“Raid USA coinciso con offensiva dell’ISIS contro esercito siriano”

nave usasotto Ministero Difesa russo: solo 23 missili su 59 hanno colpito la base militare siriana 
07.04.2017
I terroristi dello “Stato Islamico” hanno attaccato le posizioni dell’esercito siriano sulla strada Homs-Palmira contemporaneamente all’attacco missilistico contro la base aerea di Shayrat nella provincia orientale di Homs, ha riferito una fonte a RIA Novosti.
“E’ una coincidenza che i terroristi dell’ISIS hanno attaccato le posizioni delle forze governative siriane sulla strada Homs-Palmira in concomitanza con l’attacco americano contro la base di Shayrat?” — si chiede l’interlocutore dell’agenzia.
Secondo la fonte siriana, i terroristi hanno iniziato il loro assalto sulla strada Homs-Shayrat alle 2 di notte e occupato per più di un’ora la zona, fino a quando le truppe governative non hanno inviato rinforzi. Ora l’esercito è riuscito a respingere gli islamisti nel deserto.
Il governatore della provincia di Homs aveva riferito in precedenza a RIA Novosti che la base di Shayrat, situata ad est della provincia, è il punto d’appoggio più importante per le battaglie dell’esercito siriano contro i terroristi nella zona, anche in direzione di Palmira.
Questa notte gli Stati Uniti hanno bombardato la base militare siriana di Shayrat con 59 missili da crociera Tomahawk. Donald Trump ha motivato il bombardamento in risposta all’attacco con armi chimiche nella provincia di Idlib, di cui accusa le forze governative siriane.
 
Le vittime del raid americano, secondo i dati più recenti, sono 5, mentre i feriti sono 7.
Il Pentagono ha riferito di aver cercato di “ridurre al minimo il rischio per il personale della base”, compresi i militari russi che si trovano nella struttura siriana.
A Mosca considerano le azioni di Washington come un’aggressione contro uno Stato sovrano. Secondo il presidente Vladimir Putin, il raid è stato compiuto sotto falsi pretesti.
Ministero Difesa russo: solo 23 missili su 59 hanno colpito la base militare siriana
07.04.2017
Solo 23 missili da crociera delle navi americane hanno raggiunto la base siriana di Shayrat, la sorte degli altri 36 è sconosciuta, ha dichiarato durante una conferenza stampa il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov.
“Il 7 aprile dalle 3.42 alle 3.56 dell’orario di Mosca (in Italia dalle 2.42 alle 2.56) dal Mar Mediterraneo a largo di Creta 2 cacciatorpedinieri della Marina americana (“Ross” e “Porter”) hanno sparato 59 missili da crociera “Tomahawk” contro la base aerea siriana di Shayrat (provincia di Homs). Secondo mezzi russi di controllo oggettivo, hanno colpito la struttura militare siriana 23 missili. Non si sa dove siano caduti i restanti 36 missili”, — ha detto.
Konashenkov ha specificato che a seguito del raid è stato distrutto un deposito con mezzi tecnici, un centro d’addestramento, una mensa e 6 hangar per le riparazioni dei caccia MiG-23, così come una stazione radar.

Nuovo attacco aereo americano in Siria, su richiesta di al-Qaeda

usa al qaidaIn questo giorno esatto, cent’anni fa, gli Stati Uniti entrarono nella prima guerra mondiale. La notte scorsa hanno invece attaccato un aeroporto siriano in modo palesemente ostile ed intenzionale. L’attacco ha fatto sì che ora al-Qaeda possa “richiedere” agli americani attacchi aerei contro obiettivi siriani. L’evento probabilmente porterà ad una guerra molto più grande.
Il 4 aprile, aerei siriani hanno colpito una sede di al-Qaeda a Khan Sheikhoun, nel governatorato di Idlib, che è sotto il controllo del gruppo terroristico. Dopo l’attacco aereo, sono stati rilasciati alcuni agenti chimici. I sintomi mostrati nei video delle locali stazioni di soccorso indicano un agente nervino. Il rilascio ha probabilmente ucciso tra 50 e 90 persone. Non si sa come il rilascio sia avvenuto.
È improbabile che il responsabile sia il governo siriano:
    – Nel 2013 il governo siriano ha rinunciato a tutte le proprie armi chimiche, come verificato da ispettori ONU.
    – L’obiettivo è militarmente e strategicamente insignificante.
    – Non c’era pressione sull’esercito siriano.
    – L’atmosfera politica internazionale era da poco tornata a favore della Siria.
Anche se la Siria avesse messo da parte qualche arma di riserva, questo sarebbe un momento ed un obiettivo totalmente sbagliati per usarla. Negli ultimi sei anni di guerra, l’esercito siriano ha seguito un percorso politico e militare molto logico. Ha agito in modo coerente, non irrazionale. È molto poco probabile che ora faccia una mossa così assurda.
La sostanza chimica utilizzata, sia essa Sarin o Soman, non era in una forma pulita. Vari testimoni hanno parlato di un “odore di marcio” e di un colore verdastro. Mentre il colore potrebbe far pensare ad una miscela con cloro, l’odore intenso di cloro è facilmente identificabile, copre gli altri e sarebbe stato rilevato da testimoni. Sarin e Soman nella loro forma pura, invece, sono incolori, inodori ed insapori. Il governo siriano una volta produceva agenti nervini su larga scala. Quelli prodotti amatorialmente non sono puri ed hanno odore (vedasi l’incidente nella metropolitana di: Tokyo 1995): è improbabile che il governo usi un prodotto di bassa qualità.
L’agente nervino rilasciato a Khan Sheikhoun, dovesse essere confermato, proviene o da munizioni nascoste nel luogo attaccato o dai gruppi terroristici locali – al-Qaeda ed Ahrar al-Sham – che l’hanno versato dopo l’attacco per incolpare il governo siriano. Il basso numero delle vittime civili fa puntare alla seconda opzione.
Diversi rapporti degli anni scorsi confermano che Al-Qaeda in Siria ha le capacità di produrre ed usare Sarin, così come altri agenti chimici. Era sotto pressione, stava perdendo la guerra. Non è la prima  volta che usano il gas. È perciò molto probabile che abbia fatto questo attacco frontale per mettere pressione al governo siriano.
Il numero delle vittime è stato inferiore rispetto agli attacchi aerei americani in Siria ed  Iraq. Nonostante ciò, i media internazionali si sono scagliati contro Assad, pur privi di alcuna prova. Le uniche immagini vengono dai Caschi Bianchi, noti per essere collusi con al-Qaeda e ISIS (video).
Ieri sera Trump “ha risposto” ordinando il lancio di 59 missili da crociera sull’aeroporto militare siriano di Al Syairat. I missili sono stati lanciati dal mare in una raffica progettata per sopraffare le difese aeree. Sei soldati siriani sono stati uccisi, otto feriti e nove jet distrutti. Secondo fonti militari siriane e russe solo 23 missili cruise hanno colpito l’aereoporto. Una decina tra il personale militare è stata uccisa o ferita, l’aeroporto gravemente danneggiato. I governi siriano e russo erano stati precedentemente avvertiti degli attacchi ed avevano evacuato la maggior parte degli uomini e delle apparecchiature critiche (l’avvertimento era parte di un accordo?). L’attacco aereo ha coinciso con un attacco terrestre dell’ISIS sul lato est dell’aeroporto.
Il Pentagono sostiene, senza alcuna prova, che il Sarin era immagazzinato nell’aeroporto e che l’attacco chimico sia stato lanciato da lì. Entrambe le cose sembrano altamente improbabili. L’aeroporto era accessibile agli ispettori dell’ ONU. Non ha difese aeree buone come altri aeroporti siriani, per esempio quello nel governatorato di Laodicea. I suoi accessi a terra non sono totalmente inaccessibili. Un sistema di difesa aerea di medio raggio era stata recentemente usata vicino al Syairat, contro aerei israeliani che attaccavano le forze siriane impegnate contro l’ISIS a Palmira.
Al Syairat si trova nel governatorato di Homs, 150 km a sud di Khan Sheikhoun, che invece è nel governatorato di Idlib. È stato in gran parte usato contro lo stato islamico, che combatte le truppe del governo siriano ad Homs est.
Al-Qaeda e il suo braccio destro Ahra al-Sham hanno accolto con favore gli attacchi degli Stati Uniti. La dittatura teocratica dell’Arabia Saudita ha offerto il proprio pieno sostegno, così come i suoi creatori britannici.
L’attacco aereo americano è un messaggio ad al-Qaeda. Ogni qualvolta si trovi sotto pressione militare, può ora attuare o fingere un “attacco chimico” e gli Stati Uniti interverranno per distruggere il nemico, ossia il governo siriano. Atti come quelli della scorsa notte sono un diretto aiuto militare fatto da Washington su richiesta di al-Qaeda.
Uno schema simile era stato in passato usato sulle alture del Golan. Al-Qaeda, in lotta contro il governo siriano, lanciava un colpo di mortaio che sarebbe atterrato nel territorio israeliano. Israele avrebbe poi attaccato sedi strategiche siriane perché “il governo è responsabile di ciò che accade nella zona”. Al-Qaeda avrebbe poi sfruttato il vantaggio del campo di battaglia creato dall’attacco israeliano. Lo schema ed il “modo di pensare” dell’esercito israeliano sono stato dichiarati più volte nei media israeliani:
    – Un certo numero di proiettili di mortaio sono finiti in territorio israeliano a seguito dei combattimenti degli ultimi anni, sollevando timori tra i residenti vicino al confine.
   –  Le Forze di difesa israeliane spesso rispondono al fuoco colpendo postazioni dell’esercito siriano.
    – Israele ritiene Damasco responsabile di tutto il fuoco versato dalla Siria in Israele, indipendentemente dalla vera fonte del fuoco.
 
L’amministrazione statunitense ha ora stabilito un meccanismo simile, su scala più ampia, di sostegno militare per al-Qaeda ed ISIS in Siria.
Le elezioni americane sono state infondatamente accusate di “interferenze russe”. Gli attacchi aerei contro la Siria potrebbero essere il riscatto chiesto per liberarsi da queste accuse. Gli avversari di Trump ora ne tessono le lodi. La denuncia di eventuali sue connessioni con Putin potrebbero ora decadere.
Ieri i principali leader democratici del Congresso hanno supportato gli attacchi alla Siria. Ciononostante, probabilmente attaccheranno il presidente per essi. Questi attacchi sono un grosso azzardo: come disse Trump quando Obama ordinò attacchi, questi sono una mossa disperata. La maggior parte del Dipartimento di Stato e del Consiglio per la Sicurezza Nazionale non sono stati consultati al riguardo. Le possibilità che questi saranno politicamente e strategicamente controproducenti sono elevate.
Trump è il terzo presidente in fila che in campagna elettorale promette meno guerre e poi, dopo le elezioni, ne fa di più. Il velo “democratico” dell’oligarchia americana si strappa così ulteriormente.
Una possibile cooperazione Stati Uniti-Russia in Siria ora non avverrà. Gli aerei U.S.A. nei cieli siriani saranno d’ora in poi sotto costante pericolo. Ci sarà anche un po’ di vendetta contro gli americani per gli attacchi di ieri sera. Probabilmente non in Siria, ma in Iraq, in Afghanistan o in mare. Un “messaggio” sarà inviato: la reazione degli Stati Uniti a quel “messaggio” potrebbe portare ad una guerra molto più grande.
Fonte: www.moonofalabama.org – 7.04.2017
Link: http://www.moonofalabama.org/2017/04/syria-us-creates-new-air-support-request-scheme-for-al-qaeda.html
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

La Siria risponderà all’aggressione USA in coordinamento con la Russia

In this photo released on Sunday, June 26, 2016, by the Syrian official news agency SANA, Syrian President Bashar Assad, second right, speaks with Syrian troops during his visit to the front line in the Damascus suburb of Marj al-Sultan, Syria. (SANA via AP)

Apr 07, 2017

Assad con i suoi ufficiali
Gli Stati Uniti avevano preso la decisione di attaccare la Siria già prima della strage con armi chimiche di Idlib.
A sostenerlo è il ministero degli Esteri russo che ritiene l’attacco di questa notte effettuato intenzionalmente con un pretesto.
 
“E ‘chiaro a qualsiasi esperto che la decisione di colpire è stata decisa da Washington prima degli eventi di Idlib, che sono stati utilizzati semplicemente come scusa per una dimostrazione di forza”, ha detto il ministero in un comunicato. (Sputnik News)
Le dichiarazioni di Lavrov confermano quella che era già l’impressione di molti osservatori: tutto era già deciso in anticipo e si è prefabbricata la sceneggiata dell’attacco chimico per mettere sotto accusa il Governo di Bashar al-Assad e giustificare l’intervento.
Lavrov ha dichiarato anche che “l’azione USA costituisce un atto di aggressione contro la Siria in violazione di ogni normna internazionale”.
Nota: assistiamo ad una replica di quanto accaduto nel 2011 in Libia quando gli USA accusarono il Governo libico di “bombardare la sua popolazione” e crearono la campagna mediatica di propaganda (con falsificazione dei fatti) per giustificare l’aggressione alla Libia. Unica differenza: in Siria sono presenti forze russe ed iraniane.
Nel frattempo il portavoce del Governo siriano ha dichiarato che” la Siria prenderà la decisione di una risposta militare all’attacco USA in coordinamento con la Russia”.
Si vedranno presto le conseguenze dell’azione di forza decisa dagli USA.
Fonte: Sputnik News – RT Actualidad
Traduzione e nota: L.Lago

Prime reazioni di “esultanza” per l’attacco USA nelle file dagli jihadisti in Siria

Milicianos-de-Al-Nusra-esultanoApr 07, 2017
Milicianos di Al Nusra esultano per l’attacco USA
Il Fonte Al Nusra , Jabhat Fatah Al-Sham e le altre organizzazioni jihadiste, appoggiate dagli USA e Arabia Saudita che operano in Siria,  si congratulano con Washington per l’attacco realizzato contro le forze dell’Esercito siriano e si augurano che il comando USA operi con altri attacchi successivi contro le basi e le posizioni dell’esercito siriano. Questo attacco indebolisce le forze dell’Esercito Siriano e consentirà ai gruppi Jihadisti di avanzare e recuperare le posizioni perse sul terreno di battaglia, in vista dell’obiettivo di rovesciare il Governo di Assad, impadronirsi del potere ed issare la bandiera nera dello Stato Islamico sui palazzi di Damasco.
Congratulazioni a Trump anche da parte di Israele per bocca di Netanyahu il quale, secondo molti osservatori, è il “suggeritore” dell’attacco e la mente strategica che orienta le decisioni dell’Amministrazione Trump. Esultano anche i monarchi dell’Arabia Saudita per l’avvenuto attacco e si augurano che presto gli USA intervengano massicciamente in appoggio dei gruppi mercenari jihadisti reclutati, finanziati ed armati da Rijad (e dagli USA) per rovescare il Governo di Damasco e riuscire ad imporre un regime salafita conforme alla sharia islamica in tutta la Siria. I monarchi sauditi, il Qatar e gli Emirati Arabi vedono avvicinarsi la prospettiva di un califfato islamico a Damasco.
Anche nelle capitali europee si approva l’operato di Trump, i governi filo USA ed atlantisti stanno preparando i comunicati di solidarietà ed appoggio in ossequio alla linea sempre ossequiosa e servile degli interessi americani. Questo nonostante la nuova ondata di profughi che , dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen, tutte zone devastate dalle guerre americane, si abbatteranno sull’Europa.
Nel frattempo sono in corso febbrili consultazioni tra Mosca Teheran e Damasco per concordare una reazione comune all’aggressione USA.
Il Presidente lady Putin ha energicaente condannato l’azione USA come un atto di aggressione unilaterale effettuato sulla base di un falso pretesto ed ha richiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Tuttavia nella situazione attuale le parole non bastano più. Risulta evidente che gli USA ed i loro alleati utilizzano non le parole ma il linguaggio delle armi.
 
Si aspettano le decisioni della Russia che si gioca in Siria la propria credibilità.
Fonti: Hispan Tv – Al Manar – Traduzione e commento: L.Lago

La Russia sospende ogni collaborazione con gli USA in Siria

Zona-di-PalmiraApr 07, 2017
Soldato siriano guarda bandiera ISIS strappata ai terroristi
Il Comando russo comunica che, a seguito dell’attacco unilaterale effettuato dagli USA, viene interrotta qualsiasi cooperazione aerea tra le forze russe in Siria e l’aviazione USA. Questa cooperazione veniva svolta per prevenire  possibili incidenti nello spazio aereo siriano tra gli aerei russi, siriani e gli aerei da guerra della coalizione USA.
Ministero Esteri russo: L’attacco USA in Siria è un modo di distogliere l’attenzione dalla situazione a Mosul (Iraq) -dove gli USA stanno compiendo ripetute stragi di civili.
Stato Maggiore della Siria: nell’attaccare la base delle Forze siriane gli USA si sono trasformati in un alleato di fatto dei terroristi, tanto dell’ISIS che dei gruppi come Al Nusra e gli altri.
Grazie all’attacco USA sulla base di Al-Shairat, in Siria, l’ISIS ha iniziato una nuova offensiva sulla strada che collega Homs a Palmira. Proprio dalla base di Al-Shairat provenivano le incursuoni aeree delle forze siriane in appoggio dell’Esercito siriano che avevano consentito la liberazione di Palmira.
Attualmente i gruppi terroristi non vedono più ostacoli nel riconquistare Palmira per attaccare i civili e completare la distruzione del patrimonio storico dell’antica città romana.
Fonti: Al Mayadeen – Hispan Tv – Traduzione e sintesi: L.Lago

Salvini: “I missili Usa sulla Siria sono una pessima idea e un regalo all’Isis”

1491330593558.jpg--_assad_fa_strage_di_bambini_col_gas___la_fonte__un_organismo_bufala__la_denuncia_di_salvini“Qualcuno a Washington vuol ripetere i disastri dell’Iraq, della Libia e delle primavere arabe con tutte le devastanti conseguenze per Italia ed Europa?”
Aprile 2017 alle 11:07
 
“I missili Usa sulla Siria sono una pessima idea e un regalo all’Isis”: così Matteo Salvini ha commentato il lancio di 59 missili cruise statunitensi su una base aerea siriana. “Forse per i problemi interni, forse mal consigliato dai guerrafondai che stanno ancora cercando le armi chimiche di Saddam Hussein, Trump in Siria – ha sottolineato il leader leghista – fa la scelta più sbagliata e riapre una guerra contro il terrorismo islamico che era già stata vinta. Forse qualcuno a Washington vuol ripetere i disastri dell’Iraq, della Libia e delle primavere arabe con tutte le devastanti conseguenze per Italia ed Europa?” è la considerazione del segretario della Lega.
Marine Le Pen si dice sorpresa dalla decisione americana, ritenendo che fosse prima necessaria un’inchiesta internazionale su quanto realmente accaduto. “Quello che è successo in Siria è terribile, lo condanno fermamente” ha twittato la candidata all’Eliseo. La leader del Front National, intervenuta in mattinata a una trasmissione televisiva su France2, si interroga però sulla reazione: “È troppo chiedere di aspettare i risultati di un’inchiesta internazionale indipendente prima di procedere a questo tipo di attacchi?”. La Le Pen ha inoltre ricordato che era stato il presidente Trump ad aver annunciato di “non voler più fare degli Stati Uniti il gendarme del mondo”.
Il presidente della Duma, Viacheslav Volodin, ritiene che l’attacco Usa alla base area siriana sia una vittoria per i terroristi islamici: “L’Isis oggi applaude gli Stati Uniti”, ha detto alla stampa. A suo dire, gli Usa di fatto hanno garantito all’Isis una tregua e la possibilità di rafforzare le loro fila. Volodin ha poi denunciato che tutti gli sforzi compiuti dalla Russia e da chi l’ha sostenuta per distruggere il terrorismo, “anche gli Usa erano in questo dialogo”, vengono così vanificati. Dobbiamo fare di tutto per fermare gli Stati Uniti; il ruolo di poliziotto del mondo che agisce in violazione della legge è carico di conseguenze negative” ha concluso.
Il Cremlino parla di un “attacco significativo” alle relazioni tra Usa e Russia: “È una grave battuta d’arresto per la creazione della coalizione antiterrorismo e un atto di aggressione contro uno Stato sovrano che viola il diritto internazionale”. Il ministero degli Esteri russo sostiene che la decisione di attaccare la Siria fosse stata presa già prima di quanto avvenuto a Idlib, ritenuto dai russi solo un pretesto: “È chiaro a qualsiasi esperto che la decisione di colpire è stata presa da Washington prima degli eventi di Idlib, che sono stati utilizzati semplicemente come scusa per una dimostrazione di forza”, ha affermato il ministero in un comunicato.

Siria, la bufala dell’attacco chimico: è stato colpito un deposito dell’Isis

isis-765814Conferme anche da Mosca Siria, la bufala dell’attacco chimico: è stato colpito un deposito dell’Isis
L’esercito siriano ha in realtà centrato un magazzino e una fabbrica di armi, all’interno dei quali gli integralisti avevano messo le sostanze chimiche
5 Aprile 2017 alle 20:17
Il ministero della Difesa russo ha confermato quanto era già stato anticipato dalle forze armate siriane, smentendo la bufala del presunto raid con armi chimiche nella provincia siriana di Idlib: in un comunicato, Mosca ha spiegato che l’aviazione del regime di Bashar al-Assad ha in realtà colpito “un magazzino terroristico” contenente “sostanze chimiche” nei pressi di Khan Sheikhun, negando quindi categoricamente che sia stato sferrato alcun attacco con armi chimiche. “Secondo i dati obiettivi del controllo russo dello spazio aereo, l’aviazione siriana ha bombardato vicino Khan Sheikhun un enorme magazzino terroristico che conteneva sostanze chimiche”, si legge nella nota. La menzogna, ripresa da quasi tutti i media mondiali, era stata come al solito diffusa dal fantomatico “Osservatorio Siriano per i Diritti Umani”, generatore di menzogne con sede in Gran Bretagna.
Mosca conferma quindi che da parte di Damasco non c’è stato nessun raid con armi chimiche, ma spiega che gli agenti tossici erano contenuti nel deposito di una fabbrica di armi controllata dalle milizie dello Stato Islamico, contro il quale è stato sferrato un attacco da parte dell’esercito siriano. Il portavoce del ministero russo, il generale maggiore Igor Konashenkov, ha detto mercoledì mattina che le attività militari russe hanno registrato un attacco delle forze aeree siriane sul deposito e sulla fabbrica nella periferia orientale della città di Khan Sheikhoun. Il comando dell’esercito siriano aveva già negato “categoricamente di aver utilizzato armi chimiche o sostanze tossiche a Khan Sheikhun” sottolineando di non averne mai fatto uso né di volerlo fare in futuro”.
Gli agenti tossici che hanno fatto strage a Khan Sheikhoun provenivano quindi da un arsenale dei ribelli, come ha spiegato in modo dettagliato il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale maggiore Igor Konashenkov. Gli attacchi dei jet di Damasco avrebbero messo nel mirino depositi di armi e una fabbrica di munizioni nella periferia est della città, senza poter immaginare che i ribelli dello Stato islamico vi avessero prodotto e immagazzinato anche delle armi chimiche. Konashenkov ha sottolineato che il tipo di armi chimiche prodotte nella fabbrica colpita dai raid aerei erano già state utilizzate in Iraq ed erano state usate precedentemente dai ribelli di Al Nusra ad Aleppo, come dimostrerebbe il fatto che le vittime avevano sintomi analoghi a quelli osservati nelle immagini arrivate da Khan Sheikhoun.

Israele corre in soccorso dell’Isis in Siria Iran: l’attacco israeliano è “aggressione flagrante” alla Siria

IsJetUn diplomatico iraniano ha denunciato il recente attacco israeliano in Siria e ha chiesto all’ONU di prendere misure per impedire la sua ripetizione. Avigdor Lieberman, ministro israeliano della Difesa, ha minacciato di distruggere le difese antiaeree della Siria.
Bahram Qassemi, portavoce del Ministero degli Affari Esteri iraniano, ha condannato l’invasione dello spazio aereo siriano e l’attacco perpetrato nel territorio del paese arabo, venerdì scorso, da diversi aerei israelianiun aggressione a cui Damasco ha risposto abbattendone uno e colpendone un altro, secondo le informazioni ufficiali diffuse da fonti militari siriane. Israele nega l’abbattimento di qualsiasi aeromobile.
L’attacco, sferrato nella parte orientale della provincia di Homs, presumibilmente per distruggere armamenti destinati al movimento di resistenza libanese Hezbollah, è stato definito dalle autorità siriane un’ “aggressione” e un “tentativo disperato”, da parte di Tel Aviv, di “sollevare il morale” di Daesh, “distogliendo l’attenzione dalle vittorie che l’Esercito Arabo Siriano sta ottenendo contro le organizzazioni terroristiche”, si legge in un comunicato ripreso da Press TV.
 
Nelle dichiarazioni rilasciate sabato, Qassemi ha anche detto che si è trattato di “un’aggressione del regime sionista contro la Siria”, sottolineando che essa avviene “nel momento in cui l’Esercito e il fronte antiterrorista sono in vantaggio nella loro lotta contro i terroristi”.
L’aggressione mette in evidenza “gli interessi comuni e i comportamenti simili” che continuano ad esistere tra “l’usurpatore israeliano e i terroristi”, ha sostenuto il portavoce della diplomazia iraniana, che ha chiesto all’ONU una presa di posizione allo scopo di impedire la ripetizione di queste azioni, che “violano la pace e la sicurezza regionali”, informa Prensa Latina.
Preoccupazione a Mosca
 
In dichiarazioni a una radio israeliana, il ministro della Difesa sionista, Avigdor Lieberman, ha affermato che, la prossima volta che i siriani useranno il loro sistema di difesa antiaereo contro l’aviazione israeliana, “noi lo distruggeremo senza esitazioni”, sottolineando il diritto di Israele di invadere lo spazio aereo della Siria. Queste minacce sono state profferite il giorno dopo che il leader del suo governo, Benjamin Netanyahu, aveva detto che Israele continuerà a promuovere azioni militari contro Hezbollah in territorio siriano.
Il 20 marzo, il viceministro degli Affari Esteri della Russia, Mikhail Bogdanov, ha confermato all’agenzia di stampa Interfax che l’ambasciatore israeliano a Mosca è stato chiamato a fornire chiarimenti sull’attacco aereo di venerdì nei pressi di Palmira, nel centro della Siria. Secondo l’agenzia, citata da Press TV, il diplomatico russo ha espresso “la sua preoccupazione” per l’incidente.
da abrilabril.pt | Traduzione di Marx21.it

Londra: attentato contro la Brexit

attentato BrexitIsis, la creatura dell’Occidente per servirlo.


Ormai pare accertato: a colpire Londra è stato il Terrore. Ancora non si sa se l’assassino di turno abbia agito da solo o in collegamento diretto con la rete dell’Isis, ma il suo scopo è stato raggiunto egualmente. L’attentato segue il quasi-attentato in Francia di una settimana fa, quando a Orly un tizio ha rubato l’arma a una soldatessa ed è stato prontamente freddato. Queste ultime iniziative del terrorismo sono ben diverse dalle precedenti, molto più elaborate e ben più tragiche (vedi Nizza e Charlie Hebdo in Francia e Orlando negli Stati Uniti).

Il che segnala una certo indebolimento della rete del Terrore, che risulta meno efficace di un tempo (anche se può riprendere vigore). D’altronde di colpi ne ha subiti, e molti: in Siria e Iraq gli sciiti (iracheni, siriani e iraniani) e i russi stanno flagellando le bande armate affiliate alla jihad globale.

Un’azione martellante nella quale stanno trascinando anche, sebbene a strappi, gli Stati Uniti, il cui intervento è stato finora alquanto ambiguo e contrastato, forse perché l’azione di tale jihad nei due Paesi, per una eterogenesi dei fini alquanto palese, collimava con i piani dei neconservatori (alquanto influenti nell’esercito Usa) che prevedono, tra le altre cose, la partizione di Iraq e Siria in più Stati.

Nonostante questo, la rete del Terrore ha dimostrato di essere purtroppo ancora vitale, capace cioè di iniziative come quella londinese.
A essere preso di mira è stato il Parlamento, che è il cuore della democrazia in quanto simbolo della sovranità popolare. Quella sovranità popolare che si era espressa nel referendum dello scorso giugno, decretando la Brexit. Un esito imprevisto della consultazione popolare, che ha trovato non poche forze ostative alla sua attuazione, a vari livelli.

Proprio in questi giorni, vinte a fatica tali forze ostative, la premier Theresa May ha annunciato l’avvio della procedura per tagliare il cordone ombelicale che lega Londra alla Ue, che inizierà il 29 marzo. Si può immaginare che la coincidenza temporale dell’avvio vero e proprio della Brexit con l’attentato a Londra sia una mera coincidenza. Ma il Terrore globale non conosce coincidenze, solo obiettivi e simbolismi (esoterici, come detta la sua natura). Nel caso specifico si è voluta colpire la sovranità popolare, che si è affermata contro le ragioni della Finanza globale, che aveva puntato tutto sul Remain. Non che tutti i broker e i dipendenti di banca inglesi abbiano votato Remain, anzi. Ma la Finanza in quanto tale non poteva accettare l’opzione Brexit perché mina alla radice la globalizzazione, quell’ordine costituito ormai dato per permanente che l’ha resa forza egemone del mondo, relegando la politica (e la sovranità popolare) alla marginalità.

Non solo la Finanza, anche il Terrore ha nella Brexit un nemico esistenziale. Il Terrore globale, infatti, è nato proprio a seguito e grazie alla globalizzazione. Ne è un prodotto necessitato.La globalizzazione, almeno quella conosciuta finora, vampirizza il ceto medio, crea masse di emarginati, abbatte barriere, confini, destabilizza società e Stati, creando l’humus perfetto nel quale può allignare e alimentarsi la Paura e il terrorismo. Non solo, se la Finanza non è più libera di vagare a suo piacimento, anche la Finanza oscura, quella creata dal Terrore globale e ad esso destinata, vede erodere i propri margini di manovra.

Ancora: la fine della globalizzazione, che si compirebbe se l’onda di marea iniziata con la Brexit e montata con la vittoria di Trump si abbattesse sull’Europa, creerebbe nuovi scenari geopolitici.

Uno di questi scenari vede la possibile convergenza dell’Occidente e dell’Oriente, Russia e Cina in particolare, contro il Terrore globale. Scenario peraltro probabile, se si sta ad esempio a quanto annunciato da Trump nella campagna elettorale che l’ha visto vittorioso. Per una bizzarra eterogenesi dei fini, infatti, la globalizzazione crea una rete di Terrore globale ma, allo stesso tempo, alimenta divergenze tra Est e Ovest.

Alla radice di tale divergenza la volontà di Mosca e Pechino di non subordinate le ragioni di Stato a quelle della Finanza globalizzata, della quale pure usano.

Il Terrore globale ha una capacità di elaborare molto sofisticata. Sa bene chi sono i propri nemici irriducibili. E sa bene le conseguenze della Brexit. Così ha colpito al cuore dell’Inghilterra. A monito e futura memoria (a breve si decide il destino della Francia: le elezioni possono determinare la Frexit e quindi la fine della Ue). Gli agenti della Paura sanno perfettamente che la Brexit, ponendo non poche criticità alla globalizzazione, mina anche la loro sopravvivenza. Da qui il suo nervoso attivismo.

Un attivismo che ha ricordato un po’ l’infausto 11 settembre, con la povera premier Theresa May portata via dalla sicurezza come allora avvenne per l’imbelle George W. Bush. Ma l’Inghilterra ha alle spalle una storia diversa da quella degli Stati Uniti. Durante la seconda guerra mondiale il Parlamento continuò a riunirsi anche sotto i bombardamenti nazisti. Un pregresso che conforta.
Notizia del: 24/03/2017 PICCOLE NOTE

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-londra_attentato_contro_la_brexit/16658_19443/

 

Guerra NATO in Sicilia

Exercise Dynamic Manta 15

Exercise Dynamic Manta 15

meglio tenersi pronti sia mai che in Europa tornino i fascismi/populismi al potere…meno male che i liberatori non ci abbandonano e proteggano la troika.


 
Il belpaese? Ridotto dallo zio Sam ad una colonia bellica a stelle e strisce, da cui far decollare la guerra contro mezzo mondo. I codardi italidioti ingrassano, ma a ribellarsi è soltanto l’Etna con le sue recenti eruzioni. Mentre i politicanti – inclusi gli onorevoli grullini volati in gita turistica al Muos di Niscemi  – si trastullano ben pagati dai fessi dei contribuenti, l’alleanza atlantica sta svolgendo l’ennesima prova di guerra nel Mediterraneo di casa nostra.
Ecco il comunicato stampa numero 18 emesso dalla Marina Militare italiana:
«L’esercitazione NATO “DYNAMIC MANTA 2017 (DYMA 17)” si svolgerà al largo delle coste siciliane, dal 13 al 24 marzo, con mezzi aeronavali ed equipaggi provenienti da 10 Paesi Alleati, riuniti nel Mediterraneo Centrale per un addestramento alla lotta anti sommergibile e alla lotta contro i mezzi di superficie. I sommergibili provenienti da Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti, sono sotto il controllo del Comando Sommergibili NATO (COMSUBNATO) e opereranno con 10 navi militari di Francia, Grecia, Inghilterra, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti. L’Italia, oltre a partecipare con il cacciatorpediniere  Luigi Durand De La Penne, il sommergibile Pietro Venuti, e un elicottero SH90 della Marina Militare, fornirà supporto logistico attraverso il Comando Marittimo della Sicilia, la Base Navale di Augusta e la Base Aerea di Sigonella.
La DYNAMIC MANTA 17 rappresenta la principale esercitazione della NATO nel Mediterraneo, dedicata all’addestramento anti sommergibile con l’obiettivo di affinare capacità e tecniche dei sommergibili e delle navi dell’Alleanza Atlantica.
 
Scenari realistici ed eventi con difficoltà crescente caratterizzeranno i temi addestrativi per incrementare la capacità di combattimento in contesti operativi multinazionali. Le navi in addestramento saranno supportate da 14 aerei da pattugliamento marittimo ed elicotteri di Canada, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Norvegia, Spagna, Turchia e Stati Uniti che opereranno dalla base di Sigonella e da bordo delle navi. Il numero di nazioni partecipanti all’esercitazione di quest’anno, è una dimostrazione dell’impegno della NATO per la sicurezza marittima, in particolare, per lo sviluppo di capacità nella lotta anti sommergibile».
La base navale di Augusta e quella aerea di Sigonella (dove c’è un arsenale nucleare USA in violazione del trattato di non proliferazione (TNP) – come di consueto, forniranno il supporto logistico alle complesse manovre in mare delle forze armate d’Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, Grecia, Turchia, Germania, Usa, Norvegia e Canada. L’obbiettivo di capacità di combattimento in contesti multinazionali, attraverso una simulazione di “caccia” tra sommergibili che si alterneranno nei ruoli di “cacciatore” e “cacciato”, con il supporto di navi, elicotteri e aerei da pattugliamento.
Tra le unità navali impiegate, a preoccupare maggiormente è la presenza di sottomarini a propulsione nucleare, già partecipanti all’edizione dello scorso anno. Per l’ipotesi d’incidente atomico, infatti, manca ad oggi un piano di emergenza esterna – aggiornato e accessibile al pubblico – nonostante il porto di Augusta sia periodicamente interessato dal transito e dalla sosta del naviglio nucleare di Stati Uniti e altri Paesi Nato.
 
La notizia è stata confermata indirettamente, nel mese di gennaio, dalla stessa prefettura di Siracusa che, in risposta alla richiesta di alcuni attivisti, aveva negato l’accesso al piano d’emergenza attualmente in vigore, proprio perché «in fase d’aggiornamento». E ciò malgrado le informazioni sul rischio nucleare, in base alla legge, «devono essere fornite alle popolazioni interessate senza che le stesse ne debbano fare richiesta», rimanendo «accessibili al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica» (Decreto legislativo 230/95).
Regole che, ad Augusta come nei restanti porti militari e nucleari italiani, da sempre rimangono lettera morta. E questo, già da solo, offre la misura dei pericoli a cui sono esposti i territori a causa della militarizzazione e delle operazioni di guerra che vedono tristemente protagonista la Sicilia e il Mediterraneo.
In questo quadro s’iscrive anche la Dynamic Manta, che però non sarà l’unico war game previsto, per questo mese, a largo delle coste siciliane. Difatti, quasi del tutto in contemporanea all’esercitazione Nato, le forze speciali statunitensi (Special Forces Group USA) saranno impegnate in esercitazioni di tiro a fuoco presso il poligono marittimo di “Pachino Target Range E321”. Una serie composta di 5 sessioni d’addestramento, partita il 20 febbraio per concludersi il 22 marzo, che sta provocando l’interdizione assoluta della relativa zona di mare «alla navigazione, alla sosta, alla pesca e ai mestieri affini», come da apposita ordinanza della Capitaneria di Porto di Siracusa. Compresa tra Punta delle Formiche e Punta Castellazzo, all’estremo sud della Sicilia orientale, quella coinvolta è un’incantevole area naturalistica, marina e terrestre, da tempo asservita alle periodiche e intense prove belliche della Nato e dei marines, anche tramite l’utilizzo dei famigerati droni (micidiali aerei senza pilota) ospitati a Sigonella. Così, mentre per uomini, donne e minori migranti il Mediterraneo è frontiera da sfidare per la sopravvivenza, gli eserciti Usa-Nato stanno trasformando questo stesso specchio d’acqua in un laboratorio di guerra permanente, che si affianca al ruolo operativo assunto dalla Sicilia come piattaforma offensiva proiettata nei teatri bellici africani, mediorientali e asiatici.
 
Un ruolo, quest’ultimo, aggravato dalla recente conferma del dissequestro del Muos di Niscemi da parte della Cassazione, mentre è in programma l’allargamento della base dei droni-killer di Sigonella  Le continue esercitazioni militari nell’Isola, oltre a danneggiare l’ambiente e a iniettare nei territori una sub-cultura militarista di violenza e prevaricazione, bruciano ingenti risorse economiche sottratte alla scuola, alla cultura, alla sanità, al risanamento e alla messa in sicurezza dei territori. Gli stessi settori colpiti dai continui tagli prodotti dalle politiche di austerità imposte dall’Unione europea e dal Fondo Monetario Internazionale.
riferimenti:
Gianni Lannes, Italia, Usa e getta, Arianna editrice, Bologna, 2014.
di Gianni Lannes – 20/03/2017  Fonte: Gianni Lannes