Noemi, Pamela, discriminazione mediatica ed ipocrisia. Generalizzare, quando è politically correct va bene, e quando è da condannare

Pamela assassinoNoemi e Pamela.  Due storie parallele e simili.
 
La prima sfruttata fino all’ultimo da TG e “info intrattenimento” per dimostrare la “violenza maschile” e sulle donne.
Morboso attaccamento ai particolari senza mai evidenziare i suoi problemi famigliari e di droga.  Ma non per rispetto.
Perché non erano utili al feticcio del “femminicidio” da sventolare.
Noemi rimane sugli schermi e apre alcuni TG tutt’ora.
Pamela.
Vittima dei tempi e dell’ingenuità che nei 18 anni ci sta tutta e che oggi qualcuno vorrebbe affibbiare come colpa.  L’eroina è un mostro “gentile ” che ti annulla anche a 50 anni. Figuriamoci a 18.
Pamela non apre i TG né pomeriggi “info intrattenitori” . Nel TG 3 finisce dopo il commissariamento della FIGC.
Le pagine femministe tacciono e nel silenzio urlano tutta l’ipocrisia che non ci sta in un “manifesto firmato da 180 attrici contro gli abusi”. Pamela scompare nel mantra politicamente corretto ,nonostante sia stata smembrata, vilipesa, illusa.
 
La sua colpa sta nel suo aguzzino e nella melanina.  Oggi non esistono carnefici che non siano maschi bianchi.
Il resto va dietro la lavagna del ” razzismo “.
 
E allora via a parlare di ” drogata” “ragazza difficile” “con una famiglia pessima” “era in overdose e lui si è spaventato”.
 
Il razzismo sta in questo..
In due vite parallele.
Una utile al mainstream quotidiano e al politicamente corretto.
L’altra no .
Pamela ci insegna,se ancora ce ne fosse bisogno, che l’informazione ha smesso di essere tale da tempo.
È propaganda.
 
E che il femminismo moderno è un contenitore isterico di ipocrisia.
 
 
Se il 40% degli stupri totali commessi in Italia vengono ascritti a immigrati, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva.
 
Se il 31% degli omicidi commessi in Italia vedono esecutori stranieri, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva.
 
Se oltre il 52 % delle.rapine violente con percosse e torure commesse in Italia vedono autori stranieri,, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva.
 
Se ogni attentato terroristico porta sempre alla stessa matrice, non bisogna generalizzare perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva..
 
Insomma, non esiste evidenza che possiate presentare ai comunisti, senza che loro vi liquidino così.
Non bisogna generalizzare MAI, perchè la responsabilità è sempre individuale e mai collettiva…….
Salvo che uno squilibrato bianco ed italiano non si avvolga in una bandiera tricolore e spari dei colpi a titolo personale verso afrcani, nel qual caso allora la responsabilità diviene all’improvviso collettiva con Salvini che viene indicato quale “mandante morale” generalizzando su ogni elettore di destra ravvendendoci un complice, e con tutto il paese che non vota comunista chiamato dalla sinistra a chiedere scusa e magari ritirare la LEGA dalla scena politica lasciando spazio al.PD.
Dalla bacheca di Fabio Armano.

VORREI MA NON POSSO.

Pamela assassino
Ovvio che non avrebbe pagato. Nessuno pagherà, sarà archiviata come morte naturale? La vittima è il nigeriano, vittima di un complotto razzista va a finire. Se è stata squartata dopo la morte, a che serviva tutta quella candeggina? Un corpo morto non butta sangue, ma forse anche la scienza forense è razzista.
Vorrei sapere come mai lo spacciatore squartatore assassino di Pamela Mastropietro (definito pervicacemente ‘presunto’ dai media supergarantisti a intermittenza) era libero di delinquere in Italia.
 
Vorrei conoscere i nomi di chi non ha applicato le (blande) leggi esistenti.
 
Vorrei essere informato sui tempi e sulle circostanze dei reati da lui commessi da quando è sul territorio nazionale.
 
Vorrei conoscere il nome del prestanome, intestatario dell’appartamento e delle utenze dove viveva – base operativa dello spaccio – e dove ha macellato una povera ragazza 18enne.
 
Vorrei sapere chi lo ha aiutato sin dall’inizio a radicarsi senza diritto nella nostra Nazione. Chi lo ha trasportato in Italia, chi gli ha dato sostegno e assistenza, dove ha vissuto e persino che quali luoghi frequentava.
Vorrei conoscere il nome dell’avvocato (ovviamente pagato copi soldi degli italiani, grazie al gratuito patrocinio garantito per legge) che lo ha assistito per trovare i cavilli giuridici a eludere ogni controllo.
 
Vorrei anche sapere il contenuto dei fascicoli giudiziari con la sua storia di clandestino.
 
Vorrei leggere le interviste a chi lo ha conosciuto e frequentato. Persino di chi gli ha venduto la candeggina dopo il delitto con la quale ha lavato accuratamente i resti di Pamela per far sparire ogni traccia di DNA come insegnato dai telefilm polizieschi.
 
Vorrei leggere che la polizia si interroga sui nomi dei probabili complici, partecipanti alla bestiale mattanza di Pamela.
 
Vorrei che qualcuno mi dicesse che fine hanno fatto le parti mancanti del corpo della ragazza.
 
Vorrei leggere analisi e commenti sul retroterra culturale che sta dietro a uno squartamento rituale. Essere adeguatamente informato sulle pratiche cannibalistiche dell’Africa nera. Sui riti voodoo, sul satanismo o sul culto di Osiride.
 
Vorrei che la vita di Innocent Oseghale (strano destino che un delinquente assassino abbia come nome proprio ‘innocente’) venga analizzata pubblicamente in ogni dettaglio come quella di un Luca Traini qualsiasi.
 
Vorrei tutto questo proprio perché non sono razzista.
Vorrei davvero, infatti, che lo spacciatore assassino venga trattato come fosse un italiano qualsiasi. E peggio per lui!
Gianluca Castro -FB