VORREI MA NON POSSO.

Pamela assassino
Ovvio che non avrebbe pagato. Nessuno pagherà, sarà archiviata come morte naturale? La vittima è il nigeriano, vittima di un complotto razzista va a finire. Se è stata squartata dopo la morte, a che serviva tutta quella candeggina? Un corpo morto non butta sangue, ma forse anche la scienza forense è razzista.
Vorrei sapere come mai lo spacciatore squartatore assassino di Pamela Mastropietro (definito pervicacemente ‘presunto’ dai media supergarantisti a intermittenza) era libero di delinquere in Italia.
 
Vorrei conoscere i nomi di chi non ha applicato le (blande) leggi esistenti.
 
Vorrei essere informato sui tempi e sulle circostanze dei reati da lui commessi da quando è sul territorio nazionale.
 
Vorrei conoscere il nome del prestanome, intestatario dell’appartamento e delle utenze dove viveva – base operativa dello spaccio – e dove ha macellato una povera ragazza 18enne.
 
Vorrei sapere chi lo ha aiutato sin dall’inizio a radicarsi senza diritto nella nostra Nazione. Chi lo ha trasportato in Italia, chi gli ha dato sostegno e assistenza, dove ha vissuto e persino che quali luoghi frequentava.
Vorrei conoscere il nome dell’avvocato (ovviamente pagato copi soldi degli italiani, grazie al gratuito patrocinio garantito per legge) che lo ha assistito per trovare i cavilli giuridici a eludere ogni controllo.
 
Vorrei anche sapere il contenuto dei fascicoli giudiziari con la sua storia di clandestino.
 
Vorrei leggere le interviste a chi lo ha conosciuto e frequentato. Persino di chi gli ha venduto la candeggina dopo il delitto con la quale ha lavato accuratamente i resti di Pamela per far sparire ogni traccia di DNA come insegnato dai telefilm polizieschi.
 
Vorrei leggere che la polizia si interroga sui nomi dei probabili complici, partecipanti alla bestiale mattanza di Pamela.
 
Vorrei che qualcuno mi dicesse che fine hanno fatto le parti mancanti del corpo della ragazza.
 
Vorrei leggere analisi e commenti sul retroterra culturale che sta dietro a uno squartamento rituale. Essere adeguatamente informato sulle pratiche cannibalistiche dell’Africa nera. Sui riti voodoo, sul satanismo o sul culto di Osiride.
 
Vorrei che la vita di Innocent Oseghale (strano destino che un delinquente assassino abbia come nome proprio ‘innocente’) venga analizzata pubblicamente in ogni dettaglio come quella di un Luca Traini qualsiasi.
 
Vorrei tutto questo proprio perché non sono razzista.
Vorrei davvero, infatti, che lo spacciatore assassino venga trattato come fosse un italiano qualsiasi. E peggio per lui!
Gianluca Castro -FB

L’assalto alle “fake news” è un attacco ai media alternativi

write_what_youre_told_propagandabisogna fermare i populisti che minacciano le elites che proteggono e vogliono tanto bene ai popoli no?

Da Salon, la denuncia del giornalista americano Dave Lindorff, collaboratore di una grande varietà di testate: la lotta alle fake news è un attacco a chi riporta punti di vista differenti rispetto alla linea mainstream; i media alternativi (e con loro blogger e siti di opinione, aggiungiamo noi) devono difendersi dalle campagne maccartiste che iniziano ad essere lanciate dai media mainstream, in una strategia che cerca di cooptare anche i giornalisti e i giganti del web, attraverso la minacciae che non esclude il ricorso alla fine della neutralità di internet. L’ennesima prova che in tutto il mondo occidentale cosiddetto libero le condizioni dell’informazione sono in drammatico declino e che sono sempre più forti le pulsioni verso una svolta decisamente autoritaria, di cui la “polizia del pensiero” sarà solo il primo passo.
Sono giorni difficili in cui essere un giornalista serio. Fai il resoconto di una storia oggi, con i tuoi fatti graziosamente messi in fila, e probabilmente te la ritroverai etichettata come “notizia falsa” da qualunque persona alla quale tu abbia incornato le proprie bufale – e anche dagli amici che non condividono la tua prospettiva politica. Per buona misura, diranno che ti sei basato su “fatti alternativi”.
Gli storici dicono che il termine “fake news” risale all’epoca della “stampa scandalistica” del tardo 19° secolo, ma il termine è decollato nel 2016, poco più di un anno fa, durante la corsa presidenziale di Donald Trump. Il termine è stato usato per descrivere cose differenti, dai media “privi di fatti” pro-Trump a storie sensazionalistiche e in gran parte false, il cui unico obiettivo era catturare attenzione e soldi. Durante la stagione delle primarie, lo stesso Trump ha iniziato a etichettare tutte le storie dei media mainstream su di lui come “notizie false”. Anche se l’idea che ci potrebbero essere diverse verità risale almeno all’amministrazione del presidente George W. Bush, quando il consigliere Karl Rove affermò che l’amministrazione “crea la propria” realtà, ha guadagnato terreno quando il consigliere di Trump Kellyanne Conway, beccata a inventarsi cose in un’intervista televisiva, ha affermato di affidarsi a “fatti alternativi”.
 
Un espediente che sarebbe andato bene, di per sé. La maggior parte delle persone è spinta a credere che i politici mentano – qualunque sia il partito o la convinzione che rappresentano – per cui i loro tentativi di negarlo quando vengono accusati di essere dei maestri dell’invenzione tendono ad essere riconosciuti come tali.
 
I media istituzionali – The New York Times, The Washington Post, i programmi di notizie sulla rete e persino la Radio Pubblica Nazionale (NPR) – hanno tutti risposto all’accusa di essere bugiardi e fabbricanti di “notizie false” promuovendosi come “la comunità fondata sulla realtà” (NPR), o sostenendo che stanno combattendo una giusta lotta contro l’ignoranza, come dimostrato dal nuovo slogan della testata del Post, “La democrazia muore nell’oscurità”. Il Times è rimasto al suo slogan “Tutte le notizie che vale la pena di stampare”, ma ha aggiunto una peculiarità nella terza pagina quotidiana, che elenca “i fatti notevoli del giornale di oggi” e ha preso a chiamare “bugie” le bufale dell’amministrazione Trump.
Lo scorso dicembre il Congresso ha approvato una nuova legge, prontamente firmata dall’allora presidente Barack Obama, che ha reso esecutivo un emendamento orwelliano alla Legge sulla Autorizzazione alla Difesa del 2017. Chiamata Legge sul Contrasto alla Disinformazione e alla Propaganda, questa misura assegna al Dipartimento di Stato, in concerto con il Dipartimento della Difesa, il direttore dell’intelligence nazionale e un’oscura organizzazione governativa sulla propaganda chiamata Broadcasting Board of Governors, il compito di creare un “centro per l’analisi dell’informazione e la risposta”. Il compito di questo nuovo centro, finanziato da un budget di 160 milioni di dollari su due anni, sarebbe quello di raccogliere informazioni sulla “propaganda straniera e i tentativi di disinformazione” e “migliorare proattivamente le narrazioni basate sui fatti che supportano gli alleati e gli interessi degli Stati Uniti”.
Cosa sono le “fake news”? Il bersaglio continua a muoversi
Tutto questo potrebbe sembrare ridicolo, ma come giornalista che ha lavorato in questo campo per 45 anni, sia nei giornali mainstream che nella televisione e nei media alternativi, e come pubblicista di lunga data che ha scritto per pubblicazioni diverse come Business Week, The Nation, The Village Voice e un sito di notizie gestito collettivamente, chiamato ThisCantBeHappening.net, ho osservato come questa ossessione per le “notizie false” si sia trasformata in un attacco alle notizie alternative e alle organizzazioni che le riportano.
Il 24 novembre scorso, il Washington Post ha pubblicato un articolo da prima pagina in stile maccartista dichiarando che circa 200 siti di notizie sul web erano in realtà “fornitori di propaganda pro-russa” consapevoli o involontari. L’articolo, scritto dall’inviato sulla sicurezza nazionale del Post Craig Timberg, si basava sul lavoro di un gruppo ambiguo, chiamato PropOrNot, i cui proprietari-organizzatori erano stati tenuti anonimi da Timberg e le cui fonti di finanziamento non erano dichiarate. PropOrNot, ha scritto Timberg, aveva elaborato un elenco di siti che secondo il gruppo stava facendo circolare “propaganda pro-Russia”.
Per uno dei siti dell’elenco, il noto giornale di sinistra Counterpunch, fondato decenni fa dall’ex editorialista di The Village Voice e The Nation Alexander Cockburn, PropOrNot ha portato due articoli a giustificazione della sua nomina. Uno di questi articoli era mio. Era un pezzo che avevo scritto per ThisCantBeHappening, e che era stato ripubblicato a mio nome da Counterpunch. Il recensore, l’ufficiale in pensione dell’intelligence militare Joel Harding (che ho scoperto essere legato a Fort Belvoir, vicino Washington, che è sede del Comando dell’Esercito USA per le Operazioni sulle Informazioni, o INSCOM), ha etichettato il mio articolo come “assurda propaganda pro-russa”.
In realtà, l’articolo era una semplice relazione delle conclusioni del 29 settembre 2016 da parte dall’indagine congiunta olandese-australiana sull’abbattimento sopra l’Ucraina di un jumbo jet passeggeri malese nel luglio 2014; l’indagine aveva concluso che la Russia era colpevole. Nell’articolo notavo che questa indagine non era legittima perché si sapeva che due nazioni – Russia e Ucraina – possedevano i missili e i lanciatori Buk che avevano abbattuto l’aereo, ma solo ad una di esse, l’Ucraina, era stato permesso di portare prove. Le prove offerte dalla Russia in questo caso erano state ripetutamente respinteIl rapporto evitava anche di menzionare che il governo ucraino aveva ottenuto il potere di veto su tutte le conclusioni raggiunte dagli investigatori.
Il resoconto era una “fake news” o propaganda? Niente affatto.
In questo caso le notizie false sono state quelle scritte e trasmesse su quella terribile tragedia da quasi tutti i media americani, tra cui il Times, il Post e tutte le principali reti. Tutti questi media continuano a dichiarare come se fosse un fatto accertato che un missile Buk russo ha abbattuto quell’aeroplano, anche se non è stata condotta nessuna indagine onesta. (Tecnicamente è vero che i missili Buk sono tutti “russi”, in quanto sono stati fabbricati tutti in Russia. Il non detto è che i militari ucraini avevano lanciatori Buk perché la loro nazione faceva parte dell’Unione Sovietica e loro avevano continuato ad acquistarli dopo l’indipendenza).
 
La forma più sciatta di critica ai media
“Etichettare le notizie che non ti piacciono come “notizie false” è la forma più sciatta di critica ai media”, afferma Jim Naureckas, redattore di Fairness and Accuracy In Reporting, una rivista di giornalismo di New York. “È come mettersi le dita nelle orecchie e canticchiare ‘la la la’ a voce alta. Sia il governo che i media istituzionali hanno delle ragioni per non volere che il pubblico conosca dei punti di vista che sono una minaccia al loro potere”.
 
Mentre Kellyanne Conway ha affermato il suo diritto di offrire “fatti alternativi” come un modo per giustificare l’essere stata sorpresa a mentire, esistono anche fatti alternativi reali, ma che non sono riportati dai media istituzionali. Un esempio classico è stato all’inizio dell’invasione statunitense dell’Iraq, quando tutti i media istituzionali hanno riferito che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa e stava tentando di sviluppare una bomba nucleare.
C’erano molte organizzazioni di notizie alternative che hanno citato gli ispettori delle Nazioni Unite, che sostenevano che niente di tutto ciò era vero e che non c’erano armi di distruzione di massa né programmi per la loro creazione in Iraq, ma sono stati semplicemente oscurati dai media istituzionali come il Times, il Post e le principali reti di notizie .
In questi giorni un’altra storia dubbia è che i russi “hackerarono” il server del Comitato Nazionale Democratico (DNC). Forse è andata in questo modo, ma in realtà il vasto sistema di intelligence che gli USA hanno costruito per monitorare tutte le telecomunicazioni nazionali ed estere non ha offerto alcuna prova reale di un simile tipo di attacco. L’avvocato per la sicurezza nazionale William Binney e l’analista in pensione della CIA, Ray McGovern, hanno suggerito che alcune prove indicano che deve essere stato coinvolto un membro del DNC.
Ci sono certamente notizie false in tutto il mondo, e cospirazionismi infondati dilagano incontrollati sia a sinistra che a destra. Ma troppo spesso articoli come il mio citato da PropOrNot (un vero fornitore di notizie false!) sono stati etichettati come propaganda – in quello che Naureckas afferma semplicemente essere “l’uso dell’ironia come meccanismo di difesa” – da parte di organizzazioni di notizie effettivamente colpevoli di pubblicare davvero notizie false, come ha fatto il Post con lo “scoop” della sua lista nera di PropOrNot.
Quello che il governo e i media istituzionali stanno cercando di fare, con l’aiuto delle grandi società internet”, sostiene Mickey Huff, direttore dell’organizzazione Project Censored in California “fondamentalmente è chiudere i siti di notizie alternative che mettono in discussione la posizione comune dei media sui temi”.
Un’ampia minaccia per i media online
Questa è una minaccia per qualsiasi organizzazione online di news, inclusa questa, che dipende dall’uguaglianza di accesso a Internet e dalle alte velocità di download. Secondo le accuse di Huff, ci sono già resoconti secondo cui Facebook sta rallentando alcuni siti che hanno collegamenti alla sua piattaforma, in una risposta sbagliata alle accuse di aver venduto spazio pubblicitario alle organizzazioni legate al governo russo accusate di aver tentato di influenzare le elezioni presidenziali dello scorso novembre.
 
La fine della neutralità di Internet, ovvero l’uguale accesso ad alta velocità a Internet per la navigazione e il download che è stato garantito a tutti gli utenti – ma che è ora attaccata dall’amministrazione di Trump, dalla sua Commissione Federale delle Comunicazioni e da un Congresso a guida repubblicana – renderebbe molto più facile il verificarsi di questa chiusura dei media alternativi.
 
La vera risposta, naturalmente, è che i lettori e gli spettatori di tutti i media, mainstream o alternativi, diventino consumatori critici di notizie. Ciò significa non solo leggere gli articoli criticamente, incluso questo, ma cercare molteplici fonti di informazione sulle questioni importanti. Basarsi solo sul Times o il Post, o su Fox News o NPR, ti lascerà denutrito a livello informativo – non solo non informato, ma disinformato. Anche se dovessi leggere entrambi i giornali e guardare entrambe le reti, spesso saresti lasciato con una versione incompleta della verità.
Per arrivare alla verità, dobbiamo anche controllare le fonti alternative di informazione, sia di sinistra, di destra o di centro – e dobbiamo mantenere la distinzione critica tra punti di vista impopolari o non ortodossi e bugie sfacciate o propaganda. Senza una simile distinzione, e la libertà di prendere tali decisioni per noi stessi, mantenere la democrazia sarà impossibile.
di Dave Lindorff, 11 novembre 2017 di Saint Simon – novembre 14, 2017

Occhio alle “bufale”: sì, ma a quelle del sistema!

la_fabbrica_della_manipolazione-214x300Il giornalismo ufficiale di stampa e tivù da quest’anno ha fatto una sensazionale scoperta: su internet circolano troppe “bufale”!
Capita così sempre più spesso d’imbattersi in articoli e trasmissioni con l’esperto di turno che, con un fare tra l’allarmistico, lo sdegnato e l’ironico, mette in guardia il suo pubblico dalle falsità fatte circolare nella rete da autentici “furfanti”, sia per cavarne un guadagno monetario immediato sia per trarne visibilità a buon mercato e diffondere così teorie deliranti nocive per la collettività.
Un esempio di questo tipo d’accalorate prese di posizione dell’informazione di regime m’è capitato di ascoltarlo alcuni giorni fa su uno dei canali della Rai. Il giornalista, in passato già dedicatosi a rafforzare, con una rubrica “specialistica”, l’assoluta affidabilità della medicina allopatica cosiddetta “tradizionale”, adesso s’è dedicato anima e corpo a combattere le famigerate “bufale sul web”.
Un tentativo goffo come il personaggio stesso, nel quale si potevano vedere, in rapida e sempre più “terrificante” successione, tutte quelle che i media ufficiali reputano fantasie di menti deboli e/o distorte. Così, dalle scie chimiche agli alieni, da “Big Pharma” (non a caso) al NWO, in una miscela indistinta di cose vere ed evidenti fole accostate alle prime per screditarle, il tele-suddito veniva messo in guardia dai “mostri” che si annidano su internet.
Nel quale certamente sproloquiano anche parecchi imbecilli dilettanti e gente che per il semplice fatto di poter dire “la sua” su tutto non perde occasione di sparare le proverbiali cavolate, peraltro nuocendo, con la sua impreparazione, a coloro che, seriamente, svolgono (per puro spirito di servizio) un’attività d’informazione veramente chiarificatrice.
Ma la manovra, specialmente dall’inizio di questo 2017, è evidente e scoperta: demonizzare i cosiddetti “controinformatori” che, per il fatto di non avere una tribuna “autorevole” come quella di giornali e tivù, sarebbero nient’altro che un’accolita di avvinazzati adusi a spararla grossa come al bar.
La propaganda di questo sistema oramai decotto che presto si sbriciolerà assieme alle sue menzogne ha un bel dire nascondendosi dietro mezzibusti e cariatidi della “scienza” e della “cultura”. Stanno sparando le loro ultime cartucce, sempre meno letali perché c’è sempre più gente che sta mangiando la classica foglia dell’inganno globale nella quale è stata immersa per troppo tempo.
Hanno evidentemente paura. Una paura folle che il giocattolo gli si rompa tra le mani. Anzi sono terrorizzati all’idea che il potere, questo potere, si riveli per quello che realmente è: un potere satanico.
La questione delle “bufale sul web”, perciò, non ha nulla a che vedere con la tutela del quieto vivere collettivo e della stabilità mentale di chi ne verrebbe irretito (non mancano mai, tra i consulenti di simili pateracchi allarmistici, gli psichiatri che sparano sentenze sulla personalità narcisistica e patologica dei “bufalari”).
Ha invece un diretto rapporto con la natura del potere contemporaneo, che è molto, ma molto più perversa e diabolica di quanto possano pensare quelli che per decenni l’hanno identificato con delle ideologie da combattere con altre ideologie.
Tra l’altro, un segno inequivocabile di quale pasta sia fatto questo potere è la quantità abnorme e praticamente fuori controllo di menzogne che proprio l’apparato mediatico dei grandi gruppi proprietari di giornali e canali televisivi sparge a piene mani, incessantemente, su ogni questione. Se, infatti, questo potere (che manda avanti personaggi che via via “si bruciano”, come i politici) fosse una cosa sana e buona per sua natura, non si dedicherebbe con un impegno impressionante a rimpinzare le menti di tutti quanti con “notizie” ventiquattr’ore su ventiquattro, e per giunta sempre le solite, scelte e presentate sempre allo stesso modo entro i medesimi rassicuranti (per loro) quadri di riferimento.
Vogliamo dunque parlare di “bufale” diffuse da media e cultura ufficiali a partire dall’inizio dell’era cosiddetta “moderna”? Bisognerebbe partire dalla concezione dell’uomo e dell’universo che è stata costruita ad arte, allo scopo di scollegare l’essere umano stesso dalla sua Origine: non è forse proprio il Diavolo il ciarlatano per definizione?
Ma anche senza voler andare così indietro nel tempo, basti pensare a che cosa è stato messo in giro, negli ultimi vent’anni, senza che i “cacciatori di bufale” avessero mai trovato nulla da eccepire, al riguardo di quisquilie come qualche milione di morti provocato dalle guerre americane in giro per il pianeta, tutte giustificate da plateali bugie, a partire dalla madre di tutte quante, e cioè “l’attentato (islamico!) alle Torri gemelle” dell’11 settembre 2001. A distanza di una quindicina d’anni, a quella versione ufficiale spacciata come l’oracolo e che corrisponde esattamente al paradigma del “complotto” (!), oggi non crede praticamente più nemmeno la famosa casalinga di Voghera. Fa però eccezione chi deve mantenere un ruolo ed una posizione di prestigio assai remunerativa in questo sistema putrefatto.
Così come sempre più persone alzano gli occhi al cielo e si domandano (come non fanno mai certi “scienziati”) com’è possibile che del semplice “vapore acqueo”, ad una quota così bassa, possa persistere per ore, in forma di scia, in un cielo sempre più scarabocchiato in quelle che un tempo erano giornate di sole e basta. Diventerà un “complotto” anche il semplice guardare il cielo e stupirsi?
Mano a mano che “la crisi” che hanno innescato produrrà i suoi nefasti effetti, un numero sempre crescente di persone si renderà conto di inganni come quello della moneta-merce (elettronica) strutturalmente debito, come la definisce il mio amico Bogni. Un simulacro di denaro ideato al solo scopo di servire un sistema innaturale che sebbene inculchi la convinzione che “l’economia è il nostro destino” finisce per eliminare il concetto stesso di economia a favore della speculazione pura e semplice.
Avranno voglia, mentre la gente normale sgobba e paga, di raccontare che è tutta colpa degli sprechi e della “casta”: verrà il momento in cui l’unico partito o movimento che le masse dovranno seguire se non vorranno diventare completamente schiavizzate sarà quello che prenderà di petto la questione della sovranità monetaria (e dell’economia ricondotta alla sua benefica e naturale funzione).
Ma non c’è dubbio che fintantoché gli si darà ancora un barlume di credito questo sistema continuerà a raccontare, tramite “cacciatori di bufale” stipendiati, che personaggi come Auriti sono dei pazzi, dei sobillatori dell’ordine pubblico e, ça va sans dire, degli apripista di un “nuovo Fascismo” quale Male Assoluto.
Ciascuno è libero di credere a quel che vuole, s’intende. Che tutto vada bene, anzi benissimo, e che là fuori dal recinto della “cultura ufficiale” (cioè quella che ha libero accesso ai “salotti” buoni, quelli veri e propri e quelli virtuali) ci siano solo dilettantismo e paranoia. Non è nemmeno questo il punto fondamentale e non ci nascondiamo neppure il fatto che così come esistono difensori pagliacceschi e screditati dell’ordine costituito ve ne sono altri, nell’opposto campo, variamente “fissatisi” con le loro idee “alternative” ed identificati con esse ad un punto tale da farsene una malattia.
La questione – come accennavamo – concerne la natura di questo potere, che risalta qua e là, nei vari domini (religioso, politico, economico, culturale ecc.), a chi la sa cogliere affinando la propria “vista”. Il seme, si sa, si giudica dai frutti, e già il tipo umano che va sempre più diffondendosi perché adeguatosi alle “mode” incoraggiate dal potere stesso è un serio campanello d’allarme per chi sa e vuole “vedere”. Il resto è tutto una conseguenza, dai “modelli” politici, economici e culturali, invariabilmente indiscutibili quali “verità rivelate”, alle manifestazioni di un’arte moderna che si risolve sempre più nell’esatto contrario delle premesse dell’attività artistica.
Concludendo con una battuta, si potrebbe dire che tutto ciò che promana da questo potere è falso, persino la famosa “bufala”, intendendo quella vera, ovverosia la mozzarella, se con ciò si considera l’inquietante e mai vista prima diffusione delle sofisticazioni alimentari. Sopportate fintantoché non ci scappa direttamente il morto solo perché l’essere umano moderno ha barattato la quantità con la qualità, il concetto tradizionale di “salute” con quello capitalistico di “benessere”.
Più che dalle “bufale su web” non sarebbe dunque più sensato stare in guardia da quelle che il sistema stesso ci propina a tavola e, soprattutto,  instilla capillarmente nelle menti e nei cuori di tutti noi?
di Enrico Galoppini – 27/01/2017 – Fonte: Il Discrimine

FAKE NEWS: SIAMO IN GUERRA, NEL SENSO PIENO DEL TERMINE

FAKE-NEWSLo scopo è violentare la volontà altrui perché si pieghi ai nostri voleri”
Questa è l’essenza della guerra.
Questa è la guerra come la spiega il Gen. Fabio Mini, ex comandante NATO, nel suo libro “La guerra spiegata a…”, e aggiunge che è solo in Occidente che questo scopo è stato associato necessariamente all’uso della forza, in Oriente tra il VI e V sec. a.C. il pensiero del più famoso degli scrittori sulla guerra, Sun Tzu, spiegava che l’essenza della guerra è invece l’inganno.
Il perché della guerra è dato per scontato:
“la sopravvivenza dello Stato, la scelta tra la vita e la morte, la salvezza o la perdizione”.
 
Si combatte quindi per difendersi da chi vuole privarci dello Stato inteso come garanzia della vita civile, origine di diritti e doveri, sistema di regole condivise ed ereditate dalla storia di un popolo sulle quali si basa la società, per difendere la propria vita non solo in senso fisico ma in quello più ampio di modo di vivere.
Ricapitolando, l’essenza della guerra è indurre alcuni (intere popolazioni) a fare quello che qualcun altro vuole, con la forza (idea occidentale) ma preferibilmente con l’inganno (idea di Sun Tzu). Il sistema di informazione costituito dalla grande stampa e dalle televisioni mainstream ha operato questo tipo di azione in modo sempre più marcato fino ad andare oltre il limite della credibilità, allo stesso tempo la novità costituita dal web ha creato i presupposti affinché una voce in senso contrario potesse nascere e crescere fino a diventare un pericoloso contraltare.
Questa mutazione è descritta in modo efficacissimo nell’intervento fatto da uno degli artefici della grande informazione indipendente di questi anni, Marcello Foa, al Convegno “Oltre l’Euro” – 31 Gen 2017, che qui di seguito possiamo ascoltare:
La sofisticata macchina da guerra che per decenni aveva avuto gioco facile nel piegare alla propria volontà l’opinione pubblica (termine che è solo un modo diverso per indicare intere nazioni) ha trovato nel 2016, per la prima volta, sulla sua strada un ostacolo serio. Cioè un nemico.
Ecco perché non ci si deve aspettare sconti.
La consapevolezza di questo sta emergendo chiaramente in chi si trova dalla ‘parte sbagliata’ del fronte, cioè quella definita delle ‘fake news’, la scorsa settimana ci sono stati tre lucidi interventi sulla questione, vediamo quali sono i punti chiave emersi.
Il primo è stato quello di Claudio Messora su Byoblu con la nota revoca della pubblicità garantita da Google AdSense. Togliere le entrate pubblicitarie in modo arbitrario è l’equivalente delle sanzioni economiche che hanno negli ultimi decenni costituito una forma di guerra molto efficace:
Da segnalare anche l’articolo di Alessandro Benigni su Ontologismi, anche lui colpito da ripetute censure su Facebook: “Come ti riducono ad essere uno schiavo? Raccontandoti che la libertà è gratis…” da cui riporto un passaggio. Dopo le sanzioni economiche c’è il blocco diretto, la rete è libera ma è come un’autostrada sulla quale si cammina solo se i padroni dei caselli ti fanno entrare. Nel caso di Benigni i caselli sono stati chiusi, sappiamo che potrebbero chiuderne sempre di più e senza alcuna giustificazione.
    I media sono nelle mani di qualcuno, questi qualcuno sono soggetti in carne ed ossa, mica “Community“: proprietari di aziende, quotate in Borsa. Girano vagoni di soldi: credete davvero che importi a qualcuno stabilire delle regole insieme a noi?
Se avete l’illusione di potervi esprimere liberamente, sappiatelo: questa illusione è funzionale ad un guadagno, ad un’operazione commerciale. Quindi politica, quindi di potere.
Potere che viene esercitato contro di noi.
È bene ricordarlo.
Le regole, prima di tutto non si trovano: e poi sono imposte. Quindi non sono della “Community“: questo è quello che vogliono farci credere. Sono imposte. Da chi, astutamente, resta dietro le quinte dell’intero processo di formazione del pensiero e del consenso. Perché a questo, serve Facebook.
 
E un’analisi molto chiara viene anche dal sito di Berlicche il quale in “Ciò che libertà non èha da parte sua evidenziato ancora una volta i punti centrali della questione, il fatto che le sanzioni economiche e il blocco temporaneo di qualche sito sono solo degli assaggi di quello che potrebbe succedere:
    Bene, abbiamo internet. Lo sapete qual è il guaio di internet? Che una fetta enorme di contenuti passa attraverso le mani di pochi. Pensateci un attimo: siete davvero convinti che chi ha il potere possa permettere che le chiavi dell’informazione siano fuori dal suo controllo? Se è solo una questione di soldi, che diamine, quelli per qualcuno non sono un problema. Per il resto, esistono i giudici.
I sistemi operativi, quelli che fanno funzionare il vostro computer, sono in mano ad un paio di persone. Cercate un sito, una notizia su internet? Anche qui è dominio di un paio di persone. Avete un account sui social? Chi credete che li possegga? Esatto, un paio di persone. In parecchi casi, le stesse persone.
Probabilmente, se non sei un addetto ai lavori, non ti rendi conto di quanto sia fragile la libertà della rete. Se questi potenti decidessero che quanto scrivi non deve più vedersi, allora ciao ninetta….
Perché ne parlo? Perché sta accadendo. Quel potere di cui dicevo si è accorto che le stava sparando troppo grosse, e molta gente non ci credeva più. Le persone avevano cominciato a rivolgersi ad altri canali, non controllati. Così sta correndo ai ripari. C’è una guerra civile in corso, e si combatte nell’informazione. O meglio nella disinformazione, che oggi ha raggiunto livelli parossistici proprio nei media ufficiali.
Un tempo c’erano i troll. Pensate fossero tutti solo dei cretini isolati con manie di protagonismo? Anime belle. Quello era il tempo della guerriglia, quando ancora questo campo di battaglia non era così importante. Ormai non bastano più. Adesso si usa l’artiglieria pesante.
Primo, convincere che in rete girano un sacco di balle. Secondo, che occorre fare qualcosa!
E quindi incaricare “qualcuno” di individuare ed eliminare chi propaga notizie false.
La guerra è quindi appena agli inizi e la sproporzione delle forze in campo è grande, ed ecco che stanno arrivando gli incaricati di individuare le fake news, come riporta il Corriere della Sera il Presidente della Camera (o Presidenta, o Presidentessa…? Boh…) Laura Boldrini ha selezionato quattro persone che potrebbero decidere del diritto all’esistenza o no di quello che diciamo: Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e Michelangelo Coltelli. Nomi dei quali personalmente non mi fido, in particolare di tre su quattro, e posso anche spiegare perché, e non è escluso che lo faccia.
Ma non basta, il documento porterà le firme di supporto di nomi come Claudio Amendola, Gianni Morandi, Fiorello, Carlo Verdone [e anche Ferzan Ozpetek e Marc Augé, ndr NEXUS]… la cosa ha un senso, la loro verità è una fiction.
PS: l’articolo sul Corriere annunciava che il 7 febbraio la Presidente/a Boldrini avrebbe diffuso il documento in questione:
corriere boldrini fake
A mezzanotte il documento non è stato diffuso. Il Corriere ha divulgato una fake news, oppure lo ha fatto la Boldrini. Ecco subito un caso bollente su cui indagare per i segugi Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e Michelangelo Coltelli.
posted by Redazione febbraio 11, 2017

Cyberspionaggio. E’ nata una figura ibrida di controllore-controllato

Intervistata da Intelligonews  Enrica Perucchietti, giornalista, scrittrice e opinionista, commenta senza giri di parole il caso cyberspionaggio. Nel mirino degli hacker sembra ci fossero, da anni, imprenditori e personaggi politici di spicco tra cui Renzi, Monti e Draghi.
Che idea si è fatta della vicenda?
 
“E’ la punta dell’iceberg di un fenomeno, molti ricercatori ne parlano da anni ma sono stati bollati come delle cassandre. Siamo tutti violati quotidianamente, non esiste più la privacy, il cyberspionaggio è diventato ormai endemico ed è l’arma per tenere sotto controllo un po’ tutti”.
 
Materiale quindi da utilizzare per ricatti.
 
Sicuramente. Stanno emergendo anche dei rapporti  con la massoneria. Bisogna vedere quali gruppi avessero dietro. Se sono stati aperti dei faldoni per spiare costantemente delle persone c’è dietro un sistema per poter ricattare qualcuno. Mi sembra che la forma del ricatto sia diventata un’arma quotidiana della politica, un metodo normale”.
Si parla anche di possibili incroci tra la P3 e le P4?
 
“E’ morta la P2 e non ci siamo mai chiesti che fine avesse fatto la P1. Probabilmente una struttura è sopravvissuta ed è difficilissima da debellare perché chiunque si avvicina viene combattuto o pubblicamente deriso e bollato come dietrologo. Poi quando scoppiano questi scandali sembra che si parli di trame dei film ma in realtà sono fatti che avvengono quotidianamente”.
 
Vede dei collegamenti tra questa vicenda è quanto accaduto in America nel caso delle elezioni con l’accusa di Obama di interferenze da parte di hacker russi?
 
“Secondo me no, i fantomatici hacker russi sono una buffonata. Da mesi si sta cercando di ostacolare e deligittimare Trump agli occhi dell’opinione pubblica perché è uno che ha attaccato i gruppi di potere, mentre la Clinton era la rappresentante perfetta dell’establishment. La questione americana è un modo per sviare l’attenzione dalla debacle che hanno avuto alle elezioni. Obama è stato uno dei peggiori presidenti della storia americana, ha deluso tutte le promesse e ora se ne va nel modo peggiore, battendo i piedi come i bambini. Sono due situazioni completamente diverse”.
Oggi chi sono gli spioni e chi gli spiati?
 
In realtà siamo un po’ tutti spioni e spiati perché, grazie anche ai social network, si è creata questa figura ibrida del controllore-controllato. Ci sono degli spioni che sono ormai ovunque e fanno parte dei gruppi di poteri, anche dei governi. Ci sono modalità di controllo che fanno parte del potere e sono esercitate nei confronti di tutti i cittadini. In Italia noi conosciamo poco queste tecniche mentre in altri Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, l’evoluzione della sorveglianza tecnologica è molto avanzata. Pensiamo inoltre che più viene sponsorizzato l’allarme terrorismo più si stringeranno le maglie del controllo sociale che passa anche attraverso il controllo tecnologico. Noi stessi circondandoci di cellulari e satellitari diamo la possibilità di essere controllati. C’è quindi una forma ibrida, siamo controllati dal potere e ci hanno abituato per comodità ad abdicare alla nostra privacy che cediamo tramite i social e la tecnologia senza rendercene conto”.
di Enrica Perucchietti – 11/01/2017
 
Fonte: intelligonews
Occhionero, Occhio-Piramide, occhio a Ravasi.
Mi hanno telefonato in cento: il mio parere sui fratelli spioni Occhionero, che hanno infiltrato le mail di Mario Draghi, Ravasi, Monti, massoni sciolti e a pacchetti. Cosa ne penso. Cosa volete ne pensi. E’ troppo presto   per capire i media riempiono il vuoto con fuffa e polvere negli occhi, interviste a  Genchi e altri depassés,   il consueto rumore di fondo utilissimo.
 
Io dico: aspettiamo. La sola cosa che sembra certa è che i due Occhionero sono: amici dell’ambasciatore  Usa a Roma. Residenti a Londra. Interni a potenti ditte finanziarie della City.  Con aiuti tecnici e politici in Usa per la loro impresa di hackeraggio.  La moglie, cittadina americana. Il fratello Occhionero, oltre che gran maestro della loggia romana, è anche introdotto nella gran loggia dell’illinois.occhionero
“E’ stato beccato grazie alla collaborazione dell’Fbi con la polizia italiana, ma NON delle altre agenzie americane”, mi dice il noto amico di Washington: “il repulisti dell’intelligence Usa”! (voluto da Trump e dal suo quartier  generale)  “ha raggiunto l’Italia?”. Si noti il punto di domanda.   E’ troppo presto per farne a meno.
Ricordiamo solo che una parte dell’Fbi ha forzato il suo direttore, Comey, ad aprire controvoglia le indagini sulla Clinton in piena campagna elettorale (Comey poi le ha subito chiuse: lì si arrivava al Pizzagate attraverso il computer del marito sessuomane di Huma Abedin). E’ quell’ FBI che oggi apre agli  inquirenti italiani i servi dell’occhio della piramide? Sembra ragionevole.
A me personalmente interesserebbe molto vedere le liste che  ing. Occhionero  ha stilato, in ordine  alle caratteristiche dei  personaggi: “politici”,  “cardinali”,”massoni”…  Per esempio monsignor Ravasi è catalogato come massone? E Monti? E  Draghi?
Ma soprattutto Ravasi. Forse si ricorderà che pubblicò su 24 Ore, il 14 febbraio 2016, un inatteso invito ai “cari  fratelli massoni”  a cui la nuova Chiesa di Begoglio, dopo 500 condanne in due secoli, allarga le braccia  tutte misericordia.    Il papa che è stato salutato ufficialmente dal Grande  Oriente  a poche ore dalla sua elezione, come quellologgia pensiero e azione  sotto il quale “la Chiesa non sarebbe  più stata come prima”.  Il papa  che, quando atterra in qualche paese estero, la massoneria locale gli fa trovare manifesti di benvenuto.  Il  Papa che pochi giorni fa  ha    di nuovo  invocato   (come l’ha già fatto in Laudato Si)  “una autorità politica mondiale” nuova, “per ridurre l’inquinamento”,  munita di una banca centrale globale emettitrice di  una moneta unica, “per la salvezza dell’umanità”   e “lo sviluppo”.  Il Papa che  ha compassione per l’ambiente e nessuna per  i Francescani dell’immacolata…
 
Secondo una vocina interna al Vaticano, sarebbe Ravasi, in realtà, il grande promotore degli  eventi che portarono alle dimissioni di Benedetto XVI. La sua appartenenza alla lista Massoneria sarebbe di notevole significato.
 
Lo sapremo presto? Lo sapremo mai?
 
di Mauruizuo Blonet – 11/01/2017
Fonte: Mauruizuo Blonet