Distruggete i populisti e salvate la globalizzazione!

globalizzazioneAlcuni articoli sono rivelatori. Uno di questi lo ha pubblicato La Stampa, lo scorso 15 febbraio, a firma di Charles A. Kupchan. E voi direte: chi è? Semplice: è uno dei principali pensatori dell’establishment americano. Docente di affari internazionali alla Georgetown University e membro del Council on Foreign Relations, dal 2014 al 2017 è stato assistente speciale per la Sicurezza nazionale del presidente Barack Obama. Tanto per intenderci.
Uno dei pochi ad aver colto l’importanza di questo articolo è stato il sito di analisi Piccole Note, secondo cui ci troviamo di fronte a un Manifesto della Controrivoluzione globale.
Kupchan, da intellettuale di rango, analizza il successo della Brexit e di Trump, a mio giudizio correttamente.
In lotta per guadagnare un salario di sussistenza, a disagio con la diversità sociale alimentata dall’immigrazione, e preoccupati per il terrorismo, un numero considerevole di elettori delle democrazie occidentali ha la sensazione di aver tutto da perdere dalla globalizzazione – e vuole abbandonarla. Giusto. La legittima rabbia di questi elettori rende chiaro che i nostri sistemi politici post-industriali non hanno fatto abbastanza per gestire la globalizzazione e garantire che i suoi benefici fossero condivisi più ampiamente nelle nostre società. Qualunque cosa si pensi di Donald Trump, la sua ascesa rivela che c’è un disperato bisogno di riformulare il patto sociale che sostiene il centrismo democratico e il sostegno popolare a un ordine liberale internazionale.
Il punto, secondo Kupchan, è che Trump e i populisti non sono in grado di rispondere a tale necessità. E dunque occorre porre rimedio alla loro vacuità programmatica onde scongiurare il rischio che la Pax Americana e la Pax Britannica, che hanno fornito le basi dell’attuale mondo globalizzato, naufraghino definitivamente. Già, ma come?
E qui il discorso diventa davvero interessante.
In primo luogo, i centristi di tutte le convinzioni politiche devono unirsi per offrire un nuovo patto sociale che rappresenti un’alternativa credibile alle false promesse economiche dei populisti.
 
Kaplan parla di “nuove iniziative in materia di istruzione, formazione professionale, politica commerciale, politica fiscale e minimi salariali“. Sapendo però che
 
“la globalizzazione è destinata a durare. Ma la disomogeneità dei suoi effetti distributivi dev’essere affrontata per il bene della politica democratica.
 
Seguiamo il suo ragionamento e veniamo al secondo punto, leggetelo con attenzione:
 
Mentre gli Stati Uniti e le altre democrazie occidentali sono scosse dalle forze populiste, gli effetti moderatori dei contrappesi istituzionali saranno di importanza cruciale. Il sistema legislativo, i tribunali, i media, l’opinione pubblica e l’attivismo – rappresentano tutti un freno all’autorità esecutiva e devono essere pienamente adoperati.
E tenetevi forte sul terzo:
Se gli Stati Uniti e la Gran Bretagna saranno, almeno temporaneamente, latitanti quando si tratta di difendere l’ordine liberale internazionale, l’Europa continentale dovrà difendere la posizione. Nel momento in cui la coesione interna dell’Unione europea è messa alla prova dallo stesso populismo che occorre sconfiggere, non è buon momento per chiederle di colmare il vuoto lasciato dal disimpegno anglo-americano. Ma almeno per ora, la leadership europea è la migliore speranza per l’internazionalismo liberale.
Cosa vuol dire tutto questo? Traduco:
1) L’élite che da quasi 30 anni promuove la globalizzazione ha individuato correttamente le radici del problema ma non ha alcun progetto credibile su come risolverlo. Le idee abbozzate da Kupchan potrebbero essere bollate, a loro volta, come “populiste” per la loro vacuità e nascondono una contraddizione per ora insanabile. In un passaggio, l’ex consigliere di Obama scrive che “i posti di lavoro che stanno diminuendo di numero soprattutto per l’automazione, non a causa del commercio estero”. Ma se questo è il problema: come pensano di risolverlo? Mistero.
2) Kupchan invoca le istituzioni. Scusate, ma non capisco: non sono stati proprio gli ambienti transnazionali a promuoverne scientemente lo sradicamento a livello nazionale e, contestualmente, il trasferimento di poteri a quelle sovranazionali? Non è paradossale che a invocare i “contrappesi istituzionali” siano coloro che li hanno screditati e talvolta vanificati?
Ben più significativa è l’affermazione successiva: Cosa vuol dire che “i media, l’opinione pubblica e l’attivismo (…) devono essere pienamente adoperati?” Notate bene che Kapchan non parla di “alcuni media” o di “testate sulle nostre posizioni” ma di media, di opinione pubblica in senso assoluto, e usa il termine “adoperare”, come se l’establishment a cui appartiene avesse il potere di orientare l’insieme dei media.
Scusate – si potrebbe e si dovrebbe obiettare – ma non siamo in democrazia? La stampa non è libera? In teoria sì ma di fatto il mainstream è ormai sinonimo di conformismo, che a tratti sfocia nel pensiero unico. Anche in Occidente. Tema che chi legge questo blog conosce bene, obiettivo che si ottiene ricorrendo alle tecniche di spin che descrivo da 10 anni (vedi il saggio “Gli stregoni della notizia Da Kennedy alla guerra in Iraq. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi”).
 
La novità è che tali tecniche venivano usate per sostenere i governi, a cominciare dalla Casa Bianca. Ora apprendiamo che possono essere usate anche contro di essa se il presidente, come Trump, non è gradito, sebbene legittimamente eletto.
E lo stesso vale per il riferimento all’attivismo ovvero a quei movimenti delle masse improvvisi e insistenti, che evidentemente non sono frutto di una spontanea presa di coscienza delle folle, ma di attente regie che, sfruttando metodi ben noti agli specialisti, raggiungono l’effetto voluto. Al riguardo segnalo l’ottimo saggio del giornalista del Tg5 Alfredo Macchi Rivoluzioni s.p.a. Chi c’è dietro la primavera araba.
Metodi che finora venivano impiegati fuori dai Paesi occidentali, ad esempio incentivando le Rivoluzioni colorate, ma Kupchan afferma che debbano essere utilizzate anche negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali.
Il messaggio implicito complessivo è inquietante: “Possiamo usare i media e le masse contro i populisti”. E lo stanno già facendo.
3) Stupefacente è la terza ammissione. Essendo la Casa Bianca e Downing Street fuori controllo, deve essere l’Unione europea a difendere la globalizzazione. E allora si spiega perché il fidatissimo e duro Shulz si candidi a Berlino, con l’obiettivo di scalzare una Merkel in fase calante, troppo debole. E si capisce perché si suggerisca all’impresentabile presidente della Commissione europea Juncker di farsi da parte per lasciare spazio a un falco come il finlandese Jyrki Katainen.
 
Ma ancora una volta emerge una contraddizione: l’impopolarità dell’Unione europea, alimentata da politiche così rigide da sfociare nell’ottusità, rappresenta una delle ragioni del successo dei movimenti populisti. Come può un Moloch come la Ue (e sul suo liberalismo sorvoliamo…) costituire il fulcro in difesa degli interessi globalisti e al contempo diventare il promotore del cambiamento per riconquistare una classe media impoverita e arrabbiata?
Insomma, l’analisi è corretta, gli obiettivi sono chiari – vogliono salvare la globalizzazione – ma senza il sostegno di riforme credibili e convincenti. Chiara invece è la determinazione nel voler distruggere l’onda “populista” e di fermare Trump, anche ricorrendo a metodi, che vanno oltre la normale dialettica politica.
Andiamo bene.
di Marcello Foa – 26/02/2017 – Fonte: Marcello Foa

Lo tsunami Trump arriva su Euro ed Unione Europea

La tesi di Trump, difficilmente confutabile, è che la Germania abbia abusato della ‘delega’ conferitale dalle precedenti amministrazioni Usa (1) per concentrare potere e ricchezza nelle sue mani.
tsunami trump
Il nuovo ambasciatore Usa in Europa dichiara che la sua mission è disfare l’UE (2).
L’ UE era gestita dalla alleanza tra popolari che si erano presi la Presidenza della Commissione Europea con Juncker , e Socialdemocratici che si erano presi la Presidenza del Parlamento con Schulz, ora con le dimissioni di Schulz si è andati alla elezione di un popolare, Tajani, contro il candidato dei ‘socialdemocratici’; significa che la grande coalizione è saltata o che è stato deciso di mettere in scena un gioco delle parti per fronteggiare quello che viene giornalisticamente edulcorato con il termine di ‘Crescente Euroscetticismo’ ? Io credo di più alla prima ipotesi anche perché nella stessa Germania, cuore e sede del portafoglio d’Europa, sotto il peso della immigrazione fuori controllo e riduzione dei diritti e del potere d’acquisto dei salari, sta crollando la Grosse Koalition tra i due partiti.
Il Pidirenzi , nel disperato tentativo di coprire i fallimenti di TUTTE le sue scelte politiche di governo (Voucher-Job Act, Riforma Madia, ‘Buona Scuola’, Controriforma della Costituzione, Nuova legge elettorale-‘Italicum’, Miliardi ai banchieri e tagli al welfare, Niente lotta alla corruzione, Debito e disoccupazione crescente e PIL stagnante, Canone RAI con bolletta luce per dare stipendi stratosferici ai giornalisti di regime …ecc.), cerca di addebitare ogni responsabilità alle scelte della UE a guida Merkel, che invece sono state tutte approvate dagli attuali europarlamentari del Pidirenzi & complici e dai precedenti Governi Napolitano (Monti, Letta) imperniati sul PD.
Renzi sta però conducendo il PD in una nuovissima situazione:
da un lato è rimasto ancorato all’Antitrumpismo (i suoi parlamentari e giornalisti sono ancora nelle trincee costruite da Obama e dalla Killery durante la campagna elettorale, mentre le sue donne sono scese in piazza contro Trump su ordine ‘globale’ di Soros e delle sue organizzazioni ‘dirittumaniste’) ritrovandosi ora contro chi governa il paese che da 70 occupa l’Italia;
dall’altro accusa la Germania e la Commissione Europea di fare una politica di austerità che ci sta strozzando (quando l’Italia, per volontà PD è l’unico stato europeo ad aver messo il Pareggio di bilancio in Costituzione e quello che ha svenduto più imprese pubbliche di tutti) e di non obbligare gli altri stati europei a prendersi una consistente quota degli immigrati arrivati e che arriveranno in Italia (…su invito di Pd &complici, Boldrini in primis e con l’Italia piddina che ha causato l’impennata dell’immigrazione clandestina sostenendo la guerra-golpe contro la Libia e il terrorismo contro la Siria).
Mentre, nel muro di bugie politiche e mediatiche che ha blindato l’Europa delle banche e delle multinazionali, si allargano le brecce e squarci da cui è visibile la sconsolante realtà, l’elezione di Trump ci ripropone, con improvvisa urgenza, la questione:
l’Europa, a causa del danno d’immagine sin qui prodotto, è morta per sempre o dalle sue ceneri può ora nascere l’Europa dei popoli, quella di una Confederazione di Stati Sovrani ?
Io sono ovviamente per la seconda (3), e penso che occorra mettere sul tavolo la proposta di una Confederazione che comprenda anche la Russia (come aveva proposto Mitterand , sostenuto da Italia e Spagna , ma bocciato da Gorbaciov su input USA), ma il suo progetto non c’è, Trump ha bruciato i tempi e noi siamo ancora fermi al confronto tra pro Euro e anti Euro, pro UE e anti UE.
—-
(1)
(2)
(3)
L’Inghilterra ha il Commonwhelth, ma a una Italia che rompesse con i paesi UE, dopo che su input USA-Francia-Inghilterra ha già distrutto i suoi maggiori partner economico commerciali (fatto l’embargo all’ Iran e alla Russia, distrutto la Jugoslavia, fatto la guerra alla Libia e sostenuto il terrorismo in Siria ) resterebbero solo Israele e le monarchie del golfo…e sarebbero loro a menare la danza..
di Fernando Rossi – 31/01/2017

Farage critica la doppia morale della UE: “Dove eravate quando Obama vietava l’ingresso ai cittadini iracheni”?

farageL’eurodeputato dell UKIP, Nigel Farage, ha lamentato anche il fatto che i leaders europei non abbiano mai criticato le monarchie arabe come  L’Arabia Saudita, il  Qatar, il  Kuwait, ecc.. per essersi sempre rifiutate di accogliere rifugiati dalla Siria, mentre gli stessi leaders adesso non risparmiano critiche contro Donald  Trump.
L’eurodeputato del partito UKIP, Necel Farage, ha censurato il comportamento dei leaders europei  del Parlamento Europeo che ha dimostrato di avere una doppia morale nel criticare l’ordine esecutivo del presidente USA, Donald Trump, che vieta l’ingresso negli USA di cittadini provenienti da sette paesi di maggiornaza mussulmana.
Dove stavate signori, quando nel 2011 (l’ex presidente statunitense Barack) Obama proibì per un periodo di 6 mesi l’ingresso di cittadini iracheni nel suo paese?
Perchè non si sono mai ascoltate  critiche da parte vostra rispetto all’Arabia Saudita, al Kuwait, al Qatar, al  Barein ed altre monarchie arabe che hanno rifiutato drasticamente di accogliere riufugiati dalla Siria”? Ha stigmatizzato Farage nel corso del suo intervento nel Parlamento europeo. Vedi: You Tube.com/watch
In effetti, nel 2013 la ABC News rivelò che solo due anni prima Obama aveva sospeso silenziosamente il programma dei rifugiati dall’Iraq per un periodo di sei mesi. La misura fu presa dopo che si era scoperto che per lo meno due militanti iracheni dell’organizzazione terrorrista Al Qaeda erano stati ammessi come rifugiati.
Successivamente gli stessi “rifugiati” ammisero di aver partecipato ad attacchi contro le forze statunitensi in Iraq.
Di conseguenza, il Dipartimento di Stato  temporaneamente  smise di processare le richieste di asilo del paese arabo, incluso di quelli che “eroicamente” avevano aiutato le forze statunitensi come interpreti o nelle operazioni di intelligence, come hanno commentato gli agenti del servizio di intelligence degli USA.
Fonte: La Gaceta.es – Feb 03, 2017
Traduzione : L.Lago

Manovra correttiva: ipotesi aumenti benzina, sigarette e IVA è solo un assaggio

che originali. Spillare soldi, anche quando la disoccupazione è alle stelle, quando i suicidi non si arrestano. Ce lo chiede l’Europa delle banche. E’ la democrazia, bellezza. Non si può essere populisti, il popolo c’è solo per pagare gli ordini dell’1%. Peccato che in Costituzione ci sia scritto che “Ogni cittadino è chiamato a contribuire alle spese dello stato secondo le sue possibilità”. Peccato che i difensori della costituzione sostengano che le tasse siano belle e sexy, soprattutto quelle indirette che violano questo principio. Se sei contrario sei sicuramente un evasore-eversore.

Manovra correttiva: ipotesi aumenti benzina, sigarette e IVA è solo un assaggio
Serve una manovra correttiva dei conti pubblici da 3,4 miliardi, niente rispetto ai quasi 20 da trovare entro ottobre con la legge di stabilità per l’anno prossimo. Tutto questo, mentre i mercati tornano a sfiduciarci e la politica è nel caos.
 
Manovra conti pubblici da 3,4 miliardi, entro oggi risposta a UE
Entro oggi dovrà giungere alla Commissione europea la risposta ufficiale dell’Italia alle richieste di Bruxelles di varare una manovra correttiva dei conti pubblici per 3,4 miliardi di euro, pari allo 0,2% del pil. La portavoce della Commissione, Annika Breidthardt, ha smentito che da Roma sia stata avanzata una proroga, per cui saranno note nelle prossime ore le misure che il governo Gentiloni intende adottare per colmare il gap tra gli impegni assunti dall’Italia sul deficit per l’anno in corso e le stime sul disavanzo effettivo atteso. Tra le ipotesi di cui si sarebbe discusso negli ultimissimi giorni, quella di aumentare le accise sul carburante, le sigarette e le aliquote IVA. Tra le poche certezze: dovrebbe slittare il taglio dell’IRES dal 27,5% al 24%, che il governo Renzi aveva voluto anticipare a quest’anno, a fronte di copertura più che traballanti e insufficienti.
Ieri, il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si sono incontrati per fare il punto della situazione, chiarendo di non avere in mente “manovre estemporanee”, ma che vorrebbero proseguire sulla strada percorsa sin dal 2014, ovvero costituita da riforme, sostegno alla crescita, lotta all’evasione fiscale e sostenibilità del debito pubblico. (Leggi anche: Conti pubblici e banche, l’eredità di Renzi)
A fine anno la patata bollente delle clausole di salvaguardia
La dichiarazione lascerebbe pensare che a Palazzo Chigi si vorrebbe tenere il punto, evitando di correggere i conti pubblici con ennesimi balzelli, quando potrebbero mancare pochissimi mesi alle elezioni anticipate. In questa direzione spinge apertamente anche l’ex premier e segretario del PD, Matteo Renzi, che non può rischiare di restare vittima di una manovra impopolare a ridosso del voto, per quanto i numeri in gioco siano, tutto sommato, contenuti.
Già, i numeri. I 3,4 miliardi di cui stiamo parlando da un paio di settimane saranno un ricordo quasi ridicolo, quando tra otto mesi, chiunque si trovi alla guida del governo, si ritroverà a varare una legge di stabilità per il 2018, che dovrà tenere conto dei quasi 20 miliardi di euro necessari per impedire che scattino le clausole di salvaguardia, ovvero la garanzia prestata dal governo Renzi tra il 2014 e il 2015 sullo stato dei conti pubblici e rinviate di un anno al 2018. Se tali clausole saranno fatte scattare, in quanto per allora non risulteranno reperite sufficienti voci di spesa da tagliare o maggiori entrate, l’aliquota IVA più alta potrebbe salire fino a un massimo del 25%, quella sui beni primari passerebbe dal 10% al 13%. (Leggi anche: Clausole di salvaguardia, se Gentiloni dovrà fare il lavoro sporco)
Sarà un 2017 difficile per l’Italia
Senza arrivare a tale ipotesi estrema, è del tutto evidente quanto deleterio sarebbe per la ripresa economica già fragile anche un minimo ritocco all’insù delle aliquote IVA. I consumi, che sono solo da pochi mesi tornati a crescere e a ritmi molto deboli, verrebbero soffocati e come dimostra il caso del 2013-2014, quando il governo Letta prima e Renzi dopo fecero lievitare l’IVA fino al 22%, le entrate fiscali non ne trarranno nemmeno giovamento, mentre il pil tenderà ad arretrare.
Scordiamoci, però, dure contestazioni di Roma all’indirizzo di Bruxelles, perché in questa fase così delicata equivarrebbe a soffiare sul fuoco delle tensioni già tornate sui mercati finanziari, che si stanno concentrando sui nostri titoli di stato, il cui differenziale di rendimento rispetto alla Germania è salito tra 180 e 185 punti base, allargandosi anche nei confronti della Spagna, segnalando una sorta di crisi circoscritta ai bond italiani e portoghesi.
Se trovate che sia difficile che un governo, consapevole che al più tardi si voterà tra un anno, vari una mini-manovra correttiva dello 0,2% del pil, cosa immaginate che accadrà, quando se ne ritroverà di fronte una di quasi sei volte maggiore? Che questa seconda arrivi subito dopo le elezioni o poco prima che si celebrino, poco cambia. In ogni caso, sarà poco sostenibile sul piano politico; nel primo caso, perché sarà già un miracolo se dal nuovo Parlamento scaturirà una maggioranza numerica in grado di governare assieme, nel secondo caso, perché è evidente che il PD non vorrà immolarsi sull’altare dell’Europa, a beneficio degli altri due fronti politici. Gli scaramantici dei numeri troveranno conferma dei loro timori: il 2017 sarà un anno tutt’altro che facile per l’Italia. (Leggi anche: Crisi spread tornata e Italia corre verso il caos)
Giuseppe Timpone
01 Febbraio 2017
Conti in rosso, la ricetta Ue: “Aumentate Iva, Imu e Tasi”
Per trovare i 3,4 miliardi richiesti dall’Europa Padoan vuole assecondare Bruxelles. Stangando consumi e casa
Avevano assicurato che questa sarebbe stata la Commissione europea più politica della storia.
 
Quella impegnata a contrastare sia gli eccessi rigoristi sia gli umori antieuropei e invece, anche nel 2017, con i movimenti populisti che crescono in tutta l’Unione e varie le elezioni alle porte, la ricetta proposta da Bruxelles è sempre la stessa. Per l’Italia si può sintetizzare così: tassare i consumi e la rendita per fare tornare i conti.
 
È da leggere in questo senso l’ultima disputa sull’aumento dell’Iva nata all’interno del governo e della maggioranza. Con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ha presentato nel menù di misure per la manovra da 3,4 miliardi anche un aumento dell’Iva, subito respinto dal segretario del Pd Matteo Renzi.
Non si tratta di un’idea di Padoan. È parte del menù di proposte avanzate dalla Ragioneria generale dello Stato quando gli è stato chiesto di trovare le risorse per cancellare l 0,2% di extra deficit fatto dal precedente esecutivo. Per un motivo molto semplice: è in linea con le richieste dell’Europa. Proposta ieri bollata come irricevibile anche dal ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.
Impraticabile anche perché a legislazione invariata un aumento dell’Iva è già in programma per il 2018. Anticiparlo di qualche mese farebbe incassare poco quest’anno e avrebbe effetti negativi sui conti del prossimo (si veda il Giornale del 17 gennaio). Eppure era la carta che Padoan aveva deciso di giocare.
 
Il motivo è che è una soluzione particolarmente gradita alla Commissione europee e al Consiglio. L’Ue dà delle indicazioni precise nelle «Raccomandazioni specifiche per paese». Difficile sfuggire, soprattutto per un paese costantemente in mora a causa dell’elevato debito pubblico come l’Italia.
 
 
Nelle ultime è scritto chiaramente che dobbiamo «trasferire il carico fiscale dai fattori di produzione al consu e delle accise, anche perché il costo delle merci in un periodo di bassa inflazione è l’ultimo dei problemi.
Ma non c’è solo l’Iva nelle ricette che l’Europa vede di buon occhio. Nelle raccomandazioni del 2016 il Consiglio europeo (ma la Commissione è sulla stessa linea) critica la decisione di Renzi di abolire quella che nelle raccomandazioni, con uno slancio di onestà, viene definita «l’imposta patrimoniale sulla prima casa». Cioè Imu e Tasi, eliminate sull’abitazione principale.
 
Non è un caso che nel menù uscito dal ministero dell’Economia giorni fa ci fosse anche il ritorno della tasse sulla prima casa o una rimodulazione di quelle diverse dalla prima, magari seguendo qualche criterio di progressività. Una linea che l’Ue continua a perseguire con caparbietà, ma che potrebbe accelerarne la crisi di tutte le istituzioni europee.
Antonio Signorini – Dom, 29/01/2017 – 09:09

La Sinistra Mondialista non si rassegna alla nomina di Trump e organizza disordini e proteste

No-Trump-NYProteste contro Trump
Il discorso di investitura di Trump non è piaciuto ai commentatori e pseudo intellettuali dei grandi media, rimasti orfani di Obama e della Clinton.
Lo hanno giudicato grezzo, demagocico e troppo schierato a favore di un nuovo “protezionismo” americano. Personaggi che sono ogni sera in TV come Beppe Severgnini, hanno indicato come il linguaggio di Trump sia troppo povero, troppo semplicistico, non conforme a quello utilizzato dai globalisti che sono molto più forbiti e aristocratici nei loro discorsi.
In particolare quell’appellarsi al popolo di Trump non gli viene perdonato, si sa che il popolo non apprezza i  grandi temi che l’elite di potere sospinge come fondamentali: il mercato aperto, la globalizzazione, i diritti dei gay, l’immigrazione libera, ecc
Trump parla di ridare il potere al popolo e questo è un concetto totalmente estraneo alla sinistra mondialista.
D’altra parte lo aveva sostenuto scopertamente anche il vecchio Scalfari, uno dei grandi patron del globalismo: L’Oligarchia «è il governo dei pochi ma è la sola forma d’un governo democratico».
Non poteva mancare un intervento di George Soros, il grande magnate, longa manus della elite di potere, il quale, presente a Davos (il convegno dei potenti) ha dichiarato di considerare Trump come “un impostore, un truffatore ed un potenziale dittatore che farà tremare i mercati finanziari”.
Soros, che è stato uno dei grandi sponsor della campagna presidenziale della Clinton, ha manifestato fiducia che il Congresso e la Costituzione mettano un freno a Trump.
Nel frattempo Soros non si stanca di finanziare ed alimentare le manifestazioni di protesta violenta contro Trump nell’ambito di una campagna diretta a sfiduciare e screditare il nuovo presidente eletto, campagna a cui contribuiscono i grandi media che sponsorizzavano la Clinton, dalla CNN, al New York Times e Washingon Post. In Italia il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e la RAI della Botteri e soci.
Il problema è che la sinistra, quella che ha sempre predicato globalizzazione, mercati aperti e immigrazione senza freni, si trova oggi spiazzata non solo dal cambio di passo dei due principali paesi da cui l’ideologia globalista è partita, gli USA e la Gran Bretagna, ma anche dalla massiccia crescita dei movimenti nazionalisti ed indentitari in tutta Europa, dalla Francia dove la Le Pen è la favorita nelle prossime elezioni, all’Austria, alla Germania ed alla stessa Italia dove la classe politica di governo, aggrappata al posti di potere, cerca di ritardare le elezioni per blindarsi le poltrone.
L’oligarchia tecnocratica della UE è ormai del tutto screditata e sono in molti a ritenere che questo organismo abbia ormai i giorni contati, visto che ha perso anche l’appoggio del potente alleato nordamericano e si trova oggi in un vicolo cieco.
Significativo che gli oligarchi della Unione Europea, orfani di Obama e della Clinton, nelle scorse ore, riuniti a Davos – sentendosi tanto soli – si sono fatti confortare dal premier cinese Xi Jinpin ( che ha difeso la globalizzazione, ovvio) ed hanno applaudito Georges Soros e le sue invettive contro Trump.
Il cambio di passo degli USA, con la presidenza Trump, rende fragile la posizione dei paesi come la Germania che si sono passivamente accodati al tutte le iniziative e provocazioni di Obama contro al Russia, dalle sanzioni alla concentrazione di truppe e mezzi alle frontiere russe, tanto che uno scongelamento dei rapporti fra gli USA e la Russia lascerebbe l’Europa della Merkel, di Hollande e di Gentiloni, con “il cerino in mano”.
Sconfessati dal loro alleato, contestati dalle opinioni pubbliche nazionali, screditati per la loro acquiscenza a tutte le peggiori operazioni belliche fatte dall’Amministrazione Obama, i premier europei dovrebbero ritirarsi e magari anche andare sotto processo per i guasti che hanno contribuito a creare: destabilizzazione di paesi come Libia, Siria ed Iraq, ondata epocale di profughi, conflitto in Ucraina e nuova guerra fredda con la Russia.
Agli apologeti della globalizzazione e dei mercati aperti, rimane la speranza, grazie al loro controllo dei grandi media, di sollevare l’opinione pubblica contro i “populisti” e riuscire a rimanere a galla di fronte al Tsunami da cui saranno presto investiti.
Soprattutto loro sanno che i possenti interessi delle grandi corporations e dei potentati finanziari (Wall Street) remeranno contro ogni possibile cambiamento e di conseguenza ci si potrà aspettare di tutto, anche fatti nuovi e drammatici per influenzare gli eventi.
Non si preparano giorni tranquilli, le oligarchie non molleranno la loro presa così facilmente e predispongono le loro contromosse.
Gen 21, 2017 – di Luciano Lago

MPS: LA TRUFFA DEL SECOLO!

è etico e moralmente superiore regalare soldi alle banche. VEDETE QUALCUNO IN 20 mild MPSPIAZZA? Guai, sarebbe populista. A milano però risbucano le donne di se non ora quando international edition contro Trump (manco fosse uno stupratore seriale) mah
PER 800 MILIARDI DI EURO DELLA UE ALLE BANCHE non si indigna nessuno, sono soldi del popolo quelli. Ma per i poveri quanti soldi sono stati elargiti???????

MPS: LA TRUFFA DEL SECOLO!
Lasciate perdere i tecnicismi, quello che vi racconteranno sulla più colossale truffa del secolo, MPS, lasciate perdere le spiegazioni che Gentiloni e Padoan proveranno a dare sull’operazione MPS, editoriali e articoli della stampa mainstream, intrisa di balle e manipolazione mediatica e concentratevi solo ed esclusivamente su una cosa, questa…
Poi parleremo anche della BCE, della Germania, della truffa dei subordinati, ma ora concentratevi solo su questo, mentre l’apatia e la tollerenza regna nei confronti di questi truffatori legalizzati, che a libro paga hanno politici e revisori, vigilanza e spesso e volentieri anche la legge.
 
Come sempre sulla stampa qualche scribacchino a libro paga in questi mesi scriveva che la colpa era di risparmiatori avidi, mentre ora vi raccontano la verità…
Negli anni in cui la Germania, la Gran Bretagna e molti altri Paesi salvavano le banche con soldi pubblici, in Italia ad aiutare gli istituti creditizi sono stati ignari risparmiatori: solo nei quattro anni più bui della crisi (cioè 2008, 2009, 2011 e 2012) le banche italiane hanno infatti collocato obbligazioni senior e subordinate alle famiglie per 578 miliardi di euro. Quando i mercati internazionali erano ostili e lo Stato italiano (a differenza di quasi tutti gli altri) non interveniva, sono stati insomma i risparmiatori a garantire alle banche una parte importante della liquidità di cui avevano bisogno. Oggi si chiude il cerchio: lo Stato non solo salva Mps in crisi, ma anche gli obbligazionisti subordinati retail.
Quanto accade oggi rappresenta di fatto una sanatoria a errori stratificati negli anni: non era giusto che le banche vendessero obbligazioni anche subordinate a chi non era in grado di capirle, non era giusto che offrissero ai risparmiatori rendimenti molto più bassi rispetto a quelli del mercato professionale. E forse non è giusto neppure che oggi si faccia una sanatoria così clamorosa, aumentando tra l’altro l’amaro in bocca dei risparmiatori che invece hanno avuto la sfortuna di comprare obbligazioni della Popolare dell’Etruria e delle altre banche salvate un anno fa. Un mercato nato storto, quello dei bond retail delle banche, viene raddrizzato improvvisamente. Una storia paradossale. Che va raccontata.
 
E’ chiaro ora su chi ha tenuto in piedi le banche italiane in questi anni, altro che leggende metropolitane, racconti di banche che facevano bene il loro lavoro! La truffa dei subordinati è la truffa del secolo e ora stanno aiutando anche gli investitori istituzionali e i fondi avvoltoi.
 
E’ inutile che vi scaldiate tanto per quello che sta accadendo all’economia, alla vostra vita, se state perdendo, diritti, sicurezze, lavoro, se i vostri figli sembrano non avere più futuro, i principali responsabili sono loro, solo loro!

Ottocento miliardi… 800.000.000.000

800 miliardi di euro, sono gli aiuti con cui l’Ue ha sostenuto il settore bancario tra il 2008 e il 2014; 330 miliardi sono stati recuperati ( Sole24Ore )
Milleseicento miliardi…1.600.000.000.000
Alla fine del 2011 i miliardi erano diventati 4.500 come ammesso dalla stessa Commissione europea  A rendere pubblica questa cifra impressionante è stato il Commissario Ue al Mercato interno Michel Barnier alla presentazione della proposta della Commissione di prevenzione e gestione delle crisi bancarie. Una montagna di soldi che equivaleva al 37% del Pil dell’intera Unione europea. Barnier, 4.500 mld per salvataggi banche
Quattromilacinquecento miliardi…4.500.000.000.000
Questi sono solo aiuti statali e non sto mettendo in conto la politica monetaria delle varie banche centrali.
In America la cifra messa sul piatto per salvare le banche da parte dello Stato è di 7.700 miliardi di dollari a favore di Wall Street, pari a circa la  metà del Pil, aiuti che hanno procurato alle banche plusvalenze extra per 13 miliardi di dollari da distribuirsi tra i banchieri e gli amici degli amici.
Settemilasettecento miliardi…7.700.000.000.000
E’ chiaro il concetto, mentre il popolo dorme e si beve le balle che i media li raccontano, tra le quali quelle che lo Stato ci guadagna sempre da queste operazioni. In fondo le cifre le danno loro, manipolarle non è poi così difficile, la gente comune beve qualunque cosa.
 
Volete qualche esempio?
soldi pubblici a banche
La Spagna ha perso per sempre più di 26 miliardi di euro dei contribuenti che erano stati destinati dallo Stato alla ricapitalizzazione delle banche, ossia la metà della somma complessiva. Lo ha ammesso una fonte della Banca di Spagna al quotidiano El Pais. Nelle casse dello Stato è tornato soltanto il 5% di 51 miliardi.
Nel Regno Unito non hanno visto un centesimo dal salvataggio di Royal Bank of Scotland e recentemente hanno dovuto iniettare altre liquidità, in Germania meglio non dire nulla, tutto a fondo perduto.
 
Ora osservate quello che è successo a MPS alla quale secondo la BCE servivano 5 miliardi di ricapitalizzazione, visto che aveva dato il via libera all’intervento sul mercato.
 
Ora che lo Stato è stato costretto ad intervenire sale a 8,8 miliardi richiesta Bce per l’aumento di capitale
Evidente la differenza rispetto al fabbisogno di 5 miliardi ancora avallato dalla Bce il 23 novembre, alla vigilia dell’ assemblea straordinaria del Monte, che aveva approvato l’ aumento. L’ ammontare sarebbe stato rivisto, si apprende, in base ai risultati degli stress di luglio, valutati però alla luce del trattamento riservato a suo tempo alle banche greche: degli 8, 8 circa 4, 5 sarebbero direttamente a carico dello Stato, gli altri 4, 3 degli obbligazionisti (con circa 2 miliardi rimborsabili però sempre dallo Stato ai bondholder retail).
Questi inutili contabili da baraccone sono solo capaci di simulare stress test farlocchi come è successo negli ultimi anni, dove banche considerate sane sono fallite ( Dexia, Bankia, Allied Irish e via dicendo…) oppure fare favore a banche come Deutsche Bank, falsando i dati.
Hanno fatto fatica a trovare un accordo per imporre una ricapitalizzazione selvaggia in stile Grecia in seno alla BCE ma con questa mossa oltre il 65% del MPS sarà in mano allo Stato e la banca con buona pace di chi ancora oggi usa altri termini NAZIONALIZZATA!
Ripeto lasciate perdere i tecnicismi che vi raccontano i giornali sulla decisione all’ultimo minuto della BCE questi fenomeni da baraccone sono totalmente inaffidabili!
 
Concludiamo infine con il solito sermone del solito liberista a corrente alternata de noantri si Zingales che sarebbe addirittura pronto a fare una rivoluzione … si con il …. de voantri!
gennaio 02 2017
– Tratto da Iceberg Finanza

PERCHÉ IL GOVERNO ITALIANO NON RIESCE A RISOLVERE IL PROBLEMA DEI TRAFFICANTI DI IMMIGRATI? PERCHÉ NON VUOLE FARLO

basta una parola, MAFIA CAPITALE, O COOP della solidarietà

Un’analisi fattuale riportata da Zero Hedge – di quanto sta accadendo intorno alla questione immigrati, porta a conclusioni sconvolgenti. Si è consolidata una prassi che coinvolge trafficanti di persone, organizzazioni non governative e istituzioni italiane e che lucra in tutti i modi possibili su questo dramma umanitario.
A partire dal recupero dei disperati in acque territoriali libiche, agli appalti pilotati per costruire i centri di assistenza, fino allo sfruttamento degli immigrati stessi nelle campagne per salari da fame, la crisi umanitaria si è trasformata in un affare colossale per le organizzazioni malavitose e mafiose. Il tutto viene reso possibile dalla sospensione di fatto dello stato di diritto per tutto quello che concerne la questione dei migranti provenienti dall’Africa.
 
da ZeroHedge, 2 gennaio 2017
Immigrati-figura-1
Lo stato di diritto viene spesso evocato come uno dei valori occidentali che i movimenti “populisti” vogliono distruggere, eppure sull’immigrazione la classe dirigente al governo  ha già da tempo sospeso quello stesso stato di diritto. L’esempio più evidente è la politica di immigrazione iniziata dal governo Letta nel 2013 e proseguita poi sotto il governo Renzi. Nell’ottobre 2013 il governo Letta, trovandosi ad affrontare ondate di profughi in fuga dalla Libia per il caos provocato dalla primavera araba sostenuta dall’occidente – che più tardi si è rivelata niente  più che un’insurrezione di gruppi radicali islamici – lanciò  l’operazione “Mare Nostrum“, che consisteva nell’utilizzo della Marina italiana vicino alle acque libiche in operazioni di salvataggio dei rifugiati dalle coste africane.
 
Per quanto nobile potesse essere la motivazione, un effetto collaterale dell’operazione è stato quello di incoraggiare sempre più persone ad intraprendere viaggi via mare, perché ormai erano certe che la Marina italiana le avrebbe salvate (1). Il risultato è stato un aumento del 224% del numero di imbarcazioni in partenza dalla Libia, che si è tradotto in un costo medio di quasi 10 milioni di euro al mese per il governo italiano (1).
Nel novembre 2014 Mare Nostrum è stato sostituito dall’operazione Triton, finanziata e coordinata dall’Ue, che copre una parte più piccola del Mediterraneo, al costo di 3 milioni di euro al mese.
La ragione ufficiale per l’operazione Triton è il controllo delle frontiere, tuttavia, se guardiamo i fatti, l’obiettivo dell’operazione è semplicemente quello di portare in Italia quante più persone possibile, indipendentemente se siano rifugiati, migranti economici, legali o illegali. Da allora i canali del contrabbando di persone, invece di essere fermati, si sono moltiplicati.
 
Una pratica consolidata, a partire dall’operazione Mare Nostrum  e poi continuata sotto Triton, è che i contrabbandieri lanciano un segnale di soccorso ai mezzi della Marina in perlustrazione e richiedono assistenza. Intanto le ONG, che perseguono le politiche delle “frontiere aperte”, li aiutano, assistendo chiunque – legali, illegali, rifugiati – voglia raggiungere l’Europa (2) (3) (4).
La Commissione europea, responsabile di Frontex, e che segue i controlli alle frontiere, ha una chiara opinione in materia. Il Commissario per gli affari interni, la Migrazione e la Cittadinanza – Dimitris Avramopoulos – ha dichiarato: “un altro elemento importante che è emerso con forza dalle discussioni sulla lotta al contrabbando è che le ONG – e le autorità locali e regionali – che forniscono assistenza ai migranti clandestini non dovranno essere criminalizzate. Sono pienamente d’accordo, naturalmente, come sono anche d’accordo sulla necessità di tutelare i diritti fondamentali di coloro che vengono introdotti clandestinamente. Quelli che dobbiamo punire sono i contrabbandieri!” (5)
Punire i contrabbandieri, a meno che non facciano parte delle ONG, significa che il problema non può essere e non sarà risolto, perché le ONG saranno sempre libere di contrabbandare i migranti. Con ciò si porta avanti una tradizione ben consolidata; durante il governo Monti nel 2011-12 fu creato un Ministero per l’Integrazione e assegnato ad Andrea Riccardi della “Comunità di Sant’Egidio”, una famosa ONG italiana favorevole alle frontiere aperte. La “Comunità di Sant’Egidio” gestisce progetti come i “Corridoi umanitari”. Il progetto finanzia un itinerario alternativo per portare la gente in Italia. Andrea Riccardi ha detto ai media francesi di essere convinto che l’Europa deve aprire le sue frontiere.(6)
Il Ministero è stato poi assegnato a Cecile Kyenge, una donna di colore nata nella Repubblica democratica del Congo, che si è data come obiettivo quello di ridurre drasticamente i requisiti per l’acquisto della cittadinanza italiana. La Kyenge propone una legge che darebbe la cittadinanza ai figli degli immigrati a condizione di esser nati sul suolo italiano. Sotto Renzi, il ministero è stato ridotto a un dipartimento all’interno del Ministero per gli Affari Interni e consegnato a Mario Morcone, ancora una volta affiliato alla “Comunità di Sant’Egidio”.
Cosa succede una volta che i migranti di tutti i tipi raggiungono il suolo italiano? Vengono inviati ai centri per i profughi, dove possono chiedere lo status di rifugiati. Va fatto notare che l’Italia ha da tempo esaurito i posti per i richiedenti asilo, e così il governo sta pagando alberghi, ostelli o cittadini in generale per ospitare le persone.
Una pratica comune per coloro che sanno che la loro domanda verrà respinta, è di distruggere i loro documenti in anticipo (7), in questo modo il tempo necessario per identificarli aumenta in modo esponenziale. L’esperienza ha dimostrato che i centri alla fine diventano sovraffollati, il che offre l’occasione ai migranti di organizzare una rivolta, distruggere parte dei centri e infine fuggire e diventare illegali. (8) (9) (10) (11) (12) Se invece non scappano e la loro domanda viene rigettata, vengono espulsi. L’espulsione tuttavia è volontaria e i dati mostrano che solo il 50% circa dei migranti espulsi se ne va davvero, probabilmente in un altro paese Ue-Schengen, mentre gli altri diventano clandestini.
Come ha dimostrato lo scandalo Mafia Capitale (13), una collusione tra i membri del Partito Democratico  al governo che controllano le istituzioni statali italiane dell’immigrazione tra cui i centri profughi, le ONG e il crimine organizzato, assicura che i migranti siano impiegati a spese dei contribuenti italiani e per una paga oraria insignificante, in modo da garantire ingenti profitti illegali al racket. Una famigerata frase di un membro della criminalità organizzata, che spesso viene citata, ha rivelato che l’immigrazione è al momento un business più redditizio del traffico di droga.
Hai idea di quanto guadagno con questi immigrati?” ha detto Salvatore Buzzi, un affiliato della mafia, in un’intercettazione di 1.200 pagine ad inizio 2013. “Il traffico di droga non è così proficuo“.Abbiamo chiuso quest’anno con un fatturato di 40 milioni, ma… i nostri profitti vengono tutti dagli zingari (ROM), dall’emergenza abitativa e dagli immigrati ha detto Buzzi. Questo nel 2013, quando erano arrivati in Italia 20.000 immigrati. Nel 2016 ne sono arrivati 180.000.
 
Politici corrotti come Giuseppe Castiglione (NCD, partner di governo del Partito Democratico), che lavora per il Ministero degli Interni con la missione ufficiale di “favorire l’integrazione delle persone bisognose di protezione internazionale”, in realtà si adoperano per trarre profitto dalla crisi.
Le attività illegali associate spaziano dall’assegnazione della costruzione dei centri per i rifugiati alle cooperative legate al PD in cambio di tangenti, al trasferimento dei richiedenti asilo e dei clandestini nelle campagne italiane per impiegarli in agricoltura con salari da 1 a 3 euro all’ora.
Per quel che riguarda le donne, gli immigrati stessi organizzano giri di prostituzione nei centri profughi o le vendono perché lavorino lungo le strade italiane. (14)
L’immigrazione è una storia di attuazione volontariamente lassista dello stato di diritto, di contrabbando, di disonestà, di schiavitù e, in definitiva, di distruzione dell’Europa.
Fonte: Voci Dall’Estero gennaio 11 2017
 
Riferimenti
  1. Immigrazione: il flop di Mare Nostrum, Il Sole 24 Ore
  2. Colte in flagrante: le ONG sono parte del traffico di migranti, Gefira
  3. L’armata delle ONG che opera sulle coste della Libia, Gefira
  4. Gli americani di MOAS traghettano migranti in Europa, Gefira
  5. Come potrebbe essere più efficace l’azione della UE contro i trafficanti di migranti? European Commission
  6. Andrea Riccardi, un’anima per l’Europa, Lavie
  7. Stabilire l’identità per la protezione internazionale, European Migration Network
  8. Migranti, in 40 fuggono dall’hotel nel Sulcis e bloccano la Statale, Corriere
  9. Rivolta nel Cie di Milano: scappano tre irregolari, gd-notizie
  10. Rivolta al Cie, agenti contusi. Scappano in 22, 10 arresti MigrantiTorino
  11. Lampedusa, via ai trasferimenti. fuga di immigrati al Cie di Torino, RAI
  12. I clandestini restano in Italia anche dopo essere espulsi, Il Giornale
  13. Mafia capitale, Buzzi: “Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”, Il Fatto Quotidiano
  14. La mafia siciliana guadagna sulle spalle degli immigrati disperati, La Stampa

GIÙ LE MANI DALLA RETE!

La campagna contro le cosiddette bufale della Rete è la reazione in malafede di tutti i poteri politici, economici, militari, dell’ informazione, che temono di perdere il loro “monopolio della Verità”. Certo sulla rete viaggia di tutto, anche invenzioni e fesserie, ma nessuna di queste “bufale” ha mai superato il controllo e la contestazione della rete big brotherstessa. Perché nella rete ci sono milioni di persone in carne ed ossa che contribuiscono alla sua funzione critica, a volte pagando di persona proprio per questo.
Al contrario le falsità del palazzo sono sempre state sostenute ed amplificate dal sistema dei mass media e dagli intellettuali complici, con danni drammatici per tutti noi. Ricordate il Segretario di Stato di Bush, Colin Powell, mostrare all’ ONU la fiala che avrebbe dovuto contenere le prove delle armi chimiche di Saddam Hussein ? Era un falso voluto dal governo USA per giustificare l’ invasione dell’ Iraq. Tutti i governi occidentali, tutti i mass media, tutti i commentatori dei grandi giornali, fecero propria questa colossale menzogna e gli USA scatenarono quella guerra che ancora oggi fa strage ovunque, da ultimo nelle discoteche di Istanbul.
Per anni il regime della grande finanza internazionale ha potuto presentare i suoi più sfacciati interessi e affari come una necessità comune. E questo grazie alla stessa Propaganda, che esaltava la guerra come strumento di esportazione della democrazia.
Mentre l’ Unione Europea distruggeva ovunque lo stato sociale e sottoponeva la Grecia ad una dittatura coloniale, tutto il regime mediatico vantava la bellezza dell’ europeismo. Le élites politico economiche hanno potuto nascondere il loro dominio sulle nostre vite presentando il loro potere come la più nuova e moderna delle democrazie.
Per anni il dominio della bugia a reti unificate ha determinato i passaggi fondamentali delle nostre società, fino a che ad un certo punto la macchina del consenso si è inceppata. La crisi è nata dal divario enorme e crescente tra la propaganda ufficiale ed i risultati reali. La guerra che doveva liberarci dal terrorismo lo ha importato nelle nostre città, la crisi economica sempre più pesante e discriminatoria nei suoi effetti, ha mostrato la vacuità degli inni alla ripresa.
La rete non ha prodotto nulla di proprio, ma ha registrato e diffuso la crescente insoddisfazione di massa e reso sempre più insopportabili e ridicole le bugie di regime.
Il sistema di propaganda ufficiale è diventato meno credibile, e dal referendum greco a quello sulla Brexit, dall’ elezione di Trump alla vittoria del NO in Italia, ha potuto solo registrare pesanti sconfitte. I pronunciamenti popolari sono stati diversi, opposti anche, ma in comune hanno avuto il rifiuto e persino il dileggio delle bufale della propaganda dei governi e del mondo degli affari.
È questa sconfitta che ha indotto i poteri forti, i signori della propaganda e i loro servi sciocchi a lanciare la campagna per il controllo della rete.
Da noi il massimo della sfacciataggine lo ha toccato la presidente della Camera in piena campagna referendaria. Mentre tutte le TV e il 98% dei giornali sostenevano fanaticamente il SI, Boldrini ha convocato un convegno per denunciare i rischi per la democrazia provenienti dalla rete.
Poi, dopo il presidente dell’ antitrust che avrebbe ben altro da fare, anche il presidente Mattarella ha auspicato un controllo sulla comunicazione in internet.
Porrebbero che la rete funzionasse come la Rai, Mediaset, Sky, o come quasi tutti i quotidiani, vorrebbero che la rete fosse cosa loro.
Tutti questi censori, da quelli di casa nostra a Obama al Parlamento Europeo, non vogliono capire che la loro verità è andata in crisi non per colpa della rete, ma perché troppo lontana dalla realtà. Cercando di imbrigliare nei loro giochi la rete, essi dimostrano soltanto di non aver capito nulla della crisi attuale e di voler continuare con le politiche disastrose sin qui seguite, cercando solo di silenziare il dissenso.
Le élites hanno trasferito nella comunicazione la loro campagna contro il populismo. Per loro è populista tutto ciò che non accetta il loro potere ed è contrario ad una corretta informazione tutto ciò che smentisce le loro verità.
La rete non è il paradiso della libertà, anzi anche lì bisogna lottare perché le verità nascoste emergano, ma il regime della bugia che ci ha finora governato non tollera neppure parziali spiragli di luce e vuole controllare tutto.
Per questo bisogna dire a questi imbroglioni: giù le mani dalla rete !
di Giorgio Cremaschi  4 gennaio 2017

Dio salvi il web. Non è post-verità, ma contro-verità

Il meccanismo è il solito. Collaudato, furbo, giacobino. Si parte da un pretesto bugiecondivisibile e si arriva ad imporre l’opposto. Il male, del resto, non è il contrario del bene, ma un bene rovesciato, deviato.
Un po’ come il gender (l’alterazione dell’umanità, della natura, qualsiasi desiderio che deve diventare un diritto), visione “altra” che si fa passare nelle scuole con la vasellina della “tolleranza”, della democrazia: il rispetto per ogni identità di genere, la lotta al cyberbullismo etc. E si mettono sulla ghigliottina i cosiddetti “omofobi”, quelli che non accettano lo schema.
 
La domanda è semplice: si può garantire il pluralismo con un atto di censura? E’ il rischio che si corre da quando il Palazzo (il politicamente e culturalmente corretto) si è posto il problema della “post-verità”. Cioè, del web. La molla, abbiamo detto, è oggettiva: evitare gli eccessi, la pancia, il nero della rete, le offese, la violenza verbale, corroborati da ignoranza (tutti parlano di tutto senza la minima cognizione di causa), coperti per altro dall’anonimato, dall’impunità. Ma lo scopo è un altro.
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, è stato esplicito: “Evitare il diffondersi dell’odio e della violenza che si propagano nella società, intossicandola e che rischiano di essere moltiplicati da un pur utile strumento come Internet”.
Paolo Gentiloni, capo del Governo, nella conferenza stampa di saluto ai giornalisti, si è posto sulla medesima linea: “La post-verità è il male della politica”.
Il numero uno dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella ha proposto: “Ci vuole un soggetto terzo e autonomo dalla politica”. Beppe Grillo si è indignato: “Volete l’Inquisizione”.
In Germania, infatti, è pronto un progetto di legge per limitare la libertà di stampa via web. Segni inquietanti.
Cosa bolle in pentola? Grillo ha ragione: il ministero della Verità, che poi tradotto in soldoni, è l’ultimo, estremo, tentativo di incollare alla società civile un pensiero unico (il laicismo, la narrazione globalista etc) che fa acqua da tutte le parti.
Ecco la vera ragione.
1) Il cartaceo è finitoIn Italia solo 4 milioni di cittadini all’anno leggono giornali stampati. Giornali espressione delle caste economiche, culturali e politiche. Insomma, non fanno più opinione. Non formano più le coscienze.
Invece, i giornali on line, i siti web, i blog, raggiungono complessivamente quota 19 milioni di accessi. Una bella differenza. Attraverso la rete circolano contro-verità, opinioni alternative. E’ qui che vengono smascherate le vere bufale: quelle del “regime”. E’ evidente che la rete dia fastidio e sia una pericolosa bomba atomica da controllare;
2) La vittoria della Brexit in Inghilterra, di Trump in America, gran parte del no in Italia a Renzi, sono stati il prodotto della rete. E proprio in queste occasioni si è constatato quanto le caste (politiche, giornalistiche, finanziarie) non contino più nulla in termini di consenso. Se la suonano e se la cantano tra loro. Politici, osservatori, esperti, giornalisti, sondaggisti, opinionisti blasonati e intellettuali, sono andati tutti a farfalle. E ora disperatamente e pateticamente, stanno tentando di analizzare ciò che non capiscono con le stesse categorie che hanno impedito loro di comprendere la realtà;
3) Perché non capiscono la realtà? Perché ormai da tempo le dicotomie destra-sinistra, liberali-socialisti, liberisti-statalisti, guerra fredda, sono tutte morte; e da tempo si stanno affacciando al cospetto della storia due nuove categorie: alto-basso (popoli contro caste) e valori antropologici. Questa è la nuova chiave di lettura per decodificare il presente. Questo è ciò che non vogliono capire le caste. Questo è ciò che passa per la rete. Ed è il motivo per il quale si auspica un ministero della Verità (della caste) per uccidere la rete.
di Fabio Torriero – 03/01/2017
Fonte: Intelligo news

Verso il totalitarismo. Il Web? Democrazia già censurata da Bce e Fmi

La post-verità di Pitruzzella non piace, ovviamente, alla rete. La “forza che spinge il fake-genuinepopulismo” e “minaccia la democrazia” avrebbe dunque bisogno di un garante del web? Grillo ha risposto parlando di “Inquisizione”, il nostro direttore Torriero scrive un editoriale dal titolo “Dio salvi il web” nel quale sottolinea come si tratti dell’ennesimo tentativo di imporre il pensiero unico. IntelligoNews ha intervistato il filosofo Diego Fusaro che ha espresso molto chiaramente il suo pensiero su questo tema…
L’idea di regolare il web deriva dal fatto che comincia a far paura se è vero che fenomeni come Brexit, la vittoria di Trump o del No al referendum italiano sono maturati, da un punto di vista dell’informazione, non certo sulla carta stampata e in tv?
Innanzitutto è ridicolo pensare che la democrazia sia in pericolo per la rete o per la circolazione di notizie non controllate. La democrazia è in pericolo, anzi è azzerata ad opera di enti che decidono come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea, le potenze che bombardano in nome del loro interesse economico. Questo mette a repentaglio, anzi ha già distrutto la democrazia. Non certo la rete. In secondo luogo è ovvio che cercano di mettere la mordacchia alla rete per evitare che ci sia la libertà di espressione di un sistema che sta sempre più perdendo il suo consenso e deve dunque ricorrere alla violenza”.
C’è dunque un cambiamento reale che porta a nuove risposte?
“Fin quando c’è l’egemonia col consenso non c’è bisogno della violenza. Quando il consenso inizia a scemare, si restringono gli spazi di libertà e inizia un dominio che si basa sempre più su forme repressive. Questo è ciò che ci attende. Il 2017 si apre malissimo non solo per l’attentato di Istanbul, ma anche per queste notizie. Ha ragione da vendere Torriero a riflettere su questo”.
Il criterio è l’offesa, la difesa del pluralismo? Ma come si fa a difendere il pluralismo attraverso la censura, non rischia di essere ideologica?
“Assolutamente, tra l’altro ci sono delle tesi che sono controverse, oggetto di discussione. Come puoi allora imporre una verità, chi la decide? Ad esempio la critica del sistema capitalistico dell’Ue, dei bombardamenti imperialistici è chiaro che sia oggetto di una divisione di interpretazione. Chi decide quella giusta? Non si può pretendere di metterne una al bando. Altrimenti siamo veramente in una situazione in cui la parola totalitarismo diventa finalmente attuale, nel senso pieno del termine…”.
 
Se a Diego Fusaro mettono il bavaglio, impedendogli di esprimere liberamente il suo pensiero, cosa fa il giorno dopo?
Continuo ad esprimerlo come ho sempre fatto. Fino ad ora ci si poteva esprimere, pur essendoci comunque forma di censura e diffamazione. Se uno ha subito quelle forme può continuare pacatamente ad andare avanti, nonostante questi nani che hanno bisogno di mettere la censura per evitare che emergano le verità. Se non sono riusciti a bloccare il pensiero libero mettendo a morte Giordano Bruno e Socrate, non vedo perché debbano riuscirci oggi. Il vero problema è che manca un pensiero libero all’altezza dei tempi. Questo è il problema”.
di Diego Fusaro – 03/01/2017
 
Fonte: Intelligo news