Coronavirus: quando l’epidemia di peste spinse Newton a scoprire le leggi dell’ottica

https://www.fanpage.it/cultura/coronavirus-quando-lepidemia-di-peste-spinse-newton-a-scoprire-le-leggi-dellottica/

Nel 1666 Isaac Newton compì gli esperimenti che portarono alla formulazione delle rivoluzionarie teorie sulla luce e sulla gravità. Ma tutto ciò avvenne in circostanze molto particolari: era l’anno della grande epidemia di peste che decimò la città di Londra e per sfuggire al contagio lo scienziato, allora 24enne, si era rifugiato nella sua tenuta di campagna. Una “quarantena volontaria” che rivoluzionò per sempre il mondo della scienza.

CULTURASTORIA 11 MARZO 2020 12:29di Federica D’Alfonso

Pelagio Palagi, "Newton scopre la rifrazione della luce" (1827), Musei Civici di Arte e Storia, Brescia.
in foto: Pelagio Palagi, “Newton scopre la rifrazione della luce” (1827), Musei Civici di Arte e Storia, Brescia.

Può una situazione di emergenza come quella attuale, di isolamento e quarantena a causa del Coronavirus, divenire un’occasione per fare qualche scoperta innovativa? Guardando alla storia della scienza, questo è proprio quello che accadde nel XVII secolo quando, a causa dell’epidemia di peste che scoppia a Londra, un giovanissimo Isaac Newton si mise in quella che oggi chiameremmo “quarantena volontaria”, elaborando così le sue teorie rivoluzionarie sulla luce e il movimento: ecco cosa accadde nel 1666 quando Newton, per sfuggire al morbo nero, si isolò nella sua tenuta di Woolsthorpe.

La peste di Londra del 1666 e l’Annus mirabilisArtista anonimo, "La piaga di Londra" (1665), collezione privata.
in foto: Artista anonimo, “La piaga di Londra” (1665), collezione privata.

Nel giro di poco più di un anno l’Inghilterra rischiò di essere messa in ginocchio da una terribile epidemia di peste che scoppiò fra il 1665 e il 1666 a Londra. Dopo quello del Trecento, il contagio del morbo nero è ricordato come uno dei più devastanti della storia: si conteggiarono fra le 75 e le 100 mila vittime, più di un quinto della popolazione della città. La peste arrivò, con ogni probabilità, a bordo delle navi mercatili olandesi che commerciavano cotone con l’Inghilterra, e si estese per tutta l’area da Londra fino a Cambridge.

Soltanto un altro grande evento tragico riuscì a mettere un freno all’epidemia: nel settembre del 1666 scoppia, infatti, il Grande Incendio, che distrusse gran parte della città ma che ebbe, con ogni probabilità, il merito di distruggere definitivamente il bacillo del morbo.

La storia ricorda il 1666 come l’Annus Mirabilis, “l’anno delle meraviglie”, secondo la definizione data dal poeta John Dryden nel suo omonimo poema storico. Un anno denso di accadimenti tragici, che il poeta interpretò però in modo positivo, “miracoloso”: atteso da molti come un periodo funesto, in riferimento alla simbologia apocalittica che individua il triplo 6 come “numero della Bestia”, Dryden lo salutò come anno meraviglioso poiché, stando alla sua poetica interpretazione, l’intervento divino aveva evitato tragedie ben peggiori.

Newton: la quarantena e gli esperimenti sulla luceGli esperimenti di Isaac Newton sulla rifrazione della luce in una stampa d'epoca.in foto: Gli esperimenti di Isaac Newton sulla rifrazione della luce in una stampa d’epoca.
Perché a quei tempi ero nel pieno della mia età (…) e pensavo alla matematica e alla filosofia più che in qualsiasi altro momento.

Ma Dryden considerò meraviglioso l’anno del 1666 anche per un’altra ragione, collegata strettamente a questa frase che sir Isaac Newton pronuncerà quando ormai era al tramonto della sua vita. Fu infatti in questo periodo, e proprio a causa dell’epidemia di peste, che lo scienziato elaborò alcune delle teorie rivoluzionarie che lo porteranno ad essere considerato una delle menti più brillanti dell’età moderna.

Quando scoppia la peste a Londra Newton aveva 24 anni, ed era appena stato insignito del titolo di Bachelor of Arts dall’Università di Cambridge. Per sfuggire al contagio il giovane scienziato pensò bene di rifugiarsi nella sua casa di campagna a Woolsthorpe, in una sorta di “quarantena volontaria” che lo salvò dal contagio che nel frattempo in città continuava a mietere vittime. Libero dalle pressanti attività accademiche (l’università era stata chiusa a causa dell’emergenza), Newton poté dedicarsi a tempo pieno agli studi e agli esperimenti che lo porteranno a sviluppare le sue teorie sul calcolo, sull’ottica e sulla gravità.

A questo periodo risale la leggenda della mela caduta dall’albero, che diede allo scienziato lo spunto per studiare più a fondo e da una prospettiva diversa, le leggi del movimento gravitazionale. E a questo stesso periodo risalgono gli esperimenti in camera oscura che permisero a Newton di comprendere la natura della luce: studiando ciò che accade ad un raggio di luce bianca che attraversa un prisma di vetro, intuì che il colore non è una qualità dei corpi (come si riteneva all’epoca) bensì una caratteristica della luce stessa.

Ci vollero 44 esperimenti in camera oscura e un’epidemia di peste per giungere alla conclusione che rivoluzionerà la storia della scienza: ma fu proprio in questo periodo di isolamento forzato che Newton elaborò gran parte degli scritti accademici che gli conquistarono l’apprezzamento della Royal Academy, e che lo resero una delle menti più importanti del XVII secolo e oltre.

continua su: https://www.fanpage.it/cultura/coronavirus-quando-lepidemia-di-peste-spinse-newton-a-scoprire-le-leggi-dellottica/
https://www.fanpage.it/

Coronavirus: quando l’epidemia di peste spinse Newton a scoprire le leggi dell’otticaultima modifica: 2020-03-17T18:46:46+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo