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MARTEDÌ 21 MAGGIO 2019
“L’antifascismo è diventata la carta moschicida per catturare tutti i sinistri e gli sbandati con i neuroni eclissati” (Sebastiano Cosenza)
“Multe a chi salva naufraghi? Mostruoso!”
Venerdì 16 maggio sera, il comico Maurizio Crozza, che due ne azzecca e una ne canna, si è infervorato oltre ogni misura e comicità sul decreto sicurezza bis del nuovo Uomo Nero Salvini. Un decreto da rabbrividire, certo, ma per quello che Crozza non dice e, invece, da prendere con tranquillo buonsenso per quello che ha fatto infuriare il bravo invettivista genovese.
Ciò che lo ha mandato fuori dai gangheri perfino dell’humour e che, rasentando lo sputo, ha definito uno “scandalo che mi fa proprio schifo”, era il punto che prevede “multe ai trafficanti di uomini”. Ma come, si è chiesto, contorcendosi dall’indignazione, Crozza, si arriva a multare chi salva gente che affoga? A punire un atto umanitario?E dai pori del non-più-comico sprizzava revulsione, non meno di quanto ne sprizzasse dagli eroi antifascisti della guerra atomica allo stand dell’editoruncolo nostalgico al Salone del Libro. I secondi, tanto infervorati contro gli zombie del fascismo da battaglia del grano, da trasvolare sul fascismo nuclear-digital-finanziario che ha chiuso padri, figli e nipoti all’interno di una protesi di coltan e di una comunicazione di massa che, se fai capolino fuori, il capolino te lo mozza Facebook all’istante. Il primo, talmente eccitato dal proprio ruolo di San Giorgio contro il drago delle multe, da trascurare il terrorismo di Stato che, nello stesso decreto, lo stesso drago prevede contro manifestanti non entusiasti del regime e che magari azzardano un corteo o uno striscione irriverente.
Ma qui trattasi di meri cittadini intemperanti, mica di migranti a rischio di tortura o affogamento, anima e core della campagna elettorale dell’argentino Bergoglio (di assonanza Videla), del venezuelano Parolin (di reminiscenza antichavista), dei gesuiti tutti e di Famiglia Cristiana (di onori colonialisti) e di tutta la accoglicrazia laica sinistracentrosinistradestra in corsa per Bruxelles. Le scene di strazio, spesso costruite, corrispondono all’inferno minacciatoci per le nostre dissidenze; quelle di salvataggio, al paradiso promesso alle nostre sottomissioni.
“Antifascisti” e filomigranti, una faccia una razza
Noialtri sovranisti non farlocchi, invece, siamo davvero ancora meno di coloro che, ai tempi, si astenevano dall’intrupparsi tra le folle oceaniche sotto il balcone di Piazza Venezia , o che si facevano cacciare dall’Accademia per aver osteggiato le famigerate leggi del 1938. Ma sappiamo che le cannonate antifasciste e antisovraniste contro “il lupo, il lupo!” servono eminentemente a sollevare tanta polvere. Quella che occulta lo sguardo sulle guerre armate o economiche attizzate in Africa, dalla Libia al Sahel francafricano e ai paesi su cui i colonialisti hanno trasferito i jihadisti scampati ad Assad e a Baghdad, apripista delle multinazionali dello “sviluppo”. Loro.
Per tutta questa operazione, che spoglia il Sud del mondo delle risorse grazie alle quali, se gliele lasciassero,non avrebbe bisogno di nessun “civilizzatore-democratizzatore”, e delle generazioni che dovrebbero difenderlo, liberarlo, costruirlo, indispensabili sono le Ong. Non per nulla quasi tutte finanziate dai governi colonialisti e dal loro promoter, George Soros. Sono il push factor, che spinge alla partenza verso un’Europa dei sogni, e il pull factor, che attira in un’Europa dello schiavismo. Multarle per questo è solo cerotto sulla piaga. Perché non è vero ciò che nella camera dell’eco di Crozza viene riecheggiato, che si salvano naufraghi. Ci si incontra con spalloni arrivati su zattere male in arnese e che devono fare le poche miglia dalla costa all’appuntamento, si traghetta e si scarica nelle periferie italiane della vita e dello sfruttamento. E non servono le mille pagine del “manifesto” (e di altri affini), le mille vignette monotematiche del suo Biani (uno che non nega il suo apporto a nessuna delle grandi campagne di tendenza), che urlano col papa “Mediterraneo cimitero”, a nascondere il dato di granito che il cimitero degli africani, mediorientali e asiatici, latinoamericani, inizia a casa loro e che ieri, esattamente come oggi, lo allestiscono e colmano gli stessi. I nostri.
Minniti, il male quasi assoluto
Il ministro Minniti, contro il quale, quasi fosse il male assoluto che hanno detto essere Mengele, si è sollevata in marcia a Milano la turba dei soci di minoranza, sguatteri e vittime del finanzcapitalismo, aveva adottato precisamente ciò che spetta allo Stato di diritto nella lotta al crimine. Mi presto alla fucilazione di Crozza e dico che, ai privati che gironzolano per il Mediterraneo in cerca di prede, avrebbe potuto-dovuto imporre il provvedimento per legge. Moderato e intimidito dalla canea della deportazione-accoglienza , pur non disconoscendo generosamente alle Ong la qualifica di umanitari, si è limitato a un codice di condotta, autoregolamento volontario. Chiedeva, nientemeno, trasparenza delle fonti di finanziamento, come di tutte le imprese, e ufficiale di polizia giudiziaria a bordo. Un minimo di controllo della mano pubblica su traffici privati. Oltre tutto, in partenza da centrali del crimine. E’ scomparso, l’ex-ministro, in un uragano di riprovazioni e di dita medie sollevate.
L’arma totale: il tuo buon cuore
A mio avviso non c’è pratica più subdola e ingannevole – vera eterogenesi dei fini conclamati – dello mobilitazione e dello sfruttamento dei sentimenti buoni della persona perbene a fini non dichiarati. Sostanza ontologica dei monoteismi. Un’interpretazione maligna del fine che giustifica i mezzi, per il quale Machiavelli si rivolterebbe nella tomba.. Si utilizza un cocktail di immagini sconvolgenti (gente in barconi, corpi galleggianti, cadaverini spiaggiati), o di narrazioni Grand Guignol, ma prive di immagini (i “torturati, stuprati e ammazzati” nei lager libici; ma se la prendono con Haftar che quei lager di quelle milizie li vuole spazzar via. Curioso), o di guerre, fame e persecuzioni, dove non ce ne sono (o, se ci sono, sono da noi indotte). Ci si ricamano sopra i fiori dell’umanitarietà, carità, pietà. Risultato, commozione che dilaga e cancella lo studio della realtà: accoglienza senza se (sono stati sradicati) e senza ma (finiscono schiavi o mafiosi) . Che tasso di moralità assegniamo a chi incita mercenari alla guerra contro la Libia o la Siria o il Mali (da Rossanda a tutta la stampa ufficiale occidentale), e poi si sbraccia perché qualcuno ne accolga le vittime e le sfrutti ulteriormente per ricuperare l’economia dei campi di cotone, frantumare le basi della convivenza e deprimere i diritti di tutti?.
Lager libico o centro di raccolta italiano?
Facciamoli scappare, così li accogliamo
Ciò che, invece, non importa una cippa a nessuno, giacchè non conviene a padrini, sponsor e compari, è il primo dei diritti umani in assoluto: quello di nascere, vivere e morire a casa propria, con la gente propria, con la storia propria, con il futuro proprio. Magari con quel ”primitivo” rapporto con terra, acqua, cielo, alberi, animali, il divino, che ha conservato la comunità per millenni e che qui, da noi, con l’integrazione, verrà sepolto nel buco nero di uno smartphone.
“Ministro offeso, maestra punita, Italia da brividi”. E’ la Buona Scuola”
L’assunto della sparata che serve a sollevare polvere è chiarito anche da un altro episodio. Titola bene una delle migliori firme del Fatto Quotidiano, Daniela Ranieri: “Ministro offeso, maestra punita, Italia da brividi”. Ce l’ha con l’episodio della brava maestra di Palermo, sospesa dal lavoro e dallo stipendio da uno sprovveduto provveditore agli studi. Sì, quel demenziale e deprimente accadimento che ha ridato fiato alle trombe, bagliore agli sguardi, fremiti alle fronti aggrottate, degli antifascisti che si erano sfiatati su Predappio, sui teppisti di Casal Bruciato e sullo stand inquinatore dell’intero Salone del Libro di Torino. Una boccata d’ossigeno.
Anche qui obiettivo centrato e obiettivi mancati. Emotività da riscatenare contro il governo tutto, ma di più contro il M5S “complice e che fa solo finta di litigare”, nell’ennesima occasione fornita dal magni- e vuotoloquente “Ghe pensi mi”, patriota e secessionista al tempo stesso. Occasione voracemente colta dal verminaio inferocito degli spodestati dal voto degli italiani. L’oggetto della riprovazione di quel superzelante provveditore trinacriciuto era l’accostamento fatto dagli studenti tra leggi razziali del ’38 e decreto Sicurezza di Salvini.
Sapere tutto di Ong e multe, sapere una mazza di bombe e invasioni
Uno, che ha portato a esclusione, persecuzione e deportazione, con conseguente morte di massa; l’altro, che multa i gestori della tratta. Parrebbe una bella differenza. E parrebbe che quei beneintenzionati studenti abbiano perso il senso delle proporzioni. Qualcuno avrebbe potuto spiegargli che Salvini sta a Mussolini come Siri o Borgonzoni stanno a Gentile o Bottai. E che, il cielo e i 5 Stelle volendo, non siamo ancora alla dittatura del ’38, ma solo alle gaglioffate di uno spaccamontagne da castelli di sabbia. Che così gonfiandosi, a quegli studenti preoccupati per le sorti dei “salvatori di naufraghi”, ha impedito di vedere che, prima di imbarcarsi, quei naufraghi erano scampati alle bombe, alla fame, alla spoliazione inflitte da quegli stessi che qui ne predicano l’accoglienza. E con i quali il patacca va a braccetto.
Ai generosi ragazzi di quel liceo nessuno di coloro che li hanno sollevati agli altari dei nobili sentimenti ha però insegnato che in quel decreto, oltre alle multe comminate ai terminali della tratta, c’è qualcosa d’altro che riguarda loro direttamente. Non ne va della solidarietà per i migranti. Ne va della libertà di tutti. Fine della possibilità di cambiare le cose all’infuori e contro i maneggi dei potenti e degli assist dei media. Fine della protesta. Se vai in piazza, vai in galera se solo cerchi, con un casco o uno scudo di polistirolo, di impedire che ti fracassino la testa. Se ci vai senza permesso del califfo, becchi un anno di carcere. Se tiri un mortaretto o un fumogeno ti becchi fino a 4 anni. Se dici “porco mondo” a un poliziotto, finisci dentro. Flash-mob, sit-in, presidi, cortei e autodifesa? La legge Scelba, quella Reale e il Codice Rocco al confronto sono sicurezza da boy scout. Crozza non se ne è accorto. Agli studenti palermitani nessuno l’ha fatto presente. Ne dovranno prendere atto alla prossima manifestazione che azzardassero, che so, contro un’alternanza scuola-lavoro gratis di lavapiatti da McDonalds.
La professoressa Rosa Maria Dell’Aria è stata punita perché ha fatto l’insegnante e non la questurina. Il tardivo volemose bene alla professoressa di una vita, da parte di Salvini e del ministro MIUR, non si sogna minimamente di rivedere uno sterminio dell’istruzione che parte da lontano (Berlinguer, De Mauro, Falcucci) e compie l’opera con Renzi-Fedeli. E a cui qualche rimedio hanno cercato di porre i 5 Stelle, almeno sull’oscenità neoliberista dell’alternanza scuola-lavoro. Una scuola-caserma-azienda anti-umanistica, cioè anti-umana, catena di montaggio di ingranaggi, all’ordine di un preside-gerarchetto, con insegnanti – spina dorsale del paese – deprezzati e declassati a guardiani del faro. Una serena e laboriosa scuola infestata da telecamere, Digos e propagandisti di guerra Nato. Che ovviamente incitano all’accoglienza di fuggitivi dalle loro guerre. Mai le foglie di fico sono andate forte come di questi tempi atlantici, di DC in PD in Lega.
Una scuola sulla sedia a rotelle
Una scuola senza Geografia (conoscenza della casa in cui si vive), Storia dell’Arte (conoscenza della bellezza generata dalla creatività umana), tema d’Italiano (conoscenza di come si comunica e si critica). Una scuola che produce il 45% di italiani analfabeti funzionali. A questo hanno voluto ridurre la colonna portante di un tempio chiamato nazione. Scuola dalle vertebre spezzate, scuola in sedia a rotelle. Tempio ridotto a postribolo, caravanserraglio, vertice di Cosa Loro.
Siamo vicini alle elezioni europee.Tutto questo – scuola, Nato, euro, guerre, migranti, Stato di polizia – appesantirebbe il dibattito da sottoporre agli elettori. Ciò che invece tutti, da manca a dritta, ci dicono solleverebbe tale dibattito nella sfera del giusto e del bello sono altri temi. E, si sa, il giusto e il bello sono schifati dalle maggioranze (tipo quelle del 4 marzo 2018). Stanno tutti in grembo alle minoranze. Che conosciamo: migranti, donne, antifascisti, LGBTQI, papi e santi. E peggio per coloro che ancora immaginano uno scontro tra dominati e dominanti, soggiogati e soggiogatori. Anzi, a pensarci bene, sono minoranza anche questi ultimi, aggrediti da quella violenta e aggressiva maggioranza sovranista e populista in gilet giallo che, da sei mesi a questa parte, infastidisce la democratica, europeista, bergogliana e atlantica minoranza “da Macron a Tsipras”. Vanno difesi.
Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 19:51