La guerra di Hezbollah in Siria

Hezbollah siriaNel sanguinoso groviglio della guerra civile che da oltre cinque anni sconvolge la Siria, l’organizzazione militante libanese di Hezbollah è riuscita progressivamente a ritagliarsi un ruolo importante. Il “Partito di Dio” guidato da Hassan Nasrallah ha infatti intensificato nel corso dei mesi una presenza attiva sul campo dispiegata a partire dalla seconda metà del 2012 nell’ambito della coalizione sciita, diretta conseguenza del supporto accordato al governo di Damasco e al suo alleato iraniano sin dall’inizio delle ostilità.
Hezbollah ha mantenuto costantemente dispiegata una forza militare compresa tra i 6000 e gli 8000 uomini nel governatorato di Rif Dimashq, prossimo ai confini con il Libano, che è stata coinvolta in sanguinose battaglie come quella del distretto di Al Qusayr nel 2013, nel corso della quale il “Partito di Dio” ha patito oltre 140 perdite. Ulteriori uomini sono stati garantiti in supporto alle forze lealiste ed iraniane schierate nel Nord della Siria ed impegnate nella battaglia di Aleppo.
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Le forze di Hezbollah sono state addestrate ed armate dalle Guardie della Rivoluzione iraniane e irreggimentate in strutture tattiche più all’avanguardia rispetto al passato grazie all’operato di comandati delle forze della Repubblica Islamica come Qasem Soleimani, che ha inquadrato più volte i combattenti libanesi nella sua Quds Force.
Nel corso della sua partecipazione al conflitto, Hezbollah ha pagato un sanguinoso tributo di sangue: il corrispondente dell’agenzia Reuters Luke Baker ha riferito infatti che gli uomini del “Partito di Dio” uccisi in Siria sarebbero stati oltre 1600. Numerosi importanti comandanti del gruppo hanno perso la vita nel corso delle operazioni: tra questi si segnalano Samir Kuntar, comandante di etnia drusa ucciso a Damasco nel dicembre 2015, che Hezbollah accusa esser stato vittima di un raid israeliano, e il leader militare Mustafa Badreddine, vittima di un raid di artiglieria dei ribelli nei pressi dell’aeroporto della capitale siriana lo scorso 14 maggio.
Le cifre riguardanti gli effettivi dispiegati e le perdite patite da Hezbollah in Siria vanno confrontate con quelle concernenti l’organizzazione nel suo complesso, i cui militati ammontano complessivamente a circa 45.000 unità; inoltre, buona parte delle truppe dispiegate nel teatro siriano sono state selezionate tra le unità più efficienti ed organizzate di Hezbollah, ed affiancate da unità costituite da combattenti meno addestrati inviati in Siria per compiere il servizio del murabata, ovverosia l’obbligo per ogni militante del “Partito di Dio” di trascorrere almeno quindici giorni all’anno su un fronte di combattimento.
La partecipazione alla guerra civile in Siria ha sinora portato Hezbollah ad impegnarsi nello sforzo militare di maggior ampiezza della sua storia; i risultati sinora ottenuti sono stati in ogni caso significativi e numerosi analisti e studiosi di geopolitica si sono interrogati sulle conseguenze di lungo termine che la campagna in supporto del Presidente siriano Bashar Al Assad produrrà sul “Partito di Dio”.
Ampio e degno di nota è senz’altro il resoconto di Nadav Pollak, fellow al Washington Institute for Near East Policy (WINEP). Egli ha descritto dettagliatamente come la campagna siriana abbia portato all’evoluzione della tattica militare di Hezbollah, sino a pochi anni fa incentrata essenzialmente sulla dottrina del muquawa (“resistenza”) applicata nel corso dei passati conflitti contro Israele e basata su tattiche di guerriglia e su azioni “mordi e fuggi” condotte con il supporto di batterie di obici mobili. Più volte le forze di Hezbollah hanno combattuto a viso aperto sul terreno, dimostrando un’elevata capacità di integrazione con le truppe siriane ed iraniane e acquisendo rapidamente dimestichezza con la coordinazione degli attacchi terrestri coi raid delle forze aeree russe. La qualità del braccio armato del “Partito di Dio” come forza combattente è complessivamente migliorata, e come sottolineato da Pollak ciò non è sfuggito ai vertici militari israeliani, che riconoscono in Hezbollah uno dei principali nemici strategici di Tel Aviv nella regione.
I risultati politici conseguiti da Hezbollah negli ultimi anni sono degni di nota, seppure contraddittori. Di certo vi è un dato di primaria importanza: il coinvolgimento nella guerra civile siriana ha indotto un salto di qualità nelle prospettive geopolitiche di Hezbollah, passato in pochi anni dallo status di organizzazione militante di natura paramilitare a quello di gruppo rodato e temprato da esperienze sul campo, nonché al tempo stesso forte del supporto di un attore regionale dinamico come l’Iran e del sostegno diretto della Russia alla coalizione in cui esso è inquadrato.
Pollak ritiene notevole la capacità dimostrata da Hezbollah nel ritagliarsi una sua specifica nicchia di interessi e nel proteggerli in maniera prolungata, e sostiene che il supporto accordato ad Assad abbia messo al sicuro per gli anni a venire la continuità del sostegno iraniano all’organizzazione.
Il coinvolgimento di Hezbollah nella lotta del fronte sciita in Siria, inoltre, ha pagato lauti dividendi sul piano interno al Libano. Le dichiarazioni di sostegno al governo e al popolo siriano pronunciate dal Sayyid Nasrallah hanno infatti sottointeso in continuazione un messaggio implicito diretto ai cittadini libanesi: l’impegno di prima linea di Hezbollah in Siria è stato presentato come un coinvolgimento necessario a tenere la guerra lontana dal Libano, oggetto nel corso degli anni di diversi scontri dovuti a sconfinamenti da parte di unità dello Stato islamico o del gruppo Al Nusra. L’esercito regolare libanese e gli uomini di Hezbollah hanno collaborato per eliminare le enclave jihadiste costituitesi all’interno del Paese, e Nasrallah ha pubblicamente dichiarato la volontà di Hezbollah di procedere al completo debellamento del sedicente Califfato in un infuocato discorso trasmesso dalla televisione libanese l’11 giugno 2015.
Al tempo stesso, tuttavia, non mancano criticità di primo piano connesse al coinvolgimento crescente di Hezbollah in Siria: innanzitutto, esiste il rischio che sul lungo periodo l’elevato guadagno in termini di consensi e popolarità conquistato dal “Partito di Dio” per il suo forte impegno contro le organizzazioni terroristiche possa venire eroso dall’insorgenza di un sentimento di stanchezza dovuto al prolungarsi del conflitto, all’aumento dei costi umani ed economici dell’intervento in Siria e alla perdita del supporto della popolazione civile causato dalla diminuzione degli interventi “sociali” di Hezbollah. Non bisogna infatti dimenticare come la piattaforma di consenso del “Partito di Dio” sia stata edificata grazie alla capacità dimostrata dal gruppo nel sopperire alle carenze dell’autorità centrale libanese operando un programma di assistenza sociale ed economica oltre che di protezione militare alle comunità, soprattutto sciite, del Libano sud-orientale.
Un’ulteriore problematica concerne le reali capacità di Hezbollah di sostenere il ruolo geopolitico di maggior rilievo che sta arrivando progressivamente a ricoprire negli anni a venire: il complesso sistema di relazioni internazionali del “Partito di Dio”, in un contesto frammentato come quello del Medio Oriente contemporaneo, non aiuta certamente a fare chiarezza. Se infatti Stati Uniti, Israele, Canada, Francia, Paesi Bassi, Australia e la Lega Araba riconoscono Hezbollah come un’organizzazione terroristica a tutti gli effetti, la Russia ha dimostrato tanto sotto il profilo diplomatico quanto sul piano operativo di riconoscere un legittimo interlocutore nella formazione guidata da Hassan Nasrallah, mentre la Cina, pur non sbilanciandosi né in un senso né nell’altro, mantiene contatti formali attraverso il corpo diplomatico in Libano. Allo stato attuale delle cose, la rilevanza strategica nello scenario internazionale di Hezbollah è superiore a quella delle legittime istituzioni libanesi, ma ciò è legato all’andamento del conflitto siriano e all’elevata variabilità della geometria delle alleanze, che favorisce un sistema “liquido” e offre spazi di manovra a organizzazioni parastatali come Hezbollah.
Il “Partito di Dio” si trova dunque nella condizione di dover gestire in maniera equilibrata i cospicui risultati di portata organizzativa, politica e strategica conseguiti nel corso dell’intervento diretto in Siria in supporto alle forze lealiste. Sul lungo periodo, sarà probabilmente l’andamento del conflitto nei prossimi mesi a determinare le capacità di capitalizzazione di Hezbollah: la tenuta della posizione peculiare che il gruppo è venuto a occupare, infatti, sarà sicuramente connessa alla capacità della coalizione sciita di sfruttare a proprio vantaggio l’inerzia favorevole venutasi a creare nel teatro bellico siriano e di addivenire a una conclusione favorevole del conflitto. La partita successiva riguarderà il Libano: Hezbollah dovrà essere in grado di adattare la sua mutata struttura al nuovo contesto socio-politico interno, contribuendo a garantire stabilità a una nazione travagliata continuando a lavorare sulla sintonia col governo centrale di Beirut sviluppatasi a partire dal comune impegno nel contrasto alle infiltrazioni jihadiste avviato nel 2014.
Fonte: Gli occhi della guerra
di Andrea Muratore – 11/01/2017

Russia: gli USA hanno utilizzato il Daesh e Al Nusra per rovesciare Al Assad

AL-Nura-terroristasTerroristi di Al Nusra
Gli USA volevano utilizzare i gruppi terroristi del Daesh e del Fronte Al Nusra per rovesciare il Governo siriano, come ha denunciato il cancelliere russo, Serguei Lavrov.
Ci sono molti esempi che dimostrano che gli statunitensi ed i loro alleati, furtivamente, cercavano di utilizzare il Fronte Al -Nusra e l’ISIS per debilitare e alla fine rovesciare il Governo del presidente Bashar Al-Assad “, lo ha dichiarato questo Martedì Lavrov, nella sua tradizionale conferenza stampa con cui apre il nuovo anno.
Allo stesso modo ha assicurato che, con modalità similari a quando sorse la rete terorristica di Al Qaeda – sorta quando gli statunitensi appoggiarono i combattenti estremisti nel 1980 contro l’antica Unione Sovietica (URSS)-, il gruppo terrorista dell’ISIS (Daesh in arabo) ha iniziato ad esistere dopo l’aggressione statunitense contro l’Iraq nel 2003.
Esattamente nello stesso modo, ha affermato Lavrov, il gruppo del Fronte Al Nusra (autodenominatosi Fronte Fath al-Sham ), che è uno dei rami di Al Qaeda, “adesso è diventato una delle bande terroriste più crudeli, spietate ed autori di atrocità contro la popolazione civile, cresciuto nel corso della crisi siriana grazie alle tonnellate di armi ricevute da USA ed Arabia Saudita.
Alla fine, il titolare della cancelleria russa ha concluso che dall’intervento, nel settembre del 2015, delle forze aereospaziali russe nel conflitto armato siriano- al contrario delle operazioni della denominata coalizione internazionale, diretta dagli USA-, Damasco non ha cessato di recuperare territorio e sconfiggere i gruppi armati appoggiati dall’estero, e la prova di quello è stata il recupero della città nordoccidentale di Aleppo dalle forze del Governo siriano.
Dal 2011 la Siria attraversa una turbolenta fase di conflitto segnata dalla presenza di gruppi terroristi appoggiati dall’estero con il fine di far cadere il Governo di Damasco. Il conflitto è stato tanto brutale e longevo che ha lasciato circa 400.000 morti ed il maggior esodo di rifugiati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Fonte: Hispan Tv – Gen 17, 2017
Fonte: Juan Manuel De Silva

Assordante! Il silenzio dei media europei sulla cattura degli ufficiali NATO in Siria

Mentre tutta l’attenzione dei media si è focalizzata sugli ultimi eventi luttuosi di Berlino, in Siria continuano le operazioni di evacuazione dei civili sotto la attenta sorveglianza delle forze siriane e russe.
I terroristi, ancora rimasti trincerati nella zona di Idlib, nei paesi di Al-Foua e Kefraya, hanno creato difficoltà e ritardato il passaggio degli autobus che traspotavano i civili, fra cui malati, feriti e le loro famiglie, lungo la strada che collega Idlib ad Aleppo, la città liberata dalle forze siriane.autobus-civili-siria
 
Ministero della Difesa: la Russia ad Aleppo ha fatto l’impossibile Risulta che otto autobus sono stati fermati mentre percorrevano la strada Al-Foua-Aleppo, a 50 chilometri dalla loro destinazione. I civili provengono tutti dalle zone a maggioranza sciita. Alcuni degli autobus sono arrivati ad Aleppo dopo 12 ore mentre di 5 di questi si sono perse le tracce.
In un altro avvenimento, le bande dei miliziani takfiri (i “ribelli moderati” secondo i media occidentali) hanno dato fuoco a molti autobus per impedire l’evacuazione dei civili dalla zona di Idlib. Dagli autobus i terroristi hanno prelevato gli autisi, fra i quali due feriti, e li hanno portati in destinazione ignota, come riferito dalla Mezza Luna siriana. Il governo siriano ha inviato altri autobus per sostituire quelli distrutti. Nostante questo, da Aleppo continua con successo l’evacuazione dei civili ed altri 15.500 sono stati evacuati da aleppo Est.
Gli episodi dell’incendio agli autobus e i colpi d’arma da fuoco sparati contro alcuni convogli, dimostrano comunque che il patto raggiunto di tregua con il Governo di Damasco, viene continuamente violato dagli stessi gruppi di miliziani che l’Occidente tende a proteggere.
Tutto il mainstream impegnato a falsificare Aleppo
Rimane un silenzio assordante da parte dei media occidentali e da quelli europei in particolare sulla cattura effettuata ad Aleppo Est di ufficiali della NATO e dei servizi di intelligence occidentali. Le autorità siriane, grazie a dati accurati, erano arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutti vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria detiene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata.
 
Si è saputo che sono numerosi gli agenti stranieri armati catturati dalle forze siriane e che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi. Gli ufficiali dei servizi segreti, tra cui statunitensi, erano rimasti intrappolati con i terroristi ad Aleppo, nella sala operativa segreta presente nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via al-Sharad, ad Aleppo est. Vedi: At Least 14 US Coalition Military Officers captured by Syrian Forces in East Aleppo Bunker Fra questi ufficiali catturati vi sono il capitano David Scott Weiner (USA special forces), il tenente David Shlomo Aram delle forze di Israele ed altri elementi di nazionalità saudita, turca, giordana e britannica i cui nomi sono stati pubblicati dall’autorità militare siriana.
La notizia della cattura è stata data dai media russi, iraniani, libanesi, argentini e di altri paesi ma è stata tenuta accuratamente occultata dai grandi media europei. Si nota ancora una volta l’effetto censura relativamente alle notizie “sgradite” al comando USA/NATO delle operazioni che avvengono in Siria.
 
Tutte le guerre illegali della Nato raccontate in un libro
Sarebbe interessante chiarire quale sia l’effettivo ruolo svolto dalla NATO nel conflitto in Siria, ruolo di cui i giornale e le TV occidentali non parlano ignorando completamente l’attiva partecipazione delle forze NATO che assistono sia come logistica che come intelligence i gruppi dei miliziani jihadisti in Siria.
Questo ruolo, inizialmente occultato, è divenuto evidente nel corso del tempo e con gli ultimi sviluppi riscontrati sul campo di battaglia. Si sa per certo che dalla base NATO in Turchia vengono trasmessi importanti dati di intelligence ai gruppi di comando dei terroristi e fra questi le coordinate degli obiettivi da colpire con l’artiglieria ed i missili di cui i miliziani dispongono.
Le comunicazioni sono state intercettate dall’intelligence russa che ha individuato le postazioni di comando dei terroristi fra cui erano mescolati alcuni ufficiali della NATO con compiti di comando e coordinamento. Risulta che i miliziani hanno persino utilizzato dei droni di fabbricazione USA che sono stati da loro inviati al di sopra delle linee dell’Esercito siriano e ritrovati in alcuni dei loro covi.
Siria, perché l’Occidente si schiera con i terroristi?
 
Importante il ruolo svolto dalla NATO per favorire le forniture di armi, munizionamento ed equipaggiamenti vari ai gruppi terorristi. Anche Israele ha fatto la sua parte, come dimostra i ritrovamento di molto materiale di fabbricazione israeliana nei covi dei terroristi. Molti di questi hanno ottenuto l’assistenza sanitaria delle autorità israeliane che hanno provveduto a prelevare i feriti ed a ricoverarli presso gli ospedali in Israele, nella regione contigua al Golan.
D’altra parte la struttura della NATO è sempre stata determinante nelle guerre scatenate dagli USA con pretesti vari, questo è avvenuto nella guerra dei Balcani, quella per deporre Milosevic e smembrare la ex Yugoslavia, lo stesso si è verificato nella Guerra in Iraq e di seguito con l’aggressione contro la Libia. Il conflitto in Siria, per sua natura un conflitto complesso dove operano una serie di forze che soltanto la capacità dei comandi NATO poteva coordinare sul terreno, essendo gli ufficiali dell’Alleanza Atlantica addestrati per coordinare un cumulo di forze complesse in un teatro difficile come quello siriano.
 
Stoltenberg spiega la reticenza della NATO nel conflitto siriano Questo spiega perchè siano stati individuati e catturati gli ufficiali della NATO (assieme a sauditi ed israeliani) in un bunker installato fra i quartieri est di Aleppo. Fonti militari russe danno per sicuro che si trattasse di un centro di comando che pilotava le operazioni, in collegamento con la base NATO di Smirne in Turchia. Risulta che nelle postazioni dei terroristi erano presenti armi ed equipaggiamenti elettronici molto sofisticati in grado di intercettare le comunicazioni ed individuare gli obiettivi da colpire e soltanto la tecnologia occidentale poteva fornire questo supporto ai terroristi. Tutte le evidenze dimostrano la stretta collaborazione delle potenze occidentali con i gruppi terroristi radicali come Al Nusra e gli altri che vengono utilizzati come una leva per destabilizzare i regimi da rovesciare per gli interessi geostrategici di Washington.
La mascheratura propagandistica dei “ribelli moderati” è miseramente caduta con l’assedio di Aleppo dove si è visto che tutti i vari gruppi di miliziani si trovavano sotto il comando della formazione di punta, quella del Fronte Al Nusra, anche se questa ultimamente ha cambiato la sua denominazione in Jabhat Fatah Al-Sham.
 Mogherini invita Paesi arabi a risolvere questioni e conflitti in Medio Oriente La Guerra in Siria è stata di fatto una continuazione delle guerre in Iraq ed in Libia, dove la strategia militare è cambiata  drasticamente nei 14 anni trascorsi dalla invasione del 2003, come lo stesso Pentagono ha reso manifesto. Oltre alle unità di intelligence, oggi le potenze occidentali (USA, Gran Bretagna e Francia) stanno mettendo sul terreno commandos di forze speciali che combattono senza distintivi e la cui presenza in Siria (come in Libia) è stata sistematicamente negata fino a poco tempo addietro.
Le spie e le forze irregolari che combattono senza distintivi nazionali, in forma occulta, non sono tutelate dalla Convenzione di Ginevra, secondo il diritto internazionale, motivo per cui non dovrebbero neppure essere considerati come prigionieri di guerra, ovvero potrebbero essere fucilati sul posto secondo le norme del Diritto Internazionale (le stesse applicate dalle forze USA nel corso dell’ultima guerra agli agenti infiltrati italiani della RSI, fucilati in quanto infiltrati dietro le linee nemiche). Senza contare le oltre 300.000 vittime assassinate dalle truppe mercenarie sostenute da USA ed Arabia Saudita in quanto sostenitori del Governo di Al Assad o civili inermi. Il Governo di Assad si sta comportando in maniera anche eccessivamente generosa con questi elementi per un eccesso di umanitarismo e per le insopportabili pressioni che stanno esercitando i paesi occidentali per salvaguardare la vita dei propri agenti e spie. A giudizio di chi ha subito la morte dei propri figli e parenti e le distruzioni provocate dalle loro azioni in Siria, costoro meriterebbero la fucilazione immediata. Fonte: Controinformazione.info L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.