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Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen
le banche sono etiche, finanziano solo i politically correct, quelli che non sono populisti ed amano le banche e la Ue che le salva, e loro ci salvano dai populisti. Un amore di democrazia. Un gesto che dimostra chi è a servizio e chi no.
Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen
Marine Le Pen, presidente del Front National e candidata alle elezioni presidenziali francesi del prossimo anno, si trova nettamente davanti al suo rivale Fillon, secondo gli ultimi sondaggi, cosa che ha messo della paura in tutto lo schieramento compatto dei globalisti, di destra e di sinistra, di Bruxelles e del resto d’Europa, di fronte alla prospettiva concreta di un possibile asse Parigi-Washington-Mosca.
Tuttavia la Le Pen ha il suo “tallone d’Achille” e questo è il denaro (che non ha).
A differenza di un Donald Trump, che ha potuto superare l’opposizione del sistema delle grandi banche di Wall Street (tutte concordi a sostenere la Clinton), grazie alle sue ingenti risorse che gli hanno permesso di autofinanziare la sua campagna presidenziale, la Marine non dispone di risorse proprie e necessita di crediti bancari per coprire i circa 20 milioni di euro dei costi stimati di tale campagna.
Le banche francesi hanno già dimostrato di essere chiuse a qualsiasi richiesta della candidata sovranista: neppure un centesimo per lei.
I leaders del Front National hanno comprensibilmente lanciato grida di allarme e parlano di ” disciriminazione basata sull’ideologia”. Si afferma che “rappresenta un vero scandalo il fatto che la banche francesi non si adeguino al gioco della democrazia”, come si è lamentato in radio il segretario generale del FN, Nicolas Bay. “Ci sono alcuni candidati che, con meno consensi di Marine Le Pen, hanno ottenuto grossi crediti. Questo dimostra un vero problema basato sulle opinioni politiche”.
In realtà questa è una manifestazione di ingenuità visto che il programma politico del FN minaccia direttamente gli interessi delle Grandi banche, considerando che si tratta di un programma antiglobalista che si propone di sottrarre il potere ai grandi potentati finanziari transnazionali.
Se fino a ieri, così per dire, sarebbe stato considerato inammissibile un atteggiamento discriminatorio di questo tipo da parte delle banche, da alcuni mesi a questa parte, l’establishment francese ha omesso di guardare alla forma o di fingere che ciascun potere sia indipendente dagli altri, per scatenare una guerra a morte contro il sovranismo del FN. Se cade Parigi, dopo il Brexit e la vittoria di Trump, non soltanto il progetto europeo potrebbe avere i giorni contati, ma anche lo stesso globalismo sulla scena mondiale potrebbe subire un colpo irreversibile.
Esste però un “piano B”, che tuttavia si cerca di frustrare: l’amico russo. Cattive notizie: lo scorso Luglio la Banca Centrale russa ha revocato la licenza bancaria alla First Czech Russian Bank, con sede a Mosca, principale finanziatore del partito della Le Pen, che ancora non ha trovato un sostituto come entità di credito che possa finanziarla, secondo il suo consigliere, Wallerand de Saint Just.
Sant Just continua a cercare, ma non risulta facile, con tutto il settore chiuso ermeticamente di fronte alla possibilità di una vittoria lepenista; sarebbe un modo troppo evidente, per citare Lenin, di “vendere la corda con cui farsi impiccare”.
Secondo Le Parisien, in Agosto vi erano delle banche di investimento nord americane disponibili ad anticipare fino a 20 milioni di dollari ma, all’ultimo momento, si sono tirate indietro (su pressioni di qualcuno).
Il dilemma è complicato. Da un lato, la Le Pen sa che potrebbe ottenere ogni finanziamento che vuole in una Russia di Putin più che entusiasmata da una sua candidatura.
Tuttavia, da un altro lato non ignora che, su questo finanziamento si monterebbe poi una campagna di diffamazione mediatica simile a quella orchestrata intorno alla risibile tesi della manipolazione delle elezioni presidenziali negli USA. Alla Le Pen rimproverebbero di aver vinto con “l’oro di Mosca”. Già i servizi di intelligence francesi si erano messi in allarme per le dichiarazioni della Le Pen a favore della Siria, quando il governo Hollande forniva armi ed istruttori ai gruppi terroristi anti Assad.
Per adesso la Le Pen continua la sua campagna con l’autofinanziamento dei suoi sostenitori ma, arrivando a Febbraio, se il FN non ottiene un cospicuo finanziamento, rischia di non poter ottenere il risultato a cui aspira per mancanza di mezzi economici, quelli che invece non mancano al candidato della destra bancaria e globalista Fillon.
Anche se ottenesse i finanziamenti, la Le Pen sa bene che non avrà la vita facile. Infatti, come insegna l’esperienza delle recenti elezioni austriache o delle passate elezioni regionali, tutto l’arco delle forze politiche globaliste ed europeiste, di destra e di sinistra, si unirebbero per sbarrare il passo ai sovranisti della Le Pen, visti come un pericolo mortale dalla oligarchia di Bruxelles e dalla sinistra mondialista. Questo nonostanche che i sondaggi le siano sorprendentemente favorevoli tanto da attribuire alla Le Pen il 29% dei consensi. Tuttavia al secondo turno, le probabilità di ottenere la vittoria, sono molto basse.
Naturalmente non è il momento di dare molta fiducia ai sondaggi, viste le esperienze fatte in altri paesi. I partiti della sinistra globalista, pur di evitare la vittoria della Le Pen, hanno scelto Fillon come loro candidato, come unico modo di assicurarsi la elezione, nonostante questi sia un candidato della destra gollista e rappresenti gli interessi del grandesi.e capitale finanziario. Il sodalizio fra la sinistra ed il grande capitale è ormai consolidato in Francia come in Italia e negli altri pa
L’unico fattore che potrebbe sconvolgere i pronostici della vigilia è rappresentato dall’influenza sull’opinione pubblica della esplosiva questione migratoria e dell’avanzata islamica in Francia, cosa questa che potrebbe procurare qualche “amara sorpresa” nel fronte globalista e portare dei risultati inaspettati anche al secondo turno.
Su questo si fondano le speranze della Le Pen e dei suoi sostenitori sovranisti.
Fonte: La Gaceta.es
Traduzione e sintesi: Luciano Lago Dic 30, 2016
Da De Benedetti a Marcegaglia: Mps prestava soldi ai ricchi che non li restituivano
sono i piccoli imprenditori e gli artigiani ad aver “rubato” al sistema bancario vero, (lo disse il Bomba)? Siamo certi che la Ue, le banche, il fisco, il governo andranno a bussare alle porte di questi signori amici del PD (compreso l'”antagonista” Silvio) Ricapitoliamo, loro si tengono i soldi, non rischiano certo né Equitalia né il suicidio, E NOI CON LE STANGATE VARIE E TASSE RIPIANIAMO IL LORO DEBITO
“Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento.”
Stangata delle bollette in arrivo: 986 euro a famiglia.
Ecco 8 cose da sapere sul salvataggio delle banche da 20 miliardi
- Come interviene lo Stato. Con l’operazione gia’ ribattezzata ‘salva risparmio’. Insomma, qualora l’operazione Mps non dovesse andare a buon fine, per salvare il sistema bancario, il Governo deve quindi reperire fino a 20 miliardi per il prossimo anno. Per partecipare all’aumento di capitale, lo farà tramite operazioni di emissione di titoli del debito pubblico.
- Cosa è il debito pubblico. E’ il debito che il settore pubblico di un Paese contrae nei confronti di soggetti esterni (famiglie, imprese, istituzioni finanziarie). Lo stock di debito consiste in titoli a breve, medio e lungo termine: sono prestiti che lo Stato colloca sul mercato, su cui poi paga i tassi di interesse.
- Obiettivi debito. Emettendo più titoli di Stato, il debito pubblico aumenta rispetto a gli obiettivi indicati in precedenza (ad esempio nella risoluzione di approvazione della nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) e varia anche il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato: quest’ultimo è il risultato della differenza tra le entrate e le spese finali.
- Quando si può fare. Così come previsto dalla legge, e sentita Bruxelles, lo Stato può farlo “in presenza di eventi straordinari” quali gravi crisi finanziarie nonché gravi calamita’ naturali con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del Paese.
- Come si fa. Il Governo presenta a questo punto al Parlamento una relazione, con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicando la durata e la misura dello scostamento rispetto all’obiettivo, le finalità alle quali destinare le risorse disponibili provenienti appunto dalle nuove emissioni di titoli e il relativo piano di rientro. Dovrà cioè indicare con quali misure perseguire l’obiettivo che si era prefissato per il debito. Le polemiche sono proprio scaturite dal fatto che, per rientrare negli obiettivi già prefissati e alzandosi il livello del debito con l’emissione di nuovi titoli, all’orizzonte possano delinearsi nuove misure nelle prossime leggi di bilancio che possano ad esempio innalzare le tasse.
- In che modo verranno impiegati i 20 miliardi. Obiettivo dell’eventuale decreto – che potrebbe essere approvato venerdì dal Consiglio dei MInistri – ha quello di assicurare un “adeguato livello di liquidita’” al sistema bancario. Il Tesoro starebbe pensando a concedere la garanzia dello Stato sulla passivita’ delle banche italiane e un loro “programma di rafforzamento patrimoniale” mediante interventi per la ricapitalizzazione che prevedano anche la sottoscrizione di nuove azioni.
- Burden Sharing. E’ un termine che significa letteralmente condivisione degli oneri. Lo Stato in pratica mette a disposizione soldi pubblici, a patto cioè che vengano, appunto, condivisi gli oneri. Ossia gli azionisti e coloro che posseggono obbligazioni subordinate partecipano al rischio di aumento del capitale, ad esempio convertendo i bond (ossia le obbligazioni) in azioni.
- Quali sono i rischi. I bond rispetto alle azioni sono una forma di investimetno a rischio finanziario inferiore perchè non sono quotati sul mercato, e hanno un tasso di interesse fisso e stipulato al momento della vendita. Le azioni di una società sono invece fluttuanti e legati all’andamento del mercato. Da tutto ciò, sono esclusi i correntisti. di Ivana Pisciotta
Cassazione: licenziamento legittimo se l’azienda vuole aumentare i profitti
fortuna che le toghe difendono il profitto dall’assalto di populisti socialisti. Per fortuna che ci sono tanti tanti difensori dei lavoratori impegnati che lottano duramente senza paura, bei risultati. L’importante sia salvaguardata mafia capitale, chi se ne frega dei licenziamenti, sono tutti choosy che sono tra i piedi di Mr Poletti..