LETTERA APERTA A ROBERTO FICO, PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2019/06/lettera-aperta-roberto-fico-presidente.html

MONDOCANE

LUNEDÌ 17 GIUGNO 2019

 

“Se libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non desidera sentire”(George Orwell)

Caro  Presidente Roberto Fico,

Ti scrivo da elettore e sostenitore dei 5 Stelle, sperando nel grado di credibilità che mi potrebbero conferire sessant’anni di professione giornalistica, con oltre 150 processi per reati di stampa in regime democristo-pidino, e che Alessandro Di Battista ha avuto la generosità di accreditare inserendomi in un elenco di “giornalisti liberi”.

Molti, nell’attuale temperie di neolingue e di capovolgimento di molti termini lessicali, ti definiscono “il Cinque Stelle rosso”, quello di sinistra. Credo che, provenendo da fonti che di sinistra sanno quanto un Aglianico del Cilento sa di patata irlandese, o da altre che il rosso hanno iniziato, ere or sono, a confonderlo con l’arcobaleno a stelle e strisce, anche tu nutra qualche riserva sul cappello messoti in capo.

Tanto più che tue parole e tuoi fatti all’origine di quell’abbaglio nei tanti che campano la vita affetti da compulsione ossessiva di sbattere fuori dall’universo mondo il Movimento a cui appartieni, ma salvando te, di sinistro o rosso nel senso incontaminato, museale, del termine, a me pare non abbiano niente. A dispetto del pugno chiuso, oggi spesso simbolo dei golpe striscianti Usa (vedi Otpor).

Rottura tra Camera italiana e Camera egiziana

Paradosso? Forse che sì, forse che no. Vediamo. Il tuo gesto di maggiore risonanza, accanto alla cauta discrezione osservata dai tuoi amici e colleghi, è stata la rottura dei rapporti tra la Camera che presiedi e il parlamento egiziano. Non so se un tale gesto di portata geopolitica spettasse alle tue competenze. Forse, prevaricava opinioni difformi di qualche eletto. In ogni caso spostava da una Camera di eletti, la tua, su un’altra camera di eletti materia di esclusiva attinenza giudiziaria. Cosa c’entrano i deputati egiziani con il caso Regeni, se non in termini puramente pubblicitari e demagogici?  Poi, caro Roberto Fico, in base a quali certezze hai adottato un provvedimento di così drastica portata retorica? Avevi approfondito i termini della vicenda nei suoi aspetti personali, politici, giuridici, economici? O ti sei fatto trascinare dalla corrente? Da una corrente che si sa da dove viene e dove va a finire?

GIULIO REGENI

Avevi studiato  il percome e il perchè di Giulio Regeni? Che negli Usa si era formato presso specialisti dell’intelligence. Che a Londra, dal 2013, aveva lavorato, con rapporti periodici di intelligence, per una delle maggiori società angloamericane di spionaggio internazionale, industriale e non, la Oxford Analytica. Che i dirigenti di questa impresa sono personaggi dal passato opaco, a dir poco, come  il fondatore David Young, processato perché implicato nello scandalo Watergate che travolse Nixon; John Negroponte, ex-direttore della United States Intelligence Community, ambasciatore e inventore degli squadroni della morte in Centroamerica e Iraq; Colin McColl, ex-direttore del MI6, il Servizio segreto del Regno Unito per l’estero?  Che, collateralmente Regeni faceva il ricercatore all’università di Cambridge avendo come tutor Anne Alexandre e Maha Abdelrahman, entrambe docenti legate alla Fratellanza Musulmana (FM), nemica mortale del governo Al Sisi, ma in ottimi rapporti storici con il Regno Unito?

La Fratellanza Musulmana arriva al potere con il Presidente Mohamed Morsi (2012-2013) che con il 17% vince un’elezione-burletta, boicottata da tutti i partiti egiziani tranne la FM. Nel 2013, dopo aver forzato l’introduzione della sharìa in un paese da sempre largamente laico, proibito gli scioperi e perseguitato i copti cristiani, Morsi venne spazzato via da una rivolta che aveva visto partecipare 22 milioni di egiziani su quasi 99 e in cui si inserirono i militari, poi confermati al potere con un plebiscito, nella persona del generale Abdel Fattah Al Sisi. Forse gli egiziani si sono ricordati che la FM nasce negli anni 20 del secolo scorso, sotto ispirazione britannica, per contrastare l’emergente movimento nazionale, laico, socialisteggiante panarabo e che, da allora e fino all’Isis, è sempre stata la quinta colonna del colonialismo.

Nel giorno in cui Al Sisi incontrava la ministra italiana dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, il 3 febbraio 2016, per chiudere una serie di accordi commerciali e industriali per miliardi di euro, compresa la gestione di Zhor, il più grande giacimento di idrocarburi del Mediterraneo da parte dell’ENI, veniva ritrovato sul lato di una strada il cadavere martoriato di Giulio Regeni. La Guidi venne immediatamente richiamata a Roma e i negoziati si interruppero. Con grande soddisfazione dei concorrenti anglo-franco-americani dell’ENI che già erano riusciti a liquidare il primato italiano nei rapporti con la Libia.

Fin dai tempi del re Faruk, prima delle rivoluzioni nazionaliste e socialiste arabe in Egitto, Iraq, Siria, Libia, Algeria, Yemen, i servizi di sicurezza egiziani erano considerati i più efficienti della regione. E, a detta degli esperti, lo sono rimasti. E’ concepibile, Roberto Fico, che un intelligence di tale forza ed esperienza non faccia scomparire una sua vittima, ma la faccia ritrovare, con tanto di segni di tortura, nel giorno preciso in cui il governo della stessa vittima conclude un gigantesco affare con il Cairo? Tanto da mettere in crisi i rapporti, fino alla rottura diplomatica, eliminare dalla scena il partner privilegiato dell’Egitto, provocare quella che tutti noi conosciamo come l’ininterrotta campagna politica e mediatica contro il regime cairota, giudicato a priori e a prescindere responsabile più diretto che indiretto dell’uccisione, chissà perché, del giovane italiano?

Dirai che non è concepibile che in tre anni gli inquirenti egiziani abbiano sbagliato pista dopo pista e sostanzialmente ostacolato, anche nei rapporti con la magistratura italiana, l’emergere della verità. E sei partito lancia in resta contro il parlamento egiziano che, poco o nulla c’entra dal punto di vista istituzionale. Ne sono rimaste soddisfatte tutte le forze politiche e mediatiche, domestiche ed internazionali, che vedono di malocchio i rapporti tra un grande Stato europeo e il più importante Stato arabo-africano. Hai mai sospettato che l’operazione potesse celare qualche interesse non confessabile? Forse gli egiziani sanno benissimo chi ha ucciso, manomesso e fatto ritrovare Regeni. Forse denunciarlo apertamente metterebbe a repentaglio un delicatissimo equilibrio geopolitico e geo-economico in cui l’Egitto, ora anche amico della detestata Russia e protagonista anti-occidentale sulla scena libica, è costretto a muoversi. Ci hai pensato?

Ti sei guardato bene quel filmato di un’evidenza solare, ma che molti hanno interpretato in senso opposto a quanto risulta. Video in cui Regeni parla con il suo confidente, ritenuto un oppositore sindacale, ma in effetti informatore della polizia messo al controllo di uno straniero con riferimento centrale nella American University del Cairo, perenne covo di spie occidentali, con antecedenti come quelli sopra descritti e quindi decisamente sospetto. A Regeni Mohammed Abdallah aveva provocatoriamente chiesto un aiuto per curare la madre ammalata di cancro. La conversazione è lunga (vedi Google), ma il succo è che Regeni rifiuta e dice di essere stato incaricato di stanziare 10milla dollari, ma per un progetto – “portami un progetto” –, non per la malattia della mamma. E il “progetto” lo chiede a chi pensa essere un oppositore del governo. Come se qui arrivasse un ragazzotto americano con retroterra spionistico e chiedesse a un Landini qualsiasi di preparagli un progetto contro Di Maio. Legale?

Caro Roberto Fico, ci sarebbe molto da aggiungere, di elementi sia materiali che logici fondati su un presupposto solitamente eloquente, il “cui prodest?”. Ma puoi provvedere tu stesso. Gli elementi materiali a disposizione per i bene intenzionati sono numerosi. Penso che a uno attento alle sorti del paese e, più, a quelle della verità, contro ogni pre-giudizio, basti già quanto ho scritto per fare qualche riflessione. Tardiva, ahinoi. Del resto non ci vuole molto: questi sono ripetitivi come una novena.

Ricorda Regeni trovato mentre l’Italia concludeva al Cairo grossi accordi a spese di altri concorrenti; poi pensa al Golfo Persico e a quella successione di petroliere incendiate, compresa una giapponese, proprio mentre il premier giapponese stava concordando a Tehran, sotto attacco e sanzioni Usa, come dribblare l’embargo petrolifero di Trump. Non credo che condividerai l’astuta analisi di dotti esperti che attribuiscono ai governanti di Tehran, con un popolo in pessime acque a causa di sanzioni genocide, la sindrome tafazziana del cretino che, per fare dispetto a Xantippe, si recide le gonadi.

Chiesa copta fatta saltare dai FM

Mi obietterai che, comunque, quello di Al Sisi è un regime dispotico, che maltratta e incarcera gli oppositori. Da giornalista che frequenta quei posti da tanto e ne conosce storia, tradizioni, limiti e virtù, direi: lascialo dire a un egiziano. Il tuo giudizio è alimentato dai media occidentali, gli stessi che ci hanno trascinato a distruggere il più prospero paese del Medio Oriente perché “aveva e minacciava armi di distruzione di massa”. Ciò che non ti dicono è che, da quando i FM sono stati estromessi dal potere (e Al Sisi si fa sentire a Mosca e a Tripoli), il loro braccio armato, che tu sai inventato, finanziato, armato dagli Usa via alleati come Arabia Saudita, Turchia e Qatar, ha messo in piedi una campagna terroristica che non ha nulla da invidiare a quella con cui si è assaltata la Siria. Non passa giorno che non vengano trucidati poliziotti, soldati, magistrati, laici, o che vengano fatte saltare chiese copte con tutta la gente dentro.. Difficile, in queste condizioni, a non essere grilli parlanti, pretendere che si tenga in piedi un governo come lo vorrebbe Platone.

MIGRANTI

Un’altra cosa che non ti dicono i nostri media e, con particolare disponibilità all’occultamento il giornale di cui dici di essere fervente lettore, “il manifesto”. Il quotidiano tanto “comunista” quanto antipopolare e, conseguentemente, il più livoroso di tutti contro il M5S.La virulenza con qui questo giornale, che si finge comunista, si lancia contro ogni provvedimento dei 5 Stelle a sostegno dei deboli e sfruttati, non ha uguali neanche nella stampa ufficialmente dell’élite. E  mi chiedo se ne apprezzi anche l’appassionato sostegno a un’eroina di guerra (Serbia, Libia) e di colpi di Stato (Honduras) come Hillary Clinton e al suo corrottissimo entourage, oppure tutte, ma proprie tutte, le campagne, colorate o meno, che partono dai bassifondi di Washington e dai forzieri del patriarca di tutte le speculazioni, George Soros. Non ti dicono che del “fenomeno epocale, incontrollabile, inarrestabile, emigrazione”, oltre a una linea di arrivo – il gommone in mare, i campi di pomodoro – esiste anche una linea di partenza. Sotto controllo dello stesso circuito coloniale. Perché epocale, incontrollabile e inarrestabile è il colonialismo. La linea di arrivo è quello che riunisce il papa, le Chiese, gli imprenditori agricoli (possidenti, Grande Distribuzione), industriali, logistici, commerciali (Amazon, riders, altiforni, industria del turismo) e la smisurata armata dei buoni e solidali sotto il segno dell’accoglienza senza se e senza ma. Quella di partenza è gestita da agenti in loco dello stesso circuito, sempre Ong, spesso missionari.

Non so se il tuo capo politico, incline a troppe mediazioni a perdere, come dimostrano i recenti esiti elettorali, tenga ancora botta sulla definizione di “taxi del mare” applicata alle Ong dette non governative, private, ma con forti ed evidenti collegamenti a governi e centri finanziari (quelle con Soros, uomo di Belgrado, Maidan, crollo della Lira, sono documentati). O credi davvero che tutti questi precisi appuntamenti tra gommoni, immancabilmente in difficoltà a un tiro di schioppo dalla Libia, e navi Ong sono il risultato di fortuite coincidenze?  E, dato che la giaculatoria che i migranti “fuggono da guerre, dittature e fame” perlomeno in Africa ha perso un po’ di credibilità, ora tocca trovare un altro pretesto che impedisca assolutamente il blocco dei migranti e la loro riconsegna ai libici. Ed ecco che non c’è anima accogliente che non si stracci le vesti sugli orrori dei lager libici, stupri, torture, assassinii.

Altro che Auschwitz. Di cui non si vedono né i segni sulle vittime, se non di qualche rissa, né centinaia di corpi in cura e riabilitazione nelle cliniche. E neppure qualche immagine rubata da cellulari che pure ogni migrante ha. Solo grandi spazi tipo hangar con gente ammassata, indubbiamente non Sharm el Sheik. Ma neppure Auschwitz. Anche perché in tutti questi campi, dello pseudogoverno di Tripoli o delle milizie, ci stanno i rappresentanti dell’UNHCR o dell’OIM, le due agenzie Onu addette a favorire gli sradicamenti. Oggi si fanno passare per attuali foto viste 8 anni fa, quando i nostri amici di Misurata (oggi rafforzati da 500 soldati italiani) catturavano libici neri e li frustavano a morte.

Già, caro Roberto Fico, perché di sradicamentp si tratta. E qui siamo alla linea di partenza. Dalla quale se ne va, magari grazie a qualcuno che gli prospetta il Bengodi in Europa, chi ha subito il furto delle terre da parte della Monsanto, o ha visto la sua valle inondata per colpa della Diga di Impregilo, o la sua foresta abbattuta, o la sua terra devastata e la sua acqua inquinata dall’industria estrattiva, sempre per mano di multinazionali straniere; o la legione francese in tutto il Sahel e oltre occupare militarmente il suo paese, radere al suolo villaggi e comunità che non ci stanno, depredare l’economia a forza di furti di risorse e manomettendo ogni sovranità con la moneta coloniale FCA e le riserve auree nelle banche parigine;  ha visto disintegrare la sua pace  grazie alla semina del solito terrorismo di cui si conoscono da sempre i padrini, o il suo futuro azzerato dalla riduzione al sottosviluppo operato là dove il futuro si prospettava in termini diversi e contrari a quello pianificato dalla globalizzazione neoliberista in armi. E pensiamo a Iraq, Siria, Libia, Afghanistan, America Latina.

  1. Di Battista denuncia la moneta predatrice FCA

Hai visto, come noi che li abbiamo incontrati spiaggiati a Lampedusa o nei ghetti foggiani, che chi lascia il paese lascia la comunità, recide le sua radici, la sua storia, le sue creazioni ambientali e monumentali, la sua civiltà, il suo nome, il suo futuro. E non ne acquista altre: finisce nelle banlieu, nei ghetti urbani del Nord, si raccoglie intorno a disseccati residui di comunità espatriata. E’ esattamente ciò che vuole il colonialismo e ciò che facilitano i “buoni”. E’ calcolato che solo il 3% sfugge a un destino di schiavismo, sfruttamento abietto, emarginazione, alienazione. E diventa altro. Altro da se.

Gli immigrati, non superando l’8% della popolazione, risultano tra il 35 e il 50 % degli autori di reati contro la persona e la proprietà. La mafia nigeriana, che ormai controlla spaccio e prostituzione su mandato delle altre mafie, è il frutto dello sradicamento. Chi non mangia con la Caritas, chi non ce la fa a campare con due dollari all’ora, va lì. Ma non ne troverai mai menzione in qualche Angelus, o in qualche trafiletto del “manifesto”. Eppure anche queste sono vittime. Qualcuno si integra e viene esibito per ogni dove. Buon per lui. Ma cosa ha perso la secolare, millenaria, vicenda costruita dal suo popolo, in cambio di aver mandato le generazioni produttive e riproduttive tra noi, al dumping e alla destabilizzazione sociale. Una conflittualità indotta, dagli accoglitori al pari di Salvini, che distoglie gente come te, come tutti i Cinque stelle, come tutti i vivi,dal combattere i padroni di tutto questo.

Roberto Fico, ci danno del razzista, perché non seguiamo i Bergoglio, gli Zanotelli, i Ciotti, il manifesto, il buonismo degli ipocriti, nel semplicismo irresponsabile e disumano dell’accoglienza senza se e senza ma. La chiamavano tratta fin dal ‘600. E tratta rimane. Il capitalismo non cambia.  E’ l’accoglienza dei nuovi colonialisti. Ci danno del complottista  perché proviamo a guardare dietro le quinte dell’operazione migranti, alle vite prima del presunto naufragio, perché non ci siamo dimenticati, a dispetto di un’operazione di chirurgia genetica che punta al transumano, al passaggio dal già acquisito “uomo senza qualità” a quello senza identità. Replicanti tutti indistinti e uguali, ideali per l’élite della globalizzazione.

Anni fa,  quando altri si erano arresi e intruppati, contro tutto questo era nato un MoVimento. Oggi è in grave difficoltà sotto la controffensiva degli governanti di sempre, e per errori e cedimenti. Un modo per farla finita è quella di mettergli sopra un lestofante che sbraita, che urla, ma con più volume, le stesse cose su migranti o UE e quindi fa apparire timidi e rinunciatari voi. Oppure la butta in caciara xenofobica e razzista antislamista, screditando i motivi sacrosanti per non far partire più nessuno da casa sua con la promessa dello jus soli dell’esilio in cambio della vendita ai colonialisti di quello suo. Un altro è quello di dare del “rosso” a uno e del “giallo” all’altro. Serve solo a spaccarvi. Non ti ci prestare.

Alla Festa della Repubblica, il 2 giugno, hai voluto usare proprio quel palco e quella ricorrenza, tu che occasioni per esternare al popolo ne hai infinite, per sollecitarci a prenderci cura di migranti e rom e chissà di quali altri bisognosi qui capitati. I plausi che ti si sono rivolti hanno un sapore più fetido delle minacce rivolte dai decerebrati di Forza Nuova alla famiglia rom di Casal Bruciato. Sono venuti da chi sulla mala sorte di migranti e rom ha costruito una falsa reputazione e una società di falsi. Occhio, quando ti danno del “rosso”. Intendono il contrario.

E la prossima volta che decidi di rompere i rapporti tra la tua Camera e quella di un altro paese, prova con quella statunitense. Ventuno anni fa il Cermis. Lì qualcuno, ben più noto di chi ha ucciso Regeni, di nostri concittadini ne ha uccisi non uno, venti. Neanche per bloccare un accordo inviso. Per gioco. Per divertimento. Sono ventun’anni che quegli assassini girano liberi e indisturbati. Vogliamo rompere col Congresso o no? E quanto alle centinaia di italiani che sono stati mandati a morire da Usa, Nato e loro servi, con chi vogliamo rompere i rapporti, Roberto Fico?

Un saluto e un auspicio,

Fulvio Grimaldi

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 15:35

LETTERA APERTA A ROBERTO FICO, PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATIultima modifica: 2019-06-25T09:56:06+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo