“Se l’analisi dei costi boccia la Tav il governo smantelli subito il cantiere di Chiomonte”

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La richiesta della capogruppo M5S in Comune a Torino, ma se arriva il sì rischio diaspora

di JACOPO RICCA

29 dicembre 2018

 

“Se l’analisi costi-benefici dirà che l’alta velocità Torino-Lione è inutile chiederemo al governo di iniziare subito lo smantellamento dei cantieri come Chiomonte”. La capogruppo del Movimento 5stelle, Valentina Sganga, interviene sulle voci sul rischio diaspora in caso di cambio di rotta da parte del governo sulla Tav: “Noi abbiamo fatto tutto il possibile per portare avanti le ragioni della contrarietà all’opera – spiega – La direzione che abbiamo sull’alta velocità Torino Lione è chiara. La manifestazione dell’8 dicembre ci ha unito maggiormente e come maggioranza a Torino seguiremo compattamente questa via”. 
 
Se il governo dovesse dire sì alla Tav la maggioranza di Appendino è a rischio?
“No perché abbiamo intrapreso una via già chiara e come maggioranza in consiglio comunale lavoreremo in questa direzione. La sindaca è la prima a ribadire che è necessario affrettarsi a dare risposte”.

 Cosa vi aspettate dal Governo?
 “Ci aspettiamo che faccia prevalere l’interesse comune, fondato su un’analisi scientifica da cui far scaturire una decisione politica. Le conclusioni politiche si traggono a fronte di certezze che ad ora non ci sono”.

"Se l'analisi dei costi boccia la Tav il governo smantelli subito il cantiere di Chiomonte"

Operai al cantiere di Chiomonte

Cosa chiederete in caso l’analisi costi benefici dica che il tav è inutile, ma non arriva subito lo stop?

 “Il Governo deve fare una scelta politica e come tale mi auguro che da chi la recepirà, che sia per il sì o per il no, si mostri sempre e comunque senso dello Stato. Ma la scelta deve esserci e deve essere chiara. Se, come mi auguro, arriverà lo stop i cantieri andranno smobilitati subito”.
 
Sganga, può escludere che ci sia la diaspora dal Movimento 5stelle piemontese?
 “Non posso escludere nulla. Non abbiamo ancora gli elementi per dare una risposta inequivocabile, penso e spero che questo sì al Tav non arrivi mai. Dentro o fuori è un alternativa manichea e le visioni manichee non sono state, e mai saranno, nostre. In ogni caso non ci si dà mai per vinti. Il M5s è da sempre No Tav e non vedo perché si dovrebbe uscire da un movimento che ha la nostra stessa posizione”.

Grillini No Tav, prove di separazione dal movimento se arriva il sì all’opera

28 dic 18 Repubblica 

Jacopo Ricca

Una bomba a orologeria che ticchetta sui destini del Movimento 5stelle, in Piemonte.

Così è stata definita, nei colloqui di questi giorni con i vertici nazionali dai grillini locali, la decisione sulla Torino-Lione che dovrebbe arrivare dopo la pubblicazione dell’analisi costi-benefici voluta dal governo giallo-verde.

L’ipotesi che, anche se i dati dovessero confermare le valutazioni critiche da sempre sostenute dai 5stelle, alla fine arrivi un sì, magari condizionato, alla grande opera è vissuta dai leader in Città e Regione con grande apprensione, oltre che con patimenti personali.

Il rischio infatti è che ben prima delle regionali e delle europee la questione Tav provochi una diaspora non solo tra attivisti ed elettori, ma anche tra i consiglieri eletti in Sala Rossa e Palazzo Lascaris.

Il sì, ma anche il nì al Tav, avrebbe conseguenze nefaste sulla stessa tenuta della maggioranza della sindaca Chiara Appendino.

Lei ha più volte ribadito di essere convinta dell’inutilità dell’opera e chiesto di fare in fretta e, in privato, ha già fatto sapere che una giravolta simile a quella che si è già avuta su Tap e Terzo Valico non sarebbe facile da gestire per lei. «Con un sì alla Tav credo nessuno a Torino resterebbe nel movimento» azzarda la consigliera, Maura Paoli.

Diventata nota come dissidente sulle Olimpiadi del 2026, in questa battaglia Paoli non sarebbe sola.

Sono molti i consiglieri che sono sulle sue stesse posizioni: «Dovrei fare una riflessione molto attenta, ma io propendo per non restare nel Movimento – dice un altro esponente della maggioranza – Continuo a sperare che questa sia un’ipotesi di fantasia. Quella contro la Torino-Lione è una battaglia fondante per noi».

Ipotesi di fantasia o no tra i grillini c’è chi si sta preparando a gestire la diaspora: «Non possiamo farci trovare impreparati – ragiona uno degli storici leader del M5s in Piemonte – Finora anche da Roma sono arrivati segnali confortanti, come la presa di posizione del presidente della Camera Fico e le dichiarazioni degli esponenti del governo, però in caso di sì alla Tav sarà necessario affrontare una situazione deflagrante senza disperdere le energie politiche e i consensi costruiti in tutti questi anni».

Francesca Frediani, consigliera regionale 5stelle, ma prima di tutto militante No Tav è ancora più netta: «Non so se sarebbe una diaspora, ma sicuramente toccherebbe un “nervo molto vivo” – racconta – La mia è l’impressione che ho io qui, con vista dalla valle diciamo, ma la mia reazione in caso di sì è scontata».

Lei nega di essere già al lavoro per organizzare un eventuale movimento 5stelle di No Tav piemontesi: «Nessuna organizzazione, ma solo singole sensibilità».

Anche i grillini del Comune hanno affrontato il tema: «Non è stata presa una decisione condivisa con la sindaca su come gestire questo scenario – confessa un altro 5stelle – Un sì alla Tav però renderebbe difficile la permanenza nel Movimento allo stesso Beppe Grillo».

Marco Chessa, consigliere pro olimpiadi, e da sempre uno tra i più attenti alle posizioni del mondo produttivo tra i grillini della Sala Rossa è più cauto: «Prima di prendere una decisione dovremmo valutare le motivazioni che hanno portato il governo a questa scelta».

Questa potrebbe anche essere la posizione di Appendino che però rischierebbe di essere messa di nuovo in minoranza dai suoi.

Il conflitto interno resta sotterraneo, ma la posizione trattativista della sottosegretaria all’Economia, Laura Castelli, un tempo sempre presente alle manifestazioni No Tav, così come il silenzio della maggioranza dei parlamentari 5stelle piemontesi, se si esclude Alberto Airola, preoccupano non poco i grillini.

«Non possiamo restare isolati – lamenta un altro grillino – Dobbiamo trovare una sponda a Roma e scongiurare questo scenario».

Anche un tentativo di allungare i tempi però potrebbe avere conseguenze negative e a Torino c’è già chi lavora per approvare a gennaio un documento che obblighi il governo a chiarire le sue intenzioni, magari la richiesta di iniziare a smantellare il cantiere di Chiomonte.

UNA MAREA IN PIAZZA PER RIBADIRE IL NO ALL’ALTA VELOCITÀ TORINO-LIONE

REPORTERS
 
Pubblicato il 08/12/2018
IRENE FAMÀ, FEDERICO GENTA, MASSIMILIANO PEGGIO, ANDREA ROSSI
TORINO
 

La marea No Tav ha sorpreso un po’ tutti. Per i numeri, sicuramente importanti, e per la compostezza. Perché non solo non si sono verificati incidenti, come ampiamente annunciato in partenza dallo stesso movimento, ma il corteo non si è lasciato alle spalle alcun atto vandalico o anche solo una montagna di rifiuti. Anzi, erano gli stessi attivisti a dare una mano agli operatori Amiat per raccogliere le bottiglie di vetro e cambiare i sacchetti pieni.

Controlli discreti alle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa, per chi è arrivato in treno, e ai caselli di Trofarello e Rondissone per i pullman partiti da mezza Italia. La giornata della grande manifestazione No Tav, che a Torino si è data appuntamento in piazza Statuto, è iniziata così, con le bandiere del Movimento che sventolano ai bordi di corso Regina e corso San Maurizio pronta ad accogliere la carovana dei gruppi che hanno aderito all’evento da fuori regione.

Alle 14,30 su corso San Martino il corteo di circa 15 mila persone, ma è nel raggiungere Porta Susa che il numero dei partecipanti cresce a dismisura nello svoltare verso il centro da via Cernaia, alla volta di piazza Castello.

Il palco in piazza Castello

Già dalla mattinata trattori e furgoni con manifesti e musica a tutto volume avevano girato per il centro di Torino allo scopo di richiamare l’attenzione dei passanti sull’evento.

La contestazione al vicesindaco Montanari

Sempre in mattinata, era ricomparsa sulle pendici del monte Musinè la scritta «Tav=mafia» che, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, era stata in parte rimossa. Lo slogan, visibile a chilometri di distanza da chi attraversa la bassa valle, era stato realizzato con grandi teli bianchi. «Era già capitato in passato che qualcuno la rimuovesse – avevano commentato, negli scorsi giorni, alcuni attivisti No Tav – Questa volta si tratta evidentemente di una provocazione in vista del corteo di oggi».

Unico brevissimo motivo di tensione, poco dopo la partenza del corteo. Il vicesindaco di Torino Guido Montanari, in tricolore, è stato contestato ferocemente da una decina di anarchici, che hanno accusato il Movimento 5 Stelle di svendere le battaglie dei No Tav. Il gruppo è poi stato fermato dal servizio d’ordine e si è allontanato.

La guerra sui numeri 
Mentre in piazza Castello la folla si è già radunata vicini al palco, la coda del serpentone No Tav arriva a piazza XVIII dicembre. «Siamo settantamila» gridano al microfono gli attivisti. Inevitabile il confronto con il pubblico Si Tav del 10 novembre, sempre sotto il palazzo della Regione: in ogni caso hanno sfilato una marea variopinta di persone.

La solidarietà dei vigili del fuoco 
«Siamo qui in divisa, come vigili del fuoco, contro la distruzione del territorio e per la salvaguardia e la cura dell’ambiente, contro la militarizzazione delle valli. Soldi buttati al vento, per tutelare interessi di pochi imprenditori e delle mafie locali». A parlare Giovanni Maccarino, di Alessandria, membro del consiglio nazionale Usb dei vigili del fuoco, e Riccardo Zaccaria, del Coordinamento provinciale Usb Torino dei vigili del fuoco, in divisa al corteo No Tav oggi a Torino. «Siamo qui in duplice veste – aggiungono – come pompieri e come cittadini, perché condividiamo le ragioni della protesta: la Tav è un’opera inutile e dannose per il territorio».

Il senatore Alberto Airola sulla Tav 
«Anche a Salvini in realtà non gliene frega niente della Tav. Lo dice solo per propaganda. La Tav non si farà e chi prova a staccare la spina a questo governo è morto».

In piazza anche i gilet francesi 
Anche un gruppo composto da una ventina di persone provenienti dalla Francia, aderenti al movimento dei gilet gialli, è presente alla manifestazione No Tav di Torino. Si tratta principalmente di amministratori della regione francese della Maurienne. E proprio un amministratore francese, intervenendo dal palco, ha spiegato: «Siamo il movimento che unisce l’opposizione franco-italiana al Tav. Combattiamo il progetto della Torino-Lione e proponiamo l’uso della linea esistente. Ricordate che anche in Francia l’opposizione è ampia».

A TORINO È IL GIORNO DELLA MOBILITAZIONE NO TAV. L’URLO DI GRILLO: “CONTRO I BORGHESI”

https://www.lastampa.it/2018/12/08/italia/a-torino-il-giorno-della-mobilitazione-no-tav-lurlo-di-grillo-contro-i-borghesi-OzSLcHYCzmLTpSj2i4B8mL/pagina.html

Manifestazione dopo quella dei 40 mila favorevoli. Assenti la sindaca Appendino e i ministri pentastellati

Una delle proteste a Torino contro la realizzazione dell’Alta Velocità che collegherebbe Torino a Lione

Pubblicato il 08/12/2018
LODOVICO POLETTO
TORINO

Alla fine c’è anche Grillo. Si appalesa alle otto di sera con un post che benedice l’opposizione del popolo del «no» al supertreno che dovrebbe collegare Italia e Francia: «Ci guadagnerà soltanto chi la costruirà», scrive. «La parola progresso implica una nozione sociale di miglioramento della qualità della vita. Qualcosa che nulla c’entra con la Tav».

Se fino a poche ore prima il silenzio del comico-ideologo, così amico dei No Tav da farsi anche indagare per aver violato nelle valli torinesi i sigilli di una baita sequestrata, era visto come un declinare cortesemente l’invito alla manifestazione di oggi a Torino, in nome dell’opportunità politica, il sostegno via web è la conferma che il mondo 5 stelle non ha scaricato il movimento. Certo, tredici anni fa era un’altra storia. Proprio di questi giorni, nella Torino che ancora non conosceva il popolo del “Sì” (quello dei 40 mila nella piazza più centrale della città, davanti al palazzo che fu la reggia dei Savoia), i No Tav erano scesi in strada con qualche decina di migliaia di persone. Il movimento aveva appena bloccato l’inizio di un cantiere, si era ripreso aree recintate e fatto sloggiare ruspe e forze dell’ordine. E la fine del progetto sembra un obiettivo possibile. Ma Grillo motiva la piazza: «È curioso come, a difendere un buco mai fatto in val di Susa, troviamo persone che riferiscono di appartenere a tutto lo spettro delle realtà produttive. I nuovi borghesi trovano un vessillo assolutamente futuristico sotto il quale riunirsi».

Non sarà una benedizione urbi et orbi da un palco, come allora, con accanto Paolini, quello dell’opera sul Vajont, con Dario Fo e Franca Rame, ma tanto basta. Perché, come dice Lele Rizzo, il leader dell’anima più movimentista dei No Tav: «Stavolta siamo a un punto più avanzato. Trent’anni di lotte non si cancellano con una manifestazione di borghesi». E affonda: «Se oggi le madamin guarderanno la piazza dalla collina non vedranno il volto di Cavour, ma qualcosa di molto più moderno. Vedranno la gente che vuole decidere per il meglio sul proprio futuro».

E allora marcia sia. Con le bandiere bianche con la scritta rossa sopra un treno stilizzato, con le fasce tricolore di sindaci e amministratori schierati con il “No” perché sono di valle o perché convinti dell’inutilità dell’opera. Non ci sarà Chiara Appendino, nonostante la sua giunta abbia votato la mozione che ha fatto uscire allo scoperto chi quel treno lo vuole, ma ci sarà il vicesindaco di Napoli, perché il primo cittadino, Luigi de Magistris – dichiaratamente No Tav – ha già altri appuntamenti. Non ci saranno i sindaci della Toscana attraversata dal supertreno perché oggi a Firenze c’è una manifestazione analoga. Ma ci saranno amministratori di alcuni paesi appena al di là del confine e ci saranno i sindacati: la Fiom e quelli di base. «Dicono che se non facciamo l’opera dobbiamo restituire i soldi. È una menzogna: restituiamo gli stanziamenti, perché i soldi non li abbiamo mai avuti. E mai usati», tuona Alberto Perino. Rizzo replica: «Dalla Francia arrivano segnali importanti: se anche faranno il tunnel, loro non modificheranno la linea fino al 2038: dite voi se ha senso».

E intanto arrivano echi di no da mezza italia. Da Meledugno dove oggi si protesta contro il Tap, dal mondo del No Mous a quello del No Triv: «Sono tutti con noi e tutti impegnati a difendere il loro territorio». Gilet gialli con i No Tav? «Neanche l’ombra, è una fantasia: ci saranno le madri della Terra dei fuochi, però», dicono gli organizzatori. Toninelli? No. E non ci sarà neanche la viceministra Laura Castelli, che sarebbe di casa a Torino. E che quando il governo era in fasce giurava: «Io ci sono e ci sarò sempre». E ci sarà la gente di valle, e non soltanto. I numeri? Nessuno si sbilancia. Anche se c’è chi dice: «Loro in tanti? Non avete ancora visto noi».

No Tav, a Torino 50mila in piazza Castello con centri sociali, assessori 5 Stelle e “gilet gialli”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/12/08/news/no_tav_a_torino_il_corteo_contro_il_tunnel_con_centri_sociali_e_assessori_5_stelle-213739785/

No Tav, a Torino 50mila in piazza Castello con centri sociali, assessori 5 Stelle e "gilet gialli"
(agf)

Perino, leader del movimento: “Siamo in centomila, ora il M5s blocchi l’opera come promesso”. Il vicesindaco Montanari con fascia tricolore contestato dagli anarchici: “Siete complici di Salvini”. Chiamparino: “A Roma e qui due manifestazioni di una parte del governo contro l’altra”. Appendino: “La Tav è il passato”

di PAOLO GRISERI, DIEGO LONGHIN e JACOPO RICCA

08 dicembre 2018

E’ arrivato in piazza Castello, a Torino, il corteo indetto dal movimento No Tav contro la ferrovia ad alta velocità Torino-Lione. Sono 50mila i manifestanti che hanno sfilato da Porta Susa verso il cuore della città. In testa, dietro lo striscione “C’eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav”  i sindaci dei Comuni valsusini, il vicesindaco di Torino Guido Montanari e i gonfaloni di molte amministrazioni. il corteo è giunto sotto il palco di piazza Castello dove è inevitabile il confronto con la piazza del 10 novembre scorso, quando fu la Torino Sì Tav a ritrovarsi con 40mila persone per protestare contro la sindaca Chiara Appendino e la sua maggioranza.

“Siamo in centomila, allegri, colorati e convinti. Chiediamo che tutto questo abbia fine, lo chiediamo con forza al M5S perché l’avevano scritto nel loro programma”. È l’appello lanciato dal palco della manifestazione No Tav di Torino da Alberto Perino, leader storico del Movimento che si oppone alla Torino-Lione. In realtà in serata la Questura ha fortemente ridimensionato queste cifre, stimando il numero dei partecipanti in 20mila. “Ci rendiamo conto – ha detto Perino – che non sono soli al governo ma gli chiediamo di resistere e portare a casa quello che hanno promesso. Non accettiamo nessun tunnel. La Tav Torino-Lione non è mediabile, si può solo non fare o ci troverete tutti davanti alle vostre ruspe, basta voler far circolare le merci e far crepare i migranti in montagna e in mare –  aggiunge Perino – Non accettiamo più di essere considerati dei sudditi, siamo dei cittadini pensanti che hanno delle pretese e pretendono di essere ascoltati. Sappiamo perché siamo qui, perché siamo No Tav, ci interessa fermare questo spreco assurdo e idiota che non possiamo permetterci. Hanno voluto fare l’analisi costi benefici, bene, ma non ci basta, e se è fatta in modo serio non potrà che dare un solo risultato: l’opera economicamente è insostenibile, inutile e devastante per l’ambiente. È ora di fermare questo spreco”.

Numerose le bandiere con il logo “No Tav”, dei sindacati di base, dei partiti di estrema sinistra Rifondazione comunista, Potere al Popolo, Sinistra anticapitalista. In piazza anche esponenti dei centri sociali antagonisti torinesi. Un migliaio di persone da altre regioni italiane. “Oggi è la giornata dell’orgoglio no Tav, di un grande popolo che non si è mai fatto intimidire”, dice uno speaker.

“Essere qui significa rappresentare una città e una maggioranza che ha votato un programma. La sindaca Appendino la pensa come me e io qui la rappresento”.
Così il vicesindaco Montanari, dietro lo striscione “Amministratori No Tav”, con la fascia tricolore assieme a consiglieri comunali e di Circoscrizione. Proprio Montanari, all’inizio del corteo, è stato contestato da un gruppetto di giovani anarchici: “Questa non è lotta, la lotta l’abbiamo fatta tutti i giorni al cantiere, fate schifo”, gli ha urlato un ragazzo, che lo ha accusato di essere “complice di Salvini”. Con Montanari sfilano anche i sindaci 5 Stelle di Venaria Reale, Pinerolo e San Mauro, in provincia di Torino, e di Molare, nell’Alessandrino.

E la sindaca di Torino Chiara Appendino, evocata dal suo vice Montanari, si è palesata alle cinque e mezza del pomeriggio: “Oggi – ha detto – a Torino è tornata in piazza una comunità che da trent’anni si batte contro il Tav, una grande opera che rappresenta un modello di sviluppo del passato a fronte di un mondo che sta cambiando molto velocemente con prospettive inedite. A manifestare c’erano giovani, donne, professionisti, cittadini, dalla Val Susa e non. Persone che vogliono ribadire che un futuro disegnato su un modello di sviluppo alternativo, sostenibile e collettivo è possibile. E che non può essere rappresentato dalla linea Torino-Lione. Si tratta di una prospettiva che condivido pienamente, motivo per cui non ho mai esitato a ribadire la mia contrarietà all’opera e la vicinanza a chi condivide queste istanze. Le analisi tecniche – costi-benefici e giuridica – promosse dal governo orienteranno la scelta politica sul destino di questa vicenda. A livello locale continueremo a lavorare affinché prendano vita progetti ad ampi orizzonti che guardino al benessere delle prossime generazioni”.

Alla manifestazione partecipa anche un gruppetto di una quindicina di “gilet jaune” dalla valle francese della Maurienne. “Questo progetto – dice Jeanluc di Montricher Albanne – è uno spreco di soldi che potrebbero essere spesi diversamente. E  la vecchia Torino-Lione potrebbe benissimo essere adattata se solo si volessero investire delle risorse. Intanto a Villarodin, dove si stanno scavando i 9 chilometri dell’ultima galleria preparatoria, gli abitanti non hanno più l’acqua”.

In corteo anche un sindaco francese con la fascia tricolore, Gilles Margueron, a capo del comune francese di Villarodin Bourget: “Siamo qui per dimostrare  – dice – che anche in Francia e non solo in Italia si protesta contro il Tav. In Francia poche persone sanno quello che può succedere, non c’è informazione. Per ora ci sono solo i soldi dell’Europa per le discenderie, non per l’opera. Un’opera inutile: quei soldi potrebbero essere spesi per cose più utili”.

Concetto ribadito anche dal vicesindaco di Napoli, Enrico Panini, arrivato fino a Torino per sfilare con la fascia tricolore: “Siamo qui perché condividiamo le preoccupazioni e le posizioni dei sindaci della valle e dei cittadini: è un’opera devastante e inutile che favorirà solo corruzione e malavita organizzata. Non c’è bisogno di grandi opere – conclude – ma che quelle che ci sono vengano messe in sicurezza, che scuole e ospedali funzionino e che il trasporto regionale possa essere degno di questo nome”.

“Oltre 70mila persone per le strade e le piazze di Torino per chiedere un mondo diverso e un modo diverso di investire le poche risorse pubbliche di questo Paese”. Così il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e il segretario regionale di SI, Marco Grimaldi, a margine del corteo No Tav per le vie del capoluogo piemontese. “Ma quale decrescita infelice? – proseguono gli esponenti della sinistra – Basta vedere i volti delle migliaia di ragazzi e ragazze presenti nelle strade di Torino, e fermarsi ad ascoltare le loro parole. C’è più voglia di futuro in un chilometro quadrato di questa manifestazione – concludono – che in tutto il tunnel di base”.

Anche i vigili del fuoco alla manifestazione: “Siamo qui in divisa contro la distruzione del territorio e per la salvaguardia e la cura dell’ambiente, contro la militarizzazione delle valli. Soldi buttati al vento, per tutelare interessi di pochi imprenditori e delle mafie locali”. Così Giovanni Maccarino, di Alessandria, membro del consiglio nazionale Usb dei vigili del fuoco, e Riccardo Zaccaria, del Coordinamento provinciale Usb Torino dei vigili del fuoco, in divisa al corteo No Tav oggi a Torino. “Siamo qui in duplice veste – aggiungono – come pompieri e come cittadini, perché condividiamo le ragioni della protesta: la Tav è un’opera inutile e dannosa per il territorio”.

È ricomparsa intanto questa mattina, sulle pendici del monte Musinè, all’imbocco della Valle di Susa, la scritta “Tav=mafia” che, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, qualcuno, probabilmente riconducibile al movimento ‘Sì Tav’, aveva parzialmente rimosso. Lo slogan, visibile a chilometri di distanza da chi attraversa la bassa valle, era stato realizzato con grandi teli bianchi. “Era già capitato in passato che qualcuno la rimuovesse – avevano commentato, negli scorsi giorni, alcuni attivisti No Tav – Questa volta si tratta evidentemente di una provocazione in vista del corteo dell’8 dicembre”.

No Tav: a Torino giornata di mobilitazione contro l’alta velocità

https://tg24.sky.it/torino/2018/12/08/manifestazione-no-tav-8-dicembre.html

A Torino manifestazione No Tav contro l’alta velocità. Secondo gli organizzatori 70 mila persone in piazza. Ricomparsa sulle pendici del monte Musinè la scritta ‘Tav=mafia’

SKY TG 24

È partito da piazza Statuto a Torino il corteo No Tav di sabato 8 dicembre, giorno della mobilitazione contro l’alta velocità. “C’eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav” è lo striscione che apre la manifestazione. Dietro le ‘partigiane della terra e del futuro”, le donne No Tav che indossano un cappello di carta, di colore azzurro, con la scritta “meglio montagnina che madamin”. Poi gli studenti e i rappresentanti di numerosi comitati contro le grandi opere. “Oggi è la giornata dell’orgoglio no Tav, di un grande popolo che non si è mai fatto intimidire”, dice uno speaker.

No Tav: “Nostro più grande corteo di sempre”

Numerose le bandiere del movimento No Tav, dei sindacati di base, dei partiti di estrema sinistra Potere al Popolo e Sinistra anticapitalista. In piazza sono presenti anche esponenti dei centri sociali antagonisti torinesi e un gruppetto di una quindicina di gilet jaune dalla Valle francese della Maurienne. “Mentre la coda del corteo non ha ancora lasciato piazza Statuto, possiamo già dire che siamo 70.000 e faremo i conti finali in piazza Castello”, afferma in una nota il movimento No Tav. “È il più grande corteo No Tav di sempre”, sostengono gli oppositori alla Torino-Lione su notav.info, il sito internet di riferimento del movimento che si oppone alla nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità.

Madamine su piazza No Tav: “Rispetto per opinioni altrui”

“Ci sono momenti per scendere in campo e momenti per riflettere. Oggi lasciamo che siano altri a contarsi in piazza”. Così le ‘madamin’ promotrici della manifestazione sì Tav dello scorso 10 novembre. “Nel giorno delle manifestazioni di Roma e di Torino, da parte di persone con idee diverse dalle nostre, ribadiamo il nostro rispetto per le opinioni altrui – aggiungono su Facebook – e per le istituzioni democratiche che ne consentono l’espressione”. In una nota Silvio Viale, esponente radicale di Più Europa, ridimensiona i numeri della manifestazione: “E’ un flop. Invece dei 70mila annunciati, sono meno di 10mila intruppati nei 400 metri tra piazza XVIII dicembre e piazza Statuto. Forse oggi capiranno che la lotta No Tav contro il futuro è giunta all’ultima spiaggia, nonostante i rinforzi da mezza Italia”.

Ricomparsa la scritta ‘Tav=mafia’ sul monte Musinè

La scritta ‘Tav=mafia’ è ricomparsa sulle pendici del monte Musinè, all’imbocco della Valle di Susa, dopo che nella notte tra il 4 e il 5 dicembre era stata parzialmente rimossa. La frase, visibile a chilometri di distanza da chi attraversa la bassa valle, era stata scritta su grossi teli bianchi. “Era già capitato in passato che qualcuno la rimuovesse – avevano affermato nei giorni scorsi alcuni esponenti No Tav -, ma questa volta si tratta evidentemente di una provocazione in vista del corteo dell’8 dicembre”.

Beppe Grillo contestato da un giovane a Roma

Ospite alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria”Più Libri Più Liberi”, che si tiene a Roma alla Nuvola dell’Eur, Beppe Grillo è stato avvicinato da un ragazzo che lo ha “rimproverato” per aver consentito al Movimento di “tradire” la causa “No Tav”. Grillo ha chiesto di parlare con il ragazzo in privato in uno stand. Il giovane al termine del colloquio ha dichiarato: “Mi ha detto che la Tav non si fa! C’è gente, non io, che lo ha votato per questo, non si può tradire!”. Dopo la presentazione del libro Grillo ha improvvisato un breve show in cui ha affermato: “Ci dovremmo vedere con questi costruttori che stanno lì a protestare perché il loro progresso è il cemento? Se gli togli il calcestruzzo non hanno un’idea neanche a morire. 15 anni fa Fiat e µnsaldo facevano i treni più veloci del mondo. Poi sono arrivati questi del cemento e hanno tolto una tecnologia meravigliosa per far andare i treni alla stessa velocità a cui andavano prima”.

No Tav, l’8 dicembre manifestiamo contro il nulla

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/12/07/no-tav-l8-dicembre-manifestiamo-contro-il-nulla/4812696/

No Tav, l’8 dicembre manifestiamo contro il nulla

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Ambientalista e avvocato

Ho partecipato a tante manifestazioni No Tav, ma non ricordo l’ultima. In effetti sono alcuni anni che non sono della partita, ma non perché non ci creda più, tutt’altro. Solo perché sto troppo male a vedere la montagna stuprata da un macchinario infernale indegnamente definito “talpa”. Per cosa poi? Per il nulla. Nulla che giustifichi l’opera. Per un’opera che non esiste.

Come diceva il collettivo Wu Ming: “Le grandi opere servono solo a chi le costruisce, l’importante è far girare avanti e indietro i camion del movimento terra e far girare le betoniere, come spiedi su un fuoco spento. Farle girare a ogni costo. Tanto, mentre i profitti sono privati, le perdite le paghiamo tutti. Un capitalismo morto-che-cammina, con la carne che si disfa, simile a fanghiglia, e un tanfo di marciume che si sente da lontano, ma tutti lo respirano facendo gli gnorri”.

Torino, donne No Tav in piazza. La sindaca di San Didero: “Italia cade a pezzi. Operazione devastante”

Un nulla ma ben militarizzato. Un nulla che ha compattato la sinistra e la destra in questi decenni. Un nulla che ha visto i mass media lodare l’opera che toglierà Torino dall’isolamento, che porterà benessere, che farà aumentare il Pil, che blablabla. Un nulla che ha smascherato il vero volto di tanti, troppi giornalisti che all’epoca del Movimento avremmo definito “servi del potere”. Quel nulla conclamato delle madamin paladine Sì Tav, con la loro frase esemplare: “posso assolutamente dire che non siamo, né io né le altre organizzatrici, competenti per poter entrare nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell’opera”. Un nulla però enorme, ricco e potente, un Golia contro cui in questi anni ha combattuto Davide: alcune migliaia di persone della Valle e non, che proprio non ci stanno a veder realizzata una minima parte di quel corridoio 5 che non esiste. Esattamente come il nulla.

nulla

Sabato ci sarò anch’io in piazza, a manifestare contro il nulla. So già che incontrerò tante facce note, un po’ invecchiate, e molte facce nuove. Alcuni che non erano neppure ancora nati quando già si parlava del nulla. Tutti contro il nulla. Come se si fosse dentro La storia infinita, convinti che la vicenda finisca bene come finisce lì.

L’8 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO TAV, PER IL CLIMA E LA DECRESCITA FELICE

http://www.decrescitafelice.it/2018/11/l8-dicembre-in-piazza-contro-il-tav-per-il-clima-e-la-decrescita-felice/

La linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione è l’emblema delle le grandi opere inutili e dannose che devastano il mondo. Un’opera segnata ormai da una clamorosa mole di documenti e dati che ne dimostrano l’assoluta inutilità e l’enorme danno ambientale e sociale. Basata su previsioni di traffico assolutamente divergenti dalle tendenze riscontrate nella realtà e progettata prima per persone, poi ripensata per merci.

Perché allora costruirla?

La manifestazione “Si TAV” del 10 novembre a Torino è stata voluta e promossa da un cartello di interessi politici ed economici variegato ed alquanto inquietante. Non ha proposto nessun nuovo contributo documentale o tecnico a supporto dell’opera, dato che, per stessa ammissione delle organizzatrici, non vi era grande interesse ad essere competenti in materia: “Non ne sappiamo niente di trasporti – va fatta perché….va fatta’ è stata la dichiarazione quasi letterale di una di loro” .

Ed ecco che allora bisogna “fare per fare”, perché bisogna crescere – investire miliardi in un tunnel che quasi nessuno utilizzerà è più importante dello spreco di denaro, è più importante del disastro ambientale, è più importante dello stravolgimento della vita di una comunità. Questo perché siamo accecati dalla speranza di una crescita che non averrà mai.

Più che una manifestazione, quella del 10 Novembre è stata l’ingenua espressione di una profonda paura dei tanti cambiamenti che accompagnano la fine di un’epoca, un attaccamento irrazionale ad un modello ideologico morente. Potremmo quasi definirla una sorta di “crisi d’astinenza da crescita”.

Il distruttivo modello basato sulla ideologia di una crescita infinita e a “qualsiasi costo” su di un pianeta finito, ha dominato l’immaginario collettivo degli ultimi due secoli, ed ora, dopo aver fallito tutte le sue promesse di prosperità e benessere, sta collassando sotto il peso della propria insostenibilità trascinando con sè l’intera biosfera. Siamo circondati dai disastri ecologici e sociali prodotti da questo modello: cambiamenti climatici, rialzo della temperature, innalzamento del livello dei mari, inquinamento di acqua, aria e suolo, migrazioni di massa ed esclusione sociale crescente. Insieme stiamo concorrendo alla distruzione delle condizioni che permettono la vita della specie umana sulla Terra.

Eppure c’è qualcuno che sembra ignorare tutto questo: il grado di distanza della piazza “Si TAV” dalla realtà si è palesato nelle dichiarazioni di una delle organizzatrici sulla decrescita felice.

Chiunque cerchi di proporre un paradigma culturale diverso, più sostenibile e che aspiri ad un maggior benessere per tutti, viene scimmiottato, travisato, percepito come forma di disturbo o addirittura di “minaccia” dimostrando l’assoluta cecità a ciò che sta avvenendo nel mondo.

Per questo l’ 8 Dicembre saremo in piazza a Torino.

Il Movimento per la Decrescita Felice aderisce pienamente alla manifestazione NO TAV e invita tutte e tutti a presentarsi in Piazza Statuto a Torino l’8 Dicembre alle ore 14.00 saremo in piazza per affermare la necessità di un paradigma diverso da quello delle grandi opere inutili e dannose.

Saremo in piazza per ribadire la nostra vicinanza alla lotta NO TAV e alla Val Susa, nella quale si è creata una comunità che ama il suo territorio senza escludere, che ha rafforzato i suoi legami con la natura e tra le persone e ha iniziato a costruire concretamente un’economia diversa: compatibile con l’ambiente, solidale ed equa.

Saremo in piazza come azione di lotta ai cambiamenti climatici, perché dal 3 al 24 Dicembre a Katowice in Polonia, si terrà la COP 24 nella quale i capi di governo di tutto il mondo si riuniranno per concordare delle strategie per la riduzione di produzione di CO2. Saremo in piazza per far sentire la nostra voce, per ricordargli che non c’è più tempo! Che abbiamo bisogno di una strategia a emissioni zero ora!

Saremo in piazza perché questo è decrescita: non rinuncia, ma la costruzione collaborativa e partecipata di alternative sul territorio.

Saremo in piazza per iniziare un percorso di cambiamento, per un Mondo nel quale diminuiscano globalmente produzione e consumi di materie prime ed energia, si riducano quindi emissioni e i rifiuti; ridisegnando allo stesso tempo i rapporti sociali di comunità, per una vita più equa, solidale e felice.

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Tav, la pasionaria del no: “Quel treno è pornografia. Paghino gli industriali”

REPORTERS
 
Doriana Tassotti: “Progetto inutile: i convogli merci e passeggeri viaggiano vuoti
 

INTERVISTA

«Guardi, per me, per noi che siamo contro quest’opera, il Tav è soltanto pornografia. Di fronte ai disastri del Paese, davanti a ponti che crollano,a scuole che cadono a pezzi, sentire parlare di un treno che costa miliardi, è inaccettabile». Doriana Tassotti, è dal 2005 che indossa la bandiera la No Tav. Insegnante di inglese in un liceo, valsusina da sempre, la causa l’ha abbracciata ormai 13 anni fa. E dice. «Davanti ad una situazione di questo tipo non essere contro il supertreno è da irresponsabili».

Andiamo con ordine. Parliamo di crescita del Paese. Lei non crede che questo collegamento sarebbe utile all’economia del territorio?

«Sa a chi sarebbe utile?A chi vuole guadagnarci. Se agli industriali quest’opera piace così tanto, perchè non tirano fuori loro i soldi e se la fanno da soli? Io questo non l’ho sentito l’altro giorno alla super riunione delle Ogr».
Ma del Piemonte isolato non gliene importa nulla?
«Questa è una storia finta, che piace soltanto a Chiamparino. Tav non sarebbe un treno passeggeri. E noi che vediamo ogni giorno passare decine di convogli verso la Francia, sia merci che passeggeri, sappiano benissimo che passano mezzi vuoti. Usino quei denari per sistemare i convogli dei pendolari. Non per un’opera inutile». 
Ma questi sono slogan…
«No, questa non è ideologia, sono dati di fatto. Sono anni che studiamo le carte. Che ci confrontiamo con studiosi, che lavoriamo sulla Tav. Ideologia e slogan sono quelli di chi sostiene che questa linea è fondamentale per un ipoteco sviluppo».
E non crede che la lina servirebbe come volano per l’economia?
«Guardi, noi non siamo contro le infrastrutture, ma quelle utili. Per questo diciamo che l’economia si rilancia con tante piccole opere sul territorio. Se ci sono questi soldi, perché dobbiamo metterli su un treno? Andiamo a sistemare quelle infrastrutture che cadono a pezzi. La verità è che con quei denari si arricchirà soltanto qualcuno e non si fa nulla ci davvero utile per la gente». 
Secondo lei il Paese è favorevole alla Tav?
«Il Paese va dove lo si vuole far andare. Io sono contro un referendum. Perchè la gente voterebbe da disinformata. Gli fanno credere altre cose mentre quest’opera porterà soltanto devastazione e sperpero di soldi».
Ma in valle è stato eletto un senatore della Lega che è tutt’altro che contro la Tav. Come se lo spiega?
«Con il fatto che molti No Tav neanche vanno più a votare. Lo diciamo da sempre: non ci sono governi amici. Questo forse ha qualche interesse in più verso di noi».
Quindi lei spera che l’analisi costi-benefici blocchi il progetto?
«Io spero che si investa sui progetti importanti. E poi: in trent’anni di lotta, siamo riusciti sempre a rallentare la macchina. A metter sabbia negli ingranaggi. Qualcosa vorrà pur dire. Noi non ci arrendiamo». 

INTERVISTA AD ANTONIO FERRENTINO SUL TAV.

https://inarchpiemonte.it/intervista-ad-antonio-ferrentino-sul-tav/?fbclid=IwAR2WOOXdq9XOUY-mAzuSU2C-wwO2Yh2NtQwn8WX_y_JprMwLyHE439g7DFY

Intervista ad Antonio Ferrentino sul TAV.

Antonio Ferrentino, Lei inizialmente non era persona che poteva annoverarsi fra i sostenitori dell’opera, anzi. Che cosa le ha fatto cambiare idea?

Il collegamento ferroviario Torino – Lione è nato in modo pessimo agli inizi degli anni novanta, con un totale disinteresse per il nostro territorio. Un progetto in sinistra orografica della Dora che avrebbe prodotto un impatto insopportabile sul territorio, era pensato per raggiungere direttamente Milano, la Lombardia e così avrebbe marginalizzato totalmente Torino e il Piemonte e condannato definitivamente lo scalo di Orbassano.

Un territorio di solo transito quindi e perciò che accadde?

Il territorio e le istituzioni si mobilitarono e si arrivo così ai gravi scontri di Venaus, l’8 dicembre 2005, la data che invece i NO Tav di oggi celebrano. Il Governo comprese l’errore e cancellò il progetto già approvato al CIPE condividendo l’idea di attivare un tavolo tecnico con esperti di tutte le parti coinvolte. Fu la nascita dell’Osservatorio tecnico in contrapposizione al becero falso decisionismo della Legge obiettivo.

Quali erano i compiti affidati all’Osservatorio e chi vi partecipava?

L’Osservatorio era ed è un organo tecnico istituto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ne fanno parte i tecnici dei comuni della Valle di Susa e della cintura ovest e sud di Torino, della provincia/città metropolitana, dei diversi settori regionali (ambiente, urbanistica, trasporti…), dell’Arpa Piemonte, dell’Asl, della Città di Torino, dei ministeri coinvolti (Ambiente, trasporti). Era Presieduto da Mario Virano ed oggi da Paolo Foietta, la nomina spetta al Presidente della Repubblica su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Normalmente, ancora oggi,  si riunisce a cadenza settimanale presso la prefettura di Torino.

Il compito dell’Osservatorio è di individuare una metodologia di lavoro, che prevede il coinvolgimento dei rappresentanti territoriali nella costruzione del processo decisionale, per il miglior progetto possibile con le ricadute di sistema per l’area coinvolta.

Per i territori sono disponibili per interventi diretti, quelli definiti dalla legge come “opere compensative”, con risorse pari al 5% del finanziamento nazionale quindi valgono una cifra di circa 130 milioni di euro. Ripeto sono opere che non riguardano i lavori della TAV ma diretti a finanziare opere sul territorio, dall’assetto idrogeologico agli interventi sui nuclei abitati, alle attività produttive. Ovviamente le risorse sono di accompagnamento ai lotti di lavoro dell’opera e sono disponibili solo se l’opera viene eseguita.
Dopo ca 70 riunioni l’osservatorio decise di organizzare un momento seminariale, un focus sul lavoro svolto e optò per una due giorni nella struttura di Pra Catinat, lontani da condizionamenti dei media e degli amministratori.

A quale scopo?

Si doveva dare una svolta al lavoro dell’Osservatorio, dare un esito a quella lunga sequenza di riunioni e trovare un punto di accordo che fosse soddisfacente per tutti sul quale basare i passaggi futuri del lavoro. Una full immersion di due giorni senza distrazioni, altri impegni, orari, era l’unico modo per farlo, le premesse c’erano ma accorreva tirare le fila con un documento che sottoscrivesse gli impegni sul pano politico/tecnico.
Allora ero Sindaco e Presidente della Comunità Montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia, con altri 6/7 Sindaci della Valle e della cintura torinese aspettavamo, il secondo giorno, che i due tecnici che ci rappresentavano nell’Osservatorio, Ing. De Bernardi e Ing. Tartaglia, venissero a riferirci sull’andamento dei lavori. Ho questo ricordo preciso, ci raggiunsero mentre eravamo a pranzo in una trattoria ad Usseaux ed iniziarono ad illustrarci il lavoro, facemmo alcuni interventi nel testo, precisazioni, limature come si dice in gergo, ma nella sostanza condividemmo il testo dell’accordo, demmo il nostro assenso.

Un buon risultato dunque da parte di chi, voi stessi, individuava forti criticità nel progetto dell’opera e sino a quel momento si opponeva. È così?

Direi di sì, tanto che si arrivò presto a concludere. Il 29 giugno 2008, in Prefettura a Torino, venne organizzata una conferenza stampa per illustrare il testo dell’accordo approvato dai Sindaci che lo salutarono anche con un applauso convinto e liberatorio. Intervenendo a nome dei Sindaci chiarii che non vi era un accordo sul nuovo tracciato (al quale avrebbe dovuto lavorare l’Osservatorio) ma un accordo politico sul percorso sancito dal documento condiviso di Pra Catinat.

Tutto bene quindi ma allora perchè ancora oggi siamo in questa situazione a dieci anni di distanza?

Il giorno dopo, l’ala oltranzista del movimento No Tav, al posto di condividere l’accordo ed iniziare a lavorare sul nuovo tracciato, cominciò a fare pressioni sui Sindaci ed iniziarono i distinguo, ci furono prese di distanza con la motivazione, molto sibillina, che si trattava di un accordo tecnico che non impegnava i consigli comunali e i Sindaci. Questo non corrispondeva assolutamente al vero perché almeno i Sindaci che come ho raccontato erano presenti in trattoria a Usseaux avevano dato il loro assenso all’accordo, anzi per la precisione fu proprio uno dei Sindaci a scrivere le condizioni per il si dei tecnici usando un tovagliolo di carta del locale.

Potrebbe essere un reperto storico, lo avete conservato?

Bisognerebbe chiederlo agli ingegneri, loro si portarono via gli appunti.  

Era una battuta ovviamente, però ora saremmo curiosi di chiederlo a De Bernardi e Tartaglia. Ma come andò a finire?

L’Osservatorio riprese i lavori ma alcuni Sindaci continuarono a non riconoscere quell’accordo che è stato e rimane una pietra miliare in questa vicenda. Accettava la realizzazione per fasi e poneva attenzione al territorio e alla richiesta di utilizzare la linea attuale assolutamente non in grado di fornire risposte esaustive per il traffico misto previsto(merci, alta velocità, regionali).
Quello di Pra Catinat fu un ottimo risultato, che l’intero movimento avrebbe dovuto riconoscere.
In quei giorni tutti i riferimenti istituzionali (Sindaco di Torino, Presidente di Provincia e Regione, Presidente dell’Osservatorio) hanno dovuto riconoscere che l’opposizione territoriale aveva ragioni fondate e attraverso la discussione si è evitato un progetto, quello sulla sinistra orografica della Dora assolutamente sbagliato.
L’attuale cantiere e il nuovo progetto sono il risultato di quell’accordo e questa è la risposta alla prima domanda, attraverso la discussione ed anche l’opposizione, il territorio attraversato dalla linea Torino/Lione ha trovato un punto di equilibrio positivo.

Per questo oggi sono favorevole alla realizzazione dell’opera.

Le vogliamo fare ancora una domanda. Il Suo racconto è chiaro e convincente, tuttavia ancora oggi movimenti di opposizione ci sono e conducono ancora una battaglia contro l’opera. La sensazione che abbiamo in questo periodo che la discussione si è riaccesa è che ci sia una contrapposizione anche sui dati e sulla loro veridicità. IN/Arch perciò ha immaginato di mutuare qui a Torino un’esperienza che i francesi hanno realizzato in relazione alla stessa opera. A Modane, come certamente sa, c’è un centro di documentazione sulla Totino/Lione dove chiunque può conoscere il progetto ed approfondirne la conoscenza, IN/Arch propone di fare un centro analogo anche qui a Torino, lei che ne pensa? Non crede che possa contribuire a mitigare la tensione sociale?

Un centro di documentazione sul collegamento ferroviario misto (merci, TAV, regionale), sul modello francese di Modane, è stato preso in esame più volte e sempre accantonato per ragioni di ordine pubblico. La prefettura deve già gestire il cantiere di Chiomonte come se fosse un sito militare strategico e non un normalissimo cantiere ferroviario, l’ipotesi di dover proteggere un secondo punto sensibile in prossimità del cantiere ha sempre allontanato la sua realizzazione.

Lo stesso progetto è stato modificato evitando, al momento, un secondo cantiere a Susa e allargando l’area di Chiomonte proprio per evitare un secondo sito da proteggere.

L’ipotesi di realizzare il centro di documentazione a Torino potrebbe avere una diversa valenza. Forse adesso si può prendere seriamente in esame la proposta che IN/Arch ha fatto.

Nella foto una vista della Val di Susa dalla Sacra di San Michele.

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Antonio Ferrentino

Nato a Nocera Inferiore (SA) e residente dal 1976 a Sant’Antonino di Susa. Dal 1976 insegna Elettrotecnica presso vari istituti tecnici e ora presso l’Istituto Professionale di Stato per l’industria e L’Artigianato “Galileo Ferraris” a Torino. E’ stato Sindaco del Comune di Sant’Antonino di Susa e nel 2009 è stato eletto Consigliere Provinciale. Dal 2005 al 2008 è stato Presidente del distretto industriale della meccanica Pianezza-Pinerolo e dal 1995 ad oggi presta servizio nella giunta dell’Unione Comuni Montani (UNCEM), nel direttivo dell’Unione Province Italiane (UPI), come componente dell’ufficio di presidenza del C.A.L. (Consiglio Autonomie Locali) e della Lega Autonomie Locali.