Chaouki, figuraccia: l’icona dei diritti ai migranti non paga i contributi all’assistente

chaoukiL’assistente è una donna, magari non è dovuto secondo certe culture, per fortuna che la Boschi lotta per la parità di stipendio tra calciatori e calciatrici. Il deputato Chaouki si batte per i diritti dei migranti, mica delle donne.

Diritti un tanto al chilo. Roba da non farsi vedere in giro per Chaouki. Ma come. È il paladino dei diritti ai musulmani, l’icona dell’accoglienza. Si batte per l’equiparazione dei diritti tra italiani e stranieri e il Pd lo manda nei talk-show per questo. Lui entra in rotta di collisione con tutti con il suo buonismo che cozza contra le più elementari ragioni di buon senso. Diritti? ma quali diritti? Per gli immigrati, certo, ma per la sua ssistente parlamentare no.  Figuraccia del deputato Pd, Khalid Chaouki, che da cinque anni non versa un euro di contributi alla sua assistente parlamentare, totalizzando la cifra di 12.500 euro. I diritti per Chaouki vanno a corrente alternata. La doppia morale personificata. L’ipocrisia allo stato puro.
Chaouki ha pure il coraggio di scioperare per lo Ius soli
Secondo Il Fatto Quotidiano che ha reso nota l’imbarazzante e squallida vicenda, Chaouki – che tra l’altro mantiene le questioni di forma aderendo allo sciopero della fame per lo Ius soli – appena eletto ha assunto una collaboratrice parlamentare. E nonostante le ripetute richieste di regolarizzazione, per cinque anni non ha pagato niente alla previdenza. È stato allora trascinato in tribunale dalla donna. Ma Chaouki non ha neanche avuto il buon gusto  presentarsi ed  è stato dichiarato contumace, si legge nella ricostruzione del Fatto.
Da Chaouki neanche la tredicesima
«Dopo due anni di contratti co.co.pro, Chaouki ha assunto la donna a tempo indeterminato, beneficiando degli incentivi previdenziali previsti dal Jobs act. Quando ha capito che questi non coprivano tutti gli oneri con l’Inps, e che avrebbe dovuto sborsare i soldi di tasca propria, ha deciso di non pagare». Altra sorpresa,  Chaouki è stato infatti citato in giudizio per non aver pagato nenache la 13esima alla donna, denaro che le era dovuto sulla base del nuovo contratto stipulato dopo l’entrata in vigore del Jobs act. Destinatario di un decreto ingiuntivo del giudice, il deputato ha pagato. Rimane però ancora l’arretrato dei contributi previdenziali.