necessita di sempre nuove guerre ed interventi militari per auto alimentarsi.
La Haley ha riferito di aver mantenuto conversazioni con Trump in cui il presidente ha sostenuto di ” vedere la Russia come un problema, tutti vorrebbero ascoltare queste parole (di Trump) ma guardate le sue azioni, ha detto la Haley. La Russia conduce una politica ostile e si oppone al rafforzamento della NATO, ” mantiene una posizione intransigente sul problema della Crimea e con il suo intervento copre il regime di Assad”, ha riferito.
Le dichiarazioni della Haley danno l’impressione che lei stessa stesse cercando di ricomporre l’immagine di Trump, il quale era stato molto criticato per non avere un atteggiamento abbastanza duro con la Russia, in un momento in cui si sta indagando sulle possibili interferenze di Mosca nella campagna presidenziale.
 
Haley e Trump
Nella giornata di ieri è andato in scena lo scontro verbale al Palazzo di Vetro con Mosca che si è schierata nettamente a difesa di Assad, accusando i gruppi ribelli di produrre testate a base di armi chimiche e definendo “completamente falsi” i rapporti su cui Washington, Parigi e Londra hanno basato la bozza di risoluzione sulla strage di Khan Sheikun: al Consiglio di Sicurezza si richiedeva una risoluzione per l’apertura di un’inchiesta guidata dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e, a Damasco, di collaborare fornendo informazioni sul giorno dell’attacco, sui voli degli aerei siriani e sulle loro posizioni, ecc. . La Russia si è opposta ed ha chiesto di attendere il risultato di una inchiesta sostenendo la falsità delle frettolose ricostruzioni fatte dagli USA, Francia e Gran Bretagna.
 
Tutto è stato rinviato a data da definire.
 
Secondo Washington la descrizione fatta dalla Russia è falsa: la ricostruzione del Ministero della Difesa, ha detto Haley, non sta in piedi. “Un affronto all’umanità”; ha aggiunto Trump parlando della necessità di un intervento unilaterale USA qualora l’ONU risulti paralizzato. Perché “se l’Onu non è in grado di reagire collettivamente – ha chiosato Haley – spetta ai singoli Stati farlo”.
 
Nel frattempo la guerra in Siria continua e potrebbe complicarsi ulteriormente nel caso di un maggiore intervento di USA e dei suoi alleati. Considerando tutti gli attori in campo, con le forze siriane, le forze russe e quelle iraniane ben piazzate sul territorio, allo stato dei fatti, sembra difficile prospettare una soluzione militare del problema siriano.
Fra i “cattivi consiglieri” di Trump ci sono certamente i personaggi manovrati dalla potente lobby filo Israele di Washington che da tempo non vedono l’ora di poter provocare un intervento militare statunitense in Siria per rovesciare il governo di Damasco ed attuare il vecchio progetto di balcanizzazione del paese arabo,
bloccato al momento dall’intervento russo. L’intervento miltare diretto degli USA avrebbe anche l’importante obiettivo di sgomberare il territorio siriano dalle forze dell’Iran e di Hezbollah, rendendo un grande servigio a Netanyahu. La gratitudine di Israele sarebbe assicurata per sempre all’Amministrazione di Donald Trump, e questo lo solleverebbe anche agli occhi dei neocons evitando le prossime “congiure di palazzo”.
Avanza il sospetto, che di giorno in giorno diviene una certezza, che  l’intera  questione dell’attacco chimico effettuato nella zona di Idlib sia tutta una messa in scena accuratamente predisposta dalle forze ribelli (terroristi jihadisti sostenuti dall’Occidente e dall’Arabia Saudita) per creare il pretesto di un intervento diretto USA sul campo.
Ci sono tutti gli elementi per ritenere altamente probabile la questione: dalla scenografia dei soccorsi “anomali”se si fosse trattato realmente di gas sarin, al momento preciso in cui questo si è verificato, mentre sul campo le forze siriane e russe sono vittoriose e quello di Idlib è di fatto l’ultimo baluardo dei terroristi nella regione.
Non si capisce quale avrebbe dovuto essere il vantaggio per il Governo di Assad di ricorrere ad un attacco chimico se non quello di darsi una enorme zappa sui piedi. In realtà si ritorna indietro alla situazione del 2013, quando Obama prospettava la famosa linea rossa per l’intervento USA poi fermato dall’accordo con la Russia per il trasferimento delle armi chimiche della Siria. Anche allora si ricorse ad un finto attacco con un eccidio di persone innocentiattuato dai terroristi, come poi venne dimostrato anche dal Massachusetts Institute of Technology, e persino dallo stesso segretario di Stato John Kerry, vedi: Possible Implications of Faulty US Technical Intelligence in the Damascus Nerve Agent Attack     Vedi anche: Huffingtonpost
Un eccidio fatto, allora come adesso, per colpire emozionalmente l’opinione pubblica, grazie all’apparato mediatico propagandistico di cui gli USA dispongono (dalla CNN alla Reuters, alla BBC, alla CBC, Sky News, NBC, ecc..), con menzogne costruite e diffuse in tutto il mondo, totalmente pilotate da Washington e da  Londra.
La questione più grave è quella che si dimostra come, in questo momento, il “military industrial complex” di Washington tiene in ostaggio il presidente Trump per imporre la sua agenda di guerra: possiamo quindi aspettarci una vasta scelta fra un intervento in Siria, anche a costo di un confronto con la Russia, un prossimo intervento in Ucraina per riconquistare la Crimea, un intervento aeronavale nel Mar Meridionale della Cina per fronteggiare l’espansione di Pekino, intervento in Venezuela per riportare all’ordine l’importante paese petrolifero, ed altri possibili interventi per saziare l’appetito delle grandi industrie belliche, di Wall Street e del predominio del dollaro nel mondo.
Cambiano gli “imperatori” ma la logica dell’Impero rimane la stessa. Apr 06, 2017
di  Luciano Lago

Gas nervino, attentati e dissidenti: cosa li unisce?

white helmets fakeCosa unisce il gas nervino usato in un villaggio del Governatorato di Idlib in Siria, un attentato (e un altro fallito) alla metropolitana di Pietroburgo e una serie d’improvvise manifestazioni di dissidenti in Russia e Bielorussia? Francamente dietrologie e complottismi non ci appassionano, il più delle volte nascondono bufale colossali o depistaggi, ma nella sequenza che abbiamo elencato la logica c’è, eccome.
Gas nervino attentati e dissidenti cosa li unisce
Atto primo: il 26 marzo, in circa ottanta città della Russia si sono tenuti cortei e manifestazioni, tutti rigorosamente non autorizzati ma nella gran parte con la copertura dei media occidentali presenti al gran completo per dargli risonanza. A dirla tutta, fra i partecipanti, nella massima parte giovanissimi, diversi hanno dichiarato d’aver ricevuto un cospicuo “gettone di presenza”.
Ad ispirare gli eventi sarebbe stato Aleksej Navalny, un avvocato dissidente che sfrutta il web, nei fatti con un mediocre seguito popolare (i suoi ripetuti tentativi elettorali sono stati dei flop imbarazzanti) ed un curriculum politico singolare: ha spaziato dai nazionalisti fascisti ai tecnocrati filo occidentali dichiaratamente iperliberisti. Un soggetto fatto per stare sotto i riflettori, e ciò malgrado zeppo d’ombre: la sua Fondazione ha almeno 30 impiegati fissi e raccoglie notizie di prima mano (anche riservate) su tutto e tutti; pensare che si finanzi con le donazioni dei militanti è una panzana che solo chi è in malafede può sostenere di bersi.
Sia come sia, gli eventi e il fermo di Navalny (con tanto di post con selfie mentre attendeva di apparire dinanzi al giudice per manifestazione non autorizzata) che in Russia hanno riscosso un’attenzione assai limitata, sono stati su tutte le prime pagine dei media occidentali come notizia “clamorosa”. A completare la sceneggiatura, quasi in contemporanea, sono andate in scena proteste a Minsk e alcune altre città della Bielorussia, che avevano per obiettivo Lukasenko, eterno Presidente alleato di Putin.
Atto secondo: due giorni fa, in una carrozza della metropolitana di Pietroburgo, un attacco suicida compiuto da un kirghiso di 22 anni, cittadino russo, ha provocato sinora 14 morti e una sessantina di feriti, di cui una decina gravi. L’ordigno, da due a trecento grammi di esplosivo potenziato da biglie e frammenti di ferro, è stato fatto esplodere lo stesso giorno in cui Putin era nella città per incontrarsi con Lukasenko. Un secondo ordigno, più potente e piazzato nella stazione di Vosstanya, non sarebbe esploso.
 
L’Fsb (il Servizio russo) batte la pista del terrorismo internazionale anche per la provenienza del giovane, la Valle di Fergana, patria di un’infinità di foreign fighters. Nella sostanza, l’attacco può essere interpretato in molti modi: vendetta per l’impegno russo in Siria o ritorno del terrorismo caucasico, mai del tutto sopito e che sta dando segnali di vitalità, anche per il ritorno di centinaia di foreign fighters partiti per il Siraq; tuttavia, l’attentato in una città mai colpita dal terrorismo tocca un aspetto fondamentale del patto fra i Russi e il loro Presidente: la sicurezza ormai da anni garantita dopo la guerra feroce che ha distrutto le cellule cecene e daghestane.
Sia come sia, la narrazione fatta dai media occidentali dei due fatti, parla in maniera stucchevolmente unanime di un Putin in difficoltà dinanzi al ritorno dell’opposizione (che non c’è) e indebolito per l’attacco portato dal terrorismo alla sua città.
Atto terzo: appena dopo l’attentato terroristico, i media globali, con in testa al-Jazeera ed al-Arabiya a cui si sono accodate tutte le agenzie, hanno sparato la notizia di un raid aereo con gas nervino a Khan Sheikhoum, un piccolo villaggio siriano nel Governatorato di Idlib; a tutt’ora si parla di almeno 74 morti e molti altri feriti.
Testimoni del bombardamento al gas nervino sarebbero stati gli immancabili “white elmets”, i caschi bianchi sin qui distintisi per faziosità, essere al soldo di chi i terroristi li foraggia e raccontare balle spettacolari (vedi le fenomenali corbellerie dispensate al tempo della battaglia per Aleppo), e quel sedicente Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra, che non è altro che una cassa di risonanza di “ribelli” e qaedisti pilotata da Servizi occidentali.
 
Per il circo mediatico, il fatto che un attacco isolato contro un villaggetto non abbia alcuna valenza militare, che l’abitato fosse controllato da al-Nusra (che i gas nervini forniti da Turchi e occidentali li ha usati più volte sia pur nel più completo disinteresse della comunità internazionale), che nel villaggio fosse stato segnalato un deposito dei qaedisti, non ha alcuna importanza.
 
Si è giunti a risparare in prima pagina la strage causata da gas nervino nel sobborgo damasceno di Ghouta nel 2013, continuando in perfetta malafede ad attribuirla al Governo siriano quando è arcinoto da tempo, con tanto di prove e dichiarazioni, che fu opera dei “ribelli” con l’auto di Cia ed altri Servizi.
 
Sia come sia, in tutto il pianeta si urla contro Al-Assad, nel migliore dei casi definito un macellaio, e contro Putin che ne coprirebbe i crimini. E vedi caso, tutto ciò accade appena dopo che Washington e Bruxelles avevano lasciato cadere la vecchia pregiudiziale contro il Presidente siriano, facendo intravedere spiragli di normalizzazione dei rapporti, e appena prima la Conferenza per il sostegno al futuro della Siria, organizzata dalla Ue insieme all’Onu. E vedi caso ancora, mentre il Presidente russo, il principale alleato politico della Siria, viene descritto in difficoltà (che non esiste).
 
Se poi aggiungiamo l’ossessiva campagna investigativa e mediatica, che ha di fatto paralizzato il tentativo della goffa quanto sprovveduta Amministrazione Trump di operare un “reset” sui rapporti con la Russia, archiviando una contrapposizione alimentata ad arte, abbiamo il quadro completo; il quadro di un’offensiva condotta dai centri di potere che non si rassegnano alla sconfitta in Medio Oriente ed Europa.
 
Centri di potere, che sulla contrapposizione con la Russia e il mantenimento degli antichi equilibri nel Levante basano enormi interessi. Del resto, sarebbe ingenuo che possano accettare un radicale ridimensionamento senza tentare il tutto per tutto fino alla fine, come del resto stanno facendo.
Tentativi d’indebolire Putin e i suoi alleati, come pure di confondere le carte sulla scena mediorientale sono in atto e ce ne saranno ancora, purtroppo, come la tragedia del gas nervino dimostra; resta il fatto che i processi avviati sono ormai troppo avanti perché qualcuno possa pensare di fermare la Storia.
Apr 06, 2017 Gas nervino ed attentati  di Salvo Ardizzone

“Raid USA coinciso con offensiva dell’ISIS contro esercito siriano”

nave usasotto Ministero Difesa russo: solo 23 missili su 59 hanno colpito la base militare siriana 
07.04.2017
I terroristi dello “Stato Islamico” hanno attaccato le posizioni dell’esercito siriano sulla strada Homs-Palmira contemporaneamente all’attacco missilistico contro la base aerea di Shayrat nella provincia orientale di Homs, ha riferito una fonte a RIA Novosti.
“E’ una coincidenza che i terroristi dell’ISIS hanno attaccato le posizioni delle forze governative siriane sulla strada Homs-Palmira in concomitanza con l’attacco americano contro la base di Shayrat?” — si chiede l’interlocutore dell’agenzia.
Secondo la fonte siriana, i terroristi hanno iniziato il loro assalto sulla strada Homs-Shayrat alle 2 di notte e occupato per più di un’ora la zona, fino a quando le truppe governative non hanno inviato rinforzi. Ora l’esercito è riuscito a respingere gli islamisti nel deserto.
Il governatore della provincia di Homs aveva riferito in precedenza a RIA Novosti che la base di Shayrat, situata ad est della provincia, è il punto d’appoggio più importante per le battaglie dell’esercito siriano contro i terroristi nella zona, anche in direzione di Palmira.
Questa notte gli Stati Uniti hanno bombardato la base militare siriana di Shayrat con 59 missili da crociera Tomahawk. Donald Trump ha motivato il bombardamento in risposta all’attacco con armi chimiche nella provincia di Idlib, di cui accusa le forze governative siriane.
 
Le vittime del raid americano, secondo i dati più recenti, sono 5, mentre i feriti sono 7.
Il Pentagono ha riferito di aver cercato di “ridurre al minimo il rischio per il personale della base”, compresi i militari russi che si trovano nella struttura siriana.
A Mosca considerano le azioni di Washington come un’aggressione contro uno Stato sovrano. Secondo il presidente Vladimir Putin, il raid è stato compiuto sotto falsi pretesti.
Ministero Difesa russo: solo 23 missili su 59 hanno colpito la base militare siriana
07.04.2017
Solo 23 missili da crociera delle navi americane hanno raggiunto la base siriana di Shayrat, la sorte degli altri 36 è sconosciuta, ha dichiarato durante una conferenza stampa il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov.
“Il 7 aprile dalle 3.42 alle 3.56 dell’orario di Mosca (in Italia dalle 2.42 alle 2.56) dal Mar Mediterraneo a largo di Creta 2 cacciatorpedinieri della Marina americana (“Ross” e “Porter”) hanno sparato 59 missili da crociera “Tomahawk” contro la base aerea siriana di Shayrat (provincia di Homs). Secondo mezzi russi di controllo oggettivo, hanno colpito la struttura militare siriana 23 missili. Non si sa dove siano caduti i restanti 36 missili”, — ha detto.
Konashenkov ha specificato che a seguito del raid è stato distrutto un deposito con mezzi tecnici, un centro d’addestramento, una mensa e 6 hangar per le riparazioni dei caccia MiG-23, così come una stazione radar.

Nuovo attacco aereo americano in Siria, su richiesta di al-Qaeda

usa al qaidaIn questo giorno esatto, cent’anni fa, gli Stati Uniti entrarono nella prima guerra mondiale. La notte scorsa hanno invece attaccato un aeroporto siriano in modo palesemente ostile ed intenzionale. L’attacco ha fatto sì che ora al-Qaeda possa “richiedere” agli americani attacchi aerei contro obiettivi siriani. L’evento probabilmente porterà ad una guerra molto più grande.
Il 4 aprile, aerei siriani hanno colpito una sede di al-Qaeda a Khan Sheikhoun, nel governatorato di Idlib, che è sotto il controllo del gruppo terroristico. Dopo l’attacco aereo, sono stati rilasciati alcuni agenti chimici. I sintomi mostrati nei video delle locali stazioni di soccorso indicano un agente nervino. Il rilascio ha probabilmente ucciso tra 50 e 90 persone. Non si sa come il rilascio sia avvenuto.
È improbabile che il responsabile sia il governo siriano:
    – Nel 2013 il governo siriano ha rinunciato a tutte le proprie armi chimiche, come verificato da ispettori ONU.
    – L’obiettivo è militarmente e strategicamente insignificante.
    – Non c’era pressione sull’esercito siriano.
    – L’atmosfera politica internazionale era da poco tornata a favore della Siria.
Anche se la Siria avesse messo da parte qualche arma di riserva, questo sarebbe un momento ed un obiettivo totalmente sbagliati per usarla. Negli ultimi sei anni di guerra, l’esercito siriano ha seguito un percorso politico e militare molto logico. Ha agito in modo coerente, non irrazionale. È molto poco probabile che ora faccia una mossa così assurda.
La sostanza chimica utilizzata, sia essa Sarin o Soman, non era in una forma pulita. Vari testimoni hanno parlato di un “odore di marcio” e di un colore verdastro. Mentre il colore potrebbe far pensare ad una miscela con cloro, l’odore intenso di cloro è facilmente identificabile, copre gli altri e sarebbe stato rilevato da testimoni. Sarin e Soman nella loro forma pura, invece, sono incolori, inodori ed insapori. Il governo siriano una volta produceva agenti nervini su larga scala. Quelli prodotti amatorialmente non sono puri ed hanno odore (vedasi l’incidente nella metropolitana di: Tokyo 1995): è improbabile che il governo usi un prodotto di bassa qualità.
L’agente nervino rilasciato a Khan Sheikhoun, dovesse essere confermato, proviene o da munizioni nascoste nel luogo attaccato o dai gruppi terroristici locali – al-Qaeda ed Ahrar al-Sham – che l’hanno versato dopo l’attacco per incolpare il governo siriano. Il basso numero delle vittime civili fa puntare alla seconda opzione.
Diversi rapporti degli anni scorsi confermano che Al-Qaeda in Siria ha le capacità di produrre ed usare Sarin, così come altri agenti chimici. Era sotto pressione, stava perdendo la guerra. Non è la prima  volta che usano il gas. È perciò molto probabile che abbia fatto questo attacco frontale per mettere pressione al governo siriano.
Il numero delle vittime è stato inferiore rispetto agli attacchi aerei americani in Siria ed  Iraq. Nonostante ciò, i media internazionali si sono scagliati contro Assad, pur privi di alcuna prova. Le uniche immagini vengono dai Caschi Bianchi, noti per essere collusi con al-Qaeda e ISIS (video).
Ieri sera Trump “ha risposto” ordinando il lancio di 59 missili da crociera sull’aeroporto militare siriano di Al Syairat. I missili sono stati lanciati dal mare in una raffica progettata per sopraffare le difese aeree. Sei soldati siriani sono stati uccisi, otto feriti e nove jet distrutti. Secondo fonti militari siriane e russe solo 23 missili cruise hanno colpito l’aereoporto. Una decina tra il personale militare è stata uccisa o ferita, l’aeroporto gravemente danneggiato. I governi siriano e russo erano stati precedentemente avvertiti degli attacchi ed avevano evacuato la maggior parte degli uomini e delle apparecchiature critiche (l’avvertimento era parte di un accordo?). L’attacco aereo ha coinciso con un attacco terrestre dell’ISIS sul lato est dell’aeroporto.
Il Pentagono sostiene, senza alcuna prova, che il Sarin era immagazzinato nell’aeroporto e che l’attacco chimico sia stato lanciato da lì. Entrambe le cose sembrano altamente improbabili. L’aeroporto era accessibile agli ispettori dell’ ONU. Non ha difese aeree buone come altri aeroporti siriani, per esempio quello nel governatorato di Laodicea. I suoi accessi a terra non sono totalmente inaccessibili. Un sistema di difesa aerea di medio raggio era stata recentemente usata vicino al Syairat, contro aerei israeliani che attaccavano le forze siriane impegnate contro l’ISIS a Palmira.
Al Syairat si trova nel governatorato di Homs, 150 km a sud di Khan Sheikhoun, che invece è nel governatorato di Idlib. È stato in gran parte usato contro lo stato islamico, che combatte le truppe del governo siriano ad Homs est.
Al-Qaeda e il suo braccio destro Ahra al-Sham hanno accolto con favore gli attacchi degli Stati Uniti. La dittatura teocratica dell’Arabia Saudita ha offerto il proprio pieno sostegno, così come i suoi creatori britannici.
L’attacco aereo americano è un messaggio ad al-Qaeda. Ogni qualvolta si trovi sotto pressione militare, può ora attuare o fingere un “attacco chimico” e gli Stati Uniti interverranno per distruggere il nemico, ossia il governo siriano. Atti come quelli della scorsa notte sono un diretto aiuto militare fatto da Washington su richiesta di al-Qaeda.
Uno schema simile era stato in passato usato sulle alture del Golan. Al-Qaeda, in lotta contro il governo siriano, lanciava un colpo di mortaio che sarebbe atterrato nel territorio israeliano. Israele avrebbe poi attaccato sedi strategiche siriane perché “il governo è responsabile di ciò che accade nella zona”. Al-Qaeda avrebbe poi sfruttato il vantaggio del campo di battaglia creato dall’attacco israeliano. Lo schema ed il “modo di pensare” dell’esercito israeliano sono stato dichiarati più volte nei media israeliani:
    – Un certo numero di proiettili di mortaio sono finiti in territorio israeliano a seguito dei combattimenti degli ultimi anni, sollevando timori tra i residenti vicino al confine.
   –  Le Forze di difesa israeliane spesso rispondono al fuoco colpendo postazioni dell’esercito siriano.
    – Israele ritiene Damasco responsabile di tutto il fuoco versato dalla Siria in Israele, indipendentemente dalla vera fonte del fuoco.
 
L’amministrazione statunitense ha ora stabilito un meccanismo simile, su scala più ampia, di sostegno militare per al-Qaeda ed ISIS in Siria.
Le elezioni americane sono state infondatamente accusate di “interferenze russe”. Gli attacchi aerei contro la Siria potrebbero essere il riscatto chiesto per liberarsi da queste accuse. Gli avversari di Trump ora ne tessono le lodi. La denuncia di eventuali sue connessioni con Putin potrebbero ora decadere.
Ieri i principali leader democratici del Congresso hanno supportato gli attacchi alla Siria. Ciononostante, probabilmente attaccheranno il presidente per essi. Questi attacchi sono un grosso azzardo: come disse Trump quando Obama ordinò attacchi, questi sono una mossa disperata. La maggior parte del Dipartimento di Stato e del Consiglio per la Sicurezza Nazionale non sono stati consultati al riguardo. Le possibilità che questi saranno politicamente e strategicamente controproducenti sono elevate.
Trump è il terzo presidente in fila che in campagna elettorale promette meno guerre e poi, dopo le elezioni, ne fa di più. Il velo “democratico” dell’oligarchia americana si strappa così ulteriormente.
Una possibile cooperazione Stati Uniti-Russia in Siria ora non avverrà. Gli aerei U.S.A. nei cieli siriani saranno d’ora in poi sotto costante pericolo. Ci sarà anche un po’ di vendetta contro gli americani per gli attacchi di ieri sera. Probabilmente non in Siria, ma in Iraq, in Afghanistan o in mare. Un “messaggio” sarà inviato: la reazione degli Stati Uniti a quel “messaggio” potrebbe portare ad una guerra molto più grande.
Fonte: www.moonofalabama.org – 7.04.2017
Link: http://www.moonofalabama.org/2017/04/syria-us-creates-new-air-support-request-scheme-for-al-qaeda.html
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

La Siria risponderà all’aggressione USA in coordinamento con la Russia

In this photo released on Sunday, June 26, 2016, by the Syrian official news agency SANA, Syrian President Bashar Assad, second right, speaks with Syrian troops during his visit to the front line in the Damascus suburb of Marj al-Sultan, Syria. (SANA via AP)

Apr 07, 2017

Assad con i suoi ufficiali
Gli Stati Uniti avevano preso la decisione di attaccare la Siria già prima della strage con armi chimiche di Idlib.
A sostenerlo è il ministero degli Esteri russo che ritiene l’attacco di questa notte effettuato intenzionalmente con un pretesto.
 
“E ‘chiaro a qualsiasi esperto che la decisione di colpire è stata decisa da Washington prima degli eventi di Idlib, che sono stati utilizzati semplicemente come scusa per una dimostrazione di forza”, ha detto il ministero in un comunicato. (Sputnik News)
Le dichiarazioni di Lavrov confermano quella che era già l’impressione di molti osservatori: tutto era già deciso in anticipo e si è prefabbricata la sceneggiata dell’attacco chimico per mettere sotto accusa il Governo di Bashar al-Assad e giustificare l’intervento.
Lavrov ha dichiarato anche che “l’azione USA costituisce un atto di aggressione contro la Siria in violazione di ogni normna internazionale”.
Nota: assistiamo ad una replica di quanto accaduto nel 2011 in Libia quando gli USA accusarono il Governo libico di “bombardare la sua popolazione” e crearono la campagna mediatica di propaganda (con falsificazione dei fatti) per giustificare l’aggressione alla Libia. Unica differenza: in Siria sono presenti forze russe ed iraniane.
Nel frattempo il portavoce del Governo siriano ha dichiarato che” la Siria prenderà la decisione di una risposta militare all’attacco USA in coordinamento con la Russia”.
Si vedranno presto le conseguenze dell’azione di forza decisa dagli USA.
Fonte: Sputnik News – RT Actualidad
Traduzione e nota: L.Lago

Prime reazioni di “esultanza” per l’attacco USA nelle file dagli jihadisti in Siria

Milicianos-de-Al-Nusra-esultanoApr 07, 2017
Milicianos di Al Nusra esultano per l’attacco USA
Il Fonte Al Nusra , Jabhat Fatah Al-Sham e le altre organizzazioni jihadiste, appoggiate dagli USA e Arabia Saudita che operano in Siria,  si congratulano con Washington per l’attacco realizzato contro le forze dell’Esercito siriano e si augurano che il comando USA operi con altri attacchi successivi contro le basi e le posizioni dell’esercito siriano. Questo attacco indebolisce le forze dell’Esercito Siriano e consentirà ai gruppi Jihadisti di avanzare e recuperare le posizioni perse sul terreno di battaglia, in vista dell’obiettivo di rovesciare il Governo di Assad, impadronirsi del potere ed issare la bandiera nera dello Stato Islamico sui palazzi di Damasco.
Congratulazioni a Trump anche da parte di Israele per bocca di Netanyahu il quale, secondo molti osservatori, è il “suggeritore” dell’attacco e la mente strategica che orienta le decisioni dell’Amministrazione Trump. Esultano anche i monarchi dell’Arabia Saudita per l’avvenuto attacco e si augurano che presto gli USA intervengano massicciamente in appoggio dei gruppi mercenari jihadisti reclutati, finanziati ed armati da Rijad (e dagli USA) per rovescare il Governo di Damasco e riuscire ad imporre un regime salafita conforme alla sharia islamica in tutta la Siria. I monarchi sauditi, il Qatar e gli Emirati Arabi vedono avvicinarsi la prospettiva di un califfato islamico a Damasco.
Anche nelle capitali europee si approva l’operato di Trump, i governi filo USA ed atlantisti stanno preparando i comunicati di solidarietà ed appoggio in ossequio alla linea sempre ossequiosa e servile degli interessi americani. Questo nonostante la nuova ondata di profughi che , dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen, tutte zone devastate dalle guerre americane, si abbatteranno sull’Europa.
Nel frattempo sono in corso febbrili consultazioni tra Mosca Teheran e Damasco per concordare una reazione comune all’aggressione USA.
Il Presidente lady Putin ha energicaente condannato l’azione USA come un atto di aggressione unilaterale effettuato sulla base di un falso pretesto ed ha richiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Tuttavia nella situazione attuale le parole non bastano più. Risulta evidente che gli USA ed i loro alleati utilizzano non le parole ma il linguaggio delle armi.
 
Si aspettano le decisioni della Russia che si gioca in Siria la propria credibilità.
Fonti: Hispan Tv – Al Manar – Traduzione e commento: L.Lago

La Russia sospende ogni collaborazione con gli USA in Siria

Zona-di-PalmiraApr 07, 2017
Soldato siriano guarda bandiera ISIS strappata ai terroristi
Il Comando russo comunica che, a seguito dell’attacco unilaterale effettuato dagli USA, viene interrotta qualsiasi cooperazione aerea tra le forze russe in Siria e l’aviazione USA. Questa cooperazione veniva svolta per prevenire  possibili incidenti nello spazio aereo siriano tra gli aerei russi, siriani e gli aerei da guerra della coalizione USA.
Ministero Esteri russo: L’attacco USA in Siria è un modo di distogliere l’attenzione dalla situazione a Mosul (Iraq) -dove gli USA stanno compiendo ripetute stragi di civili.
Stato Maggiore della Siria: nell’attaccare la base delle Forze siriane gli USA si sono trasformati in un alleato di fatto dei terroristi, tanto dell’ISIS che dei gruppi come Al Nusra e gli altri.
Grazie all’attacco USA sulla base di Al-Shairat, in Siria, l’ISIS ha iniziato una nuova offensiva sulla strada che collega Homs a Palmira. Proprio dalla base di Al-Shairat provenivano le incursuoni aeree delle forze siriane in appoggio dell’Esercito siriano che avevano consentito la liberazione di Palmira.
Attualmente i gruppi terroristi non vedono più ostacoli nel riconquistare Palmira per attaccare i civili e completare la distruzione del patrimonio storico dell’antica città romana.
Fonti: Al Mayadeen – Hispan Tv – Traduzione e sintesi: L.Lago

Salvini: “I missili Usa sulla Siria sono una pessima idea e un regalo all’Isis”

1491330593558.jpg--_assad_fa_strage_di_bambini_col_gas___la_fonte__un_organismo_bufala__la_denuncia_di_salvini“Qualcuno a Washington vuol ripetere i disastri dell’Iraq, della Libia e delle primavere arabe con tutte le devastanti conseguenze per Italia ed Europa?”
Aprile 2017 alle 11:07
 
“I missili Usa sulla Siria sono una pessima idea e un regalo all’Isis”: così Matteo Salvini ha commentato il lancio di 59 missili cruise statunitensi su una base aerea siriana. “Forse per i problemi interni, forse mal consigliato dai guerrafondai che stanno ancora cercando le armi chimiche di Saddam Hussein, Trump in Siria – ha sottolineato il leader leghista – fa la scelta più sbagliata e riapre una guerra contro il terrorismo islamico che era già stata vinta. Forse qualcuno a Washington vuol ripetere i disastri dell’Iraq, della Libia e delle primavere arabe con tutte le devastanti conseguenze per Italia ed Europa?” è la considerazione del segretario della Lega.
Marine Le Pen si dice sorpresa dalla decisione americana, ritenendo che fosse prima necessaria un’inchiesta internazionale su quanto realmente accaduto. “Quello che è successo in Siria è terribile, lo condanno fermamente” ha twittato la candidata all’Eliseo. La leader del Front National, intervenuta in mattinata a una trasmissione televisiva su France2, si interroga però sulla reazione: “È troppo chiedere di aspettare i risultati di un’inchiesta internazionale indipendente prima di procedere a questo tipo di attacchi?”. La Le Pen ha inoltre ricordato che era stato il presidente Trump ad aver annunciato di “non voler più fare degli Stati Uniti il gendarme del mondo”.
Il presidente della Duma, Viacheslav Volodin, ritiene che l’attacco Usa alla base area siriana sia una vittoria per i terroristi islamici: “L’Isis oggi applaude gli Stati Uniti”, ha detto alla stampa. A suo dire, gli Usa di fatto hanno garantito all’Isis una tregua e la possibilità di rafforzare le loro fila. Volodin ha poi denunciato che tutti gli sforzi compiuti dalla Russia e da chi l’ha sostenuta per distruggere il terrorismo, “anche gli Usa erano in questo dialogo”, vengono così vanificati. Dobbiamo fare di tutto per fermare gli Stati Uniti; il ruolo di poliziotto del mondo che agisce in violazione della legge è carico di conseguenze negative” ha concluso.
Il Cremlino parla di un “attacco significativo” alle relazioni tra Usa e Russia: “È una grave battuta d’arresto per la creazione della coalizione antiterrorismo e un atto di aggressione contro uno Stato sovrano che viola il diritto internazionale”. Il ministero degli Esteri russo sostiene che la decisione di attaccare la Siria fosse stata presa già prima di quanto avvenuto a Idlib, ritenuto dai russi solo un pretesto: “È chiaro a qualsiasi esperto che la decisione di colpire è stata presa da Washington prima degli eventi di Idlib, che sono stati utilizzati semplicemente come scusa per una dimostrazione di forza”, ha affermato il ministero in un comunicato.

“nessun attacco chimico a Khan Sheikhun” Strage di bambini in Siria, arriva la smentita

tuta gasL’Osservatorio-bufala siriano riesce nel suo intento di screditare Assad. La Mogherini chiede la deposizione del presidente e non sa che l’accusa è tutta un’invenzione
5 Aprile 2017 alle 11:14
Che l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani fosse un organismo-bufala che semina menzogne propagandistiche per danneggiare Assad era già stato denunciato martedì da Matteo Salvini, che aveva ripreso quanto già scoperto a suo tempo da alcuni importanti quotidiani internazionali (ma evidentemente non da quelli nostrani). Ma adesso arriva anche la smentita dei diretti interessati, l’esercito siriano.
Il comando generale delle forze armate siriane “smentisce categoricamente” di avere compiuto un attacco chimico a Khan Sheikhun. Lo si legge in un comunicato diffuso nella serata di martedì dall’agenzia governativa Sana. Le forze armate “non hanno e non useranno mai questi materiali in nessun luogo o momento”, si legge ancora nella nota, in cui si afferma che lo stesso comando generale “ritiene responsabili per l’uso di sostanze chimiche e tossiche i gruppi terroristi e quelli che sono dietro a loro”.
In altre parole, è l’Isis che, nel conflitto sta usando armi proibite, addossandone poi la colpa ai propri avversari. Ed il mondo occidentale abbocca come un pesce alla propaganda del Califfato. Dalla Mogherini a Gentiloni, tutti sono saltati sulla sedia chiedendo giustizia per le atrocità successe in Siria, la prima chiedendo che “la Siria risponda per i suoi crimini di guerra” (e chiedendo la deposizione di Assad, che è proprio quanto l’Osservatorio Siriano cerca di ottenere), il secondo parlando di “orrore senza fine”. Peccato che entrambi se la siano presa con la persona sbagliata.

L’America rischierà la terza guerra mondiale per prevenire l’emergere di un superstato UE-Russia

russia“La Russia è parte organica e inalienabile dell’Europa in senso allargato e della civiltà Europea. I nostri cittadini si considerano Europei. Per queste ragioni la Russia propone un movimento verso la creazione di uno spazio economico comune che vada dall’Atlantico al Pacifico, una comunità a cui gli esperti Russi si riferiscono come “l’Unione di tutta Europa”, che rafforzerà il potenziale Russo nel suo sforzo economico verso la ‘Nuova Asia’. ” – Presidente della Russia Vladimir Putin, “La Russia e il Mondo in cambiamento”, Febbraio 2012
L’inarrestabile demonizzazione di Vladimir Putin è soltanto una parte della multiforme strategia di Washington per fare arretrare il potere Russo in Asia centrale e mettere la parola fine al sogno di Putin di “Una più grande Europa”. Insieme al tentativo di liquidare il Presidente Russo come “bandito del KGB”, o “dittatore”, i media hanno inoltre insinuato che Mosca abbia avuto ingerenze sulle elezioni USA e che la Russia sia un pericoloso aggressore seriale che pone una crescente minaccia alla sicurezza della UE e degli USA.
Il mattatoio mediatico, che si è pure intensificato dopo l’elezione di Donald Trump nel Novembre 2016, è stata accompagnata da pesanti sanzioni, attacchi asimmetrici ai mercati Russi e alla valuta, l’armamento e addestramento di antagonisti della Russia in Ucraina e Siria, la soppressione calcolata dei prezzi del petrolio greggio e il ripetuto tentativo di sabotare le relazioni commerciali Russe in Europa. In breve, Washington sta facendo qualsiasi cosa in suo potere per prevenire che Europa e Russia possano fondersi nella più grande area di libero scambio mondiale, che verrebbe inevitabilmente a rappresentare il centro della crescita e della prosperità mondiale per il prossimo secolo.
Ecco per quale motivo il Dipartimento di Stato si è unito alla CIA per rovesciare il governo Ucraino nel 2014. Washington confidava nel fatto che annettendo un ponte terrestre vitale tra EU e Asia, i manovratori di potere USA potessero riuscire a controllare i gasdotti fondamentali che stanno avvicinando sempre di più i due continenti in una alleanza che escluderà gli Stati Uniti. La prospettiva che la Russia soddisferà i crescenti bisogni energetici Europei, mentre il sistema di ferrovie ad alta velocità Cinesi faranno arrivare ancora più prodotti a basso costo, suggeriscono che il centro di gravità dell’economia mondiale si sta spostando rapidamente, e con esso l’irreversibile declino degli USA.
E quando il dollaro verrà inevitabilmente cestinato come mezzo di scambio primario tra i partner commerciali in una emergente area di libero scambio EU-Asia, il riciclaggio di ricchezza sotto forma di debito USA crollerà rapidamente, precipitando i mercati USA nell’abbisso, mentre l’economia intera affonderà in una palude. Impedire a Putin di creare una “armoniosa comunità di economie che vada da Lisbona a Vladivostok” non è un compito secondario per gli USA, è una questione di vita o di morte.
Ricordiamo la dottrina Wolfowitz: “Il nostro obbiettivo primario è prevenire l’emergere di un nuovo rivale, sia esso sul territorio della fu Unione Sovietica o in altro luogo, ogni rivale che possa costituire una minaccia come quella precedentemente costituita dall’Unione Sovietica. Questa è una considerazione fondamentale che definisce la nuova strategia di difesa regionale, ed essa richiede che noi non perdiamo mai di vista la necessità di prevenire che ogni potere ostile possa dominare una regione le cui risorse possano, sotto controllo consolidato, rivelarsi sufficienti a generare dominio globale”.
Le relazioni di Washington con la Russia saranno sempre problematiche perchè la Russia pone una perenne minaccia alle ambizioni degli Stati Uniti di dominare il mondo. La geografia è destino, e la geografia Russa contiene vastissime riserve di petrolio e gas naturale, delle quali l’Europa ha bisogno per riscaldare le sue case e fornire energia alla sua economia. La relazione simbiotica tra fornitore e utilizzatore finale porterà a un certo punto all’abbandono delle barriere commerciali, l’abbassamento delle barriere tariffarie e il progressivo integrarsi delle economie nazionali in un mercato comune di tutta la regione. Questo potrebbe rappresentare il peggiore incubo di Washington, ma è anche la massima priorità strategica di Putin. Ecco ciò che egli stesso sostiene:
“Dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di una cooperazione più estesa nella sfera energetica, comprendente l’aspirazione a un comune complesso energetico Europeo. Il gasdotto Nord Stream sotto il Mar Baltico, e il gasdotto South Stream sotto il Mar Nero costituiscono importanti passi in questa direzione. Questi progetti hanno l’appoggio di molti governi e coinvolgono le massime compagnie Europee del settore energetico. Una volta che i gasdotti iniziano ad operare a piena capacità, l’Europa avrà un flessibile ed affidabile sistema di approvvigionamento energetico che non dipende dai capricci politici di un solo Stato. Ciò rafforzerà la sicurezza economica del continente non soltanto nella forma, ma specialmente nella sostanza. Ciò è particolarmente importante in luce della decisione di alcuni Stati Europei di ridurre o rinunciare del tutto all’energia nucleare”.
Se l’Europa vuole un socio affidabile in grado di soddisfare i suoi bisogni energetici, la Russia corrisponde alla descrizione. Sfortunatamente gli USA hanno tentato ripetutamente di sabotare entrambi i gasdotti allo scopo di mettere a repentaglio i rapporti Europa-Russia. Washington preferirebbe che l’Europa riducesse drammaticamente il suo utilizzo di gas naturale o che si rivolgesse ad altre fonti più costose che non passano per la Russia.In altre parole, i bisogni naturali Europei vengono sacrificati agli obiettivi geopolitici USA, tra i quali il maggiore è prevenire la formazione di una Più Grande Europa.
 
La guerra di Washington contro la Russia è sempre più militarizzata. Di recente il pentagono ha stanziato più truppe da combattimento in Siria e Kuwait, suggerendo che i pianificatori bellici USA intendono muoversi dalla strategia attuale di armamento di milizie jihadiste (per rovesciare il governo Siriano legittimo di Bashar Al Assad) a un uso più diretto della forza marziale per conquistare e controllare territorio nell’Est della Siria.
 
Ci sono segni di un esacerbarsi della violenza anche in Ucraina, dal momento che il Presidente Trump sembra determinato soltanto a usare un approccio più duro per dirimere le controversie regionali rispetto al predecessore Barack Obama.
Anche la NATO ha stanziato truppe e armamenti sul fianco Occidentale Russo, mentre gli USA hanno disseminato basi militari in Asia centrale. La NATO non ha mai smesso di spingere verso Est dal momento in cui il Muro di Berlino cadde nel Novembre 1989. L’accumulo di mezzi bellici ostili sul perimetro Occidentale della Russia è una fonte di crescente preoccupazione a Mosca, e per ottime ragioni. I Russi conoscono la loro storia.
 
Al tempo stesso, gli Stati Uniti stanno costruendo un sistema terrestre di difesa missilistica antiaerea in Romania (Star Wars), che integra l’arsenale missilistico USA in un luogo a soli 900 km da Mosca. Il sistema missilistico USA, che è stato “certificato per le operazioni” nel Maggio 2016, cancella il deterrente nucleare Russo e distrugge l’equilibrio strategico di potere in Europa. Putin ha risposto con appropriate contromisure. Ecco i suoi commenti sull’argomento:
“Sembra che i paesi NATO, in primo luogo gli Stati Uniti, abbiano sviluppato una particolare visione della sicurezza, molto diversa dalla nostra. Gli Americani sono ossessionati dall’idea di ‘assoluta invulnerabilità’ per loro stessi. Ma l’assoluta invulnerabilità di una nazione significa assoluta vulnerabilità per tutti gli altri. Non possiamo assolutamente essere d’accordo”.
La settimana scorsa l’amministrazione Trump ha annunciato che impiegherà il sistema Terminal High Altitude Area Difense (THAAD) in Corea del Sud, citando la necessità di rispondere alle provocazioni da parte della Corea del Nord. In realtà gli USA sfruttano il Nord come pretesto per poter minacciare Russia e Cina come “limiti assiali” dell’ Heartland Eurasiatico, come mezzo per contenere la vasta massa di terre emerse che Sir Halford Mackinder ha chiamato “l’area fondamentale, che si estende tra il golfo Persico e il fiume Yang Tze in Cina”.
Washington spera che controllando le rotte marine critiche, circondando la regione con basi militari, e inserendosi aggressivamente dove necessario, possa riuscire a prevenire l’emergenza di un colosso economico che possa sminuire l’importanza degli Stati Uniti come superpotenza globale. Il futuro dell’America dipende dalla sua capacità di fare deragliare l’integrazione economica del centro del Mondo e riuscire nel grande gioco nel quale tutti gli altri hanno fallito. Ecco un estratto da un articolo di Alfred W. McCoy intitolato “La geopolitica del declino globale Americano”, il quale aiuta a illuminare la natura della contesa che sta avendo luogo in questo momento per il controllo della cosiddetta “Isola-Mondo”.
In seguito alla seconda guerra Mondiale gli USA si sono ritrovati “Prima potenza nella storia a controllare i punti strategici assiali di entrambe le estremità dell’Eurasia”. Con la paura dell’espansione Russa e Cinese come “catalizzatore della collaborazione”, gli USA hanno guadagnato bastioni strategici sia in Europa Occidentale che in Giappone. Con questi punti assiali come ancoraggio, Washington ha proceduto a creare un arco di basi militari basate sul modello marittimo precedente della Gran Bretagna, visibilmente concepite per circondare l’ “Isola-Mondo”.
Avendo preso possesso dei limiti assiali dell’ Isola-Mondo, sottraendoli alla Germania nazista e al Giappone Imperiale nel 1945, per tutti i 70 anni successivi gli Stati Uniti si sono affidati a strati sempre più fitti di potenziale bellico per contenere Cina e Russia nei limiti dell’ Heartland Eurasiatico. Spogliata del suo rivestimento ideologico, la grande strategia di Washington del contenimento anti-comunista nella guerra fredda, non è stato molto altro che un processo di successione imperiale”.
Alla fine della guerra fredda nel 1990, l’accerchiamento della Cina comunista e della Russia richiedevano 700 basi in territori stranieri, una potenza aerea di 1763 jet da combattimento, un vasto arsenale nucleare, oltre 1000 missili balistici, una potenza navale di 600 navi, tra cui 15 portaerei nucleari, tutti unificati dall’unico sistema al mondo di comunicazione globale satellitare”. – (La geopolitica del declino Americano globale, Alfred W. McCoy)
Negli ultimi 70 anni la strategia Imperiale ha funzionato senza contrattempi, ma adesso la rinascita Russa e l’esplosiva crescita Cinese minacciano di liberarsi dal giogo dell’abbraccio costrittivo di Washington. Gli alleati Asiatici hanno iniziato a puntellare l’Asia e l’Europa con gasdotti e ferrovie ad alta velocità che uniranno insieme i vari staterelli distanti dispersi nelle steppe, attirandoli nell’ Unione Economica Euroasiatica, collegandoli a un superstato prospero e in espansione, epicentro del commercio e dell’industria globale. L’uomo della “grande scacchiera”, Zbigniew Brzezinski, ha riassunto l’importanza dell’Asia centrale nel suo classico del 1997 sostendendo che:
 
“L’Eurasia è il maggiore continente del globo e la sua importanza geopolitica è assiale. Una potenza che domina l’Eurasia controllerebbe due tra le tre regioni più avanzate ed economicamente produttive. Circa il 75% della popolazione mondiale vive in Eurasia e la maggior parte della ricchezza fisica effettiva si trova anche essa in questa area, sia nelle sue imprese che nel suo suolo. L’Eurasia conta per il 60% del PIL mondiale e per circa tre quarti delle risorse energetiche note del globo” (La Grande scacchiera:  La supremazia Americana e i suoi imperativi geostrategici, Zbigniew Brzezinski, pag.31).
 
Un nuovo impero globale sta gradualmente emergendo in Asia Centrale e mentre l’impatto trasformazionale dell’integrazione economica dell’area non si è ancora realizzato, gli sforzi da parte degli USA per fermare questa possibile alleanza nella sua fase embrionale appaiono sempre più inefficaci e disperati. L’iperbolica propaganda sul presunto “hacking Russo” dell’elezione presidenziale USA è solo uno tra i numerosi esempi di ciò, armare i militanti Nazi a Kiev ne è un altro.
 
Il punto è che sia la Russia che la Cina si stanno servendo dello sviluppo dei mercati e della semplice ingenuità per avere la meglio su Washington, mentre Washington si basa quasi esclusivamente sull’inganno, attività occulte, forza militare bruta. In parole povere gli ex comunisti stanno stracciando i capitalisti nel loro stesso gioco. Ancora McCoy:
 
“La Cina si sta affermando in modo profondo nell’ ‘Isola-Mondo’ in un tentativo di dare una forma completamente nuova ai fondamentali geopolitici del dominio globale. Per fare ciò sta usando una fine strategia che fino a questo momento ha eluso la comprensione da parte delle elites al potere in USA.
 
Il primo passo è consistito in un sensazionale progetto di creazione di una infrastruttura che assicuri l’integrazione economica del continente. Stendendo un elaborata e complessa rete di ferrovie ad alto volume ed alta velocità, come anche gasdotti ed oleodotti, nelle vaste distese Eurasiatiche, la Cina potrebbe rendere realtà l’intuizione di Mackinder in un modo imprevisto. Per la prima volta nella storia il rapido movimento transcontinentale di carichi di materie prime fondamentali: petrolio, minerali, prodotti, sarà possibile su una scala prima impensabile, unificando così potenzialmente la grandissima estensione di terre in questione in una unica zona economica che si estende per 6500 miglia da Shangai a Madrid. In tal modo la leadership Pechinese spera di spostare il baricentro del potere geopolitico via dalla periferia marittima e fin dentro all’ Heartland continentale.” (Tomgram: Alfred McCoy, Il gran gioco di Washington e perchè sta fallendo, TomDispatch).
Washington di certo non lascerà che il piano Russo-Cinese vada avanti senza lottare contro. Se sanzioni economiche, attività occulte e sabotaggio economico non funzioneranno, i manovratori di potere USA passeranno a strategie più letali. I recenti stanziamenti di truppe in Medio Oriente suggeriscono che i legislatori ritengono che un confronto militare diretto possa essere la migliore opzione disponibile, dopotutto una guerra contro la Russia combattuta in Siria o in Ucraina non necessariamente potrebbe degenerare in una guerra nucleare a tutto campo. Nessuno vuole arrivare a questo. Ma se la guerra può essere contenuta entro i confini Siriani, ciò sarebbe un modo pratico per chiamare a raccolta gli alleati Europei, abbattere definitivamente il piano Russo di “integrazione economica” e immobilizzare la Russia in un lungo pantano che ne prosciugherebbe le risorse. Forse i pianificatori militari USA potrebbero avere in mente questo?
 
E’ un piano rischioso, ma non dubitiamo che Washington potrebbe tentarlo volentieri se ciò fosse necessario a rafforzare la supremazia globale Americana.
 
Mike Whitney – 23.03.2017
http://www.counterpunch.org/2017/03/23/will-washington-risk-ww3-to-block-an-emerging-eu-russia-superstate/
Traduzione per www.comredonchisciotte.org  a  cura di  CONZI