Gli Usa riconoscono che il “fracking” causa terremoti

settembre 18  2014

UNO STUDIO PUBBLICATO DEL GEOLOGICAL SURVEY DEGLI STATI UNITI

Le acque reflue provenienti dalla fratturazione idraulica (fracking) e iniettate negli strati profondi della terra sono responsabili del forte aumento del numero di terremoti negli Stati Uniti, secondo uno studio pubblicato dagli scienziati del Geological Survey degli Stati Uniti.  Lo riporta Rt.
L’USGS ha studiato la frequenza dei terremoti nel bacino del Raton nel sud del Colorado e del New Mexico settentrionale, una regione “sismicamente tranquilla” prima del 1999, quando iniziò l’iniezione delle acque reflue nella zona. Un terremoto di magnitudo 5.3 che ha colpito in Colorado nel 2011 è stato probabilmente causato dall’iniezione di acque reflue per l’estrazione del gas naturale, secondo quanto sostenuto da quattro scienziati dell’USGS.
I geologi vedono un collegamento diretto tra l’iniezione di acqua e l’attività sismica. Ad esempio, mostrano che il tempo e il luogo della sismicità corrispondono alla sequenza documentata di iniezione delle acque residue nella zona.
Gli scienziati hanno detto che dal 2001-2013 ci sono stati 16 terremoti di magnitudo 3.8 o maggiore nel bacino del Raton. Durante i 30 anni precedenti  (1972 al 2001), l’area ha registrato solo un terremoto di tale entità.
“Dal 2001, la produzione di metano è aumentata, e con essa il numero di pozzi di acque reflue (21 attualmente in Colorado e sette in New Mexico) e i tassi di iniezione”, ha detto al portale ‘Natural Gas Intelligence’ un portavoce della rivista ‘Bulletin of the Seismological Society of America’, dove è stato pubblicato lo studio. “Dalla metà del 2000, il tasso di iniezione totale attraverso il bacino ha oscillato tra 1,5 milioni e 3,6 milioni di barili di acque reflue al mese”, ha aggiunto l’interlocutore al portale.
 
Fonte: www.lantidiplomatico.it

S’è risvegliato il Marsili, vulcano sommerso nel Tirreno: coste a rischio tsunami

http://www.soveratoweb.it/speciale/36.htmSOVERATO WEB - HOME PAGE

SPECIALE
GEOLOGIA – VULCANOLOGIA

L’allarme è lanciato dal prof. Franco Ortolani: “Dobbiamo fare in fretta per essere pronti ad ogni evenienza”

Il Marsili, uno dei vulcani sommersi nel mar Tirreno, s’è risvegliato: è alto il rischio di tsunami in tutto il Tirreno meridionale a causa di possibili eventi franosi lungo i versanti dello stesso vulcano.

L’allarme è lanciato dal prof. Franco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico II. Ma non bisogna lasciarsi prendere dal panico, anzi, “bisogna al più presto organizzare sistemi di difesa dei litorali” come spiega lo stesso geologo in uno studio approfondito pubblicato sul MeteoPortale del Mediterraneo, http://www.meteoweb.it, con cui collabora.

La chiave di tutto sta nelle isole Eolie che potrebbero svolgere il ruolo di “sentinelle” e annunciare con netto anticipo l’arrivo dell’onda di maremoto: “Uno studio che ho avviato spiega Ortolani – dopo il maremoto del 30 dicembre 2002 che interessò Stromboli, le isole vicine e la costa compresa tra Milazzo (Sicilia) e Marina di Camerota (Campania), ha evidenziato che, in base ai dati pubblicati (Tsunamis Research Team, Physics Dept – University of Bologna and National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV) – Rome) negli ultimi 2000 anni vi sono stati 72 movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste italiane. I risultati della ricerca eseguita con la collaborazione di Silvana Pagliuca del CNR, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia tenutosi a Firenze nell’agosto 2004. Il più recente maremoto italiano è stato quello che si è innescato poco dopo le ore 13 del giorno 30 dicembre 2002 nell’area di Stromboli, con conseguente inondazione della fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del mare. L’evento anomalo ha determinato seri danni ai manufatti più vicini al mare e ha provocato il ferimento di alcune persone; esso si è avvertito lungo la costa siciliana nella zona di Milazzo e in quella campana nel porto di Marina di Camerota. Il maremoto è stato innescato da una frana sottomarina. E’ evidente che se l’onda anomala del 30 dicembre 2002 si fosse verificata 4-5 mesi prima (o dopo), durante la stagione estiva, i danni lungo le coste frequentate da migliaia di bagnanti, specialmente alle persone, sarebbero stati molto gravi. Gli eventi, elencati nel catalogo dei maremoti italiani riportato sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono stati analizzati per individuarne le cause, ricostruire le aree interessate dai vari movimenti anomali del mare al fine di delimitare le zone costiere a rischio da tsunami e analizzare le disposizioni attuali per prevenire i danni. Un dato preoccupante è rappresentato dalla evidenza che ben 18 tsunami del passato (di diversa importanza) sono avvenuti nei mesi estivi che oggi costituiscono il classico periodo balneare caratterizzato da centinaia di migliaia di persone distribuite lungo le coste e le spiagge. E’ evidente che l’attuale spinta urbanizzazione e frequentazione estiva delle aree costiere renderebbe notevolmente più grave l’impatto di eventi simili a quelli storici. Le aree interessate sono le seguenti: Liguria (14 eventi); Stretto di Messina- Sicilia Orientale-Calabria meridionale tirrenica- Isole Eolie (23 eventi); Adriatico (10 eventi); Golfo di Napoli (10 eventi); Toscana (3 eventi); Sicilia settentrionale (2 eventi); Sicilia meridionale (2 eventi); Calabria settentrionale ionica (1 evento); Lazio (1 evento). La massima altezza che l’acqua marina ha raggiunto invadendo l’area emersa (Runup) è stata valutata tra 6 e 15 m (si ricordi che lo tsunami del 26 dicembre 2004 verificatosi in Indonesia determino runup massimo di alcune decine di metri di altezza)”.

“La correlazione – prosegue Ortolani – tra movimenti anomali del mare, eventi sismici, ubicazione delle strutture sismogenetiche ha consentito di individuare le seguenti cause dei maremoti italiani: terremoti generati da strutture sismogenetiche che interessano in parte l’area costiera emersa e sommersa (Calabria, Sicilia orientale, Gargano, Ancona); grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti ed eruzioni; grandi frane costiere subaeree; accumulo antropogenico di terreno di riporto sul ciglio della scarpata continentale. La ricerca ha evidenziato che il maggior numero di eventi è stato provocato da grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti avvenuti anche in aree distanti dalla costa. I fenomeni più gravi si sono verificati nel Tirreno Meridionale-Stretto di Messina-Sicilia Orientale. Il maremoto più disastroso, paragonabile per numero di vittime a quello avvenuto il 26 dicembre nel Sud Est Asiatico, nel Golfo del Bengala, è quello che si verificò circa 10 minuti dopo il sisma del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina provocando decine di migliaia di morti. Lo studio aveva evidenziato fin dal 2005 che il maremoto del 1908 non fu provocato direttamente dal sisma, come si riteneva, ma da una grande frana sottomarina, verificatasi nello Stretto di Messina a sud di Reggio Calabria, che fu innescata dallo scuotimento sismico. Il dato preoccupante che si porge all’attenzione dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni è che le aree costiere italiane a rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione civile. La ricerca espletata nelle aree più colpite dai maremoti del passato ha messo in luce che se si ripetesse oggi un evento simile durante il periodo balneare si registrerebbero scene drammatiche e luttuose simili a quelle verificatesi nel sud est asiatico durante il disastroso evento del 26 dicembre 2004. Il rischio da tsunami non è nemmeno preso in considerazione nei piani stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico. E’ evidente che bisogna recuperare il tempo perso e attivare idonei interventi di prevenzione al fine di preparare le aree costiere e la popolazione ad affrontare il rischio ambientale derivante da potenziali maremoti. Alla luce dei risultati dello studio si evince l’importanza di elaborare linee guida per la valutazione del rischio da onda anomala delle aree costiere e dell’impatto ambientale sulle infrastrutture di notevole rilevanza (aereoporti, porti, centrali elettriche, impianti industriali, strade e ferrovie ecc.). Vanno altresì messi a punto e attivati adeguati sistemi di educazione ambientale (per es. come comportarsi qualora ci si trovi su una spiaggia d’estate e si avverta un terremoto, oppure si noti un improvviso e sensibile abbassamento del livello dell’acqua) monitoraggio marino e costiero ed elaborati i Piani di Protezione Civile Comunali tesi soprattutto a proteggere la popolazione durante il periodo balneare”.

“Temo – conclude amaramente il geologo napoletano – che per introdurre le necessarie “precauzioni” per stare più sicuri lungo le coste e le spiagge i rappresentanti delle istituzioni attenderanno il prossimo maremoto: speriamo che non sia disastroso.

 Peppe Caridi (meteoweb.it)

Terremoto di 3,5 Richter sulle Alpi della Haute Provence

Sono tre terremoti in pochi mesi, l’aumento del rischio sismico amplifica il deterioramento e l’indebolimento di decine di impianti nucleari civili e militari Valle del Rodano-Durance.

di Valsusa Report

Un nuovo terremoto di 3,8 gradi della scala Richter si è verificato nella notte di Domenica 13 e Lunedi 14 luglio scorso. L’epicentro tra Embrun e Ubaye. Dopo il terremoto del 7 aprile nella Valle dell’Ubaye, sono tre i terremoti che raggiungono la soglia di 3,5 gradi della scala Richter in soli tre mesi.

enbrune

Sono le 05:09, nei pressi del Col du Parpaillon tra Crévoux (Hautes-Alpes) e La Condamine Chatelard (Alpes-de-Haute-Provence), tra Embrun e Ubaye Alpi del Sud. Secondo i calcoli di “France terremoto“, il sisma, è stimato a 3,5 dalla rete di osservazione “Sysmalp” e potrebbe essereuna scossa di assestamento del 7 aprile che aveva raggiunto 5.2 sulla scala Richter.

mappa

Questo terremoto, che si trova quasi nello stesso luogo, sarebbe il secondo più potenteregistrato tra il 7 aprile e il 22 giugno. Sempre secondo “Sismalp” sono quasi 5.000 micro-terremoti che si sono verificati dall’inizio di aprile, a questo punto, in una zona montuosadi dieci chilometri quadrati, molto piccola.

Mettendo in evidenza la “crisi sciame sismico”che si è sviluppato a partire dal febbraio 2012 e riattivato dal terremoto del 7 aprile 2014, oggi sono circa 2.000 i terremoti localizzati, che corrisponde in 3 mesi, al volume di sismicità osserva di solito in due anni in tutto il sud-est della Francia.

infographie-seisme-lundi-7-avril-2014-1554201-616x380

Gli esperti ritengono molto probabile che nei prossimi mesi altri terremoti colpiscano laregione con magnitudo 2 (quasi certamente),3 (​​probabile) o superiore a 4. La zona fortemente sismica ospita a poche distanze le più grosse centrali nucleari francesi.

V.R. (31/07/14)

Terremoto in Giappone: scossa magnitudo 5.6 a Hokkaido

martedì 8 luglio 2014, 12:31 di F.F.

Un forte terremoto di magnitudo 5.6 e’ stato registrato nel nord del Giappone alle ore 18:05 locali (le 11:05 in Italia), nel sudest dell’isola di Hokkaido, nell’area di Ishikari-chiho Nambu. La Japan meteorological agency (Jma) ha rilevato un ipocentro vicinissimo alla superficie e, pur senza lanciare allarmi tsunami, ha segnalato i rischi di possibili “lievi variazioni del livello del mare nelle regioni costiere”. L’intensita’ del sisma piu’ forte misurata e’ stata di 5- sulla scala nipponica di 7 livelli massimi.

http://www.meteoweb.eu/2014/07/terremoto-in-giappone-scossa-magnitudo-5-6-hokkaido/297398/

Ohio: evacuazioni per perdite durante le trivellazioni da fracking

newwellleakgraphic
shutterstock_96727216-638x425
drillmudfluid
Screen Shot 2014-05-08 at 7.19.21 AM
Ma e’ tutto biodegradabile, nessuna paura!
 
L’Ohio non si fa mancare niente.
 
 
E’ successo domenica 4 Maggio, quando fluidi di trivellazione al ritmo di circa 40 litri al minuto sono iniziati a sgorgare dal costruendo pozzo di proprieta’ della PDC Energy, ditta del Colorado. Dentro questi fluidi non c’erano “composti biodegradabili” come amano dire i nostri amici petrolieri, ma sostanze oleose, lubrificanti, fanghi tossici.  Parte di queste sostanze sono finite nei ruscelli vicino la cittadina di Beverly e nei campi vicinii coltivati a soia e a mais. Sono stati recuperati anche 330 barili di petrolio sparsi un po dappertutto.
 
Fortuantamente il circondiario non era densamente popolato, ma le tre case piu’ vicine al pozzo sono state evacuate perche’ si temavano possibili scoppi di gas naturale.
 
Cosa e’ successo? Hanno incontrato delle sacche di gas naturale durante le operazioni di trivellazione, c’e’ stato uno sbalzo di pressione e voila’ –  perdite di fluidi di trivellazione.
 
Le autorita’ dicono che sono eventi rari.
Chissa’ perche’ dopo che succedono sono sempre rari!
 
Nel frattempo, il dipartimento per le risorse naturali dell’Ohio ha diramato nuove linee guida per il monitoraggio e la prevenzione sismica nello stato. Le leggi impongono di eseguire monitoraggi sismici prima di iniziare a trivellare nel raggio di tre miglia, quasi cinque chilometri, da note faglie sismiche o in aree gia’ soggette a terremoti di grado 2.0.

Sisma e trivelle, il giornalista di Science: “Pressioni per non pubblicare il rapporto”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/18/sisma-e-trivelle-il-giornalista-di-science-pressioni-per-non-pubblicare-il-rapporto/955605/

Il Fatto Quotidiano

Edwin Cartlidge scrive per la rivista scientifica americana ed è stato il primo a rivelare l’esistenza del documento della commissione Ichese a proposito del terremoto in Emilia. Nel testo non si esclude la possibile relazione tra trivellazioni e sisma del 2012, ma anche si specifica che da sole “le attività non possono averlo provocato”. Solo alcuni giorni dopo l’articolo, il governatore Errani ha reso pubblico il report

di Annalisa Dall’Oca 18 aprile 2014

terremoto emilia

Pressioni per non far pubblicare un articolo e tentativi di screditare l’operato operato degli scienziati. Il giornalista della rivista americana Science, Edwin Cartlidge è l’autore dell’articolo “Human Activity May Have Triggered Fatal Italian Earthquakes“, e per primo ha rivelato l’esistenza del rapporto del gruppo di esperti (commissione internazionale Ichese) sul possibile nesso tra le attività estrattive negli impianti di Cavone (Modena) e i terremoti di maggio 2012 in Emilia Romagna. Ed è lui a spiegare a ilfattoquotidiano.it, di aver ricevuto richieste (“Non dalle istituzioni politiche”) di non procedere con la pubblicazione: “Mi sono sembrate argomentazioni sbagliate e ho pensato che l’argomento fosse di pubblico interesse. Per questo abbiamo deciso di andare avanti”. Il documento anticipato, da febbraio 2014 era stato depositato sulle scrivanie della Regione Emilia Romagna, ma è stato reso pubblico solo dopo l’articolo della rivista americana, considerata una delle più autorevoli nel mondo scientifico (insieme a Nature). A far discutere da alcuni giorni è proprio l’esito di quel report, nel quale la commissione tecnico – scientifica, non è stata in grado di escludere l’ipotesi di una correlazione tra trivelle e fenomeni sismici, anche se ha specificato che “da sole le trivellazioni non possono aver provocato un sisma di tali dimensioni”. Qualche giorno fa, il presidente della Regione Vasco Errani si è scusato per il ritardo nella pubblicazione del documento e ha garantito che “si è trattato di una semplice precauzione per fare nuove verifiche”. Ma il silenzio ha aumentato le paure dei Comitati di cittadini che chiedono vengano fermate le attività di ricerca.

Cartlidge, in un’intervista a Modena Qui lei raccontava di aver ricevuto pressioni  per non pubblicare l’articolo. Che cosa è successo?
Mi è stato detto che non sarebbe stato corretto fare uscire il pezzo prima della pubblicazione del rapporto, e che nella relazione della commissione Ichese c’erano errori scientifici, che l’indagine non era stata condotta bene. Anche per questo mi era stato chiesto di non pubblicare il mio lavoro. Non si è trattato di qualcuno della sfera politico-istituzionale. Ma più di questo però non voglio dire, preferisco non dare indicazioni più precise.

E le argomentazioni usate volevano confutare l’esito dell’inchiesta della commissione Ichese?
Esatto.

Cosa l’ha convinta a pubblicare comunque il suo articolo?
Le argomentazioni che mi sono state presentate non mi hanno convinto e le conclusioni mi sembravano di pubblico interesse. Mi sono domandato se fosse un segreto di stato, se avrebbe potuto incidere sulla sicurezza nazionale, in quel caso si sarebbe potuto decidere di non pubblicare. Ma a me non sembrava che questo caso specifico rientrasse in quella categoria, così io e la rivista abbiamo ritenuto opportuno andare avanti.

La commissione Ichese dice che il collegamento tra le attività estrattive degli impianti petroliferi di Cavone (Modena) e il terremoto del 20 maggio 2012 non può essere provato. Però nel rapporto si legge anche che le scosse “hanno dimostrato una significativa tendenza a verificarsi” in concomitanza all’aumento di produttività nel sito, e che “il processo sismico di maggio – giugno 2012, è statisticamente correlato con le attività di Cavone”. Lei che idea si è fatto?
Mi piacerebbe fare questa domanda alla commissione. Ho letto diversi passaggi del rapporto Ichese e anch’io sto cercando di capire. Tuttavia sì, da ciò che è riportato per quanto riguarda i parametri di produzione, l’estrazione di olio e gas e poi i volumi di acqua immessi nel sottosuolo, pare che una correlazione con l’aumento delle attività sismiche ci sia, anche se non si sa precisamente quanto tale nesso sia forte.

Dopo le polemiche generate dalle conclusioni Ichese la Regione ha sospeso ogni nuova autorizzazione alla ricerca di idrocarburi. Secondo lei il ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe revocare anche i permessi a trivellare già concessi?
Forse in questo caso si potrebbe applicare il principio di precauzione e sospendere tutte le trivellazioni, ma questa è una decisione politica, influenzata da fattori che vanno oltre i dati forniti dalla scienza. Dati che comunque non danno certezze perché questo settore di studi è ancora abbastanza giovane, e allo stato attuale c’è bisogno di sviluppare altre ricerche.

Le è capitato di occuparsi di casi simili a quello dell’Emilia Romagna? E rispetto ad altri paesi, ritiene che in Italia prevalga la logica della prevenzione o quella del profitto?
Già in passato si sono verificati terremoti che la scienza ha correlato all’attività umana, ad esempio legati alla costruzione di dighe, o all’attività mineraria. Per quanto riguarda gli idrocarburi, so che c’è stato un caso in Unione Sovietica, dove l’estrazione di gas e petrolio generò scosse sismiche molto forti, tanto da provocare una vittima. Se fosse provato che le attività di Cavone hanno causato i terremoti dell’Emilia, quindi, sarebbe molto grave, perché in questo caso i morti sono 27, quindi rappresenterebbe un precedente a livello internazionale. Per saperlo è necessario attendere l’opinione degli esperti. Guardando all’Italia è difficile dire se prevalga la logica della prevenzione o quella del profitto, certo a volte sembra che la prevenzione non sia una priorità, che gli italiani abbiano difficoltà ad applicare il principio di precauzione. Se questo sia avvenuto anche in relazione ai fenomeni sismici del maggio 2012 non posso dirlo, sicuramente il rapporto della commissione Ichese è destinato a cambiare un po’ la situazione. Quindi forse questo significa che prima del 2012 non si prestava abbastanza attenzione a questo tema.

Il presidente della Regione ha dichiarato che prima di rendere pubblico il rapporto voleva attendere che le linee guida su cui sta lavorando il gruppo internazionale di tecnici del ministero dello Sviluppo economico fossero pronte. Da qui il ritardo con cui i risultati sono stati resi noti. E’ stato però accusato di insabbiare il documento.
Magari qualcuno potrebbe pensare sia stato un caso che il rapporto sia stato reso pubblico pochi giorni dopo l’uscita del mio articolo su Science. A me sembra improbabile.

Secondo lei ci sono ragioni economiche che hanno impedito la pubblicazione?
Potrebbero esserci state ragioni economiche, per quanto riguarda l’impatto che la relazione avrebbe avuto sulle politiche energetiche del paese, sulla produzione energetica in Italia.

E politiche?
Potrebbe essere. Ma preferisco non aggiungere nulla su questo punto.

Crede che l’approssimarsi delle elezioni, amministrative ed europee, abbia inciso sul ritardo con cui i risultati della commissione sono stati resi noti?
Non voglio commentare.

Ieri il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha parlato di “allarmismo” nel definire il dibattito nato dopo le sue anticipazioni sulla commissione Ichese. Lei è d’accordo?
Non lo definirei allarmismo, la reazione della popolazione è comprensibile vista la decisione di non pubblicare subito le conclusioni della commissione.

Terremoto in Emilia, l’estrazione di petrolio tra le possibili cause

La relazione della commissione del Ministero anticipata dal “Science”: non escluso un nesso tra il sisma e le attività estrattive nella Bassa modenese

ROMA, 11 APR – Tra le cause dei terremoti che hanno colpito l’Emilia Romagna il 20 e il 29 maggio 2012, uccidendo 27 persone e causando centinaia di feriti, non si può escludere l’estrazione petrolifera in zona. Sarebbero le conclusioni attese e non ancora pubblicate del rapporto realizzato dalla commissione Ichese, anticipate dalla rivista Science.
La commissione è stata istituita dal Commissario per il terremoto, d’intesa col Dipartimento della Protezione Civile per valutare le possibili relazioni tra esplorazione ed estrazione di idrocarburi in Emilia Romagna e i due terremoti, rispettivamente di magnitudo 5.9 e 5.8. Science cita fonti che conoscono lo studio, secondo le quali «il rapporto sarebbe stato presentato alla Regione Emilia-Romagna, almeno un mese fa». Secondo le stesse fonti «i politici sia a livello regionale sia nazionale sarebbero preoccupati per gli effetti e starebbero ritardando la pubblicazione».
Il rapporto, spiega Science, esclude che il deposito di gas naturale sopra la faglia geologica attiva nei pressi di Rivara nella valle del Po possa aver causato i terremoti perchè le trivellazioni dovevano ancora iniziare quando questi si sono verificati. Invece, secondo la rivista, il rapporto «punterebbe l’indice su un altro sito: il giacimento di petrolio di Cavone, gestito da Gas Plus». Science sostiene di aver visto le conclusioni del rapporto, nelle quali ci sarebbe scritto che «non può essere escluso che le attività di estrazione nel sito potrebbero aver innescato il terremoto del 20 maggio, il cui epicentro è a 20 chilometri di distanza».
Una nota congiunta di Commissario per il terremoto, Dipartimento della Protezione Civile e Ministero dello Sviluppo Economico rileva invece che «il rapporto, consegnato a metà febbraio, sottolinea come sia necessario, per escludere o confermare l’ipotesi di un legame causale tra le estrazioni di idrocarburi nella località Cavone e i fenomeni di sismicità dell’area, approfondire gli studi». Sempre oggi il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha annunciato che «ci sarà la pubblicazione integrale di tutto il lavoro fatto in modo che nessuno possa dire che su questa come su altre vicende delicatissime si voglia nascondere qualcosa».
Science sottolinea che le variazioni di stress e pressione nella crosta terrestre causate dall’estrazione del petrolio e dall’iniezione di fluidi per migliorare il flusso non sono sufficienti da sole a innescare un forte terremoto. Tuttavia, prosegue la rivista, non si può esclude che i cambiamenti indotti nella crosta da queste attività, «potrebbero aver ‘risvegliatò una faglia attiva che ha causato il terremoto del 20 maggio che a sua volta, alterando ulteriormente lo stress della crosta, potrebbe aver innescato l’evento 29 maggio». L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), contattato dall’ANSA, ha detto di non avere alcun elemento per poter rilasciare commenti in merito al rapporto, in quanto questo «non è stato pubblicato».

12/04/2014 – 12:24

http://www.gazzettadiparma.it/news/emilia/180357/Terremoto-in-Emilia–l-estrazione.html

FORTE SCOSSA DI TERREMOTO IN FRANCIA PAURA ANCHE IN PIEMONTE E LIGURIA

http://www.lastampa.it/2014/04/07/italia/cronache/scossa-di-terremoto-nel-nordovest-PLJ3A59Cp9sVX1XyrZgfEK/pagina.html

CRONACHE – 07/04/2014

Sisma di magnitudo 5 a cento km da Montecarlo. Decine le chiamate ai vigili del fuoco. Al momento non risultano danni a persone o cose

L’epicentro del terremoto è stato in Francia, al confine con il Piemonte
Una forte scossa di terremoto è stata avvertita questa sera in tutto il Nord-Ovest d’Italia. Tanta paura, come testimoniano le decine di telefonate ricevute dalle forze dell’ordine e i messaggi postati a centinaia sui social network, ma – secondo gli accertamenti di carabinieri e vigili del fuoco – nessun danno.

 La terra ha tremato alle 21.27 per alcuni interminabili secondi. Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il terremoto ha avuto una magnitudo di 5.0 sulla scala Richter, con epicentro in Francia, al confine con l’Italia. Il sisma a cinque chilometri di profondità nelle Alpi Cozie tra Vars, Emburn e Barcellonette, nell’Alta Savoia, a un centinaio di chilometri da Montecarlo.

La scossa è stata avvertita a Torino e nelle altre province del Piemonte, soprattutto ai piani alti delle case, ma anche in Liguria e in Valle d’Aosta. «Divano che si muove e lampadario che balla», «sembrava di stare in discoteca, mi è venuta la tachicardia», «terremoto, aiuto!» sono alcuni dei messaggi postati su Facebook e Twitter, dove `Terremoto a Torino´ è arrivato subito alla posizione numero sei dei trend topic in Italia.

A Nizza, in Costa Azzurra, in alcuni quartieri molti cittadini hanno lasciato le loro case nel timore di una replica. Il prefetto delle Alpi Marittime, riferisce la versione online del quotidiano NiceMatin, ha confermato l’intensità della scossa, ma ha assicurato che al momento anche in Francia «non sono segnalati danni a persone o cose».   Copia di map_loc_t-U1030467119774XAG-U1030467119774inC-640x640@LaStampa.it map_haz-U1030467119774UnB-U1030467119774vcH-640x640@LaStampa.it map_cpti04-U1030467119774OOC-U1030467119774nF-640x640@LaStampa.it

map_class-U1030467119774WLD-U1030467119774KMG-640x640@LaStampa.itmap_bulletin-U10304671197740hH-U1030467119774lMH-640x640@LaStampa.itmap_agenda90gg-U10304671197742cB-U1030467119774JWD-640x640@LaStampa.itmap_stations-kS2D--640x360@LaStampa.it

 Il terremoto è stato localizzato con i dati delle stazioni della Rete Sismica Nazionale dell’INGV . La localizzazione epicentrale riportata nella figura e’ quella rivista dagli operatori della Sala Sismica dell’INGV e comunicata al Dipartimento di Protezione Civile subito dopo l’evento. L’orario segnalato nelle immagini si riferisce al fuso orario UTC (Coordinated Universal Time)

http://tellus.statodiallerta.it/terremoti/11-terremoti/3387-07-04-2014-ore-21-27-terremoto-m-5-0-saint-andre-d-embrun-francia.html

07/04/2014 ore 21:27 Terremoto M 5.0 Saint-André-d’Embrun – Francia

Creato Lunedì, 07 Aprile 2014 21:27


 

Terremoti negli USA, oltre a Los Angeles e Yellowstone continua a tremare l’Oklahoma: sotto accusa il fracking

 http://www.meteoweb.eu/2014/03/terremoti-negli-usa-oltre-a-los-angeles-e-yellowstone-continua-a-tremare-loklahoma-sotto-accusa-il-fracking/272904/

lunedì 31 marzo 2014, 09:12 di 
oklahoma
Continuano le scosse sismiche negli Stati Uniti. Oltre alla zona di Los Angeles (il 29 marzo la scossa più forte, di magnitudo 5.1), e quella di Yellowstone (magnitudo 4.8 ieri pomeriggio), continua a tremare anche lo stato dell’Oklahoma. Ieri quando in Italia erano da poco passate le 16 una scossa di magnitudo 4.5 è stata registrata dall’USGS 20 km a nord di Crescent, nello stato degli USA centro-meridionali. L’ipocentro è stato localizzato a soli 3 km di profondità e la scossa è stata avvertita distintamente (la stima dell’USGS parla di un risentimento del V grado nella scala MCS). Questo sisma è stato accompagnato da numerose altre scosse di magnitudo minore (fra cui una con magnitudo 4.3), con epicentro nella stessa zona.

 L’Oklahoma è interessato da ormai diversi mesi da numerose scosse sismiche, e molti esperti hanno sottolineato lo spiccato aumento della sismicità nella regione negli ultimi 2-3 anni, da quando cioè la pratica del fracking, la fratturazione idraulica utilizzata per estrarre idrocarburi dal sottosuolo, si è estesa nel territorio. Nel 2013, secondo i sismologi statunitensi, nell’Oklahoma ci sono stati il doppio dei sismi del 2011, ed il trend è quello di un evidente aumento della sismicità. Fino ad ora si è trattato di terremoti abbastanza lievi, talvolta neanche avvertiti dalla popolazione, mentre altre volte vengono avvertiti localmente dei boati, simili ad esplosioni, che preoccupano la popolazione. Fino ad ora il sisma più forte è stato quello del novembre 2011 vicino Prague (magnitudo 5.6), che ha causato seri danni a molte abitazioni.

Ormai l’ipotesi che a provocare questo forte aumento della sismicità negli stati degli USA centro-meridionali, solitamente quasi privi di terremoti, sia l’attività umana, è stata abbracciata anche dall’USGS. La società geologica americana scrive infatti nella scheda relativa al sisma di ieri pomeriggio, che ci sono “evidenze che l’attività sismica sia indotta o causata dall’attività umana, la quale ha alterato le condizioni di stress nel sottosuolo al punto da provocare processi di fagliazione”.

Terremoto Giappone 2 Marzo 2014 : violenta scossa da subduzione – Mappa e dati

http://www.inmeteo.net/blog/2014/03/02/terremoto-giappone-2-marzo-2014-violenta-scossa-da-subduzione-mappa-e-dati/

Terremoto Giappone 2 Marzo 2014 / Una scossa di terremoto di forte intensità è stata registrata dai sismografi mondiali durante la serata odierna, precisamente alle 21.11 (ora italiana), nell’Oceano Pacifico lungo l’anello di Fuoco.

Stando ai dati che ci giungono dal centro sismico statiunitense (USGS) il terremoto ha raggiunto la magnitudo 6.7 sulla scala Richter, con ipocentro rilevato a circa 112 km di profondità. L’epicentro è stato rilevato in mare, a nord-ovest delle Isole Ryūkyū, appartenenti alla Prefettura di Okinawa (Giappone).
Si è trattato di un sisma di subduzione, avvenuto ad oltre 100 km di profondità e di conseguenza non dovrebbe aver provocato danni nelle Isole vicine all’epicentro e nemmeno aver provocato uno tsunami dato che non vi sono le condizioni affinchè se ne formino.
Il sisma è stato avvertito dai sismografi italiani, lasciando ipotizzare in un primissimo momento ad un movimento tellurico in area italiana.

Rete di monitoraggio dei terremoti con mappe e informazioni  —> QUI
Pagina Facebook con monitoraggio in diretta —> QUI

 TERREMOTI REAL TIME : ACCEDI ALLA NOSTRA NUOVA RETE DI MONITORAGGIO TERREMOTI LIVE !! CLICCA QUI

Articolo a cura diRaffaele Laricchia