Negli ospedali infezioni su del 15% se la ditta delle pulizie è esterna

soldi spazzaturaun’altra vittoria del Pd e le sue riforme: esternalizzazioni. Più tangenti per loro, niente servizi per l’utenza e paghe da fame per chi lavora in questo coop. E’ il progresso piddino.

In Italia, causano più decessi degli incidenti stradali
 
L’esternalizzazione dei servizi di pulizia negli ospedali è associata ad una maggior incidenza di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, in particolare da Staphylococcus aureus. Lo dimostra per la prima volta uno studio britannico condotto tra il 2010 e il 2014 su 126 unità sanitarie secondarie amministrative britanniche (trust) ciascuna delle quali può comprendere fino a dodici ospedali.
 
L’analisi è stata condotta utilizzando i dati sulle infezioni da S.aureus e i dati sulla pulizia percepita da degenti e staff ospedaliero, emersi da indagini commissionate dal sistema sanitario nazionale britannico NHS e dalla Care Quality Commission. Ne è emerso che le strutture socio-sanitarie e gli ospedali che appaltano esternamente la gestione dei servizi di pulizia hanno il 15% in più di infezioni rispetto agli ospedali che non lo fanno. Questa differenza si mantiene analoga anche quando si considerano altre caratteristiche, come la dimensione della struttura e la complessità dei casi.
Meno pulizia, più infezioni
Lo studio, apparso sulla rivista Social Science and Medicine è il primo a dimostrare la correlazione tra esternalizzazione dei servizi di pulizia e infezioni da S.aureus meticillino-resistente (MRSA) ed ha inoltre mostrato anche che l’outsourcing è associato ad un minor numero di addetti alle pulizie per posti letto, ad una percezione di minor pulizia da parte di pazienti e staff ospedaliero e ad una minor disponibilità di impianti igienici per lavarsi le mani, tutti aspetti fondamentali per prevenire la diffusione delle infezioni, ma è emerso un certo risparmio in termini di costi per il servizio.
Appalto a servizi di pulizia esterni per risparmiare
Affidare i servizi di pulizia a ditte esterne è una scelta dettata dalla necessità di tagliare i costi. Questo è stato confermato anche dallo studio, che ha stimato che i servizi esternalizzati abbiano avuto un costo annuo per posto letto di 2894 sterline, rispetto ad un costo di 3130 sterline in chi gestisce al proprio interno il servizio.
 
«Pensiamo che la competizione quando si basa sul solo prezzo possa portare ad un peggioramento della qualità: le aziende a cui viene appaltato il servizio di pulizia degli ospedali tendono a vincere gli appalti perché propongono prezzi molto bassi pagando poco i loro dipendenti» ci spiega la prima autrice dello studio Veronica Toffoletti ricercatrice di economia sanitaria del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Oxford.
 
«Tra i problemi più frequenti che riguardano gli operatori addetti ci sono la necessità di sviluppare un forte senso di responsabilità sull’importanza del loro lavoro, le modalità di esecuzione delle pulizie, la frequenza delle stesse e la qualità dei materiali usati: è necessario, quindi, effettuare selezioni più accurate e migliorare la conoscenza degli operatori.
Ci sono ricerche che dimostrano come nel personale di pulizia ci sia uno dei più alti turnover, assenteismo ed insoddisfazione e un più basso grado di specializzazione all’interno nel settore sanitario inglese. Inoltre si riscontra, sempre attraverso la letteratura, che quando il personale di pulizia è assunto dall’ospedale anziché da un’azienda esterna tende ad avere uno spirito comunitario che consente una miglior esecuzione del lavoro».
Il costo delle infezioni
Eppure, i costi dovuti alle infezioni non sono bassi: in Italia ogni infezione ospedaliera comporta una spesa di circa 9.000-10.500 euro, come emerge da una ricerca sul peso economico delle infezioni ospedaliere in Italia, condotta da Francesco Saverio Mennini, professore di economia sanitaria, direttore del centro Economic Evaluation and HTA del Ceis dell’Università di Roma «Tor Vergata». Ogni anno circa il 5-8% dei pazienti ricoverati in Italia contrae un’infezione ospedaliera, per un totale di circa 450-700 mila casi e 4.500-7.000 decessi.
Le infezioni nosocomiali e la resistenza agli antibiotici
Quello delle infezioni da batteri antibiotico resistenti è un problema per tutti i paesi, nessuno escluso. L’Italia in particolare è particolarmente colpita. Secondo il rapporto annuale dell’European Center for Diseases Control (ECDC), redatto con i dati del sistema di sorveglianza Eears-Net dell’Unione Europea, l’Italia è al primo posto per uso di antibiotici e, dopo la Grecia, è il paese con il più alto tasso di microrganismi resistenti agli antibiotici. In molti casi, le infezioni ospedaliere sono sostenute da batteri multiresistenti e pan-resistenti agli antibiotici.
 
Per quanto riguarda S.aureus, il primo studio di sorveglianza a livello nazionale è stato pubblicato nel 2012 ed ha mostrato che «le infezioni sostenute da questo microrganismo rappresentano il 11,6% di tutte le infezioni nosocomiali nei nostri ospedali, in linea con i dati di incidenza europei. Nel 35% dei casi si tratta di infezioni sostenute da ceppi meticillino-resistenti (MRSA) e questo è un dato piuttosto stabile nel tempo» spiega la responsabile del lavoro, la professoressa Stefania Stefani direttrice del laboratorio di microbiologia molecolare e di studio delle resistenze agli antimicrobici presso il dipartimento di Scienze Biomediche e biotecnologiche dell’Università degli Studi di Catania.
«S.aureus è un batterio persistente, che sviluppa resistenza a farmaci di uso sistemico anche di nuova generazione e/o importanti come i glicopeptidi, capace di cronicizzare e quindi di difficile eradicazione». S.aureus non è il solo patogeno ospedaliero ad altra frequenza. Nel nostro paese preoccupa l’aumento della resistenza ai carbapenemi nei batteri Gram-negativi e soprattutto negli enterobatteri. I carbapenemi sono una classe di antibiotici di grande utilità e diventano salvavita quanto tutti gli altri antibiotici non sono più efficaci a causa dell’acquisizione di resistenze multiple: è il caso dei ceppi MDR di Klebsella pneuomoniae, Acinetobacter baumannii ma anche P.aerugionosa e E.coli.
Pubblicato il 13/02/2017 nicla panciera
Ultima modifica il 13/02/2017 alle ore 11:43

PD: RITRATTO DI OLIGARCHIA CORROTTA DAI MILIARDI. PUBBLICI.

pd corruzione elettaritratto di un partito tanto anti populista quanto contro la corruzione per la legalità…fidiamoci

C’è chi non ha capito in cosa consista la differenza tra Renziani e anti-renziani.  Sono due progetti per la nazione alternativi, quelli su  cui si sono scontrati?  Su cosa litigano? Si scindono o no?
 
I loro motivi possono essere sunteggiati così.   Renzi e  i renziani: “Se   quelli  si  scindono, meglio; così’ avremo più poltrone da assegnare ai nostri”. La “sinistra” in dubbio se scindersi o no, lo è per gli stessi motivi.  C’è chi dice: restiamo  dentro, almeno occupano le poltrone, e c’è chi invece dice: io di  sicuro non verrò ricandidato,  quindi ho più possibilità se mi metto con Boldrini e Pisapia.
Sono i pensieri di una oligarchia plutocratica, inamovibile, di “ricchi di Stato”, abituata a saccheggiare impunemente. Della popolazione italiana  se ne infischia,  della tragedia sociale che si aggrava se ne frega , perché, loro, prendono 15 mila euro al mese –  come minimo.
Non si può dir meglio di Enrico Mentana: sono come   quei “  fratelli che si odiano ma hanno ereditato un’azienda che continua a macinare utili. E non per modo di dire.
Basti dare un’occhiata al peso istituzionale del partito. Dal Pd viene il capo dello stato. Del resto tutti gli ultimi 4 presidenti della Repubblica sono del partito o dell’area.  Ma del Pd sono tutti i tre premier di questa legislatura, e 400 parlamentari su 945, nonostante il partito abbia ottenuto alle elezioni del 2013 meno del 26%. Del Pd è il nostro unico rappresentante nella commissione Ue. Del Pd la maggior parte dei governatori regionali e dei sindaci delle città capoluogo. Del Pd sono il ministro dell’interno, della giustizia, della difesa, dell’economia, delle infrastrutture, del lavoro, dell’istruzione. Scelti da premier del Pd sono i vertici di tutte le aziende strategiche di competenza statale”.
Sono miliardi di euro  – miliardi presi a prestito per  lo più sui mercati internazionali, perché la torchia fiscale, anche  se ormai al massimo, non copre che metà delle loro malversazioni.
 
Una oligarchia corrotta perché  miliardaria,  corrotta dai miliardi di denaro pubblico che arraffa, del tutto indifferente al fatto che la maggior parte della popolazione che gli paga gli emolumenti principeschi, sta  morendo letteralmente,  precaria, sottopagata quando non disoccupata e con reddito pari a zero.
Loro, non sentono il bruciore della crisi. Non se ne rendono conto. Come  i fannulloni di Versailles, che danzavano e s’ingozzavano occupati in questioni di precedenza e di onori – anzi molto peggio, perché i fannulloni  eleganti  di Versailles  non avevano  in mano nessuna delle lucrose leve di potere da cui questi non solo mungono, ma distorcono e intralciano l’economia dello stato e privata.  I fannulloni di Versailles non avevano Le  Regioni Sicilia che continua a incamerare miliardi benché sia in deficit di miliardi, in quanto le sue perdite sono rifuse a piè di lista dall’Italia che lavora. Non avevano un Quirinale che costa più di Buckingham Palace. No avevano un Viminale  che distribuisce alle sue clientele meridionali i miliardi per “l’assistenza agli immigrati”. Non avevano il sindaco a Milano o a Bergamo, a    fare da idrovora per   beneficare le clientele parassitiche e partitiche delle altre regioni improduttive.
 
Qui gli stipendi e i salari calano, puntano verso i 460 euro mensili; lassù, a meno di 15 mila non si sentono bene. E sono legittimati dalla UE – l’altra oligarchia –  e dalla Bce perché impongono a tutti noi la recessione continua  senza prospettive, ciò che si chiama “fare le riforme”. Le riforme consistono appunto nel  ridurre i salari in  modo che ridiventino “competitivi” rispetto a quelli cinesi.  La moneta unica non svalutabile obbliga a svalutare il lavoro.
L’Austerità, è per gli altri.
Come  hanno ridotto la società italiana l’ha spiegato Luca Ricolfi qualche giorno fa su 24 Ore.   Non c’è più solo la distinzione e  divisione iniqua fra “garantiti” (dipendenti pubblici, e privati protetti dai sindacati) e non-garantiti: lavoratori autonomi, di piccole imprese che rischiano la chiusura,  precari di ogni genere, micro-imprenditori “ non coperti in caso di licenziamento, infortunio, malattia, cassa integrazione, disoccupazione”.
 
No. Fra queste due categorie, ne è ingigantita una terza, la Terza Società.
 
Fondamentalmente   sono gli esclusi dal  circuito del lavoro regolare. Della Terza società fanno parte i lavoratori in nero, i disoccupati in senso stretto (che cercano attivamente lavoro), e i disoccupati in senso lato (disponibili al lavoro, anche se non ne stanno cercando attivamente uno). In essa ci sono anche  “soggetti che non cercano attivamente lavoro perché possono permettersi di non lavorare, come accade per una frazione non trascurabile delle casalinghe e dei cosiddetti Neet (giovani Not in Employment, Education, or Training). La Terza società  è  fatta di ceti bassi, in condizioni di povertà assoluta o relativa, ma anche di ceti medi, che sopravvivono grazie al lavoro retribuito dei familiari e alle risorse accumulate dalle generazioni precedenti”.
La Terza Società –  sotto l’oligarchia PD  e la sua gestione della crisi secondo  il comando di Berlino  –  è diventata grande quasi come le prime due: 9 milioni di italiani.  “Oggi, fatta 100 la popolazione attiva o potenzialmente attiva, circa il 30% appartiene alla Terza società, ovvero si trova in una condizione di esclusione”.
FISCO-VIGNETTA
...gli altri no
Prima della crisi, questo segmento  contava sui 6milioni di persone. “ Tra il 2007  e il 2014  è letteralmente esploso, con un aumento del 40% in soli 7 anni”.
Una  patologia  senza eguali. “In Europa, solo Grecia e Spagna hanno una quota di esclusi superiore a quella dell’Italia, mentre paesi come Germania, Regno Unito, Francia, Austria, Olanda, Belgio, Svezia, Finlandia, hanno quote prossime a metà della nostra”.
Ovviamente, i  garantiti, fancazzisti pubblici  e “ricchi di Stato” sono il blocco che,  con le famiglie, clientele   e parentele,  continua a votare per “la Sinistra”, perché appunto essa garantisce la loro situazione di favore,  e ai loro stipendi la protezione dalla recessione mondiale in atto.
E’ per questi ricchi che la “Sinistra” fa le leggi   come  le nozze  gay, che  non sono, ammettiamolo, le istanze più   urgenti dei lavoratori;  ma sono voglie di  ricchi che hanno tempo e soldi da buttare, e  l’ozio è il padre dei vizi. Oggi sappiamo che l’oligarchia miliardaria, dalla Presidenza del Consiglio,    finanzia associazioni gay nei cui locali si  fa’ sesso a pagamento, oltre che spaccio di droga.
Non so cosa ci voglia di più per capire la natura marcia di questi parassiti, marci fino al midollo, marci per i miliardi che ci prendono – e che sono ormai l’unica ragione per cui si afferrano al potere.
LaTerza Società chi la rappresenta?
Come mandarli via? La “democrazia” garantisce loro un blocco di voti sostanzialmente maggioritario.  Ricolfi nel suo articolo si domanda: esistono partiti che possano e vogliano rappresentare la Terza Società? E qui casca l’asino.
“Considerata nel suo insieme, la Terza società si distingue dalla prima e dalla seconda per la sua preferenza per il Movimento Cinque Stelle e per la sua refrattarietà verso Pd e Forza Italia, i due architravi del sistema politico della seconda Repubblica. Se consideriamo separatamente i suoi tre segmenti, lavoratori in nero, disoccupati e scoraggiati, possiamo inoltre osservare che i lavoratori in nero prediligono anche l’estrema sinistra e Fratelli d’Italia, i disoccupati guardano con interesse alla Lega e ai piccoli partiti di centro, mentre i lavoratori scoraggiati (che hanno smesso di cercare lavoro) si orientano in modo più massiccio di qualsiasi altro gruppo sociale verso il movimento Cinque Stelle, che qui raccoglie oltre il 50% dei consensi”.
 
Maurizio Blondet 20 febbraio 2017