Da De Benedetti a Marcegaglia: Mps prestava soldi ai ricchi che non li restituivano

sono i piccoli imprenditori e gli artigiani ad aver “rubato” al sistema bancario vero, (lo disse il Bomba)? Siamo certi che la Ue, le banche, il fisco, il governo andranno a bussare alle porte di pensate-al-popoloquesti signori amici del PD (compreso l'”antagonista” Silvio) Ricapitoliamo, loro si tengono i soldi, non rischiano certo né Equitalia né il suicidio, E NOI CON LE STANGATE VARIE E TASSE RIPIANIAMO IL LORO DEBITO

Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento.”

Fra i debitori che non hanno onorato i debiti verso il Montepaschi c’è anche Giuseppe Garibaldi. Incidenti che capitano alla banca più antica del mondo. Evidentemente anche in tempi non sospetti, a Siena sentivano il fascino della camicia rossa. Ma soprattutto rivelavano una certa reverenza nei confronti dei poteri forti. Preferibilmente in odore di massoneria.
 
Nell’archivio della banca c’è questa lettera dell’Eroe dei Due Mondi: «Signor Esattore mi trovo nell’impossibilità di pagare le tasse. Lo farò appena possibile». Correva l’anno 1863 e non sapremo mai il destino di quel debito.
 
C’è anche da dire che a Siena avevano una certa dimestichezza con i protagonisti del Risorgimento. Fra il 1928 e il 1932, infatti, la banca era entrata in possesso della tenuta di Fontanafredda che Vittorio Emanuele II aveva regalato alla Bella Rosina. Gli eredi se l’erano fatta espropriare per un debito non pagato. Un npl (non performing loans) in versione reale.
 
Giuseppe Garibaldi e i nipoti della moglie del Re che non poteva diventare Regina.
 
A Siena sono sempre stati molto trasversali nella scelta dei loro clienti. E anche le sofferenze rifiutano il monocolore. Così fra i clienti che non hanno rimborsato figurano la Sorgenia della famiglia De Benedetti e Don Verzè che, grazie anche all’amicizia con Silvio Berlusconi aveva fondato l’ospedale San Raffaele portandolo anche al dissesto con un buco di duecento milioni. Dagli archivi risultava anche, almeno fino all’anno scorso, una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo. La signora aveva acquistato, per nove milioni, una villa da sogno in Costa Azzurra e poi aveva dimenticato di pagarla. A Siena, però, conoscevano bene la famiglia Berlusconi e si fidavano. Erano stati i primi a credere nella capacità imprenditoriali di Silvio e non se n’erano certo pentiti.
Non altrettanto bene però, sono andate le cose con il gruppo che fa capo a Carlo De Benedetti, l’eterno rivale del Cavaliere. Sorgenia, il gruppo elettrico guidato da Rodolfo, primogenito dell’Ingegnere, ha lasciato un buco da 600 milioni. Le banche hanno trasformato i debiti in azioni. Ora sperano di trovare un compratore. Il cuore di Sorgenia è rappresentato da Tirrenia Power le cui centrali sono localizzate in gran parte fra la Liguria e l’Italia centrale. Naturale che Mps fosse in prima linea nel sostenere l’investimento e oggi a dover contabilizzare le perdite.
 
Ma i problemi di Mps non si fermano alla Toscana e zone circostanti. La forte presenza in Lombardia attraverso la Banca Agricola Mantovana ovviamente l’ha portata in stretti rapporti d’affari con il gruppo Marcegaglia che ha sede da quelle parti. Fra l’altro Steno, fondatore dell’azienda siderurgica, era stato uno dei soci della Bam che aveva favorito l’ingresso di Siena. Tutto bene fino a quando al timone è rimasto il vecchio. Poi è toccato ai figli Antonio ed Emma. Complice la crisi economica, hanno accumulato un’esposizione di 1,6 miliardi che le banche hanno dovuto ristrutturare aggiungendo altri 500 milioni.
 
Ma a parte questi nomi eccellenti chi sono gli altri debitori che hanno mandato in crisi la banca più antica del mondo? La ricerca non è facile. Il gruppo dei piccoli azionisti del Monte guidato da Maria Alberta Cambi (Associazione del Buongoverno) ha cercato l’identità delle insolvenze. I dirigenti della banca si sono rifiutati di rispondere schermandosi con le regole della privacy. Qualcosa, però, hanno detto. Non i nomi ma almeno la composizione.
Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento. La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro. Ovviamente un tasso di mortalità così elevato sulle posizioni più importanti apre molti interrogativi sulla gestione. Anche perché la gran parte dei problemi nasce dopo l’acquisizione di Antonveneta. Prestiti concessi nel 2008 che finiscono a sofferenza nel 2014. Certo sono gli anni della grande crisi. Ma non solo. La scansione dei tempi dice anche un’altra cosa: Mussari e Vigni hanno concesso i crediti. Profumo e Viola hanno dovuto prendere atto che erano diventati fuffa.
giovedì, 29, dicembre, 2016
di Nino Sunseri – –  LIBERO

Stangata delle bollette in arrivo: 986 euro a famiglia.

pd-incarica-pda chiamarli servizi ci vuol coraggio.
Non facciamo i populisti, c’è da trovare 20 miliardi per le povere banche
Stangata delle bollette in arrivo: 986 euro a famiglia.
 Ecco i rincari voce per voce
Il 2017 si presenta all’insegna della stangata delle tariffe. Torna a salire la bolletta dell’elettricità, più marcata l’impennata di quella del gas su cui pesa la stagionalità invernale. Secondo quanto stabilito dall’Autorità per l’Energia, nell’abituale decisione trimestrale, dal primo gennaio la bolletta elettrica registrerà un aumento dello 0,9% mentre per il gas l’aumento sarà del 4,7%.
Ma la stangata non finisce qui. Il bello (o il brutto) deve ancora arrivare. A gas e luce dobbiamo aggiungere -come si legge su Quotidiano.Net  – i pedaggi  autostradali, bollette di acqua e rifiuti. E, ancora, tariffe postali, carburanti, assicurazioni e banche. «Anche se l’economia italiana rallenta, con un’inflazione che viaggia pericolosamente vicino allo zero, i prezzi di quasi tutti i servizi nel 2017 tenderanno ad aumentare»
 
Il  Codacons, l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori (Onf), hanno fatto i conti di tutti gli aumenti in arrivo e ne risultano cifre assai poco rassicuranti. Il Codacons ha stimato una stangata media per famiglia di 986 euro.  Di poco inferiore,  771 euro, la stima di Federconsumatori. Ma non c’è, anche in questo ipotesi più “ottimistica”, da stare molto allegri.
 
«Il pezzo fondamentale   di questo carico – si legge sempre su Quotidiano.Net –  arriverà dalle tariffe applicati ai servizi. Partiamo dai trasporti. Per aerei, treni, taxi, mezzi pubblici e traghetti una famiglia media spenderà tra 60 e 80 euro in più. A questi saranno sommati i costi extra per le autostrade, pari a poco meno di 40 euro. Dopo che molti incrementi non sono stati riconosciuti nel corso del 2016, i concessionari autostradali hanno già presentato al ministero delle Infrastrutture le loro richieste di aumento. E il fardello potrebbe crescere, visto che in molti casi sono stati presentati ricorsi per recuperare gli incrementi sospesi nel 2016. Sempre nell’ambito dei trasporti, torneranno a crescere anche le assicurazioni auto: la media in programma è, a seconda delle stime, compresa tra 10 e 20 euro».
di TITO FLAVI
giovedì 29 dicembre 2016

IMMIGRATI E WELFARE STATE, STATO E COOPERATIVE SONO COME I PAPPONI

immigrazione-accoglienza-truffa-vignetta-giannelliOra vorrei poter dire la mia sulla questione “migranti in hotel e italiani per strada”. Ho un parente che essendo educatore, lavora per una cooperativa che si occupa dell’accoglienza di minorenni nordafricani. Li ospita in una villetta della mia città. Quindi ho informazioni abbastanza veritiere sulla faccenda, che sono distanti da “I migranti stanno a prendere il sole” di cui parla Salvini, e dal “Scappano dalla guerra e sono tutti adorabili” di cui parla la sinistra.
 
I migranti, dunque:
-Pochi scappano dalla guerra e i nordafricani spesso sono solo migranti economici. Un buon 20% non è nemmeno minorenne ma senza documenti si spacciano per tali (hanno un trattamento migliore).
 
-Una parte importante (a occhio un 30% da quello che mi viene raccontato) sono pessimi individui, che non si fanno problemi a minacciare, squarciare gomme di auto, mettere mani addosso e infilarsi in giri strani. So che molti di giorno scappano e vanno a prostituirsi o si infilano in giri di spaccio. Se un educatore prova a denunciarli, essendo loro una sua responsabilità, automaticamente viene denunciato a sua volta. Se prova a dare un ceffone o chiuderli dentro… idem.
-Però non sono tutti così, non tutti chiedono il wi-fi e l’aria condizionata. Questo mio parente mi ha detto che una volta per aver dato loro una scatoletta di tonno si stavano mettendo a piangere. Dice che moltissimi vogliono andare a lavorare, ma la legge italiana non lo permette (lo Stato maximo li vuole assolutamente dipendenti da lui), quindi vanno a lavorare di nascosto. Tanti non vorrebbero nemmeno starci lì a farsi servire, vorrebbero andare a lavorare e crearsi una vita onestamente, ma “devono” per legge ricevere la loro dose di welfare.
La cooperativa:
-Dentro ci lavorano tante persone che credono di fare del bene, ma chi la gestisce di fatto se ne fotte di loro e soprattutto dei migranti.
Ricevono parecchie decine di euro al giorno per quei ragazzi, ma da quel che so a malapena gli danno da mangiare.
La maggioranza del cibo che gli danno è “chiesto in donazione” (elemosinato insomma) ad imprese e mercati del luogo che lo forniscono a titolo gratuito, dicendo però che è merce in scadenza e va consumata subito. Invece, spesso, i gestori della cooperativa ci riempiono le dispense e non è raro che questo mio parente veda cibo deteriorato che è stato donato settimane prima. A questi ragazzi viene dato sempre lo stesso cibo, fagioli e pollo, fagioli e pollo e poche altre cose.
 
Alcuni ragazzi scappano, rubando i loro stessi documenti e si presentano ai carabinieri chiedendo di essere assegnati ad altro rifugio. Un ragazzo è scappato in questo modo dopo aver chiesto per 2 mesi uno shampoo (non disponendo di soldi propri); un altro è scappato dopo mesi in cui non aveva nemmeno un cuscino nel letto. I gestori della cooperativa se ne fregano, tanto hanno sempre “carne fresca” in arrivo e li rimpiazzano.
 
La verità è questa: non sono i migranti il male, il male è lo Stato che con il suo welfare uccide. Lo stato si trastulla con il suo welfare, gode nell’arrivo di parassiti desiderosi di essere nutriti, protetti e dipendenti da lui. Il male è il socialismo che pone delle frontiere in un luogo libero; chiunque può entrare ed uscire liberamente, se è onesto e lavoratore avrà 100.000 opportunità di prosperare. Se è un criminale sarà impallinato dal primo individuo che vorrà rapinare… si, perché in un luogo libero la gente è armata.
 
E non ho altro da dire su questa faccenda.
Di Leonardo , il 26 dicembre 2016 di MARCO LIBERTÀ

Disgustoso Poletti, avete fatto di noi i camerieri d’Europa

ovviamente quando le sinistre fanno porcate non sono sinistre ma ex…insomma sbaglia senza accorgerese e certo senza volerlo. Ah giusto, gli italiani sono solo dei choosy.

job-actCaro ministro Poletti, le sue scuse mi imbarazzano tanto quanto le sue parole mi disgustano». Comincia con queste parole la lettera aperta che Marta Fana, ricercatrice impegnata a Parigi, ha affidato a “L’Espresso” dopo la sconcertante uscita dell’ex dirigente LegaCoop, ora membro dell’esecutivo Gentiloni: «Centomila giovani in fuga dall’Italia? Conosco gente che è bene non avere tra i piedi».
Poletti ha espresso in modo esplicito un pensiero che dimostra la ormai storica rassegnazione dell’ex sinistra al pensiero unico, quello del mercato, sancita da personalità come Tiziano Treu e Marco Biagi, che hanno firmato le tappe fondamentali della revoca dei diritti del lavoro, per poi arrivare allo scempio della riforma Fornero e al Jobs Act renziano.
«Noi, quei centomila che negli ultimi anni siamo andati via, ma in realtà molti di più – scrive Marta Fana – non siamo i migliori, siamo solo un po’ più fortunati di molti altri che non sono potuti partire e che tra i piedi si ritrovano soltanto dei pezzi di carta da scambiare con un gratta e vinci. Parlo dei voucher, ministro». L’Inps ha appena reso noto che nei dieci mesi del 2016 sono stati venduti 121 milioni e mezzo di voucher. Da quando Poletti è ministro, ne sono stati venduti oltre 265 milioni: «E’ sfruttamento. Sa, qualcuno ci ha rimesso quattro dita a lavorare a voucher davanti a una pressa».
Marta Fana si riferisce a un ragazzo di 21 anni, senza indennità per malattia perché «faceva il saldatore a voucher». E aggiunge: «Oggi, senza quattro dita, lei gli offrirà un assegno di ricollocazione da corrispondere a un’agenzia di lavoro privata.
Magari di quelle che offrono contratti rumeni, perché tanto dobbiamo essere competitivi».
Quelli che sono rimasti, continua la lettera, sono coloro che per colpa di queste politiche si sono trovati in pochi anni da “generazione 1.000 euro al mese” a “generazione a 5.000 euro l’anno”. «Lo stesso vale per chi se n’è andato e forse prima o poi vi verrà il dubbio che molti se ne sono andati proprio per questo.
Quelli che sono rimasti sono gli stessi che lavorano nei centri commerciali con orari lunghissimi e salari da fame. Quelli che fanno i facchini per la logistica e vedono i proprio fratelli morire ammazzati sotto un tir perché chiedevano diritti contro lo sfruttamento. Sono quelli che un lavoro non l’hanno mai trovato, quelli che a volte hanno pure pensato “meglio lavorare in nero e va tutto bene perché almeno le sigarette posso comprarle”».
Sono gli stessi che «non possono permettersi di andare via da casa, o sempre più spesso ci ritornano», perché il governo, come i precedenti,«invece di fare pagare più tasse ai ricchi e redistribuire le condizioni materiali per il soddisfacimento di un bisogno di base e universale come l’abitare, ha pensato bene di togliere le tasse sulla casa anche ai più ricchi e prima ancora di approvare il piano casa». È lo stesso governo che «spende lo 0% del Pil per il diritto all’abitare», e che «si rifiuta di ammettere la necessità di un reddito che garantisca a tutti dignità».
 
Marta Fana non si dichiara “redditista”, ma spiega: «A fronte di 17 milioni di italiani a rischio povertà, quattro milioni in condizione di povertà assoluta, mi pare sia evidente che questo passaggio storico per l’Italia non sia oggi un punto d’arrivo politico quanto un segno di civiltà». La colpa «è vostra», scrive la Fana: è colpa di voi politici, «che credete che siano le imprese a dover decidere tutto e a cui dobbiamo inchinarci e sacrificarci». Il capolavoro? «Spostare quasi 20 miliardi dai salari ai profitti d’impresa senza chiedere nulla in cambio – tanto ci sono i voucher», per poi ridurre le tasse sui profitti. «Così potrete sempre venirci a dire che c’è il deficit, che si crea il debito e che insomma la coperta è corta e dobbiamo anche smetterla di lamentarci».
 
Il governo non crede nell’istruzione e nella cultura, vara “La Buona Scuola” ma taglia i fondi a scuola e università, e quindi spedisce il giovani a lavorare da McDonald’s: «Anche loro hanno un diploma o una laurea e se li dovesse mai incontrare per strada – scrive la Fana a Poletti – chieda loro com’è la loro vita e se sono felici. Le risponderanno che questa vita fa schifo. Però ecco: a differenza di quel che ha decretato il suo governo, questi giovani all’estero sono pagati».
Ma il peggio, continua la lettera al ministro, «è che lei e il suo governo state decretando che la nostra generazione, quella precedente e le future siano i camerieri d’Europa, i babysitter dei turisti stranieri, quelli che dovranno un giorno farsi la guerra con gli immigrati che oggi fate lavorare a gratis». L’imbarazzante esternazione del ministro? «A me pare chiaro che lei abbia voluto insultare chi è rimasto piuttosto che noi che siamo partiti». E ancora: «Non ho capito che cosa voi offrite loro se non la possibilità di essere sfruttati, di esser derisi, di essere presi in giro con 80 euro che magari l’anno prossimo dovranno restituire perché troppo poveri». Tutto questo «rasenta l’ignobile tentativo di rendere ognuno di noi sempre più ricattabile, senza diritti, senza voce, senza rappresentanza».
 
In Italia, ormai, studia solo «chi ha genitori che possono pagare e sostenere le spese di un’istruzione sempre più cara». Insiste la Fana, rivolta a Poletti:
«Lei non ha insultato soltanto noi, ha insultato anche i nostri genitori che per decenni hanno lavorato e pagato le tasse, ci hanno pagato gli asili privati quando non c’erano i nonni, ci hanno pagato l’affitto all’università finché hanno potuto». Molti di questi genitori, poi, «con la crisi sono stati licenziati».
Finito il sussudio di disoccupazione, «potevano soltanto dirci che sarebbe andata meglio, che ce l’avremmo fatta, in un modo o nell’altro. In Italia o all’estero. Chieda scusa a loro – insiste Marta Fana – perché noi delle sue scuse non abbiamo bisogno». E aggiunge: «Noi la sua arroganza, ma anche evidente ignoranza, gliel’abbiamo restituita il 4 dicembre, in cui abbiamo votato No per la Costituzione, la democrazia, contro l’accentramento dei poteri negli esecutivi». No alla supremazia del mercato. «Era anche un voto contro il Jobs Act, contro la “buona scuola”, il piano casa, l’ipotesi dello stretto di Messina, contro la compressione di qualsiasi spazio di partecipazione. E siamo gli stessi che faranno di tutto per vincere i referendum abrogativi contro il Jobs Act, dall’articolo 18 ai voucher, la battaglia è la stessa. Costi quel che costi, noi questa partita ce la giochiamo fino all’ultimo respiro. E seppure proverete a far saltare i referendum con qualche operazioncina di maquillage, state pur certi che sugli stessi temi ci presenteremo alle elezioni dall’estero e dall’Italia».
 
Fonte: www.libreidee.org
 
21.12.2016