Contro il complottismo, il “Ministero della Verità”?

Vi sarà qualcuno che vigilerà per noi che, mentre possiamo stare tranquilli con “Il Corriere della Sera” o con Repubblica”, con Mentana o con Fazio, siamo in balia invece, in Internet e più precisamente nei social, di notizie “false” progettate apposta dai tanti complottisti che imperversano in rete.
 
Secondo il Capo dell’antitrust(?) Pizzinato, il ruolo assunto dai vari debunker (smascheratori di complotti) tipo Saviano, Gruber…non è più sufficiente, come non è più sufficiente confidare sulla buona volontà di Google, di facebook, di Twitter. Si rende necessario contro le “false”notizie creare un team di esperti nominati da Bruxelles che sappia cancellare le “false” notizie, senza dover ricorrere alla magistratura, un tribunale contro i complottisti, un “Ministero della verità” come ebbe a chiamarlo Orwell, il profeta Orwell che in effetti aveva l’idea di una società umana terrificante come quella verso cui staiamo precipitando
Ho il sospetto tuttavia che più che alla ricerca di notizie relative all’avvistamento di “alieni di gomma”, il Pizzinato, sulla scia di preoccupazioni che arrivano da Oltreoceano, sia interessato a tutte quelle falsità che ruotano attorno a personaggi come Obama (l’assassinio dell’ambasciatore russo; il golpe in Turchia; il sostegno ad Al-Qaeda e all’Isis; l’uccisione mirata di sospetti terroristi, le stragi di massa con i suoi droni), come Hillary Clinton (l’aggressione contro la Libia per contrastare la moneta africana che Gheddafi stava per varare, l’invasione della Siria per favorire da una parte l’espansionismo di Israele e dall’altra favorire la nascita di uno stato salafita) o a fatti che sebbene siano stati chiariti in modo esemplare dalle autorità competenti ( vedi torri gemelle-che poi sono tre, le stragi di Bataclan, di Nizza, di Berlino ad opera di terroristi individuati da passaporti e affini) continuano ancora ad essere oggetto di dibattito complottistico.
RIsulta evidente che il “Ministero della Verità” andrà alla ricerca di notizie “vere” e di ipotesi credibili per cancellarle e diffondere notizie “false” al servizio del potere, tipo “fosse comuni con diecimila morti uccisi da Gheddafi”, “Milosevic genocida” (nessuna notizia di stampa sulla riabilitazione), “aereo malese colpito in Ucraina dai militanti del Donbass”
L’attacco alla libertà di espressione entra, secondo me, nel vivo. Perché nel vuoto di una reale opposizione che sia coraggiosa e responsabile, militante e credibile, l’attacco della grande finanza, tramite i suoi burattini a Bruxelles, a Roma e nelle presidenze regionali, contro la Costituzione procederà con arroganza (vedi tra l’altro l’incredibile verdetto della Cassazione secondo la quale il diritto al profitto è motivo valido per i licenziamenti) interessando ovviamente non solo la seconda parte ma anche la prima. Operazione necessaria per abbattere qualsiasi parvenza di democrazia e toglierci la libertà di espressione e di movimento
 
Dobbiamo resistere fin da subito cercando grandi alleanze democratiche contro la nuova reazione rappresentata dalla ex sinistra in nome di una vera sinistra e di un fronte unito.
di Antonello Boassa – 01/01/2017
Fonte: L’interferenza

Della Post verita’ ed altri deliri

La sinistra mondialista, benpensante e demenzialmente corretta, ne ha inventata un’altra.
“Post-verita’” e’ la nuova parola per bollare il pensiero non conforme al politicamente boldrini-hatecorretto e restringere la liberta’ di espressione nei blog di libera informazione.
Il pretesto e’ quello della “diffusione dell’odio” e di fake news, che come recita il Presidente dell’Antitrust Pitruzzella, “favorirebbero l’ascesa del populismo e rappresenterebbero un pericolo per la democrazia”.
Il neologismo e’ gia’ presente sui quotidiani internazionali, come Guardian, Washington post, Times e sui giornaloni della semicultura italiana, Internazionale e Repubblica.
Il termine starebbe a significare: “bufala”, balla, bugia. Cosi’ il mondo radical chic, vuole censurare chi non si adegua al conformismo ideologico imposto dai media di regime.
Testimonial privelgiata della nuova iniziativa liberticida, Laura Boldrini la quale, dopo la rivoluzione del lessico, ha pensato bene di annoverare tra le sue battaglie anche “la lotta all’odio e alle bufale del web”.
 
Ora che Madonna Laura, ce l’abbia a morte col mondo degli internauti e’ anche comprensibile, visto che gliene hanno dette di ogni…., ma che desideri istituire una commissione parlamentare contro l’ ”hate speech’, in un paese che soccombe tra poverta’ economica, emergenza migratoria, terremoti, ci lascia quantomeno perplessi.
Laura Boldrini
Il presidente antitrust Giovanni Pitruzella ha addirittura invocato l’intervento di un istituzione pubblica, coordinanta direttamente da Bruxelles, sostenendo la necessita’ che le notizie vadano vagliate da un istitituto di vigilanza che censuri le “fake news”.
E’ ovvio a questo punto, cosa si nascondi dietro tale provvedimento: il tentativo di arrestare l’informazione alternativa che negli ultimi tempi, sta totalmente sovrastando la narrazione degli organi main/strem.
Il Brexit, e’ stato il primo campanello d’allarme. Nonostante tutta la propaganda mediatica avesse annunciato, catastrofi finanziarie e economiche incalcolabili, il popolo inglese aveva scelto per il No. La corona e’ restata li dov’e’ e nessun cataclisma paventato si e’ materializzato.
 
Il secondo schiaffo invece, e’ stata la vittoria di Donald Trump alle scorse presidenziali americane. Per mesi, i maggiori organi di informazione internazionali e nazionali hanno ripetuto ossessivamente che la vittoria del “Tycon” repubblicano, sessista e retrogrado, avrebbe rappresentato una catastrofe per il mondo intero.. Hanno diffuso numeri totalmente falsi che davano la Clinton come sicura vincente.
 
Persino i divi di Hollywood erano scesi in campo contro il miliardario californiano, da Di Caprio a Clooney.. De Niro, gli avrebbe voluto addirittura spaccare la faccia, mentre Madonna avrebbe promesso un fellazio con happy ending, a chiuque avesse votato per Hillary (le vie del femminismo sono infinite). Risultato? Madonna a bocca asciutta e Trump nuovo presidente degli Stati Uniti.
Ed infine anche il No al referendum costituzionale, come sessulto di sovranita’ da parte del popolo italiano.
Tali risultati, nella loro diversita’, sembrano dire una cosa sola alle elite: esse non hanno piu’ presa sulle volonta’ dei popoli che decidono e selezionano le informazioni tramite circuti alternativi.
Ma per i giornalisti televisivi alla Lerner o alla Mentana, sono solo “webeti”.
Se quindi vincono i partiti populisti, e’ solo perche’ i poveri elettori sono stati gabellati o hanno preso un gigantesco abbaglio.
Ora se tutto cio’ restasse confinato nei salotti radical chic di casa nostra, non dovremmo preoccuparci oltre ma, come ricorda F. M. Del Vigo, il passo successivo, dopo il bavaglio al web, potrebbe essere quello di dire chiaro e tondo agli elettori che sono una massa di imbecilli e che bisogna abolire il suffragio universale (ricordate come furono trattati gli elettori del Brexit e di Trump?).
Basta una parolina, post/verita’ ed il gioco e fatto. Perche’ la colpa e’ del popolo bue che crede alle bufale, non certo la loro, che non ne azzeccano una e diffondono solo menzogne impostegli dal padrone.. Come la favoletta dei “ribelli moderati” in Siria che combattono il regime del sanguinario dittatore Assad oppure della Russia che fa hackeraggio, truccando le elezioni americane.
Detta cosi’, sembra uno scenario fanta-politico, ma il rischio e’tutt’altro che remoto. Ricordiamo che Obama, dopo la sconfitta della Clinton, aveva pensato di emanare la “Direttiva per contrastare la Disinformazione e la Propaganda”.
 
I media main-stream, stanno perdendo colpi a causa della diffusione virale dei social net-work e di facebook. Quasi piu’ nessuno compra piu’ quotidiano cartaceo, i quali sono oramai percepiti come espressione di precisi interessi politici e finanziari.
Tale rivoluzione nel mondo dell’informazione e’ quindi la causa principale della crescita e dei partiti populisti e delle forze antisistema. . Per proteggere la “democrazia” dalla minaccia delle forze sovraniste, bisogna quindi procedere alla censura di chi diffonde “falsita’” nei siti di controinformazione.
Richiesta di TSO a parte per i cosiddetti tutori della democrazia, sappiamo benissimo, che a parte la Boldrini (quella e’ “ritardata” di suo), costoro conoscono bene il loro ruolo, che e’ quello della tutela dello status/quo.
Putroppo per loro, potranno ricorrere anche al piu’ giacobino e liberticida dei provvedimenti, potranno istituire commissioni, “board” contro l’omofobia o contro l’emergenza “populismo”, e via delirando.. Ma pensare di censurare l’informazione libera che circola su internet, sarebbe come pensare di svuotare l’oceano con un secchiello.
Non ce la faranno mai e cosi’ fancendo saranno travolti ancor piu’ velocemente di quello che credono.
 
Se comunque il 2016 ha riserbato grandi sorprese, in questo 2017, con gli appuntamenti elettorali in vista, in Francia ed in Germania, potremmo davvero divertirci. Loro gia’ non ridono piu’.
di Antonio Terrenzio – 04/01/2017
 
Fonte: Conflitti e strategie

Facebook vi protegge dalle notizie dannose. E Mentana, da Grillo, mentre la UE instaura lo stato d’eccezione

Abbiamo  individuato che questo link: “maurizioblondet.it/accelera la dittatura delle ciarlatanitecnocrazie inette” potrebbe essere dannoso. Per proteggere il tuo account e dispositivo, segui  solo link affidabili”.
 
Decine di lettori mi hanno avvisato che,  nel cercare di condividere il mio articolo, hanno ricevuto da Facebook questo messaggio. Che dire? Mi pare impagabile l’umorismo involontario: apprendere che le  tecnocrazie  non-votate sono inette e girano le viti dell’oppressione, “potrebbe essere dannoso”.  A  loro, beninteso, ma soprattutto a voi: avete bisogno di  essere protetti dalle idee dannose di maurizioblondet.it .  Impagabile anche la minaccia sottintesa: “Per proteggere il tuo account [che ti possiamo azzerare, espellendoti dalla ‘comunità], e il tuo dispositivo [ti ci mettiamo un virus distruttivo, tanto poi diciamo che sono stati gli hacker russi], segui solo link affidabili”: che, immagino,  sono quelli approvati da Paolo Attivissimo. Uno di quelli che ancora sostengono che l’11 Settembre l’ha fatto Bin Laden, e per  questo piace a Boldrini & Mogherini.
E’ la democrazia fa un altro passo avanti. La democrazia è come il sistema delle tecnocrazie insindacabili e inamovibili chiama la propria dittatura, dovremo ormai averlo imparato.
D’altra parte, ci tengo a scagionare Facebook:  ha cominciato ad eccedere in prudenza, perché la Cassazione italiana ha appena sancito che il provider è responsabile penalmente  e civilmente (paga i danni) per i commenti diffamatori dei partecipanti.  “I siti sono responsabili per i commenti dei lettori”, come ha riassunto Repubblica, che ha dato la notizia martedì.  Era il caso di un lettore di un sito che aveva lasciato un commento contro Carlo Tavecchio, diffamatorio: benchè il diffamatore si fosse firmato, il sito è stato considerato responsabile in solido e quindi condannato a pagare a Tavecchio 60 mila euro.
Questa sentenza,  sia chiaro, rovescia una quantità di precedenti sentenze, compresa una della mitica Corte di Giustizia europea: secondo la quale, i provider di servizi ‘social’ come Facebook non sono chiamati a rispondere di quello che ci scrivono i milioni di utenti; persino se anonimi.  Ma la “democrazia”    sovrannazionale squadra e compasso  può sempre far conto sulla nostra magistratura nei momenti cruciali della storia, come dimostrò incriminando  due altissimi intoccabili,  il governatore di Bankitalia Polo Baffi, e arrestando  il direttore Sarcinelli, per “favoreggiamento e mancata vigilanza”,  probabilmente perché  si  opponevano al “divorzio” fra Tesoro e Banche Centrali,   che doveva avvenire in tutti gli stati occidentali, e che  è alla base dell’asservimento di tutti alla finanza speculativa.  Poi i due furono prosciolti perché nulla c’era che concretasse l’accusa; ma ormai l’auspicato divorzio era avvenuto.
 
Anche adesso   la nostra Giustizia, sempre all’avanguardia, ha  anticipato  augusti auspici transnazionali, facendo un passo in più verso la “democrazia”    nel senso auspicato da
1) Obama che nel novembre scorso, nel suo commovente incontro con Merkel e  altri esponenti “democratici” a Berlino, ha appunto auspicato una riduzione dei blog che avevano provocato  la vittoria di Trump con le loro “notizie false” (come le mail di Podesta, il Pizzagate pedofilo…).
 
2) da Mogherini, che fin dal 2015 ha creato una “task force” per lottare contro la disinformazione proveniente da ottimi notiziari di Mosca, Russia 24, Russia Today, Sputnik – che da quando sono diffusi in inglese, danneggiano il pubblico europeo instillando qualche dubbio sulla legittimità delle menzogne lanciate contro la Russia dalle tecnocrazie, da Mogherini, Stoltenberg  e dai loro media ufficiali.
3) da Pitruzzella dell’Antitrust, a cui è  venuto  in mente  che sia una direttiva UE a   ordinare la creazione di “autorità indipendenti” in ogni Stato per verificare   le notizie false e punire i falsari;
4) da Boldrini  che, giustamente preoccupata delle informazioni incontrollate che  avrebbero portato al Brexit e alla vittoria di Trump, temendo (giustamente) che prossime elezioni in Europa finiscano per dare il potere ai “populisti”, ha rilanciato la battaglia di Obama  “ contro la diffusione di notizie false che istigano all’odio, per promuovere il “diritto a essere informati correttamente”  – aggiungendo: “Sono in contatto con esperti, i cosiddetti debunkerSono Paolo Attivissimo (Il Disinformatico), Michelangelo Coltelli (Bufale un tanto al chilo), David Puente (Davidpuente.it) e Walter Quattrociocchi del CSSLab dell’IMT di Lucca e consegneremo l’appello ai grandi social network che devono essere seri“.
 
Eccola lì la minaccia: “I grandi social network devono essere seri”. Subito attuata dalla nostra valorosa magistratura  con la condanna al pagamento danni di un blog per un commento di un suo lettore. Un  avvertimento che gli avvocati italiani di Facebook hanno subito capito.  Realizzando la censura preventiva, o almeno segnalandola “dannosità” di certi blog e impedendone la “condivisione”, ossia la diffusione.
In un regime diverso questo si chiama Censura. Nella tecnocrazia  burocratica, si chiama “diritto dei cittadini ad essere informati correttamente”.  Il bello è che gli stessi processi sono in corso, del tutto spontaneamente, in  tutta Europa.  Pensate che in Francia, Libération, il giornale della sinistra intelligente (e dei Rotschild)  ha addirittura inaugurato una rubrica per smascherare le notizie false diffuse dal blog sgraditi. 
E che magari sono più letti di Libé, che credo non arrivi a 10 mila copie vendute. La rubrica si chiama DESINTOX,    perché in francese la disinformazione si chiama “intox”. Recentemente il debunker  del  giornale  s’è provato a sbugiardare un sito che aveva smascherato la complicità oggettiva coi trafficanti delle ONG, munite di apposite navi,  nel “salvataggio”  dei migranti, ossia nel loro trasporto industriale dalla Libia  all’Italia (ne ho parlato qui: http://www.maurizioblondet.it/ong-fanno-contrabbando-industriale-clandestini/). Mal gliene  è incolto, perché il fact checking ha confermato puntualmente i dati del traffico, Libé ha dovuto sorvolare attaccando invece  “i fascisti su Internet” (la fachosphère) che “disinformano riciclando i dato pubblici”….
La UE instaura lo stato d’eccezione
In Francia, Hollande ha prolungato ancora lo “stato di emergenza”  in vigore da Je suis Charly, che consente sorveglianza preventiva di sospetti, intercettazioni, sorveglianza totale di ciò che dicono o mettono in e-mail.  
In Belgio (la centrale della UE) un importante giurista,  Jean-Claude Paye lancia l’allarme contro la riforma  del locale codice penale che,  con la giustificazione della “lotta  al terrorismo”,  “non reprime più unicamente i fatti delittuosi, ma le intenzioni presunte”.  Data la comprovata e totale inefficacia delle misure   poliziesche “di emergenza” nella prevenzione di atti terroristici “islamici”  (come  ha dimostrato, ultima, la strage di Berlino), Paye  denuncia che la permanenza di leggi speciali servirà, presto o tardi, a “mettere in piedi incriminazioni politiche”  di un’opposizione che,  per essere non autorizzata  e  mainstream, si può facilmente bollare come “incitamento” al terrorismo, magari “indiretto”: il codice penale belga punisce  anche l’”indiretto”.  Ora, “la totalità degli stati membri dell’Unione Europea sta adottando, sotto l’apparenza di lotta al terrorismo, uno stato di eccezione”.
 
Ricordiamo il significato  di “stato d’eccezione”: è la “situazione  nella quale uno Stato, in  presenza di un pericolo grave,  assicura la propria salvaguardia disconoscendo le norme legali che reggono la sua attività normale.  Il diritto comune è  sospeso”.
 
Salus rei publicae suprema lex esto: è il principio per cui Cicerone, allora console, sbatté in galera e fece strangolare i presunti complici di Catilina, l’avversario politico degli interessi della cosca  senatoria.   In Italia, subiamo da decenni  uno stato d’eccezione parziale e strisciante,  con  il positivismo giuridico assoluto,  l’abolizione di ogni nozione di diritto “naturale”,  con “Le leggi si applicano ai nemici, e si interpretano per gli amici”, e la carcerazione preventiva; ora ampliato se la Boldrini e Pitruzzella otterranno la Kommissione della Verità che vogliono.
 
In tutta Europa, dice Paye, la legislazione tende a diventare stato di eccezione.  Inutile ricordare l’aforisma di Schmitt: “Sovrano è chi decide lo stato di eccezione”.
Quindi è possibile che presto non sarete più danneggiati dagli articoli di Blondet. E di altri disturbatori della vostra quiete. IL vostro Sovrano  vi protegge sospendendo il diritto naturale:  è l’insieme delle Tecnocrazie inadempienti e non votate da nessuno, che hanno occupato la   sovranità e  chiamano democrazia il regime della menzognaE  stringono in frettale viti della gabbia, perché sentono che il loro potere è  messo in pericolo dalle opinioni incontrollate. Dunque vietate.
 
I media sono oggettivi
 
Cose già viste in passato.  Ma un piccolo segno di speranza viene dalla sensazione che non siamo isolati blogger, alla mercé di una  condanna per diffamazione o un avviso di garanzia o di una cancellazione da Facebook.  Il secondo partito italiano, rinnegando il suo precedente infantilismo, ha stabilito nel codice interno che un membro con carica elettiva non deve dimettersi  se raggiunto da un avviso di garanzia. Finalmente. Finalmente ha capito, il Capo, che ciò metteva il partito alla mercé di una magistratura che prima incarcera e poi, con comodo giudica; un eletto dal popolo, nelle mani di una casta non-eletta; e nelle mani  degli avversari politici scafati:. Che impallinano  gli eletti del 5 Stelle con estrema facilità. Basta che li accusino di “abusi in atti d’ufficio” (una accusa  cui un sindaco può essere facilissimamente esposto, e poi prosciolto),  e il sostituto  procuratore “apre il fascicolo”, e la canea grillina dei dementi  ingenui esige la  testa del non-ancora-colpevole.
Non ci voleva molto. Ma non si osava  sfidare la canea demente—ingenua della “base”   che si esprime sul web. Adesso Grillo ha fato il necessario. Ha  usato il suo potere di leader, che fingeva ipocritamente di non usare. Sta diventando adulto? Forse perderà un po’ di voti; speriamo non tanti, speriamo sia la zavorra di cui i grillini non hanno bisogno.  C’è bisogno di una forza elettiva che lotti contro lo Stato d’Eccezione tecnocratico e pan-occidentale. Mica palle.
 
In questo senso, l’attacco e querela che Mentana ha annunciato contro Grillo, così pretestuosa, è persino benvenuta: e’ rivelativa, è il segno della scelta di campo,  chiarifica la nebbia della guerra.
 
Il vero pericolo è  che Grillo  non capisca qual è il nemico principale, e ponga come scopi del suo partito “la democrazia web”,  il futuro “liberato dalle reti” , “le tecnologie  che arriveranno e saranno incredibili”, per cui  “il 50% dei lavori che conosciamo sparirà”, dunque bisogna immaginare e imporre una società “nuova” e diversa.  Di queste cose, magari, dopo.   Anzitutto, sia sicuro di una cosa: che le “tecnologie incredibili” che ci si preparano   ed entusiasmano i grillo-casaleggini,  saranno usate per l’oppressione, serviranno a perfezionare lo stato d’eccezione tecnocratico, se – prima –   non si vince la Dittatura delle Tecnocrazie Inette. Non si sperda in fantasie futuribili,  quando c’è il Nemico Presente.
di Maurizio Blondet – 04/01/2017Facebook vi protegge dalle notizie dannose. E Mentana, da Grillo, mentre la UE instaura lo stato d’eccezione
Fonte: Maurizio Blondet

Crociata anti bufala: situazione tragica ma non seria

La solita armata Brancaleone di eurocrati inetti, giornalisti pinocchi, intellettuali liberal, si prepara per l’ennesima crociata. Questa volta l’obiettivo sono le bufale, le fake news come va di moda chiamarle. Un calderone in cui vengono abilmente mescolate le notizie false consapevolmente spacciate per vere dai cacciatori di click, quelle semplicemente non verificate, quelle vere e verificate ma colpevolmente omesse dai media mainstream e le semplici opinioni dissenzienti. Un caos da cui non può palesemente venire alcunché di buono.  La domanda da porsi, tuttavia, come sempre quando si tratta dai miasmi usciti da queste cucine, non è tanto se si vi sia motivo di sperare (non c’è mai) quando se si debba temere e correre ai ripari.
 
Diciamo subito che non c’è preoccupazione a breve termine. Se però contestualizziamo questa brillante idea (la guerra alla bufala) con tutte le altre iniziative di limitazione della libertà di stampa e di espressione in corso ed in fieri, se poi leggiamo il tutto sullo sfondo degli sviluppi politici in atto nelle nostre società, dobbiamo concludere che motivo di preoccupazione esiste eccome. Cerchiamo di capire perché.
La guerra al fake oggi: chiacchiere e petardi bagnati.
Si è parlato di fake news in quattro occasioni: la stampa USA e alcuni politici europei hanno chiesto un intervento censorio a Facebook, la Camera dei Deputati Italiana ha organizzato un incontro con noti debunkers, il Presidente dell’Antitrust Pitruzzella ha rilasciato una discussa intervista al Financial Times e le autorità tedesche e ceche hanno annunciato la costituzione di “commissioni antibufala”. Tutto questo nel giro di un mese: è evidente che qualcosa bolle in fondo al calderone della cucina liberal, ma quello che è salito in superficie è, ad oggi, davvero poco.
 
Facebook: accusato dalla stampa (peraltro senza uno straccio di prova) di aver avvantaggiato Trump, Zuckemberg ha sulle prime risposto come si conviene al proprietario di un’azienda che, a causa della sconfitta della Clinton (su cui aveva massicciamente puntato), ha perso il 7% del suo valore: “siete matti?”(letteralmente).
Qualche giorno dopo, però, un pazzoide ha sparato una sventagliata di colpi di arma da fuoco in una pizzeria di Washington, il Comet Ping Pont, protagonista di una storiella cospirazionista circolata sui social prima delle elezioni (è qui, dicono questi credibili resoconti, che Hillary Clinton e John Podesta avrebbero mercanteggiato neonati per sacrifici umani & satanic parties). (Si, stiamo parlando di questo). (E, certo: se questi snob annoiati non frequentassero davvero le demenziali cene a base di piscio e sperma fritto di sedicenti artiste serbe fuori di testa, nessuno presterebbe attenzione a questi fake).
 
Comunque, nonostante la sparatoria non abbia provocato feriti o vittime, i meglio giornalisti della stampa mondiale ci hanno ricamato un po’ su ed hanno caricato sul groppone di Mark la responsabilità del fattaccio, così che Facebook è sceso a più miti consigli, annunciando, con un comunicato, la propria intenzione di creare un sistema di “spunte” per segnalare le notizie “non verificate”.
Peggio la pezza del buco: non solo la “verifica” studiata da Facebook dovrebbe essere fatta a cura di media mainstream farciti di panzane e totalmente screditati, ma l’intera operazione sarebbe gestita da The Pointer Institute, una realtà immediatamente denunciata da Zerohedge come emanazione della galassia Soros. Si è già capito, in definitiva, che i “controlli” di Facebook, se mai esisteranno, saranno o del tutto ininfluenti, o esercitati da soggetti talmente compromessi che l’effetto finale potrebbe essere l’esatto opposto di quello sperato.
E nonostante questo la gente non capisce ancora quanto danno possano fare le bufale online.
 
La Guerra di Laura: Poteva mancare la Presidente Laura Boldrini, madrina honoris causa di qualsiasi iniziativa controversa dell’emisfero nord? Non poteva. E così alla Camera dei Deputati si è tenuto il famoso incontro sulle fake news già da tempo annunciato dalla Presidente e dalla stampa al seguito con grande fanfara: presenti giornalisti, debunkers, tuttologi assortiti. Unica, scontata, conclusione: Laura Boldrini, il politico italiano che più ha basato la propria notorietà sulla provocazione e sulla ricerca della reazione scomposta, una personalità di cui tutti ignorerebbero l’esistenza se non fosse per le sue dichiarazioni  che paiono pensate apposta per provocare regolarmente uno strascico di polemiche online sui social, una che, in sostanza, dovrebbe ringraziare il cielo per ogni bufala che gira sul suo conto, ha ricevuto il serto del martirio dai meglio cacciafrottole de noartri. Fine del teatrino.
 
Pitruzzella goes to Hollywood: Un giorno di fama mondiale l’ha avuto anche il Garante dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, sparato da Palermo alla redazione del Financial Times a pontificare sulla creazione di una Super Agenzia Europea (una specie di orgasmo dell’eurocrate) che dovrebbe “riconoscere le bufale, rimuoverle e fare multe, se necessario”. La lotta alla bufala, sostiene Pitruzzella, non può essere lasciata a Facebook perché (lo ha detto veramente!) “il controllo delle informazioni non è compito per entità private. E’ storicamente compito dei poteri pubblici” (ad esempio, in Italia, del Minculpop). Purtroppo per Pitruzzella il suo sogno orwelliano, sempre che sia realizzabile, avrebbe bisogno di una costruzione legale ed organizzativa ad oggi del tutto assente. Del resto il fondo scritto ieri dallo stesso Pitruzzella per il Corriere della Sera (un estratto qui) denuncia chiaramente che il Nostro non ha la più pallida idea di ciò di cui sta parlando (basti dire che viene evocata come esempio attinente la tragica vicenda di Tiziana Cantone) e declassa la sua intervista da macchinazione totalitaria a eccessivo consumo di Nero d’Avola al pranzo di Santo Stefano.
 
Fake & Krauten: si è parlato molto, negli ultimi giorni, anche del progetto del Governo Tedesco di mettere assieme una unità di contrasto alle false notizie prima delle prossime elezioni (e pazienza se il vero problema del governo tedesco non sono le notizie false, ma quelle vere, come il Rapporto sulla Povertà recentemente censurato).
 
E’ grande, ha le orecchie a punta , parla tanto e sgrammaticato, ma non è un Troll Russo.
 
Si tratterebbe, in ogni caso, di iniziative non coercitive, completamente ignorate dall’opinione pubblica, come il mitico account Twitter @EUvsDisinfo, un ridicolo ricettacolo di video demenziali su come scoprire i troll russi (sono grandi e verdi, hanno le orecchie a punta, scrivono tanto ma sbagliano i congiuntivi) e di articoli “obiettivi” scritti da think tank collaterali alla NATO. Il classico tipo di spesa pubblica per una propaganda ottusa con l’unico prevedibile effetto di fare infuriare i contribuenti.
In conclusione: per ora, calma e gesso. Non sta succedendo nulla. Eppure la Crociata contro le Bufale è inquietante. Per due motivi. Uno riguarda l’occidente nel suo complesso, l’altro l’Unione Europea.
Ennesimo sintomo della crisi dell’occidente.
Prima di tutto questa ennesima allucinazione mediatica è il segno definitivo dello scollamento in atto fra le elite e le masse in tutto l’occidente. Il processo è ormai chiaro e probabilmente irreversibile.
Vivete su Marte o a Strasburgo? Ecco il riassunto. Dopo la fine della guerra fredda, dopo la cosiddetta “fine della storia” marcata dal trionfo del liberismo, politica ed informazione hanno marciato al passo scandito dall’economia.  In un primo momento le masse si sono accodate, perché ingannate sulla natura del processo in atto e sedotte dal fogno del desiderio infinito di consumo.
In quegli anni l’informazione, con la collaborazione di uno stuolo di “tecnici” a gettone, si è giocata tutta la sua credibilità spacciando menzogne sulle provette di Colin Powell, sulle armi di distruzione di massa di Saddam, sulle magnifiche sorti e progressive dell’Unione Europea, sulla efficienza dello stato minimo e sulle meraviglie dell’immigrazione incontrollata. Nel frattempo la politica si è suicidata rinunciando a progettare il futuro e consegnandosi a piazzisti ed esperti di marketing che hanno gareggiato nel consegnare ai privati tutte le leve di comando della società. Ma poi, con il passare del tempo, si sono riscossi i dividendi del liberalismo: guerra, disuguaglianza, rapina, povertà, caos. Gli yesman nelle istituzioni hanno fatto sempre più fatica a imbellettare il maiale, e i media a spacciarlo per una bambola da sogno. Alla fine, nel 2016, dopo 25 anni esatti di trattamento all’olio di ricino, la corda si è spezzata: le masse si sono rese conto che i rappresentanti hanno tradito il mandato e l’informazione le ha ingannate ed hanno disertato.  Brexit, Trump, referendum italiano. Un solo, assordante, messaggio: non vi voteremo mai più!
 
La rappresentazione visiva della fine della stampa occidentale.
In teoria questi tre sonori, inequivocabili ceffoni avrebbero potuto produrre un ripensamento. Certo, le elite avrebbero dovuto riconoscere la responsabilità della catastrofe, cambiare rotta, fare autocritica, ma cavalcando le sacrosante richieste dei popoli si sarebbero potute salvare: in fondo gli specialisti sopravvivono ad ogni rivoluzione. Era una strada percorribile? Io credo lo fosse. Comunque ormai è chiaro che non si andrà in questa direzione.
 
Ciò che invece è successo e a cui stiamo assistendo è un avvitamento, un arroccamento, una chiusura suicida. La politica ha concluso che se gli elettori non votavano le riforme il problema è che le riforme non erano abbastanza numerose e traumatiche. Hanno deciso che la soluzione è più riforme. Le teste d’uovo della informazione tradizionale, da parte loro, hanno pensato che se la gente non legge più un giornale nemmeno ad infilarglielo sotto la porta di nascosto, nottetempo, non è colpa del fatto che la carta stampata è piena di frottole, ma che le frottole non sono abbastanza numerose, o abbastanza fantasiose: “Putin non solo non li spaventa più, ma li entusiasma?” paiono aver pensato. “Potremmo inventare gli hacker, o i bufalari. O magari gli hacker bufalari di Putin! E quando arriveranno a commentare i nostri pezzi sommergendoli sotto tonnellate di pernacchie e di insulti potremmo invocare l’intervento delle autorità. Chiamare la forza. Si, può funzionare!”. Questo devono aver pensato. Pare di vederli.
Siamo dunque arrivati al momento in cui le masse subalterne, che vivono nel mondo reale, sono divenute insensibili non solo alle blandizie ed alle promesse, ma anche alle minacce, mentre le elite urbane e globalizzate, vittime della propria stessa propaganda, considerano i popoli governati estranei o addirittura nemici. Questa spaccatura, comunque la si guardi, è pericolosa. Gli assediati sembrano avere solo due opzioni: la resa o la repressione violenta. Molto dipenderà dal contesto intellettuale, istituzionale e politico, in cui agiscono.
 
Perché l’Unione Europea è un grosso problema.
 
E veniamo così all’Unione Europea. A prima vista sembrerebbe una istituzione abbastanza democratica o, se non proprio democratica (la Commissione Europea è espressione della volontà popolare più o meno come i funzionari imperali al tempo di Teodosio), almeno abbastanza inoffensiva da garantire un esito soddisfacente della crisi. “E’ vero, facciamo tanti disastri” sembrano dirci gli Eurocrati “Ma non siamo cattivi. Siamo tanto buffi, carini e coccolosi. Portateci a casa con voi. Vedrete: vi faremo compagnia.”. E’ davvero così? Purtroppo no.
 
Direttamente dall’aldilà: Karl Popper assiste alle conseguenze pratiche delle proprie riflessioni
 
Per quanto apparentemente troppo stupida per essere pericolosa, l’Unione Europea rappresenta sempre nel fatti una macelleria sociale, e nei principi il risultato di una elaborazione ideologica tutt’altro che rassicurante.  L’architrave che regge questo circo Barnum è infatti quel liberalismo da “società aperta” teorizzato da Karl Popper, un pensatore che considera il concetto di verità intrinsecamente totalitario. Secondo la visione del filosofo austriaco una società politica deve accettare che la verità non faccia parte del discorso pubblico, poiché la verità è un concetto autoritario e la sua scoperta impone il silenzio e la cessazione della ricerca.
 
Nel giardino delle delizie di Popper il campo della verità è occupato dalle opinioni, dai punti di vista parziali, che competono nel mercato dell’epistemologia così come i capitali fanno in quello dell’economia. Effetto collaterale: la soppressione della verità porta ovviamente alla guerra al totalitarismo, una categoria in cui viene ricondotto qualsiasi sistema politico affermi una verità, a prescindere dal merito e dal contenuto della verità affermata. Chi vuole costruire un mondo diverso non è amico né di Popper né dei suoi epigoni odierni.
 
La lotta al totalitarismo produce, traslata nella prassi dei documenti ufficiali dell’Unione Europea, sia quella che Costanzo Preve chiamò “religione olocaustica intesa all’asservimento simbolico dell’Europa, chiamata ad espiare per sempre”: Auschwitz come simbolo supremo del rifiuto della comunità nazionale (a vantaggio del progetto atlantico, mentre Hiroshima e Dresda sono ovviamente spiacevoli e sfortunati inciampi), sia la rinuncia programmatica alla libertà di immaginare un mondo “altro”. Estraneità che trova la sua concretizzazione ideale e geografica nell’oriente. Nella Russia, già comunista, identitaria, comunitaria, irriducibilmente idealista, o nella Cina, grande antagonista geopolitico, capitalista ma statuale.
 
Ecco come il superamento della nazione produce l’asservimento ad ovest e la guerra ad est. L’Unione che “assicura 70 anni di Pace” (agisce retroattivamente, esistendo da poco più di venti, e per questo è pronto al tavolo un Nobel su ordinazione servito con puntialità dai camerieri di Stoccolma) nasce in realtà per la guerra continentale contro Cina e Russia, nemici naturali dell’Oceania di Orwell. Dall’intima dinamica della lotta al cosiddetto totalitarismo sorge quindi un progetto permeato di strisciante autoritarismo. Lo stesso Popper (che George Soros considera con qualche ragione suo maestro) ha fornito una “clausola di salvaguardia” che consente alla più edenica delle creazioni politiche questa evoluzione: il paradosso della tolleranza. Leggiamo:
 
 
A dire la verità l’Oceania di 1984 si fermava al canale della Manica. Un raro caso di distopia ottimista
 
“La tolleranza illimitata” scrive Popper in La società aperta e i suoi nemici “porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi. In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall’opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni. Ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se necessario, anche con la forza.”
 
E’ su queste basi ideali che, nei primi anni con fare insinuante e approccio molliccio, e più recentemente, mano a mano il cambio di pelle progredisce, con sempre maggiore assertività, l’Unione Europea ed i suoi paesi membri affermano verità incontrovertibili (lotta al “negazionismo totalitario”) sottraendole all’analisi degli storici, bandiscono i partiti comunisti e socialisti, limitano l’espressione delle opinioni (il contrasto del temibile hate speech), presidiando queste iniziative con i  codici penali. Sempre il codice penale e la repressione sono destinati a contrastare il “terrorismo”, una fattispecie di reato abbastanza generica ed estesa a condotte talmente anticipatorie da prestarsi, in potenza, quale opportuno strumento per la repressione di ogni forma di dissenso. Nemmeno i morti e i ricordi sfuggono all’”Amore” dei veri democratici: in tutta l’Europa orientale vengono dissacrati i monumenti all’Armata Rossa, rinominate strade, rimossi monumenti, riscritti i libri di storia, mentre si celebra lagiornata europea dei giusti” vittime di Nazismo e Comunismo (che ovviamente pari sono). E’ una tendenza chiara ed inquietante, che approda necessariamente alla affermazione di un “eccezionalismo” europeo (“Europa potenza indispensabile” cit. Federica Mogherini), fratello minore di quello di oltre Atlantico.
Incredibile abbiano fallito. Parevano così rassicuranti.(foto)
 
Queste sono le coordinate ideologiche in cui si muove una dirigenza ormai totalmente screditata ed incapace di immaginare le opportune correzioni di rotta. Un contesto in cui anche tentativi velleitari e puerili e idee strampalate come la “Crociata contro le Bufale” i “Ministeri della Verità e dell’Amore” miranti, in ultima analisi, alla repressione violenta dal dissenso, potrebbero sembrare a qualcuno disperato, quando la crisi si aggraverà, una via di uscita praticabile.
Dopo la fine dell’Unione Europea
Tutti questi strumenti repressivi, tutta questa ideologia avvelenata, sarà poi pronta per chi verrà dopo la catastrofe europea. Visto che i “tecnici”, i “saggi”, gli “esperti”, in una parola gli “specialisti” quelli che, in ultima analisi, fanno funzionare la macchina della società, si sono chiusi in una torre d’avorio e hanno rifiutato di porre mano alla riparazione dei danni da loro stessi provocati, è fatale che le elite che verranno dopo il crollo di quella torre saranno (le avvisaglie già si vedono) tecnicamente sprovvedute e politicamente imprevedibili. Costoro si troveranno fra le mani questi strumenti di repressione già pronti, ed il rischio di un loro utilizzo largo ed indiscriminato a questo punto sarà grave.
 
Un motivo in più per opporsi all’imbarbarimento senza fine del nostro sistema politico e comunicativo. “Possa tu vivere in tempi interessanti” mai la maledizione cinese è sembrata più puntuale e più sinistra.
di Marco Bordoni – 04/01/2017
Fonte: SakerItalia

Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen

le banche sono etiche, finanziano solo i politically correct, quelli che non sono populisti ed amano le banche e la Ue che le salva, e loro ci salvano dai populisti. Un amore di democrazia. Un gesto che dimostra chi è a servizio e chi no.

Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen

Marine Le Pen, presidente del Front National e candidata alle elezioni Risultati immagini per le pen banchepresidenziali francesi del prossimo anno, si trova nettamente davanti al suo rivale Fillon, secondo gli ultimi sondaggi, cosa che ha messo della paura in tutto lo schieramento compatto dei globalisti, di destra e di sinistra, di Bruxelles e del resto d’Europa, di fronte alla prospettiva concreta  di un possibile asse Parigi-Washington-Mosca.

Tuttavia la Le Pen ha il suo “tallone d’Achille” e questo è il denaro (che non ha).
A differenza di un Donald Trump, che ha potuto superare l’opposizione del sistema delle grandi banche di Wall Street (tutte concordi a sostenere la Clinton), grazie alle sue ingenti risorse che gli hanno permesso di autofinanziare la sua campagna presidenziale, la Marine non dispone di risorse proprie e necessita di crediti bancari per coprire i circa 20 milioni di euro dei costi stimati di tale campagna.

Le banche francesi hanno già dimostrato di essere chiuse a qualsiasi richiesta della candidata sovranista: neppure un centesimo per lei.

I leaders del Front National hanno comprensibilmente lanciato grida di allarme e parlano di ” disciriminazione basata sull’ideologia”. Si afferma che “rappresenta un vero scandalo il fatto che la banche francesi non si adeguino al gioco della democrazia”, come si è lamentato in radio il segretario generale del FN, Nicolas Bay. “Ci sono alcuni candidati che, con meno consensi di Marine Le Pen, hanno ottenuto grossi crediti. Questo dimostra un vero problema basato sulle opinioni politiche”.

In realtà questa è una manifestazione di ingenuità visto che il programma politico del FN minaccia direttamente gli interessi delle Grandi banche, considerando che  si tratta di un programma antiglobalista che si propone di sottrarre il potere ai grandi potentati finanziari transnazionali.

Se fino a ieri, così per dire, sarebbe stato considerato inammissibile un atteggiamento discriminatorio di questo tipo da parte delle banche, da alcuni mesi a questa parte, l’establishment francese ha omesso di guardare alla forma o di fingere che ciascun potere sia indipendente dagli altri, per scatenare una guerra a morte contro il sovranismo del FN. Se cade Parigi, dopo il Brexit e la vittoria di Trump, non soltanto il progetto europeo potrebbe avere i giorni contati, ma anche lo stesso globalismo sulla scena mondiale potrebbe subire un colpo irreversibile.

Esste però un “piano B”, che tuttavia si cerca di frustrare: l’amico russo. Cattive notizie: lo scorso Luglio la Banca Centrale russa ha revocato la licenza bancaria alla First Czech Russian Bank, con sede a Mosca, principale finanziatore del partito della Le Pen, che ancora non ha trovato un sostituto come entità di credito che possa finanziarla, secondo il suo consigliere, Wallerand de Saint Just.

Sant Just continua a cercare, ma non risulta facile, con tutto il settore chiuso ermeticamente di fronte alla possibilità di una vittoria lepenista; sarebbe un modo troppo evidente, per citare Lenin, di “vendere la corda con cui farsi impiccare”.
Secondo Le Parisien, in Agosto vi erano delle banche di investimento nord americane disponibili ad anticipare fino a 20 milioni di dollari ma, all’ultimo momento, si sono tirate indietro (su pressioni di qualcuno).
Il dilemma è complicato. Da un lato, la Le Pen sa che potrebbe ottenere ogni finanziamento che vuole in una Russia di Putin più che entusiasmata da una sua candidatura.

Tuttavia, da un altro lato non ignora che, su questo finanziamento si monterebbe poi una campagna di diffamazione mediatica simile a quella orchestrata intorno alla risibile tesi della manipolazione delle elezioni presidenziali negli USA.  Alla Le Pen rimproverebbero di aver vinto con “l’oro di Mosca”. Già i servizi di intelligence francesi si erano messi in allarme per le dichiarazioni della Le Pen a favore della Siria, quando il governo Hollande forniva armi ed istruttori ai gruppi terroristi anti Assad.

Per adesso la Le Pen continua la sua campagna con l’autofinanziamento dei suoi sostenitori ma, arrivando a Febbraio, se il FN non ottiene un cospicuo finanziamento, rischia di non poter ottenere il risultato a cui aspira per mancanza di mezzi economici, quelli che invece non mancano al candidato della destra bancaria e globalista Fillon.

Anche se ottenesse i finanziamenti, la Le Pen sa bene che non avrà la vita facile. Infatti, come insegna l’esperienza delle recenti elezioni austriache o delle passate elezioni regionali, tutto l’arco delle forze politiche globaliste ed europeiste, di destra e di sinistra, si unirebbero per sbarrare il passo ai sovranisti della Le Pen, visti come un pericolo mortale dalla oligarchia di Bruxelles e dalla sinistra mondialista. Questo nonostanche che i sondaggi le siano sorprendentemente favorevoli tanto da attribuire alla Le Pen il 29% dei consensi. Tuttavia al secondo turno, le probabilità di ottenere la vittoria, sono molto basse.

Naturalmente non è il momento di dare molta fiducia ai sondaggi, viste le esperienze fatte in altri paesi. I partiti della sinistra globalista, pur di evitare la vittoria della Le Pen, hanno scelto Fillon come loro candidato, come unico modo di assicurarsi la elezione, nonostante questi sia un candidato della destra gollista e rappresenti gli interessi del grandesi.e capitale finanziario. Il sodalizio fra la sinistra ed il grande capitale è ormai consolidato in Francia come in Italia e negli altri pa

L’unico fattore che potrebbe sconvolgere i pronostici della vigilia è rappresentato dall’influenza sull’opinione pubblica della esplosiva questione migratoria e dell’avanzata islamica in Francia, cosa questa che potrebbe procurare qualche “amara sorpresa” nel fronte globalista e portare dei risultati inaspettati anche al secondo turno.
Su questo si fondano le speranze della Le Pen e dei suoi sostenitori sovranisti.

Fonte: La Gaceta.es

Traduzione e sintesi: Luciano Lago Da  Dic 30, 2016

http://www.controinformazione.info/francia-le-banche-rifiutano-qualsiasi-finanziamento-al-front-national-della-marine-le-pen/

Da De Benedetti a Marcegaglia: Mps prestava soldi ai ricchi che non li restituivano

sono i piccoli imprenditori e gli artigiani ad aver “rubato” al sistema bancario vero, (lo disse il Bomba)? Siamo certi che la Ue, le banche, il fisco, il governo andranno a bussare alle porte di pensate-al-popoloquesti signori amici del PD (compreso l'”antagonista” Silvio) Ricapitoliamo, loro si tengono i soldi, non rischiano certo né Equitalia né il suicidio, E NOI CON LE STANGATE VARIE E TASSE RIPIANIAMO IL LORO DEBITO

Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento.”

Fra i debitori che non hanno onorato i debiti verso il Montepaschi c’è anche Giuseppe Garibaldi. Incidenti che capitano alla banca più antica del mondo. Evidentemente anche in tempi non sospetti, a Siena sentivano il fascino della camicia rossa. Ma soprattutto rivelavano una certa reverenza nei confronti dei poteri forti. Preferibilmente in odore di massoneria.
 
Nell’archivio della banca c’è questa lettera dell’Eroe dei Due Mondi: «Signor Esattore mi trovo nell’impossibilità di pagare le tasse. Lo farò appena possibile». Correva l’anno 1863 e non sapremo mai il destino di quel debito.
 
C’è anche da dire che a Siena avevano una certa dimestichezza con i protagonisti del Risorgimento. Fra il 1928 e il 1932, infatti, la banca era entrata in possesso della tenuta di Fontanafredda che Vittorio Emanuele II aveva regalato alla Bella Rosina. Gli eredi se l’erano fatta espropriare per un debito non pagato. Un npl (non performing loans) in versione reale.
 
Giuseppe Garibaldi e i nipoti della moglie del Re che non poteva diventare Regina.
 
A Siena sono sempre stati molto trasversali nella scelta dei loro clienti. E anche le sofferenze rifiutano il monocolore. Così fra i clienti che non hanno rimborsato figurano la Sorgenia della famiglia De Benedetti e Don Verzè che, grazie anche all’amicizia con Silvio Berlusconi aveva fondato l’ospedale San Raffaele portandolo anche al dissesto con un buco di duecento milioni. Dagli archivi risultava anche, almeno fino all’anno scorso, una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo. La signora aveva acquistato, per nove milioni, una villa da sogno in Costa Azzurra e poi aveva dimenticato di pagarla. A Siena, però, conoscevano bene la famiglia Berlusconi e si fidavano. Erano stati i primi a credere nella capacità imprenditoriali di Silvio e non se n’erano certo pentiti.
Non altrettanto bene però, sono andate le cose con il gruppo che fa capo a Carlo De Benedetti, l’eterno rivale del Cavaliere. Sorgenia, il gruppo elettrico guidato da Rodolfo, primogenito dell’Ingegnere, ha lasciato un buco da 600 milioni. Le banche hanno trasformato i debiti in azioni. Ora sperano di trovare un compratore. Il cuore di Sorgenia è rappresentato da Tirrenia Power le cui centrali sono localizzate in gran parte fra la Liguria e l’Italia centrale. Naturale che Mps fosse in prima linea nel sostenere l’investimento e oggi a dover contabilizzare le perdite.
 
Ma i problemi di Mps non si fermano alla Toscana e zone circostanti. La forte presenza in Lombardia attraverso la Banca Agricola Mantovana ovviamente l’ha portata in stretti rapporti d’affari con il gruppo Marcegaglia che ha sede da quelle parti. Fra l’altro Steno, fondatore dell’azienda siderurgica, era stato uno dei soci della Bam che aveva favorito l’ingresso di Siena. Tutto bene fino a quando al timone è rimasto il vecchio. Poi è toccato ai figli Antonio ed Emma. Complice la crisi economica, hanno accumulato un’esposizione di 1,6 miliardi che le banche hanno dovuto ristrutturare aggiungendo altri 500 milioni.
 
Ma a parte questi nomi eccellenti chi sono gli altri debitori che hanno mandato in crisi la banca più antica del mondo? La ricerca non è facile. Il gruppo dei piccoli azionisti del Monte guidato da Maria Alberta Cambi (Associazione del Buongoverno) ha cercato l’identità delle insolvenze. I dirigenti della banca si sono rifiutati di rispondere schermandosi con le regole della privacy. Qualcosa, però, hanno detto. Non i nomi ma almeno la composizione.
Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento. La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro. Ovviamente un tasso di mortalità così elevato sulle posizioni più importanti apre molti interrogativi sulla gestione. Anche perché la gran parte dei problemi nasce dopo l’acquisizione di Antonveneta. Prestiti concessi nel 2008 che finiscono a sofferenza nel 2014. Certo sono gli anni della grande crisi. Ma non solo. La scansione dei tempi dice anche un’altra cosa: Mussari e Vigni hanno concesso i crediti. Profumo e Viola hanno dovuto prendere atto che erano diventati fuffa.
giovedì, 29, dicembre, 2016
di Nino Sunseri – –  LIBERO

Stangata delle bollette in arrivo: 986 euro a famiglia.

pd-incarica-pda chiamarli servizi ci vuol coraggio.
Non facciamo i populisti, c’è da trovare 20 miliardi per le povere banche
Stangata delle bollette in arrivo: 986 euro a famiglia.
 Ecco i rincari voce per voce
Il 2017 si presenta all’insegna della stangata delle tariffe. Torna a salire la bolletta dell’elettricità, più marcata l’impennata di quella del gas su cui pesa la stagionalità invernale. Secondo quanto stabilito dall’Autorità per l’Energia, nell’abituale decisione trimestrale, dal primo gennaio la bolletta elettrica registrerà un aumento dello 0,9% mentre per il gas l’aumento sarà del 4,7%.
Ma la stangata non finisce qui. Il bello (o il brutto) deve ancora arrivare. A gas e luce dobbiamo aggiungere -come si legge su Quotidiano.Net  – i pedaggi  autostradali, bollette di acqua e rifiuti. E, ancora, tariffe postali, carburanti, assicurazioni e banche. «Anche se l’economia italiana rallenta, con un’inflazione che viaggia pericolosamente vicino allo zero, i prezzi di quasi tutti i servizi nel 2017 tenderanno ad aumentare»
 
Il  Codacons, l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori (Onf), hanno fatto i conti di tutti gli aumenti in arrivo e ne risultano cifre assai poco rassicuranti. Il Codacons ha stimato una stangata media per famiglia di 986 euro.  Di poco inferiore,  771 euro, la stima di Federconsumatori. Ma non c’è, anche in questo ipotesi più “ottimistica”, da stare molto allegri.
 
«Il pezzo fondamentale   di questo carico – si legge sempre su Quotidiano.Net –  arriverà dalle tariffe applicati ai servizi. Partiamo dai trasporti. Per aerei, treni, taxi, mezzi pubblici e traghetti una famiglia media spenderà tra 60 e 80 euro in più. A questi saranno sommati i costi extra per le autostrade, pari a poco meno di 40 euro. Dopo che molti incrementi non sono stati riconosciuti nel corso del 2016, i concessionari autostradali hanno già presentato al ministero delle Infrastrutture le loro richieste di aumento. E il fardello potrebbe crescere, visto che in molti casi sono stati presentati ricorsi per recuperare gli incrementi sospesi nel 2016. Sempre nell’ambito dei trasporti, torneranno a crescere anche le assicurazioni auto: la media in programma è, a seconda delle stime, compresa tra 10 e 20 euro».
di TITO FLAVI
giovedì 29 dicembre 2016

Ecco 8 cose da sapere sul salvataggio delle banche da 20 miliardi

GRAZIE UE, grazie PD. La stangata appena entrata in vigore sicuramente non c’entra niente con il salvataggio DELLE BANCHE. Poverine, soffrono tanto. Tutta colpa degli evasori, artigiani e piccoli imprenditori vero? 20 MILIARDI PER IL REDDITO DI CITTADINANZA DAVVERO NON SI TROVAVANO?????? Vedi anche:  Da De Benedetti a Marcegaglia: Mps prestava soldi ai ricchi che non li restituivano bettino-aiutare-poveri
Ecco 8 cose da sapere sul salvataggio delle banche da 20 miliardi
Roma – Queste sono ore cruciali per il futuro del Monte dei Paschi di Siena. Qualora l’aumento di capitale non dovesse bastare a raccogliere i 5 miliardi necessari al suo salvataggio, il Governo si dice pronto a intervenire per soccorrere il sistema bancario. Servono in sostanza circa 20 miliardi per ricapitalizzare diversi istituti di credito in difficoltà: non solo Mps, per la quale servono appunto 5 miliardi, ma anche le due popolari venete (Vicenza e Veneto Banca) nonché altri istituti, Carige in primis.
  1. Come interviene lo Stato. Con l’operazione gia’ ribattezzata ‘salva risparmio’. Insomma, qualora l’operazione Mps non dovesse andare a buon fine, per salvare il sistema bancario, il Governo deve quindi reperire fino a 20 miliardi per il prossimo anno. Per partecipare all’aumento di capitale, lo farà tramite operazioni di emissione di titoli del debito pubblico.
  2. Cosa è il debito pubblico. E’ il debito che il settore pubblico di un Paese contrae nei confronti di soggetti esterni (famiglie, imprese, istituzioni finanziarie). Lo stock di debito consiste in titoli a breve, medio e lungo termine: sono prestiti che lo Stato colloca sul mercato, su cui poi paga i tassi di interesse.
  3. Obiettivi debito. Emettendo più titoli di Stato, il debito pubblico aumenta rispetto a gli obiettivi indicati in precedenza (ad esempio nella risoluzione di approvazione della nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) e varia anche il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato: quest’ultimo è il risultato della differenza tra le entrate e le spese finali.
  4. Quando si può fare. Così come previsto dalla legge, e sentita Bruxelles, lo Stato può farlo “in presenza di eventi straordinari” quali gravi crisi finanziarie nonché gravi calamita’ naturali con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del Paese.
  5. Come si fa. Il Governo presenta a questo punto al Parlamento una relazione, con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicando la durata e la misura dello scostamento rispetto all’obiettivo, le finalità alle quali destinare le risorse disponibili provenienti appunto dalle nuove emissioni di titoli e il relativo piano di rientro. Dovrà cioè indicare con quali misure perseguire l’obiettivo che si era prefissato per il debito. Le polemiche sono proprio scaturite dal fatto che, per rientrare negli obiettivi già prefissati e alzandosi il livello del debito con l’emissione di nuovi titoli, all’orizzonte possano delinearsi nuove misure nelle prossime leggi di bilancio che possano ad esempio innalzare le tasse.
  6. In che modo verranno impiegati i 20 miliardi. Obiettivo dell’eventuale decreto – che potrebbe essere approvato venerdì dal Consiglio dei MInistri – ha quello di assicurare un “adeguato livello di liquidita’” al sistema bancario. Il Tesoro starebbe pensando a concedere la garanzia dello Stato sulla passivita’ delle banche italiane e un loro “programma di rafforzamento patrimoniale” mediante interventi per la ricapitalizzazione che prevedano anche la sottoscrizione di nuove azioni.
  7. Burden Sharing. E’ un termine che significa letteralmente condivisione degli oneri. Lo Stato in pratica mette a disposizione soldi pubblici, a patto cioè che vengano, appunto, condivisi gli oneri. Ossia gli azionisti e coloro che posseggono obbligazioni subordinate partecipano al rischio di aumento del capitale, ad esempio convertendo i bond (ossia le obbligazioni) in azioni.
  8. Quali sono i rischi. I bond rispetto alle azioni sono una forma di investimetno a rischio finanziario inferiore perchè non sono quotati sul mercato, e hanno un tasso di interesse fisso e stipulato al momento della vendita. Le azioni di una società sono invece fluttuanti e legati all’andamento del mercato. Da tutto ciò, sono esclusi i correntisti. di Ivana Pisciotta
Salvataggio Mps piu’ caro del previsto: costera’ 8,8 miliardi
 
NEW YORK (WSI) – Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,5 a carico delle casse pubbliche. E’ quanto riporta in un articolo il “Sole 24 Ore”, che fa riferimento a una lettera inviata dalla Vigilanza della Banca Centrale Europea al ministero del Tesoro e al vertice della banca senese, in cui l’istituto di Francoforte ha rivisto al rialzo il fabbisogno necessario alla banca.
 
In precedenza era stato quantificato in 5 miliardi di euro. Ma per la Bce, alla luce degli stress test di luglio e del trattamento riservato a suo tempo alla banche greche, oggi l’ammontare della ricapitalizzazione potrebbe arrivare tranquillamente fino a quota 8,8 miliardi.
Chi tirera’ fuori questa cifra? Secondo quanto si legge sul Sole 24 Ore:
“In larga parte lo Stato. L’ammontare esatto si calcolerà per sottrazione, dopo che saranno convertiti in azioni i bond in mano agli istituzionali al 75% del valore nominale e al 100% quelli in mano retail (che però potranno chiedere il riacquisto da parte dello Stato e lo scambio con titolo Senior). Risultato: il Tesoro dovrebbe spendere una cifra nell’ordine dei 6 miliardi, a seconda delle scelte dei bondholder retail (che potranno restare azionisti), e di eventuali nuove emissioni di subordinati”.
 
Si legge ancora nell’articolo:
 
Con queste cifre la banca sarà nei fatti nazionalizzata, visto che sarà in mano allo Stato una quota ben superiore al 67% necessario per le delibere dell’assemblea straordinaria. Con gli 8,8 miliardi freschi, che potranno essere rimborsati allo Stato con la reimmissione sul mercato e in parte prima con dividendi straordinari: fossero oggi in cassa, il Cet1 della banca salirebbe oltre il 22%, valore da primato, dunque il capitale necessario per gestire la cessione degli Npl sembra esserci tutto”.
 
Va ricordato, a questo proposito, che la posizione di liquidità della banca ha subito un rapido deterioramento tra il 30 novembre 2016 e il 21 dicembre 2016, come evidenziato dal calo significativo della counterbalancing capacity (da 14,6 miliardi di euro a 8,1 miliardi di euro) e della liquidità netta a 1 mese (da 12,1 miliardi di euro, pari al 7,6% del totale delle attività, a 7,7 miliardi di euro, pari al 4,78% del totale delle attività).
27 dicembre 2016, di Mariangela Tessa

Cassazione: licenziamento legittimo se l’azienda vuole aumentare i profitti

fortuna che le toghe difendono il profitto dall’assalto di populisti socialisti. Per fortuna che ci sono tanti tanti difensori dei lavoratori impegnati che lottano duramente senza paura, bei risultati. L’importante sia salvaguardata mafia capitale, chi se ne frega dei licenziamenti, sono tutti choosy che sono tra i piedi di Mr Poletti..licenziato

Cassazione: licenziamento legittimo se l’azienda vuole aumentare i profitti
La Corte ribalta il giudizio di appello dove il licenziamento era stato bocciato perché “motivato soltanto dalla riduzione dei costi e quindi dal mero incremento” dei guadagni, mentre è legittimo anche nel caso di una “più efficiente organizzazione aziendale”. Di LUCA PAGNI
 
Dic 29, 2016
MILANO – Il datore di lavoro può licenziare un dipendente non solo in caso di difficoltà economiche e in situazioni di ristrutturazioni aziendali dettate da una congiuntura negativa, ma anche per “una migliore efficienza gestionale” e per determinare “un incremento della redditività”. In altre parole: per cercare di aumentare i profitti.
 
La Corte di Cassazione, con una sentenza depositata il 7 dicembre scorso (segnalata dal quotidiano ItaliaOggi), scrive una nuova pagina nel campo del diritto del lavoro. Destinata a fare giurisprudenza e quindi a essere presa come riferimento anche dai tribunali di primo e secondo grado, chiamati a decidere sulle controversie tra imprenditori e dipendenti.
 
La Cassazione è intervenuta sul caso di un dipendente messo alla porta dall’azienda dove lavorava, dopo due sentenze tra di loro in contrasto. Il giudice di primo grado aveva stabilito che il licenziamento era legittimo in quanto “effettivamente motivato dall’esigenza tecnica di rendere più snella la catena di comando e quindi la gestione aziendale”. Giudizio ribaltato in appello , dove il giudice ha ritenuto illegittimo il provvedimento in quanto non era stato motivato dalla necessità economica e dalla presenza di eventi sfavorevoli, ma essendo stato “motivato soltanto dalla riduzione dei costi e quindi dal mero incremento del profitto”.
 
Appellandosi anche all’articolo 41 della Costituzione che prevede la libera iniziativa economica dei privati, citando le direttive comunitarie sul tema, ma anche riferendosi a decisioni del passato, la Cassazione ha ritenuto che non sia necessario essere in presenza necessariamente di una crisi aziendale, una calo di fatturato o bilanci in rosso per procedere a un licenziamento. Il provvedimento può essere così giustificato anche per migliorare l’efficienza di impresa o per la soppressione di una posizione o anche per adeguarsi alle nuove tecnologie. In poche parole, se l’attività dei privata è libera, deve esserlo anche la possibilità di organizzarla al meglio.  Rimane, ovviamente, potestà del giudice verificare l’effettiva ragione presentata dall’azienda per giustificare il licenziamento per riorganizzazione e il nesso di casualità tra i due eventi (così come lo è in caso di licenziamento per motivi economici).
 
Il passaggio destinato a fare giurisprudenza – nonché a far discutere – è il seguente: “Ai fini della legittimità del licenziamento individuale intimato per giustificato motivo oggettivo – si legge nel dispositivo – l’andamento economico negativo dell’azienda non costituisce un presupposto fattuale che il datore di lavoro debba necessariamente provare ed il giudice accertare, essendo sufficiente che le ragioni inerenti all’attività produttiva ed all’organizzazione del lavoro, tra le quali non è possibile escludere quelle dirette ad una migliore efficienza gestionale ovvero ad un incremento della redditività dell’impresa, determinino un effettivo mutamento dell’assetto organizzativo attraverso la soppressione di una individuata posizione lavorativa; ove però il licenziamento sia stato motivato richiamando l’esigenza di fare fronte a situazioni economiche sfavorevoli ovvero a spese notevoli di carattere straordinario ed in giudizio si accerti che la ragione indicata non sussiste, il recesso può risultare ingiustificato per una valutazione in concreto sulla mancanza di veridicità e sulla pretestuosità della causale adottata dall’imprenditore”.

Mogherini: “Da Putin brutalità in Siria. Solo l’Ue ha piano per la pace”

che come Ue doniamo molto ai siriani sicuramente, soprattutto armi ai tagliagola amici tuoi.
Ma non si può criticare una donna, soprattutto se del Pd (le donne colpevoli di non essere piddine si possono anche tacciare di ogni epiteto dispregiativo, è lecito), partito pacifista ed antirazzista per eccellenza. Mauro Bottarelli ha confutato punto per punto le bestemmie di questa pappagalla della Ue, vedere Ha ragione la Boldrini, combattiamo insieme le bufale. Anzi, facciamone proprio “Piazza pulita”
Mogherini: “I governi sono tutti d’accordo sul fatto che il comportamento della Russia, soprattutto ad Aleppo, è di una brutalità inaccettabile”mogherini1
 
“I governi sono tutti d’accordo sul fatto che il comportamento della Russia, soprattutto ad Aleppo, è di una brutalità inaccettabile”, così come “siamo tutti d’accordo nel dire che con la Russia, sulla Siria e non solo, serve un canale politico aperto.
Le conclusioni del Consiglio europeo includono un mandato per il mio lavoro sulla Siria, compresi anche contatti diretti e continui con tutti. Anche con Mosca”. Così l’Alto rappresentante per la Politica estera, Federica Mogherini, in un’intervista a La Stampa.
Quanto al ruolo dell’Europa, Mogherini ricorda che “per una scelta politica presa molti anni fa, l’Unione europea non è un attore militare sul palcoscenico siriano”, ma sottolinea come “sarebbe riduttivo dire che il nostro è solo un soft power. Siamo gli unici che parlano con tutti e lavoriamo attraverso i nostri rapporti bilaterali per evitare che la Siria diventi un buco nero, un nuovo Iraq o una nuova Libia”. E ancora, sostiene: “Aiutare la Siria in questo momento vuol dire anzitutto evitare di bombardarla. Siamo il principale donatore, dal punto di vista umanitario: quasi tutti gli aiuti che i siriani ricevono arrivano grazie all’Ue e all’Onu che li porta. Scuole per bambini, acqua, medicinali. Il nostro impegno diplomatico comincia da qui”. “
 
Guardando avanti. Ho avviato un dialogo diretto con tutti gli attori regionali: Iran, Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Giordania, Libano, Qatar, Emirati. E con i siriani, con le diverse componenti delle opposizioni e ciò che resta della società civile”. In Europa invece – sostiene Mogherini – “c’è un problema molto serio sul fronte interno delle politiche migratorie. Perché le proposte che la Commissione aveva fatto si sono arenate e perché il Consiglio non trova ancora oggi un punto di convergenza su come affrontare il tema della solidarietà La Commissione continuerà a spingere per un meccanismo di solidarietà interna. Su questo l’Italia può contare di averci dalla sua parte. Ma il nodo va risolto dai governi nazionali, all’interno del Consiglio”.
Luca RomanoDom, 18/12/2016 – 10:29 – FONTE