LA FESTA DELLA TAV ROVINATA DAI LITIGI DI M5S E PD

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Il 19 settembre cerimonia per i primi dieci chilometri del tunnel: il governo diviso
Il 19 settembre cerimonia per i primi dieci chilometri del tunnel, ma ci sarà bagarre, coi No Tav mobilitati contro la grande opera e i Si Tav che taglieranno il nastro tricolore di questo primo step. I grillini locali saranno sulle barricate, i piddini ad applaudire nel cantiere.

di Carlo Valentini Twitter: @cavalent

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Lo psicodramma grillino si recita a Torino, città guidata dai 5stelle contrari alla Tav ma a Roma al governo col Pd che la vuole realizzare. Così il sindaco, Chiara Appendino, si trova in un bel guazzabuglio tra i No Tav duri-e-puri che annunciano di fregarsene degli accordi di governo e che cercheranno di bloccare i cantieri agitando ancora le bandiere pentastellate, i 5stelle governativi che hanno immolato la Tav sull’altare dell’accordo col Pd e vengono bollati come traditori e non si fanno più vedere in giro da queste parti (tanto che la festa M5s già annunciata è stata disdetta per timore delle contestazioni), e infine gli alleati piddini che rivendicano la vittoria e sono pronti a festeggiare le ruspe che avanzano. Si annunciano giorni difficili perché il caos torinese investirà comunque il governo. Già il 19 settembre ci sarà bagarre, coi No Tav mobilitati e i Si Tav che taglieranno il nastro tricolore di questo primo step. I grillini locali saranno sulle barricate, i piddini ad applaudire nel cantiere: non male tra alleati e i richiami alla lealtà da parte di Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio.

A dar fuoco alle polveri è Paolo Foietta, il commissario straordinario per la Torino-Lione nominato nel 2015 dal governo Renzi e dimissionato dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Adesso che Toninelli è stato messo dietro la lavagna si toglie qualche sassolino dalla scarpa e dà appuntamento proprio al 19 settembre, in pratica uno schiaffo all’ex ministro e ai 5stelle. Dice: «Il 19 settembre sarò al cantiere Tav, in occasione della conclusione dei primi dieci chilometri del tunnel di base, cioè quel tunnel che secondo i 5stelle non esisteva. Spero che il gioco dell’oca su quest’opera sia finito, a questo punto non si possono rimettere in discussione decisioni prese da ex governi e parlamento. E basta con le bugie. Con la Tav si affronta seriamente il tema della transizione ecologica perché da un lato si tutela l’ambiente e dall’altro si asseconda la voglia e l’esigenza di viaggiare delle nuove generazioni. La lotta per salvaguardare l’ambiente non può significare l’impossibilità di muoversi. Perfino i No Tav più intelligenti ormai lo hanno capito». Quindi, festa per i primi 10 chilometri del tunnel e avanti tutta. «Nemmeno per sogno», ribatte Francesca Frediani, che è capogruppo M5s alla Regione Piemonte. «La Tav si deve fermare perché è un’opera che non conviene. Punto. La scelta di fermarla non dev’essere legata alla forza numerica delle parti ma all’esito dell’analisi costi benefici». Poi se la prende coi suoi colleghi di movimento ritenuti troppo arrendevoli: «Il Pd ha da subito iniziato ad esternare sulla Tav mentre nel M5s si evita accuratamente il tema. Davvero pensiamo che la questione sia chiusa dopo che il presidente del consiglio si è impegnato ad illustrare le motivazioni pro Tav basate sul nulla? Dove sono i portavoce che in questi anni sono venuti in valle a manifestare la loro contrarietà all’opera?».

In particolare lei ha il dente avvelenato contro Laura Castelli, riconfermata vice ministro all’Economia, che ha dichiarato: «La Tav non è più in discussione perché non si può fermare». E per lei gli irriducibili grillini sarebbero una sorta di giapponesi ancora inutilmente in guerra. La capogruppo regionale ribatte: «Non sarà certo la Castelli a scrivere la parola fine sulla storia trentennale del movimento No Tav, men che meno a convincere me che ci dobbiamo arrendere. Di ultimi giapponesi in valle ce ne sono molti, nessuno si illuda che l’opposizione all’opera sia finita dopo un’inutile mozione in parlamento».

Non è un caso che Luigi Di Maio da qualche tempo non frequenti il Piemonte, a parte un blitz blindato per sostenere la traballante sindaca, che cerca di galleggiare e non sa che pesci pigliare in questo caos grillino. Con 5 senatori grillini che hanno ufficialmente chiesto le dimissioni del neo ministro alle Infrastrutture, la piddina Paola De Micheli, rea di avere precisato che: «Ora basta con i No politici ai cantieri. La Tav deve procedere il più rapidamente possibile, così come la Gronda di Genova. Sono contraria alla cosiddetta mini-gronda perché significherebbe perdere almeno altri sei anni attorno a un progetto pronto». La ministra, fresca di giuramento, ha così compattato i grillini puri-e-duri di Torino con quelli di Genova. Per tutti parla il senatore Michele Giarrusso: «La De Micheli deve ricordarsi che rappresenta un gruppo che è meno della metà del M5s. Se intende differenziare la propria posizione da quella del Movimento può benissimo farlo accomodandosi fuori dal governo e andando all’opposizione». Aggiunge la deputata di Castiglione Torinese, Jessica Costanzo: «L’uscita della ministra appena insediata è inopportuna. Non siamo scesi a compromessi con la Lega, non dobbiamo farlo col Pd. La Tav, con noi al governo, non deve essere fatta. Ci sono molte altre opere e cantieri da sbloccare con urgenza, si lavori per le reali priorità degli italiani».

Nel Pd tutti sono schierati con la ministra De Micheli. Dice il segretario, Nicola Zingaretti: «Sarebbe criminale perdere centinaia di milioni di investimenti e migliaia di posti di lavoro». Gli fa eco il senatore Vincenzo D’Arienzo: «Siamo sempre stati favorevoli alla Tav e non vogliamo ritornare a discussioni inutili, soprattutto adesso che nel programma di governo sulla Torino-Lione c’è scritto che vale l’accordo con la Francia». Mentre Sergio Chiamparino, ex governatore del Piemonte, ha scritto addirittura un libro, «Tav, perché Sì», e afferma: «Ho sempre sostenuto la necessità della Torino-Lione, lavorato per la costituzione dell’Osservatorio e della revisione del primo progetto, rivendicato i 2,4 miliardi che hanno permesso l’avvio dei cantieri». Lo stesso giorno (il 19 settembre) che si festeggeranno i primi 10 chilometri del tunnel, Giuseppe Conte riceverà a Roma in visita ufficiale Emmanuel Macron a cui potrà comunicare che la Torino-Lione procederà (forse) senza intoppi, pur se tra le proteste dei 5stelle. Sembrano lontani anni luce (invece era il 28 luglio, poco più di un mese fa) i tempi in cui Di Maio diceva: «La Lega non ha i numeri per far passare la Tav, dovrà usare i voti del Pd. Però usare i voti del Pd per fare un favore a Macron è una cosa che dovranno spiegare poi ai lori elettori».

La storia dell’imprenditore valsusino cacciato dalla Valle

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Quante volte ci siamo sentiti ripetere che il Tav è necessario per creare posti di lavoro e far ripartire la Valle, e il paese? Ma quanti sono gli imprenditori che sono stati emarginati, in questi anni, perché non aderenti al “sistema”? Noi abbiamo parlato con uno di loro (Video Trailer).

 
di Redazione.

Uno degli argomenti più usati per alimentare la favoletta della necessità assoluta del  in Val di , è quella del “lavoro”. Porterà più lavoro per la Valle, porterà investimenti, imprenditori, etc etc.

Ma ci sono imprenditori e imprenditori. La storia della giustizia si racconta di tanti “prenditori” e “predatori”, vicini sovente alla criminalità organizzata, e alla politica, che li sostiene.

Poi ci sono le storie sconosciute, quelle raccontate tra i luoghi montuosi, negli anfratti dei borghi; quelle che non compaiono sui grandi giornali, con i titoloni. Sono le storie di imprenditori “normali”, Valsusini di nascita, amanti della propria terra, del proprio lavoro, e rispettosi di quello altrui.

Noi abbiamo conosciuto uno di questi personaggi. Di quelli che soffrono moralmente, ed economicamente, grazie a un paese che promuove i soliti noti, o gli amici degli amici. 

Ci ha raccontato la sua storia, una vicenda non ancora chiusa, giuridicamente, ma che mostra tutti i sintomi delle contraddizioni di questo paese dove, a parole, si vuol favorire l’impresa onesta, e, nella realtà, gli onesti, o perlomeno che cercano di comportarsi in tal modo, sono marginalizzati, perseguiti, e messi fuori gioco.

TAV – Le gallerie sono radioattive: c’é uranio ovunque!

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TAV

 

 

Mentre continua la retorica del Palazzo aumentano le conferme di chi si oppone alla ex TAV  Val di Susa.

Rischio amianto e rischio radiazioni”. È scritto nero su bianco nella delibera del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) che di fatto dà il via al progetto della Lione-Torino [nato come “alta velocità” per i passeggeri, trasformato in “alta capacità” per le merci, che non ci sono – n.d.r.]. Nelle carte allegate ai progetti della società Ltf. E in tanti studi universitari, come quelli del Politecnico di Torino.

Per affrontare tutti i nodi legati al Tav non bisogna guardare soltanto a valle, dove si consumano gli scontri, le polemiche. Bisogna alzare lo sguardo e guardare la roccia che domina la valle, quella pietra che le trivelle dovrebbero penetrare per 57 chilometri. È una terra fine, rossastra, perché contiene ferro. Ma non solo. La Val Susa è terra di amianto. E di uranio.

Se ne sono accorti gli ingegneri che, in vista delle Olimpiadi invernali del 2006, cominciarono a scavare per realizzare la pista di bob a Salice e dovettero fermarsi per colpa di quel maledetto minerale: l’amianto. Niente da fare. Stessa sorte quando si trattò di scavare una galleria per la circonvallazione di Claviere, al confine con la Francia: di nuovo amianto. Di nuovo uno stop per le ruspe. E anche la cava di pietra di Trana (vicino a Giaveno) fu bloccata quando ci si accorse che oltre alla pietra la montagna sputava fuori amianto.

“Un bel guaio, soprattutto, in una valle ventosa come la nostra dove le polveri rischiano di sollevarsi e arrivare lontano, di infilarsi nei polmoni della gente”, racconta il meteorologo Luca Mercalli, da sempre contrario al Tav. Un problema noto da decenni. Ma che gli stessi ingegneri impegnati negli studi del progetto hanno sollevato. Soprattutto quando hanno analizzato la zona dove sbucherebbe il tunnel, non lontana dagli abitati: “Gli studi precedenti hanno messo in evidenza come in alcuni campioni di roccia prelevati in superficie siano state riconosciute mineralizzazioni contenenti amianto con caratteristiche asbestiformi”. Si parla di una zona superficiale di ampia circa cinquecento metri.

Da anni in valle si sta cercando di monitorare i casi di mesotelioma, ma studi compiuti su solide basi scientifiche non ci sono. La delibera del Cipe contiene oltre 220 osservazioni che dovranno essere rispettati da chi realizzerà l’opera. Ben nove riguardano il “rischio amianto”. Si chiede un “efficace controllo sulla dispersione di fibre connessa all’attività” di cantiere. Un monitoraggio indipendente, chiede il Cipe, compiuto da un ente terzo. Se verranno superati i valori previsti, avverte senza mezzi termini il Cipe, “dovranno essere interrotte le attività lavorative”. Ancora: in presenza di amianto, vietato l’uso di esplosivi. Il progetto definitivo del tunnel dovrà adottare adeguate misure per proteggere i lavoratori e per lavorare il materiale.

Insomma, elementi di cautela per gli abitanti, ma anche per chi lavora nei cantieri. Ma non c’è soltanto l’amianto. Nella delibera del Cipe si parla anche di presenza di uranio. Non è una novità: nel 1977 l’Agip chiese l’autorizzazione per compiere sondaggi in nove comuni della valle convinta di poter estrarre il minerale: ecco Venaus, Chiomonte e altri comuni interessati dai lavori per la Lione-Torino. Amianto e uranio, ma il pericolo è stato adeguatamente affrontato? I tecnici di Ltf sono convinti di sì: “Con le più avanzate tecniche di scavo si possono lavorare sia l’amianto che l’uranio senza rischi per la popolazione. Mentre si scava si annaffia costantemente l’amianto in modo da rendere impossibile una sua dispersione nell’aria. Poi si utilizzano imballaggi stagni caricati su camion anch’essi annaffiati e lavati”. Ma dove sarebbero smaltiti i materiali pericolosi? “Noi li metteremo dove ci indicheranno, garantendo la massima sicurezza, nell’interesse anche dei nostri lavoratori”.

Ecco l’altra preoccupazione dei No Tav: “Le zone di smaltimento non sono ancora state individuate. Non è un dettaglio. E poi servono zone sicure al cento per cento, al riparo anche dai rischi idrogeologici”.

Morra: “Tav si farà, ahimè…”

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Morra: Tav si farà, ahimè...

(Fotogramma)

Il Tav in Val di Susa ahimè si farà“. Così Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, a 24Mattino  su Radio 24. “Per me e per tutto il Movimento non è motivo di soddisfazione. Nella vita si vince o si perde, in democrazia chi ha più voti vince e noi non siamo riusciti a bloccare l’opera”, ha aggiunto.

Capitolo Ceta: “Non è in programma”, ha detto Morra facendo riferimento all’ipotesi della ratifica dell’accordo di libero scambio tra Ue e Canada. “La posizione del ministro Bellanova -ha aggiunto- è legittima ma personale. La ratifica del Ceta non è nel programma di governo. Il Movimento 5 stelle, forza di maggioranza relativa in parlamento e ben più forte del Partito democratico, è fortemente contraria a questo trattato di libero scambio con i paesi nord americani”.

Tav, costruirlo inquinerà più dei camion. Il paradosso del beneficio ecologico: più veleni fino al 2047

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/03/13/il-paradosso-tav-inquina-piu-farla-che-restare-coi-camion/5032509/?fbclid=IwAR2oxuIdlQnEs8aZSAg-7JLYLQy2EAsnSuIlIfK4-cPGSIJ1ZcaHTabLveE

Tav, costruirlo inquinerà più dei camion. Il paradosso del beneficio ecologico: più veleni fino al 2047

Troppe polveri – Il bilancio delle emissioni di Co2 dell’opera è negativo per decenni persino usando le stime di traffico (gonfiate) dai fan della Torino-Lione.

Tav, ovvero il diabetico rimpinzato di dolci. “Prendi un diabetico”, mi racconta il meteorologo Luca Mercalli, “e promettigli che tra dieci anni gli darai l’insulina per farlo stare bene. Nel frattempo, lo rimpinzi di torte. Per dieci anni. Quando arriverà l’insulina sarà morto”.

Che cosa c’entra il diabete con il Tav? Uno dei primi argomenti dei sostenitori della nuova linea Torino-Lione è il beneficio ecologico: sposti le merci trasportate dalla gomma al ferro, dal camion al treno, e ridurrai l’inquinamento. Peccato però che per fare questo cambio (forse) tra 10 o 15 o 20 anni, devi prima scavare un immenso buco nella montagna. La galleria più lunga del mondo. Quindi per 10, 15, 20 anni la supertalpa succhierà megawatt, saranno spostate, lavorate e impiegate tonnellate di cemento, acciaio, rame, saranno smossi migliaia di metri cubi di roccia. Poi, a opera fatta, continuerà a funzionare giorno e notte l’impianto di raffreddamento, perché il tunnel nel cuore della montagna avrà un clima ostile alla vita e la temperatura sarà attorno ai 50 gradi.

Quindi: per diminuire tra 15 anni (forse) le emissioni di Co2 dei camion, per 15 anni innalzeremo a dismisura le emissioni di Co2. Torte al diabetico, con la promessa di dargli prima o poi l’insulina.

Si possono calcolare i costi-benefici delle emissioni? Sì, con quello che viene chiamato il “bilancio del carbonio”: per fare qualunque opera si consuma energia e si provocano emissioni; bisogna fare il confronto tra quanto si inquina subito e quanto (e quando) si migliora la qualità dell’aria dopo. Il “bilancio del carbonio” può essere positivo o negativo. “I ricercatori Jonas Westin e Per Kågeson, del Royal Institute of Technology di Stoccolma”, spiega Mercalli, “nel loro studio Can high speed rail offset its embedded emissions? sostengono che perché il bilancio del carbonio sia favorevole al clima, le linee ferroviarie ad alta velocità ‘non possono contemplare l’uso estensivo di tunnel’”.

Il cuore del Tav è il supertunnel. Conviene? Per non sbagliare, conviene affidarsi non ai dati forniti dai pericolosi No Tav, ma a quelli messi a disposizione dai sostenitori dell’opera. Basta andare a spulciare i Quaderni prodotti dall’Osservatorio Torino-Lione, diretto da Mario Virano, che oggi è il direttore generale di Telt, la società italo-francese che si propone di realizzare la linea. Il Quaderno numero 8, uscito nel 2011 con il titolo Analisi costi-benefici, presenta alcune tabelle assai istruttive. Mostra che durante tutta la costruzione del tunnel le emissioni aumenteranno, a botte di circa 1 milione di tonnellate di Co2 l’anno, accumulando nel tempo oltre 12 milioni di tonnellate. Risultato: l’effetto negativo durerà almeno – ammette l’Osservatorio di Virano – per altri 12 anni dopo la fine dell’opera. Se dunque i lavori inizieranno nel 2020 e dureranno 15 anni (a essere ottimisti), l’apertura del tunnel sarà nel 2035 e poi ci vorranno altri 12 anni prima che si sentano i primi timidi effetti benefici del passaggio (non garantito) dai camion al treno: dunque superinquinamento (garantito) almeno fino al 2047.

Solo da quell’anno il bilancio comincerà a essere positivo, la quantità di Co2 risparmiata sarà maggiore di quella prodotta per realizzare la linea: se davvero il passaggio gomma-ferro avverrà nella misura ipotizzata dai fautori del Tav. Allora il diabetico finirà di essere riempito di torte e avrà finalmente la sua insulina. È un caso evidente di cura peggiore del male. “L’ultimo rapporto dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite, dice chiaramente che le emissioni vanno ridotte subito”, spiega Mercalli, “altrimenti nel 2040 avremo già superato la soglia di sicurezza del riscaldamento globale, di 1,5 gradi centigradi”. Lo ha ribadito ieri anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale per scongiurare la quale occorrono misure concordate”.

Prosegue Mercalli: “Non possiamo più rimandare: invece della cura del ferro che (forse) darà risultati fra 30 anni, possiamo usare i miliardi di euro destinati al Tav per iniziare subito azioni che riducano le emissioni. Azioni con effetti certi e immediati, come collocare più pannelli solari sui tetti degli italiani, cambiare gli infissi alle case colabrodo, aumentare la coibentazione, installare pompe di calore. Tutte azioni che possono dare lavoro a decine di migliaia di artigiani – in tutta Italia e non solo in Valle di Susa – e non ci fanno aspettare 30 anni per ottenere (forse) effetti positivi sull’ambiente”.

Servirebbe un bilancio del carbonio certificato da un ente terzo, conclude Mercalli: “Come l’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale, che mantiene il catasto nazionale delle emissioni climalteranti e potrebbe verificare i costi e i benefici ambientali della Torino-Lione”.

“Ma quale riduzione dell’inquinamento”, aggiunge l’eurodeputato 5stelle Dario Tamburrano, “la linea Tav aggraverà per decenni le condizioni dell’atmosfera”. Per questo ha depositato una interrogazione in cui chiede alla Commissione europea, che finanzia l’opera, se dispone dei calcoli sulle emissioni legate alla realizzazione della linea, e se “non ritenga doveroso abbandonare il progetto per evitare l’aumento delle emissioni, inconciliabile con la necessità di contrastare già nel presente i cambiamenti climatici”.

Censura

Ora che il venditore dei nostri dati ha oscurato i siti e gli account di Casa Pound e Forza Nuova per aver disseminato odio, dopo che lo stesso aveva fatto in Usa e altri paesi europei contro voci di opposizione al pensiero dei dominanti,  Magari per antisemitismo, gli imbecilli dell’antifascismo versione idiota o strumentale  festeggeranno. Si ricordino del pastore Niemoeller quando sotto i nazi annunciò “Alla fine verranno a prendere pure te”.
Questa del principale gatekeeper criminale dell”elite, addetto alla sorveglianza e alla manipolazione, è la più scandalosa prevaricazione di un privato al servizio di miliardari privati della dimensione pubblica dei diritti umani e civili mai concepita e condotta. Succede a consacrazione del nuovo governo che la Cupola ha affidato al più indecente dei trasformisti al suo servizio e al più miserabile opportunista visto in campo dopo Giuda e Occhetto. Difendere il diritto alla parola di Casa Pound e Forza Nuova é imprescindibile dovere di tutti gli antifascisti non per finta. Alla base sana del M5S ricordiamo che il portatore malato di fascismo 2.0 è da noi il PD.

Fulvio.