TAV, un voto parlamentare a favore del nulla

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Il via libera del Senato all’inizio dei lavori per il tunnel di base della Nuova linea ferroviaria Torino-Lyon, lungi dal chiudere la partita, apre una fase di opposizione ancora più intensa. Non (solo) per ragioni di principio ma perché le controindicazioni all’opera si fanno sempre più evidenti. Su alcune di esse mi soffermo qui, a integrazione di quanto già scritto nei giorni scorsi da Angelo Tartaglia.

Dal momento che la Francia – a seguito del “rapporto Duron” redatto dal Consiglio di orientamento delle infrastrutture (COI), e considerato il forte debito delle Ferrovie francesi (SNCF) di quasi 50 miliardi di euro, accumulato anche a forza di realizzare troppe linee per l’alta velocità – ha deciso di rinviare al 2038, cioè tra diciannove anni, la decisione se costruire o meno la linea ferroviaria ad alta velocità tra Saint Jean de Maurienne e Lyon, oggi  il progetto in discussione riguarda solo la costruzione del tunnel di base lungo ben 57 km e con doppia canna che, senza la costruzione della tratta francese, risulterebbe fine a se stesso e decisamente inutile, tranne, ovviamente, per chi lo vuole costruire con finanziamenti pubblici e realizzando interessi privati.

Il fatto che la Francia solo dal 2038 potrebbe eventualmente iniziare (in base a un’analisi sui volumi del traffico), non la costruzione, ma la progettazione di una linea ferroviaria che, per la sua complessità – ad esempio per i costi e i problemi tecnici legati al superamento del nodo di Chambery –, richiederebbe ingenti finanziamenti e tempi di realizzazione molto lunghi viene costantemente nascosto all’opinione pubblica italiana perché le linee editoriali dei media sul TAV sono subalterne agli interessi degli editori che coincidono, ovviamente, con quelli delle imprese interessate alla costruzione del tunnel.

L’opera, fine a se stessa da un punto di vista logistico, è un preziosissimo bancomat per accedere ai finanziamenti pubblici. Sui giornali si legge invece (sole eccezioni il Fatto Quotidiano e, in misura inferiore, il Manifesto) che la Francia è favorevole alla costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lyon. In realtà la Francia al momento è favorevole solo alla costruzione del tunnel di base: e non potrebbe essere altrimenti dato che i vicini transalpini, abilmente e per la stupidità speculativa made in Italy, ne ha scaricato i costi sul nostro Paese. Infatti dei 57 km del tunnel di base (che diventano 114 per la doppia canna) ben 45 (cioè 90) sono in territorio francese e solo 12 (cioè 24) sul versante italiano ma è l’Italia a  pagare  il 60% della quota a carico dei due Stati, facendosi carico di costi che invece competerebbero alla Francia. Può sembrare incredibile ma è così.

Questa informazione è oscurata dai media che drogano l’immaginario collettivo dei cittadini con una infrastruttura inutile perché l’attuale linea ferroviaria è sotto utilizzata, anche se è stata  ammodernata nel corso degli anni e permette sia il traffico dei TGV (che non possono invece viaggiare per incompatibilità tecniche sulla linea ad alta velocità Torino-Milano) sia il traffico merci su TIR sui convogli Modalohr con pianale ribassato.

La presentazione e la discussione parlamentare di ben sei mozioni sul TAV dimostrano la disinformazione e la malafede di una classe politica che non può certo ignorare questi elementi, e che, da una parte, è subalterna agli interessi del “partito degli affari” (di cui fanno parte le varie lobbie finanziarie e industriali che condizionano al proprio interesse speculativo lo sviluppo del Paese) e, dall’altra, ha utilizzato il tema dell’alta velocità per meri calcoli elettorali con alta dose di miopia partitica.

Il 7 agosto 2019  è quindi andata in scena una commedia con una discussione parlamentare sul nulla e relative votazioni sempre a favore del nulla perché mancano ancora, e non c’è alcuna certezza in merito, la progettazione e il finanziamento della tratta francese Saint Jean de Maurienne-Lyon.

Detto con chiarezza, non si può essere a favore dell’Alta velocità Torino Lyon per il semplice motivo che questo progetto, nel suo complesso non esiste: manca la tratta nazionale francese e la tratta nazionale italiana risulta in piena confusione visto che il CIPE non ha mai approvato il progetto “low cost” sbandierato dal Governo Gentiloni. Non ha quindi senso essere a favore del nulla e, al contrario, l’opposizione non può che essere dura e intransigente.

Senza un perchè

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/08/09/senza-un-perche/5377975/?-X4ZNUh6fNz0

Riuniti davanti a un treno di mojito, Salvini e i suoi social-geni simpaticamente ribattezzati “Bestia” compulsano lo scusario leghista alla ricerca di un motivo valido e comprensibile per spiegare al popolo la crisi del governo più popolare del decennio. Per giunta, a Ferragosto. 

Salvini: “Dico che si vota perchè qualcosa si è rotto”.

Bestia: “Occhio, qualcuno sui social potrebbe risponderti: ‘Sì, le nostre palle’”.

S.: “Dico che è venuta meno la fiducia del Parlamento”.

B.: “Ma se lunedì l’abbiamo avuta persino su quella boiata del Sicurezza-bis”.

S.: “Ah già, allora dico che i 5Stelle dicono troppi no”.

B.: “Ma se dicono solo sì!”.

S.: “Ho trovato: i 5Stelle sono No Tav!”.

B.: “Bella scoperta, lo sono da sempre. Lo sapevi anche un anno fa quando hai firmato il Contratto col no alla Tav. A parte che pure noi eravamo No Tav. E poi la Tav, grazie agli amici del Pd, è passata”.

S.: “Ok, senti qua: via il governo perché c’è Toninelli”.

B.: “Matteo, buttiamo giù il governo ad agosto e alziamo lo spread per Toninelli? Dai, non se la beve nessuno”.

S.: “Già, meglio dire che sennò a settembre ci tocca tagliare 345 parlamentari”.

B.: “Ma è nel Contratto! E poi con che faccia difendiamo le poltrone della casta?”.

S.: “Uffa. Attacco lo stop alla prescrizione?”.

B.: “A parte che sta nel Contratto pure quello e l’abbiamo votato, lascia perdere: la prescrizione ha appena miracolato Bossi e mezzo miracolato Belsito. Sennò poi la gente si ricorda dei 49 milioni che abbiamo fatto sparire”.

S.: “Perfetto, allora dico che sono il politico più popolare e quindi devo fare il premier. Suona bene, c’è scritto pure sul logo della Lega e sul mio braccialettino”.

B.: “Non per contraddirti, ma nei sondaggi Conte sta sopra di te”.

S.: “Ah già, maledetta zecca. Allora dico che le Europee le ho vinte io, quindi si vota”.

B.: “Sì, Matteo, ma le hai vinte due mesi e mezzo fa e subito dopo hai giurato che il governo andava avanti, senza nemmeno un rimpastino. Ci vorrebbe qualcosa di più efficace, che scaldi il cuore del grande popolo sovranista”.

S.: “Ho trovato: si vota perchè fa caldo!”.

B.: “Matteo, metti giù il mojito: qui rischiamo di non spiegarci bene, così poi la gente crede che non siamo capaci di governare e pensiamo solo alla cadrega. Ci vuole una scusa inconfutabile”.

S.: “Eureka! Mi è apparsa la Madonna di Medjugorje e mi ha chiesto di far cadere il governo per il sacro cuore di Gesù!”.

B.: “Matteo, senza offesa: ti è apparsa a che ora?”.

di Marco Travaglio

I grillini siciliani sfidano Salvini: «Ferrovie al Sud, altro che Tav»

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Grandi opere. Il leader 5S in regione contro la Lega

Ferrovia siciliana

 Ferrovia siciliana

«Questo modo di fare di Salvini, da bullo di quartiere, mi ha stancato. Lui fa parte del partito del cemento, come Renzi e Berlusconi: sono quelli che vogliono il Tav, 20 miliardi di euro di un progetto vecchio per fare viaggiare le mozzarelle a 200 Km all’ora mentre in Sicilia lasciano a piedi i cittadini, costretti a viaggiare su treni a vapore senza aria condizionata»: è arrabbiato Giancarlo Cancelleri, leader del M5s siciliano, battuto alle recenti regionali da Nello Musumeci, anche se i pentastellati sono il primo gruppo all’Assemblea siciliana.

Cancelleri attacca: «Invece di sprecare soldi per il Tav, s’investa nelle ferrovie dell’isola. Basta, bisogna avere la schiena dritta per il bene del Paese. Se per farlo si deve staccare la spina al governo si faccia pure e torniamo a votare». Con il deputato Nuccio Di Paola, è partito in un tour su rotaia per documentare lo stato disastroso e antidiluviano dei collegamenti ferroviari sull’isola: «Ieri da Palermo per arrivare a Trapani abbiamo impiegato 4 ore per poco più di 100 Km. Oggi da Trapani raggiungiamo Agrigento ma, siccome qui non esiste il treno, faremo l’autostop a Castelvetrano e poi da Agrigento andremo a Ragusa: in treno ci metteremo 7 ore e mezzo per coprire 135 Km».

Cancelleri si rivolge ai suoi: «A Roma si stanno facendo delle riflessioni, vedremo. È indubbio che Salvini, tra cemento e mojito, non sta facendo un bel servizio al Paese. Parliamo di un ministro che invece di lavorare va in giro e quando va al Sud racconta bugie». E ancora: «Stiamo facendo questo tour per spiegare ai siciliani qual è la verità: Salvini prende i voti ma poi per il Sud e la Sicilia non c’è nulla, tutti i fondi vengono spesi al Nord. Parla di piano di rilancio del Sud mentre beve mojito nella costa ionica».

Salvini domenica sarà in Sicilia per il beach tour che toccherà Taormina, Catania e Siracusa. Cancelleri lo sfida: «Lo invito a salire con me nella littorina a gasolio, facciamo la tratta Gela-Ragusa. Il mojito lo offriamo noi. Non ci saranno le belle ragazze delle spiagge, in compenso il ministro toccherà con mano le condizioni disumane in cui i siciliano sono costretti a spostarsi».

Crisi di governo. Fallito l’esperimento M5S, per i movimenti si apre una nuova difficile fase.

https://mavericknews.wordpress.com/2019/08/09/crisi-di-governo-fallito-lesperimento-m5s-per-i-movimenti-si-apre-una-nuova-difficile-fase/

Finito male il disastroso esperimento Cinque Stelle, per No Tav e le tante lotte ambientali e sociali urgono riflessioni, nuove strategie e nuove forme di lotta.

di Fabrizio Salmoni

Be’, è andata come doveva andare, anzi per il M5S anche un po’ peggio perchè sono persino riusciti a farsi scippare l’iniziativa della crisi di governo. Cosa che avrebbero dovuto fare loro già da tempo, almeno da quando, dopo le europee, Salvini ha cominciato a batterli come tamburi.

A nessun protagonista delle lotte sociali in questo Paese credo interessi il balletto istituzionale, i tempi della crisi e le eventuali soluzioni perchè qualunque sia lo sbocco della situazione non andrà a vantaggio dei movimenti sul territorio dopo la Caporetto dei 5S. Un danno enorme per chiunque voglia in futuro raccoglierne il testimone perchè è andata distrutta la credibilità di un programma, seppur prudente, di alternativa al modello di sviluppo corrente.

Era scritto che questo governo dovesse cadere sul Tav. Lo sapevano anche loro, non per niente si è cercato di posporre all’estremo ogni decisione. Ma era inevitabile, non solo perchè la Torino-Digione (questa è ormai, per decisione francese) è la più grande truffa mai perpetrata ai danni delle tasche degli italiani ma perchè soprattutto, proprio per sua natura, è il simbolo del sistema di potere dei partiti, delle lobby finanziarie, delle corporazioni, degli industriali pezzenti che chiedono alla politica linfa vitale e soldi pubblici per poter continuare a chiamarsi imprenditori.

Questo i No Tav l’hanno capito da tempo e per questo vanno sconfitti. E vanno sconfitte le sue creature, i frutti delle sue vittorie, della sua resistenza, come il M5S.

Una visuale politica che proprio ai 5S è mancata o per lo meno è stata solo sillabata, balbettata tra i suoi esponenti. Lo abbiamo visto nei talk show a cui hanno partecipato: il più coglione dei No Tav avrebbe saputo argomentare meglio di loro. Lo abbiamo visto e sentito nell’infelice intervento in Senato di Alberto Airola, a cui non si può negare la buona fede, ma che non riusciva a spiccicare le cifre dell’imbroglio tra Francia e Italia. Ci siamo messi le mani nei capelli. Mai una parola sui danni ambientali o sui problemi di democrazia posti dalla questione Tav. Solo un’analisi costi/benefici che è stata lasciata impallinare da chiunque, senza essere neanche difesa.

Penosa la messa in scena della mozione in senato e le giustificazioni addotte e ripetute da Di Maio   e luogotenenti, da Grillo, dalla Appendino. Perchè nessuno è fesso direbbero i napoletani e tutti sappiamo che c’erano tante cose che avrebbero potuto fare per acciaccare la grande opera, fin da subito come avevano promesso: licenziare subito Foietta e Virano, denunciarne i ruoli di lobbisti, cambiare i commissari italiani di Telt, lavorare ai fianchi non permettendo la pubblicazione dei bandi. Con lettere ufficiali dei ministeri, non con tweet e facebook. E consultare sindaci e tecnici.

Per non parlare della comunicazione, disastrosa, sia verso l’interno che verso il territorio. Si sa che gi esponenti piemontesi che chiedevano di essere tenuti al corrente dell’andamento del dibattito romano, che mandavano suggerimenti, che chiedevano informazioni e trasparenza sono stati in più occasioni bruttamente silenziati addirittura con minacce di espulsione, se non ignorati. Ma è evidente che, in tutto questo breve tragitto governativo, ai 5S è mancata clamorosamente l’arma della comunicazione diretta con gli elettori, la spiegazione delle loro mosse e dei loro provvedimenti. F.D. Roosevelt parlava ogni settimana agli americani per radio per raccontare come si stava affrontando la Depressione. Nell’Italia del 2019, una forza di governo maggioritaria non ha usato una sola volta la Rai (radio e/o Tv) per fare la stessa cosa, facendosi sommergere dalla brutale comunicazione di Salvini e dall’assalto all’arma bianca, senza precedenti, di tutti i media. .Inadeguati, a dir poco. E un destino segnato anche nelle inconsapevoli parole di Di Maio rivolte a Salvini:”…Quando prendi in giro il Paese e i cittadini prima o poi ti torna contro. Prima o poi ne paghi le conseguenze…”.

Ora che il progetto di annientamento dell’unica forza anomala del sistema è stato completato, messo in sicurezza il sistema, non potrà che rendersi evidente il quadro politico: industriali, lobby e corporazioni hanno scelto la destra e di sacrificare parecchi spazi democratici per riprendere il loro cammino indisturbati. Probabilmente, una parte di queste forze, sventato il pericolo 5S, si orienterà a restaurare un controllo politico moderato favorendo Pd, vecchie e “nuove” formazioni che garantiscano “stabilità”, cioè di non disturbare il manovratore, e si dedicheranno al tentativo, più arduo, di sgretolare Salvini.

Per i territori in lotta, sconfitti nelle speranze di poter contare su una forza istituzionale che sostenesse le proprie varie istanze, le cose andranno peggio. Sta per essere promulgata una legge sulla sicurezza che peggiora quella legge Reale del 1975 che dettò la fine cruenta delle lotte di piazza e favori lo scivolamento sulla lotta armata di chi non si rassegnava all’innalzamento dello scontro.

Il decreto “Sicurezza”, appena rimaneggiato su punti marginali da Mattarella, è destinato in qualche misura a regolare ancora più duramente i conflitti sociali in corso. Il Movimento No Tav dovrà ripensare le proprie forme di lotta, adeguarle alla nuova situazione e riflettere sulla propria salute e sulla propria “dirigenza”. Una dirigenza vecchia, valorosa ma logorata da anni di impegno in prima linea, col baricentro spostato da tempo sulla componente antagonista. Componente ideologica, discussa da molti e discutibile, a sua volta però   meritevole di aver mantenuto la pressione sul cantiere in questi anni difficili, insieme al nocciolo dei veterani, e di aver catalizzato sul Tav, tramite comunicazione e iniziative a linee interne, forze giovani e combattive da tutta Italia. Malgrado le perdite subite sul piano giudiziario. Ma il suo peso ha evidentemente allontanato dalla partecipazione una parte di valsusini, quelli impreparati a una sfida più dura (malgrado lo slogan), intimoriti dalla repressione giudiziaria e da un soffocante controllo poliziesco: cioè molti di quelli che si sono affidati alla delega ai 5S per risolvere la questione (quanti comitati si sono riciclati come Meet-up?) e quelli, scoraggiati o spazientiti, che sono rientrati nell’ovile votando la Lega alle europee.

Per ripensare tutto, si potrà contare sicuramente sul contributo della commissione tecnica della Comunità Montana, la stessa snobbata dai 5S, che ha sempre fornito informazioni e analisi corrette e si è sempre data disponibile a comunicare le risultanze del proprio lavoro. Cosi come sul Presidio Europa per il monitoraggio della situazione da Francia e Bruxelles.

E’ da questo insieme, dalle nuove spinte ambientaliste, dall’analisi della struttura del Potere globale, che dovranno maturare nuove strategie e nuove idee in una situazione che, con l’avvio dei bandi e il lavoro ininterrotto dalla parte francese (quella che paghiamo noi), si fa sempre più critica. Perchè, come abbiamo scritto e ripetuto più volte, e come si è dimostrato con l’esperienza di questo governo e con le speranze frustrate, per vincere queste battaglie non bastano le lotte sul terreno, ci va sempre qualcuno che firmi leggi e trattati. Chissà se si è imparata la lezione.(F.S. 9.8.2019)

DENUNCIATI 82 NO TAV PER LE PROTESTE DI LUGLIO AL CANTIERE DI CHIOMONTE

http://www.valsusaoggi.it/valsusa-denunciati-82-no-tav-per-le-proteste-di-luglio-al-cantiere-di-chiomonte/?fbclid=IwAR3X7pgFkTLso8topCG9yrC-ds08LX1BIrNoLUuOGKdHVNtIfTztStQA85M

DALLA QUESTURA DI TORINO 

Nei giorni scorsi, a seguito delle ultime iniziative contro la linea ferroviaria ad alta velocità Torino – Lione, con particolare riferimento alle manifestazioni organizzate in occasione del campeggio nazionale dei giovani No Tav e del Festival dell’Alta Felicità, sono stati denunciati dalla Digos 82 attivisti e sono stati adottati dal Questore di Torino 28 “fogli di via” dai Comuni di Giaglione e Chiomonte, dove sorge il cantiere Tav.
Questi ultimi provvedimenti di natura preventiva sono stati emessi anche a seguito del blocco stradale effettuato il 26 giugno in via dell’Avanà, nel comune di Chiomonte, per il quale sono stati denunciati 29 militanti, tra cui i leader del centro sociale Askatasuna.
Sono in corso indagini della Digos per individuare gli altri responsabili dei gravi episodi verificatisi nelle giornate del 19, 20 e 27 luglio 2019 e sono al vaglio ulteriori “fogli di via” e avvisi orali nei confronti di militanti antagonisti provenienti da altri contesti territoriali che avrebbero partecipato ad azioni di violenza.

Governo in crisi, Di Maio: “Noi pronti al voto, la Lega ha preso in giro il Paese”.

https://tg24.sky.it/politica/2019/08/08/governo-crisi-di-maio-lega.html?social=facebook_skytg24_link_null&fbclid=IwAR1rUXBciyRXmeHcpkw5EHkH-MwywuXuzSh4RnjrcTAg0q4nkxJExjSkeeY

 
 Il vicepremier del M5s: “Della poltrona non ci interessa nulla e mai ci è interessato. Prima delle elezioni, a settembre bisogna approvare la riforma per il taglio definitivo di 345 parlamentari”

È crisi aperta al governo (IL RACCONTO DELLA GIORNATA – LE PAROLE DI CONTE– POSSIBILI SCENARI – LE OPPOSIZIONI). L’esecutivo giallo-verde è in frantumi e dopo il leghista Matteo Salvini che invoca le elezioni, il pentastellato Luigi Di Maio raccoglie il guanto di sfida: “Siamo pronti al voto, la Lega ha preso in giro il Paese. Della poltrona non ci interessa nulla e mai ci è interessato”, ha detto il vicepremier del M5s. “Una cosa è certa – aggiunge Di Maio – quando prendi in giro il Paese e i cittadini prima o poi ti torna contro. Prima o poi ne paghi le conseguenze”.

“Votare taglio parlamentari, poi elezioni”

Ma per il capo politico del Movimento Cinque Stelle, prima del voto c’è un altro appuntamento: “C’è una riforma a settembre, fondamentale, che riguarda il taglio definitivo di 345 parlamentari. E’ una riforma epocale, tagliamo 345 poltrone e mandiamo a casa 345 vecchi politicanti. Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione, a questo punto cogliamo l’opportunità di anticipare anche il voto di questa riforma, votiamola subito e poi ridiamo la parola agli italiani. Il mio è un appello a tutte le forze politiche in Parlamento: votiamo il taglio di 345 poltrone e poi voto”.

“Sono tranquillo, stiamo lavorando per il Paese”

Poco prima, Di Maio, interpellato nei pressi di Palazzo Chigi, aveva detto “sono tranquillo, stiamo lavorando per il Paese. Ci sono dei colloqui in corso ma io sono pagato per lavorare per gli italiani”.

FOTO / TAV, ECCO I LAVORI NELLA PIANA DI SUSA: VIABILITÀ RIVOLUZIONATA E NUOVI PONTI. SOTTO VIA MONTELLO CI PASSERANNO I TRENI AD ALTA VELOCITÀ

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VENERDÌ, 9 AGOSTO 2019

    


Una planimetria delle aree interessate dai cantieri per la Piana di Susa

di FABIO TANZILLI

SUSA – La nuova linea Tav attraverserà a cielo aperto la piana di Susa per circa 2,7 km. Nell’ambito del progetto promosso da Telt sono previste numerose opere su tutta l’area. La zona interessata viene descritta da Telt: “Parte dall’imbocco est del Tunnel di Base in località San Giuliano di Susa, sotto-passando la linea ferroviaria storica Torino-Susa, attraversando la Dora con un ponte ad arco e sotto-passando l’autostrada A32, fino ad arrivare alla zona autoporto, in cui verrà realizzata la nuova “Area tecnica e di sicurezza” di Susa, per poi tornare in galleria alle pendici dell’Orsiera, sotto cui dovrà essere realizzato il Tunnel di Interconnessione”.

Le opere da realizzare sono le seguenti:
– Nuove strade di servizio e definitive.
– Cavalcavia.
– Sottopassi.
– Scatolari idraulici e tombini circolari.
– Opere di sostegno.

LA RIORGANIZZAZIONE DELLA VIABILITÀ A SUSA

Da est a ovest saranno realizzati vari interventi sulla viabilità cittadina e delle frazioni, coinvolgendo via Montello, i sottopassi della linea storica Susa – Torino, la statale 25 e l’ex statale 24 e la frazione Traduerivi (nelle aree comprese tra l’ex statale 24 e il canale Coldimosso).

VIA MONTELLO SARÀ INNALZATA PER FAR PASSARE I TRENI DELLA TAV

Nelle immagini del progetto che pubblichiamo in quest’articolo, via Montello è la strada di colore verde. Tetl intende cambiare l’altimetria della strada, “per consentire il passaggio al di sotto della nuova linea Tav”. La via sarà prolungata fino all’incrocio “con la strada locale a servizio di borgata Ambruna”.

Via Montello sarà quindi innalzata: per raggiungere questo obiettivo “sarà interrotta la viabilità esistente e realizzata una viabilità alternativa, a nord, per mantenere il collegamento”. Telt annuncia che sarà anche spostata “la viabilità di accesso a borgata Braide e a San Giacomo”. Via Montello sarà strategica anche per “l’accesso al cantiere dell’imbocco est del tunnel di base”:

L’INNALZAMENTO DELLA LINEA FERROVIARIA SUSA – TORINO

Sarà innalzata anche una parte della linea storica tra Susa e Torino, per consentire – al di sotto – il passaggio della nuova linea Tav e realizzare una fermata per lo scambio dei passeggeri presso la futura stazione internazionale. L’innalzamento della linea avverrà per un tratto di circa 1,2 chilometri e “sarà variabile, con una punta massima di 7 metri, in corrispondenza della fine della banchina della nuova stazione di Susa, sul lato Bussoleno”.

Lo scavalcamento della nuova linea Tav sarà realizzato attraverso “una struttura scatolare in cemento armato poggiante su pali”. Nel tratto rimanente, “l’innalzamento della linea storica viene realizzato in rilevato, con muri ad altezza variabile”. Con un nuovo ponte metallico di 75 metri sarà innalzata la linea storica anche nel tratto in cui dovrà scavalcare l’autostrada, dove ci sono i muri monolitici.

A causa di tutti questi lavori, la linea ferroviaria Susa – Torino sarà interrotta per un periodo e “dovrà essere sospesa per 2-3 mesi”.

Saranno rifatti due sottopassi, per mantenere almeno il collegamento ciclopedonale e viario. Per collegare via Montello con la statale 25 sarà creato un nuovo sottopasso, che sostituirà quello esistente, “in corrispondenza dell’incrocio tra lo svincolo autostradale e la statale 25”. “Su richiesta del Comune di Susa – aggiungono da Telt – sarà rifatto anche il sottopasso che collega borgata Amrbuna alla statale 25, la cui altezza sarà incrementata a 3,9 metri (ora è di 2,5 metri)”.

GLI INTERVENTI SULLA STATALE 25

Nelle cartine del progetto è la tratta colorata di blu: gli interventi coinvolgeranno 1 km di strada: dalla nuova rotatoria “A1” che sarà costruita vicino all’accesso dell’autostrada alla rotatoria “8”, che grazie “a un nuovo sottopasso permetterà il collegamento con l’ex statale 24 e la strada per la borgata Ambruna”.

LE NUOVE OPERE DA SUSA A BUSSOLENO: ROTONDE A VOLONTÀ

Telt ha messo in elenco tutti questi interventi:

– Modifiche alla viabilità per consentire il nuovo collegamento con gli impianti sportivi in regione Prioriale

– Nuova rotonda A1 (citata sopra) per collegarsi con l’ex statale 24: attualmente la viabilità “è a senso unico in direzione Dora” e diventerà a doppio senso di marcia.

– Un “primo tratto di 540 metri” con il nuovo scavalco dell’A32 e sottopasso per la linea Tav, tra la futura rotonda A1, l’attuale incrocio di collegamento con l’autostrada e via Montello.

– Un breve tratto di strada (80 metri) per raccordarsi con il futuro innalazamento.

– Un breve tratto di strada (70 metri) “fino all’incrocio con borgata Ambruna, con l’adeguamento della viabilità e la nuova rotatoria di San Giuliano (rotatoria “B”), che consentirà il collegamento della statale 25 con l’area della futura stazione internazionale, con via Montello e con via Frazione San Giuliano”.

UN TRATTO DELL’EX STATALE 24 SARÀ DEVIATO

L’attuale tratto di ex statale, ora strada provinciale 24, sarà spostata perchè attualmente “interferisce con l’area tecnica della nuova linea Tav, in corrispondenza della frazione Traduerivi e del centro di guida sicura Motoroasi”. Per questo motivo sarà fatta una deviazione e sarà spostata ” “in un corridoio a sud dell’autostrada A32 e a nord della futura area tecnica” scrive Telt.

La futura variante della 24 “si sviluppa per 1,5 km, a partire dalla nuova rotonda “C” già prevista dalla Provincia di Torino nei pressi dell’ingresso autoporto” fino alla rampa sud del sovrappasso Cattero sull’A32.

La nuova rotonda “C” permetterà la riorganizzazione della viabilità locale nella zona Blangetti – Traduerivi. “Dalla rotonda, la nuova strada raggiunge con una rampa la quota dell’autostrada, poco prima del sovrappasso sulla nuova linea Tav – scrive Telt – quindi rimane affiancata all’autostrada fino al viadotto Cattero”.

IL NUOVO PONTE DORA PER I TRENI DELLA TAV


Il ponte della Dora a Susa

Telt intende realizzare il ponte metallico ad arco sulla Dora, con una campata di 93 metri. Il ponte ospiterà i due binari della nuova linea Tav, per una larghezza di 15 metri e un’altezza di 23 metri.

IL NUOVO PONTE DORA OVEST BUSSOLENO

Un altro nuovo ponte Dora Ovest sarà realizzato sulla Dora, a fianco del ponte già esistente sulla linea storica. “Accoglierà il binario dispari deviato della liena storica, e il binario dispari dell’interconnesione” spiega Telt. Il nuovo ponte sarà in acciaio, sarà alto 11 metri e largo 15.

IL VECCHIO PONTE VERRÀ DEMOLITO

Telt prevede la demolizione dell’altro ponte della linea storica, realizzato nell’800, per costruirne uno nuovo simile al ponte Dora Ovest. Ospiterà il binario pari dell’interconnesione e una strada di emergenza per l’accesso da Bussoleno.

C’è un allarme clima e loro fanno il Tav

 https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/08/09/ce-un-allarme-clima-e-loro-fanno-il-tav/5378128/?fbclid=IwAR32ZvSbAn7_vlkE-xleCdS9YIN20V_3BxqlNofP-lQUF_IaT–YidVsDZM

di  | 9 AGOSTO 2019

È uscito ieri a Ginevra il Rapporto Speciale del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) su desertificazione, degrado del suolo, gestione sostenibile del territorio, sicurezza alimentare e flussi di gas a effetto serra negli ecosistemi terrestri. Nulla di nuovo sotto il sole, se non l’ennesima riconferma, certificata da 195 Paesi, che le preoccupazioni già espresse da decenni sulle relazioni tra clima, agricoltura, cibo e popolazione sono purtroppo reali e incombono sul futuro dell’Umanità.

Circa il 23% delle emissioni di gas serra proviene da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo, come deforestazione e cementificazione, e se si estende il calcolo all’intera filiera alimentare globale fino al consumo individuale, si arriva al 30% delle emissioni antropogeniche di gas serra. Una quantità enorme, che include l’intollerabile spreco del 30% del cibo prodotto in un mondo dove 821 milioni di persone soffrono ancora di denutrizione. La nostra dieta incide sul clima: un eccessivo consumo di carne, soprattutto bovina, aumenta le emissioni di metano e incalza la deforestazione tropicale per coltivare foraggio, e la globalizzazione di produzione e lavorazione del cibo ne aumenta il trasporto dai quattro angoli del pianeta.

I circa 5,3 milioni di chilometri quadrati di terreno agricolo mondiale, corrispondenti alla superficie dell’Europa continentale, richiedono crescenti apporti di fertilizzanti e fitofarmaci di sintesi, e si appropriano del 70% dell’acqua dolce utilizzata dall’umanità. Una pressione senza precedenti nella storia, che minaccia il clima, la salute umana e la biodiversità, soggetta ormai alla sesta estinzione di massa. D’altra parte, se il settore agroalimentare è pesantemente responsabile del riscaldamento globale, gli stessi fenomeni climatici estremi impatteranno proprio sulla produzione di cibo. Siccità, temperature troppo elevate, precipitazioni alluvionali, tempeste, incendi, diffusione di parassiti, aumento del livello dei mari per la fusione dei ghiacci polari con sommersione di zone costiere, saranno causa di una riduzione della produzione alimentare mentre la popolazione globale, oggi a quota 7,7 miliardi di individui vola verso gli 11 miliardi a fine secolo. In questo quadro già oggi instabile, è verosimile che aumentino drasticamente i movimenti migratori dai paesi poveri, soprattutto quelli aridi, più soggetti a carestie ingestibili.

Il Mediterraneo e l’Italia sono molto esposti alla severità del cambiamento climatico, già oggi si contano i danni alla nostra agricoltura di qualità, in futuro la pianura padana potrebbe inaridirsi nei mesi estivi e la viticoltura nazionale subire un grave colpo. I 46 gradi raggiunti a fine giugno in Provenza hanno disseccato interi vigneti, un anticipo di quanto nei prossimi anni sarà sempre più frequente. Sono dati che dovrebbero indurre qualsiasi governo saggio a occuparsi immediatamente di un articolato programma di resilienza, mitigazione e adattamento a questi scenari, che rischiano di mettere in ginocchio le generazioni più giovani. Ma come tanti altri rapporti che la scienza internazionale ha già sfornato su questi temi, anche questo finirà in un cassetto.

I nostri parlamentari hanno attribuito tutto il loro impegno all’anacronistica perforazione di un massiccio alpino, invece che a elaborare strategie utili a evitare il collasso climatico, ambientale, alimentare e sociale ben inquadrato nel rapporto delle Nazioni Unite, ma pure dagli stessi organi tecnici dello Stato. Quante volte Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha ammonito il governo sul devastante consumo di suolo fertile non rinnovabile che deve garantire la sicurezza alimentare al nostro Paese? Eppure vai con lo sblocca cantieri! Sembra che betoncar ed escavatori siano l’unico obiettivo della nostra economia, ormai molto simile a colui che sega il ramo sul quale è seduto. Invece di mettere in atto una politica di efficienza energetica, riduzione delle emissioni, agricoltura sostenibile, riduzione del consumo di suolo, protezione del delta del Po dall’aumento del livello marino, riparazione degli acquedotti colabrodo, temi contenuti nella Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici da anni depositata al Ministero dell’Ambiente, noi dobbiamo assistere a improbabili alleanze di destre e sinistre accomunate soltanto dalla ripugnante spoliazione del malato terminale: invece di curarlo, gli rubano più in fretta possibile anelli e denti d’oro.

Con una destra negazionista che ignora i problemi climatici e ambientali, una sinistra che si fa paladina di Greta Thunberg e poi dà man forte a costruire l’inutile supertunnel Susa-Saint-Jean- de-Maurienne che emetterà almeno dieci milioni di tonnellate di Co2 contribuendo ad accelerare la catastrofe climatica, e in mezzo un micropartito verde che non approfitta di questo incredibile momento storico per riqualificarsi e conquistare i milioni di italiani che forse lo voterebbero se fosse presentabile. Si salvini chi può.

di Luca Mercalli