Non la Nato, ma la sinistra è «obsoleta»

formiche-difesa-European-Leadership-NetworkAutorevoli voci della sinistra europea si sono unite alla protesta anti-Trump «No Ban No Wall», in corso negli Stati uniti, dimenticando il muro franco-britannico di Calais in funzione anti-migranti, tacendo sul fatto che all’origine dell’esodo di rifugiati ci sono le guerre a cui hanno partecipato i paesi europei della Nato.
Si ignora il fatto che negli Usa il bando blocca l’ingresso di persone provenienti da quei paesi – Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan, Yemen, Iran – contro cui gli Stati uniti hanno condotto per oltre 25 anni guerre aperte e coperte: persone alle quali sono stati finora concessi i visti d’ingresso fondamentalmente non per ragioni umanitarie, ma per formare negli Stati uniti comunità di immigrati (sul modello di quella dei fuoriusciti cubani anti-castristi) funzionali alle strategie Usa di destabilizzazione nei loro paesi di origine.
I primi ad essere bloccati e a intentare una class action contro il bando sono un contractor e un interprete iracheni, che hanno collaborato a lungo con gli occupanti statunitensi del proprio paese.
Mentre l’attenzione politico-mediatica europea si focalizza su ciò che avviene oltreatlantico, si perde di vista ciò che avviene in Europa. Il quadro è desolante.
Il presidente Hollande, vedendo la Francia scavalcata dalla Gran Bretagna che riacquista il ruolo di più stretto alleato degli Usa, si scandalizza per l’appoggio di Trump alla Brexit chiedendo che l’Unione europea (ignorata dalla stessa Francia nella sua politica estera) faccia sentire la sua voce. Voce di fatto inesistente quella di una Unione europea di cui 22 dei 28 membri fanno parte della Nato, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva», sotto la guida del Comandante supremo alleato in Europa nominato dal presidente degli Stati uniti (quindi ora da Donald Trump).
La cancelliera Angela Merkel, mentre esprime il suo «rincrescimento» per la politica della Casa Bianca verso i rifugiati, nel colloquio telefonico con Trump lo invita al G-20 che si tiene in luglio ad Amburgo. «Il presidente e la cancelliera – informa la Casa Bianca – concordano sulla fondamentale importanza della Nato per assicurare la pace e stabilità».
La Nato, dunque, non è «obsoleta» come aveva detto Trump. I due governanti «riconoscono che la nostra comune difesa richiede appropriati investimenti militari».
Più esplicita la premier britannica Theresa May che, ricevuta da Trump, si impegna a «incoraggiare i leader europei miei colleghi ad attuare l’impegno di spendere il 2% del Pil per la difesa, così che il carico sia più equamente ripartito». Secondo i dati ufficiali del 2016, solo cinque paesi Nato hanno un livello di spesa per la «difesa» pari o superiore al 2% del Pil: Stati uniti (3,6%), Grecia, Gran Bretagna, Estonia, Polonia.
L’Italia spende per la «difesa», secondo la Nato, l’1,1% del Pil, ma sta facendo progressi: nel 2016 ha aumentato la spesa di oltre il 10% rispetto al 2015. Secondo i dati ufficiali della Nato relativi al 2016, la spesa italiana per la «difesa» ammonta a 55 milioni di euro al giorno.
La spesa militare effettiva è in realtà molto più alta, dato che il bilancio della «difesa» non comprende il costo delle missioni militari all’estero, né quello di importanti armamenti, tipo le navi da guerra finanziate con miliardi di euro dalla Legge di stabilità e dal Ministero dello sviluppo economico. L’Italia si è comunque impegnata a portare la spesa per la «difesa» al 2% del Pil, ossia a circa 100 milioni di euro al giorno. Di questo non si occupa la sinistra istituzionale, mentre aspetta che Trump, in un momento libero, telefoni anche a Gentiloni.
di Manlio Dinucci – 01/02/2017
Fonte: Il Manifesto

Russofobia in Danimarca. Ministro danese: i russi sono sul punto di attaccare Ospedali, infrastrutture, reti elettriche

Europa della solidarietà, SOCIOPATICA. Poi lancia l’appello per una colletta alla NATO, MA CHE CASO…….

Il ministro della Difesa danese, Hjort Frederiksen, ha dichiarato ai media che “i Attacco-Russia-NATOrussi vogliono attaccare la Danimarca per distruggere la loro democrazia”. Il ministro ha lanciato una serie di gravi accuse contro Mosca, dicendo che ” la Russia rappresenta una minaccia diretta, spaventosa e seria contro la nostra patria. Dobbiamo mettere in chiaro a noi stessi che siamo in pericolo e dobbiamo operare in base a questo”, queste le dichiarazioni del politico al giornale danese Berlingske.
Frederiksen ha voluto mettere per iscritto la sua prima intervista, visto che è stato nominato al suo posto a 69 anni di età. In cambio il politico, che in passato era stato ministro delle finanze, ha parlato per tutta l’intervista della “minaccia russa”. “Gruppi di commandos russi sono pronti per attaccare Ospedali, infrastrutture, reti elettriche, entrare nei sistemi informatici, creare frastorno nei sistemi sanitari, ha detto Frederiksen, riferendosi ad una informativi pubblicata il mese scorso dai servizi di intelligence del paese così come da altre conversazioni con altri politici occidetali e sistemi di sicurezza.
E per quale motivo la Russia dovrebbe attaccare un piccolo paese che non ha frontiere in comune? “Per estendere la paura e l’insicurezza fra la popolazione e paralizzare la nostra gente”, dice il ministro.
“E ‘un modo per destabilizzare i nostri paesi e le democrazie in modo molto fisico e tangibile, e questo pone una domanda pressante sulle nostre risorse per difenderci da questi attacchi”, ha detto Frederiksen.
Le accuse di Frederiksen fanno eco a quelle di funzionari dei servizi segreti degli Stati Uniti, che hanno pubblicato un rapporto la scorsa settimana,  da cui si deduce  che la Russia ha ordinato gli hacker di immischiarsi nelle elezioni degli Stati Uniti, in particolare con l’emissione dei  messaggi di posta elettronica relativi al candidato democratico Hillary Clinton. Il Cremlino ha ripetutamente negato l’accusa di interferenza.
“Dobbiamo spendere di più per la NATO per fermare i russi dal tentare qualsiasi cosa”.
Il politico ritiene inoltre che i missili Iskander-M che la Russia ha dispiegato nella sua enclave occidentale di Kaliningrad costituiscono un pericolo immediato per la Danimarca.
“Possiamo confermare che i russi stanno completando  in questo momento l’installazione di nuovi missili a Kaliningrad che possono raggiungere Copenaghen. Questo è ovviamente un rischio maggiore “, ha detto Frederiksen.
Mosca afferma  che i missili sono una risposta al continuo spiegamento  del sistema di  scudo missilistico di difesa degli Stati Uniti in tutta l’Europa orientale, ed ha rinforzato i suoi altri armamenti nella regione, a seguito di un aumento della presenza della NATO ai confini russi. L’alleanza occidentale sta cercando di limitare le ambizioni presunte  di Mosca nella regione attraverso l’operazione NATO ” Atlantic Resolve”, avviata in seguito alla frattura causata dal conflitto in Ucraina nel 2014, e comprende il trasferimento di truppe e attrezzature modernizzate  per l’Europa orientale.
Frederiksen ha anche detto che “una maggiore attività militare” della Russia nella regione artica, in cui entrambe, Mosca e Copenhagen, hanno rivendicazioni territoriali – quest’ultima attraverso la Groenlandia -sarebbero  un’altra potenziale fonte di conflitto, che deve richiedere “monitoraggio estensivo”.
Come soluzione, i sostenitori di  Frederiksen hanno aumentato il budget  delle spese militari, anche se hanno rifiutato di specificare se la Danimarca ha lo scopo di raggiungere l’obiettivo  della NATO del 2 per cento del PIL che deve essere  speso per la difesa (attualmente si spende 1,17 per cento).
“La NATO deve essere la nostra difesa comune e il nostro deterrente. Dobbiamo mostrare la forza che ci vuole, e quindi spendere il denaro necessario per evitare che i russi possano  provare qualsiasi cosa. Questo è fondamentalmente ed è questa  l’essenza del nostro pensiero “, ha detto Frederiksen.
Come gesto simbolico, Frederiksen ha sottolineato l’importanza del dispiegamento di 200 soldati danesi come parte del nuovo 5.000- della forza  di reazione rapida in Europa orientale il prossimo anno.
“Non è, naturalmente, perché pensiamo che i 200 soldati danesi possono fermare l’esercito russo. Ma dovrebbero sapere che la difesa territoriale della zona circostante inizia lì e attraversando la linea, poi la comune solidarietà nella NATO avrà effetto deterrente,” detto Frederiksen.
Il giornale ha riferito che l’ambasciata russa ha rifiutato di commentare le accuse.
Nota: Un caso da manuale di evidente psicosi causata dalla campagna di “Russofobia” scatenata in tutto l’Occidente.
Fonte: Russia Insider – Gen 16, 2017
Traduzione: Luciano Lago

L’Europa trema di paura davanti al cambio di paradigma

tremano i servi

Perchè l’Europa sta tremando di paura ? Non si tratta di una esagerazione  di chi scrive, visto che lo ha appena detto lo stesso ministro tedesco degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier.
euro-trump
Esiste un allarme davanti al tsunami che gli europei ritengono si stia avvicinando, uno tsunami denominato: Donald Trump. Le autorità europee in pratica sono atterrite per 4 cose che ha detto o che sono implicite con l’arrivo di Trump.
Uno: la Organizzazzione del Trattato dell’Atlantica Nord (NATO), il sistema di difesa militare che agli europei ha dato la sensazione di sentirsi unici, protetti e forti, di fronte alla minaccia esterna, di fronte all’Unione Sovietica, alla Cina ed adesso di fronte alla possente Russia, uno scudo protettivo che potrebbe sparire.
Questo perchè Trump minaccia l’integrità della famosa Alleanza Atlantica e perchè  potrebbero cambiare le cose per completo, per una semplice ragione: gli USA comandano nella NATO, perchè pagano e ne sostengono i costi, circa il 70% di  tutte le spese militari dell’Esercito comune europeo, se loro si sottraggonono, la NATO cade “come una pera”.Ciascuno rimarrebbe  con il proprio esercito.
Due: il “Brexit“, il potenziale del Regno Unito si è dissolto, ha divorziato dall’Europa, la sua economia, la sua forza militare, il suo peso politico mondiale già non fa più parte dell’Europa Unita, l’isola della Gran Bretagna, naviga ormai da sola per questo 2017 senza trascinare o essere trascinata, senza essere accoppiata con l’Europa di Bruxelles; gli inglesi  hanno lasciato sola l’Europa e il fatto notevole è che Donald Trump lo celebra come un fatto positivo.
Tre: la Russia, il tema della Russia è un tema preoccupante, è un tema di umiltà, ed è un tema che forse, per gli europei, adesso sarà arrivato il momento di abbassare la testa e dimenticarsi dell’atteggiamento altezzoso che hanno sempre mantenuto di fronte alla Russia? Dovranno iniziare a rispettare il potere della potenza euroasiatica, ed iniziare a dialogare e ritirare le loro sanzioni?
Cosa questa che non farebbe  piacere per nulla ai governi europei che sempre hanno detto, o si sono detti fra loro, di sentirsi superiori ai russi.
Quattro: nel vedere che la nave si sta affondando molto probabilmente, altri paesi europei vorranno fare il loro brexit, vorranno uscire e convocare un referendum per abbandonare l’ Unione Europea, il che significa che stiamo assistendo all’inizio inevitabile della frammentazione dell’Europa, del suo potere e della sua leggendaria egemonia, e sappiamo chi ha predetto questo e lo va anche a festeggiare? Donald Trump, proprio lui.
Quinto: L’Economia, senza l’appoggio finanziario del Regno Unito, senza il buon gesto degli USA, come è stata mantenuta fino adesso, cosa accadrà con l’euro? Addio anche all’euro? Si vedranno un’ altra volta le monete nazionali di ciascuno Stato sulla scena monetaria, perchè lo Yuan ed il Rublo ottengano un altro livello ? Più ancora, il prodotto interno lordo dell’Unione Europea, già non sarà più lo stesso senza i 3 bilioni di dollari del Regno Unito.
Davanti a tutta questa minaccia di terremoto, Angela Merkel, la cancelliera della Germania (la maggiore responsabile del disastro della UE), assieme ai suoi amici, hanno soltanto fatto dichiarazioni con frasi smozzicate e di circostanza, “che bisogna unire le forze, restare uniti come una famiglia e fare fronte comune”, soprattutto contro quello che vedono come una minaccia: Trump. Che si sta preparando per il mondo, si sta forse cambiando l’ordine del pianeta?
Nota: Queste e più domande turbano i sogni di Angela Merkel, di Junker, di Francois Hollande, di Matteo Renzi, di Gentiloni  e di Mariano Rajoi.
Ricordiamoci di quanti ci raccontavano che “la globalizzazione era un processo ineluttabile”, che i mercati venivano prima di tutto, che quello dell’euro era un “processo irreversibile”, che l’Unione Europea “doveva essere il nostro futuro” e che “bisognava cedere la sovranità” a questa “splendida entità” con sede a Bruxelles e Francoforte.
Si era partiti nell’inizio di questo secolo con il vento in poppa della Globalizzazione come fenomeno che sembrava inarrestabile e duraturo. Veniva descritta questa come una trasformazione positiva per il popoli, apportatrice di progresso e di benessere per tutti, con l’abbattimento prossimo dei confini, delle barriere e con il superamento della logica degli Stati Nazionali.
Molta gente credeva ingenuamente che tutto questo fosse un fenomeno spontaneo ed ineluttabile, come lo descrivevano i media, in Italia gli opinionisti di regime e gli intellettuali del “progresso permanente”, dai Saviano ai Severgnini.
La sinistra ex marxista era balzata lesta sul carro del globalismo come una necessità ed aveva fatto di questa la sua bandiera, tacciando di “retrogradi” e “populisti” tutti coloro che osavano metterne in dubbio gli aspetti positivi e decantati del fenomeno.
“Guai ad un ritorno ai vecchi nazionalismi! Bisogna abbattere gli steccati, i muri e costruire ponti”.
Bisogna accogliere masse di migranti provenienti da  culture estranee come “risorse” per la società italiana. Lo dicevano in Italia l’ex presidente Napolitano,  adsso lo dice anche Mattarella, ce lo raccontava Renzi dalle TV, lo affermava la Boldrini, lo scriveva Scalfari e lo dichiarava persino il Papa Francesco. Come si poteva non credergli?
Nonostante tutta la campagna mediatica degli apologeti della UE e della globalizzazione, nel tempo si è accresciuta la ripulsa di buona parte dei popoli al globalismo forzato che tanto piace ai detentori del grande capitale. La gente ha fiutato l’inganno. Sono cresciuti esponenzialmente i partiti e movimenti nazionalisti in tutta Europa.
Poi sono arrivati il Brexit, negli USA è stato eletto un anti globalista come Trump, in Italia ha vinto il fronte del NO al referendum contro le riforme globaliste volute da Renzi e dalla Boschi.
Non è però cambiato niente in Italia: con la massima sfrontatezza la classe politica della sinistra mondialista ed i suoi fiancheggiatori ci raccontano che non è il momento di andare alle elezioni, che non c’è una legge elttorale, che i tempi non sono maturi, che bisogna assecondare l’Europa, ecc…
Non hanno però calcolato che il vento della Storia potrebbe spazzare via d’un colpo i truffatori della UE e della Globalizzazione.
Gen 18, 2017 di  Roberto de la Madrid
Fonte: Hispan Tv – Traduzione e nota:  Luciano Lago

La guerra di propaganda contro la Russia utilizzata per ricattare Trump

A pochi giorni dalla nomina ufficiale del presidente eletto Donald Trump e a due mesi di distanza dalla clamorosa sconfitta della candidata democratica Hillary Clinton, quella che era sostenuta da tutto l’Establishment USA (Wall Street-Rothshild-Soros-Looked-Boeing, ecc. ), la campagna mediatica scatenata dal fronte globalista/democratico si basa sul principale argomento già utilizzato nella fase pre elettorale che è sempre quello di “dare la colpa alla Russia” per l’ascesa di Trump e per la sconfitta della loro candidata.
In pratica i democratici USA stanno seguendo la stessa strategia che avevano perseguito nel corso della campagna presidenziale: screditare l’avversario, il candidato alternativo, e collegare questo ad una presunta interferenza (mai dimostrata) della Russia nelle elezioni.
Gli esponenti democratici del fronte globalista, a cui si assommano i clan familistici e di potere, Clinton/Bush, sembrano molto più interessati a sostenere questa campagna mediatica piuttosto che fare una seria analisi dei motivi per cui una gran parte dell’America profonda dei lavoratori della classe media (e residenti negli Stati danneggiati dalla crisi industriale) hanno voltato le spalle alla candidata dell’establishment democratico e globalista.
Gli oligarchi democratici statunitensi, legati a doppio filo agli interessi delle lobby di nato_polandriferimento, preferiscono utilizzare Vladimir Putin come capro espiatorio piuttosto che analizzare le cause dell’allontanamento delle classi lavoratrici dai loro totem propagandistici della globalizzazione = progresso.  Nel frattempo, mentre l’apparato dei media alimenta una crescente “russofobia”, l’Amministrazione Obama gestisce le sue ultime provocazioni spostando un imponente apparato militare USA di mezzi corazzati, missili ed artiglierie, direttamente ai confini della Russia.
Una situazione che rischia di diventar estremamente pericolosa e che potrebbe portare ad incidenti dalle conseguenze imprevedibili e potenzialmente nefaste.
 
La stessa portavoce russa  ha scritto sulla sua pagina FB che c’è da domandarsi se, le ultime azioni dell’Amministrazione di Barack Obama, tra le nuove sanzioni, la decisione di fornire altre armi letali ai ribelli siriani e la concentrazione di truppe NATO ai confini, rappresentino la volontà di Obama di distruggere il mondo negli ultimi 9 giorni che mancano alla sua presidenza.  (“Dio creò il mondo i 7 giorni. L’Amministrazione Obama dispone di 2 giorni in più per distruggerlo“).
Nei giorni scorsi, in una udienza presso il Comitato del Senato di Washington che si occupa delle US Forces, Jack Reed, un congressista democratico eletto nello Stato di Rhode Island, ha denunciato  quello che secondo lui è “il rifiuto della Russia dell’ordine internazionale della post-Guerra Fredda e le azioni aggressive contro i suoi vicini”, ed ha inoltre espresso una condanna contro “un regime (quello della Russia) i cui valori ed interessi sono incompatibili con i nostri”.
Superfluo rilevare che questo tipo di discorsi retorici rivelano il clima di nuovo maccartismo che risulta diffuso negli USA tanto da determinare una vera “caccia alle streghe” delle presunte quinte colonne della Russia che operano all’interno del paese. Il paradosso è che sono proprio gli USA il paese che più di ogni altro ha violato il diritto internazionale, ha operato ingerenza indebita, sobillazione e rovesciamento di governi legittimi con tutti i mezzi negli altri paesi di qualsiasi parte del mondo, quello che oggi punta il dito contro le presunte azioni di ingerenza della Russia al loro interno.
 
Gli esponenti democratici come Reed e quelli repubblicani come John McCain sono i primi della classe nel voler condurre gli USA verso una nuova Guerra Fredda mentre non risparmiano le loro accuse di guerra di hackeraggio fatta dai russi che, secondo loro, avrebbero sottratto informazioni dal Comitato Democratico e dallo staff della Clinton per rendere pubbliche le mail compromettenti di questa  signora e per diffondere notizie false e cospirazioni attraverrso i social media. Il governo russo, secondo la loro interpretazione, avrebbe hackerado il DNC ( Democratic National Committee)  e le caselle di posta e le avrebbe trasmesse a WikiLeaks (che ha smentito nettamente). Queste le loro supposizioni che non sono suffragate da prove, come hanno commentato alcuni analisti indipendenti.
 
In effetti si è avuta  la testimonianza di Robert Parry, un qualificato analista della Associated Press e di Newsweek, il quale ha condotto una approfondita analisi del materiale pubblicato dagli uffici di James Clapper, il direttore dell’Intelligence USA, ed ha argomentato che il rapporto di 25 pagine pubblicato dall’intelligence non presenta alcuna prova concreta ma si basa soltanto su illazioni e supposizioni che si sia verificata quella trasmissione di dati da parte della Russia a terzi per squalificare la campagna della signora Hillary, beniamina dell’establishment globalista. Vedi: US Report Still Lacks Proof on Russia ‘Hack’
Nonostante tutto, l’assenza di prove certe su queste mirabolanti accuse ha costretto alcuni media dell’establishment, fra cui il New York Times, ad ammettere che la campagna si basa esclusivamente su alcune supposizioni e lo staff dei democratici non è stato in grado di produrre le prove certe che parte dell’opinione pubblica si aspettava di avere a suffragio delle accuse.
 
In realtà gli esponenti democratici non si aspettano di trovare la “pistola fumante ” per inchiodare il Cremlino a quello che McCain ha definito un “atto di guerra” contro gli USA, ma piuttosto utilizzano la presunta azione di hackeraggio russa come una arma politica che permette loro di spostare l’attenzione dal loro fallimento e dalla perdita di crediblità del Partito Democratico, quello che  si è perso per strada il consenso di buona parte del suo elettorato, oltre a voler dirottare l’attenzione verso la “minaccia russa”. La minaccia russa viene utilizzata come una clava per squalificare Trump, il nuovo presidente eletto che rischia di mettere in questione molti dei provvedimenti presi dall’Amministrazione Obama ove sono in gioco enormi interessi dell’apparato lobbistico industriale, militare e finaziario che erano ben rappresentati  dalla Hillary.
La novità è rappresentata dal fatto, mai successo prima, che contro Trump si è mobilitato tutto l’apparato delle vari agenzie di Intelligence, rappresentato non sono soltanto dalla CIA ma che include altre circa 17 altre agenzie, fra organismi militari e civili. Probabile che sia in corso una lotta senza quartiere fra questi organismi, divenuti estremamente possenti, al centro di tutte le trame condotte dagli USA all’estero ed all’interno, tanto che osano sfidare apertamente Trump, prima ancora che entri in carica, di sicuro per intimorirlo, condizionarlo o ricattarlo.
Sarà Michel Flynn, ex direttore della DIA, il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, prescelto da Trump, rivale di Clapper (fatto dimissionare da questi) colui che avrà l’incarico di ridimensionare e ristrutturare i servizi di intelligence che sono divenuti troppo politicizzati e troppo influenti, come aveva detto lo stesso Trump. Questo spiega il nervosismo e la lotta di potere che si è scatenata a Washington.
Il vero problema è rappresentato dal fatto che tanto i congressisti democratici come l’apparato dell’intelligence di Washington stanno utilizzando l’ostilità e le accuse pretestuose contro la Russia per i loro fini interni senza curarsi dei rischi che questo gioco comporta per la sicurezza mondiale.
 
Ancora peggio se si considera che a questo gioco interno della superpotenza USA, si prestano i vassalli europei, con la Germania in testa, nell’assecondare le politiche belliciste e le provocazioni del Dipartimento di Stato USA contro gli interessi alla stabilità e la pace in Europa.
 
Sembra che la cancelliera Angela Merkel non abbia nessuna remora nel ripercorrere la strada già seguita dal suo predecessore Hadolf Hitler nello schierare le sue divisioni corazzate sul bordo dei confini russi, questa volta al fianco delle armate USA che, al momento giusto, se il conflitto dovesse scoppiare in Europa, manderanno avanti i soldati tedeschi e polacchi a fare da carne da cannone da sacrificare sull’altare degli interessi imperiali di Washington.
Fra gli altri ci saranno anche alcune centinaia di militari e di mezzi italiani, nell’ambito NATO, a fare da bersaglio ai missili e cannoni dell’armata russa, schierata a difesa dei confini russi e decisa a non far violare il loro territorio dalle armate della NATO.
La Storia, maestra di vita, ai fantocci del potere imperiale USA, accecati dal loro servilismo, non ha insegnato nulla.
di Luciano Lago – 11/01/2017
 
Fonte: controinformazione

La Turchia declina l’offerta di appoggio aereo dagli USA e chiede in sostituzione l’intervento aereo della Russia

 Base turca di Incirlikbase nato in turchia
La Turchia ha declinato l’offerta di aiuto degli USA per fornire appoggio aereo alle sue truppe in Siria ed ha richiesto, in sostituzione, alla Russia di fornire questo tipo di aiuto, come riferito dai responsabili statunitensi.
Questo episodio costituisce un’altro esempio della sconfitta politica statunitense di fronte alla Russia, che ha guadagnato influenza in Medio Oriente nell’ultimo anno.
Due responsabili militari statunitensi hanno detto che Ankara, che ha sostenuto combattimenti contro miliziani curdi e dell’ISIS dentro il territorio siriano, aveva accettato l’appoggio aereo russo negli scorsi giorni, come segnalato anche dal canale TV USA della NBC il Mercoledì scorso.
 
I turchi dal canto loro hanno rifiutato l’aiuto della coalizione diretta dagli USA, hanno affermato i responsabili del comando statunitense.
 
Quando è stata fatta la domanda dalla NBC agli ufficiali statunitiensi se i russi stavano attaccando l’ISIS nella città, quelli hanno risposto :”per adesso lo stanno facendo”-
In Agosto la Turchia aveva lanciato una incursione in Siria, affermando che l’operazione militare era diretta contro le forze curde siriane e contro l’ISIS, lo stesso gruppo a cui aveva fornito appoggio per anni.
 
Damasco aveva condannato l’intervento di Ankara come una violazione della sua sovranità.
I Ministri turchi mettono in questione la presenza delle forze USA nella base aerea di Incirlik
 
L’offerta di Washington era avvenuta alcune ore dopo che il ministro della Difesa turco, Fikri Isik, aveva avvisato che la mancanza di appoggio aereo nordamericano stava producendo sentimenti negativi nell’opinione pubblica turca rispetto all’utilizzo di questa badse militare da parte delle forze USA.
 
“Stiamo dicendo ai nostri alleati che….questo ci sta portando a mettere in questione la loro presenza ad Incirlik”, aveva dichiarato con riferimento alla grande base aerea situata vicino alla città di Adana, nel sud della Turchia.
Da parte sua anche il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva criticato la mancanza di appoggio aereo degli USA nelle operazioni militari della Turchia nel nord della Siria ed aveva messo in questione la presenza di personale USA nella base turca.
 
“Se voi non ci appoggiate nelle operazioni miltari più significative, allora perchè siete situati nella base aere di Incirlik?, aveva dichiarato il ministro turco.
Nota: questi avvenimenti dimostrano la crescente tensione esistente tra gli USA e la Turchia da quando il presidente turco Recepit Erdogan ha accusato Washington di aver tramato il tentativo di colpo di Stato ai suoi danni, fallito come sembra per le informazioni trasmesse dall’intelligence russo.
Da quel momento Erdogan ha dimostrato di non fidarsi più di Washington e si è appoggiato alla Russia, tanto da voltare le spalle ai suoi vecchi alleati e ventilare la possibile uscita della Turchia dalla NATO.
Conseguenze del cambio di relazioni della Turchia:
 
1) nei giorni scorsi Erdogan ha firmato l’accordo con la Russia per il passaggio del gasdotto South stream dal territorio turco per portare il gas in Europa bypassando l’Ucraina.
 
2) Erdogan ha pubblicamente denunciato, pochi giorni fa, che Washington avrebbe di fatto aiutato l’ISIS e che di questa complicità i turchi dispongono di prove, filmati e documenti. In realtà questo era un “segreto di Pulcinella” ma, il fatto che lo riveli ufficalmente l’ex alleato Erdogan, mette l’Amministrazione USA in notevole imbarazzo.
 
3) Inoltre la Turchia ha concluso accordi con la Russia e con l’Iran per negoziare la pace in Siria, estromettendo di fatto gli USA dalle trattative. La Turchia accusa Washington di appoggiare i curdi del YPG che Ankara considera come “terroristi”.
Queste mosse di Ankara non hanno di certo giovato alle relazioni USA-Turchia e non è escluso che Washington, che segue con preoccupazione il nuovo cambio di politica di Ankara, si sia legato al dito il voltafaccia del governo di Erdogan. La Turchia è un paese troppo importante per trascurare le conseguenze del cambio di politica del suo governo.
Da quando si è registrato il cambiamento di campo di Ankara e si è creata la tensione con gli USA, la Turchia viene scossa da una serie di attentati stragisti dell’ISIS, l’ultimo dei quali, verificatisi ad Istanbul, ha causato 39 morti.
 
Alcuni osservatori si chiedono se questa sia soltanto una coincidenza.
Fonte: Al Manar – Traduzione e nota: Luciano Lago

Assordante! Il silenzio dei media europei sulla cattura degli ufficiali NATO in Siria

Mentre tutta l’attenzione dei media si è focalizzata sugli ultimi eventi luttuosi di Berlino, in Siria continuano le operazioni di evacuazione dei civili sotto la attenta sorveglianza delle forze siriane e russe.
I terroristi, ancora rimasti trincerati nella zona di Idlib, nei paesi di Al-Foua e Kefraya, hanno creato difficoltà e ritardato il passaggio degli autobus che traspotavano i civili, fra cui malati, feriti e le loro famiglie, lungo la strada che collega Idlib ad Aleppo, la città liberata dalle forze siriane.autobus-civili-siria
 
Ministero della Difesa: la Russia ad Aleppo ha fatto l’impossibile Risulta che otto autobus sono stati fermati mentre percorrevano la strada Al-Foua-Aleppo, a 50 chilometri dalla loro destinazione. I civili provengono tutti dalle zone a maggioranza sciita. Alcuni degli autobus sono arrivati ad Aleppo dopo 12 ore mentre di 5 di questi si sono perse le tracce.
In un altro avvenimento, le bande dei miliziani takfiri (i “ribelli moderati” secondo i media occidentali) hanno dato fuoco a molti autobus per impedire l’evacuazione dei civili dalla zona di Idlib. Dagli autobus i terroristi hanno prelevato gli autisi, fra i quali due feriti, e li hanno portati in destinazione ignota, come riferito dalla Mezza Luna siriana. Il governo siriano ha inviato altri autobus per sostituire quelli distrutti. Nostante questo, da Aleppo continua con successo l’evacuazione dei civili ed altri 15.500 sono stati evacuati da aleppo Est.
Gli episodi dell’incendio agli autobus e i colpi d’arma da fuoco sparati contro alcuni convogli, dimostrano comunque che il patto raggiunto di tregua con il Governo di Damasco, viene continuamente violato dagli stessi gruppi di miliziani che l’Occidente tende a proteggere.
Tutto il mainstream impegnato a falsificare Aleppo
Rimane un silenzio assordante da parte dei media occidentali e da quelli europei in particolare sulla cattura effettuata ad Aleppo Est di ufficiali della NATO e dei servizi di intelligence occidentali. Le autorità siriane, grazie a dati accurati, erano arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutti vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria detiene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata.
 
Si è saputo che sono numerosi gli agenti stranieri armati catturati dalle forze siriane e che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi. Gli ufficiali dei servizi segreti, tra cui statunitensi, erano rimasti intrappolati con i terroristi ad Aleppo, nella sala operativa segreta presente nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via al-Sharad, ad Aleppo est. Vedi: At Least 14 US Coalition Military Officers captured by Syrian Forces in East Aleppo Bunker Fra questi ufficiali catturati vi sono il capitano David Scott Weiner (USA special forces), il tenente David Shlomo Aram delle forze di Israele ed altri elementi di nazionalità saudita, turca, giordana e britannica i cui nomi sono stati pubblicati dall’autorità militare siriana.
La notizia della cattura è stata data dai media russi, iraniani, libanesi, argentini e di altri paesi ma è stata tenuta accuratamente occultata dai grandi media europei. Si nota ancora una volta l’effetto censura relativamente alle notizie “sgradite” al comando USA/NATO delle operazioni che avvengono in Siria.
 
Tutte le guerre illegali della Nato raccontate in un libro
Sarebbe interessante chiarire quale sia l’effettivo ruolo svolto dalla NATO nel conflitto in Siria, ruolo di cui i giornale e le TV occidentali non parlano ignorando completamente l’attiva partecipazione delle forze NATO che assistono sia come logistica che come intelligence i gruppi dei miliziani jihadisti in Siria.
Questo ruolo, inizialmente occultato, è divenuto evidente nel corso del tempo e con gli ultimi sviluppi riscontrati sul campo di battaglia. Si sa per certo che dalla base NATO in Turchia vengono trasmessi importanti dati di intelligence ai gruppi di comando dei terroristi e fra questi le coordinate degli obiettivi da colpire con l’artiglieria ed i missili di cui i miliziani dispongono.
Le comunicazioni sono state intercettate dall’intelligence russa che ha individuato le postazioni di comando dei terroristi fra cui erano mescolati alcuni ufficiali della NATO con compiti di comando e coordinamento. Risulta che i miliziani hanno persino utilizzato dei droni di fabbricazione USA che sono stati da loro inviati al di sopra delle linee dell’Esercito siriano e ritrovati in alcuni dei loro covi.
Siria, perché l’Occidente si schiera con i terroristi?
 
Importante il ruolo svolto dalla NATO per favorire le forniture di armi, munizionamento ed equipaggiamenti vari ai gruppi terorristi. Anche Israele ha fatto la sua parte, come dimostra i ritrovamento di molto materiale di fabbricazione israeliana nei covi dei terroristi. Molti di questi hanno ottenuto l’assistenza sanitaria delle autorità israeliane che hanno provveduto a prelevare i feriti ed a ricoverarli presso gli ospedali in Israele, nella regione contigua al Golan.
D’altra parte la struttura della NATO è sempre stata determinante nelle guerre scatenate dagli USA con pretesti vari, questo è avvenuto nella guerra dei Balcani, quella per deporre Milosevic e smembrare la ex Yugoslavia, lo stesso si è verificato nella Guerra in Iraq e di seguito con l’aggressione contro la Libia. Il conflitto in Siria, per sua natura un conflitto complesso dove operano una serie di forze che soltanto la capacità dei comandi NATO poteva coordinare sul terreno, essendo gli ufficiali dell’Alleanza Atlantica addestrati per coordinare un cumulo di forze complesse in un teatro difficile come quello siriano.
 
Stoltenberg spiega la reticenza della NATO nel conflitto siriano Questo spiega perchè siano stati individuati e catturati gli ufficiali della NATO (assieme a sauditi ed israeliani) in un bunker installato fra i quartieri est di Aleppo. Fonti militari russe danno per sicuro che si trattasse di un centro di comando che pilotava le operazioni, in collegamento con la base NATO di Smirne in Turchia. Risulta che nelle postazioni dei terroristi erano presenti armi ed equipaggiamenti elettronici molto sofisticati in grado di intercettare le comunicazioni ed individuare gli obiettivi da colpire e soltanto la tecnologia occidentale poteva fornire questo supporto ai terroristi. Tutte le evidenze dimostrano la stretta collaborazione delle potenze occidentali con i gruppi terroristi radicali come Al Nusra e gli altri che vengono utilizzati come una leva per destabilizzare i regimi da rovesciare per gli interessi geostrategici di Washington.
La mascheratura propagandistica dei “ribelli moderati” è miseramente caduta con l’assedio di Aleppo dove si è visto che tutti i vari gruppi di miliziani si trovavano sotto il comando della formazione di punta, quella del Fronte Al Nusra, anche se questa ultimamente ha cambiato la sua denominazione in Jabhat Fatah Al-Sham.
 Mogherini invita Paesi arabi a risolvere questioni e conflitti in Medio Oriente La Guerra in Siria è stata di fatto una continuazione delle guerre in Iraq ed in Libia, dove la strategia militare è cambiata  drasticamente nei 14 anni trascorsi dalla invasione del 2003, come lo stesso Pentagono ha reso manifesto. Oltre alle unità di intelligence, oggi le potenze occidentali (USA, Gran Bretagna e Francia) stanno mettendo sul terreno commandos di forze speciali che combattono senza distintivi e la cui presenza in Siria (come in Libia) è stata sistematicamente negata fino a poco tempo addietro.
Le spie e le forze irregolari che combattono senza distintivi nazionali, in forma occulta, non sono tutelate dalla Convenzione di Ginevra, secondo il diritto internazionale, motivo per cui non dovrebbero neppure essere considerati come prigionieri di guerra, ovvero potrebbero essere fucilati sul posto secondo le norme del Diritto Internazionale (le stesse applicate dalle forze USA nel corso dell’ultima guerra agli agenti infiltrati italiani della RSI, fucilati in quanto infiltrati dietro le linee nemiche). Senza contare le oltre 300.000 vittime assassinate dalle truppe mercenarie sostenute da USA ed Arabia Saudita in quanto sostenitori del Governo di Al Assad o civili inermi. Il Governo di Assad si sta comportando in maniera anche eccessivamente generosa con questi elementi per un eccesso di umanitarismo e per le insopportabili pressioni che stanno esercitando i paesi occidentali per salvaguardare la vita dei propri agenti e spie. A giudizio di chi ha subito la morte dei propri figli e parenti e le distruzioni provocate dalle loro azioni in Siria, costoro meriterebbero la fucilazione immediata. Fonte: Controinformazione.info L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.

Gli agenti della CIA catturati ad Aleppo

Dopo l’arresto di ufficiali NATO ad Aleppo, il Consiglio di sicurezza si riunisce a porte chiuse

 Rete Voltaire — Oggi, 16 dicembre, alle 17.00, ora universale, il Consiglio di sicurezza si è riunito a porte chiuse, dopo che questa mattina ufficiali della NATO sono stati arrestati dalle Forze speciali siriane in un bunker ad Aleppo-Est.

Le autorità siriane, grazie a dati accurati, sono arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutt383581i vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di bastardi militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria deti
ene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata. come annunciato dai media ad Aleppo, ieri notte, sono numerosi gli agenti stranieri armati che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi.
Gli ufficiali dei servizi segreti, tra cui statunitensi, erano rimasti intrappolati con i terroristi ad Aleppo, nella sala operativa segreta presente nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via al-Sharad, ad Aleppo est.

I nomi degli agenti presenti, per le cui trattative si sono complicate, sono stati resi noti:
Moataz Aouglakan Davutoglu – Turchia
David Scott Weiner – USA
David Shlomo Aram – Israele
Muhamad Shayq al-Islam al-Tamimi – Qatar
Muhamad Ahmad al-Sibyan – Arabia Saudita
Abdalmunayim Fahd al-Harij – Arabia Saudita
Islam Salam Zahran al-Hadjlan – Arabia Saudita
Ahmad ibn Nawfal al-Dridagi – Arabia Saudita
Muhamad Hasan al-Subaya – Arabia Saudita
Hamid Fahad al-Dusari – Arabia Saudita
Amjad Qasim al-Tirawi – Giordania
Qasim Sad al-Shamari – Arabia Saudita
Ayman Qasim al-Thalbi – Arabia Saudita
Muhamad Shafyah al-Idrisi – Marocco

Un ex-consulente del Ministro dell’Informazione siriano, Abdulhadi Narsi, ha rivelato che numerosi ufficiali turchi e sauditi combattevano contro le forze governative siriane nei quartieri orientali di Aleppo, assieme alla coalizione di gruppi terroristici Jaysh al-Fatah. “Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan cerca di trasferire i terroristi da Aleppo in Turchia. Il governo siriano ha scoperto che vi era un centro occulto con ufficiali sauditi e turchi e di vari servizi d’intelligence nella parte di Aleppo occupata dai terroristi“. Erdogan voleva trasferire 5000 terroristi in Turchia, testimoniando come l’intera questione della battaglia dei terroristi contro il governo siriano ad Aleppo fosse diretta dalla Turchia, “Nel frattempo, vi sono agenti turchi in Siria che guidano la guerra contro Damasco. L’Esercito arabo siriano li sta rintracciando“.

Il giornalista siriano Hilal al-Sharifi dichiarava “Grazie alle informazioni ricevute, le autorità siriane hanno scoperto la base degli alti ufficiali occidentali e della NATO nel seminterrato di una zona ad  Aleppo est, catturandoli vivi. Alcuni nomi sono già stati dati ai giornalisti siriani, me compreso. Le nazionalità sono statunitense, francese, inglese, tedesca, israeliana, turca, saudita, marocchina, qatariota, ecc. Data la loro nazionalità e il loro grado, vi assicuro che il governo siriano ha compiuto un arresto eccellente, che dovrebbe consentirgli di dirigere i negoziati con i Paesi che hanno cercato di distruggerlo“. Finora, costoro sono stati identificati come della “NATO”.

Gli statunitensi aggregati ai terroristi cercarono di fuggire da Aleppo est camuffandosi da soldati siriani prigionieri, ma furono identificati e l’evacuazione dei terroristi da Aleppo venne bloccata. L’accordo di evacuazione da Aleppo prevedeva che tutti i prigionieri detenuti dai terroristi dovevano essere rilasciati. Le forze governative non solo si facevano consegnare i cittadini rapiti, ma anche  11 operatori statunitensi e 2 inglesi delle SAS.

Perciò Stati Uniti e NATO cercarono di sabotare il cessate il fuoco, anche ricorrendo al rumore mediatico e mobilitando le organizzazioni fiancheggiatrici dei terroristi taqfiri, come MSF e affini. Lo scopo reale era esfiltrare gli squadroni della morte di Gladio e della CIA assieme a molti militari turchi, nascosti tra i terroristi. Quando il governo siriano rifiutava di reiterare il cessate il fuoco, avendo scoperto lo stratagemma per far fuggire gli squadristi di Gladio, bloccò i convogli degli autobus ad al-Ramusyah. 8079 terroristi e famigliari avevano lasciato Aleppo.

Hezbollah rastrella i convogli carichi di terroristi diretti ad Ildib.

Hezbollah rastrella i convogli carichi di terroristi diretti ad Ildib.

Fonti:
21st Century Wire
Facebook
Facebook
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FARS
Google
Syrian Perspective

DICEMBRE 16, 2016 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

https://aurorasito.wordpress.com/2016/12/16/gli-agenti-della-cia-catturati-ad-aleppo/

Il referendum che nessuno fa mai

Quando giustamente si chiede che i cittadini abbiano voce nella politica interna, non si può ignorare che essi non hanno alcuna voce nella politica estera, che continua ad essere orientata verso la guerra. Mentre era in corso la campagna referendaria, è passato sotto quasi totale silenzio l’annuncio fatto agli inizi di novembre dall’ammiraglio Backer della U.S. Navy: «La stazione terrestre del Muos a Niscemi, che copre gran parte dell’Europa e dell’Africa, è operativa».

La maggioranza degli italiani, sfidando i poteri forti schierati con Renzi, ha sventato il suousa piano di riforma anticostituzionale. Ma perché ciò possa aprire una nuova via al paese, occorre un altro fondamentale No: quello alla «riforma» bellicista che ha scardinato l’Articolo 11, uno dei pilastri basilari della nostra Costituzione. Le scelte economiche e politiche interne, tipo quelle del governo Renzi bocciate dalla maggioranza degli italiani, sono infatti indissolubilmente legate a quelle di politica estera e militare. Le une sono funzionali alle altre. Quando giustamente ci si propone di aumentare la spesa sociale, non si può ignorare che l’Italia brucia nella spesa militare 55 milioni di euro al giorno (cifra fornita dalla Nato, in realtà più alta). Quando giustamente si chiede che i cittadini abbiano voce nella politica interna, non si può ignorare che essi non hanno alcuna voce nella politica estera, che continua ad essere orientata verso la guerra. Mentre era in corso la campagna referendaria, è passato sotto quasi totale silenzio l’annuncio fatto agli inizi di novembre dall’ammiraglio Backer della U.S. Navy:

«La stazione terrestre del Muos a Niscemi, che copre gran parte dell’Europa e dell’Africa, è operativa».

Realizzata dalla General Dymanics – gigante Usa dell’industria bellica, con fatturato annuo di 30 miliardi di dollari – quella di Niscemi è una delle quattro stazioni terrestri Muos (le altre sono in Virginia, nelle Hawaii e in Australia). Tramite i satelliti della Lockheed Martin – altro gigante Usa dell’industria bellica con 45 miliardi di fatturato – il Muos collega alla rete di comando del Pentagono sottomarini e navi da guerra, cacciabombardieri e droni, veicoli militari e reparti terrestri in movimento, in qualsiasi parte del mondo si trovino. L’entrata in operatività della stazione Muos di Niscemi potenzia la funzione dell’Italia quale trampolino di lancio delle operazioni militari Usa/Nato verso Sud e verso Est, nel momento in cui gli Usa si preparano a installare sul nostro territorio le nuove bombe nucleari B61-12. Passato sotto quasi totale silenzio, durante la campagna referendaria, anche il «piano per la difesa europea» presentato da Federica Mogherini: esso prevede l’impiego di gruppi di battaglia, dispiegabili entro dieci giorni fino a 6 mila km dall’Europa.

Il maggiore, di cui l’Italia è «nazione guida», ha effettuato, nella seconda metà di novembre, l’esercitazione «European Wind 2016» in provincia di Udine. Vi hanno partecipato 1500 soldati di Italia, Austria, Croazia, Slovenia e Ungheria, con un centinaio di mezzi blindati e molti elicotteri. Il gruppo di battaglia a guida italiana, di cui è stata certificata la piena capacità operativa, è pronto ad essere dispiegato già da gennaio in «aree di crisi» soprattutto nell’Europa orientale. A scanso di equivoci con Washington, la Mogherini ha precisato che ciò «non significa creare un esercito europeo, ma avere più cooperazione per una difesa più efficace in piena complementarietà con la Nato», in altre parole che la Ue vuole accrescere la sua forza militare restando sotto comando Usa nella Nato (di cui sono membri 22 dei 28 paesi dell’Unione). Intanto, il segretario generale della Nato Stoltenberg ringrazia il neo-eletto presidente Trump per «aver sollevato la questione della spesa per la difesa», precisando che «nonostante i progressi compiuti nella ripartizione del carico, c’è ancora molto da fare». In altre parole, i paesi europei della Nato dovranno addossarsi una spesa militare molto maggiore. I 55 milioni di euro, che paghiamo ogni giorno per il militare, presto aumenteranno. Ma su questo non c’è referendum.

di Manlio Dinucci – 06/12/2016 Fonte: Il Manifesto

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=57860

 

La campagna della NATO contro la libertà di espressione

A Cagliari era infatti prevista una conferenza sulla Siria il prossimo 17 dicembre, sala concessa e pagata da tempo, chissà come mai e perché E’ STATA REVOCATA.
La NATO inizialmente ha cercato di far tacere chi cercava la verità sull’11/9. Poi l’appetito vien mangiando…
di Thierry Meyssan
Questa è una lunga storia che attraversa un arco di quindici anni. La NATO inizialmente ha cercato di mettere a tacere i cittadini che cercavano di conoscere la verità sugli attentati dell’11 settembre. Poi ha preso di mira coloro che contestavano la versione ufficiale della “primavera araba” e della guerra contro la Siria. Da cosa nasce cosa, ha attaccato coloro che denunciavano il colpo di Stato in Ucraina. Ormai la NATO fa ora accusare da una pseudo-ONG quelli che han fatto campagna per Donald Trump di essere agenti russi.1bell
Nell’illustrazione in apertura, il Logo del Centro di comunicazione strategica della NATO
DAMASCO (Siria) – Gli attentati dell’11 settembre 2001 sono stati seguiti sia da uno stato d’emergenza permanente sia da una serie di guerre. Come scrivevo all’epoca, la teoria secondo cui i mandanti sarebbero stati jihadisti che comandavano da una grotta afgana non regge all’analisi. Tutto fa pensare che siano stati invece organizzati da una fazione del complesso militare-industriale.
Se questa analisi è esatta, il seguito degli avvenimenti poteva soltanto portare a una repressione negli Stati Uniti e negli Stati alleati.
Quindici anni più tardi, la ferita che ho aperto non si è ancora chiusa, tutt’altro, a causa degli eventi che sono seguiti. Al Patriot Act e alle guerre del petrolio si sono poi aggiunte le “primavere arabe”. Non solo la maggior parte della popolazione statunitense non crede più a ciò che ha detto il suo governo dall’11/9 ma, votando per Donald Trump, ha appena espresso il suo rifiuto del Sistema post-11 settembre.
È successo che ho aperto mondialmente il dibattito sull’11/9, che ho aderito all’ultimo governo della Jamahiriya araba libica e che riferisco in loco la guerra contro la Siria. All’inizio, l’amministrazione USA ha pensato di poter fermare l’incendio accusandomi di scrivere qualsiasi cosa pur di far soldi e toccandomi laddove secondo essa faceva più male, ossia il portafoglio. Tuttavia le mie idee hanno continuato a diffondersi. Nell’ottobre 2004, quando 100 personalità USA hanno firmato una petizione per chiedere la riapertura delle indagini sugli attentati dell’11/9, Washington ha cominciato ad avere paura [1].
Nel 2005, ho riunito a Bruxelles più di 150 personalità provenienti da tutto il mondo – tra cui degli invitati siriani e russi come l’ex capo di stato maggiore delle forze armate della Federazione, il generale Leonid Ivashov – per denunciare i neo-conservatori, mostrando che il problema diventava globale [2].
Mentre durante il mandato di Jacques Chirac l’Eliseo si preoccupava della mia sicurezza, l’amministrazione Bush chiese nel 2007 al neoeletto presidente Nicolas Sarkozy di eliminarmi fisicamente.
Quando fui avvertito della sua risposta positiva da un amico ufficiale dello stato maggiore, ho avuto una sola via da percorrere: l’esilio. Gli altri miei amici – ero da 13 anni segretario nazionale del partito radicale di sinistra mi guardarono increduli, mentre la stampa mi accusava di cadere nella paranoia. Nessuno mi è venuto pubblicamente in soccorso. Ho trovato rifugio in Siria e ho vagato nel mondo al di fuori dell’area NATO, sfuggendo a diversi tentativi di assassinio o rapimento. Per quindici anni, ho aperto dibattiti che si sono generalizzati. Sono sempre stato attaccato quando ero solo, ma quando le mie idee sono state condivise, sono state migliaia le persone che sono state perseguitate per averle riprese e sviluppate.
È in quello stesso periodo che Cass Sunstein (marito dell’Ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU Samantha Power) ha redatto con Adrian Vermeule per le università di Chicago e Harvard una memoria per la lotta contro le “teorie della cospirazione”: così chiamano il movimento che avevo iniziato. In nome della difesa della “Libertà” contro l’estremismo, gli autori definiscono un programma volto ad annichilire questa opposizione:
«Possiamo facilmente immaginare una serie di possibili risposte.
1. Il governo può vietare le teorie della cospirazione.
2. Il governo potrebbe imporre qualche sorta di tassa, finanziaria o di altro tipo, su coloro che diffondono tali teorie.
3. Il governo potrebbe impegnarsi in un contro-discorso al fine di screditare le teorie della cospirazione.
4. Il governo potrebbe ingaggiare soggetti privati credibili affinché si impegnino in una contro-narrazione.
5. Il governo potrebbe impegnarsi nella comunicazione informale con terzi e incoraggiarli» [3].
L’amministrazione Obama esitava a scegliere pubblicamente questa strada. Ma ad aprile 2009, propose al vertice NATO di Strasburgo-Kehl di creare un servizio di “Comunicazione Strategica”. Inoltre fece dimettere Anthony Jones dalla Casa Bianca nel 2009 poiché il famoso avvocato si era espresso senza mezzi termini sull’argomento [4].
Il progetto di servizio di comunicazione strategica della NATO è rimasto ancora nel cassetto fino a quando il governo lettone non si è fatto vivo. È stato alla fine installato a Riga, sotto la direzione di Janis Karklin?, a quel tempo responsabile all’ONU per il vertice mondiale sulla società dell’informazione e il Forum per la governance di internet. Concepito dai britannici, include partecipazioni di Germania, Estonia, Italia, Lussemburgo, Polonia e Regno Unito. In un primo momento, si accontentava di moltiplicare gli studi in argomento.
Tutto è cambiato nel 2014, quando il think tank della famiglia Khodorkovsky, l’Istitute of Modern Russia moderna (Istituto sulla Russia moderna) a New York, ha pubblicato un’analisi dei giornalisti Peter Pomerantsev e Michael Weiss [5].
Secondo il loro rapporto, la Russia avrebbe schierato un vasto sistema di propaganda all’estero. Tuttavia, invece di presentarsi in una luce favorevole, come durante la Guerra fredda, Mosca avrebbe deciso di inondare l’Occidente di “teorie della cospirazione” in modo da creare la confusione generale. Gli autori hanno precisato che queste “teorie” non vertono più solo sull’11 settembre, ma anche sulla copertura mediatica della guerra contro la Siria.
Nel tentativo di riattivare l’anti-sovietismo della Guerra fredda, il rapporto ha segnato un ribaltamento di valori. Fino ad allora, la classe dirigente USA ha cercato solo di nascondere il crimine dell’11 settembre accusando alcuni barbuti senza importanza. Ormai si trattava di accusare uno Stato straniero di essere responsabile dei nuovi crimini che Washington aveva commesso in Siria.
Nel settembre 2014, il governo britannico ha creato la 77ma Brigata; un’unità incaricata di contrastare la propaganda estera. Essa comprende 440 militari e più di un migliaio di civili del Foreign Office, inclusi membri dell’MI6, della Cooperazione e della Stabilisation Unit. Non si sa quali siano i suoi obiettivi. Questa brigata lavora con la 361st Civil Affairs Brigade dell’esercito di terra statunitense (basata in Germania e Italia). Queste unità militari erano state utilizzate per perturbare i siti web occidentali che cercavano di ristabilire sia la verità sull’11 settembre sia sulla guerra contro la Siria.
All’inizio 2015, Anne Applebaum (la moglie dell’ex ministro della Difesa polacco Radosław Sikorski) ha creato all’interno del Center for European Policy Analysis di Washington (Centro di analisi della politica europea) un’unità chiamata Information Warfare Initiative (Iniziativa sulla guerra dell’informazione) [6].
In origine si trattava di contrastare l’informazione russa in Europa centrale e orientale. Affidava questa iniziativa al già citato Peter Pomerantsev e a Edward Lucas, uno dei redattori di The Economist.
Benché Pomerantsev sia tanto il co-relatore dell’Institute of Modern Russia quanto il corresponsabile della Information Warfare Initiative, non fa più cenni all’11 settembre, né considera più la guerra contro la Siria come un tema centrale, ma solo come un tema ricorrente che permette di speculare sull’azione del Cremlino. Concentra invece le sue frecce contro il canale televisivo Russia Today e sull’agenzia di stampa Sputnik: due organi pubblici russi.
Nel febbraio 2015, il think tank del Partito socialista francese nonché contatto del National Endowment for Democracy (NED), la Fondazione Jean-Jaurès, ha pubblicato a sua volta una nota, intitolata Conspirationnisme, un état des lieux (trad.: “Cospirazionismo, una panoramica”) [7].
Essa ignora gli sviluppi a proposito della Russia e riprende il dibattito laddove Cass Sunstein l’aveva lasciato. Preconizza di vietare in modo puro e semplice ai “cospirazionisti” la possibilità di esprimersi. Da parte sua, il ministro dell’Educazione ha organizzato dei seminari nelle scuole per mettere in guardia gli studenti contro i “cospirazionisti”.
Il 19 e 20 marzo 2015, il Consiglio europeo ha chiesto all’Alta Rappresentante Federica Mogherini di preparare un piano di “comunicazione strategica” per denunciare le campagne di disinformazione della Russia in materia di Ucraina. Il Consiglio non ha menzionato né l’11 settembre né la guerra contro la Siria e ha cambiato il suo obiettivo per occuparsi solo degli avvenimenti in Ucraina.
Ad aprile 2015, la Mogherini ha creato all’interno del Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS) un’unità di Comunicazioni strategiche [8].
È diretta da un agente dell’MI6 britannico, Giles Portman. Distribuisce a numerosi giornalisti europei, due volte a settimana, un insieme di argomenti intesi a dimostrare la malafede di Mosca; si tratta di cataloghi di notizie che alimentano abbondantemente i media europei.
Il 20 agosto 2015, il Centro di Comunicazione strategica della NATO è stato aperto a Riga sotto la direzione di Jānis Sārts e in presenza del direttore di una branca del National Endowment for Democracy, John McCain (qui in una conversazione con il presidente lituano Dalia Grybauskaitė).
Fin dalla sua nascita, il Centro di Comunicazione strategica della NATO ha preso con sé un servizio dell’Atlantic Council, il Digital Forensics Research Lab. Un Manuale di Comunicazione Strategica è stato redatto dalla NATO. Mira a coordinare e sostituire tutti i dispositivi antecedenti in materia di Diplomazia pubblica, di Pubbliche relazioni (Public Affairs), di Pubbliche Relazioni militari, di Operazioni sui sistemi elettronici di comunicazione (Information Operations) e di Operazioni Psicologiche.
Su ispirazione della NATO, l’ex ministra degli Esteri polacca intanto diventata eurodeputata, Anna Fotyga, ha fatto adottare al Parlamento europeo il 23 novembre 2016 una risoluzione sulla «comunicazione strategica dell’Unione mirante a contrastare la propaganda rivolta contro di essa da parte di terzi». Anche in questo caso, l’obiettivo si sposta: non si tratta più di contrastare il discorso sull’11/9 (vecchio di 15 anni), né quello della guerra contro la Siria, ma di creare un amalgama tra il discorso che contesta gli avvenimenti ucraini e quello di Daesh. Si torna al punto di partenza: quelli che contestavano le versioni correnti sull’11/9 cercavano secondo la NATO di riabilitare Al-Qa’ida, quelli che fanno il gioco della Russia mirano a distruggere l’Occidente come Daesh. E poco importa che la NATO sostenga Al -Qa’ida ad Aleppo Est.
Lanciato da un articolo clamoroso sul Washington Post, il 24 novembre 2016 [9], un misterioso gruppo denominato “Propaganda or Not?” ha stabilito un elenco di 200 siti web -compreso Voltairenet.org – presuntamente incaricati dal Cremlino di trasmettere la propaganda russa e intossicare l’opinione pubblica statunitense al punto di averla spinta a votare Trump.
Sebbene “Propaganda or Not?” non pubblichi i nomi dei suoi capi, indica il fatto di riunire quattro organizzazioni: Polygraph, The Interpreter, il Center for European Policy Analysis e il Digital Forensic Research Lab.
– Polygraph è un sito di Voice of America, la radio e televisione pubblica statunitense controllata dal Broadcasting Board of Governors.
– The Interpreter è la rivista dell’Institute of Modern Russia, ora trasmesso da Voice of America.
– Il Center for European Policy Analysis è un pseudopodo del National Endowment for Democracy (NED), guidato da Zbigniew Brzezinski e Madeleine Albright.
– Infine, il Digital Forensic Research Lab è un programma dell’Atlantic Council.
In un documento rilasciato da “Propaganda or Not?”, questa pseudo-ONG, emanazione di associazioni finanziate dall’amministrazione Obama, nomina il nemico: la Russia. La accusa di essere all’origine del movimento per la verità sull’11/9 e dei siti web che sostengono la Siria e la Crimea.
Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il 2 Dicembre 2016 una legge che vieta qualsiasi cooperazione militare tra Washington e Mosca. In pochi anni, la NATO ha riattivato il maccartismo.
Documenti allegati
Complaint Voltaire Network International vs Prop or Not?
Reclamo depositato presso l’Ispettore generale del Dipartimento di Stato. Réseau Voltaire International, 2 dicembre 2016.
NOTE
[1] «100 personnalités contestent la version officielle du 11 septembre», Réseau Voltaire, 26 octobre 2004.
[2] «Axis for Peace», Réseau Voltaire.
[3] «Conspiracy Theories», Cass R. Sunstein & Adrian Vermeule, Harvard Law School, January 15, 2008.
[4] «11-Septembre: Obama congédie un de ses conseillers», Réseau Voltaire, 8 septembre 2009.
[5] «The Menace of Unreality: How the Kremlin Weaponizes Information, Culture and Money», Peter Pomerantsev & Michael Weiss, The Interpreter/ Institute of Modern Russia, 2014.
[6] Information Warfare Initiative, sito ufficiale.
[7] «Lo Stato contro la Repubblica», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 9 marzo 2015.
[8] «La propaganda UE contro la Russia», Rete Voltaire, 6 luglio 2016.
[9] “Russian Propaganda Effort Helped Spread ‘Fake News’ During the Election, Experts Say”, Craig Timberg, The Washington Post, November 24, 2016
Da Redazione  – Dic 05, 2016
Traduzione a cura di Matzu Yagi.