Parlamentari francesi: La politica di Obama è stata catastrofica per il Medio Oriente e per l’Europa

ovviamente in Italia (come negli Usa) la cosidetta sinistra e la società civile moralmente superiore ( gli altri sono solo feccia populista secondo la vulgata) è ancora impegnata a strapparsi i capelli per Trump, amano troppo la genocida KILLARY
Delegazione parlamentari francesideleg parlm francesi
Il deputato francese, Thierry Mariani, parlando alla rete France .info, mentre si trovava in visita a Damasco assieme ad altri parlamentari, ha dichiarato che, “per quanto il Governo della Siria non sia di certo irreprensibile, anzi deve migliorare in molti aspetti, tuttavia non è un nostro nemico e non ci minaccia”.
Secondo il parlamentare francese ci sono attualmente ancora gruppi terroristi che operano in territorio siriano e sono pericolosi, questi minacciano l’Occidente, la Francia e l’Europa intera.
“Di fronte a questa situazione”, ha aggiunto, “la proiezione della politica dell’Amministrazione di Obama è stata completamente catastrofica”.
Fortunatamente ci sono paesi come la Russia che, con il loro intervento, hanno evitato che la Siria cadesse nelle mani dei terrorristi e degli estremisti”, ha affermato l’esponente francese.
Mariani appartiene al Partito conservatore dei Repubblicani ed era arrivato nei giorni scorsi in Siria per realizzare una visita nel paese arabo assieme ad altri due parlamentari, Jean Lassalle y Nicolas Dhuicq.
L’atteggiamento adottato da Mariani e dagli altri parlamentari si distanzia nettamente da quello del Governo francese di Francois Hollande caratterizzato dalla messa in accusa e dalla ostilità manifestata contro il Governo di Bashar al-Assad.
Vari politici, personalità e rappresentanti della società civile francese hanno apertamente criticato questa posizione del Governo di Parigi.
 
Il candidato della sinistra alle prossime elezioni presidenziali Jean-Luc Melenchon ha affermato che la Russia è sempre stata storicamente un alleato per la Francia e mai un nemico, come viene qualificato attualmente.
“Attuamente si vuole indicare la Russia come la causante di tutti i mali e questo è del tutto un assurdo. Non è vero che la Russia sia una minaccia per la pace, questa è una menzogna, una arma di propaganda destinata a giustificare un progetto politico per l’Europa”, ha argomentato ieri durante il suo primo discorso per il nuovo anno.
Riferendosi alla situazione in Siria ha difeso la necessità di rispettare la sovranità di questo paese ed ha aggiunto che questa deve restare nelle mani del suo Governo e del suo popolo che ha diritto di decidere per il suo Governo e per il suo fururo.
 
Da parte sua il candidato della destra francese, François Fillon, anche lui ha sostenuto che Parigi debba trovare una alleanza con Mosca per combattere il terrorismo in Medio Oriente, come unica via per ottenere una vittoria sullo stesso.
Nota: Mentre in Francia si odono clamorosamente voci di forte dissenso rispetto alla politica del Governo di Hollande, totalmente subordinata alla linea dell’Amministrazione Obama, in Italia, esponenti del Governo come Renzi e Gentiloni , hanno continuato ad ossequiare le scelte di Obama ed a farsi complici dell’aggressione alla Siria attuata mediante l’invio in quel paese di una armata di mercenari jihadisti provenienti da oltre 90 paesi e continuando a sostenere la tesi di Obana del “Assad must go “.
Oggi le fosse comuni  e le camere di tortura ritrovate ad Aleppo, oltre agli eccidi e le torture a cui è stata sottoposta la popolazione,  smentiscono clamorosamente la tesi di Obama dei “ribelli moderati” e mostrano tutta la vergogna dei paesi europei  (e dei media occidentali )che si sono resi complici di quella aggressione ad un paese sovrano, in alleanza con gli stati canaglia dell’Arabia Sauduta, Quatar ed Emirati Arabi (e Turchia).
Si ricordano ancora le affermazioni dell’allora ministro degli Esteri Gentiloni, quando questi, a proposito dell’intervento russo, dichiarava, di essere “preoccupato per l’ingerenza russa che avrebbe complicato la situazione”. Indubbiamente un grande “statista” che oggi è stato promosso a presidente del Consiglio per le sue “avvedute” previsioni di politica estera.
Fonte: Al Manar
Traduzione e nota: Luciano Lago – Gen 07, 2017

Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen

le banche sono etiche, finanziano solo i politically correct, quelli che non sono populisti ed amano le banche e la Ue che le salva, e loro ci salvano dai populisti. Un amore di democrazia. Un gesto che dimostra chi è a servizio e chi no.

Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen

Marine Le Pen, presidente del Front National e candidata alle elezioni Risultati immagini per le pen banchepresidenziali francesi del prossimo anno, si trova nettamente davanti al suo rivale Fillon, secondo gli ultimi sondaggi, cosa che ha messo della paura in tutto lo schieramento compatto dei globalisti, di destra e di sinistra, di Bruxelles e del resto d’Europa, di fronte alla prospettiva concreta  di un possibile asse Parigi-Washington-Mosca.

Tuttavia la Le Pen ha il suo “tallone d’Achille” e questo è il denaro (che non ha).
A differenza di un Donald Trump, che ha potuto superare l’opposizione del sistema delle grandi banche di Wall Street (tutte concordi a sostenere la Clinton), grazie alle sue ingenti risorse che gli hanno permesso di autofinanziare la sua campagna presidenziale, la Marine non dispone di risorse proprie e necessita di crediti bancari per coprire i circa 20 milioni di euro dei costi stimati di tale campagna.

Le banche francesi hanno già dimostrato di essere chiuse a qualsiasi richiesta della candidata sovranista: neppure un centesimo per lei.

I leaders del Front National hanno comprensibilmente lanciato grida di allarme e parlano di ” disciriminazione basata sull’ideologia”. Si afferma che “rappresenta un vero scandalo il fatto che la banche francesi non si adeguino al gioco della democrazia”, come si è lamentato in radio il segretario generale del FN, Nicolas Bay. “Ci sono alcuni candidati che, con meno consensi di Marine Le Pen, hanno ottenuto grossi crediti. Questo dimostra un vero problema basato sulle opinioni politiche”.

In realtà questa è una manifestazione di ingenuità visto che il programma politico del FN minaccia direttamente gli interessi delle Grandi banche, considerando che  si tratta di un programma antiglobalista che si propone di sottrarre il potere ai grandi potentati finanziari transnazionali.

Se fino a ieri, così per dire, sarebbe stato considerato inammissibile un atteggiamento discriminatorio di questo tipo da parte delle banche, da alcuni mesi a questa parte, l’establishment francese ha omesso di guardare alla forma o di fingere che ciascun potere sia indipendente dagli altri, per scatenare una guerra a morte contro il sovranismo del FN. Se cade Parigi, dopo il Brexit e la vittoria di Trump, non soltanto il progetto europeo potrebbe avere i giorni contati, ma anche lo stesso globalismo sulla scena mondiale potrebbe subire un colpo irreversibile.

Esste però un “piano B”, che tuttavia si cerca di frustrare: l’amico russo. Cattive notizie: lo scorso Luglio la Banca Centrale russa ha revocato la licenza bancaria alla First Czech Russian Bank, con sede a Mosca, principale finanziatore del partito della Le Pen, che ancora non ha trovato un sostituto come entità di credito che possa finanziarla, secondo il suo consigliere, Wallerand de Saint Just.

Sant Just continua a cercare, ma non risulta facile, con tutto il settore chiuso ermeticamente di fronte alla possibilità di una vittoria lepenista; sarebbe un modo troppo evidente, per citare Lenin, di “vendere la corda con cui farsi impiccare”.
Secondo Le Parisien, in Agosto vi erano delle banche di investimento nord americane disponibili ad anticipare fino a 20 milioni di dollari ma, all’ultimo momento, si sono tirate indietro (su pressioni di qualcuno).
Il dilemma è complicato. Da un lato, la Le Pen sa che potrebbe ottenere ogni finanziamento che vuole in una Russia di Putin più che entusiasmata da una sua candidatura.

Tuttavia, da un altro lato non ignora che, su questo finanziamento si monterebbe poi una campagna di diffamazione mediatica simile a quella orchestrata intorno alla risibile tesi della manipolazione delle elezioni presidenziali negli USA.  Alla Le Pen rimproverebbero di aver vinto con “l’oro di Mosca”. Già i servizi di intelligence francesi si erano messi in allarme per le dichiarazioni della Le Pen a favore della Siria, quando il governo Hollande forniva armi ed istruttori ai gruppi terroristi anti Assad.

Per adesso la Le Pen continua la sua campagna con l’autofinanziamento dei suoi sostenitori ma, arrivando a Febbraio, se il FN non ottiene un cospicuo finanziamento, rischia di non poter ottenere il risultato a cui aspira per mancanza di mezzi economici, quelli che invece non mancano al candidato della destra bancaria e globalista Fillon.

Anche se ottenesse i finanziamenti, la Le Pen sa bene che non avrà la vita facile. Infatti, come insegna l’esperienza delle recenti elezioni austriache o delle passate elezioni regionali, tutto l’arco delle forze politiche globaliste ed europeiste, di destra e di sinistra, si unirebbero per sbarrare il passo ai sovranisti della Le Pen, visti come un pericolo mortale dalla oligarchia di Bruxelles e dalla sinistra mondialista. Questo nonostanche che i sondaggi le siano sorprendentemente favorevoli tanto da attribuire alla Le Pen il 29% dei consensi. Tuttavia al secondo turno, le probabilità di ottenere la vittoria, sono molto basse.

Naturalmente non è il momento di dare molta fiducia ai sondaggi, viste le esperienze fatte in altri paesi. I partiti della sinistra globalista, pur di evitare la vittoria della Le Pen, hanno scelto Fillon come loro candidato, come unico modo di assicurarsi la elezione, nonostante questi sia un candidato della destra gollista e rappresenti gli interessi del grandesi.e capitale finanziario. Il sodalizio fra la sinistra ed il grande capitale è ormai consolidato in Francia come in Italia e negli altri pa

L’unico fattore che potrebbe sconvolgere i pronostici della vigilia è rappresentato dall’influenza sull’opinione pubblica della esplosiva questione migratoria e dell’avanzata islamica in Francia, cosa questa che potrebbe procurare qualche “amara sorpresa” nel fronte globalista e portare dei risultati inaspettati anche al secondo turno.
Su questo si fondano le speranze della Le Pen e dei suoi sostenitori sovranisti.

Fonte: La Gaceta.es

Traduzione e sintesi: Luciano Lago Da  Dic 30, 2016

http://www.controinformazione.info/francia-le-banche-rifiutano-qualsiasi-finanziamento-al-front-national-della-marine-le-pen/

LA TERRIBILE CRONISTORIA DELL’OMICIDIO DI GHEDDAFI

ed i diritto umanisti tanto politically correct sedicenti antirazzisti pacifisti si sono dati tanto da fare ad organizzare sit in in favore dei cosiddetti ribelli moderati, a diffamare la Jahmayria, a fornire racconti epici eroici di questi “combattenti” per la libertà contro il despota e GUAI A DUBITARE, ad inventare fantomatiche fosse comuni mentre occultavano gli eccidi, stupri e sterminio dei neri di Tawerga per esempio (strano per dei sé dicenti antirazzisti)…e poi come non pensare alla malafede ed al loro servizio e devozione verso i liberatori di sempre della NATO ? Ora non dovrebbe essere complicato capire subito chi lavora per i guerrafondai assassini a stelle e strisce, il copione della primavera o rivoluzione colorata è identico, Libia, Ukraina, Siria, ora Polonia e ..gli stessi stati uniti anti – Trump (che non gradisce i piani di espansione militare tanto cari alla Kilary e seguaci).
Il pezzo di Jean Paul Pougala del 14 aprile 2011 su Pambazuka News titolava “Le bugie dietro la guerra occidentale in Libia” descrive come l’Africa inizialmente avesse sviluppato il proprio sistema di comunicazioni transcontinentali comprando un satellite il 26 dicembre 2007: l’African Development Bank aveva sborsato 50 milioni di dollari dei 400 necessari, la West African Development Bank ne aveva aggiunti 27.ghedafi
La Libia aveva contribuito con 300 milioni, rendendo l’acquisto possibile.
Pougala scrive quando tutto è già in opera, il nuovo sistema “connetteva tutto il continente a livello telefonico, radiofonico e televisivo, oltre ad altre applicazioni tecnologiche come la telemedicina e l’insegnamento a distanza”.
Dopo 14 anni di perdite di tempo del FMI e della Banca Mondiale, la generosità del leader libico Muammar Gheddafi aveva permesso l’acquisto, che aveva evitato alle nazioni africane di richiedere un prestito di 500 milioni per avere accesso ad un satellite ed aveva privato le banche occidentali di potenziali miliardi in prestiti ed interessi.. al tempo, Gheddafi stava anche cercando di creare un sistema bancario trans africano basato sull’oro, per liberare il continente dai vincoli finanziari con il FMI e la Banca Mondiale – questo avrebbe gravemente danneggiato i due predatori.
 
Fin dal 2003 Gheddafi aveva lavorato sodo per ristabilire la sua reputazione di finanziatore del terrorismo, rinunciando a qualsiasi futuro supporto alle organizzazioni terroristiche e creando un fondo per le vittime dei voli Pan Am 103 e UTA 772, entrambi abbattuti da attacchi terroristici, dei quali si sospettava un finanziamento libico. Il 10 dicembre 2007 Gheddafi si era recato in Francia per un incontro con il Presidente Nicolas Sarkozy.
Durante il loro incontro dell’11 dicembre all’Eliseo, Gheddafi E Sarkozy avevano siglato accordi per un valore di 15 miliardi di dollari riguardo forniture militari e la costruzione di una centrale nucleare, ma ciò che più contava oltre al commercio era già in agenda. In un report del 12 marzo 2012, il consorzio di giornalismo investigativo Mediapart dichiarava “Secondo informazioni contenute in un report confidenziale preparato da un esperto francese di terrorismo e finanziamenti al terrorismo stesso, la campagna elettorale presidenziale del Presidente Sarkozy del 2007 aveva ricevuto almeno 50 milioni di euro di fondi neri dal regime del dittatore libico Muammar Gheddafi”. Documenti diffusi da Mediapart l’11 settembre 2016 confermano che le relazioni finanziarie tra Sarkozy e Gheddafi risalivano almeno al 10 dicembre 2006.
 
(Appena diffuse queste informazioni nel 2012 Sarkozy aveva negato di aver ricevuto denaro libico come finanziamento – pratica illegale in Francia, che lo avrebbe potuto condurlo al carcere – e aveva tentato di denunciare Mediapart. Tuttavia, parte un’investigazione ufficiale sulla condotta di Sarkozy era trapelata sul sito di Mediapart e le prove riconducevano direttamente al fatto che il Presidente francese aveva ricevuto il denaro).
Gheddafi aveva capito che a causa dell’iniziativa del satellite e della sua proposta di un sistema bancario panafricano (delle quali sicuramente l’occidente era a conoscenza), la sua popolarità presso i leader occidentali era in terribile calo, tanto da renderlo un possibile obiettivo di un “cambio di regime”, perciò aveva sperato che finanziando il leader francese si sarebbe comprato un’assicurazione sulla vita.
 
Nel frattempo aveva fatto del suo meglio per apparire come un uomo di stato pro-occidente. Nell’agosto del 2008 Gheddafi aveva firmato accordi con gli USA formalizzando la compensazione per le vittime del terrorismo di stato e nel settembre 2008 Condoleeza Rice aveva visitato la Libia e dichiarato che le relazioni tra le due nazioni stavano entrando in una “nuova fase”.
 
Nel febbraio 2009, però, Gheddafi era stato eletto Presidente dell’Unione Africana e per la prima volta aveva reso pubblica la definizione “Stati Uniti d’Africa” e aveva suggerito la possibilità di un sistema bancario panafricano. (Profeticamente il 12 marzo 2009 Sarkozy aveva introdotto la Francia nella NATO, violando una tradizione risalente ai tempi di De Gaulle). Successivamente, in Agosto del 2009, Abdelbaset Ali al-Megrahi – pregiudicato per aver partecipato al bombardamento del volo Pan Am 103 – fu rilasciato dal carcere in Scozia ed accolto come un eroe al suo ritorno in Libia, più tardi lo stesso anno la Libia aveva siglato un accordo con la Russia per l’acquisto di 1.8 miliardi di dollari in armi. Questi eventi non migliorarono la posizione di Gheddafi agli occhi dei leader occidentali.
Per di più, il piatto era molto ricco. Prima della caduta di Gheddafi, la Libia aveva riserve liquide per 150 miliardi di dollari, oltre alle 143 tonnellate di oro nelle casseforti di Gheddafi. Come aveva scritto Pougala “[Larga parte di questo denaro] era stata accantonata come contribuzione libica per tre progetti fondamentali che sarebbero serviti a dare l’ultimo tocco alla Federazione Africana – la African Investment Bank a Sirte, Libia, la creazione, nel 2011, del Fondo Monetario Africano, e la creazione della Afrcan central Bank ad Abuja in Nigeria, che iniziando a stampare valuta africana avrebbe suonato un requiem per il franco CFA, attraverso il quale Parigi aveva tenuto al giogo vari stati africani per più di 50 anni”.
 
Il 7 giugno 2016, Bob Fitrakis scrive su Black Opinion:
 
le vere ragioni dell’attacco sono state spiegate da uno dei più famosi sicari economici statunitensi, John Perkins.
Perkins spiega che l’attacco alla Libia, come quello all’Iraq, ha a che fare solo con il controllo delle risorse, non solo petrolio, ma anche oro. La Libia ha il più alto standard di vita in Africa. Secondo il FMI, la Banca Centrale Libica è al 100% di proprietà statale. Il FMI stesso stima che la banca abbia riserve in oro per quasi 144 tonnellate.
La NATO è andata in Libia come un moderno pirata per saccheggiarne l’oro. I media russi, oltre a Perkins, hanno scritto che il panafricanista Gheddafi, l’ex Presidente dell’Unione Africana, sosteneva che l’Africa avrebbe usato l’abbondante oro presente in Libia e Sud Africa per creare una valuta africana basata sul dinaro aureo.
 
È significativo che nei mesi che hanno portato alla risoluzione dell’ONU che ha permesso agli USA ed ai loro alleati di invadere la Libia, Muammar al-Gheddafi parlava apertamente della creazione di una nuova valuta che avrebbe rivaleggiato con dollaro ed euro. Infatti questi invitava le nazioni africane e musulmane ad unirsi in un’alleanza che avrebbe dato vita alla nuova valuta, il dinaro aureo, la forma principale di scambio internazionale. Avrebbero venduto petrolio e altre risorse in dinari aurei.
 
Nel dicembre 2010, una rivoluzione in Tunisia abbatté il governo. In seguito, nel 2011, incominciarono le “Primavere arabe”: rivolte popolari in Oman, Yemen, Egitto, Siria e Marocco. Mentre queste avevano portato al cambio di regime in Tunisia, in Egitto erano state brutalmente soppresse, mentre in Siria e Yemen avevano scatenato guerre civili non ancora estinte. Quelle in Oman e Marocco si erano spente da sole.
In Libia le cose stavano diventando quasi buffe,. A partire dal 15 febbraio 2011, una serie di proteste che chiedevano la cacciata di Gheddafi iniziò a scoppiare in Libia. Il 20 febbraio 2011 si parlava di 300 civili morti e del fatto che Gheddafi avesse sguinzagliato l’aviazione contro i dissidenti a Tripoli. Sarkozy a quel punto aveva trovato il modo di salvare i suoi amici banchieri e di coprire i finanziamenti illegali ricevuti da Gheddafi. Il 10 marzo 2011 Sarkozy decise di riconoscere come governo libico il “Consiglio Nazionale di Transizione”, l’ombrello sotto cui operavano i ribelli, e dichiarò l’istituzione di una no-fly zone, nel caso in cui Gheddafi avesse deciso di utilizzare armi chimiche contro la propria popolazione.
In un report del Guardian dell’11 marzo 2011:
 
La decisione unilaterale di Sarkozy di riconoscere il consiglio di transizione della Libia come legittimo rappresentante del popolo libico era grossolanamente prematuro. “Sarkozy sta agendo da irresponsabile” aveva avvermato un diplomatico europeo.
 
Mark Rutte, Primo Ministro olandese, affermò “La trovo una mossa folle da parte della Francia. Fare un passo avanti e sostenere ‘Riconosco un governo di transizione’ a sfregio di ogni pratica diplomatica non è la giusta soluzione per la Libia”
 
Il 19 marzo 2011 Sarkozy diresse i caccia francesi in missione contro la Libia e ordinò alla portaerei Charles de Gaulle di recarsi in acque libiche. I Francesi non erano soli. Prima nella stessa settimana – il 15 marzo – un F15 statunitense si era schiantato in Libia. Il 29 marzo gli USA avevano confermato che A-10 Warthog e elicotteri d’assalto A-130 erano stati inviati in Libia. Il 16 aprile il giornalista Jeremy Scahill, intervistato a The Eld Show:
Scahill: gli agenti della CIA sul campo in Libia sono in stretta relazione con i ribelli. Questa, come ha detto il Colonnello Jacobs, è la normalità. Ciò che mi preoccupa maggiormente è che sicuramente ci sono già operazioni speciali statunitensi sul territorio, che si preoccupano di marchiare gli obiettivi che dovranno essere colpiti dagli attacchi aerei. Ed, devo dirti che lo scenario di cui parli – quando parli di armare i “combattenti per la libertà”, mi porta alla mente le disastrose guerre sporche degli anni ’80, cioè, gli USA che vengono direttamente coinvolti in una guerra su territorio libico, con un pugno di ribelli … questi non hanno addestramento militare. Voglio dire, tu mi sta dicendo che gli USA sono nettamente schierati con una delle due parti di una guerra civile.
Il 7 giugno 2016 Fitrakis scrive:
in un documento del Dipartimento di Stato declassificato, inviato ad Hillary il 2 aprile 2012, l’assistente Michael Blumenthal conferma che Perkins aveva ragione e che l’attacco sulla Libia non aveva nulla a che fare con il fatto che Gheddafi potesse essere una minaccia per la NATO o gli Stati Uniti, ma che l’unico obiettivo era razziarne l’oro.
Il governo libico possiede 143 tonnellate d’oro e una quantità simile di argento. Nel tardo marzo 2011, queste riserve vennero spostate a Sabha (verso il confine sud occidentale con Niger e Ciad); Blumenthal aveva informato la Clinton, sottolineando l’importanza di quell’oro, che veniva accumulato come riserva per la creazione di una valuta panafricana legata al dinaro aureo libico. Questo piano avrebbe permesso ai paesi francofoni africani di avere un’alternativa al franco francese (CFA).
Blumenthal rivela la ragione dell’attacco NATO e del saccheggio imperiale francese, l’intelligence francese è venuta a conoscenza di questo piano poco dopo lo scoppio della ribellione, questa è stata una delle ragioni che ha spinto il Presidente Sarkozy a sferrare l’attacco.
 
5 erano le ragioni della guerra illegale della NATO contro la Libia. Secondo Blumenthal Sarkozy cercava: a. di ottenere una maggiore fetta della produzione libica di petrolio, b. di aumentare l’influenza francese in nord africa, c. di migliorare la sua posizione in Francia, d. di fornire all’esercito francese un modo di mettersi in luce, e. di soddisfare la preoccupazione dei suoi consiglieri nei confronti del piano a lungo termine di Gheddafi, di soppiantare la Francia come potenza dominante nell’Africa francofona.
 
È ovvio che Blumenthal avesse inteso il bisogno di Sarkozy di proteggere i banchieri francesi dal piano di Gheddafi, ma sicuramente non poteva avere idea dell’ulteriore motivo – eliminare le prove del proprio coinvolgimento nei finanziamenti illegali. Va altresì notato – e sottolineato – che nessuna delle ragioni elencate nell’e-mail di Blumenthal potrebbe giustificare un’invasione di uno stato sovrano.
Il 30 marzo 2011 il governo britannico espulse 5 diplomatici dall’ambasciata libica, visto che le relazioni tra Libia e occidente continuavano a peggiorare. Nei mesi successivi la guerra imperversò in tutta la Libia. Ad un certo punto si promosse una tregua tra governo libico e Consiglio Nazionale di Transizione (NTC), che non durò e in agosto la nazione era nuovamente messa a ferro e fuoco dalla guerra civile.
 
Dopo il 31 marzo 2011 gli USA avevano applicato la no-fly zone sui cieli libici, apparentemente per aiutare una rivolta legittima e togliere dal suo trono un dittatore sanguinario, ma i risultati degli attacchi andarono ben oltre il cambio di regime di Gheddafi. Il 18 giugno 2011 la NATO ha attaccato il Grande Fiume Artificiale, un enorme progetto per l’irrigazione che portava l’acqua ad immense distese aride. I caccia colpevoli di questo crimine non solo hanno distrutto un pezzo vitale delle infrastrutture libiche, ma il 22 luglio hanno fatto a pezzi anche l’unica fabbrica che poteva costruire i pezzi per le riparazioni necessarie. Questa mossa malvagia non aveva alcuno scopo, se non quello di punire tutta la popolazione libica.
Aiutati e sostenuti dalle potenze occidentali, i “ribelli” assediarono Tripoli e il 21 agosto 2011 la città cadde nelle mani dell’NTC. Gheddafi e il suo staff volarono immediatamente a Sirte. Poco dopo le 8 di sera il 20 ottobre 2011, con i “ribelli” che incalzavano, Gheddafi tentò di abbandonare Sirte su un convoglio di 75 veicoli, ma la sua fuga fu scoperta da un velivolo della RAF. Un drone predator statunitense guidato da qualcuno seduto nel deserto del Nevada lanciò i primi missili contro il convoglio, lo stesso fece il velivolo della RAF. 10 veicoli furono distrutti. Gheddafi sopravvisse all’attacco, ma fu immediatamente catturato dall’NTC, che lo aveva trovato in un canale di drenaggio. Gheddafi su crivellato di colpi e una baionetta gli fu infilata nel retto.
Prima della morte di Gheddafi la Libia era una nazione stabile, se non una tradizionale nazione stato. Secondo un report intitolato “La Libia di Gheddafi era la più prospera democrazia africana” di Garikai Chengu, apparso il 12 gennaio 2013 “La Libia era divisa in innumerevoli piccole comunità che di base si comportavano come piccoli stati autonomi all’interno di uno stato più grande. Questi avevano il controllo sui propri distretti e potevano prendere una serie di decisioni tra cui come allocare gli introiti della vendita di petrolio. All’interno di questi mini-stati, i tre principali organi della democrazia libica erano Comitati Locali, Congressi Popolari e Consigli Rivoluzionari Esecutivi”. Chengu spiega come i Comitati Locali facessero riferimento ai Congressi del Popolo, che poi passavano le decisioni ai Consigli Rivoluzionari Esecutivi, creando così un consenso diffuso sulle decisioni che riguardavano tutta la popolazione. “La democrazia diretta in Libia utilizzava la parola ‘elevazione’ più che ‘elezione’, ed evitava le campagne politiche, che sono una caratteristica tipica dei partiti e beneficiano solo delle promesse elettorali. A differenza dell’occidente, i Libici non votavano solo ogni 4 anni per il Presidente e un parlamento centrale che prendesse tutte e decisioni per loro. Tutti i Libici prendevano decisioni riguardo la politica interna, quella estera e quella economica.” Rovesciare Gheddafi ha fatto a pezzi un sistema di governo che aveva funzionato bene – e tranquillamente – per quasi 50 anni.
 
Sarkozy rimane un uomo libero. Deve ancora essere perseguito per aver ricevuto illegalmente denaro libico per finanziare la propria campagna elettorale e per aver scatenato una guerra illegale per coprire la propria relazione illegale con Gheddafi.
Molto è stato scritto circa la catastrofe caduta sulla Libia a seguito dei criminali attacchi francesi e statunitensi – 400.000 persone strappate alle proprie case, violenze e repressioni, la creazione di un nuovo stato fantoccio in seguito ad un’iniziativa di politica estera degli USA. Ma il vero danno è stato arrecato all’Africa stessa, se la proposta di Gheddafi di un sistema bancario trans africano fosse giunta a compimento, quello sfortunato continente per la prima volta in secoli avrebbe avuto una vera libertà e una vera indipendenza a portata di mano, una circostanza che le potenze occidentali non si sarebbero potute permettere. Libertà e giustizia non hanno mai fatto parte dell’agenda occidentale.
 
La sera del 20 ottobre 2011, durante un’intervista alla CBS alla notizia della morte di Gheddafi, il Segretario di Stato Hillary Clinton si lasciò scappare una battuta con il suo staff, affermando “Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto”, poi applaudì e rise fragorosamente. Questa rimane la più vile e degradante immagine di sempre di un membro del governo USA.
 
Chris Welzenbach è uno scrittore (“Downsize”), che per anni è stato membro del Walkabout Theater di Chicago. Può essere contattato a incoming@chriswelzenbach.com.
DI CHRIS WELZENBACH
05.10.2016
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

Nuove dittature: in Francia rischi 2 anni di carcere se ti esprimi contro l’aborto

In Francia diventa reato far propaganda contro l’aborto. Sì, co cosa state pensando, è uno scherzo; un’opinione non può essere reato e non nella République, che difende i valori della Rivoluzione e che si mobilitava contro l’intransigenza e per libertà di espressione, all’indomani dell’orribile strage nella redazione di Charlie Hebdo, urlando: “Oui, je suis Charlie”.
Ebbene, proprio quella FRisultati immagini per reato opinione contro abortrancia ha approvato una legge così totalitaria nelle finalità e nello spirito da evocare – per una volta non in modo retorico – i peggiori incubi orwelliani.
L’agenza di stampa Ansa, qualche giorno fa, ci informava che
 
L’Assemblea Nazionale ha approvato la proposta del governo di punire chi fa propaganda contro l’aborto sul web. La proposta era stata presentata da una parte dei deputati della maggioranza socialista.
Il testo prevede l’estensione del “tentativo di intralcio all’interruzione volontaria della gravidanza” anche ai siti internet che, spacciandosi per siti di informazione, danno in realtà informazioni di parte sulle conseguenze dell’aborto.
La legge del 1993 punisce chiunque tenti di ostacolare una donna che vuole abortire, bloccando l’accesso agli ospedali o esercitando minacce o intimidazioni al personale medico o alle donne coinvolte.
La pena può  arrivare fino a 2 anni di prigione e 30.000 euro di multa.
Il testo è  stato votato dopo 5 ore e mezzo di dibattito, sostenuto dalla sinistra e da una maggioranza di centristi, nonostante l’opposizione della destra che denuncia una violazione della libertà d’espressione. Contrarie anche numerose  associazioni cattoliche. Il testo passa al Senato, il voto definitivo  del Parlamento previsto entro la fine di febbraio.
Dunque, traduciamo: in Francia esiste una legge che punisce severamente chi tenta di impedire fisicamente a una donna di abortire. Io sono contrario all’aborto, però il provvedimento è lecito, non essendo ammessa la costrizione fisica in democrazia
La sinistra però – sempre lei, vien da dire – cosa fa? Estende questo divieto a chi esprime sul web la propria ostilità all’interruzione di gravidanza “fornendo informazioni di parte”.
Questa è la sublimazione del psicopensiero orwelliano: l’informazione pro aborto, che per sua natura è di parte, è lecita, mentre l’informazione anti aborto, che è altrettanto di parte, diventa un reato punibile con 2 anni di prigione!
 
Le logiche sono molto pericolose. Si passa da operazioni di ingegneria sociale sulla manipolazione delle coscienze, che sfociano, ad esempio, nell’imposizione delle teorie gender nelle scuole pubbliche francese, all’imposizione per legge del divieto di esprimere un’opinione. Non è un caso che un tribunale, nell’Alta Savoia, abbia ordinato a un sindaco di rimuovere una statua della Vergine collocata in un parco pubblico perché “va contro la laicità”, come ha scritto Giovanni Masini.
 
Certi esperimenti in Francia sono stati spinti e hanno avuto successo più che che altrove, come sempre celando alle masse le vere intenzioni. Ma non non erano isolati, rientravano tra gli obiettivi condivisi di una certa élite transnazionale, impegnata da anni nello sradicamento dei valori tradizionali, della sovranità, delle identità nazionali e religiose. Un’élite che fortunatamente ora perde colpi. Hollande non si ricandida, Obama se ne va, Hillary non è stata eletta, Cameron è fuori, Renzi, che conta poco ma lavorava in scia e anelava l’ammissione in certi ambienti, ha le ossa rotte, l’Unione europea è rappresentata da personaggi di secondo piano come Juncker.
Il mondo sta davvero cambiando. Evviva.
di Marcello Foa – 18/12/2016