18/04 – conferenza stampa: lacrimogeni ad altezza uomo, ferita grave un’attivista No Tav

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post — 18 Aprile 2021 at 15:30

18/04 – conferenza stampa: lacrimogeni ad altezza uomo, ferita grave un’attivista No Tav

VEDI ANCHE: AGGIORNAMENTO 19/04 SU CONDIZIONI DI SALUTE DI GIOVANNA

Si è svolta questa mattina alle 12,30, al Centro Polivalente di San Didero, la conferenza stampa del Movimento No Tav per denunciare e fare chiarezza sui gravi fatti accaduti ieri sera a seguito della meravigliosa giornata di lotta e del lungo e partecipatissimo corteo che ha attraversato i paesi della Valle da San Didero a San Giorio.

Il movimento No Tav, infatti, ha poi concluso la giornata di mobilitazione di ieri, con un saluto ai presidianti che ormai da giorni resistono sul tetto del presidio all’interno delle recinzioni.

Le forze dell’ordine hanno avuto una reazione spropositata a questo atto di solidarietà del Movimento, scatenando un fitto lancio di lacrimogeni ad altezza uomo colpendo una ragazza in pieno volto.

Questa generosa donna è una valsusina acquisita fin dagli albori del Movimento No Tav. Infatti, è sempre stata  presente dal 2005 in poi con sua figlia, ha anche vissuto in Valsusa per qualche tempo e in ogni occasione possibile è sempre pronta a sostenere la lotta No Tav.

Giovanna attualmente si trova all’ospedale Molinette con due emorragie celebrali e plurime fratture al volto. Ha inoltre subito pressioni da un’operatrice nonostante lo stato fortemente provato per le lesioni subite e l’estrema situazione di fragilità, colpevolizzandola per il fatto di essere stata ferita nell’ambito di una iniziativa del movimento no tav violando quel patto di sicurezza e protezione che si dovrebbero trovare in una condizione normale nel momento in cui si varcano le porte dell’ospedale. E’ notizia di questa mattina, inoltre, che la polizia è andata alle Molinette entrando nella stanza di Giovanna cercando di interrogarla contrariamente a quanto definiscono le norme anti-covid che vietano l’entrata di esterni, compresi i parenti, in ospedale.

Presente alla conferenza anche Loredana Bellone, consigliere comunale di San Didero, che ha sottolineato come l’occupazione militare del territorio del proprio Comune, sia un fatto molto grave e come sia inaccettabile che le forze di polizia non permettano il normale svolgimento della vita quotidiana del paese. Ha inoltre denunciato il comportamento ignobile delle forze dell’ordine che hanno causato il grave ferimento di Giovanna.

Troviamo inaccettabile questo comportamento così come troviamo inaccettabile la scelta di violenza praticata e perpetrata dalle forze dell’ordine ogni volta che la popolazione valsusina decide di opporsi ai cantieri dell’alta velocità.

Da lunedì cittadini e amministratori sono in mobilitazione opponendosi alle operazioni propedeutiche alla costruzione di un nuovo autoporto, cantiere collaterale del progetto, ormai monco, della Torino- Lyone. Quello che si trovano di fronte sono forze militari che si muovono nella notte, spropositate per numero e violenza, accompagnate da idranti e gas lacrimogeni lanciati ad altezza uomo.

Ieri sera si è sfiorata una tragedia che possiamo definire annunciata.

Perchè purtroppo queste modalità le abbiamo già incontrate negli anni passati quando già in altre occasioni il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo, ha causato diversi ferimenti gravi quali ad esempio la perdita di un occhio, svariate fratture al volto e alla testa. Lo diciamo infatti da anni, è inaccettabile che le forze di polizia, in uno stato democratico, violino ogni convenzione dei diritti umani partendo dalla privazione del diritto di manifestazione arrivando a sparare ad altezza uomo lacrimogeni al CS che ricordiamo essere vietati dalla convenzione di Ginevra.

Val Susa, i sindaci contestano il nuovo autoporto: “Opera inutile da 47 milioni di euro”. “Siamo sotto assedio, servono vaccini non poliziotti”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/04/18/val-susa-i-sindaci-contestano-il-nuovo-autoporto-opera-inutile-da-47-milioni-di-euro-siamo-sotto-assedio-servono-vaccini-non-poliziotti/6169168/?fbclid=IwAR161VAZUQVtOHx7k2OjEq9YoAGe_UdfR5Q4itjmQ5CHHCqc6-MCc2iYyGk

CRONACA – 18 APRILE 2021

 “Siamo sotto assedio. Vorremmo vedere arrivare i vaccini e non le forze dell’ordine”. Lo chiedono i sindaci e gli amministratori di San Didero e Bruzolo, i due comuni della Val di Susa dove nella notte tra lunedì e martedì sono partiti i lavori per la costruzione del nuovo autoporto.

“Un’opera accessoria alla Torino-Lione – spiega l’ingegnere Alberto Poggio, membro della commissione tecnica dell’Unione Montana Valle Susa – che serve per sostituire l’area già esistente a Susa la quale dovrà essere smontata per lasciare spazio ad altri cantieri del progetto. Non ne abbiamo bisogno anche perché poco distante da qui a 30 km, abbiamo un altro interporto esistente”.

Un’opera da 47 milioni di euro. “Di cui oltre il 10% per la sola sicurezza” spiega il vice sindaco di San Didero Alberto Lorusso che si dimostra preoccupato anche per il terreno su cui sarà costruito: “Questi terreni nel 2003 erano stati sequestrati dalla Procura poiché erano erano stati rinvenuti dei fusti inquinanti. La nostra grande preoccupazione è capire cosa verrà fuori quando scaveranno”.

Il promotore pubblico incaricato di costruire la grande opera, Telt, assicura che il progetto minimizzerà l’uso delle superfici forestali sul territorio. Ma in questi giorni anche Legambiente Piemonte si è esposta criticando il progetto. E a far preoccupare gli abitanti della Valle è anche la “militarizzazione del territorio”. Oggi il mercato comunale ha dovuto traslocare perché il piazzale dove si teneva è a ridosso del cantiere. “Questo cantiere arriva dieci anni dopo quello di Chiomonte – conclude l’ingegner Poggio – la Torino-Lione è un’opera che è in ritardo, non è stato costruito nemmeno un metro di ferrovia, è già vecchia, creerà dieci milioni di tonnellate di Co2 e il danno climatico sarà compensato soltanto alla fine del secolo”. Per questo i sindaci insieme al movimento No Tav chiedono di fermarla e di investire in altro: “scuole, sanità e messa in sicurezza del territorio”.

No Tav ferita gravemente da un lacrimogeno, è ricoverata in ospedale

https://www.lastampa.it/torino/2021/04/18/news/no-tav-ferita-gravemente-da-un-lacrimogeno-e-ricoverata-in-ospedale-1.40167298?__vfz=medium%3Dsharebar&fbclid=IwAR3I3OQlnvqZjH6KqGNW91IrCrTVKU7M7v7jJOSGcPN1L_dcz4gl3n74PCQ

La donna, di 36 anni, ha subito la frattura orbitale dell’occhio destro. Ha una prognosi di 25 giorni. Il movimento denuncia l’uso dei candelotti sparati ad altezza d’uomo

TORINO. Giovanna Saraceno, un’attivista No Tav di 36 anni, è ricoverata da ieri sera in ospedale dopo essere rimasta ferita durante le proteste contro il cantiere del nuovo autoporto di San Didero. Saraceno è stata prima portata all’ospedale di Rivoli e da qui, in mattinata, è stata spostata all’ospedale delle Molinette. Il referto medico parla di trauma da corpo contundente che le ha provocato una frattura orbitale dell’occhio destro e un’emorragia cerebrale con prognosi di 25 giorni.

Secondo quanto riferisce il movimento, che in mattinata ha organizzato una conferenza stampa, il ferimento sarebbe avvenuto ieri sera al termine del corteo di No Tav (duemila persone secondo la questura, quattromila secondo gli organizzatori) quando un gruppo di attivisti si è sganciato e, arrivato alla reti di recinzione del nuovo cantiere presidiato dalla polizia, ha lanciato fuochi d’artificio «per salutare i presidianti sul tetto», un gruppo di attivisti che si è arroccato sulla baracca antistante il piazzale del cantiere fin dallo sgombero dell’area avvenuto per opera delle forze dell’ordine nei giorni scorsi.

A questa azione la polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni, uno dei quali avrebbe appunto colpito in volto la militante. Ricoverata sveglia e cosciente nel reparto di Chirurgia d’urgenza, l’attivista verrà operata da chirurghi maxillo facciali e neurochirurghi delle Molinette nei prossimi giorni. Per ora resta in osservazione. Se l’evoluzione sarà favorevole saranno confermati 25 giorni di prognosi

Giovanna Saraceno è originaria di Pisa ma è volto noto in valle avendo fatto parte del movimento fin dai suoi esordi, nel 2005, e avendo anche vissuto in Valle di Susa per qualche tempo.La denuncia dei No Tav
Nel corso della conferenza stampa avvenuta in mattinata davanti al centro polivalente di San Didero, il movimento ha parlato di «reazione spropositata» da parte della polizia denunciando il lancio di lacrimogeni ad altezza d’uomo. Non è la prima volta che il movimento contesta questa il non regolamentare suo dei lacrimogeni da parte della polizia e già in passato altri attivisti erano rimasti feriti da candelotti piovuti nel corso delle azioni in valle. Molto dure le parole di Guido Fissore, storico volto No Tav: «Questo non è un incidente ma un attentato vero e proprio. Si è sfiorata una tragedia annunciata perché purtroppo queste modalità le abbiamo già incontrate negli anni passate. lo diciamo da anni: è inaccettabile che le forze di polizia, in uno Stato democratico, violino ogni convenzione dei diritti umani partendo dalla privazione del diritto di manifestazione per arrivare allo sparare ad altezza d’uomo lacrimogeni al cs che, ricordiamo, sono vietati dalla Convenzione di Ginevra».

Martina Casel, altro volto noto del movimento, ha inoltre denunciato: «La polizia si è presentata in ospedale entrando nella stanza di Giovanna per interrogarla, contrariamente a quanto definiscono le norme anti-covid, che vietano l’ingresso in ospedale ad esterni, compresi i parenti».

All’attivista è arrivata la solidarietà di Paolo Ferrero, Rifondazione comunista, vicepresidente di Sinistra Europea, mentre Francesca Frediani, consigliere regionale del Piemonte, ex M5S oggi Movimento 4 Ottobre, ha sottolineato come già nei giorni passati il movimento avesse denunciato l’uso di lacrimogeni sparati ad altezza viso.

La ricostruzione della questura
La polizia ha fatto sapere che sono in corso accertamenti per verificare la dinamica del ferimento dell’attivista. Secondo una prima ricostruzione della Questura di Torino ieri intorno alle 23 un gruppo di un centinaio di attivisti, partiti dal campeggio allestito a San Didero, si è avvicinato alle reti di recinzione e per circa un’ora avrebbero lanciato sassi, bombe carta e fuochi d’artificio all’indirizzo delle forze dell’ordine. I poliziotti hanno reagito con idranti e lancio di lacrimogeni. «Nessun contatto diretto è avvenuto tra polizia e dimostranti e il lancio di lacrimogeni è avvenuto a grande distanza» ha fatto sapere la questura.