Lampo di luce sul verminaio

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/08/lampo-di-luce-sul-verminaio.html

MONDOCANE

GIOVEDÌ 11 AGOSTO 2016

Rio 2016, l’atleta venezuelana Benitez:
«Non stringo la mano al golpista Temer»
Ricevo dall’ambasciata del Venezuela, tra la giornaliera mole di informazioni e analisi preziose che diffonde, diversamente da quella cubana che pare non abbia più nulla da dire, la notizia qui sotto che illumina di nobiltà, dignità, coraggio il mercimonio di corpi che si dice Olimpiadi, in corso in Brasile. I presstituti e le presstitute spedite a Rio per indurci in coma cerebrale rispetto a quanto succede nel mondo e nei nostri paesi attraverso la glorificazione di uno spettacolo corrotto fino all’osso, in un paese dalla classe politica ed economica corrotta fino all’osso, allestito da organizzazioni deputate corrotte fino all’osso, sotto il governo politico-pubblicitario di una cricca di golpisti corrotti fino all’osso. Golpisti che, sbranata il membro meno colpevole del loro circo dell’orrore, stanno sbranando l’intero paese sotto la copertura tessuta dai presstituti, radendo al suolo i diritti alla sopravvivenza, al lavoro, alla casa, all’istruzione, alla salute, all’ambiente.
Fatta sparire dalle strade, a forza di sequestri, carcere, uccisioni, la “feccia umana” il cui formicolare e protestare e lottare gli spettatori ricchi dei giochi dei ricchi turbava, ora si accingono a far sparire foreste e favelas, gli habitat dei brasiliani di troppo. Il tutto sotto l’egida e la guida del potente vicino a cui, dopo lo strappo indecente delle fasi Lula e Rousseff, si apprestano a restituire il paese e il petrolio nella ripristinata forma di cortile di casa SUA. Altro che BRICS. 
Partita integrando l’assedio militare, nucleare e propagandistico alla Russia con la montatura del doping tutto russo, facilitata da un paio di atleti rinnegati, bugiardi e corrotti e da un’agenzia della promozione del doping che si definisce antidoping, WAFA, strumento di manipolazione dell’atletica della IAAF, Federazione delle Associazioni Atletiche, capeggiato dalla spia britannica Sebastian Coe, l’Olimpiade di Rio è il depistaggio più osceno che uno sport mercenario del potere ha inflitto alla coscienza e alla razionalità del genere umano.
Non c’è Olimpiade degli ultimi decenni che non sia stata programmata e usata per espellere pezzi di società senza avere e potere, gentrificare quartieri, arricchire gli speculatori dei grandi eventi e delle grandi opere, tramortire conoscenze e consapevolezze, devastare ambienti urbani e naturali, promuovere la mercificazione dei corpi, del gioco, della competizione, di ogni aspetto della vita e, soprattutto, costituirsi in laboratorio della militarizzazione e dello Stato della sorveglianza totale. Stavolta è servita anche ad avvicinarci all’assalto alla Russia e, con ciò, arrivata Hillary, alla fine di tutto.
Venezuela, tu che ancora puoi, dacci più Alejandre Benitez.
Virginia Raggi, tieni duro.
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Olimpiadi. Il polemico gesto della schermitrice venezuelana, ex ministro dello Sport
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di Geraldina Colotti per Il Manifesto
«Sono una donna, sono una militante politica e sono di sinistra, appoggio la democrazia e la giustizia, non stringo la mano a un golpista». Un gesto annunciato, quello della schermitrice venezuelana Alejandra Benitez, che alla cerimonia d’apertura dei Giochi non ha salutato il presidente a interim, Michel Temer, con grande storno delle destre latinoamericane. Poco prima, Benitez aveva spiegato ai giornalisti il perché della sua decisione e annunciato un incontro con Dilma Rousseff (la quale ha rifiutato di partecipare in seconda fila alla cerimonia d’apertura).
Alla domanda sulla procedura d’impeachmet, che ha sospeso Dilma dall’incarico, l’atleta venezuelana ha risposto: «E’ terribile quel che stiamo vedendo: un colpo di stato che si sta legittimando, bisognerebbe fare di più per impedirlo. Io, come donna, ritengo che il golpe sia stato anche un gesto maschilista, patriarcale, contro la presidente. In politica, come nello sport, certi uomini credono di poter relegare le donne in secondo piano». Benitez, 36 anni, è stata ministro dello Sport del governo Maduro nel 2013. Animalista e femminista, militante del Psuv durante i governi Chavez e deputata, lavora nei quartieri poveri ed è impegnata nella difesa dei diritti delle donne e della comunità Lgbt all’interno dello sport.
Benitez è alla sua quarta partecipazione alle Olimpiadi. Gli 87 atleti venezuelani che partecipano a Rio (61 uomini e 26 donne) testimoniano del grande sforzo compiuto dal paese bolivariano in questi anni nei confronti dei giovani («la generazione d’oro», come li chiama il presidente»), che hanno accesso completamente gratuito a tutti i servizi e all’insegnamento. «Nonostante tutte le difficoltà che ci troviamo ad affrontare, nonostante tutti gli attacchi e la caduta del prezzo del petrolio – ha detto ancora Benitez – anche quest’anno le risorse per lo sport e la cultura sono state mantenute e anche aumentate. Lo sport ha una grande funzione sociale».
Benitez, che fa parte del gabinetto di lavoro di Maduro e accompagna diversi progetti di reinserimento nelle carceri venezuelane, a Rio ha vinto il primo degli incontri di scherma e perso di misura il secondo. Per ora, il Venezuela ha totalizzato un buon risultato nella boxe e nella ginnastica.
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Pubblicato da alle ore 15:29

Allarmi siam vichinghi

vicinghi
 
La vittoria della piccola Islanda sulla corazzata inglese agli europei di calcio in corso in Francia, può tuonare alle orecchie degli osservatori più attenti, come un “paradigma sportivo” del fallimento epocale di quest’Europa delle banche, e attenzione non dell’Inghilterra ma proprio dell’Europa.
Non deve infatti trarre in inganno la situazione venutasi a creare con il referendum britannico e il rifiuto all’Unione Europea, l’Islanda con i banchieri dell’Ue e i “suoi” rappresentanti politici ha un rapporto molto conflittuale avendone ritirato da tempo la domanda di adesione, anche dopo il clamoroso default del 2008 e gli scandali bancari collegati.
Il fatto è che giornalisti e media filoeuropeisti come al solito “giocano sporco” su quest’equivoco, dimenticandosi che l’eventuale contrapposizione tra Inglesi e Islandesi risiede in vecchie ruggini legate alla “Guerra del Merluzzo”, tra l’altro anch’essa vinta dagli islandesi, non sottolineando invece il fatto che ambedue gli stati “Sovrani” hanno sbattuto la porta in faccia a questa Unione Europea delle banche e dell’immigrazione indicriminata.
Tornando al 2-1 rifilato dai vittoriosi islandesi agli “Inventori del calcio moderno”, per avere un’idea della portata storica dell’evento sportivo: è come se la “nostra” Repubblica di San Marino avesse battuto la nazionale italiana, fantascienza appunto.
Ora il caso Islanda meriterebbe molte approfondite e “non manipolate” riflessioni: l’avere archiviato frettolosamente gli stati nazionali con le loro implicazioni patriottiche, tacciate di insane patologie nazionalistiche è stato un macroscopico errore sotto gli occhi di tutti. Le recenti elezioni austriache sono li a dimostrarlo, senza dimenticare il Front National della Le Pen in Francia e le analoghe posizioni di quasi tutti i Paesi membri, Germania compresa e un rischio concreto di implosione generale del carrozzone Ue.
Oggi gli islandesi ci dicono che la crisi è per loro solo un ricordo e che “Stare fuori dall’Ue conviene”, oltre che “Se fossero entrati nell’Ue avrebbero fatto la fine della Grecia”, un monito, un messaggio che suona come un de profundis per Juncker e soci a cui bisognerebbe ricordare che, diversamente dalla maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, l’Islanda ha materialmente incarcerato i banchieri colpevoli di comportamenti fraudolenti e complici dell’esplosione della crisi bancaria del 2008.
Un esempio “Pericoloso” per Bruxelles quello dell’Islanda: proprio la nazione che si è opposta fermamente al ricatto globale del debito, che ha riaffermato la propria sovranità popolare rifiutandosi di pagare per gli errori commessi da banchieri e speculatori privati, è anche quella che si è ripresa meglio dalla terribile crisi che gli era piombata addosso.
L’Islanda può apparire oggi come un’enclave storica del passato, ma non per questo un passato superato e vetusto: gli islandesi, gente schietta e testarda, diretti eredi dei valorosi vichinghi, stanno dimostrando nei fatti il contrario di quanto contrabbandato dai frettolosi “oicofobi” europei, ci dimostrano nei fatti che i vecchi valori della nostra civiltà occidentale non sono mai tramontati.
di Andrea Cometti – 29/06/2016

L’Italia batte la Francia nella sfida a calcetto tra i tecnici della Tav

http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/07/06/foto/l_italia_batte_la_francia_nella_sfida_a_calcetto_tra_i_tecnici_della_tav-143551347/1/#7

L'Italia batte la Francia nella sfida a calcetto tra i tecnici della Tav
Cinquanta operai e tecnici italiani e francesi si sono sfidati in una partita di calcio al cantiere di Saint-Martin-La-Porte. La semifinale dell’Europeo 2016 ‘sognata’ dai lavoratori si è giocata questa mattina nel piazzale del sito di scavo del tunnel di base della linea ferroviaria Torino-Lione. In un clima di festa, con il campo circondato da bandiere dell’Europa e dei due Paesi, gli ospiti hanno vinto per 4a 2. Intanto in galleria sta terminando il montaggio della fresa Federica, che scaverà i 9 km nell’asse e nel diametro del tunnel di base del Moncenisio.
06 luglio 2016

I FRANCESI NON SI FANNO INCANTARE DAGLI EUROPEI DI CALCIO! E’ LOTTA CONTINUA!

GIA’. Trovare le differenze con gli italiani e relativi sindacati. I giornali parlano solo di black blocs, PECCATO CHE TUTTE LE CATEGORIE SIANO IN SCIOPERO 
14/06/2016

Decennale olimpico, Torino festeggia

Il Comune di Torino ha stanziato 215000 euro per la festa del decennale olimpico che si terrà dal 26 al 28 febbraio. Anche una notte bianca per ricordare a Torino l’evento che scosse la Valle di Susa.

di Valsusa Report

Per il decennale olimpico altri 128000 euro arriveranno dalle fondazioni bancarie, la festa sarà ovunque in Torino, la riunione dei volontari “le giubbe rosse” così chiamate per l’evento sarà in piazza Castello dopo la discesa dal Monte dei Cappuccini, concerti nella metropolitana di Torino, la “notte bianca delle  nelle piazze di Torino. Per l’occasione la pista di pattinaggio su ghiaccio di piazza Carlo Alberto avrà apertura prolungata fine febbraio.

Un trionfo da festeggiare, ma dalla valle che ha tenuto effettivamente in piedi la kermesse olimpica, arriva la doccia fredda. “Se penso che mi sono fatto convincere, mi viene il magone” ha dichiarato Roberto Serra, sindaco di Cesana. Gli avevano promesso il mare, perchè i monti ce li aveva già. Era il 1999 quando si iniziò a parlare di Olimpiadi in Valle di Susa, i contestatori fatti tacere a suon di promesse, sarà “la Coverciano della neve”, si diceva nel 2000 a Cesana.

cesana-bob

La Fondazione XX marzo costituita da Regione, Provincia, Comune di Torino e Coni, svolse il compito di assicurare il Comitato Parcolimpico, una società per tenere in vita gli impianti postolimpiadi. Si passò anche dal Comitato Toroc per i lavori. Oggi, il privato ha la maggioranza del Parcolimpico e investe su quel che rende. [QUI UN ACCENNO]

La pista da bob a Cesana arrivò dopo, le prime ipotesi vedevano la costruzione a Beaulard, ma il terreno era franoso. Si spostò tutto a Jouvenceaux, sotto Sauze d’Oulx, dove gli oppositori valsusini diedero l’allarme amianto e proposero di spostare la gara in Francia dove già c’era una struttura postolimpica, a La Plagne. L’amianto si trovò, ma l’allora ministro degli Esteri Frattini e il sottosegretario Pescante vedevano solo l’Italia e i lavori si spostarono a Cesana andando avanti. “Salirono tutti qui per rassicuraci, Frattini, Pescante, Ghigo, Chiamparino, Alberto di Monaco l’allora presidente della Federazione di bob slittino” ricorda il sindaco Serra. Usata diciotto volte, è costata oltre 100 milioni, quasi 2 all’anno per continuare a mantenerla. A Pragelato i proponenti costruirono cinque trampolini dal costo di 35 milioni.

trampolini-pragelato

La gara d’appalto per il mantenimento la vince Live Nation, dopo alcuni anni vengono smantellati freestyle e biathlon, in disuso bob e salto, le piste da discesa le uniche in funzione. Smantellare la fallita Coverciano della neve avrebbe un costo di 16 milioni di euro. Tra pochi giorni a Torino si festeggerà il decennale della Olimpiadi 2006. Fassino sindaco di Torino, Chiamparino Presidente della Regione Piemonte faranno gli onori di casa, invitati i sindaci delle città olimpiche e paraolimpiche invernali di Albertville, Grenoble e Chamonix. Oggi il presidente XX marzo e sindaco di Sestriere Valter Marin dice che “sbaglia chi dice che le Olimpiadi hanno arricchito Torino e penalizzato la montagna. Eravamo isolati: non lo siamo più. E nel 2004 solo il 40% degli sciatori della Vialattea era straniero; oggi siamo all’85%”. Un’operazione virtuosa?, probabilmente chiedendo ad un imprenditore che fa del bussiness la sua fonte di vita, direbbe che in pubblicità semplice, si sarebbe arrivati spendendo meno. Intanto la notte bianca si farà a Torino per ricordare l’evento che scosse la Valle di Susa.

V.R. 21.2.16

Olimpiadi 2024

vedrete contestazioni in piazza? e rapporti dettagliati sui giornali? Sia mai, non si può ostacolare il “progresso”
 
19 febbraio 2016
 
Visto l’ostracismo di Facebook e quello dei media, ho pensato bene di riaprire, dopo parecchi anni di abbandono, il vecchio blog ( ‘IL NODO’ ). Ancora mi muovo male, perchè allora me lo seguiva l’amico Massimo, ma piano piano imparerò. Mi impegno a pubblicare almeno un nuovo pezzo ogni settimana chi vuole può seguirlo … e passare parola. Grazie.
 
olimpiadi
Tanto di cappello alla organizzazione scenico-tecnologico-mediatica, della candidatura italiana alle Olimpiadi 2024, gestita da Montezemolo e Malagò
 
(se per l’ambiguo Sala , diventare Sindaco di Milano è valso l’EXPO,   per loro, le Olimpiadi varranno almeno un Ministero)
A Mozzarella , han fatto dire che gli effetti economici , che per l’Italia produrranno gli investimenti del Comitato Olimpico 2024 , saranno come quelli del miracolo economico del 1960 .. il che chiarisce la dimensione del personaggio, a cui nessuno ha spiegato che nel 1960 la Lira era dello Stato, mentre ora , l’Euro, lo prendiamo in prestito dai banchieri della BCE e ci paghiamo pure sopra gli interessi.
 
Al centro dell’Evento mediatico c’erano due punti, entrambi fasulli, ma dati per scientificamente studiati :
 
– il costo, previsto in 5,3 miliardi
 
– l’occupazione
 
– la sua ricaduta sul PIL, calcolata in mezzo punto percentuale
 
Orbene…
 
Il costo
 
Per l’EXPO, dell’amico Sala, siamo passati dai 4,5 miliardi , previsti nel 2007, diventati 12 nelle previsioni del 2011 e chissà quanti saranno alla fine .
 
 
I conti finali Renzi li ha promessi per la primavera 2016, ma forse se ne è già scordato …
 
Il Fatto quotidiano ha parlato di un buco di 400 milioni, ma io credo sia sottostimato ed ho due indizi
 
1) Giuseppe Sala aveva detto che con 24 milioni di biglietti venduti si sarebbe avuto un pareggio di bilancio. Nella Conferenza stampa di chiusura , ha invece detto che si era superato l’obiettivo dei 21 milioni di visitatori… e ‘visitatori’ non significa ‘biglietti venduti’, tanto più che tutti hanno saputo degli input tassativamente dati dal PD, dopo gli scandali e i clamorosi ritardi nei lavori, a tutte le sue organizzazioni sindacali, cooperative, economiche, sociali, culturali, e politiche ( ma anche i vari Ministeri del Governo Renzi-Verdini, hanno fatto la loro parte) per organizzare visite da ogni angolo d’Italia e svolgervi i loro Congressi e Convegni .
 
2) Quote della Fondazione EXPO, sono state , per tempo, ‘scaricate’ alla Cassa Depositi e Prestiti (paga lo Stato) e , casualmente, il PD ha contemporaneamente messo il Direttore della EXPO Giuseppe Sala, nominato dal Governo Berlusconi e dalla Governatrice Lombarda , Moratti, nel Consilio della stessa CDP. (http://www.nanopress.it/cronaca/2015/11/13/bilancio-expo-2015-buco-nelle-casse-di-400-milioni-di-euro/97893/#refresh_ce )
L’occupazione
 
L’expo, investendo più (molti di più) di 12 miliardi, ne aveva promessi 70.000, sono stati 4.000 ( e stendiamo un pietoso velo su sottosalari e ‘volontariato imposto’ )
 
 
Renzi, Montezemolo e Calabrò, per le Olimpiadi invece, investendo  ‘solo’ 5, 3 miliardi (nostri) ne prevedono ben 177.000 … ( stracciando il precedente record della bugia stabilito dal Governo Berlusconi per l’Expo e prenotando la medaglia d’oro olimpica nel ‘lancio della Balla’)
 
Gli effetti sul PIL
 
Se l’Expo, con i suoi oltre 12 miliardi di investimento (allora previsti), secondo lo studio della Bocconi, avrebbe dovuto generare un incremento di valore aggiunto – tra il 2011 e il 2020– di 29 miliardi di euro ..(cosa che già risulta eccessivamente sovrastimata, ma rispondente al costo per un mutuo bancario ventennale)
 
 
… come può un investimento di 5,3 miliardi generare, in un solo anno, un aumento del PIL dello 0,5% (pari a circa 8 miliardi) ?
 
Ho tralasciato le implicazioni malavitose dell’Expo, cosa che si ripeterà con le Olimpiadi (imperante il PD-PDL), ma la Grecia ha già dimostrato il costo e la ricaduta dell’evento olimpico, che ancora deve essere assegnato all’Italia, ma è già entrato nelle tasse (accise) sulla benzina, per fronteggiare ‘ le prime spese’…
 
 

L’impatto ambientale delle Olimpiadi di Torino 2006

http://www.ecoblog.it/post/161958/impatto-ambientale-olimpiadi-torino-2006

Di  giovedì 11 febbraio 2016

Costose, impattanti e inutilizzate, le opere realizzate sulle montagne olimpiche di Valsusa e Val Chisone sono un monito per i sostenitori di Roma 2024

 Le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 erano state annunciate in pompa magna come una manna dal cielo per una città intenzionata a svincolarsi dal monopolio economico-occupazionale della Fiat. Una quindicina d’anni fa ricordo di avere intervistato uno degli organizzatori del Toroc (il comitato organizzatore dell’evento) e di essermi sentito rispondere che tutte le strutture ricettive pensate per ospitare gli atleti sarebbero state costruite ragionando sul loro utilizzo futuro e temporaneamente adattate all’evento olimpico.

Nessuna di queste promesse è stata mantenuta. Pensiamo, per esempio, agli edifici della zona dell’ex Moi che avrebbero dovuto avere destinazione residenziale, cosa che non è mai avvenuta. Successivamente quegli edifici sono stati occupati da alcuni rifugiati politici. Oppure pensiamo a tutte le strutture che avrebbero dovuto ospitare attività sportive e attività fieristiche. Belle favole raccontate alla cittadinanza.

Un’altra delle favole raccontate nell’avvicinamento all’appuntamento olimpico fu quella della ricaduta sull’occupazione: questa è stata la promessa maggiormente disattesa. O, meglio, la ricaduta occupazionale c’è stata solamente per i dirigenti dell’evento convertitisi in uomini e donne per tutte le stagioni, in una città politicamente monopolizzata dal blocco Pd.

Per il grande evento olimpico è stata creata una narrazione simile a quella che da tre decenni descrive la Tav Torino-Lione come opera “necessaria” e chi si oppone a essa come un “terrorista”.

A pagare i costi delle Olimpiadi sono stati i torinesi che devono fare i conti con le tasse locali (dall’Imu alla tassa rifiuti) più alte d’Italia. Il comune di Torino che si appresta a rinnovare la propria amministrazione ha imposto ai suoi cittadini tasse indirette che fanno accapponare la pelle. Un esempio? Basta compiere una comparazione fra le tariffe cimiteriali di Torino e quelle di Roma per rendersi conto che un loculo arriva a costare fino a 8mila euro nel capoluogo torinese, mentre nella Capitale si spendono al massimo 3.600 euro.

Dopo l’appuntamento olimpico la Sanità piemontese è entrata in un tunnel, con voragini nel bilancio e la chiusura di alcuni centri ospedalieri che rappresentavano punti di eccellenza a livello nazionale.

Già, ma adesso c’è la metropolitana, potrebbero obiettare i torinesi più ottimisti. Certo, una bella cosa la metro che decongestiona le strade di Torino, ma fatevi due risate con i suoi orari a macchia di leopardo, con le chiusure variabili a seconda dei giorni e l’ultima corsa del lunedì con partenza alle 21.10 che tanto ricorda icoprifuoco dell’epoca bellica.

Risultano incomprensibili gli entusiasmi con i quali viene lanciata la candidatura diRoma 2024. Una cosa è certa: i lavori di adeguamento a un eventuale appuntamento olimpico della Capitale non solo trasformeranno le vie di Roma in un girone infernale, ma faranno lievitare le tasse locali. Non è una profezia catastrofista, ma un dato di fatto. Vuoi le Olimpiadi? Bene, pagate(ve)le.

Uno degli aspetti meno indagati è quello dell’impatto ambientale dell’appuntamento olimpico sulle montagne delle Valli di Susa, Chisone e Pellice.

Il giornalista Andrea Rossi ha pubblicato su La Stampa un interessante reportage dalle sedi olimpiche montane.

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Cesana Torinese doveva diventare uno dei fulcri delle specialità invernali grazie alle piste della discesa e del bob e all’anello dello sci di fondo costruito per il Biathlonnella vicina Sansicario. La pista del Biathlon verrà presto smantellata e al suo posto sorgeranno alcuni campi da tennis, mentre la pista del bob è una lastra di cemento che nel corso dell’ultimo decennio ha subito numerosi saccheggi da parte dei ladri.

Roberto Serra, sindaco di Cesana Torinese dal 1999 al 2009, ricorda quando nell’Alta Valsusa arrivarono il ministro degli Esteri Franco Frattini, il sottosegretarioMario Pescante, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, il governatore regionaleEnzo Ghigo e perfino Alberto di Monaco per convincerlo a ospitare la pista da bob. Il fronte bipartisan piegò le resistenze locali. E la pista da bob si fece. Costo della struttura: 110 milioni di euro. Costi annuali di gestione: 2 milioni di euro. È stata usata venti volte, il che significa, conti alla mano, 6,5 milioni di euro a gara.

6,5 milioni di euro per una singola gara di bob. 

Ci sono poi i trampolini del salto di Pragelato, una striscia artificiale sul fianco di una montagna. Nel 1999 quando Torino e le sue valli ottennero le Olimpiadi si pensò a due trampolini provvisori da smontare dopo l’evento. Una soluzione ritenuta troppo pratica ed economica. E così si fecero i trampolini di salto. Costo dell’operazione: 35 milioni di euro. Altre favole: si faranno gare, campionati, diventerà il fulcro dell’attività nazionale. Neanche a livello nazionale si è riuscito a far diventare il trampolino di Pragelato un punto di riferimento. I saltatori continuano ad allenarsi a Predazzo ed è lì che si tengono normalmente i campionati italiani di specialità.

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Anche la pista di sci di fondo è una cattedrale nel deserto: ci vorrebbero 20 milioni di euro per cablarla, ma per che cosa?

L’impianto del Freestyle di Sauze d’Oulx ha ospitato la gara olimpica che è stata, allo stesso tempo, la prima e l’ultima. Costo: 9 milioni di euro.

Nel suo articolo su La Stampa, Rossi racconta che cosa è andato storto: dopo l’appuntamento del febbraio 2006, la Fondazione XX Marzo (Regione, Provincia, Comune di Torino e Coni) si è rivolta ai privati. Nel 2009 il 70% delle quote di Parcolimpico (società creata per il riutilizzo delle strutture olimpiche) viene messo al bando. Non c’è la fila: la prima gara va la deserta, nella seconda si corregge il tiro e si elimina l’obbligo di far funzionare la controversa pista del bob.

Entrano i privati. Live Nation ha attualmente il 90% delle quote di Parcolimpico ma gli investimenti li fa solamente su ciò che rende: soprattutto l’ex PalaIsozaki, oraPalaAlpitour, per i maxi-concerti. Gli impianti delle Valli Olimpiche, invece, sono improduttivi. I costi di manutenzione sono insostenibili anche per i comuni montani.

Valter Martin, sindaco di Sestriere e presidente della XX marzo sottolinea come l’evento abbia avuto una ricaduta positiva sul turismo della neve: “Nel 2004 solo il 40% degli sciatori della Vialattea era straniero; oggi siamo all’85%” dice a La Stampa.

È davvero una magra consolazione e le ferite – non solo metaforiche – sulle montagne della Valsusa e della Val Chisone restano.

UN MAGNA MAGNA OLIMPICO – DEI FASTI DI “TORINO 2006”

dago

15 FEB 2016 17:42

UN MAGNA MAGNA OLIMPICO – DEI FASTI DI “TORINO 2006” RESTANO STRUTTURE PUBBLICHE COSTATE UN OCCHIO ABBANDONATE AL DEGRADO E ALTRE CHE FRUTTANO UN SACCO DI SOLDI (IN MANO AI PRIVATI). CONCESSIONI A PREZZI DI FAVORE AGLI “AMICI DEGLI AMICI” E AI SOLITI NOTI… – – – –

Dieci anni fa un vandalo scrisse vicino all’arco olimpico di Torino: “Tutto questo ha xmesso a qualcuno di arricchirsi”. In prima fila i privati che pagano canoni bassissimi per la gestione di PalaAlpitour, Oval, Palavela restaurato e guadagnano milioni… –

Andrea Giambartolomei per il Fatto Quotidiano”

GIOCHI TORINO

GIOCHI TORINO

A qualcuno, dieci anni dopo, ancora brillano gli occhi. L’ entusiasmo dei giorni delle Olimpiadi invernali vive in molti torinesi che hanno visto la loro città rinascere, passare dall’ essere la “company town” di una Fiat in crisi, alla città di cultura su cui le amministrazioni di Sergio Chiamparino prima e Piero Fassino dopo hanno puntato. Ma non tutto quel tesoro ereditato dai Giochi, che fanno ancora girare molto denaro tra i privati, è splendente.

Basta fare un giro ai piedi dell’ arco rosso e alla passerella pedonale del Lingotto: “Erano uno spettacolo. C’era una vita incredibile”, ricorda l’ingegnere Domenico Arcidiacono, prima direttore generale e ora commissario dell’ Agenzia Torino 2006. “C’ erano delle sale, il ristorante del villaggio, le infermerie e le facilities”.

E ora cosa c’ è? “Mondezza”. È così.

Quelle strutture in cemento dalle linee sinuose su cui si vedono ancora le impronte delle insegne “Torino 2006” sono spazi inutilizzati e abbandonati. Da anni il Comune guidato da Fassino paventa delle soluzioni per sfruttare gli spazi.

GIOCHI TORINO

GIOCHI TORINO

L’ ultima trovata è quella di realizzare un centro di eccellenza dell’ università e del politecnico, ma se ne parla già da tempo, mentre lo stato dei luoghi è pessimo e nel frattempo sono state staccate le linee elettriche. Poco distante c’ era il villaggio olimpico, una serie di palazzine costruite in fretta per accogliere atleti e staff. Adesso un blocco ospita delle case popolari.

Quello centrale è la sede dell’ Agenzia regionale per l’ ambiente. Il terzo, più vicino alle arcate, è più segnato dall’ incuria. Le facciate sono ormai scolorite, alcune scrostate, in certe zone gli intonaci cadono. Eppure qui sono ospitati alcuni studenti, c’ è un ostello e due palazzine per le federazioni sportive.

Una struttura è affidata a cooperative e associazioni per un progetto di social housing, mentre quattro palazzine sono state occupate nel 2013 da richiedenti asilo e immigrati africani sostenuti dai centri sociali.

Sui balconi sono stesi i loro vestiti e sono state installate antenne paraboliche. All’ ingresso dell’ edificio blu un maghrebino ha allestito un minibazar alimentare. Lì di fronte c’ è una baracca in lamiera e un carretto, uno dei tanti utilizzati per andare a recuperare mobili, elettrodomestici, vestiti e scarpe dai cassonetti.

Le mascotte ai giochi invernali di Torino

LE MASCOTTE AI GIOCHI INVERNALI DI TORINO

Molti di questi oggetti sono in un magazzino della palazzina arancione, dove si trova anche la scuola in cui si fanno corsi di italiano e inglese, in cui c’ è un gruppo di supporto per le donne, l’ assistenza medica e quella legale. Su richiesta dei proprietari la Procura ha dato mandato alla Digos di sgomberare quegli spazi con due indicazioni: tenere in conto le ragioni umanitarie ed evitare problemi di ordine pubblico.

Tutto è ancora fermo. Nel frattempo però in quelle palazzine è avvenuto un fattaccio: a maggio una ragazza con problemi psichici è stata abbordata, “sequestrata” per un giorno e stuprata da tre africani, condannati il 5 febbraio scorso a otto anni di carcere.

Se gli edifici pubblici sono in questo stato, le strutture migliori sono in mano ai privati. Il palazzetto di pattinaggio sul ghiaccio costruito vicino al Lingotto, l’ Oval, è stato assegnato alla Gl Events che ogni anno paga 45mila euro al Comune per poi affittarlo a prezzi elevati per le fiere, come quella di arte contemporanea “Artissima”.

La concessione prevede che la società esegua la manutenzione per “un importo minimo di euro 201mila per anno”, ma dal bilancio 2014 risulta che siano stati spesi solo 7mila e che “il residuo eventualmente non utilizzato di tale importo annuale” dovrà essere “versato alla Città di Torino al termine della concessione”. Insomma, l’ amministrazione per ora vede pochi introiti.

PALA ISOZAKI 1

PALA ISOZAKI 1

Un altro “gioiello” affidato ai privati è il PalaAlpitour, progettato dall’ archistar giapponese Arata Isozaki. Appartiene alla Fondazione 20 Marzo 2006 (composta dal Coni e dalle amministrazioni locali) ma è concesso alla società Parcolimpico, di cui la fondazione ha solo il 10%, mentre il restante è in mano alla Get Live, formata dagli statunitensi di Live Nation e dalla Setup Live di Giulio Muttoni, amico fraterno del senatore Pd Stefano Esposito, tra i promotori della legge sul riutilizzo del “tesoretto olimpico” (al momento 40 milioni di euro) per la manutenzione e il miglioramento degli impianti.

Il Parcolimpico gestisce anche il Palavela, costruito nel 1960 per il centenario dell’ Unità d’ Italia e restaurato prima dei Giochi da Gae Aulenti, ora utilizzato per il pattinaggio in inverno, il beach volley in estate e alcuni eventi. La società privata controlla anche molti impianti sportivi sulle Alpi, come lo stadio del salto o la pista di biathlon, costruiti pagando milioni di euro, usati per i Giochi invernali e qualche altra occasione e poi dismessi.

A Torino imputano la colpa di questo spreco al Coni e alle federazioni sportive che prima, insieme al governo di Berlusconi, hanno richiesto la realizzazione di alcune opere nell’ ipotesi di fare una “Coverciano delle nevi”, e poi hanno dimenticato tutto. Avevano voluto anche la pista di bob, ormai riconosciuta come uno degli errori più grossi commessi. “Abbiamo speso tanti soldi, proprio tanti, per quella pista”, si dispiace Arcidiacono. E viene a mente la frase scritta da un vandalo vicino all’ arco olimpico “simbolo della Torino del futuro”: “Tutto questo ha xmesso a qualcuno di arricchirsi”.

PALA ISOZAKI

PALA ISOZAKI

Olimpiadi 2006 e TAV

11 febbr 2016 BLOGO :

L’impatto ambientale delle Olimpiadi di Torino 2006

Costose, impattanti e inutilizzate, le opere realizzate sulle montagne olimpiche di Valsusa e Val Chisone sono un monito per i sostenitori di Roma 2024

Di Davide Mazzocco 

http://www.ecoblog.it/post/161958/impatto-ambientale-olimpiadi-torino-2006

Le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 erano state annunciate in pompa magna come una manna dal cielo per una città intenzionata a svincolarsi dal monopolio economico-occupazionale della Fiat.

Una quindicina d’anni fa ricordo di avere intervistato uno degli organizzatori del Toroc (il comitato organizzatore dell’evento) e di essermi sentito rispondere che tutte le strutture ricettive pensate per ospitare gli atleti sarebbero state costruite ragionando sul loro utilizzo futuro e temporaneamente adattate all’evento olimpico.

Nessuna di queste promesse è stata mantenuta. Pensiamo, per esempio, agli edifici della zona dell’ex Moi che avrebbero dovuto avere destinazione residenziale, cosa che non è mai avvenuta. Successivamente quegli edifici sono stati occupati da alcuni rifugiati politici. Oppure pensiamo a tutte le strutture che avrebbero dovuto ospitare attività sportive e attività fieristiche. Belle favole raccontate alla cittadinanza.

Un’altra delle favole raccontate nell’avvicinamento all’appuntamento olimpico fu quella della ricaduta sull’occupazione: questa è stata la promessa maggiormente disattesa. O, meglio, la ricaduta occupazionale c’è stata solamente per i dirigenti dell’evento convertitisi in uomini e donne per tutte le stagioni, in una città politicamente monopolizzata dal blocco Pd.

Per il grande evento olimpico è stata creata una narrazione simile a quella che da tre decenni descrive la Tav Torino-Lione come opera “necessaria” e chi si oppone a essa come un “terrorista”.

A pagare i costi delle Olimpiadi sono stati i torinesi che devono fare i conti con le tasse locali (dall’Imu alla tassa rifiuti) più alte d’Italia.

Il comune di Torino che si appresta a rinnovare la propria amministrazione ha imposto ai suoi cittadini tasse indirette che fanno accapponare la pelle.

Un esempio? Basta compiere una comparazione fra le tariffe cimiteriali di Torino e quelle di Roma per rendersi conto che un loculo arriva a costare fino a 8mila euro nel capoluogo torinese, mentre nella Capitale si spendono al massimo 3.600 euro.

Dopo l’appuntamento olimpico la Sanità piemontese è entrata in un tunnel, con voragini nel bilancio e la chiusura di alcuni centri ospedalieri che rappresentavano punti di eccellenza a livello nazionale.

Già, ma adesso c’è la metropolitana, potrebbero obiettare i torinesi più ottimisti. Certo, una bella cosa la metro che decongestiona le strade di Torino, ma fatevi due risate con i suoi orari a macchia di leopardo, con le chiusure variabili a seconda dei giorni e l’ultima corsa del lunedì con partenza alle 21.10 che tanto ricorda i coprifuoco dell’epoca bellica.

Risultano incomprensibili gli entusiasmi con i quali viene lanciata la candidatura di Roma 2024. Una cosa è certa: i lavori di adeguamento a un eventuale appuntamento olimpico della Capitale non solo trasformeranno le vie di Roma in un girone infernale, ma faranno lievitare le tasse locali. Non è una profezia catastrofista, ma un dato di fatto.

Vuoi le Olimpiadi? Bene, pagate(ve)le.

Uno degli aspetti meno indagati è quello dell’impatto ambientale dell’appuntamento olimpico sulle montagne delle Valli di Susa, Chisone e Pellice.

Il giornalista Andrea Rossi ha pubblicato su La Stampa un interessante reportage dalle sedi olimpiche montane.

Cesana Torinese doveva diventare uno dei fulcri delle specialità invernali grazie alle piste della discesa e del bob e all’anello dello sci di fondo costruito per il Biathlon nella vicina Sansicario.

La pista del Biathlon verrà presto smantellata e al suo posto sorgeranno alcuni campi da tennis, mentre la pista del bob è una lastra di cemento che nel corso dell’ultimo decennio ha subito numerosi saccheggi da parte dei ladri.

Roberto Serra, sindaco di Cesana Torinese dal 1999 al 2009, ricorda quando nell’Alta Valsusa arrivarono il ministro degli Esteri Franco Frattini, il sottosegretario Mario Pescante, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, il governatore regionale Enzo Ghigo e perfino Alberto di Monaco per convincerlo a ospitare la pista da bob.

Il fronte bipartisan piegò le resistenze locali. E la pista da bob si fece. Costo della struttura: 110 milioni di euro. 

Costi annuali di gestione: 2 milioni di euro. È stata usata venti volte, il che significa, conti alla mano, 6,5 milioni di euro a gara.

6,5 milioni di euro per una singola gara di bob.
Ci sono poi i trampolini del salto di Pragelato, una striscia artificiale sul fianco di una montagna. Nel 1999 quando Torino e le sue valli ottennero le Olimpiadi si pensò a due trampolini provvisori da smontare dopo l’evento. Una soluzione ritenuta troppo pratica ed economica. E così si fecero i trampolini di salto. Costo dell’operazione: 35 milioni di euro.

Altre favole: si faranno gare, campionati, diventerà il fulcro dell’attività nazionale.

Neanche a livello nazionale si è riuscito a far diventare il trampolino di Pragelato un punto di riferimento. I saltatori continuano ad allenarsi a Predazzo ed è lì che si tengono normalmente i campionati italiani di specialità.

Anche la pista di sci di fondo è una cattedrale nel deserto: ci vorrebbero 20 milioni di euro per cablarla, ma per che cosa?

L’impianto del Freestyle di Sauze d’Oulx ha ospitato la gara olimpica che è stata, allo stesso tempo, la prima e l’ultima. Costo: 9 milioni di euro.

Nel suo articolo su La Stampa, Rossi racconta che cosa è andato storto: dopo l’appuntamento del febbraio 2006, la Fondazione XX Marzo (Regione, Provincia, Comune di Torino e Coni) si è rivolta ai privati.

Nel 2009 il 70% delle quote di Parcolimpico (società creata per il riutilizzo delle strutture olimpiche) viene messo al bando.

Non c’è la fila: la prima gara va la deserta, nella seconda si corregge il tiro e si elimina l’obbligo di far funzionare la controversa pista del bob.

Entrano i privati. Live Nation ha attualmente il 90% delle quote di Parcolimpico ma gli investimenti li fa solamente su ciò che rende: soprattutto l’ex PalaIsozaki, ora PalaAlpitour, per i maxi-concerti.

Gli impianti delle Valli Olimpiche, invece, sono improduttivi. I costi di manutenzione sono insostenibili anche per i comuni montani.

Valter Martin, sindaco di Sestriere e presidente della XX marzo sottolinea come l’evento abbia avuto una ricaduta positiva sul turismo della neve: “Nel 2004 solo il 40% degli sciatori della Vialattea era straniero; oggi siamo all’85%” dice a La Stampa.

È davvero una magra consolazione e le ferite – non solo metaforiche – sulle montagne della Valsusa e della Val Chisone restano.

Olimpiadi 10 anni dopo in Val Susa, altrochè celebrazioni!

….Per capire cosa è rimasto dieci anni dopo non si può che partire da qui, Cesana, la «Coverciano della neve», si diceva nel 2000.

Con le piste da discesa, la pista da bob e l’anello di fondo costruito per il Biathlon a Sansicario, era destinata a diventare un centro tecnico degli sport invernali come la cittadella toscana che ospita il quartiere generale del calcio. Oggi, il Biathlon sta per essere smantellato (costruiranno campi da tennis) e la pista da bob è una lastra di cemento disertata pure dai ladri: si sono già portati via tutto.  

«Se penso che mi sono fatto convincere, mi viene il magone».

A Roberto Serra, sindaco di Cesana dal 1999 al 2009, è toccato convincere una popolazione riottosa ad accettare la madre di tutte le sciagure olimpiche: la pista da bob. Avrebbero dovuto costruirla dieci chilometri più in là, a Beaulard, ma il terreno era franoso.

Allora avevano optato per Jouvenceaux, sotto Sauze d’Oulx, ben sapendo (ma dimenticandosi) che la montagna custodiva amianto.

C’era un impianto già pronto a un’ora d’auto, a La Plagne, in Francia: ma il ministro degli Esteri Frattini e il sottosegretario Pescante si impuntarono. La scelta cadde su Cesana: non c’era più tempo, più che una decisione fu un’imposizione. «Salirono tutti qui per rassicuraci: Frattini, Pescante, Ghigo, Chiamparino, perfino Alberto di Monaco (era presidente della Federazione di bob slittino, ndr). Accettammo. Sbagliammo».  

La pista è uno dei pochi segni tangibili dell’Olimpiade in Valsusa.

L’hanno usata venti volte. Costruirla è costato 110 milioni. Mantenerla, quasi 2 all’anno. Si farà pagare anche per togliere il disturbo: l’ultimo investimento è una consulenza da 100 mila euro affidata al Politecnico.

Per la prima volta si contempla anche l’«opzione zero»: smantellare tutto; nel 2006 si stimò un costo di 16 milioni. Il Comune, dopo anni di tentativi andati a vuoto ha scritto l’epitaffio: basta spendere per il bob, a noi interessa lo sci. Non lo volevano 15 anni fa, figuriamoci adesso. 

A Pragelato, invece, i trampolini del salto furono una scelta voluta.

«Organizzammo undici riunioni aperte», ricorda Valter Marin, eletto sindaco nel 1999, cinque giorni prima che i Giochi venissero assegnati a Torino. Si potevano realizzare due trampolini provvisori e smontarli a gare finite, o scommettere su una nuova vocazione. A Pragelato esagerarono: volevano la Coverciano del salto, anzi, «le elementari, medie, superiori e anche l’università». Costruirono cinque trampolini: due per le gare olimpiche (l’università) e tre per i giovani atleti da svezzare. Costo: 35 milioni. Manderemo gli sciatori più scarsi ad allenarsi qui, pensavano; qualcuno diventerà un buon saltatore.  

I trampolini sono fermi dal 2008. Per rimetterli sesto ci vorrebbe un milione, che il Comune non ha. Non ha nemmeno le risorse per rivitalizzare la pista per il fondo (20 milioni per cablarla) e un anno di gare ufficiali. A Sauze d’Oulx è andata pure peggio: l’ultima gara è stata anche la prima, l’impianto del Freestyle (9 milioni spesi e sei giorni di attività) è stato smantellato nel 2012. … “

https://www.lastampa.it/2016/02/09/cronaca/la-montagna-sedotta-e-abbandonata-impianti-chiusi-avanza-il-degrado-lsJmdvUhWzdMpFTs95p8XK/pagina.html

9 febbr 16 Valsusa Oggi :

“Olimpiadi 2006: dieci anni dopo, in val Susa nessuno festeggia / A Sestriere, il braciere olimpico rovinato dall’incuria

di Fabio Tanzilli

Dieci anni fa in alta Val Susa ci sono state le Olimpiadi, il più importante evento sportivo mondiale, ma nessuno sembra accorgersene.

Domani ricorre il primo decennale dall’inizio dei Giochi di Torino 2006, che aldilà delle criticità – di cui tratteremo nei prossimi giorni – hanno comunque permesso al territorio montano di fare dei grossi passi in avanti in termini di rinnovamento dell’offerta sciistica.

Eppure da Bardonecchia a Sestriere, da Sauze d’Oulx a Cesana/Sansicario, non è in programma alcuna celebrazione dell’evento.

Niente di niente: neppure un concertino, una mostra, un incontro pubblico almeno con le scuole della Valle. Ma per il resto, tutti zitti, eppure di testimonial (dai campioni di ieri e di oggi, dai volontari ai protagonisti di quell’evento) ce ne sono in Val Susa.

I bracieri celebrativi restano tutti rigorosamente spenti. Anche al Colle del Sestriere, dove, anzi, quello in centro paese è pure danneggiato, e rovinato dall’incuria del tempo.…..”

http://www.valsusaoggi.it/olimpiadi-2006-dieci-anni-dopo-in-val-susa-nessuno-festeggia-a-sestriere-il-braciere-olimpico-rovinato-dallincuria/