Ecco 8 cose da sapere sul salvataggio delle banche da 20 miliardi

GRAZIE UE, grazie PD. La stangata appena entrata in vigore sicuramente non c’entra niente con il salvataggio DELLE BANCHE. Poverine, soffrono tanto. Tutta colpa degli evasori, artigiani e piccoli imprenditori vero? 20 MILIARDI PER IL REDDITO DI CITTADINANZA DAVVERO NON SI TROVAVANO?????? Vedi anche:  Da De Benedetti a Marcegaglia: Mps prestava soldi ai ricchi che non li restituivano bettino-aiutare-poveri
Ecco 8 cose da sapere sul salvataggio delle banche da 20 miliardi
Roma – Queste sono ore cruciali per il futuro del Monte dei Paschi di Siena. Qualora l’aumento di capitale non dovesse bastare a raccogliere i 5 miliardi necessari al suo salvataggio, il Governo si dice pronto a intervenire per soccorrere il sistema bancario. Servono in sostanza circa 20 miliardi per ricapitalizzare diversi istituti di credito in difficoltà: non solo Mps, per la quale servono appunto 5 miliardi, ma anche le due popolari venete (Vicenza e Veneto Banca) nonché altri istituti, Carige in primis.
  1. Come interviene lo Stato. Con l’operazione gia’ ribattezzata ‘salva risparmio’. Insomma, qualora l’operazione Mps non dovesse andare a buon fine, per salvare il sistema bancario, il Governo deve quindi reperire fino a 20 miliardi per il prossimo anno. Per partecipare all’aumento di capitale, lo farà tramite operazioni di emissione di titoli del debito pubblico.
  2. Cosa è il debito pubblico. E’ il debito che il settore pubblico di un Paese contrae nei confronti di soggetti esterni (famiglie, imprese, istituzioni finanziarie). Lo stock di debito consiste in titoli a breve, medio e lungo termine: sono prestiti che lo Stato colloca sul mercato, su cui poi paga i tassi di interesse.
  3. Obiettivi debito. Emettendo più titoli di Stato, il debito pubblico aumenta rispetto a gli obiettivi indicati in precedenza (ad esempio nella risoluzione di approvazione della nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) e varia anche il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato: quest’ultimo è il risultato della differenza tra le entrate e le spese finali.
  4. Quando si può fare. Così come previsto dalla legge, e sentita Bruxelles, lo Stato può farlo “in presenza di eventi straordinari” quali gravi crisi finanziarie nonché gravi calamita’ naturali con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del Paese.
  5. Come si fa. Il Governo presenta a questo punto al Parlamento una relazione, con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicando la durata e la misura dello scostamento rispetto all’obiettivo, le finalità alle quali destinare le risorse disponibili provenienti appunto dalle nuove emissioni di titoli e il relativo piano di rientro. Dovrà cioè indicare con quali misure perseguire l’obiettivo che si era prefissato per il debito. Le polemiche sono proprio scaturite dal fatto che, per rientrare negli obiettivi già prefissati e alzandosi il livello del debito con l’emissione di nuovi titoli, all’orizzonte possano delinearsi nuove misure nelle prossime leggi di bilancio che possano ad esempio innalzare le tasse.
  6. In che modo verranno impiegati i 20 miliardi. Obiettivo dell’eventuale decreto – che potrebbe essere approvato venerdì dal Consiglio dei MInistri – ha quello di assicurare un “adeguato livello di liquidita’” al sistema bancario. Il Tesoro starebbe pensando a concedere la garanzia dello Stato sulla passivita’ delle banche italiane e un loro “programma di rafforzamento patrimoniale” mediante interventi per la ricapitalizzazione che prevedano anche la sottoscrizione di nuove azioni.
  7. Burden Sharing. E’ un termine che significa letteralmente condivisione degli oneri. Lo Stato in pratica mette a disposizione soldi pubblici, a patto cioè che vengano, appunto, condivisi gli oneri. Ossia gli azionisti e coloro che posseggono obbligazioni subordinate partecipano al rischio di aumento del capitale, ad esempio convertendo i bond (ossia le obbligazioni) in azioni.
  8. Quali sono i rischi. I bond rispetto alle azioni sono una forma di investimetno a rischio finanziario inferiore perchè non sono quotati sul mercato, e hanno un tasso di interesse fisso e stipulato al momento della vendita. Le azioni di una società sono invece fluttuanti e legati all’andamento del mercato. Da tutto ciò, sono esclusi i correntisti. di Ivana Pisciotta
Salvataggio Mps piu’ caro del previsto: costera’ 8,8 miliardi
 
NEW YORK (WSI) – Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,5 a carico delle casse pubbliche. E’ quanto riporta in un articolo il “Sole 24 Ore”, che fa riferimento a una lettera inviata dalla Vigilanza della Banca Centrale Europea al ministero del Tesoro e al vertice della banca senese, in cui l’istituto di Francoforte ha rivisto al rialzo il fabbisogno necessario alla banca.
 
In precedenza era stato quantificato in 5 miliardi di euro. Ma per la Bce, alla luce degli stress test di luglio e del trattamento riservato a suo tempo alla banche greche, oggi l’ammontare della ricapitalizzazione potrebbe arrivare tranquillamente fino a quota 8,8 miliardi.
Chi tirera’ fuori questa cifra? Secondo quanto si legge sul Sole 24 Ore:
“In larga parte lo Stato. L’ammontare esatto si calcolerà per sottrazione, dopo che saranno convertiti in azioni i bond in mano agli istituzionali al 75% del valore nominale e al 100% quelli in mano retail (che però potranno chiedere il riacquisto da parte dello Stato e lo scambio con titolo Senior). Risultato: il Tesoro dovrebbe spendere una cifra nell’ordine dei 6 miliardi, a seconda delle scelte dei bondholder retail (che potranno restare azionisti), e di eventuali nuove emissioni di subordinati”.
 
Si legge ancora nell’articolo:
 
Con queste cifre la banca sarà nei fatti nazionalizzata, visto che sarà in mano allo Stato una quota ben superiore al 67% necessario per le delibere dell’assemblea straordinaria. Con gli 8,8 miliardi freschi, che potranno essere rimborsati allo Stato con la reimmissione sul mercato e in parte prima con dividendi straordinari: fossero oggi in cassa, il Cet1 della banca salirebbe oltre il 22%, valore da primato, dunque il capitale necessario per gestire la cessione degli Npl sembra esserci tutto”.
 
Va ricordato, a questo proposito, che la posizione di liquidità della banca ha subito un rapido deterioramento tra il 30 novembre 2016 e il 21 dicembre 2016, come evidenziato dal calo significativo della counterbalancing capacity (da 14,6 miliardi di euro a 8,1 miliardi di euro) e della liquidità netta a 1 mese (da 12,1 miliardi di euro, pari al 7,6% del totale delle attività, a 7,7 miliardi di euro, pari al 4,78% del totale delle attività).
27 dicembre 2016, di Mariangela Tessa