Contestano Trump anche quando fa come Obama

all immigrantsIl primo strepito della giornata di ieri arriva quando i media americani ed europei annunciano che Donald Trump ha rimosso dall’incarico il ministro della giustizia, Sally Yates, per il suo rifiuto di applicare il bando restrittivo sull’immigrazione ai sette paesi arabi indicati nell’ordine esecutivo del Presidente. Prima di commentare il merito del provvedimento e di come esso non sia in realtà senza precedenti nella storia recente americana, è opportuno ricordare che la Yates è un ministro uscente nominato da Obama – il ministro della giustizia indicato da Trump, Jeff Sessions, è in attesa della ratifica della sua nomina dal Senato – ed è andata espressamente contro un ordine presidenziale perfettamente legale dal punto di vista giuridico.
Stupiscono anche in questo senso le ingerenze dell’Onu che è arrivata a dichiarare l’illegalità del bando, in un’intromissione quantomeno anomala se si pensa che in passato essa ha taciuto di fronte alle vere violazioni del diritto internazionale commesse dagli Stati Uniti, ma all’epoca evidentemente i diritti umani non erano così prioritari come lo sono ora con Trump.
SICUREZZA INTERNA
Ma tornando al merito della questione, è corretto affermare che la decisione del Presidente sia senza precedenti nella storia americana? La prima cosa importante da dire su questo punto è che l’idea di porre delle restrizioni sull’immigrazione per i sette Paesi interessati dal bando restrittivo (Iraq, Iran, Siria, Yemen, Somalia, Libia e Sudan) non è una idea di Trump, ma del suo predecessore, Barack Obama.
Nel 2015 Obama infatti firma la legge sul programma di miglioramento per il rilascio dei visti (Visa Waiver Program Improvement), e la legge sulla prevenzione del terrorismo per i viaggi negli Usa (Terrorist Travel Prevention Act).
Nel sito del dipartimento della sicurezza interna (Department of Homeland Security) si legge che «il dipartimento per la sicurezza interna rimane preoccupato per la situazione in Siria e in Iraq, così instabili da attirare migliaia di combattenti stranieri, inclusi molti interessati dalla legge in questione (il Vwp). Questi soggetti potrebbero viaggiare negli Stati Uniti per compiere delle operazioni sia per proprio conto sia sotto la direzione di gruppi estremisti violenti». Quindi come si vede la restrizione posta da Trump era in parte già stata anticipata dall’amministrazione Obama che aveva individuato nell’immigrazione da questi paesi una fonte di rischio per la sicurezza nazionale.
La critica legittima che si può fare al provvedimento è semmai l’inclusione dell’Iran nella lista, considerato che l’Iran sta contribuendo attivamente in Siria e in Iraq nella lotta al terrorismo islamico, e l’esclusione dell’Arabia Saudita, uno dei Paesi che ha sfornato più terroristi negli ultimi anni, compresi i responsabili dell’11 settembre.
Ad ogni modo parlare di un atto discriminatorio rivolto contro le persone di religione musulmana è del tutto fuorviante. I media, come al solito, stanno raccontando falsità.
Veniamo ora all’aspetto più strettamente legale del provvedimento. Alcuni osservatori hanno rilevato l’illegalità dell’ordine esecutivo del Presidente, contestando la sua incostituzionalità e il suo carattere discriminatorio dal momento che restringe l’immigrazione solamente per i paesi citati sopra. Come detto, il provvedimento non è motivato da motivi religiosi e se si dà uno sguardo alla legge sull’immigrazione federale statunitense (legge 1182 sezione f), viene specificato che «qualora il Presidente ritenga che l’ingresso di stranieri di ogni tipo e classe sia dannoso per gli interessi degli Stati Uniti può, con un atto esecutivo e per il periodo che riterrà necessario, sospendere l’ingresso di tutti gli stranieri di qualsiasi tipo sia che siano immigrati o non immigrati, o imporre sull’ingresso di stranieri qualsiasi altra restrizione che ritenga appropriata». Come si vede, tutto quello fatto da Trump è perfettamente legale e non viola in alcun modo la Costituzione americana.
ORDINE ESECUTIVO
Nonostante questo il giudice federale di New York, Ann Donnelly, ha accolto il ricorso dell’Aclu (American Civil Liberties Union) l’associazione per i diritti civili americana, riguardo all’espulsione di immigrati provenienti dai paesi che riguardano l’ordine esecutivo di Trump. Il giudice Donnelly è stato nominato da Obama, e fino ad ora né le associazioni dei diritti civili americane né la magistratura avevano mai sollevato obiezioni sul fatto che le pratiche per ottenere lo status di rifugiato andassero avanti per anni. Ad ogni modo l’ordine esecutivo di Trump resta in vigore, e parlare di proteste spontanee è piuttosto grottesco dal momento che l’Aclu risulta essere stata finanziata da Soros con 50 milioni di dollari nel 2014.
A questo punto sembra legittimo chiedersi, come mai dietro queste associazioni umanitarie si annidano sempre i rappresentanti della peggiore finanza speculativa?
di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti – 01/02/2017

La solita propaganda anti Trump-Obama promosse restrizioni di circolazione dai paesi “terroristi”

visaWaverI disinformatori di regime e servetti vari in  servizio permanente effettivo ACCURATAMENTE ED INTERESSATAMENTE OCCULTANO  IL FATTO CHE il divieto d’ingresso (negli usa) agli islamici di Somalia, Libia, Iran, Iraq, Siria, Sudan e Yemen è contenuto nella legge HR 158 “Visa Waiver Program Improvement and Terrorist Travel Prevention Act” emanata il 12.09.2015 dal sig.OBAMAAAAAAAAAAAAAA
ECCO IL TESTO
H.R.158 – Visa Waiver Program Improvement and Terrorist Travel Prevention Act of 2015
114th Congress (2015-2016)
Sponsor:
Rep. Miller, Candice S. [R-MI-10] (Introduced 01/06/2015)
Committees:
House – Judiciary; Homeland Security
Committee Reports:
Latest Action:
12/09/2015 Received in the Senate.  (All Actions)
Roll Call Votes:
There has been 1 roll call vote
Tracker:
This bill has the status Passed House
Here are the steps for Status of Legislation:
  1. Introduced
  1. Passed House
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Text: H.R.158 — 114th Congress (2015-2016)
All Bill Information (Except Text)
There are 3 versions:

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Shown Here:
Received in Senate (12/09/2015)

114th CONGRESS

1st Session

H. R. 158

IN THE SENATE OF THE UNITED STATES
December 9, 2015
Received

AN ACT
To amend the Immigration and Nationality Act to provide enhanced security measures for the visa waiver program, and for other purposes.
Be it enacted by the Senate and House of Representatives of the United States of America in Congress assembled,
SECTION 1. Short title.
This Act may be cited as the “Visa Waiver Program Improvement and Terrorist Travel Prevention Act of 2015”.
SEC. 2. Electronic passport requirement.
(a) Requirement for alien To possess electronic passport.—Section 217(a)(3) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(a)(3)) is amended to read as follows:
“(3) PASSPORT REQUIREMENTS.—The alien, at the time of application for admission, is in possession of a valid unexpired passport that satisfies the following:
“(A) MACHINE READABLE.—The passport is a machine-readable passport that is tamper-resistant, incorporates document authentication identifiers, and otherwise satisfies the internationally accepted standard for machine readability.
“(B) ELECTRONIC.—Beginning on April 1, 2016, the passport is an electronic passport that is fraud-resistant, contains relevant biographic and biometric information (as determined by the Secretary of Homeland Security), and otherwise satisfies internationally accepted standards for electronic passports.”.
(b) Requirement for program country To validate passports.—Section 217(c)(2)(B) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(c)(2)(B)) is amended to read as follows:
“(B) PASSPORT PROGRAM.—
“(i) ISSUANCE OF PASSPORTS.—The government of the country certifies that it issues to its citizens passports described in subparagraph (A) of subsection (a)(3), and on or after April 1, 2016, passports described in subparagraph (B) of subsection (a)(3).
“(ii) VALIDATION OF PASSPORTS.—Not later than October 1, 2016, the government of the country certifies that it has in place mechanisms to validate passports described in subparagraphs (A) and (B) of subsection (a)(3) at each key port of entry into that country. This requirement shall not apply to travel between countries which fall within the Schengen Zone.”.
(c) Conforming amendment.—Section 303(c) of the Enhanced Border Security and Visa Entry Reform Act of 2002 is repealed (8 U.S.C. 1732(c)).
SEC. 3. Restriction on use of visa waiver program for aliens who travel to certain countries.
Section 217(a) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(a)), as amended by this Act, is further amended by adding at the end the following:
“(12) NOT PRESENT IN IRAQ, SYRIA, OR ANY OTHER COUNTRY OR AREA OF CONCERN.—
“(A) IN GENERAL.—Except as provided in subparagraphs (B) and (C)—
“(i) the alien has not been present, at any time on or after March 1, 2011—
“(I) in Iraq or Syria;
“(II) in a country that is designated by the Secretary of State under section 6(j) of the Export Administration Act of 1979 (50 U.S.C. 2405) (as continued in effect under the International Emergency Economic Powers Act (50 U.S.C. 1701 et seq.)), section 40 of the Arms Export Control Act (22 U.S.C. 2780), section 620A of the Foreign Assistance Act of 1961 (22 U.S.C. 2371), or any other provision of law, as a country, the government of which has repeatedly provided support of acts of international terrorism; or
“(III) in any other country or area of concern designated by the Secretary of Homeland Security under subparagraph (D); and
“(ii) regardless of whether the alien is a national of a program country, the alien is not a national of—
“(I) Iraq or Syria;
“(II) a country that is designated, at the time the alien applies for admission, by the Secretary of State under section 6(j) of the Export Administration Act of 1979 (50 U.S.C. 2405) (as continued in effect under the International Emergency Economic Powers Act (50 U.S.C. 1701 et seq.)), section 40 of the Arms Export Control Act (22 U.S.C. 2780), section 620A of the Foreign Assistance Act of 1961 (22 U.S.C. 2371), or any other provision of law, as a country, the government of which has repeatedly provided support of acts of international terrorism; or
“(III) any other country that is designated, at the time the alien applies for admission, by the Secretary of Homeland Security under subparagraph (D).
“(B) CERTAIN MILITARY PERSONNEL AND GOVERNMENT EMPLOYEES.—Subparagraph (A)(i) shall not apply in the case of an alien if the Secretary of Homeland Security determines that the alien was present—
“(i) in order to perform military service in the armed forces of a program country; or
“(ii) in order to carry out official duties as a full-time employee of the government of a program country.
“(C) WAIVER.—The Secretary of Homeland Security may waive the application of subparagraph (A) to an alien if the Secretary determines that such a waiver is in the law enforcement or national security interests of the United States.
“(D) COUNTRIES OR AREAS OF CONCERN.—
“(i) IN GENERAL.—Not later than 60 days after the date of the enactment of this paragraph, the Secretary of Homeland Security, in consultation with the Secretary of State and the Director of National Intelligence, shall determine whether the requirement under subparagraph (A) shall apply to any other country or area.
“(ii) CRITERIA.—In making a determination under clause (i), the Secretary shall consider—
“(I) whether the presence of an alien in the country or area increases the likelihood that the alien is a credible threat to the national security of the United States;
“(II) whether a foreign terrorist organization has a significant presence in the country or area; and
“(III) whether the country or area is a safe haven for terrorists.
“(iii) ANNUAL REVIEW.—The Secretary shall conduct a review, on an annual basis, of any determination made under clause (i).
“(E) REPORT.—Beginning not later than 1 year after the date of the enactment of this paragraph, and annually thereafter, the Secretary of Homeland Security shall submit to the Committee on Homeland Security, the Committee on Foreign Affairs, the Permanent Select Committee on Intelligence, and the Committee on the Judiciary of the House of Representatives, and the Committee on Homeland Security and Governmental Affairs, the Committee on Foreign Relations, the Select Committee on Intelligence, and the Committee on the Judiciary of the Senate a report on each instance in which the Secretary exercised the waiver authority under subparagraph (C) during the previous year.”.
SEC. 4. Designation requirements for program countries.
(a) Reporting lost and stolen passports.—Section 217(c)(2)(D) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(c)(2)(D)), as amended by this Act, is further amended by striking “within a strict time limit” and inserting “not later than 24 hours after becoming aware of the theft or loss”.
(b) Interpol Screening.—Section 217(c)(2) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(c)(2)), as amended by this Act, is further amended by adding at the end the following:
“(G) INTERPOL SCREENING.—Not later than 270 days after the date of the enactment of this subparagraph, except in the case of a country in which there is not an international airport, the government of the country certifies to the Secretary of Homeland Security that, to the maximum extent allowed under the laws of the country, it is screening, for unlawful activity, each person who is not a citizen or national of that country who is admitted to or departs that country, by using relevant databases and notices maintained by Interpol, or other means designated by the Secretary of Homeland Security. This requirement shall not apply to travel between countries which fall within the Schengen Zone.”.
(c) Implementation of passenger information exchange agreement.—Section 217(c)(2)(F) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(c)(2)(F)), as amended by this Act, is further amended by inserting before the period at the end the following: “, and fully implements such agreement”.
(d) Termination of designation.—Section 217(f) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(f)) is amended by adding at the end the following:
“(6) FAILURE TO SHARE INFORMATION.—
“(A) IN GENERAL.—If the Secretary of Homeland Security and the Secretary of State jointly determine that the program country is not sharing information, as required by subsection (c)(2)(F), the Secretary of Homeland Security shall terminate the designation of the country as a program country.
“(B) REDESIGNATION.—In the case of a termination under this paragraph, the Secretary of Homeland Security shall redesignate the country as a program country, without regard to paragraph (2) or (3) of subsection (c) or paragraphs (1) through (4), when the Secretary of Homeland Security, in consultation with the Secretary of State, determines that the country is sharing information, as required by subsection (c)(2)(F).
“(7) FAILURE TO SCREEN.—
“(A) IN GENERAL.—Beginning on the date that is 270 days after the date of the enactment of this paragraph, if the Secretary of Homeland Security and the Secretary of State jointly determine that the program country is not conducting the screening required by subsection (c)(2)(G), the Secretary of Homeland Security shall terminate the designation of the country as a program country.
“(B) REDESIGNATION.—In the case of a termination under this paragraph, the Secretary of Homeland Security shall redesignate the country as a program country, without regard to paragraph (2) or (3) of subsection (c) or paragraphs (1) through (4), when the Secretary of Homeland Security, in consultation with the Secretary of State, determines that the country is conducting the screening required by subsection (c)(2)(G).”.
SEC. 5. Reporting requirements.
(a) In general.—Section 217(c) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(c)), as amended by this Act, is further amended—
(1) in paragraph (2)(C)(iii)—
(A) by striking “and the Committee on International Relations” and inserting “, the Committee on Foreign Affairs, and the Committee on Homeland Security”; and
(B) by striking “and the Committee on Foreign Relations” and inserting “, the Committee on Foreign Relations, and the Committee on Homeland Security and Governmental Affairs”; and
(2) in paragraph (5)(A)(i)—
(A) in subclause (III)—
(i) by inserting after “the Committee on Foreign Affairs,” the following: “the Permanent Select Committee on Intelligence,”;
(ii) by inserting after “the Committee on Foreign Relations,” the following: “the Select Committee on Intelligence”; and
(iii) by striking “and” at the end;
(B) in subclause (IV), by striking the period at the end and inserting the following: “; and”; and
(C) by adding at the end the following:
“(V) shall submit to the committees described in subclause (III), a report that includes an assessment of the threat to the national security of the United States of the designation of each country designated as a program country, including the compliance of the government of each such country with the requirements under subparagraphs (D) and (F) of paragraph (2), as well as each such government’s capacity to comply with such requirements.”.
(b) Date of submission of first report.—The Secretary of Homeland Security shall submit the first report described in subclause (V) of section 217(c)(5)(A)(i) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. (c)(5)(A)(i)), as added by subsection (a), not later than 90 days after the date of the enactment of this Act.
SEC. 6. High risk program countries.
Section 217(c) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(c)), as amended by this Act, is further amended by adding at the end the following:
“(12) DESIGNATION OF HIGH RISK PROGRAM COUNTRIES.—
“(A) IN GENERAL.—The Secretary of Homeland Security, in consultation with the Director of National Intelligence and the Secretary of State, shall evaluate program countries on an annual basis based on the criteria described in subparagraph (B) and shall identify any program country, the admission of nationals from which under the visa waiver program under this section, the Secretary determines presents a high risk to the national security of the United States.
“(B) CRITERIA.—In evaluating program countries under subparagraph (A), the Secretary of Homeland Security, in consultation with the Director of National Intelligence and the Secretary of State, shall consider the following criteria:
“(i) The number of nationals of the country determined to be ineligible to travel to the United States under the program during the previous year.
“(ii) The number of nationals of the country who were identified in United States Government databases related to the identities of known or suspected terrorists during the previous year.
“(iii) The estimated number of nationals of the country who have traveled to Iraq or Syria at any time on or after March 1, 2011, to engage in terrorism.
“(iv) The capacity of the country to combat passport fraud.
“(v) The level of cooperation of the country with the counter-terrorism efforts of the United States.
“(vi) The adequacy of the border and immigration control of the country.
“(vii) Any other criteria the Secretary of Homeland Security determines to be appropriate.
“(C) SUSPENSION OF DESIGNATION.—The Secretary of Homeland Security, in consultation with the Secretary of State, may suspend the designation of a program country based on a determination that the country presents a high risk to the national security of the United States under subparagraph (A) until such time as the Secretary determines that the country no longer presents such a risk.
“(D) REPORT.—Not later than 60 days after the date of the enactment of this paragraph, and annually thereafter, the Secretary of Homeland Security, in consultation with the Director of National Intelligence and the Secretary of State, shall submit to the Committee on Homeland Security, the Committee on Foreign Affairs, the Permanent Select Committee on Intelligence, and the Committee on the Judiciary of the House of Representatives, and the Committee on Homeland Security and Governmental Affairs, the Committee on Foreign Relations, the Select Committee on Intelligence, and the Committee on the Judiciary of the Senate a report, which includes an evaluation and threat assessment of each country determined to present a high risk to the national security of the United States under subparagraph (A).”.
SEC. 7. Enhancements to the electronic system for travel authorization.
(a) In general.—Section 217(h)(3) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(h)(3)) is amended—
(1) in subparagraph (C)(i), by inserting after “any such determination” the following: “or shorten the period of eligibility under any such determination”;
(2) by striking subparagraph (D) and inserting the following:
“(D) FRAUD DETECTION.—The Secretary of Homeland Security shall research opportunities to incorporate into the System technology that will detect and prevent fraud and deception in the System.
“(E) ADDITIONAL AND PREVIOUS COUNTRIES OF CITIZENSHIP.—The Secretary of Homeland Security shall collect from an applicant for admission pursuant to this section information on any additional or previous countries of citizenship of that applicant. The Secretary shall take any information so collected into account when making determinations as to the eligibility of the alien for admission pursuant to this section.
“(F) REPORT ON CERTAIN LIMITATIONS ON TRAVEL.—Not later than 30 days after the date of the enactment of this subparagraph and annually thereafter, the Secretary of Homeland Security, in consultation with the Secretary of State, shall submit to the Committee on Homeland Security, the Committee on the Judiciary, and the Committee on Foreign Affairs of the House of Representatives, and the Committee on Homeland Security and Governmental Affairs, the Committee on the Judiciary, and the Committee on Foreign Relations of the Senate a report on the number of individuals who were denied eligibility to travel under the program, or whose eligibility for such travel was revoked during the previous year, and the number of such individuals determined, in accordance with subsection (a)(6), to represent a threat to the national security of the United States, and shall include the country or countries of citizenship of each such individual.”.
(b) Report.—Not later than 30 days after the date of the enactment of this Act, the Secretary of Homeland Security, in consultation with the Secretary of State, shall submit to the Committee on Homeland Security, the Committee on the Judiciary, and the Committee on Foreign Affairs of the House of Representatives, and the Committee on Homeland Security and Governmental Affairs, the Committee on the Judiciary, and the Committee on Foreign Relations of the Senate a report on steps to strengthen the electronic system for travel authorization authorized under section 217(h)(3) of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187(h)(3))) in order to better secure the international borders of the United States and prevent terrorists and instruments of terrorism from entering the United States.
SEC. 8. Provision of assistance to non-program countries.
The Secretary of Homeland Security, in consultation with the Secretary of State, shall provide assistance in a risk-based manner to countries that do not participate in the visa waiver program under section 217 of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187) to assist those countries in—
(1) submitting to Interpol information about the theft or loss of passports of citizens or nationals of such a country; and
(2) issuing, and validating at the ports of entry of such a country, electronic passports that are fraud-resistant, contain relevant biographic and biometric information (as determined by the Secretary of Homeland Security), and otherwise satisfy internationally accepted standards for electronic passports.
SEC. 9. Clerical amendments.
(a) Secretary of Homeland Security.—Section 217 of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187), as amended by this Act, is further amended by striking “Attorney General” each place such term appears (except in subsection (c)(11)(B)) and inserting “Secretary of Homeland Security”.
(b) Electronic system for travel authorization.—Section 217 of the Immigration and Nationality Act (8 U.S.C. 1187), as amended this Act, is further amended—
(1) by striking “electronic travel authorization system” each place it appears and inserting “electronic system for travel authorization”;
(2) in the heading in subsection (a)(11), by striking “electronic travel authorization system” and inserting “electronic system for travel authorization”; and
(3) in the heading in subsection (h)(3), by striking “electronic travel authorization system” and inserting “electronic system for travel authorization”.
SEC. 10. Sense of Congress.
It is the sense of Congress that the International Civil Aviation Organization, the specialized agency of the United Nations responsible for establishing international standards, specifications, and best practices related to the administration and governance of border controls and inspection formalities, should establish standards for the introduction of electronic passports (referred to in this section as “e-passports”), and obligate member countries to utilize such e-passports as soon as possible. Such e-passports should be a combined paper and electronic passport that contains biographic and biometric information that can be used to authenticate the identity of travelers through an embedded chip.
Passed the House of Representatives December 8, 2015.
  • Attest:karen l. haas,Clerk

La Sinistra Mondialista non si rassegna alla nomina di Trump e organizza disordini e proteste

No-Trump-NYProteste contro Trump
Il discorso di investitura di Trump non è piaciuto ai commentatori e pseudo intellettuali dei grandi media, rimasti orfani di Obama e della Clinton.
Lo hanno giudicato grezzo, demagocico e troppo schierato a favore di un nuovo “protezionismo” americano. Personaggi che sono ogni sera in TV come Beppe Severgnini, hanno indicato come il linguaggio di Trump sia troppo povero, troppo semplicistico, non conforme a quello utilizzato dai globalisti che sono molto più forbiti e aristocratici nei loro discorsi.
In particolare quell’appellarsi al popolo di Trump non gli viene perdonato, si sa che il popolo non apprezza i  grandi temi che l’elite di potere sospinge come fondamentali: il mercato aperto, la globalizzazione, i diritti dei gay, l’immigrazione libera, ecc
Trump parla di ridare il potere al popolo e questo è un concetto totalmente estraneo alla sinistra mondialista.
D’altra parte lo aveva sostenuto scopertamente anche il vecchio Scalfari, uno dei grandi patron del globalismo: L’Oligarchia «è il governo dei pochi ma è la sola forma d’un governo democratico».
Non poteva mancare un intervento di George Soros, il grande magnate, longa manus della elite di potere, il quale, presente a Davos (il convegno dei potenti) ha dichiarato di considerare Trump come “un impostore, un truffatore ed un potenziale dittatore che farà tremare i mercati finanziari”.
Soros, che è stato uno dei grandi sponsor della campagna presidenziale della Clinton, ha manifestato fiducia che il Congresso e la Costituzione mettano un freno a Trump.
Nel frattempo Soros non si stanca di finanziare ed alimentare le manifestazioni di protesta violenta contro Trump nell’ambito di una campagna diretta a sfiduciare e screditare il nuovo presidente eletto, campagna a cui contribuiscono i grandi media che sponsorizzavano la Clinton, dalla CNN, al New York Times e Washingon Post. In Italia il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e la RAI della Botteri e soci.
Il problema è che la sinistra, quella che ha sempre predicato globalizzazione, mercati aperti e immigrazione senza freni, si trova oggi spiazzata non solo dal cambio di passo dei due principali paesi da cui l’ideologia globalista è partita, gli USA e la Gran Bretagna, ma anche dalla massiccia crescita dei movimenti nazionalisti ed indentitari in tutta Europa, dalla Francia dove la Le Pen è la favorita nelle prossime elezioni, all’Austria, alla Germania ed alla stessa Italia dove la classe politica di governo, aggrappata al posti di potere, cerca di ritardare le elezioni per blindarsi le poltrone.
L’oligarchia tecnocratica della UE è ormai del tutto screditata e sono in molti a ritenere che questo organismo abbia ormai i giorni contati, visto che ha perso anche l’appoggio del potente alleato nordamericano e si trova oggi in un vicolo cieco.
Significativo che gli oligarchi della Unione Europea, orfani di Obama e della Clinton, nelle scorse ore, riuniti a Davos – sentendosi tanto soli – si sono fatti confortare dal premier cinese Xi Jinpin ( che ha difeso la globalizzazione, ovvio) ed hanno applaudito Georges Soros e le sue invettive contro Trump.
Il cambio di passo degli USA, con la presidenza Trump, rende fragile la posizione dei paesi come la Germania che si sono passivamente accodati al tutte le iniziative e provocazioni di Obama contro al Russia, dalle sanzioni alla concentrazione di truppe e mezzi alle frontiere russe, tanto che uno scongelamento dei rapporti fra gli USA e la Russia lascerebbe l’Europa della Merkel, di Hollande e di Gentiloni, con “il cerino in mano”.
Sconfessati dal loro alleato, contestati dalle opinioni pubbliche nazionali, screditati per la loro acquiscenza a tutte le peggiori operazioni belliche fatte dall’Amministrazione Obama, i premier europei dovrebbero ritirarsi e magari anche andare sotto processo per i guasti che hanno contribuito a creare: destabilizzazione di paesi come Libia, Siria ed Iraq, ondata epocale di profughi, conflitto in Ucraina e nuova guerra fredda con la Russia.
Agli apologeti della globalizzazione e dei mercati aperti, rimane la speranza, grazie al loro controllo dei grandi media, di sollevare l’opinione pubblica contro i “populisti” e riuscire a rimanere a galla di fronte al Tsunami da cui saranno presto investiti.
Soprattutto loro sanno che i possenti interessi delle grandi corporations e dei potentati finanziari (Wall Street) remeranno contro ogni possibile cambiamento e di conseguenza ci si potrà aspettare di tutto, anche fatti nuovi e drammatici per influenzare gli eventi.
Non si preparano giorni tranquilli, le oligarchie non molleranno la loro presa così facilmente e predispongono le loro contromosse.
Gen 21, 2017 – di Luciano Lago

Siria: pronto piano Pentagono per inviare più soldati

soldati sirial’ultimo regalo del premio nobel per la pace. Vedi anche il precedente contributo del 10 dicembre scorso, dedicato all’ex presidente infastidito della presunta ingerenza altrui negli affari interni
Siria: pronto piano Pentagono per inviare più soldati
Il Pentagono è pronto a presentare al neo presidente americano Donald Trump un piano per accelerare la lotta all’Isis in Siria. Piano che prevede anche opzioni militari come l’invio di ulteriori truppe da combattimento.
In particolare centinaia di soldati in più per rafforzare l’offensiva verso Raqqa, affermano fonti del Dipartimento della Difesa riportate dalla CNN.
Il piano sarà portato sul tavolo dello Studio Ovale il prima possibile, dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. A presentarlo al neo-presidente saranno il nuovo segretario alla Difesa James Mattis e il capo di Stato maggiore, il generale Joe Dunford, dopo che avranno dato il via libera a tutti i dettagli.
Tra le opzioni ci sarebbero anche una serie di proposte per limitare la crescente influenza nella regione di altri Paesi, in primis l’Iran. In particolare i vertici militari vorrebbero più autorità per fermare i rifornimenti di armi allo Yemen da parte di Teheran.
Lo scorso settembre in campagna elettorale Trump aveva promesso: “Darò ai miei generali una semplice istruzione: portatemi entro 30 giorni un piano per sconfiggere l’Isis”.
sda-ats 17 gennaio 2017 – 21:14

Il Tradimento di Obama

obama deceptionBarack Obama è stato eletto sull’onda dell’entusiasmo derivante dallo slogan ‘Yes We Can’ (Si noi possiamo), ben presto però, la realtà dei fatti, ha obbligato l’amministrazione a fare i conti con l’influenza esercitata dallo ‘stato profondo’. Mostro mitologico a cinque teste, include essenzialmente Wall Street (Finanza), i grandi corporazioni industriali (Multinazionali), le agenzie di spionaggio (CIA, NSA, NRO, etc), il complesso militare (Industria Bellica) e i media mainstream (grandi gruppi editoriali e televisivi).
Tra i maggiori meriti di Obama, soprattutto durante la prima amministrazione, possiamo annoverare una forte propensione a non macchiare la sua bibliografia presidenziale con disastrose guerre quali Iraq e Afghanistan. Questo rifiuto ha delineato e definito enormemente le strategie di ingaggio nell’arena internazionale da parte degli Stati Uniti.
Un altro fattore di enorme importanza è riscontrabile con il tentativo di regolamentare e definire maggiormente i perimetri dell’alta finanza speculativa che portò alla crisi finanziaria del 2008. Il potere di un presidente è molto limitato in confronto ad un’entità potente quale la FED. In tal senso, i pochi sforzi di limitare il potere dei grandi gruppi finanziari e bancari sono immediatamente naufragati, obbligando Obama a seguire la leadership di Greenspan e la politica monetaria decisa dalla FED. Primo enorme tradimento del mandato popolare.
Infine, i ripetuti scandali spionistici relativi alla NSA e alle altre agenzie di intelligence, hanno costretto Obama ad adottare una retorica volta al contenimento del potere illimitato delle agenzie di spionaggio. Nella pratica però, l’amministrazione uscente ha fatto l’esatto opposto aumentando fortemente i poteri delle agenzie governative, con lo scopo preciso di perseguire e accompagnare così la nuova strategia bellica presidenziale. Secondo enorme tradimento nei confronti dell’elettorato.
Ripercorrendo i punti cardine dell’amministrazione uscente, è facile comprendere come, dei cinque conglomerati di potere, tre di essi, Media, Wall Street e agenzie di spionaggio abbiano avuto vita facile potendo contare su un presidente a disposizione di tali poteri forti.
Ciò viene facilmente riscontrato nelle decisioni intraprese in otto anni di presidenza. Difficile stabilire una certezza quale siano state le motivazioni dietro a questo approccio, resta però una certezza, Obama ha dovuto sottomettersi a determinati rami dello stato profondo per poter implementare certe strategie. Per Obama, principalmente, è sempre stata una questione di priorità, unito alla necessità di assecondare determinati ambiti dello stato profondo, nell’opera di evangelizzazione democratica (derivante dal concetto distorto di Eccezionalisimo Americano).
In questo senso, facilmente si intuisce come mai agenzie di spionaggio, apparati mediatici e speculatori finanziari abbiano avuto mano libera durante la gestione Obama. Il presidente uscente ha puntato su tre fattori principali durante la sua presidenza: avanzare il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, una ripresa interna dell’economia e la rinuncia a guerre con truppe di terra. Obiettivi chiaramente incompatibili tra loro, specie se messi in relazione con i desiderata storici della politica estera americana (preservare il mondo unipolare a guida USA)
Per riuscire in questo obiettivo, necessariamente, ha avuto bisogno di un forte sostegno da parte delle grandi istituzioni finanziarie, nazionali ed internazionali, per organizzare la destabilizzazione economica e il terrorismo finanziario verso nazioni considerate ostili. Obiettivo, aprire la strada alle agenzie di intelligence e alla loro forma di aggressione mediante forme di soft-power (primavera araba, rivoluzione colorata, influenzare il voto). In tutto questo, l’apparato mediatico ha giocato un ruolo fondamentale amplificando la propaganda politica. Lo scopo, anche in questo caso, spianare la strada alle canoniche tecniche di manipolazione (mancanza di notizie, notizie distorte, percezione alterata della realtà, omissioni) per ottenere il sostegno delle popolazioni occidentali alle operazioni di cambio regime in Nord Africa, Medio Oriente ed Europa dell’Est.
Questa strategia di protezione della sua biografia, evitando ad ogni costo un intervento militare, ha infastidito fortemente il complesso militare industriale, oltre alle grandi corporazioni industriali (Petrolifere, Agricole ed Edili). Il bombardamento, l’invasione via terra, l’occupazione materiale e la distruzione delle infrastrutture di un paese sono grandi catalizzatori di appalti, assegnati regolarmente alle aziende private statunitensi (l’esempio dell’Iraq è emblematico). L’effetto sono centinaia di milioni di dollari di profitto. Lo stesso apparato bellico ha più capacità di espandere i suoi guadagni con guerre perpetue, di occupazione che impieghino armamenti e nuove tecnologie, frutto anch’essi di contratti multimilionari.
Le problematica maggiore sono comunque emerse in altri contesti, conseguenze di un approccio particolarmente esasperato al tema dei diritti umani. Argomentazione abusata nell’ultimo decennio sotto l’amministrazione Obama, ha spesso funzionato da pretesto per il bombardamento e il sostegno di rivoluzioni violente che hanno finito per distruggere diverse nazioni negli corso degli ultimi otto anni. Gli effetti della politica estera di Obama hanno peggiorato le tensioni globali, semplicemente cambiando metodi e mezzi. Terzo, enorme, tradimento del mandato elettorale.
Le maggiori conseguenze sul fronte interno, evidente riflesso di una strategia basata sull’uso di intelligence e media mainstream, sono state un aumento esponenziale del potere delle agenzie di spionaggio, degenerato con i ripetuti scandali rivelati da Snowden. Altrettanto si può dire in merito alla credibilità della Stampa con l’alterazione delle notizie per favorire un certo tipo di interpretazione della realtà. Infine, ovviamente, il salvataggio delle maggiori banche ha prodotto conseguenze disastrose nell’apparato finanziario ed economico. Il potere della FED (degenerato con i tassi di interesse bloccati a zero e la cosiddetta capacità di stampare denaro all’infinito), unito alla speculazione finanziaria, la distorsione mediatica delle notizie e una completa libertà per le agenzie di intelligence, lascia in eredità al nuovo presidente un paese con un’economia instabile, una crescita rasente lo zero ed una politica estera disastrosa per gli Stati Uniti e il resto del mondo.
Uno dei pochi meriti di Obama è stata la necessità di porre un freno alle intenzioni bellicose dell’apparato militare, attirandosi quindi spesso aspre critiche dalla parte più interventista del ‘deep state’ USA. In Siria, la mancata invasione del 2013 ha lasciato il segno tra la presidenza Obama e lo stato profondo che ha continuato a minare la credibilità dell’ex presidente fino all’ultimo giorno della sua permanenza alla Casa Bianca.
In Iraq, la necessità di marcare una differenza importante con Bush ha prodotto un ritiro forzato delle truppe americane, favorendo così l’ascesa di daesh. Che Obama abbia deciso in autonomia questa strategia o che sia stato tradito dagli apparati di intelligence, creatori di daesh a Camp Bucca, poco cambia. La strategia politica di Obama ha necessariamente dovuto concedere particolari deleghe di autonomia agli apparati di intelligence, tradendo puntualmente il mandato dei cittadini.
Obama ha concesso armi e finanziamenti ad elementi collegati a daesh ed al qaeda, offrendo una cooperazione continua con altri attori regionali (Arabia Saudita, Qatar e Turchia) per destabilizzare l’intera area Mediorientale e Nordafricana. Quarto gigantesco tradimento del mandato elettorale.
Il contrasto perenne tra una parte dello stato profondo e Obama ha raggiunto apici di tensione in merito alla vicenda Ucraina. Le forti pressioni dei neoconservatori sull’amministrazione hanno avuto poca fortuna nel innescare un’escalation delle tensioni nell’est del paese. Nonostante l’apparato di intelligence abbia sempre assistito Kiev nella sua famigerata operazione antiterrorismo e nella copertura di nefandezze di ogni genere (MH17?), l’apparato militare non ha potuto armare l’esercito Ucraino, con l’aiuto della NATO, come avrebbe voluto e sperato.
Una delle maggiori contraddizioni tra l’area euroasiatica e quella atlantica è stata l’errata interpretazione dei due maggiori esponenti. In Russia, ma spesso anche in altre nazioni mediorientali, Obama è stato percepito come un estremista che avrebbe voluto attivare i meccanismi per portare ad una terza guerra mondiale. Alla stessa maniera, Putin ha ricevuto la stessa interpretazione delle sue intenzioni da parte atlantica. Questa errata percezione della realtà ha spesso portato ad equivoci e mancanza di fiducia difficilmente risolvibili. A riprova di questa affermazione, la situazione di maggior pericolo, in termini di scontro tra potenze nucleari, si è avuto durante la crisi Ucraina. In Russia, Putin ha ricevuto critiche per un mancato intervento massiccio in Ucraina, Obama in patria ed in Europa è stato aspramente ostracizzato per non aver appoggiato Kiev con tutti i mezzi necessari. E’ stata la moderatezza di Putin ed Obama in determinati contesti, Siria e Ucraina in primis, ad evitare che i falchi al loro fianco potessero spingere ad un aggravarsi della crisi internazionale.
In conclusione, Obama ha spesso preferito utilizzare metodi alternativi, ma non meno dannosi, per imporre in qualche maniera una sua visione delle politiche internazionali. Spesso ha dovuto cedere la mano con azioni contro la sua volontà e probabilmente poco frutto di una sua iniziativa personale. Le sanzioni alla Federazione Russa, le operazioni con i Droni, l’inasprirsi del pattugliamento nel mar cinese del Sud-Est, il sostegno alle azioni Saudite in Yemen (vendita di armi), il salvataggio bancario dopo la crisi finanziaria e la permanenza di Guantanámo rientrano in questo ampio spettro. Vicende che hanno scalfito e danneggiato la reputazione di Obama. Azioni intraprese e offerte in dono al mostro a cinque teste, comunemente etichettato come stato profondo. Scelte che, in un modo o nell’altro, Obama è stato obbligato ad intraprendere per evitare una guerra dichiarata con le svariate entità del deep state. In sintesi, si è piegato al volere dei poteri forti, senza combattere, ma anzi adattandosi al contesto per trarne un beneficio personale.
Obama è certamente stato un presidente per certi versi peggiore di Bush in termini di politica estera e domestica. Va però riconosciuta la sua capacità nell’aver limitato la potenziale azione distruttiva-nucleare degli Stati Uniti, specie se rapportato ai desiderata di certi apparati del potere di Washington. L’accusa maggiore che si possa muovere ad Obama è non aver mantenuto fede alla promessa basilare espressa durante la campagna elettorale. Con la terminologia ‘Yes We Can’, Obama promise un cambiamento nell’approccio ai problemi degli Stati Uniti.  Invece di combattere l’establishment con una rivoluzione dal suo interno, ha preferito scendere a patti per avanzare il ruolo degli Stati Uniti nel mondo semplicemente cambiando approccio.
Ha scelto alleanze e tessuto trame per avanzare la sua biografia (polemica con Israele per gli insediamenti, il ritiro dall’Iraq e la fine dell’embargo con Cuba), senza mai però entrare in contrasto aperto con determinati settori dello Stato Profondo. Israele può essere considerata un’eccezione isolata.
Le conseguenze di questo approccio hanno generato effetti catastrofici che vediamo ogni giorno in diverse aree del globo. Le popolazioni di Stati Uniti ed Europa vivono una crisi esistenziale senza più fiducia nei media; le agenzie spionistiche vengono considerate oppressive ed invadenti nella sfera della privacy senza più alcuna credibilità; gli apparati militari-industriali producono hardware obsoleto ed inefficace, con costi di produzione iperbolici dettati da una vasta corruzione; i grandi gruppi corporativi hanno subito gli effetti di una guerra commerciali (rapporto problematico con il valore del petrolio) oltre al fallimento degli accordi commerciali come TTIP e TTP.
Obama, pur avanzando una candidatura di rottura nel 2008 e nel 2012, ha continuato nel solco dell’eccezionalismo americano, del popolo scelto da Dio bramando di educare il globo nella maniera appropriata. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Iran, Cina e Russia che hanno enormemente guadagnato fiducia e considerazione rispetto agli Stati Uniti grazie al loro approccio scevro di eccezionalismo.
Il tradimento di Obama, rispetto alle aspettative, sommato alle conseguenze nefaste della sua presidenza lo rendono, complessivamente, uno dei peggiori presidenti della storia degli Stati Uniti. Non sorprenda, quindi, l’elezione di Donald Trump. Un presidente, anch’esso, di rottura rispetto ad Obama. Una ripetizione del medesimo meccanismo elettorale che portò al trionfo di Obama nel 2008 al termina della presidenza Bush. Trump è stato eletto sulle ali dell’entusiasmo, con uno slogan che promette di rimettere gli Stati Uniti al centro del progetto nazionale e globale, sfidando quindi apertamente gli interessi del mostro a cinque teste dello stato profondo. Ancora una volta, folgoranti similitudini con la campagna elettorale dell’ormai ex presidente.
E’ probabile che anche Trump decida di allearsi con determinati componenti dello stato profondo dichiarando guerra ai restanti, avanzando così la sua visione strategica del futuro del paese. Un tracciato che assomiglia paurosamente alla tattica ed alle intenzioni iniziali di Obama. Il problema di fondo resta intrinsecamente legato all’opinione personale del presidente degli Stati Uniti che spesso si sente nominato quale guida morale e spirituale dell’intero globo, non solo degli Stati Uniti d’America. In tal caso, il risultato sarà il medesimo degli ultimi otto anni con una continua crescita del ruolo di Cina, Russia e Iran. L’epoca di Obama si chiude con un paradossale “No, you can’t” (no, non puoi), contrapposto all’iniziale “Yes we Can”. Trump dovrà stare attento a non subire una trasformazione simile, del suo slogan, con un passaggio dal “make america great again” (rendiamo gli Stati Uniti grandi di nuovo) al più realistico “make eurasia great again”.
Il mostro a cinque teste, comunemente chiamato Deep State, guida la politica domestica ed internazionale degli Stati Uniti da oltre cento anni, piegando il volere presidenziale e sabotando amministrazioni senza pietà. Se c’è qualcosa che già accomuna Obama e Trump è la difficoltà nel discostarsi dalla precedente amministrazione, riuscendo al contempo ad avanzare le intenzioni espresse durante la campagna elettorale. Missione impossibile?
di Federico Pieraccini – 21/01/2017 – Fonte: L’Antidiplomatico

26.000 bombe per asciugare le lacrime di Obama. (E Trump quante ne lancera’ ?)

obama bombsMA QUANTE BELLE BOMBE…
26.172: sono le bombe che Barack Obama ha lanciato nel 2016 in sette paesi diversi: Siria, Iraq, Afghanistan, Libia, Yemen, Somalia e Pakistan.
Di queste oltre il 90% (24.287) sono state lanciate su Siria e Iraq nell’ambito della Operation Inherent Resolve (OIR), la campagna contro lo Stato Islamico. Gli Stati Uniti hanno prodotto il 79% dei bombardamenti complessivi che la coalizione ha effettuato.
La stima, come sottolinea Micah Zenko analista e curatore della ricerca, è da ritenersi al ribasso perché ogni “strike” può comportare più bombe; ed inoltre perché i numeri sugli interventi aerei in Siria e Iraq non sono certi.
Rispetto al 2015, l’America di Obama ha sganciato oltre 3.000 bombe in più e bombardato un paese, la Libia, che non era stato tra gli obiettivi.
Ovviamente in questo conteggio non sono calcolate le operazioni segrete che Obama ha dispensato per il mondo; le centinaia di “bombardamenti mirati” con droni anche in territori non inclusi nelle guerre ufficiali (come Africa), o gli appalti autorizzati dal Pentagono e dalla Cia a contractors e società private per condurre attività di guerra sotto traccia.
A tutto questo dobbiamo aggiungere che Obama nei suoi sette anni, è stato il Presidente Usa che ha autorizzato il maggior numero di vendite d’armi in Medio Oriente nella storia americana (lo abbiamo spiegato in questo articolo con numeri e cifre).
Niente male per un Nobel per la Pace.
Il problema è che tutto questo sforzo bellico che annovera Obama tra i presidenti più guerrafondai di sempre, non è servito a evitare il fallimento della politica estera americana.
E LA DOTTRINA OBAMA?
La dottrina Obama, elogiata dalla sinistra internazionalista e umanitaria, doveva far dimenticare quella di George Bush e invece l’ha fatta rimpiangere; doveva ricostruire l’immagine dell’America disintegrata dall’arroganza del Presidente cowboy e dal fallimento delle guerre in Afghanistan e Iraq e invece quell’immagine l’ha ancora più abbattuta mantenendo in vita le stesse guerre di Bush e aumentando crisi internazionali e fronti di guerra: è sotto Obama che hanno preso forma l’Isis e il suo Califfato; è Obama che ha dato il via libera alla guerra in Libia, alimentato il conflitto siriano, aiutato la crisi nello Yemen e le destabilizzazioni delle Primavere arabe; e con Obama che la tensione con la Russia ha raggiunto un clima da Guerra Fredda; è con Obama che si è consumata la tragica farsa della rivoluzione ucraina e della Guerra civile che sta mettendo a rischio la stabilità nell’Europa orientale.
La sua dottrina doveva fondarsi su due capisaldi:
1) “Light Footprint” o “Impronta Leggera”, cioè diminuire l’interventismo esplicito; non più “stivali sul terreno” ma azioni impercettibili che avrebbero dovuto ottenere massimo risultato con il minimo sforzo (e minimo rischio). L’eliminazione di Bin Laden nel 2011, sembrò avvalorare questa strategia.
D’altronde se il terrorismo islamista era senza territorio a che serviva occuparne uno? Salvo poi accorgersi che l’Isis un territorio se lo stava costruendo grazie ai soldi degli alleati sauditi e alle trame occulte della Cia.
2) “Leading from behind” o “Guidare da dietro le quinte”. La strategia tipica di chi tira il sasso nascondendo la mano. Potremmo tradurla con un “agire nell’ombra”; come in Ucraina per esempio dove è stato molto più comodo finanziare con svariati miliardi di dollari la rivoluzione che ha portato alla guerra civile e poi infilare i propri dipendenti del Dipartimento di Stato dentro il nuovo governo di Kiev.
OBAMA? UN’ALLUCINAZIONE
Il giudizio sereno e veramente obiettivo su di lui potrà essere consegnato solo dopo che il tempo avrà attraversato le ultime convulsioni di questi 8 anni.
Eppure quelle lacrime si asciugano velocemente pensando all’ipocrisia di quella retorica pacifista che ha accompagnato questi anni; alle bombe e alle guerre (umanitarie ovviamente) giustificate dalla protezione che il mondo ovattato dei media, degli intellettuali, degli attori di Hollywood, dei maggiordomi europei, gli hanno dato e continuano a dargli.
Obama è stato una grande allucinazione; non solo in politica estera. Secondo un recente sondaggio Gallup, la presidenza Obama ha peggiorato la condizione dei neri, la questione razziale e il divario tra ricchi e poveri; i punti forti della sua visione del mondo.
Donald Trump non ha vinto grazie a Putin; ha vinto grazie ad Obama ed al suo fallimento.
E ora, mentre ci apprestiamo ad assistere all’insediamento del nuovo Presidente Trump, guardiamo con stupore le lacrime che Obama ha versato nel suo discorso di commiato; probabilmente lacrime sincere di un uomo che non è riuscito ad essere all’altezza del ruolo che la storia improvvisamente gli aveva dato ed il mondo si aspettava.
Ma le 26.000 bombe sganciate nel 2016 e le decine di migliaia di altre bombe gettate negli otto anni della sua Presidenza asciugano quelle lacrime di speranze  fallite.
Fonte: Comedonchisciotte
di Giampaolo Rossi – 21/01/2017

Obama avvisa (subdolamente) Trump che l’inizio del suo governo sarà violento

trump emancipQuando si è reso evidente il trionfo di Trump nelle scorse elezioni presidenziali degli Stati Uniti, Obama ha inviato un mesaggio via Twitter con una frase con cui voleva rianimare i suoi sostenitori, in cui diceva: “il sole tornerà a sorgere un domani”; con questa frase voleva far intendere che, nonostante il trionfo di Donald Trump non tutto doveva considerarsi perduto per loro.
Tuttavia giusto ieri, a scarsi tre giorni dall’investitura di Trump, Obama esce con un altro twitter – per mezzo della sua ambasciatrice all’ONU, Samantha Power, in cui scrive: “non andiamo ad entrare dolcemente nella notte”.
Per qualsiasi persona è evidente che sono frasi che celano un forte simbolismo.
Non per nulla Obama è membro di società segrete come la ” Skull and Bones”. Vedi: Dalla «Skull and Bones» al Nuovo Ordine Mondiale
Se c’è un qualche cosa che l’establishment ha rimproverato a Trump è il fatto che lui non faccia parte di alcuna società segreta nè sia stato iniziato in alcuna dottrina ermetica. Ed è per questo che lo hanno rifiutato e questo è il motivo dei Twitters di Obama.
Tuttavia quale è il significato di questi messaggi Twits?
Visto che la luce del giorno è considerata un qualche cosa di positivo, che porta una speranza; in termini esoterici rappresenta la elevazione spirituale. Così che il suo primo Twitter era questo. un messaggio di speranza per i suoi. In realtà inviava il messaggio per il fatto che ancora vi era una possibilità di mantenere il potere; e questo spiega i tentativi che sono stati fatti nei giorni successivi fino all’attualità.
Tuttavia sembra che ancora Obama mantenga la speranza di recuperare il potere o al meno non se ne andranno senza dare battaglia; questo è il significato dell’ultimo Twitter.
Il messaggio avverte che” non si entrerà nel buio della notte in modo dolce”. E cosa si intende per notte? Questo dunque, l’oscurità, il terrore, la cecità spirituale.
Senza dubbio è un messaggio abbastanza chiaro; per loro (Obama ed il suo staff) la presidenza di Trump rappresenta la oscurità spirituale e fisica. Tuttavia avvertono che l’entrata al potere (di Trump) sarà agitata, segnalando con questo che faranno qualche cosa per rattristare l’inizio dell’amministrazione di Trump.
Cosa potrebbero davvero fare?
Probabile che vogliano giocarsi la carta di una guerra con la Russia. Ricordiamoci che il Pentagono ha inviato un importante contingente militare in Polonia per partecipare ad esercitazioni militari della NATO molto vicino alle frontiere della Russia.
Inoltre un importante generale statunitense, che partecipa alle esercitazioni, ha dichiarato che gli USA sono pronti per iniziare una guerra contro il paese slavo. Anche il generale, che era stato menzionato quale possibile candidato repubblicano in sostituzione di Trump, ha dichiarato che il presidente eletto porterà alla rovina gli USA.
In ogni caso il Ministro degli Esteri russo ha avvisato che Obama ancora dispone di qualche giorno per iniziare una guerra mondiale; questo in allusione ad uno schieramento militare statunitense nell’Europa orientale, giusto alla frontiera con la Russia; schieramento giustificato dalla presunta “minaccia russa”.
Non dimentichiamo che Obama aveva minacciato in precedenza la Russia con rappresaglie, senza menzionare che tipo di rappresaglie, per il presunto hackeraggio nelle elezioni presidenziali statunitensi.
Un’altra cosa che potrebebro fare è quella di assassinare lo stesso Donald Trump, o pe lo meno questo è quello che si specula su alcuni siti alternativi; dicono che sarà eliminato dalla CIA. Questo già avrebbe una certa logica, visto che, come hanno informato, l’FBI ha appoggiato Trump mentre la CIA lo ha attaccato e continua ad osteggiarlo.
Gen 19, 2017
Trump come Kennedy ?
Traduzione: Luciano Lago

Barack Obama, il perdente su tutta la linea dell’anno 2016

è questo tipo di governo che amano e rimpiangono i manifestanti anti Trump, SANGUE, obamabomb-600x300vogliono SANGUE

 
La risposta assertiva di Vladimir Putin alla sconsiderata corsa verso le sanzioni alla Russia, realizzata da Obama nell’agonia del suo mandato, ha provocato una reazione importante negli Stati Uniti perché, da varie interviste realizzate, viene indicato che molte persone negli USA preferirebbero avere un personaggio come il governante moscovita, nella presidenza di questo paese, piuttosto che lo stesso Obama.
Questo perchè che l’attuazione politica del presidente, destinato ad uscire di scena nei prossimi giorni , è stata una debacle per tutta la nazione USA, visto che ogni suo passo effettuato, si è tramutato in una sconfitta importante per questo personaggio e quello che lui rappresenta.
I fatti comprovano questa affermazione:
1) In Ucraina Obama ha cercato di costituire un governo pro occidentale attraverso un colpo di stato e l’assassinio del suo presidente legale, riuscendo esattamente a creare una crisi tale che ha finito con determinare il mandato ad un oligarca debole, minaccioso, indeciso, con un territorio diviso in due (Kiev-Donbás), e con la Crimea integrata come parte della Russia attraverso un referendum maggioritario della popolazione, svoltosi in quel paese.
2) L’appoggio al terrorismo yihadista fornito al Daesh ed Al Nusra, creati per sua iniziativa assieme alla Hillary Clinton, ha determinato il massacro di più di mezzo milione di persone in Siria ed Iraq, fomentando lo sgozzamento di civili e soldati, la bruciatura in falò di bambini ed adulti, la violenza e stupri su donne e bambine, la tortura ai militari ed anziani, barbarie totale provocata grazie al suo auspicio. Questo significa che , il Premio Nobel della Pace gli fu concesso come un riconoscimento ad essere ricordato come “Il Signore della Guerra.”
3) Militarmente (gli USA) hanno perso gran parte del loro potere nel Medio Oriente e la Coalizione, un gruppo che comprende una ventina di paesi con potenze incluse come Francia, Germania, Gran Bretagna, non ha avuto alcun ruolo determinante nella guerra contro i takfiri, per quanto il suo successo sia stato segnato nel massacro avvenuto di civili e di soldati iracheni o siriani.
4) Elettoralmente ha fallito nell’appoggio dato alla Clinton, una delle ragioni definitive per la sua sconfitta , facendo in modo che Donald Trump, il supposto pagliaccio debole, abbia potuto assestare una contundente stangata elettorale di forma tale che ha perso la continuità della sua politica guerrafondaia sostenuta per opera della Hillary.
5) Mediáticamente, neanche il tentativo di incolpare la Russia della sconfitta è servito e neppure ha potuto apportare alcuna prova credibile e la maggioranza di Media hanno finito per sputtanarsi come strumenti al servizio della falsa propaganda e con minima credibilità. Ad un presunto hackeraggio èstato risposto con una domanda molto dura: un paese esperto in montare colpi di Stato, sobillare le basi della sovranità di altri stati, rovesciare governi e operare attraverso lo stesso hackeraggio, manipolare conti, distruggere dati, intervenire nei sistemi computerizzati, adesso si inorridisce di quello che è stato il suo emblema?
6) Uno dei fallimenti più grandi è stato il tentativo di debilitare l’Iran, a dispetto dell’Accordo ottenuto grazie all’alta diplomazia iraniana, supportato anche nel G5+1, promulgando sanzioni commerciali, economiche, culturali, politiche, tra le altre, col fine di provocare una crisi interna della nazione persiana, cosa questa che non ha potuto ottenere. Al contrario, ha sospinto detto paese a diventare come uno degli attori principale nella risoluzione della pace in Medio Oriente.
7) Il suo finanziamento e supporto all’Arabia Saudita nell’aggressione contro la nazione yemenita è risultato in un fiasco macabro perché quel paese si è opposto tenacemente, riuscendo a ribaltare il risultato militare atteso dagli Usa, sostenendo una battaglia disuguale benché di dignità nazionale che ha mostrato la debolezza dei regimi delle monarche del Golfo, appoggiate dagli USA e dall’Occidente.
8) L’astensione nella condanna all’ONU di Israele, dovuta agli insediamenti coloniali in Palestina, è un semplice strumento demagogico col fine di lasciare Donald Trump in una crocevia, corroborato dalla posizione repubblicana che esige di ritirare detto progetto approvato.
Esistono molti altri argomenti aggiuntivi che dimostrano il danno propiziato agli USA dall’amministrazione Obama, senza contare sulla crisi infrastrutturale, sociale, razziale, politica, della nazione nordamericana, tutti quei fattori che la trasformano nel gran perdente mondiale per l’anno2016.
Occorre ricordare che i principi dell’Eccezionalità, della Diplomazia Ipocrita, della colpevolezza senza accertamento, il disprezzo al contrario, il principio dell’autosufficienza, sono fondamenti che completano detta caduta di credibilità . Se si unisce a questo l’effetto di una personalità con dinamica negativa per sé stessa e per lo stesso pianeta, nel contesto di un discorso incoerente con la realtà, si deve pensare che il destino della sua sconfitta era segnato.
 
Tuttavia, questa stessa personalità può portarlo a postulare altri quattro anni in più a detto mandato, qualora non esistessero altre figure di alto livello per tale prestigioso incarico.
 
Il mondo avrebbe richiesto un presidente statunitense carico di umanità, cosciente dei diritti dei popoli, con assiomi etici basati su valori umani solidi, con strategie dirette verso la pacificazione degli spiriti, tra quelle qualità che rendono un uomo tale da essere considerato come fonte di luce propria. Ci si aspetta che Donald Trump non commetta gli stessi errori e consideri il pianeta come un insieme di paesi con diritti sovrani per agire in Conseguenza. È quello che desidera ogni donna o uomo di Bene Profondo.
 
Fonte: Hispan Tv – Fonte: controinformazione
 
Traduzione: Manuel de Silva
di Carlos SantaMaria – 04/01/2017

Obama, il mercante d’armi

la società civile moralmente superiore NON HA MAI “RIMPROVERATO” il premio nobel per la pace Obama per questo traffico, nessuno di questa società al caviale ha desiderato mollargli un pugno. Se i pacifisti non spendono tanto in armi si rischia “l’isolazionismo”….terribile non poter bombardare chi da fastidio all’impero vero?

Obama, il mercante d’armi
Quella di Barack Obama passerà alla storia come l’amministrazione americana che ha venduto più armi nel mondo e sopratutto ai Paesi in via di Sviluppo; niente male per un Presidente premio Nobel per la Pace (sulla fiducia), mito dei terzomondisti liberal e pacifisti. Dal 2008 al 2015 (in pratica durante i suoi due mandati), gli Usa hanno chiuso accordi per 200 miliardi di dollari, pari al 42% dell’intero ammontare del traffico di armi in questi paesi.
Il dato eclatante risulta da un recente studio pubblicato dal Congressional Research Obama trafficanteService, l’Istituto di Ricerca del Congresso americano. Secondo il report, gli accordi di trasferimento di armi nei Paesi in via di Sviluppo, hanno rappresentato più dell’80% di tutto il mercato delle armi globale; e l’America di Barack Obama è stata leader assoluta con una quota di mercato più del doppio di quella della “famigerata” e “guerrafondaia” Russia di Putin.
Non solo, ma se a quelli Usa si aggiungono gli accordi di Francia (51 bln $), Germania (19,5 bln $), Gran Bretagna (14 bln $), Italia (10 bln $) e altri paesi europei (53 bln $), si raggiunge la cifra di 357 miliardi di dollari di accordi di trasferimento armi nei Paesi in via di sviluppo; e la differenza con la Russia diventa superiore di quattro volte. Interessante notare che anche aggiungendo alla Russia, le vendite della Cina (le due nazioni che secondo la vulgata occidentale, mettono a rischio la pace nel mondo), non si raggiunge neppure la metà del controvalore del traffico d’armi generato dall’Occidente.
 
In altri parole i paesi Nato hanno inondato di armi di ogni tipo le aree più a rischio del pianeta.
Quando?
Secondo il rapporto, le scelte di trasferimento armi rispondono a precise necessità della politica estera americana e di tutela degli interessi nazionali di Washington.
Dalla fine della Seconda Guerra mondiale, la strategia Usa è stata quella di aiutare alleati e nazioni amiche ad affrontare le minacce alla sicurezza regionale.
Eppure colpisce il fatto che la maggiore quantità di vendita armi in Medio Oriente (76 miliardi di dollari) sia stata autorizzata da Obama nel biennio 2011-2012, quello per intenderci che ha generato le famose Primavere arabe, la guerra (ovviamente umanitaria) in Libia e quella civile in Siria; lo stesso biennio che ha preparato l’ascesa dell’Isis e la formazione del Califfato. In altre parole sembra che “la politica delle armi” di Obama non sia servita alla stabilizzazione regionale ma, al contrario, ad alimentare le crisi che oggi stiamo attraversando.
Dove?
Per l’America di Obama, l’area privilegiata per la vendita di armi è stato il Medio Oriente; qui, nella polveriera del mondo, gli Usa hanno chiuso oltre il 70% dei loro accordi complessivi.
Limitatamente all’ultimo triennio 2012-2015, la Russia detiene la principale fetta di mercato in Asia (76%), la Cina in Africa (22%), mentre l’America Latina riceve in prevalenza armi europee.
Chi?
L’Arabia Saudita è il paese acquirente che più di ogni altro ha chiuso accordi commerciali di armi al mondo per un valore complessivo di oltre 93 bln $; di questi, secondo la ricerca, circa 72 miliardi dagli Usa ed il restante dai paesi europei (Francia in testa). L’India il secondo con 34 miliardi.
Rimanendo nel Medio Oriente, gli altri Paesi maggiori acquirenti di armi sono stati Egitto (30 bln $), Iraq (29 bln $), Emirati Arabi (25,6 bln $) e Qatar (24 bln $).
Da notare che per l’Egitto dal 2012, anno della presa di potere di Al-Sisi, il Obama trafficante 2principale fornitore di armi è diventata la Russia; segno evidente di un cambiamento della politica estera di un paese che per decenni è stato il riferimento degli interessi Usa in Medio Oriente.
Focus 2015
Nel 2015, anno più recente preso in considerazione, gli Usa hanno chiuso accordi di vendita armi per 40 miliardi di dollari, pari al 50,2% dell’intero mercato mondiale; questo significa che più della metà del traffico di armi nel mondo è gestito dagli Stati Uniti.
Ma il dato più eclatante è che per la prima volta, al secondo posto tra i paesi fornitori di armi, non c’è la Russia (nonostante abbia leggermente aumentato il valore degli accordi commerciali) ma la Francia del socialista Hollande che ha raggiunto la cifra di 15 miliardi di dollari di armi vendute, a coprire quasi il 20% del mercato mondiale (nel 2014 era di 5,5 miliardi).
 
Limitatamente ai Paesi in via di Sviluppo, Usa e principali produttori europei (Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia) coprono quasi il 70% valore del traffico d’armi; la Russia il 17% e la Cina il 9%.
 
Nella relazione è specificato come “i principali fornitori dell’Europa occidentale, singolarmente, hanno migliorato la loro posizione competitiva nelle esportazioni di armi attraverso il forte sostegno marketing dei propri governi “; insomma appare chiara la natura della politica estera occidentale.
 
Probabilmente nel 2016 il volume trasferimenti complessivi di armi autorizzati dall’amministrazione Obama risulterà aumentare considerevolmente se verrà confermato lo sbalorditivo accordo di 115 miliardi di dollari siglato da Obama con il governo saudita. Armi, che ricordiamolo, sono utilizzate dalle monarchie del Golfo per condurre la criminale guerra nello Yemen in aperta violazione del diritto internazionale.
Chissà se nel discorso di commiato che Barack Obama si appresta a fare alla nazione americana, racconterà anche di questo suo merito: il Presidente che avrebbe dovuto proiettare il mondo verso una nuova era di pace e distensione internazionale è stato il maggior esportatore di armi (e guerre) nella storia americana.
Fonte: Gli Occhi Della Guerra gennaio 11 2017

Yemen: otto milioni di bambini senza cure mediche

immagino che quelle donne e uomini tanto arrabbiati in piazza per l’arrivo bambini yemendell’ISOLAZIONISTA (ossia chi non vuole BOMBARDARE paesi altrui) Trump, che si indignano per il bimbo siriano morto sulle coste di un altro paese mentre fuggiva dalla guerra, ritengono assolutamente GIUSTO che l’alleato saudita del pacifista OBAMA STERMINI IL POPOLO YEMENITA. Nessun corridoio UMANITARIO PER IL POPOLO YEMENITA??????

A quasi due anni dallo scoppio della guerra, l’emergenza sanitaria in Yemen si aggrava. A pagare sono soprattutto i bambini, che non ricevono le cure mediche di base necessarie. Il sistema sanitario yemenita, ormai allo stremo, è ad oggi incapace di far fronte a malattie infantili prevenibili e curabili.
È questa la denuncia dell’ultimo rapporto di Save The Children sul Paese più a sud del Golfo Persico, già prima dell’aggressione saudita tra i più poveri al mondo. Questo conflitto, dimenticato dall’Occidente, ha portato all’implosione di un sistema sanitario da tempo precario. La situazione tragicamente statica degli scontri e la instabilità da questi generata, si ripercuotono sulle fasce della popolazione più deboli, con un tasso di 100mila morti in più all’anno. Morti prevedibili, dovute a malattie come infezioni delle vie respiratorie, diarrea o malnutrizione, facili da debellare con una risposta medica adeguata.
L’organizzazione riporta dati allarmanti: otto milioni di bambini non hanno accesso alle cure mediche e l’incremento della mortalità infantile, già drammatico prima dell’inizio della guerra, ha raggiunto i mille decessi a settimana. Tra le cause, la povertà dilagante che impedisce ai pazienti di raggiungere gli ospedali e alle stesse strutture di riparare o sostituire macchinari fondamentali come le incubatrici. Molti ospedali sono stati chiusi o distrutti dalle bombe saudite e altri, allo stato attuale, sono parzialmente funzionanti.
La crisi economica e l’aumento delle tasse che sono ormai in pochi a pagare, sono elementi non trascurabili. Alla base della crisi sanitaria c’è infatti un aumento dei costi. Da quando è iniziato il conflitto il prezzo della maggior parte dei farmaci è aumentato del 300%, secondo Hilel Mohammed al-Bahri, vice-direttore dell’ospedale Al-Sabeen Hospital di Sana’a.
Per far fronte a questa crisi, la richiesta a tutte le parti coinvolte nel conflitto è di permettere l’accesso di aiuti umanitari che possano permettere il rifornimento degli ospedali, per arginare i danni di questa devastante guerra che sta devastando lo Yemen.
gennaio 11 -2017
– di Vincenza Lugnano per Il Faro Sul Mondo