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LA TERRIBILE CRONISTORIA DELL’OMICIDIO DI GHEDDAFI
State calmi, è strategia della tensione + Omicidio Karlov: un’esecuzione in diretta, opera di cani rabbiosi
- il poliziotto Mevlut Mert Altintas non avrebbe mai potuto introdursi armato nella Galleria d’Arte moderna e posizionarsi alle spalle dell’ambasciatore, né quest’ultimo essere separato dai propri guardaspalle, se un’attenta regia non avesse pianificato nel minimo dettaglio l’operazione: qualcuno ha agito perché tutte le misure di sicurezza fossero aggirate;
- la presenza di una regia nell’omicidio di Karlov è testimoniata dalla sua esecuzione “a favore di telecamera” e dalla velocità con cui il video ha lasciato la Galleria d’Arte Moderna per invadere la rete ed i media: è stato quasi un omicidio in diretta, così da aumentarne esponenzialmente l’impatto. Il filmato, in altre circostanze, difficilmente avrebbe lasciato la scena del crimine, certamente non così in fretta. Il killer è stato attentamente istruito per agire dentro il campo della telecamera, così da confezionare un video sulla falsariga di quelli prodotti dall’ISIS o da Al Qaida: il poliziotto Mevlut Mert Altintas è nell’inquadratura delle camere prima, durante e dopo l’omicidio;
- l’attentatore non è un funzionario di polizia qualsiasi: membro delle unità anti-sommossa, ha fatto parte anche della scorta di Recep Erdogan3. Per avvicinare il presidente turco ed essere assegnato al suo corpo di sicurezza personale, Mevlut Mert Altintas deve aver superato un accurato esame psicofisico e politico. Ciò corrobora la tesi del sindaco di Ankara, Melih Gokcek, secondo cui l’attentatore fosse un membro della rete dell’imam Fethullah Gülen, radicata sia nella magistratura che nelle forze dell’ordine. Ricordiamo che Gülen, mentore di Erdogan e suo alleato fino al 2015, ha orchestrato dall’esilio dorato in Pennsylvania il putsch militare della scorsa estate;
- la concomitanza dell’omicidio di Karlov con l’attentato di Berlino, una riedizione della strage di Nizza del luglio scorso, indica una comune regia ed un’attenta pianificazione: una serie di attacchi terroristici simultanei o separati da poco tempo, hanno un effetto stordente sull’opinione pubblica, che non ha il tempo per metabolizzare gli avvenimenti né la possibilità di porsi interrogativi su quanto stia realmente avvenendo. Lo si è già visto quest’estate in Francia: il 14 luglio muoiono un’ottantina di persone ed il 26 luglio, quando le domande senza risposta sulla strage abbondano ancora, l’attenzione è già dirottata sulla barbara uccisione del parroco di Rouen.
Varsavia ha un problema ‘italiano’: i ricchi sovversivi di Stato
Manifestazioni violente. Picchiatori che provano a rovesciare le auto dei deputati del PiS,il partito del governo che ha vinto le elezioni; la polizia che respinge a manganellate e lacrimogeni tentativi dei rivoltosi di irrompere nella Dieta (Parlamento) per bloccare l’approvazione di una legge; febbrili preparativi per organizzare anche in Polonia una piazza Majdan” all’Ucraina, con fredda pianificazione di “wc, centro-stampa, palco con audio” e “incidenti di sangue dopo due giorni”. Insomma è la rivolta democratica contro il governo reazionario di Beate Szilo, creatura dell’appartato (ma presentissimo) Jarosław Kaczyński ?
Così l’ha raccontata il Corriere della Sera: «Era dai tempi del primo sindacato libero del blocco comunista, Solidarnosc, che in Polonia non si creava un movimento così compatto e combattivo per la democrazia. In migliaia si sono ritrovati, Costituzione alla mano…”.
Tutto vero. Basta non dire che la punta di lancia della opposizione democratica, scesa in piazza a incendiare il paese, è costituita da 32 mila ex agenti dei servizi segreti e alti funzionari del periodo comunista sovietico-polacco, in lotta contro la minaccia di taglio delle loro pensioni.
La nuova legge – per votare la quale il Parlamento ha dovuto riunirsi in una sala diversa dall’aula solita, che era minacciata di irruzione “democratica” – pone un tetto alle pensioni di costoro; un tetto che le parifica alla pensione media in Polonia, pari a 2 mila zloty mensili, circa 435 euro. Un affronto per chi fino ad oggi gode di una pensione anche di 20 mila zloty, 4.350 euro al mese.
Come mai? Il motivo è che in Polonia la transizione è stata non violenta, civile e umana; il che comporta che i funzionari del regime comunista passato, anche quelli addetti alla repressione, non solo non sono stati fucilati; gli sono state lasciate le pensioni di prima: pensioni d’oro. Adesso il governo del PiS (Diritto e Giustizia, Prawo i Sprawiedliwość) , che ha vinto le elezioni nel 2015, ha osato la parificazione. Perché tra l’altro, molti dei pensionati da 400 euro mensili lo devono al fatto che hanno perso anni di contributi, o perché erano stati messi in galera come dissidenti da quelli che prendono pensioni 10 volte superiori, o perché durante il regime non potevano più trovare un lavoro pagato decentemente essendo segnati dal carcere come oppositori.
Spero non sfugga l’analogia con la situazione italiana. Anche se la nostra è molto più grave: non solo i “ricchi di stato” da noi sono milioni, non solo hanno stipendi superiori in media al 17 per cento dei privati con mansioni simili, con punte di privilegio da 200 mila euro per diversi dirigenti pubblici, di 74 mila euro annui per il personale non-dirigente (attenzione: NON dirigente) delle ‘autorità” tipo AGcom; e 48 mila per i NON dirigenti della Presidenza del Consiglio, senza dire dei docenti universitari da 71 mila euro annui e del personale di regioni e comuni sui 40 mila annui – a fonte di una settore privato che, ormai, offre salari da 400-600 mensili col voucher.
E’ sia chiaro, il problema che distingue (nel male) il nostro paese da tutti quelli dell’Occidente capitalista. In Usa, i veri grandi ricchi (l’1% per cento che s’è accaparrato tutti i lucri lasciandone niente al ceto medio) , producendo la più odiosa iniquità sociale, sono comunque dei privati che guadagnano nel settore privato. I nostri ricchi sono ricchi di Stato, che estraggono i loro lucri dal denaro pubblico, ossia dalla torchia fiscale che esercitano sui privati impoveriti; inoltre, come constatiamo ogni giorno, sono inadempienti (non fanno ciò per cui sono lautamente pagati per fare), spesso parassiti (coprono posti inutili), assenteisti e truffatori di denaro pubblico: a Roma si intascano il denaro per riattare gli asili per rimodernare il loro appartamento, dovunque approfittano in modo ladronesco di tutte le occasioni di lucro indebito che la loro posizione permette – senza alcun senso di responsabilità verso la comunità nazionale, cui dovrebbero essere grati, e che vedono come bestiame da mungere e tosare.
Perché proprio gli stipendi scandalosamente alti – che nella teoria mitica sono dati per togliere loro tentazioni di farsi corrompere – sono invece la causa della loro corruzione, della loro insaziabile voglia di intascare sottraendo i soldi ai cittadini poveri. In combutta coi politici che, essendo “Politici di mestiere”, si percepiscono come dirigenti pubblici anziché come rappresentanti del popolo, e si spartiscono la torta coi funzionari.
So già che qualche statale o regionale o provinciale mi manderà mail furenti. Ma invece dovrebbe riflettere – fra gli esempi che emergono ogni giorno – sull’ultimo: quello del ministro Poletti ( del lavoro, “de sinistra”) che ha sputato sui cervelli italiani costretti ad emigrare con frasi da despota saudita ( “Conosco gente che se ne è andata ed è bene che stia via, non soffriamo a non averli più fra i piedi”) e il cui figlio, Manuel Poletti, non emigra perché dirige un settimanale della Provincia di Ravenna (area Lega delle Cooperative) – finanziato da chi? Dalle casse pubbliche: con 191 mila euro annui nel 2015, 197mila nel 2014, e 133mila nel 2013. Più di mezzo milione.
Ecco il Ricco di Stato, con la sua callosa coscienza di privilegiato arrogante, sfrontato nell’accaparrare il fondi pubblici per sé e i suoi cari, senza alcun senso del dovere sociale verso i cittadini che lo pagano. Come liberarci da questi oppressori?
Torno al caso polacco perché è istruttivo. Là, i privilegiati che il governo ha tentato di disciplinare sono, essenzialmente pensionati del passato socialismo reale, eppure hanno messo la capitale a ferro e fuoco. I nostri ricchi parassiti corrotti sono “in servizio”, ossia hanno in mano tutte le leve del potere, la macchina amministrativa, la “legalità”. Non oso pensare che cosa ci farebbero pur di proteggere i loro stipendi indebiti e i loro privilegi di parassiti.
L’altro fenomeno ricco di insegnamenti è stato vedere come, a difesa dei parassiti ex comunisti polacchi, si sia schierato – in quadrata legione – l’intero mondo “liberal” progressista, che ha salutato entusiasticamente i sovversivi come “opposizione democratica” in lotta per “la Costituzione”: la UE, Bruxelles, le centrali della globalizzazione, e ovviamente i media mainstream. Si è visto benissimo che i media di tutta Europa erano pronti a sostenere con menzogne ed esagerazioni una imminente “rivoluzione colorata” polacca auspicata da Bruxelles contro il regime “autoritario ed anti-immigrati”, xenofobo, reazionario (ha cercato di vietare l’aborto) eccetera.
Uno dei due partiti che hanno allestito in fretta il “Comitato di Difesa della Democrazia” (KOD), che i media cercano di far passare come la nuova Solidarnosc, è il Platforma Obywatelska, PO, ossia il partito di Donald Tusk: presidente del Consiglio Europeo fino a due anni fa, neocon di tipo americano (a Washington è ospite fisso dell’American Enterprise con Michael Ledeen), liberista estremista in economia, e nonostante abbia perso le elezioni in Polonia, eminenza grigia del potere europeista fra Juncker e Schulz. L’altro partito è nato due anni fa, si è denominato da solo Nuovo (Nowoczesna); il suo fondatore , Ryszard Petru, ha un passato in università dell’URSS prima della caduta del Muro; dopo, prontamente , è passato banchiere d’affari nelle centrali del globalismo: prima alla Banca Mondiale , poi alla Pricewaterhouse Coopers, ambasciatore informale di Tusk preso il Fondo Monetario… il partito di Petru, alle elezioni,ha preso il 7 per cento. Ora è salutato da Bruxelles e da CNN come il lottatore per la democrazia contro il regime autoritario che (come sapete) si oppone ad accogliere “la sua quota di immigrati islamici” dettata da Berlino.
Segno inequivocabile che le oligarchie, siano comuniste siano”liberal”, si riconoscono a fiuto, si abbracciano,si adottano reciprocamente si proteggono a vicenda. Con tutti i mezzi.
CNN, Reuters, Washington Post hanno aiutato la nascita rapidissima di una tv polacca, espresoTV , a difesa della “democrazia” insieme alla TVN, una tv polacca nata dopo il Muro, notoriamente allestita dai servizi segreti comunisti. La stella ne è stata Michal Broniatovski, figlio di un membro dei servizi, poi redattore di Forbes (la rivista dei miliardari Usa) edizione polacca (per i miliardari locali).
Broniatovski “ha pubblicato un post su Facebook con il quale dà consigli su come scatenare una Majdan a Varsavia:
- Motivare i giovani. […] Ne bastano due-tremila disposti a passare la notte al freddo, ma ce ne vogliono decine di migliaia per sostenerli di giorno.
- Una grande piazza in centro alla città ed un grande edificio pubblico che può essere difeso sono essenziali per motivi logistici: WC, centro stampa…
- Le tende devono avere un cartello con scritto «Ufficio parlamentare» per garantirsi l’immunità.
- Le tende devono essere disposte come un accampamento fortificato; servono gabinetti portatili e mobili di legno.
- Dopo un paio di giorni servono incidenti sanguinolenti; un milione di persone accorreranno a manifestare in piazza e nelle zone circostanti.
- Bisogna organizzare i fondi per il cibo, la legna da ardere, l’impianto audio, un palco.
- Occorre un servizio d’ordine.
- È necessaria la presenza costante di artisti e di religiosi sul palco”.
(Roberto Marchesini, “Polonia, il rischio di una rivoluzione pilotata Media ed ex regime uniti contro il governo”, Nuova Bussola Quotidiana, 19 dicembre)
E’ evidente il proposito di scatenare una Majdan polacca. “Opposizione totale!”, è lo slogan dei “democratici” alla Tusk e Petru che difendono le pensioni dei funzionari sovietici. Pronti a rovesciare il voto democratico con moti di piazza “democratici” alla Soros? Applauditi dal mondo “libero” e dai suoi media. E la benedizione di “Bruxelles”, ben lieto essendo Juncker di veder finire l’autonomismo del Gruppo di Visegrad. E come sempre, le elites contro il popolo, denominato “populista”.
E sono, come il ministro Poletti, “liberal”, progressisto-liberiste, de’ sinistra diremmo in Italia. A conferma di quel che si diceva qualche giorno fa: “la sinistra oggi ha tutti i caratteri di cui rimprovera Trump: intolleranza, odio della gente che non è ricca come lei, l’autoritarismo, il settarismo conformista del pensiero, e una gran prontezza alla violenza”.
La favola dell’attacco hacker russo si rivela una totale bufala mediatica…le email provengono da un insider di Bernie Sanders
ma no, quella dolce, onesta, pacifica e democratica donna, impossibile abbia fatto scorrettezze nei confronti di Sanders.
Ed ecco che la gigantesca bufala della delirante teoria del complotto della sinistra ha cominciato a sgretolarsi. Dopo aver assistito per giorni a continue dichiarazioni da parte dei media di sinistra a proposito delle email dei democratici hackerate dai “russi” e consegnate a Wikileaks, risulta che le email in realtà sono state fatte trapelare da una persona interna al partito democratico in collera per l’eliminazione orchestrata di Bernie Sanders da parte degli agenti dei Clinton.
Il UK Daily Mail riporta ora che Craig Murray, ex ambasciatore britannico in Uzbekistan, ha incontrato personalmente il leaker (informatore) che gli ha fornito le email poi pubblicate da Wikileaks. Il leaker di email, una persona della cerchia di Bernie Sanders, sarebbe stato spinto dal “disgusto di fronte alla corruzione della Fondazione Clinton e al ribaltamento delle elezioni primarie contro Bernie Sanders,” scrive il Daily Mail.
Il passaggio di informazioni è avvenuto a Washington D.C. in un’area boschiva presso la American University, ha spiegato Murray. Scrive il Daily Mail:
Murray ha insistito nel dire che le email di Podesta e del partito democratico pubblicate da Wikileaks non provenivano dai russi e sono state consegnate al gruppo di whistleblowing da cittadini americani che avevano accesso autorizzato alle informazioni.
“Nessuno [dei leak] proveniva dai russi,” ha detto Murray “La fonte aveva legale accesso alle informazioni. I documenti provenivano da leak interni, non da hackeraggi esterni.”
“Come ha chiarito Assange in modo inequivocabile, i leak non provengono dai russi,” scrive Murray sul suo sito web. “Come ho già spiegato innumerevoli volte, non si tratta di hackeraggi bensì di leak interni – c’è una notevole differenza fra le due cose. E dovrebbe essere ancora ribadito che se Hillary Clinton non avesse cospirato con il comitato nazionale dei democratici per stabilire il programma delle primarie in modo da sfavorire Bernie, se non avesse ricevuto anticipazioni sulle domande del dibattito da usare contro Bernie, se non avesse accettato cospicue donazioni alla fondazione Clinton e ai membri della sua famiglia in cambio di influenza sulla politica estera, se non avesse fallito nel tentativo di allontanare da se certi soggetti poco raccomandabili, allora non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò. La continua abilità dei media mainstream nel sostenere che i leak sono costati le elezioni alla Clinton per colpa della “Russia” senza mai accertare le verità che essi rivelano, è veramente kafkiana.”
Il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha già confermato in precedenza che le email in questione non provenivano dai russi. Il Washington Post, il New York Times ed altri ormai screditati portavoce della propaganda di regime continuano ad insinuare che i russi hanno in qualche modo alterato l’esito delle elezioni in favore di Donald Trump, ma non hanno prodotto uno straccio di prova reale a sostegno delle loro affermazioni.
L’obiettivo è creare il dubbio nelle menti dei “grandi elettori”
Nonostante la completa mancanza di prove, la totalità dei media di sinistra (spacciatori di propaganda) negli Stati Uniti ha ormai abbandonato qualunque parvenza di integrità giornalistica continuando a trasmettere la narrazione manifestamente falsa secondo la quale i russi avrebbero hackerato e divulgato le email del partito democratico a Wikileaks.
La delirante teoria della cospirazione è stata spinta attraverso una campagna mediatica coordinata con l’obiettivo di diffondere sufficiente disinformazione da causare un cambiamento del voto elettorale del 19 dicembre. Lo scopo è negare a Donald Trump 270 voti elettorali e per ottenere questo gli stessi media di sinistra che hanno mentito incessantemente su tutto durante la campagna continuano a mentire dopo la vittoria di Trump.
Se a Donald Trump possono essere negati 270 voti elettorali, la narrazione della sinistra dichiarerà “illegittima” la sua presidenza in quanto avrebbe fallito nel raggiungere i richiesti 270. Tutto questo è ridicolo, ovviamente, poiché la stessa disinformazione mediatica sarebbe la causa di un eventuale stravolgimento del voto elettorale. In questo modo, la propaganda si autoalimenta… e i grandi elettori saranno oggetto della più intensa psyop politica mai osservata nelle elezioni americane.
Le email rivelano sconvolgenti abissi di corruzione e collusione all’interno del partito democratico (DNC) e della campagna di Hillary
Focalizzando l’attenzione sui russi, i media mainstream sono riusciti a distrarre completamente quasi tutti dalla sostanza delle email trapelate. Esse contengono schiaccianti dettagli sull’estrema corruzione e collusione all’intero del DNC, che ha tramato attivamente per utilizzare Bernie Sanders come fantoccio politico per poi “colpirlo alle spalle” nel momento più opportuno in modo da aprire la strada a Hillary Clinton.
Breitbart.com ha pubblicato una lista di 18 fra le più sconvolgenti rivelazioni emerse dalle email. Ma ce ne sono centinaia.
Quando Wikileaks ha cominciato a pubblicare le email, una delle storie create inizialmente dai media di sinistra allineati era dichiarare le email “false.” Così, ora sostengono fondamentalmente che i russi hanno alterato l’esito delle elezioni hackerando in qualche modo il DNC per acquisire false email pubblicate da Wikileaks. Non ha alcun senso, naturalmente, ma le narrazioni della sinistra non hanno bisogno di avere senso. Devono solamente sembrare emotivamente cariche e scandalose. (I liberali non pensano usando la logica. Prendono decisioni basate su emozioni e conformità sociale. Ecco perché non ci si può ragionare.)
WashPost, NYT e CNN hanno costruito una grande bufala per cercare di scippare le elezioni dopo averle perse
Le rivelazioni di Craig Murray mostrano che la teoria delirante di un “attacco informatico russo” non è che una gigantesca bufala portata avanti da Washington Post, New York Times e CNN. Niente di ciò che hanno dichiarato è vero. Tutto ciò che scrivono sull’argomento è una costruzione o una eco di qualche fonte che sta fabbricando simili assurdità.
Dal Daily Mail:
Murray ha affermato che ha deciso di parlare dopo le dichiarazioni dei funzionari dei servizi segreti secondo cui hacker russi avrebbero fornito i documenti a Wikileaks come parte di uno sforzo per aiutare Donald Trump a vincere le elezioni presidenziali americane.
‘Non capisco perché la CIA sostenga che le informazioni provengono da hacker russi quando dovrebbero sapere che non è vero,’ ha detto. ‘A prescindere da eventuali hackeraggi russi nel DNC, i documenti pubblicati da Wikileaks non provengono da lì.’’
Mike Adams Fonte: www.naturalnews.com
15.12.2016
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cuta di EMANUELA LORENZI
Attenzione: stanno tentando di rovesciare Trump!
i simpatici paladini della democrazia detestano quando il popolo sbaglia a votare e si impegnano a mettere una pezza, certo per il bene di quei popoli che tanto disprezzano
Quella di lunedì, negli Stati Uniti, dovrebbe essere una tranquilla giornata di democrazia. I Grandi elettori si riuniscono nella capitale di ogni Stato per eleggere il presidente, rispecchiando il voto popolare. Di solito è una formalità ma questa volta rischia di non essere tale.
Uno dei migliori commentatori americani, Paul Craig Roberts, denuncia apertamente un tentativo di un colpo di stato (leggi qui), altri giornalisti nei giorni scorsi avevano evidenziato lo stesso pericolo, come Michael Snyder. Ma ieri sera anche la Washington Post ha dato conto di quel che sta avvenendo: i grandi elettori di ogni Stato, che dovrebbero semplicemente ribadire il risultato delle urne, stanno ricevendo incredibili pressioni al fine di indurli a non votare per Trump.
Sono letteralmente bombardati di email e di telefonate in cui si evidenzia la pericolosità di Trump e in cui vengono evidenziati i rischi dell’America,mentre la Cia, l’Fbi e ovviamente Obama continuano a denunciare le interferenze russe nell’elezione nel tentativo, vano, di dimostrare che l’elezione non era regolare. Tentativo vano, perché fino ad oggi non è stata presentata alcuna prova. Secondo il Washington Post anche i grandi elettori democratici sono sottoposti a pressioni analoghe da parte di attivisti repubblicani, di cui peraltro, però, non si capisce il senso, considerato che Hillary ha perso. Ci sarà qualche caso ma irrilevante.
Le pressioni sono esercitate sui Grandi Elettori degli Stati che hanno votato per Trump e il significato è fin troppo chiaro: le élite globaliste che hanno governato l’America e indirettamente il mondo occidentale, sta per uscire dalla stanza dei bottoni, visto che il magnate non ha piazzato i loro uomini nei dicasteri chiave. Quell’élite sta tentando di tutto per impedire che Trump entri davvero alla Casa Bianca a ribalti la politica estera e di sicurezza perseguita finora, a cominciare dai rapporti con la Russia e dalla lotta all’Isis e corregga quella sulla globalizzazione incentivando la riscoperta di un “patriottismo imprenditoriale” sugli investimenti e sui posti di lavoro.
Attenzione: quel che sta avvenendo in queste ore è gravissimo ed è assolutamente incompatibile con i principi democratici. Speriamo che i Grandi Elettori non si lascino suggestionare.
Se davvero Trump venisse rovesciato prima ancora di entrare in carica, gli Stati Uniti perderebbero qualunque legittimità di fronte al proprio popolo e al mondo.
Alle élite importa poco. A noi sì, tantissimo.