ALTO TRADIMENTO (E NON SOLO DA CORONAVIRUS) —- UNA CLASSE POLITICO-MEDIATICA AL SERVIZIO DEI NOSTRI NEMICI

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MONDOCANE

MERCOLEDÌ 26 FEBBRAIO 2020

 

La politica è l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in quello che la riguarda” (Paul Valery)

Prima di addentrarci nel groviglio tossico della virusfobia programmata, dal titoletto qui sopra, che ne indica i facilitatori, traiamo un campione esemplare. Premetto, a scanso di equivoci, che non ho nessuna simpatia per i petrolieri e che anzi combatto i loro effetti nefasti da una vita. Ma qui non c’entra. Come dicono gli inglesi sovranisti? “Right or wrong, my country”.

Sul “Fatto Quotidiano”, specie negli Esteri, impera Stefano Feltri, illustre esponente della nota schiatta e Comunità. Da anni, tra frustrazioni e contraccolpi, il vicedirettore del quotidiano si accanisce contro l’ente nazionale idrocarburi, ENI, che tuttora, come ai tempi del compianto Mattei, eccelle nella sua categoria e infastidisce tutti i suoi concorrenti a Ovest. Due sono le linee d’attacco, strettamente intrecciate

I proxies di Rockefeller nella guerra all’Italia

Primo, le presunte tangenti che l’ENI (come, semmai, tutti i suoi “competitors”) avrebbe versato ad Algeria e Nigeria per assicurarsi giacimenti e condotti. Sull’Algeria, Descalzi e Scarone, i due manager, sono stati assolti; sulla Nigeria è in corso il processo. Smerdarli sarebbe prematuro e illegittimo. Ma il Feltri di Bilderberg non ha di questi scrupoli. L’accanimento è tanto parossistico, quanto strumentale. Il secondo dante causa è Giulio Regeni, presunta e mai dimostrata – anzi! –  vittima del regime “criminale del dittatore Al Sisi”, ora duplicato nel presunto – e smentito – torturato Patrick Zaki. Di dimostrato, e però accuratamente occultato, c’è invece il dato che il giovane Regeni frequentava ambienti spionistici e per una delle più grosse multinazionali dello spionaggio industriale, la Oxford Analytica, retta dal criminale degli squadroni della morte, Negroponte,  ha lavorato prima di essere mandato in Egitto a contattare oppositori. A uno dei quali, agente egiziano sotto copertura, come da video, aveva offerto “progetti”. Bruciato, da chi può essere stato eliminato nel momento in cui il governo italiano e l’ENI stringevano accordi per miliardi con il Cairo?

Con Regeni e Zaki contro l’ENI

 

ENI in Egitto e Libia

Il bersaglio vero e ultimo della spasmodica ENI-fobia di Feltri è la partnership ENI-Egitto che controlla, a beneficio dello sviluppo dell’Egitto e dei rifornimenti energetici dell’Italia, ahinoi fossili, ZHOR, il più grande giacimento di idrocarburi del Mediterraneo. Una ricchezza che fa ombra alle risorse turche e israeliane e, grazie al sanguinario dittatore Al Sisi, che ogni giorno si mangia tre Fratelli musulmani bambini, è stata sottratta alle compagnie serie da questi pidocchiosi italiani. Come ai tempi di Mattei. Ma come, l’Italia non avrebbe dovuto dipendere dalla nostra disponibilità grazie al TAP, quello degli Stati Uniti dall’Aberzaijan al Salento? O, grazie all’Eastmed, quello da Israele sempre al Salento? O, meglio ancora, dalle scisti statunitensi da fracking? Scandalo.

P2, sempre al servizio dello straniero

Vale, a proposito, mettere in primo piano il personaggetto sulle cui accuse si basa gran parte della campagna di Feltri e del FQ. Si chiama Luigi Bisignani, un ragazzo d’oro, un campione del nostro capitalismo imprenditoriale. Un “amerikano” condannato nel ’93, da Mani Pulite, a 2 anni e 6 mesi, per violazione della legge sul finanziamento dei partiti, radiato dall’Ordine dei Giornalisti, ricondannato a 19 mesi, definito “faccendiere”, ma anche “uno degli uomini più potenti d’Italia”. Una fonte illibata, dunque, credibile e affidabile fino in fondo. Uno che voleva, lui, diventare capo dell’ENI, nel cui Consiglio d’Amministrazione s’era infilato e c’era rimasto male e avvelenato per non esserci riuscito. Grave ingiustizia per il FQ, Nonostante la sua militanza massonica, tanto conclamata quanto negata, dalla P2 alla P4 e fino al patteggiamento per il rotto della cuffia di un’altra condanna a quasi due anni.

Vediamo ora in che scenario si colloca questa campagna del Fatto Quotidiano, giornale notoriamente e fieramente atlanto-sionista, linea peraltro portata avanti in modo giornalisticamente rozzo e scadente, che copre i suoi allineamenti facendo un po’ di pulci a qualche segmento della classe politica italiana, ma è un accanito sostenitore della formula, salvifica per il PD e letale per il M5S, Conte-Zingaretti-Di Maio.

Quanto più Greta, tanto più petrolio

Al di là e a dispetto delle apparizioni di Greta Thunberg ai suoi chierici e al suo gregge e  finalizzate, come il Coronavirus, a farci rintanare nei nostri singoli loculi, terrorizzati dalla presunta apocalissi climatica incombente, ma depistati da inquinamento chimico di aria, cibo, acqua, farmaci, tutta l’economia capitalista è tuttora alla frenetica caccia di nuove risorse fossili, effettivamente in continua scoperta. Con l’ENI e i russi in stretta collaborazione, da una parte, e i giganti occidentali degli idrocarburi e delle relative infrastrutture dall’altra, BP, Shell, Exxon, Total, Mobil, Aramco, Chevron, i fronti sono definiti. Proprio come al tempo in cui il nano Enrico Matteri sottraeva ai giganti, con accordi alla pari del 50-50, anzichè del 75-25 pro compagnie occidentali, gran parte del bottino. Lui commerciava con il democratico premier iraniano Mossadeqh che Usa e UK rovesciarono con un colpo di Stato per reimporre il despota Pahlevi.

Bilderberg: a chi il petrolio? A noi!

La Storia si ripete e Feltri, come del resto molti altri suoi colleghi, a partire dalla mosca cocchiera sorosiana, “il manifesto”, pare compiacersene. Emulo di Lilli Gruber, nota abituè del consesso Bilderberg, quello fondato da Rockefeller (Exxon), strategizzato da Kissinger e padroneggiato da un’accolita di supermiliardari nella luce dei Rothschild e dei Warburg, che di anno in anno decide di come debba andare il mondo, soprattutto accentuandone le diseguaglianze, Stefano Feltri ne è stato ospite di gran riguardo all’edizione 2019.

 Italiani al Bilderberg

Edizione in cui, si mormora, molto si è parlato di petrolio (Rockefeller oblige), ma anche di piattaforme digitali, clima, Brexit, altre mangiatoie capitaliste,di Medioriente, Russia, e soprattutto di Cina, definita, come da ripetuti ammonimenti del Dipartimento di Stato, massima minaccia mondiale (e avrete notate come nei locali portavoce, tipo “il manifesto” e, appunto, il FQ, o “Repubblica”, all’ormai ancestrale russofobia, che data dalla radiazione dei “compagni” 50 anni fa, si vada “escalando” una formidabile sinofobia (pensierino al Coronavirus di cui tratteremo prossimamente).

Bene. Perché non farsi ospitare nei privatissimi e discretissimi convivi di Bilderberg, tanto più che avvengono nei più lussuosi hotel del mondo e darsi di gomito con illustrissimi come Soros (quello che sussurrava all’orecchio di Obama e Hillary), Bloomberg, Elkan, Slim e tutta la crème de la crème finanziaria globale? Nonché con un paggetto rimediato da Firenze, tanto per garantirsi il protettorato anglosassone sul capoluogo mediceo, visto che a Matteo Renzi quello sul paese pare sfuggito per sempre. Feltri spiega che lui è giornalista e di conseguenza curioso, e perciò interessato a vedere, a capire. Non a riferire, però. Del resto, che importa. A Montreux cosa volete che facessero, a parte decidere colore e trama del cappio che dovrà strangolarci?

Giornalista, muto devi stare!

Voi fiduciosi lettori del foglio di Travaglio che bastona quelli a piano terra e va ai cocktail di quelli nell’attico, massimo celebrante alla messa dove il M5S è l’ostia e il PD fa la Comunione, avete letto una sola riga di Feltri su quanto di strategico, di operativo, di epocale, è stato discusso e deciso nel lungo fine-settimana nella Svizzera dei meglio e più nefandi segreti custoditi del mondo? Da giornalista con il compito di raccontare alla gente quello che si va facendo, specie nelle oscure stanze, a ospite di quelle stanze, la cui oscurità è protetta dai curiosi, dagli interessati, dai giornalisti, con non meno di tre cinture di sicurezza armate, cecchini compresi. La Linea Maginot non gli fa un baffo.

Dal Bilderberg al 41bis?

Al giornale “indipendente” Fatto Quotidiano, come al politicuzzo che voleva la riforma costituzionale alla Bilderberg, come alla signorina Gruber che, da membro del Comitato Direttivo di Bilderberg, manifesta fastidio per tutto ciò che dà fastidio ai multimiliardari in capo al mondo, come alle Maggioni, ai Monti, ai Caracciolo, ai Prodi, ai Draghi, ai Parolin segretario di Stato (!), a tutti gli scherani e gli sguatteri di quell’accolita, andrebbe riservato il 41bis. Ogni cura, per carità, il prof. Burioni contro eventuali virus, bella veduta sul paesaggio, l’occasionale aragosta, tutte le serie di Don Matteo. Ma rigorosamente niente contatti col pubblico. Al Bilderberg ne hanno perso la facoltà.

Anche perché, tornati a casa, di ciò che Bilderberg vuole, al pubblico nulla hanno mai detto, ma tutto hanno fatto. E a chi s’è fatto delle domande, hanno dato del complottista. A finire oggi con il Coronavirus, di cui ci occuperemo prossimamente. Andrebbero tutti radiati.

Julian Assange, invece, di cui s’è detto in precedenza e che, riconoscendosi giornalista e ospite di nessuno, di quelli che sono i derivati, gli annessi e connessi di Bilderberg, tutto ci ha raccontato. Al 41bis ce lo stanno mandando lui.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:41