“Mi avete lasciato solo”,  Ferrentino non si candida e attacca il Pd

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La lista votata dalla direzione torinese perde pezzi. I 21 nomi annunciati dal segretario Carretta si sono già ridotti a 19. E mentre il consigliere regionale denuncia le ambiguità sulla Tav, in Valsusa uno dei leader di Askatasuna corre con i dem. L’affondo di Lavolta

Neanche il tempo di annunciarla ufficialmente che la lista del Pd di Torino già perde pezzi. Dopo la rinuncia dell’avvocato di Settimo Torinese Noemi Roccasalva, a tirarsi indietro dalla corsa per Palazzo Lascaris è il consigliere regionale uscente Antonio Ferrentino, già presidente della Comunità Montana valsusina, sindaco di Sant’Antantonino e consigliere provinciale, tra gli amministratori simbolo del Sì alla Tav, nella Valle che da sempre si ribella alla grande opera. In una lettera indirizzata a Sergio Chiamparino e ai segretari Mimmo Carretta Paolo Furia ha ripercorso le tappe della sua storia politica, in larga parte intrecciata alle vicende del supertreno: “Per anni ho cercato di documentare le motivazioni a un progetto sbagliato che penalizzava Torino e il Piemonte, con il ritiro del piano originario ho rappresentato con altri, per molto tempo, le istituzioni valsusine al tavolo dell’Osservatorio e ai tavoli dei governi regionali e nazionali”. Così avviene una conversione che in Valle è stata vissuta come un tradimento. Dopo 34 anni di attività politica, culminati con l’ingresso in Consiglio regionale cinque anni fa, grazie al listino bloccato, Ferrentino ha maturato ieri, dopo un colloquio con Chiamparinola decisione di fare un passo indietro.

Non esattamente un buon presagio per il Pd subalpino che lunedì ha escluso dalla lista, con un voto a maggioranza, l’assessore al Lavoro Gianna Pentenero e il numero uno di via Alfieri Nino Boeti, non concedendo loro la deroga per un quarto mandato. Sono ore concitate in via Masserano, in attesa di venerdì, giorno in cui la direzione regionale dovrà ratificare gli elenchi che giungeranno dalle varie federazioni. Anche perché Ferrentino non rinuncia in modo silenzioso, ma attacca il suo stesso partito: “In questi anni molte volte mi sono sentito terribilmente solo a sostenere sul territorio l’importanza strategica del collegamento Torino-Lione. Alle iniziative sul tema ero quasi sempre lasciato solo, con l’eccezione di Stefano EspositoSilvia Fregolent e, specialmente negli ultimi anni, Nadia Conticelli”.

Un disimpegno su tutti i fronti, una battaglia diventata cruciale solo recentemente con le manifestazioni di piazza delle madamin, ma che fino a qualche anno fa nessuno faceva sua volentieri, spesso per piccoli interessi di bottega, per qualche preferenza in più garantita da questo o da quel sindaco o consigliere comunale. Così tanti dirigenti, soprattutto dell’ala cattolica, sono diventati silenziosamente No Tav. Perché la verità è che in Valsusa, anche tra i dem, il fronte contrario all’opera è piuttosto ampio e agguerrito. Lo dimostra quanto sta succedendo a Bussoleno, dove nella lista d’ispirazione piddì, data per favorita, compare pure Francesco Richetto, irriducibile No Tav, tra i leader del centro sociale Askatasuna. Dinamiche difficili da comprendere nel capoluogo, ma che fotografano una realtà in cui ogni appartenenza politica si sacrifica sull’altare del No alla nuova linea ferroviaria. Anche su questo Ferrentino pesta duro: “Si arriva addirittura, come iscritti al Pd, a sedersi attorno a un tavolo con elementi di spicco di Askatasuna (plurindagati dalla magistratura) per una possibile lista civica senza che nessuno muova un dito, come se fosse un fatto normale per il partito democratico pensare di fare accordi con esponenti di Askatasuna”.

Nella missiva Ferrentino, pur senza farne il nome, tira in ballo anche Sitaf, la società che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia e il Traforo del Frejus, “una realtà importante, caratterizzata da forti ricadute occupazionali, alla quale ho chiesto la pubblicizzazione delle procedure di gara per permettere alle aziende valsusine di poter concorrere” evidentemente senza successo. Da sempre infatti la Sitaf, e personaggi politici a essa legati che erano e sono ai vertici del Pd, hanno sotterraneamente remato contro l’opera, se non altro per garantire il traffico nel traforo del Frejus, l’alternativa su gomma alla Tav. Nonostante questo, però, Ferrentino non si ritirerà sull’Aventino: “Costituirò due comitati elettorali per il presidente, uno in Valsusa e uno a Torino”, condurrà la campagna in modo attivo, per il centrosinistra.

La scelta di Ferrentino fatalmente riaccende anche il dibattito sulla composizione della lista dem a Torino, dopo le polemiche sulle mancate deroghe: “È paradossale che il Pd non sia stato in grado di compilare una lista con 21 nomi necessari a rappresentare il partito nella prossima complicata competizione regionale – attacca il vicepresidente della Sala Rossa Enzo Lavolta, esponente della sinistra del partito –. La direzione regionale dovrà, a questo punto, discutere di come integrare due nomi mancanti. Ed è ancora più assurdo che nello stesso tempo si lascino fuori dalla porta due disponibilità utili e preziose (Pentenero e Boeti ndr). Ho il timore che la lista sia stata compilata col solo obiettivo di garantire alcuni consiglieri regionali uscenti piuttosto che per competere in modo efficace. Se così fosse il Partito democratico a Torino otterrà più voti del M5s per demeriti di Appendino più che per meriti propri”.

“Mi avete lasciato solo”,  Ferrentino non si candida e attacca il Pdultima modifica: 2019-04-02T23:32:06+02:00da davi-luciano
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