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SABATO 10 AGOSTO 2019
Notte senza stelle
Qualcuno era 5 Stelle perché erano per l’ambiente. Qualcuno era 5 Stelle perché erano onesti in un mondo di ladri. Qualcuno era 5 Stelle perchè tutti gli altri mentivano. Perché sul territorio a lottare c’erano rimasti solo loro. Perché Grillo era matto come un cavallo e saggio come un oracolo greco. Perché Di Battista assomigliava al Che Guevara in forma e contenuto. Perché tutti coloro con i quali aveva sperato, o addirittura combattuto, erano tornati a casa o si erano fatti lacchè dei signori. Perchè gli argomenti di Di Maio, Taverna, Bonafede, Di Battista, radevano al suolo quelli di Repubblica. Qualcuno era 5 Stelle perché ci avrebbero fatto uscire dalla caserma e strappato di dosso la divisa Nato. Perché avrebbero tagliato gli artigli agli avvoltoi che ci avevano rinchiuso nella gabbia UE e strozzato con l’euro. Qualcuno era 5 Stelle perché a sinistra non c’erano che detriti spiaggiati, al centro una bolla di nulla e a destra tutti gli altri.
Qualcuno era 5 Stelle perché, scavando una via di fuga dalla discarica, aveva visto qualcosa di integro e di pulito da farci la casa per i suoi figli.
Decreto Sicurezza Bis, contro la tratta o contro l’Italia?
A scanso di equivoci, mettiamo subito in chiaro una cosa: a me il decreto Sicurezza Bis va benissimo per quanto riguarda, con rispetto e a dispetto del guru sul Colle, ogni singolo provvedimento punitivo nei confronti di coloro, al soldo e nell’interesse dei dominanti che rubano all’Africa la sua gente per farne schiavi loro e mine vaganti tra noi. Ne avessi avuto modo, siccome l’Africa e altri Sud li conosco e chi da secoli li depreda pure, avrei previsto lo ius soli per tutti i partecipi della tratta, dopo averli collocati e naturalizzati nel deserto del Sahara: chi sradica, chi spedisce, chi riceve su appuntamento ciarlando di “salvataggio” e chi accoglie e ci fa la grana..
Ma è un altro il punto del decreto di colui che, a scapito di ogni tentativo di imitazione, sta a Mussolini come la sua pancia sta a quella del Duce. E’ quello di cui i media, capeggiati dalla bacheca italiana dello Stato Profondo Usa – quella che ottunde i sensi di qualche residuo lettore con la testatina “quotidiano comunista” – non hanno esalato una parola (Il “manifesto”, pifferaio ancora di qualche sorcetto, ha dovuto ricuperare tre giorni dopo con un colonnino). E neppure il declamatore dal Colle, che, alla giaculatoria sui deportati da “salvare” (reclutare) in mare, si è limitato ad aggiungere che non è carino sbattere in galera un signore che al funzionario pubblico ricordi “Lei non sa chi sono io!”. E figuratevi se il missionario in saio, Zanotelli, o sua Santità in bianco, o Ciotti, o Strada, insomma le eccellenze della bontà, impegnati come sono a cospargere di cenere le teste degli italiani razzisti e xenofobi e a cingere di aureole le Carole e i Casarini, potevano sprecare attimi a occuparsi di un paese in procinto di passare da carcere neoliberista a cielo aperto a carcere salviniano a cielo chiuso.
Cosa ci hanno nascosto, i sinistri, del decreto bis?
Salvini ha aperto la crisi una volta avviato nei sondaggi al 40% e sicuro di farcela per un governo pseudosovranista assieme alla signora che invoca il blocco navale alla Libia (non male, eviterebbe i rifornimenti di Erdogan ai jihadisti di Tripoli e Misurata, lì sostenuti dai nostri 500 militari). L’ha aperta – e giuro che non è un caso – immediatamente dopo essersi messo in tasca il Sicurezza Bis. Un decreto che, nella parte con discrezione occultata dal “manifesto” e altri, dopo aver finto di prendersela con i negrieri, fa fare al nostro paese il taglio del nastro dello Stato di Polizia.
Quella che se manifesti e protesti vali una rapina a mano armata. Quella che se ti “travisi” con un fazzoletto su naso e bocca per non farti stendere dal gas bellico CS, finisci al gabbio fino a 4 anni. Se con uno striscione di tela ti proteggi da mazze di ferro coperte di gomma, sei violento, minaccioso e resistente a pubblico ufficiale. Hai il casco in testa per non fartelo fracassare, ti becchi 3 anni e una multa da 6.000 euro, se tiri un fumogeno per non farti travolgere dal blindato, sono 4 anni. Se minacci un corpo politico pittando “merda” su un suo manifesto, o facendo la linguaccia in un selfie con Salvini, la pena aumenta. Se spacchi una finestra ai bravi banchieri di Etruria che ti hanno fottuto i risparmi di una vita, sempre 5 anni possono essere. Sia Netaniahu, sia Obama che aveva fatto della polizia Usa un corpo da ridicolizzare non si sa se più i Marines o la Gestapo, sia la salma del guardasigilli fascista Rocco, si contorcono di invidia.
Crisi a Ferragosto? Come vincere la lotteria di capodanno
Dice, ma come, una crisi ad agosto? Sconcerto, disorientamento, parlamentari che rischiano di tornare a casa senza la pensione d’oro, opinione pubblica perplessa e magari anche un po’ stufa di dover mobilitare opinioni e scelte quando il pedalò, la gita a Londra, la polenta al capriolo, o la deantropizzazione delle grandi città, l’avevano fatta sprofondare in una dolce atarassia?
Vuoi mettere con quello che la Lega, i suoi soci, i finti oppositori, i pupari a Washington, Wall Street, Francoforte,Bruxelles e, nel loro piccolo, al 30 di Viale Astronomia (Confindustria) e al 25 di Corso d’Italia (Landini), incamerano con la rottura del famoso “argine” che i 5 Stelle dicevano di essere rispetto alle esondazioni dai bassifondi con cui i soci di governo alluvionavano l’Italia? Tav, Tap, Ilva immune, cantieri sbloccati, trivelle onda su onda e zolla su zolla, Grandi Opere tra una voragine e l’altra della penisola, Confindustria amica, sindacati complici, Nato, Usa e Israele garanti (hanno voglia, i concorrenti al ruolo di sguatteri del padrone, di inventarsi un Russiagate alla cassouela!), e, last but not least, le autonomie salvate in tutta la loro nefandezza: la frantumazione dell’Italia, con il Nord che si arricchisce succhiando soldi al Sud e pulendo la bottega ai tedeschi e le menti e braccia del Sud che vanno ad arricchire coloro cui il Nord pulisce la bottega.
Il tutto nella splendida cornice della Flat Tax che ci permetterà di correggere una diseguaglianza sociale troppo equa, tanto che oggi vede il 20% più povero con ben lo 0,09% della ricchezza nazionale e il 20% più ricco con appena il 67%.
Il bottino dei padroni
E poi, ancora più appetitoso, ciò che verrà sventato! 350 poltrone, nel parlamento più affollato e costoso del mondo, salvate. Salario minimo rimesso al consociativismo sindacato-padroni, soldi e diritti che erano finiti al basso (reddito di cittadinanza, decreto dignità) che ritornano in alto, legge spazzacorrotti rivisitata a favore dei corrotti, riforma della giustizia, a partire dalla prescrizione bloccata, a protezione dei colletti bianchi, una magistratura già ampiamente corrotta messa al servizio dell’esecutivo, un capo dello Stato scelto tra Siri e Borghezio, una TV, già bell’e infettata, in cui Salvini passi dal 30% dello spazio all’80%, l’eredità morale, estetica, giuridica, culturale di Berlusconi vernacolizzata in sagra leopoldina da Renzi, sublimata da Salvini in gnam gnam di nutella, panzoni allietati da cubiste in spiaggia, lacrimucce di commozione sul figlioletto in acquamoto della polizia. E, soprattutto, fuori dallo stagno melmoso del mafiastato quegli ircocervi a 5 stelle che, conoscendo Fabrizio De Andrè, vi avevano fatto fiorire candide ninfee: i ministri 5 Stelle dell’Ambiente, della Giustizia, della Salute, dei rapporti col parlamento e, al netto dei traccheggi, quello dei Trasporti, almeno nella prima fase. E pure la Trenta, se pensiamo alla Pinotti, o a La Russa.
Abbiamo detto delle mirabilia di una Lega al governo che, oltre a picconare legalità, linguaggio, territori, buona educazione, non ha combinato assolutamente nulla, salvo sbraitare panzane votogeniche, come quelle Cinquecento che, dagli altoparlanti sul tetto, chiamano a vedere i saltimbanchi e le capre a due teste del Circo di Rotolino: venghino, signori, venghino. Dei 20 provvedimenti passati, 18 sono di paternità 5 Stelle. E sono quelli di valenza sociale, ambientale, legale che hanno fatto avere al governo Conte un consenso che non si ricorda dagli anni ’70. Gli anni in cui fabbrica, scuola, università, sanità, casa, territorio, morale cambiarono in meglio sotto la pressione dei caschi, delle bandiere e rispettive aste, delle bocce, del pensiero, degli scioperi, delle occupazioni sui salvinisti e finti sinistri di allora.
https://www.youtube.com/watch?v=p14TWbFjpO0
Costi benefici
E allora facciamolo anche qui, molto sommariamente, il calcolo costi-benefici dei pentastellati al governo. E che possa essere, mica come quello sul Tav, fatto e buttato, un riferimento-avvertimento granitico per tutti coloro che ancora credono che dal letame italiota dal quale sono fioriti i 5 Stelle, scendano nel terreno sano e fertile radici non estirpabili. Radici di una nuova fioritura, più robusta.
Benefici: tutte le misure prese sul piano sociale, giuridico e ambientale, mai viste in passato. L’integrità morale e legale a fronte di partner e oppositori inquinati peggio del Golfo del Messico all’epoca dell’esplosione della piattaforma BP. La qualità della maggior parte dei suoi ministri, eccelsi rispetto alla cialtroneria che li ha preceduti.
Costi, eminentemente attribuibili a un Di Maio inadeguato all’onere e onore della pletora di cariche assunte. Succube dell’energumeno paraculo e guitto col quale qualsiasi persona perbene non prenderebbe neanche un caffè, privo di cultura generale e dell’intelligenza che ne discende, ignaro di geopolitica, perenne mediatore al ribasso, copione perfino delle peggiori volgarità opportunistiche (bacio a San Gennaro, fotoservizio con la fidanzata sull’orrendo “Chi”, invocazione di ergastoli, acconciatura alla Nainggolan), verticismo sterilizzante la creatività del MoVimento (io, io, io…) e relativa arroganza insipiente nei confronti di dissidenti e divergenti. Poi, alla faccia di una stramaggioranza parlamentare, cedimenti al fronte unito della devastazione affaristica malavitosa, falsamente giustificati come indispensabili, su Tav, Tap, Ilva, passante di Bologna, sottopassante di Firenze, Brescia-Padova, il rientro scandaloso dei Benetton in Alitalia, una politica estera dalle grandi promesse di alternativa, ripiegata sulle più logore e perniciose posizioni euro-atlanto-sioniste. E, peccato mortale imperdonabile nei secoli: il voto che ha salvato dalla spinta dalla torre la dama Bilderberg, falco dell’austerity, vergine di Norimberga per la Grecia, turbo militarista neoliberista globalista, Ursula von der Leyen.
neanche un caffè…
Vorrei sapere in quale paese, Stato, condominio, bocciofila, uno che ha ridotto il consenso a metà in 18 mesi (nel caso 6, dico sei, milioni di voti), resterebbe al suo posto, confermato da uno 0,000 1% dei suoi iscritti ed elettori.
Ma c’è di peggio. C’è chi al cazzaro verde vorrebbe opporre ora, in sostituzione del cravattino di Pomigliano, il cazzaro rosa, quello che l’abito lo porta meglio, fa l’avvocato ed è Si Tav, Si Guaidò, Si UE, Sì neoliberismo, magari con un bel sì anche a Zingaretti e Renzi. Chi è che diceva “piove sul bagnato”?
Con tutto ciò, il M5S esce da questo anno e mezzo di governo, meglio, non solo dell’ennesimo ciarlatano sbruffone, ma di almeno una dozzina di governi precedenti. E anche il da me bistrattato Di Maio ci ha messo del suo. Rimarrebbe da chiedersi come sarebbe stato questo rapporto costi-benefici se le sedicenti forze centrosinistre, di sinistra, di sinistra radicale, che ora ululano alla minaccia di un Salvini nazifascista, pompato fino a ieri a discapito dei 5 Stelle, avessero rafforzato il famoso “argine” giallo contro la deriva verde, anziché fare di tutto per demolirlo?
Quello che ora si prospetta, al di là di tutti gli arzigogoli messi in campo da analisti, commentatori, svisceratori di scenari, non è altro che l’istituzionalizzazione di quanto il sistema, l’élite, l’establishment, Bilderberg, perseguono nella loro corsa alla normalizzazione mondiale. L’antipasto l’abbiamo consumato nel voto sul Tav, chiave di volta emblematica di un futuro o dell’altro, quando hanno votato tutti insieme contro i soli 5 Stelle, Lega, PD, FI, FdI. E’ l’unità di base che, domani sul palcoscenico della democrazia capitalista, si affronteranno come Orlando e Rinaldo nel teatrino dei pupi, rimimando il caro bipolarismo PD-Lega, nel quale i dominanti controllano entrambi i finti contendenti, impegnati a spartirsi le spoglie e tenere fuori chi non gioca quella partita.
Alberto Perino
Il Grillo fuori dal vaso
Qualcuno era No Tav perché aveva una certa storia alle spalle. Qualcuno era No Tav perché No Tav significa vita, giustizia, umanità, libertà, sovranità, patria. Qualcuno era No Tav prima di essere 5 Stelle ed è diventato 5 Stelle perché erano No Tav. Qualcuno è ancora No Tav.
Se Grillo si limita a palcoscenici da cui inveire contro la plastica e non si permette mai più di insultare Alberto Perino, il migliore dei migliori della Val di Susa, un signore di una certa età, ma che non ne subisce le conseguenze come il guru di S.Ilario, e che sulle barricate ci vive da trent’anni a questa parte; se Di Maio fa un passo di lato, che so, a fare il sindaco di Pomigliano d’Arco e il MoVimento riesce a ricuperare la sua identità, a darsi un’organizzazione e una strategia, conseguenze possibili solo di una dialettica orizzontale, a valorizzare le capacità e le qualità di figure fin qui tenute fuori dal cono di luce sul “capo”, questa prospettiva da “tramonto dell’Occidente” potrebbe anche cambiare. Se non subito, dopo un po’ della vecchia opposizione. Altro non c’è, a meno di dar retta ai solipsismi di Fratoianni e a credere in un PD veltronizzato che si pitta di verde. Quel Veltroni che nell’ultima notte da sindaco regalò un milione di metri cubi ai cementificatori e palazzinari. E quello Zingaretti che ha appena emanato una legge regionale che permetterà ai Caltagirone di ogni risma di sventrare il centro storico di Roma e colmarlo di modernità. Talmente verdi da aver appena votato il Tav, 15 anni di bombe al CO2 (almeno 10 milioni di tonnellate), attacco singolo all’ambiente e al clima come neanche Catone a Cartagine.
Chiudo con la stampella gesuitica dei generali argentini che, abbandonati un attimo i naufraghi in mare, si è messo alla testa dei recenti eventi proclamando che i governi sovranisti portano alle guerre. Mai visti quegli altri che di guerre ne fanno come pettinarsi il ciuffo giallo, o lisciarsi la pelle nera. Del resto sono i russi che interferiscono nelle nostre cose, mica gli Usa, l’UE, la Nato, la Merkel, Macron, Soros, il Vaticano….
Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 17:16