CHI CI STA E CHI CI FA —- CINQUE STELLE? PIU’ DI PIAZZA CHE DI PALCO —– SARDINE? PIÙ DI PALCO CHE DI PIAZZA (CON UNA NOTA DI MARIO MONFORTE)

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MONDOCANE

LUNEDÌ 17 FEBBRAIO 2020

“Ottimismo della volontà”?

Non è che, dopo aver tempestato i 5Stelle (intendo i vertici) di critiche, rimbrotti e rimpianti, ora, per aver visto una grande e bella e viva e appassionata manifestazione a Roma, che dall’angusta piazza dei SS.Apostoli tracimava nel Corso e in Piazza Venezia (evidente sottovalutazione – o sotto-auspicio? – degli organizzatori), mi faccio trascinare dall’entusiasmo. E magari finisco col dire che l’Italia una terza via tra l’incudine dei pataccari reazionari, detti di sinistra, e il martello degli imbroglioni reazionari, definiti di destra, la torna a percorrere verso un orizzonte di giustizia, onestà, libertà, sovranità. Una terza via contro il monopolio dei finti duopoli, che sia percorribile da tutto il paese (escluso l’1% dei delinquenti, invisibili, che guidano quell’altra consorteria di ladroni, ciarlatani e mangiapane a tradimento, visibilissimi). Come “ottimismo della volontà” sarebbe sproporzionato.

C’è vita nei 5 Stelle?

Non basta una pur calorosissima piazza, nella quale correvano e si scontravano le solite correnti di ingenua, ma disperatamente coltivata (“sennò siamo fottuti”) fiducia e, all’opposto, di tormentato dubbio ed evidente volontà di rettificare una linea, per dichiarare, con il “Fatto Quotidiano”, “C’è vita nei 5Stelle”. Anzi, balzavano agli occhi le note lacerazioni, non tanto tra testa e testa, quanto tra corpo e testa. Queste tutte da imputare a quei vertici che ora raccoglievano applausi più di incitamento che di approvazione. Forzature, sia di un nefasto verticismo, sia dello stolto culto beppegrillesco del digitale a spese del reale, sia di una organizzazione tanto invocata quanto sempre sabotata con il modulo del capo unico che fa e disfa, sia di ridicole invenzioni come i facilitatori ( più delegati del sultano, che figure intermedie), o dei solitamente pochi che votano su questioni furbescamente formulate da Rousseau, mentre tanti altri si guardano bene dal farsi ingabbiare in qualcosa su cui non hanno il minimo controllo.

Con Di Maio, ma contro le alleanze

Piazza SS Apostoli corre con alti edifici paralleli, è aperta da una parte e chiusa da un tappo dall’altra. Più che una piazza, è un vicolo cieco. Che sia stata qualche inconscia consapevolezza che l’ha fatta scegliere da coloro che la democrazia diretta dell’uno vale uno l’hanno fatta evolvere in quella direttissima dell’uno vale tutti? Per una manifestazione improvvisata, con preavviso di pochi giorni, affannosamente limitata al tema dei vitalizi, non organizzata da centro, ma dalle singole realtà locali, quei 10-15mila stipati nel budello di SS.Apostoli sono stati un successo inaspettato. Inaspettato e, forse, irritante per la massiccia presenza, accanto ai cartelli “contro i vitalizi”, “contro i privilegi”, “non ci arrendiamo”, almeno altrettanti “Insieme siamo una forza – No alle alleanze”. La camicia di forza dei vitalizi è saltata al primo slogan.

Una presa di posizione netta, clamorosa, robusta, contro quelle scelte che, come è evidente anche all’attivista più illuso e boccalone, hanno fatto scendere il MoVimento dall’onda in piena del 33% che tutto avrebbe dovuto travolgere, alla risacca da una cifra dell’oggi. Si applauda quanto si vuole, ma questo “successo” lo si deve a Luigi Di Maio e alla consorteria parlamentare passata, in parte almeno, dalla rivoluzione alla sistemazione (e sistematizzazione) in poltrone damascate, che si chiama “riformista” e pensa di tirarla più alle lunghe grazie al connubio con quello che, per il MoVimento, anzi, per tutto il popolo, è e rimane il nemico strategico. Per essere strategico gli bastano gli endorsement (per noi burini, “avallo”, “investitura”) di Von der Leyen, dei Trump e dei contro-Trump, di Stoltenberg e Merkel, di Macron e delle Sardine. Un nemico mortale, come e peggio della sua copia deforme con cui, sui fondamentali, se non sul posto a tavola, finge di fare a botte.

 Il Leviatano

Bilderberg: I 5Stelle boy scout di Conte

L’ho scritto in passato, contestando il giudizio senza attenuanti di amici che mi pareva buttassero il bambino insieme all’acqua sporca. “C’è vita nei Cinque Stelle” lo affermo anch’io, ma dando di gomito a quelli, ventenni, trentenni, quarantenni, tutti di dieci anni più vecchi, che appendevano a quel palco speranze di vita e di mondo migliore.  Lo dico e ce lo auguro, ma non con gli intenti del quotidiano atlantista che l’inciucio sotto il fiduciario Conte se lo augura perché si rinsaldi e ci trascini in un futuro come lo vogliono UE, Nato, banche, la “scienza”, Soros, Bergoglio, di cui il venerato Conte è promessa e garanzia. Il suo Leviatano non si differenzia da quello di Salvini e Renzi. Schifa costoro solo perchè li ritiene tentacoli minori dello stesso Leviatano, meno solidi e meno affidabili rispetto al progetto che il sodale alla direzione del giornale, Stefano Feltri, è andato a farsi illustrare dai suoi numi di Bilderberg, Da certi giornali “amici” è meglio guardarsi.

Onestà onestà!

Per me la vita c’è di sicuro nella base di questa espressione inedita del disgusto degli italiani per chi li ha illusi, turlupinati, fregati, praticamente da sempre, da Crispi a Giolitti, da Mussolini a Berlinguer. In poche occasioni ha parlato il popolo e non l’élite: la Repubblica Romana del ’48 e altre di quell’epoca di catarsi, la fiammata dei partigiani e quella del ’68. La nostra storia ci ha dato poco più. Ma gli iniziatori dei Cinque Stelle avevano colto un punto di rottura fondamentale, chiamiamolo l’architrave di un nuovo edificio possibile, l’onestà. Molti l’hanno irriso, banalizzato, strumentalmente voltato in giustizialismo. Ma era la chiave di volta per uscire da una storia plurisecolare di protervie e donabbondismi e intraprenderne una nuova. Onestà è il principio che contiene tutti gli altri necessari alla migliore convivenza civile: equità, legalità, libertà, sovranità, solidarietà. E’ il blocco di partenza che lancia la corsa alla rivoluzione. E l’humus dei campi e delle foreste. La parola che avrebbe dovuto incenerire i corruttori, corrotti, ladri, mistificatori, truffatori, prepotenti. Insomma, i dominanti.

Ho avuto l’impressione che il prolungato grido di migliaia di voci che riprendevano quella parola d’ordine che divide il mondo in due parti inconciliabili, “onestà, onestà”, fosse diretto anche contro chi, lassù, forse ciurla nel manico. E infatti s’è levato più alto e fiducioso quando, inaspettato ospite, è salito sul palco l’uomo della prescrizione, della “spazzacorrotti”. Che se ne avveda Luigi Di Maio, che, da qualche po’, viene accreditato come scettico nei confronti di questa alleanza contro natura col PD. Fosse vero e non solo mossa tattico-propagandistica. Che se ne avveda la combattente Taverna, che ultimamente dava segni di governismo. Che se ne avvedano gli inciucisti alla Fico o Patuelli, poiché quella parola cozza con il loro quieto vivere all’ombra del Leviatano e tanto più cozza con l’idea di fornirgli stampelle. E se ne avveda Giuseppe Conte, che va lasciato ai suoi maneggi e magheggi tra la mummia di Padre Pio, i francescani di Assisi, il segretario di Stato Parolin, il capo della CEI Bassetti. L’uomo a cui viene commissionato il nuovo partito cattolico di obbedienza clerico-atlantica. Cosa diavolo c’entra con i Cinque Stelle?

Dopo il sabato dei SS Apostoli con i 10mila Cinque Stelle, su un palco messo su con quattro assi e due tavole, nella stessa piazza la domenica con le Sardine. Un fiasco da 2000 presenti, ma con un palco stellare, da 2.800 euro. Loro dicono ricavati dal crowdfunding. Le Ong della tratta ci hanno abituato a questa burla. Ma George Soros ha dato l’endorsement anche alle Sardine. Che, ovviamente, noblesse oblige, ora soffiano con lui nelle vele dei trafficanti. Poi vestono Benetton e ne accarezzano le autostrade.

Su questa gramigna che, nella vista dell’establishment tutto sono meravigliosi roseti, lascio la parola a un amico. Monforte ricorda quella “stupidità” delle Sardine, che, a dispetto dei salamelecchi riservatigli dai media, ci è colata addosso da ogni dichiarazione, da ogni passarella tv. Ma ricordiamoci che per burattinai scaltri non c’è di meglio per istupidire la gente che burattini stupidi in battaglie stupide.Tuttavia si può anche esagerare: è mai possibile farsi istupidire da una faccia di sardina come quella qui sotto?

Intanto, con i Cinque Stelle come andrà a finire? Proseguirà questo masochista anelito alla rispettabilità “borghese”, al pensiero unico, alle storiche alleanze, all’Europa dell’antidemocrazia proterva e usuraia, alla “democrazia contro le dittature”, ai diritti umani intesi come “fardello dell’uomo bianco”? O questa umanità del territorio, del rifiuto radicale e delle mete nobili, questo popolo delle stelle un po’ invecchiato, ma, a dispetto dei suoi conducenti, anche maturato e consapevole di cosa è e cosa vuole, saprà rovesciare il tavolo? Il tavolo delle carte false, delle mediazioni al ribasso, dei banchetti con le posate d’argento e con i cani spelacchiati che razzolano sotto.

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MARIO MONFORTE

Ma il livello piú profondo di ignobile stupidità è raggiunto dalle «sardine». Si badi bene, è chiara l’azione di manovratori e manipolatori (del resto non nascosti: Prodi, Benetton, Monti, Fornero, Soros e lungo elenco di simile … “gente”), con il sostegno mediatico e piddino, però il riferimento va ai partecipanti: discorsi senza senso, dal capo-sardina a quelli che solo sono starnazzii, belati, muggiti e grugniti di intervistate e intervistati; slogan stomachevoli e untuosi come “con l’amore si costruisce, contro l’odio …” – ma amore di che? Ma odio di chi? Unica supposizione, è il loro inconscio: sanno di essere odiosi –; soli punti fermi, in “negativo”, «no» a Salvini-Lega (ma anche alla Meloni al centrodestra), accogliendo la fandonia dell’antifascismo in assenza di fascismo, in “positivo” l’abietta sottomissione all’Ue e l’apertura indiscriminata al flusso migratorio. Per il resto, «sí» al Pd (piú che al centrosinistra) e al governo Conte bis, tartagliando “ma fate le cose per bene”, e “vi stimoliamo a farlo …” – e questo ritornello….lo si è già sentito e gli esiti sono davanti agli occhi – di chi li voglia vedere. Ma tale livello di stupidità non era mai stato conseguito. E già dal nome, «sardine», che si vorrebbe umile e spiritoso, e però incisivo, e invece è semplicemente da scemi indecenti – per non dire dell’insulto permanente ai nostri partigiani, che hanno combattuto contro l’invasione nazista e il collaborazionismo fascista, oltre che per un mondo socialmente, culturalmente e politicamente oltrepassante, da parte di questi cialtroni che si dicono “partigiani del XXI secolo”: partigiani dei distruttori del nostro paese……
Si, le «sardine» sono il peggio del peggio. E però, «peggio ’un è mai morto» … Chissà che ci si deve ancora aspettare. A questo hanno portato il fallimento del governo «giallo-verde» e l’inqualificabile costruzione del governo Conte bis, basandosi biecamente su una «rappresentanza» parlamentare del tutto pregressa, e piena e assodata minoranza nel paese. Unico auspicio è uno “scatto di reni”: la ricostruzione di un movimento che ponga i “nodi” essenziali e su questi proceda, facendo anche risollevare il contesto generale dall’intollerabile stupidità in cui affonda e affoga – e viene affondato e affogato.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:57

CHI CI STA E CHI CI FA —- CINQUE STELLE? PIU’ DI PIAZZA CHE DI PALCO —– SARDINE? PIÙ DI PALCO CHE DI PIAZZA (CON UNA NOTA DI MARIO MONFORTE)ultima modifica: 2020-02-17T08:56:49+01:00da davi-luciano
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