Europa al bivio? Protezionismo e uscita dall’euro

euro-sosCrisi dell’integrazione europea e crisi dell’euro. Effetti della Brexit e conseguenze dell’elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti. Su questi temi inizia la conversazione tra Leonardo Mellace e il Professore Paolo Becchi, Ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università di Genova e noto analista politico.
Prof. Becchi, il 2017 sarà un anno importante per l’Europa, anzi, secondo molti commentatori, sarà quello decisivo. Lei cosa ne pensa?
Credo che potrà essere importante se riusciranno ad emergere le contraddizioni ormai insanabili interne all’UE. Se vogliamo ripensare l’idea di Europa, con tutti i suoi valori e la multiformità delle sue tradizioni dobbiamo prima distruggere questa Unione e la sua moneta (per gli Stati che la hanno adottata). L’Europa potrà rinascere solo sul bordo di una tomba: quella della UE e dell’euro.
Sarà l’anno delle elezioni in Francia e Germania. Il risultato di queste elezioni pare poter determinare il futuro dell’Unione.
Francia e Germania: in fondo su questi due paesi si è costruita l’UE. Una eventuale vittoria della Le Pen in Francia non potrà che indicare la fine di ciò che ora esiste in Europa. Una vittoria della Merkel in Germania non sarà forse sufficiente ad arginare l’euroscetticismo in Europa.
Non bisogna dimenticare che si darà avvio al negoziato sulla Brexit. Cosa pensa della uscita della Gran Bretagna? È rimasto stupito o la riteneva possibile, specialmente alla luce degli incoraggiamenti che arrivavano dall’altra parte dell’Oceano?
Ero convinto della Brexit come del resto della vittoria di Trump in America. Sono segnali che il mondo sta cambiando. I popoli stanno sconfiggendo la globalizzazione voluta dalla finanza internazionale.
Ritiene preoccupanti le conseguenze economiche che potrebbero derivare dalla Brexit? Tutti quegli Stati (Australia ed India, per esempio) che guardavano il nostro Continente con gli occhi dei britannici, lo guarderanno ora con gli occhi dei tedeschi?
Non ritengo preoccupante quello che è successo in Gran Bretagna. Nel mondo intero, a parte qui da noi, l’UE è stata sempre vista con gli occhi della Germania.
Trump diventa Presidente negli USA. Il suo recente attacco alla Germania, Paese leader di questa Unione, sembrerebbe presagire la sua scommessa circa una dissoluzione dell’Europa. Perché la Germania non ha risposto agli affondi del Presidente americano?
La Merkel ha risposto a Trump ma cautamente. Teniamo presente che in Germania siamo già in campagna elettorale e la Merkel ha deciso di ripresentarsi.
Le sembra possibile la tesi, di recente paventata, che possa essere la Germania ad abbandonare l’Euro per “fare da sola”?
La tentazione di uscire dalla moneta unica è presente in alcuni consulenti economici molto vicini alla Cancelliera. Ma non credo che la Merkel staccherà la spina: sarebbe la conferma del fatto che l’euro era un marco travestito e finito con successo lo spettacolo sì è deciso di rimettere gli abiti normali. Si perché questo grande spettacolo ha avuto un protagonista che ha vinto alla grande su tutti gli altri.
Tra le prime novità del Presidente americano c’è quella di un ritorno al protezionismo. In un mondo così “aperto” la giudica una idea realizzabile?
Il mondo era troppo aperto. C’era e c’è di nuovo spirito di frontiera. Questo spiega anche il protezionismo in termini economici. Un freno al neoliberismo.
A tal proposito, c’è chi ha paventato una tale possibilità anche per l’Europa. Cosa ne pensa?
Protezionismo anche da noi, ben venga se questo significa maggiore occupazione nel nostro Paese. A volte il protezionismo può aiutare.
Parliamo di crisi economica. Padoan ha recentemente sostenuto che i problemi della UE nascono a Bruxelles e Francoforte. È d’accordo con lui?
Padoan dipende da Bruxelles e da Francoforte. Sebbene ogni tanto alzi la voce per farsi sentire, è sempre disposto ad arretrare quando è richiesto.
Che la Moneta comune non abbia funzionato per come doveva pare evidente. Pensa sia possibile un ritorno alla Lira?
Dall’euro dobbiamo uscire il prima possibile. È un cancro che ci sta lentamente uccidendo. Solo fuori dall’euro c’è vita. Prima di tutto dobbiamo recuperare la nostra sovranità monetaria.
Romano Prodi, uno dei padri fondatori dell’Euro ed uno dei più accaniti sostenitori dell’Unione Europea, ha dichiarato che il progetto comunitario è fallito per colpa dei singoli stati membri.
Romano Prodi pagherà di fronte al tribunale della storia per tutto il male che ha fatto al nostro Paese. Se ci troviamo in queste condizioni la colpa è in particolare dei suoi governi. Ma lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti.
Lei come la vede, auspica una disintegrazione, per come sostenuto dal sociologo polacco Zielonka, o propone una nuova idea di integrazione europea?
Prima distruggiamo questa Unione con tutta la sua burocrazia e eurocrazia, che vive alle nostre spalle … Ci sono tempi per costruire e tempi per demolire … oggi ci vogliono le ruspe!
In che misura il rallentamento del processo di integrazione sovranazionale può essere addebitato alla Germania?
La Germania ha sempre fatto prima di tutto i suoi interessi ed oggi lo si vede molto chiaramente: se non ci sono gli Stati Uniti d’Europa è perché la Germania voleva solo il IV Reich ed è questo oggi la UE.
I nazionalismi sono in crescita e l’idea di Europa è sempre più in pericolo. I movimenti populisti in molti Paesi dell’Unione (Italia, Olanda, Francia, Austria su tutti) sono cresciuti a tal punto da poter diventare forza di governo. Quale il rischio della ripresa degli egoismi nazionali?
Il fatto che la voglia di Nazione sia tornata al centro dell’attenzione non significa necessariamente che l’idea di Europa sia in pericolo. In pericolo è solo il mostro di Bruxelles e il Minotauro dell’euro. Oggi assistiamo ad un contromovimento: il ritorno delle piccole patrie e la fine della globalizzazione omogeneizzante. Battersi per un mondo non globale, ma multipolare non significa essere nazionalisti in un senso vecchio e superato; per vincere la battaglia contro il globalismo i nuovi “sovranisti” dovranno anzitutto far capire che la voglia di nazione oggi non è voglia di potenza ma di libertà.
Il terrorismo preoccupa e le recenti stragi di Parigi, Nizza, Berlino e Istanbul hanno generato un clima di terrore diffuso. Come l’Europa deve affrontare il problema della sicurezza collettiva? Ritiene il terrorismo legato ai flussi migratori o pensa che per combattere l’Isis sia necessario combattere chi lo finanzia?
Sicurezza, terrorismo e immigrazione sono sfide del nostro tempo.  C’è un nesso comune. E il discorso sarebbe lungo. Consentitemi di cavarmela con una metafora. Oggi ci sono quelli che vogliono costruire ponti e quelli che vogliono costruire muri. Perché non costruiamo porte dotate di chiavi e non ci prendiamo le chiavi di quelle porte?
Mi conceda una ultima domanda, Professore. La Brexit, il successo di Trump, l’ascesa di movimenti populisti, tutti eventi alquanto sorprendenti. È d’accordo con chi ritiene che sia stato il web a giocare un ruolo fondamentale?
Il web, la rete e i Social network giocano senza dubbio sempre di più un ruolo importante nella vita pubblica. La rete può essere fonte di espansione della democrazia ma può essere usata anche in senso opposto. Per rendersene conto basta fare un paragone tra come la rete veniva adoperata inizialmente dal M5S e come viene adoperata oggi.

[*] Leonardo Mellace è Dottorando di Ricerca in Teoria del Diritto presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Conversazione tra Paolo Becchi e Leonardo Mellace[*] su OpenCalabria, 25/01/2017
di Paolo Becchi – 27/01/2017 – Fonte: Paolo Becchi

Il fronte della sinistra mondialista europea si ricompatta in difesa per gli attacchi di Trump

se le critiche a Trump vengono da soggetti come Valls che, come i suoi colleghi della sinistra europei tipo Renzi hanno massacrato ancora di più i lavoratori o meglio, aspiranti tali…allora fidiamoci.


Prime Minister Theresa May speaks with German Chancellor Angela Merkel, US President Barack Obama, French President, Francois Hollande, the Italian prime minister, Matteo Renzi, and Spain's Prime Minister Mariano Rajoy during a meeting in Berlin with the leaders of the USA, Germany, France, Italy and Spain.

Prime Minister Theresa May speaks with German Chancellor Angela Merkel, US President Barack Obama, French President, Francois Hollande, the Italian prime minister, Matteo Renzi, and Spain’s Prime Minister Mariano Rajoy during a meeting in Berlin with the leaders of the USA, Germany, France, Italy and Spain.

SNon poteva mancare una reazione piccata da parte dei maggiori esponenti della sinistra mondialista europea che si sono sentiti chiamati in causa per le accuse formulate ieri dal neo presidente eletto USA, Donald Trump.

La prima reazione è stata quella della cancelliera tedesca, Angela Merkel, chiamata direttamente in causa come responsabile della “catastrofe migratoria” in Europa con il suo “welcome refuges” e segnalata dallo stesso Trump come cancelliera del principale paese europeo, la Germania, che ha tratto beneficio dalla UE a scapito di tutti gli altri.  La UE ha fatto gli interessi della sola Germania, aveva detto Trump.
La Merkel, in preda ad un evidente nervosismo, ha risposto affermando che ” bisogna esigere unità nella UE di fronte agli attacchi di Donald Trump” e, nello stesso tempo, ha dichiarato che “l’Europa non prende ordini dagli USA”, dichiarazione che suona come abbastanza “singolare” da parte di una statista che si è sempre inchinata ad ogni direttiva proveniente dagli USA anche a scapito degli interessi nazionali (dalle sanzioni alla Russia, all’appoggio incondizionato della Germania alle disastrose politiche degli USA e della NATO in Medio Oriente).
Tuttavia, le critiche di Trump alla politica delle porte aperte decretata dalla cancelliera tedesca e i dubbi espressi dal neo presidente USA sul futuro della NATO hanno provocato una reazione a catena in tutti i leaders europei (con l’eccezione di quello italiano, Gentiloni, che conta quanto il “due di coppe alla briscola” sui tavoli internazionali).
La reazione più significativa è venuta da manuel Valls, primo ministro del fallimentare governo Hollande in Francia e candidato socialista che si contrappone alla largamente favorita Marine Le Pen, candidata nazionalista alle elezioni presidenziali.
Manuel Valls ha qualificato le dichiarazioni di Trump come una “dichiarazione di guerra” contro la UE.
Molti pensavano che Donald Trump sarebbe andato ad ammorbidire il suo atteggiamento dopo la sua elezione, ma non dimentichiamoci che lui è un populista e vuole avanzare con il suo programma . Quello che ha detto è una provocazione ed una dichiarazione di guerra all’Europa”, ha sottolineato Valls in una intervista alla TV francese BFMTV.
Da questa reazione si capisce che la sinistra francese preferisce lanciare la palla fuori dal campo, evitando di entrare nel merito delle dichiarazioni di Trump.
Evidente che Valls identifica le posizioni della sinistra mondialista come posizioni di tutta l’Europa, dimenticando che in tutti i paesi europei, ed in Francia in particolare, la maggior parte dei cittadini ha voltato le spalle ai globalisti e sostenitori dell’oligarchia tecnocratica europea come lui ed aspettano l’occasione per mandare a casa i politici responsabili del disastro attuale della UE.
Valls parla senza poter rappresentare che un settore minoritario della sua opinione pubblica, visto che tutti i sondaggi lo danno come perdente in terza o quarta posizione rispetto ai candidati principali che sono la Marine Le Pen, allineata in buona parte sulle posizioni di Trump e Francosis Fillon, il candidato della destra.
Valls finge di credere che l’attacco di Trump si debba intendere come un “attacco contro l’Europa” piuttosto che contro le classi politiche dei governi europei (contro lui ed il suo sodale Hollande).
Hollande, Valls ed i leaders globalisti, snobbati da Trump, disprezzano come “populiste” le riforme che ha promesso di attuare Trump nella politica nordamericana, quelle con cui si prevede di ridimensionare il peso degli organismi internazionali , i trattati globalisti e il totem dei mercati aperti che tanto piacciono ai leaders della sinistra mondialista europea e che sono stati la causa della perdita di milioni di posti di lavoro della classe lavoratrice europea.
Tanto meno i leaders della sinistra accettano coloro, come la Marine le Pen in Francia, Orban in Ungheria ed altri leaders nazionalisti, in crescita in Europa, che reclamano il ritorno alla sovranità nazionale, considerata come una “bestemmia”dai mondialisti.
Alle critiche di Valls si è aggiunto il presidente Hollande, il più screditato presidente nella Storia della Repubblica francese, il quale ha affermato ” che la NATO non è obsoleta (come ha detto Trump) ma anzi ha una funzione insostituibile nella sicurezza europea”.
Mentre Hollande parlava, si sentiva ancora l’eco delle raffiche di mitra esplose dai terroristi islamici a Parigi e mentre, nelle corsie di ospedali francesi e tedeschi,  giacciono tuttora  i feriti e le persone storpiate per sempre dagli ultimi attacchi terroristici fatti a Nizza ed a Berlino per mano dei terroristi islamici. Terroristi da cui la NATO non solo non ha saputo difendere i paesi europei ma si è anche dimostrata complice con questi, utilizzandoli come uno strumento per finalità geopolitiche dell’egemonia USA (vedi in Siria, in Libia ed in Iraq), causando la destabilizzazione dei paesi del Medio Oriente e la conseguente ondata di profughi in Europa.
Il problema della sicurezza in Europa, per Hollande, per la Merkel e soci, non è il terrorismo islamista ma è la Russia, il “cattivo” Putin contro cui dirigere tutta la loro campagna di odio e di diffamazione lanciando appelli contro la “minaccia russa”.
Queste critiche di rimbalzo della Merkel, di Valls e di altri, dimostrano quanto le classi politiche europee e l’oligarchia tecnocratica di Bruxelles si siano allontanate dalla realtà e dal reale sentire dei popoli che oggi patiscono la più grave e prolungata crisi che mai abbia sofferto l’Europa dal dopoguerra, per effetto delle politiche folli improntate al neoliberismo dei mercati aperti, della moneta unica (che ha avvantaggiato esclusivamente la Germania, come ben detto da Trump) e della apertura indiscriminata alle ondate migratorie senza controllo.
I dirigenti europei si appoggiano adesso uno all’altro cercando di difendersi dalle critiche e tentando di schivare la grande ondata del cambiamento che investirà l’Europa e travolgerà anche loro, lasciando il campo alla rabbia dei cittadini traditi nelle loro aspettative fondamentali.
Hollande, Valls, la Merkel, Renzi e la compagnia di giro che osannava l’euro e la globalizzazione, il mercato aperto e le grandi banche, dopo le batoste elettorali subite e quelle che si prospettano, adesso vagano smarriti come cercando nuovi appigli a cui sorreggersi. Sta franando tutto il loro mondo di menzogne precostruite e non sono preparati ad affrontare la bufera che investirà l’Europa.

Gen 17, 2017 – di  Luciano Lago