Crisi di governo. Fallito l’esperimento M5S, per i movimenti si apre una nuova difficile fase.

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Finito male il disastroso esperimento Cinque Stelle, per No Tav e le tante lotte ambientali e sociali urgono riflessioni, nuove strategie e nuove forme di lotta.

di Fabrizio Salmoni

Be’, è andata come doveva andare, anzi per il M5S anche un po’ peggio perchè sono persino riusciti a farsi scippare l’iniziativa della crisi di governo. Cosa che avrebbero dovuto fare loro già da tempo, almeno da quando, dopo le europee, Salvini ha cominciato a batterli come tamburi.

A nessun protagonista delle lotte sociali in questo Paese credo interessi il balletto istituzionale, i tempi della crisi e le eventuali soluzioni perchè qualunque sia lo sbocco della situazione non andrà a vantaggio dei movimenti sul territorio dopo la Caporetto dei 5S. Un danno enorme per chiunque voglia in futuro raccoglierne il testimone perchè è andata distrutta la credibilità di un programma, seppur prudente, di alternativa al modello di sviluppo corrente.

Era scritto che questo governo dovesse cadere sul Tav. Lo sapevano anche loro, non per niente si è cercato di posporre all’estremo ogni decisione. Ma era inevitabile, non solo perchè la Torino-Digione (questa è ormai, per decisione francese) è la più grande truffa mai perpetrata ai danni delle tasche degli italiani ma perchè soprattutto, proprio per sua natura, è il simbolo del sistema di potere dei partiti, delle lobby finanziarie, delle corporazioni, degli industriali pezzenti che chiedono alla politica linfa vitale e soldi pubblici per poter continuare a chiamarsi imprenditori.

Questo i No Tav l’hanno capito da tempo e per questo vanno sconfitti. E vanno sconfitte le sue creature, i frutti delle sue vittorie, della sua resistenza, come il M5S.

Una visuale politica che proprio ai 5S è mancata o per lo meno è stata solo sillabata, balbettata tra i suoi esponenti. Lo abbiamo visto nei talk show a cui hanno partecipato: il più coglione dei No Tav avrebbe saputo argomentare meglio di loro. Lo abbiamo visto e sentito nell’infelice intervento in Senato di Alberto Airola, a cui non si può negare la buona fede, ma che non riusciva a spiccicare le cifre dell’imbroglio tra Francia e Italia. Ci siamo messi le mani nei capelli. Mai una parola sui danni ambientali o sui problemi di democrazia posti dalla questione Tav. Solo un’analisi costi/benefici che è stata lasciata impallinare da chiunque, senza essere neanche difesa.

Penosa la messa in scena della mozione in senato e le giustificazioni addotte e ripetute da Di Maio   e luogotenenti, da Grillo, dalla Appendino. Perchè nessuno è fesso direbbero i napoletani e tutti sappiamo che c’erano tante cose che avrebbero potuto fare per acciaccare la grande opera, fin da subito come avevano promesso: licenziare subito Foietta e Virano, denunciarne i ruoli di lobbisti, cambiare i commissari italiani di Telt, lavorare ai fianchi non permettendo la pubblicazione dei bandi. Con lettere ufficiali dei ministeri, non con tweet e facebook. E consultare sindaci e tecnici.

Per non parlare della comunicazione, disastrosa, sia verso l’interno che verso il territorio. Si sa che gi esponenti piemontesi che chiedevano di essere tenuti al corrente dell’andamento del dibattito romano, che mandavano suggerimenti, che chiedevano informazioni e trasparenza sono stati in più occasioni bruttamente silenziati addirittura con minacce di espulsione, se non ignorati. Ma è evidente che, in tutto questo breve tragitto governativo, ai 5S è mancata clamorosamente l’arma della comunicazione diretta con gli elettori, la spiegazione delle loro mosse e dei loro provvedimenti. F.D. Roosevelt parlava ogni settimana agli americani per radio per raccontare come si stava affrontando la Depressione. Nell’Italia del 2019, una forza di governo maggioritaria non ha usato una sola volta la Rai (radio e/o Tv) per fare la stessa cosa, facendosi sommergere dalla brutale comunicazione di Salvini e dall’assalto all’arma bianca, senza precedenti, di tutti i media. .Inadeguati, a dir poco. E un destino segnato anche nelle inconsapevoli parole di Di Maio rivolte a Salvini:”…Quando prendi in giro il Paese e i cittadini prima o poi ti torna contro. Prima o poi ne paghi le conseguenze…”.

Ora che il progetto di annientamento dell’unica forza anomala del sistema è stato completato, messo in sicurezza il sistema, non potrà che rendersi evidente il quadro politico: industriali, lobby e corporazioni hanno scelto la destra e di sacrificare parecchi spazi democratici per riprendere il loro cammino indisturbati. Probabilmente, una parte di queste forze, sventato il pericolo 5S, si orienterà a restaurare un controllo politico moderato favorendo Pd, vecchie e “nuove” formazioni che garantiscano “stabilità”, cioè di non disturbare il manovratore, e si dedicheranno al tentativo, più arduo, di sgretolare Salvini.

Per i territori in lotta, sconfitti nelle speranze di poter contare su una forza istituzionale che sostenesse le proprie varie istanze, le cose andranno peggio. Sta per essere promulgata una legge sulla sicurezza che peggiora quella legge Reale del 1975 che dettò la fine cruenta delle lotte di piazza e favori lo scivolamento sulla lotta armata di chi non si rassegnava all’innalzamento dello scontro.

Il decreto “Sicurezza”, appena rimaneggiato su punti marginali da Mattarella, è destinato in qualche misura a regolare ancora più duramente i conflitti sociali in corso. Il Movimento No Tav dovrà ripensare le proprie forme di lotta, adeguarle alla nuova situazione e riflettere sulla propria salute e sulla propria “dirigenza”. Una dirigenza vecchia, valorosa ma logorata da anni di impegno in prima linea, col baricentro spostato da tempo sulla componente antagonista. Componente ideologica, discussa da molti e discutibile, a sua volta però   meritevole di aver mantenuto la pressione sul cantiere in questi anni difficili, insieme al nocciolo dei veterani, e di aver catalizzato sul Tav, tramite comunicazione e iniziative a linee interne, forze giovani e combattive da tutta Italia. Malgrado le perdite subite sul piano giudiziario. Ma il suo peso ha evidentemente allontanato dalla partecipazione una parte di valsusini, quelli impreparati a una sfida più dura (malgrado lo slogan), intimoriti dalla repressione giudiziaria e da un soffocante controllo poliziesco: cioè molti di quelli che si sono affidati alla delega ai 5S per risolvere la questione (quanti comitati si sono riciclati come Meet-up?) e quelli, scoraggiati o spazientiti, che sono rientrati nell’ovile votando la Lega alle europee.

Per ripensare tutto, si potrà contare sicuramente sul contributo della commissione tecnica della Comunità Montana, la stessa snobbata dai 5S, che ha sempre fornito informazioni e analisi corrette e si è sempre data disponibile a comunicare le risultanze del proprio lavoro. Cosi come sul Presidio Europa per il monitoraggio della situazione da Francia e Bruxelles.

E’ da questo insieme, dalle nuove spinte ambientaliste, dall’analisi della struttura del Potere globale, che dovranno maturare nuove strategie e nuove idee in una situazione che, con l’avvio dei bandi e il lavoro ininterrotto dalla parte francese (quella che paghiamo noi), si fa sempre più critica. Perchè, come abbiamo scritto e ripetuto più volte, e come si è dimostrato con l’esperienza di questo governo e con le speranze frustrate, per vincere queste battaglie non bastano le lotte sul terreno, ci va sempre qualcuno che firmi leggi e trattati. Chissà se si è imparata la lezione.(F.S. 9.8.2019)

Crisi di governo. Fallito l’esperimento M5S, per i movimenti si apre una nuova difficile fase.ultima modifica: 2019-08-09T22:17:49+02:00da davi-luciano
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