Usare le bambine è la nuova tendenza della manipolazione sociale (e funziona!)

https://informarexresistere.fr/scioperare-15-marzo-greta/?fbclid=IwAR3y6TcEy9KvV9P8dTrueKnNAK3gyl1aTSg44gPXB5nmj__PtEeuUTc_roY

scioperare

La “Pedolatria” (i motivi per non scioperare il 15 marzo) – di Enzo Pennetta, da Critica scientifica

Una strana tendenza si è affermata ultimamente, l’uso di bambine nella propaganda. Si tratta di un’ennesima trovata che va oltre il marketing per sconfinare nella manipolazione sociale

Chi non conosce il volto di “Greta”, la quindicenne che negli ultimi tempi ha imperversato su tutti i media rampognando tutti gli adulti (dai premier all’uomo della strada) sulle loro colpe nei confronti delle future generazioni?

Quella che passa per una storia nata spontaneamente è in realtà una studiata operazione di marketing, cosa che tra l’altro non ci voleva molto a capire, chi volesse saperne di più può farlo su “Gli occhi della guerra” nell’articolo Ecco chi c’è davvero dietro Greta Thunberg.

Greta e le altre Greta

Greta accusa gli adulti di rubare il futuro alle nuove generazioni, è l’ultima strategia messa in campo per rilanciare una campagna contro le emissioni di CO2 che ha fatto sempre più presa presso l’opinione pubblica, non riuscendo a convincere con gli argomenti ci si prova con i sensi di colpa.

Poi è arrivata la baby vegana a chiedere al Papa di fare una quaresima vegana con l’iniziativa “Million dollar vegan“.

Poi sono arrivate le “altre Greta“, come spiegato dall’agenzia agi: “La sedicenne svedese, punto di riferimento e fonte di ispirazione per i suoi coetanei, può contare su altre ‘piccole donne verdi’ che come lei lottano per l’ambiente dal Belgio alla Germania fino agli Stati Uniti. Vediamo chi sono..”

Proprio ieri si è infine aggiunta anche l’Italia con una bambina di otto anni che si è rivolta al Presidente Mattarella per chiedere una città più pulita, notiziona prontamente riportata sul Corriere della Sera.

Chi ha un minimo di attenzione alle dinamiche dei media e della manipolazione dell’opinione pubblica ha riconosciuto in una frazione di secondo il tipo di operazione che viene condotta, a partire dal voto sulla Brexit si accusarono i “vecchi” di egoismo puntando a porre le generazioni le une contro le altre, si è puntato a dipingere gli adulti con più esperienza come egoisti mossi a privare i giovani del loro futuro per biechi interessi immediati, in pratica si è puntato alla frattura generazionale per rendere ancora una volta di più tutti soli ed isolati in una società liquida.

Ma in più sono tutte bambine quelle che rimproverano gli adulti, nella frattura generazionale si inserisce quella tra maschi e femmine che già a livello di adulti ha introdotto la diffidenza come base del rapporto.

Ecco perché non scioperare

Dunque non solo marketing per i provvedimenti sulle emissioni di CO2 ma più propriamente manipolazione sociale operata sfruttando dei minori che dovrebbero invece essere tutelati anziché venire sovraesposti mediaticamente.

Una grande operazione di spin che distoglie l’attenzione dal vero futuro negato ai giovani, quelli che non troveranno un lavoro, che nella migliore delle ipotesi saranno precari a vita e sottopagati, che saranno privati della possibilità di farsi una famiglia, che non avranno una sanità pubblica, che avranno una cultura di basso livello, che avranno un’infinità di diritti negati ma che nelle immagini degli spin doctors appaiono minacciati principalmente dalle emissioni di CO2, dagli hamburger e dalla città sporca.

Dopo il danno anche la beffa, venerdì 15 è stato indetto uno sciopero scolastico contro i cambiamenti climatici, quel diritto allo studio, ad una vera preparazione culturale che viene demolito da decenni di riforme folli, non solo non viene messo al centro della protesta ma viene ulteriormente ridotto, anche se di un giorno, in un’azione di spin contro un gas identificato idealmente come l’emblema di tutti i mali, un po’ come il Goldstein di 1984.

Per questo motivo il 15 la vera protesta la si farà andando regolarmente a scuola.

Fonte: Critica Scientifica – Titolo originale: La “Pedolatria” (i motivi per non scioperare il 15 marzo)

Garibaldi? Ma quale eroe. Fu solo un invasore al soldo dei piemontesi

https://www.jedanews.it/blog/garibaldi-invasore-eroe-inventato/?fbclid=IwAR2ZrNT-8MMa8Vh9n9xpd_fYH0tb8wUJsM3KH0dkVmKgL3wrkp74ysI8snQ

E’ ora di dire “basta” a questa paccottiglia su Garibaldi! In un’era in cui si revisiona la Resistenza e la Costituzione (le basi della nostra repubblica), si inizi a picconare quel falso mito del Risorgimento.

Garibaldi

Che cosa diremmo oggi se un nugolo di avventurieri, foraggiati dal governo turco, partissero alla conquista di Cipro? Come minimo si beccherebbero l’accusa di terroristi.

E’ possibile nel 2016 sorbirsi la stessa retorica delle camice rosse e dei “mille” e non ricordare che il “merito” di questi pseudoeroi mercenari (come Garibaldi) , foraggiati dalla massoneria e dai servizi segreti britannici, fu solo quello di invadere uno stato sovrano, prospero e secolare come il Regno delle Due Sicilie con la complicità della mafia e delle truppe di uno stato invasore come il regno dei Savoia, alla faccia di ogni diritto internazionale? Ma dove è questa impresa? Ma chi li voleva i “liberatori” garibaldini e sabaudi? Ma quale stato dovevano liberare? E da chi? Dai loro legittimi sovrani (i Borboni)?

Tutti questi storici ansiosi di celebrare il falso mito di Garibaldi vadano a tirar fuori i dagherrotipi e i documenti custoditi negli archivi delle Prefetture e delle Questure del Sannio, dell’Irpinia, della Puglia, della Lucania, degli Abruzzi, del Molise, della Terra di Lavoro, della Calabria (insomma di quasi tutto il Sud) e restino scioccati dalle stragi, dagli incendi, dalle devastazioni, dai genocidi compiuti dal 1860 al 1865 nel sud Italia durante quello che al storiografica dell’Italietta ottocentesca definitì “Brigantaggio” e che invece fu solo una grande guerra di popolo e di liberazione repressa nel sangue! Al confronto degli artefici di queste “imprese” Kappler, Reder e Priebke sono dei dilettanti!

Tutti noi ricordiamo (e anche giustamente – Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Caiazzo e altri luoghi delle rappresaglie nazifasciste. Ma chi ricorda, chi ha dedicato vie e piazze e monumenti a Castelduni, Pontelandolfo, a Gaeta, a Civitella del Tronto e ai centinaia e centinaia di paesi del Regno delle Due Sicilie messi a ferro e fuoco dall’esercito invasore piemontese che trattò il neoconquistato Regno di Francesco II di Borbone come o peggio di una colonia? Nemmeno il Fascismo si spinse a così tanta barbarie e repressione nei confronti dei libici negli anni ’20 e ’30.

Non vogliamo – giustamente – avere vie e piazze intitolate a Tito, ma accettiamo che lo siano a Bixio, Farini, Cialdini e al mercenario Garibaldi, che furono solo dei criminali di guerra. Sì, anche Garibaldi perché la prima rappresaglia, quella di Bronte, fu compiuta propria dai suo fedelissimi generali. Perché non dire finalmente quella che fu la conquista del Regno delle Due Sicilie, il tradimento messo in atto dalla massoneria e dai corruttori inviati da Cavour che si comprarono ministri del governo borbonico?

Perché non ricordare che i tanto celebrati “Mille” vennero a patti con la Mafia siciliana e con la Camorra napoletana per comprarsi i potentati locali? E perché non ricordare che il popolo, quello vero, i meridionali rimasero fedeli, fino alla morte più atroce, al loro Re e alla loro Patria? Le gesta di schiere di cafoni e di cosiddetti “briganti” (Ninco Nanco, il generale Borghes, Carmine Crocco), che nulla hanno da invidiare ai partigiani della Secondo Guerra mondiale? Anzi, diciamola tutta: la vera Resistenza, intesa come lotta di popolo, che l’Italia ha conosciuto non è quella del ’43-45, ma quella vissuta nel Sud Italia dal ’60 al ’65!

Non sono chiacchiere: basta leggere i documenti! Invece di allestire mostre sui “cimeli” garibaldini, gli storici e i curatori di musei, facciano vedere al pubblico gli orrori che i bersaglieri, i carabinieri e i garibaldini commisero ai danni dei sudditi di Re Francesco. Immagini di donne stuprate, di uomini massacrati, torturati, decapitati, di villaggi incendiati, di montagne deforestate.

Perché nessuno ha il coraggio di ammettere che la nascente industria settrentrionale fu foraggiata con il denaro pubblico delle casse statali borboniche? Perché nessuno ha il coraggio di ammettere che il denaro pubblico e le riserve auree del secolare Regno di Napoli furono depredate per ripianare il debito pubblico del Piemonte? Perché non riveliamo che subito dopo la “liberazione” dei Mille e dei Piemontesi, nei villaggi dal Tronto allo Ionio i contadini si affrettarono ad abbattere le insegne tricolori degli invasori e ad issare di nuovo la loro vera e legittima bandiera, il giglio borbonico?

Perché non ammettiamo che i famosi plebisciti del 1861 furono una farsa in quanto vi parteciparono solo il 2% della popolazione in seggi elettorali che erano tutto un trionfo di stemmi sabaudi, busti del “re” cosiddetto “galantuomo” e di tricolori che ben presto di sarebbero macchiati del sangue dei meridionali? Perché nessuno ha il coraggio di ammettere che l’eroe dei due Mondi aveva il vizio di andare a “rompere le scatole” – come diremmo oggi – agli stati sovrani, prendendosela anche con lo Stato pontificio (1866) che al tempo non aveva nulla da invidiare all’Iran degli Ayatollah in quanto a … liberalismo, ma era pur sempre uno stato sovrano i cui sudditi non smaniavano certo di passare sotto i Savoia? Perché questa sinistra che si professa libertaria, si impossessa del “mito Garibaldi” o del mito della repubblica partenopea, di realtà che in fondo erano solo l’esplicitazione della repressione delle patrie e dei popoli?

Quando si parla del Sud, del suo sottosviluppo post unitario, della sua arretratezza, bisogna una volta per tutte, anche a scapito del meriodionalismo straccione e piagnucolone di Giustino Fortunato, di De Sanctis, di Tommaseo e di altri intellettuali che oggi potremmo definire tranquillamente come “venduti e traditori”, ebbene bisogna avere il coraggio di ammettere che quel sottosviluppo ha un responsabile ben preciso: la repressione feroce, anche ambientale, che il governo di Torino compì sulla colonia quale era considerato l’ex Regno delle Due Sicilie.

Da quella forzata “Unità d’Italia” si avvantaggiò quella classe borghese e arruffona che è stata la rovina del Sud e di tutta l’Italia. Se di eroi si deve parlare, questi non sono i piccolo borghesi avidi di affari al seguito del mercenario Garibaldi, Nel XXI° secolo è ora di celebrare i patrioti e gli eroi che resistettero fedeli al loro re Borbone a Gaeta e a Civitella del Tronto, e ai sudditi meridionali che furono massacrati, deportati nei lager del Piemonte, imprigionati.

Quanti sanno che a Fenestrelle, vicino Cuneo, operò un vero e proprio campo di concentramento dove furono confinati e lasciati morire migliaia e migliaia di capi briganti, ex ufficiali borbonici, capi contadini, colpevoli secondo la storiografia italica di “non volere l’Italia”, in realtà colpevoli solo di voler difendere la loro Patria! A Francesco II e il suo Regno, abbandonati da tutti, da Vienna, dagli zar (pur suoi alleati), dalla Royal Navy che pure poteva intervenire per fermare i “Mille”, mancò una cosa: un esercito di popolo fatto di contadini, di artigiani, di commercianti, delle classi umile ma maggioritarie allora.

Se il Regno di Napoli avesse avuto un esercito di popolo (sul modello francese) e non di mercenari, stiamo certi che i “Mille” non avrebbe neanche fatto un passo in più sulla costa di Marsala.

Fonte: orgoglio sud

Un’onda d’urto che vuole cambiare le radici del sistema

https://ilmanifesto.it/unonda-durto-che-vuole-cambiare-le-radici-del-sistema/

16 marzo 19 Manifesto

Fridays for Future. Quello che Greta Thunberg, e con lei milioni di studenti – e non solo studenti, e non solo giovani – esigono non è certo “una passeggiata”. Metterà a dura prova, ed è destinata a sbaraccare, tutte le “classi dirigenti” del pianeta: politici, capi d’azienda, banchieri, accademici, generali e bon vivants

Guido Viale

Forse Non Hanno Capito

L’onda d’urto degli studenti in marcia contro l’irresponsabilità delle classi dirigenti di tutto il mondo  ieri ha dato la prima prova della sua forza, ma è solo al suo inizio. 

Per capire gli sconvolgimenti che è destinata a provocare nell’establishment basta forse il quotidiano Repubblica; fino a tre giorni fa riempiva le prime pagine con titoli di scatola e foto smisurate a sostegno del TAV Torino-Lione, come se da esso dipendessero le sorti, se non del pianeta, certamente del paese; da tre giorni fa altrettanto con la marcia per il clima Friday for Future e il suo simbolo, Greta Thunberg. 

Forse conta di assorbirne lo spirito di rivolta con qualche pacca simbolica sulle spalle di “tanti bravi giovani”, per riprendere, passata la tempesta, l’amata battaglia pro Grandi opere

Così la pensa sicuramente il neosegretario del PD Zingaretti, che ha dedicato la sua vittoria a Greta e poi è andato a complimentarsi con quelli del cantiere del Tav; prova, per lo meno, di dissociazione mentale. D’altronde la schiera dei camaleonti che faranno finta di salire sul carro di Greta sarà un vero esercito. Ma non riusciranno a prendere in giro questi ragazzi come hanno fatto per anni con i loro genitori. “Forse non ci hanno capiti”.

Quello che Greta Thunberg, e con lei milioni di studenti – e non solo studenti, e non solo giovani – esigono non è certo “una passeggiata”. Metterà a dura prova, ed è destinata a sbaraccare, tutte le “classi dirigenti” del pianeta: politici, capi d’azienda, banchieri, accademici, generali e bon vivants. Assecondare le richieste di Greta richiede cose che Signori e signorotti della Terra non sono nemmeno in grado di concepire. Per esempio:

Lasciare sottoterra tutti i giacimenti di fossili non ancora sfruttati e ridurre rapidamente a zero i prelievi da quelli operativi: niente Tap e Eastmed; niente nuove trivelle e rinnovo delle concessioni scadute. Incentivi finanziari, ma soprattutto sostegno normativo e organizzativo, alle fonti rinnovabili, alle comunità energetiche, all’efficienza in tutte le utenze, alla riduzione dei consumi superflui.

Riorganizzazione radicale della mobilità: potenziamento del trasporto di massa e a domanda, soppressione in tempi rapidi della “vacca sacra” (Mumford) delle nostre società: l’accoppiata auto-petrolio. Ma il passaggio all’elettrico non basta. L’auto privata non è solo un veicolo; è un sistema che esige la moltiplicazione di strade, parcheggi e congestione; e che alimenta consumi, dispersione (sprawl) urbana e grandi centri commerciali a spese della vita di vicinato. Abbandonarlo per una mobilità flessibile e condivisa richiede cambiamenti radicali degli stili di vita che non possono essere imposti: devono venir resi accettabili con politiche ad hoc nel trasporto pubblico, in campo commerciale, nell’edilizia.

Trasformare completamente, da domani, agricoltura e alimentazione. L’agricoltura industriale consuma dieci calorie di origine fossile per ogni caloria degli alimenti prodotti; avvelena il suolo, ne fa un deserto privo di vita; richiede dosi crescenti di fertilizzanti sintetici, di pesticidi, di erbicidi, di acqua da avvelenare rendendola inutilizzabile; e attraverso piante e animali nutriti così avvelena anche gli esseri umani. 

Un’alimentazione ricca di carni, poi, richiede allevamenti che danneggiano salute e ambiente, impiegano quantità insostenibili di suolo,  acqua, energia. 

L’agricoltura che frena i cambiamenti climatici è biologica, multicolturale, multifunzionale (oltre agli alimenti, produce energia, educazione, svago e tutela l’ambiente), di piccole aziende e di prossimità. 

Può creare legami tra chi produce e chi consuma (Gas o community farming) riproducibili anche in altri campi (lavorazione degli alimenti, energia, trasporto, edilizia e persino nell’industria) e dar lavoro a migliaia e migliaia di giovani acculturati che già oggi tentano un ritorno alla campagna con un grande bagaglio di conoscenze scientifiche. 

Il suolo vivo assorbe carbonio, più degli alberi. Quello sterilizzato dalla chimica diventa polvere, dilava e scompare per sempre. 

La senatrice Cattaneo sta guidando una lotta a fondo contro l’agricoltura biologica accomunandola alla stregoneria. E’ ora di spiegare ai signori che parlano in nome di una “scienza” a cui solo loro pretendono di avere accesso – e ce ne sono tanti! – che le pratiche che si oppongono alla manomissione della natura sono il futuro, mentre loro non sono che un presente gravido di catastrofi.

Porre fine alla produzione e al commercio di armi: la nostra principale industria, Leonardo, vive solo di questo. Le armi generano guerre, lutti, miseria e profughi; ma generano anche quantità enormi di CO2, che non rientrano nemmeno nel computo delle emissioni misurate per sventare la catastrofe climatica. 

Dimenticare il Tav Torino-Lione: la Grande opera più ridicola (insieme ai suoi sponsor, da Meloni-Salvini a Zingaretti-Calenda-Speranza) mai concepita: un cantiere che produrrà più COdell’improbabile riduzione futura basata su previsioni infondate e ipotesi fantasiose.  

E con il Tav, dimenticare tutte le  altre Grandi opere, dalle nuove autostrade alla riapertura dei Navigli di Milano ridotti a rigagnoli. Ma a far danno, a portarci nel baratro, ci sono anche i Grandi eventi: dopo l’Expo, le Olimpiadi; e chi più ne ha più ne metta.

Sono pronti Zingaretti, e i giornalisti di Repubblica, e il presidente Mattarella, a un cambio di rotta come questo? L’hanno mai preso in considerazione? Ne hanno mai sentito parlare? Ne sanno qualcosa? No. Non saranno loro a imboccarlo. Ci vuole il desiderio, che loro non hanno, di una società completamente diversa da quella in cui siamo imprigionati; e un movimento di respiro europeo e mondiale come quello che sta rispondendo con convinzione all’appello di Greta Thunberg. 

Largo ai giovani, allora: quelli che si riconoscono non solo dall’età, ma soprattutto dal desiderio di salvare il mondo. Cambiandolo alle radici.

TRUMP S’ÉLOIGNE DE LA SYRIE ET VISE L’AFRIQUE. LA NOUVELLE POLITIQUE AFRICAINE DE TRUMP ET BOLTON EN ACTION IMMEDIATE (ALGERIE-SOUDAN-JORDANIE-RDC-CAMEROUN-TCHAD) !

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2019 03 15/
VIDEO.FLASH.GEOPOL - Npa trump en action I - presstv (2019 03 15) FR

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans le REPORTAGE du 14 mars 2019

sur PRESS TV (Iran)

L’Algérie n’est pas un hasard ou une crise isolée. Concrètement et immédiatement, Trump et son conseiller neocon Bolton ont mis en action la « Nouvelle Politique Africaine » américaine, exposée fin décembre 2018. La version radicalisée du « printemps africain » made in Trump menace six chefs d’Etat africains sommés de « dégager avant un an » et relance de façon combinée les « printemps arabe et africain » en ciblant 5 pays (Algérie, Soudan, Jordanie, Cameroun et RDC) et 3 diasporas africaines, en particulier en France (Tchad, Algérie, Cameroun) !

J’ai esquissé hier à grands traits dans une courte interview ce sujet brûlant, qui va faire l’actualité en 2019, pour la Télévision d’Etat francophone iranienne …

Sources :

* La Video sur PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL:

TRUMP S’ÉLOIGNE DE LA SYRIE ET VISE L’AFRIQUE.

LA NOUVELLE POLITIQUE AFRICAINE DE TRUMP-BOLTON EN ACTION IMMEDIATE !

(‘REPORTAGE’ SUR PRESS TV, IRAN, 14 MARS 2019)

sur https://vimeo.com/324213772

* L’article sur :

https://www.presstv.com/DetailFr/2019/03/14/591058/Trump-sloigne-de-la-Syrie-pour-de-nouvelles-terres

*La présentation de PRESS TV :

« Épidémie des révolutions de couleurs. les nouveaux contaminés » …

« Algérie : Trump s’éloigne de la Syrie et vise l’Afrique.

Washington est en voie de réorienter sa politique étrangère dans la région des Grands Lacs en Afrique. Les frappes américaines font de plus en plus de morts sur le continent noir, au moment même où Donald Trump prétend se retirer du Moyen-Orient.

Lors des deux premiers mois de 2019, rien qu’en Somalie, 225 personnes auraient perdu la vie dans 24 frappes aériennes américaines.

L’intensification des interventions américaines en Afrique tranche avec la volonté affichée des Américains de se désengager de Syrie et d’Afghanistan.

À ce sujet, nous avons demandé l’analyse de Luc Michel, géopoliticien. Écoutons-le. »

# L’ANALYSE DE REFERENCE SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* Voir GEOPOLITIQUE AFRICAINE :

INTRODUCTION A LA “NOUVELLE POLITIQUE AFRICAINE” DE TRUMP

sur http://www.lucmichel.net/2018/12/18/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-africaine-introduction-a-la-nouvelle-politique-africaine-de-trump/

Contrairement à la vision simpliste des médias européens, la politique de l’Administration Trump n’est dans ses fondements et sa vision idéologique ni erratique ni impulsive. Trump et les siens, bien au contraire, définissent une vision structurée du monde et agissent selon des programmes élaborés (sécurité nationale, vision nucléaire, guerres commerciales et maintenant Afrique). Voici donc la vision de la « nouvelle politique africaine » de la Maison Blanche. Définie en avant-première par le conseiller Bolton (figure de proue neocon du Régime Bush II) devant la très influente ‘Heritage Foundation’ – preuve de la place que tiennent les réseaux neo-conservateurs dans le Régime Trump -, cette « nouvelle politique africaine » s’inscrit dans la droite ligne de la politique africaine des administrations Bush II et Obama !

Dans cette « America First », chargée de faire du « XXIe siècle un nouveau siècle américain », l’Afrique, envisagée comme un continent fragmenté et qui doit le rester, n’est pas un partenaire mais un butin ! J’annonçais tout ceci dès janvier 2017. Je me rappelle avec tristesse de cette époque où un avocat africain fan de Trump expliquait bruyamment sur les plateaux de Télévision que les USA, versés dans l’isolationnisme (sic), « allaient quitter le continent noir » (resic) …

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

LA FRANCAFRIQUE 2.0 DE MACRON EN ACTION (I) : A L’ASSAUT DE LA CORNE DE L’AFRIQUE

 

* Voir la video sur PANAFRICOM-TV/ 

LA FRANCAFRIQUE 2.0 DE MACRON EN ACTION (I) :

A L’ASSAUT DE LA CORNE DE L’AFRIQUE

(ZOOM AFRIQUE SUR PRESS TV, IRAN, 13 MARS 2019)

sur https://vimeo.com/323670567
PANAF-TV - Série francafrique I corne (2019 03 15) FR

* La présentation de PRESS TV :

TOTAL, LA FRANCE, LE SUD SOUDAN ET LE SOMMET TRIPARTITE ENTRE L’ÉTHIOPIE, L’ÉRYTHRÉE ET LE KENYA

« En dépit de toutes les pressions, et suite au sommet tripartite entre l’Éthiopie, l’Érythrée et le Kenya, le Soudan d­­u Sud lance sa production de pétrole. Suite à l’échec des pourparlers de Kampala avec Total E&P, la britannique Tullow Oil PLC et la koweïtienne Foreign Petroleum Exploration Company (KUFPEC), le gouvernement du Soudan du Sud a déclaré l’ouverture des négociations directes pour les sites concernés (blocs B1 et B2).

Le différend avec la société française relèverait de « certaines différences irréconciliables » concernant la période de prospection proposée et le plafond de recouvrement des coûts. Les négociations visaient à parvenir à un accord de partage du prospect et de la production (EPSA) pour les blocs concernés. Bien évidemment, c’est ce que le groupe Total a toujours refusé. « Après de longues discussions avec les représentants de la société Total­, nous avons décidé qu’il était dans l’intérêt du Soudan du Sud d’ouvrir l’opportunité à d’autres investisseurs potentiels », a déclaré Ezekiel Lol Gatkuoth, ministre du Pétrole du Soudan du Sud. « Nous avions espéré une issue favorable mais nous considérons que ces vastes blocs très prometteurs nécessitent un programme de développement rapide et ambitieux pour atteindre leur plein potentiel. Les blocs B1 et B2 sont ­désormais ouverts aux négociations directes. » Le Soudan du Sud veut le lancement de sa production mais pas au profit de n’importe qui et surtout pas à n’importe quel prix. »

« Le sommet tripartite Éthiopie, Érythrée et Kenya, ressemblait à un sommet qui consistait à affaiblir le Soudan. L’une des volontés de ces 3 pays de la Corne de l’Afrique était de relancer l’économie du Soudan du Sud. Ce qui pourrait affaiblir rapidement Khartoum. Mais la volonté de Paris ne s’arrête pas là. En effet, le fait de prendre le contrôle des blocs B1 et B2 bénéficierait énormément l’intéressé. Et pour cause, les blocs B1 et B2 faisaient autrefois partie d’une région de 120 000 kilomètres carrés, autrefois appelée « bloc B », qui fut divisée en trois exploitations en 2012. La région est très riche en gisements d’hydrocarbures, mais a connu une exploration très limitée.

En mars 2017, la société indépendante panafricaine Oranto Petroleum Limited a signé un accord de partage du prospect et de la production (EPSA) avec le gouvernement du Soudan du Sud pour le bloc B3. La zone couvre 25 150 kilomètres carrés et comprend des réserves estimées à plus de 3 milliards de barils.

Le gouvernement du Soudan du Sud a adopté une position très favorable aux affaires afin d’inciter les investissements dans le secteur pétrolier et de stimuler l’économie. En 2017, le Ministère du pétrole a annoncé qu’il avait l’intention de doubler sa production totale de pétrole avant la fin de l’année prochaine. Le Soudan du Sud produit actuellement 130 000 barils par jour, mais pourrait produire près de 500 000 barils par jour. La position de Paris en Afrique est menacée. En effet, avec la montée de la Chine et aussi de la Russie et le manque de soutien des États-Unis, la France se retrouve seule pour sauver sa position en Afrique. Mais l’affaire du Soudan et du Soudan du Sud reste beaucoup plus complexe que cela. La question ne serait pas seulement de monopoliser les blocs au Soudan du Sud. L’opération consisterait à affaiblir économiquement Khartoum. Ce qui fait que pour diminuer les exportations de pétrole de Karthoum, il faut relancer celles du Soudan du Sud. Cela dit, vu le refus de Juba de laisser la compagnie française prendre le contrôle des blocs B1 et B2 au Soudan du Sud, montrerait une volonté d’intégré la zone économique de la Corne de l’Afrique. En effet, un bloc économique est entrain de se mettre en place, afin de ne pas laisser les russes et les chinois gagner en influence. »

# COMPRENDRE L’ARRIERE-PLAN GEOPOLITIQUE DU DOSSIER :

LE REDEPLOIEMENT DE LA FRANCAFRIQUE 2.0 ET LA VASSALISATION DE  LA FRANCE AUX USA …

QUELLE EST LA THESE DE LUC MICHEL ?

LE PANAFRICANISME DOIT REGARDER VERS L’AVENIR. LA GEOPOLITIQUE AFRICAINE DE 2016 N’EST PLUS CELLE DES ANNEES 1960-2007 …

* Nous reprenons dans cette série, sur la Recolonisation de l’Afrique par les USA (la mainmise militaire de l’AFRICOM et de l’US Army sur le Continent noir) et le redéploiement de la « nouvelle Françafrique 2.0 » de Macron (qui veut lui donner une nouvelle vie), une sélection de « Flash info » de la Télévision francophone d’Etat iranienne PRESS TV, diffusés dans la quotidienne « Zoom Afrique ».

PRESS TV s’inspire directement des analyses du géopoliticien Luc MICHEL (patron des Réseaux panafricains PANAFRICOM) sur cette recolonisation de l’Afrique par les USA, sous prétexte du soi-disant « Printemps africain » (qui est la menace principale en Afrique aujourd’hui). Paris et la Françafrique étant devenus les auxilliaires militaires de l’AFRICOM (la nouvelle « infanterie sénégalaise du Pentagone » dit Luc MICHEL), « le nouveau sherif de l’Afrique » comme l’a dit le Général US Mattis, chef du Pentagone sous Trump en 2017-18, en avril 2017 sur la base française de Djibouti …

La « Nouvelle Politique Africaine » de Trump et de Bolton (neocon, hérité du Régime Bush II) radicalise et militarise encore plus cette recolonisation. Début 2019, Washington désigne comme cibles six pays africains, dont le Cameroun, la RDC et le Burundi …

IL Y A UN ARRIÈRE-PLAN GÉOPOLITIQUE AU SOI-DISANT « PRINTEMPS AFRICAIN » DE 2014-2018 …

La thèse de Luc MICHEL, c’est que cet arrière-plan a changé depuis 2007-2008, que 2007 et 2008 ont été des tournants géopolitiques en Afrique …

« Beaucoup de panafricanistes ont une vision du passé, un logiciel bloqué il y a 10, 20 ou 50 ans, nous dit-il. La haine justifiée de la Françafrique leur occulte la réalité de LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE PAR LES USA. Le retour de la France dans l’OTAN organisé par Sarkozy en 2007, la création de l’AFRICOM, le commandement unifié de l’US Army pour l’Afrique, par Bush II et Obama en 2007-2008, sont les marques de naissance d’une nouvelle donne géopolitique en Afrique.

Comme dans l’OTAN, la collaboration militaire et politique franco-américaine se double d’une « CONTRADICTION INTERNE » (caractéristique du Bloc américano-occidental) : l’allié militaire français est aussi le concurrent économique des USA, qu’il faut évincer des marchés africains (Alliés politico-militaires dans l’OTAN, les pays de l’UE sont opposés aux USA depuis les Années ’80 par la guerre économique USA vs UE et la guerre financière Dollar vs Euro). Autrement dit Paris tire les marrons du feu pour Washington en Afrique ! Mais Paris et ses multinationales, comme Total (ex Elf) pilier de la Françafrique depuis les Années 1960, a aussi son propre agenda, en particulier économique.

Lors du « sommet USA-African Leaders » de Washington début août 2014, Obama a annoncé une vague de changements de régime sur le continent, par les méthodes habituelles des USA (révolution de couleur ou soi-disant « printemps arabe » -sic-, cloné en « printemps africain » -resic-). De nombreux pays ont ensuite été secoués par les vents mauvais de ce « printemps africain » venu de Washington. De 15 à 20 pays sont concernés dès 2014. Notamment Le Brurundi, où la révolution de couleur a échoué et a fait place au terrorisme. La RDC qui est la cible principale (le « pivot géopolitique » de l’Afrique) et le Cameroun (qui est le pivot du Golfe de Guinée), où des scénarios de révolution de couleur rampantes sont en cours.

Depuis 2013, d’anciennes puissances coloniales sont de retour en Afrique aux côtés des USA : l’Allemagne (avec sa Bundeswehr et ses fondations) ou l’Italie (soi-disant « anti-système » mais en réalié pro Trump et pro OTAN). Habilement, jouant sur les nostalgies coloniales et géopolitique, Washington met les uns en concurrence contre les autres, en particulier contre la Françafrique sur le déclin.

# EN SAVOIR PLUS :

* La Françafrique c’est quoi :

Voir sur PCN-TV – YOUTUBE (I) :

Podcast de RADIO MOSCOU (2015)/

LUC MICHEL.

FRANCAFRIQUE ET NÉOCOLONIALISME EN AFRIQUE

on https://www.youtube.com/watch?v=az6agXStSuM

* Voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL DECRYPTE LA NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0 :

MACRON, LA FRANCAFRIQUE ET LA NOUVELLE ARMEE FRANCAISE

Sur http://www.panafricom-tv.com/2018/09/13/luc-michels-geopolitical-daily-luc-michel-decrypte-la-nouvelle-francafrique-2-0-macron-la-francafrique-et-la-nouvelle-armee-francaise/

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL:

ANALYSE STRUCTURELLE ET GEOPOLITIQUE DE LA ‘NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0’ (BILANS 2018)

on https://vimeo.com/309936061

_______________

# PANAFRICOM/

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LA FRANCAFRIQUE 2.0 DE MACRON EN ACTION (II) : LE MALI ZONE STRATEGIQUE CENTRALE DE L’IMPLANTATION DE PARIS AU SAHEL

 

* Voir la video sur PANAFRICOM-TV/ 

LA FRANCAFRIQUE 2.0 DE MACRON EN ACTION (II) :

LE MALI ZONE STRATEGIQUE CENTRALE DE L’IMPLANTATION DE PARIS AU SAHEL

(ZOOM AFRIQUE SUR PRESS TV, IRAN, 13 MARS 2019)

sur https://vimeo.com/323675463

 PANAF-TV - Série francafrique II mali (2019 03 15) FR

* La présentation de PRESS TV :

COMMENT JUSTIFIER LE PRESENCE DE L’ARMEE FRANCAISE AU MALI ?

« Les attaques de déstabilisation du Mali continuent. Maintenant c’est 6 soldats maliens qui sont morts mardi dans l’explosion de mines anti-personnelles dans le centre du Mali. Pour rappel, le 1er mars, neuf autres soldats ont été tués lorsque leur véhicule a sauté sur une mine.

D’un autre côté, 2 soldats français de la force Barkhane ont été sérieusement blessés dimanche dans l’attaque de leur campement temporaire dans le centre-est du Mali, près de la frontière avec le Niger, a annoncé lundi l’état-major français.

L’attaque s’est poursuivie avec l’irruption d’« une quinzaine de combattants terroristes sur des motos, repoussés par des tirs » français, a-t-il précisé. Dix minutes après le début de l’attaque, des Mirage 2000 ont fait un « show of force » (vol à très basse altitude), sans toutefois ouvrir le feu, a-t-il ajouté.

Force est de constater que lorsque les soldats maliens font l’objet d’une attaque quelconque, ils sont directement tués, mais jamais les soldats français. Ce qui pourrait confirmer les propos du Premier ministre français, Edouard Philippe, qui disait que le combat était encore long.

Une telle attaque continue à fournir les justifications nécessaires au prolongement de la présence des troupes d’occupation françaises. ­­­En effet, Paris perd beaucoup de son influence dans ses pré-carrés. Pour rappel, au mois de janvier, la Chine a octroyé des aides financières pour la lutte anti-terroriste au Niger et au Burkina Faso. Pékin est bien décidé à mettre la pression sur Paris pour le faire reculer du G5 Sahel. La France n’a pas l’intention de laisser tomber, et continue de justifier sa présence avec des petits actes de terrorisme de la part de ses mercenaires présents dans la zone, avec pour mission de déstabiliser les pays de la région et créer des conflit intercommunautaires qui n’existent pas. La population malienne et même sahélienne ne tombe pas dans ce piège, mais c’est bien elle qui est en première ligne et qui se fait attaquer constamment pour que la communauté internationale continue de soutenir la présence des forces Barkhane dans la région. »

# COMPRENDRE L’ARRIERE-PLAN GEOPOLITIQUE DU DOSSIER :

LE REDEPLOIEMENT DE LA FRANCAFRIQUE 2.0 ET LA VASSALISATION DE  LA FRANCE AUX USA …

QUELLE EST LA THESE DE LUC MICHEL ?

LE PANAFRICANISME DOIT REGARDER VERS L’AVENIR. LA GEOPOLITIQUE AFRICAINE DE 2016 N’EST PLUS CELLE DES ANNEES 1960-2007 …

* Nous reprenons dans cette série, sur la Recolonisation de l’Afrique par les USA (la mainmise militaire de l’AFRICOM et de l’US Army sur le Continent noir) et le redéploiement de la « nouvelle Françafrique 2.0 » de Macron (qui veut lui donner une nouvelle vie), une sélection de « Flash info » de la Télévision francophone d’Etat iranienne PRESS TV, diffusés dans la quotidienne « Zoom Afrique ».

PRESS TV s’inspire directement des analyses du géopoliticien Luc MICHEL (patron des Réseaux panafricains PANAFRICOM) sur cette recolonisation de l’Afrique par les USA, sous prétexte du soi-disant « Printemps africain » (qui est la menace principale en Afrique aujourd’hui). Paris et la Françafrique étant devenu les auxilliaires militaires de l’AFRICOM (la nouvelle « infanterie sénégalaise du Pentagone » dit Luc MICHEL), « le nouveau sherif de l’Afrique » comme l’a dit le Général US Mattis, chef du Pentagone sous Trump en 2017-18, en avril 2017 sur la base française de Djibouti …

La « Nouvelle Politique Africaine » de Trump et de Bolton (neocon, hérité du Régime Bush II) radicalise et militarise encore plus cette recolonisation. Début 2019, Washington désigne comme cibles six pays africains, dont le Cameroun, la RDC et le Burundi …

IL Y A UN ARRIÈRE-PLAN GÉOPOLITIQUE AU SOI-DISANT « PRINTEMPS AFRICAIN » DE 2014-2018 …

La thèse de Luc MICHEL, c’est que cet arrière-plan a changé depuis 2007-2008, que 2007 et 2008 ont été des tournants géopolitiques en Afrique …

« Beaucoup de panafricanistes ont une vision du passé, un logiciel bloqué il y a 10, 20 ou 50 ans, nous dit-il. La haine justifiée de la Françafrique leur occulte la réalité de LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE PAR LES USA. Le retour de la France dans l’OTAN organisé par Sarkozy en 2007, la création de l’AFRICOM, le commandement unifié de l’US Army pour l’Afrique, par Bush II et Obama en 2007-2008, sont les marques de naissance d’une nouvelle donne géopolitique en Afrique.

Comme dans l’OTAN, la collaboration militaire et politique franco-américaine se double d’une « CONTRADICTION INTERNE » (caractéristique du Bloc américano-occidental) : l’allié militaire français est aussi le concurrent économique des USA, qu’il faut évincer des marchés africains (Alliés politico-militaires dans l’OTAN, les pays de l’UE sont opposés aux USA depuis les Années ’80 par la guerre économique USA vs UE et la guerre financière Dollar vs Euro). Autrement dit Paris tire les marrons du feu pour Washington en Afrique ! Mais Paris et ses multinationales, comme Total (ex Elf) pilier de la Françafrique depuis les Années 1960, a aussi son propre agenda, en particulier économique.

Lors du « sommet USA-African Leaders » de Washington début août 2014, Obama a annoncé une vague de changements de régime sur le continent, par les méthodes habituelles des USA (révolution de couleur ou soi-disant « printemps arabe » -sic-, cloné en « printemps africain » -resic-). De nombreux pays ont ensuite été secoués par les vents mauvais de ce « printemps africain » venu de Washington. De 15 à 20 pays sont concernés dès 2014. Notamment Le Brurundi, où la révolution de couleur a échoué et a fait place au terrorisme. La RDC qui est la cible principale (le « pivot géopolitique » de l’Afrique) et le Cameroun (qui est le pivot du Golfe de Guinée), où des scénarios de révolution de couleur rampantes sont en cours.

Depuis 2013, d’anciennes puissances coloniales sont de retour en Afrique aux côtés des USA : l’Allemagne (avec sa Bundeswehr et ses fondations) ou l’Italie (soi-disant « anti-système » mais en réalié pro Trump et pro OTAN). Habilement, jouant sur les nostalgies coloniales et géopolitique, Washington met les uns en concurrence contre les autres, en particulier contre la Françafrique sur le déclin.

# EN SAVOIR PLUS :

* La Françafrique c’est quoi :

Voir sur PCN-TV – YOUTUBE (I) :

Podcast de RADIO MOSCOU (2015)/

LUC MICHEL.

FRANCAFRIQUE ET NÉOCOLONIALISME EN AFRIQUE

on https://www.youtube.com/watch?v=az6agXStSuM

* Voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL DECRYPTE LA NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0 :

MACRON, LA FRANCAFRIQUE ET LA NOUVELLE ARMEE FRANCAISE

Sur http://www.panafricom-tv.com/2018/09/13/luc-michels-geopolitical-daily-luc-michel-decrypte-la-nouvelle-francafrique-2-0-macron-la-francafrique-et-la-nouvelle-armee-francaise/

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL:

ANALYSE STRUCTURELLE ET GEOPOLITIQUE DE LA ‘NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0’ (BILANS 2018)

on https://vimeo.com/309936061

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QUI VEUT UN NOUVEAU PRINTEMPS ARABE A ALGER ? (PARTIE IV). L’OBJECTIF DU CAMP OCCIDENTAL ?

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2018 03 14/
VIDEO.FLASH.GEOPOL - Algérie printemps IV - presstv (2019 03 14) FR

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans LE DEBAT du 13 mars 2019

sur PRESS TV (Iran)

J’ai débattu ce 13 mars sur PRESS TV, la Télévision d’Etat francophone iranienne, de la suite des événements d’Algérie. Où j’ai apporté mon expertise des « révolutions de couleur » made in USA (1). Tout indique que nous assistons en Algérie au lancement d’une de ces révolutions colorées (2). Et à la seconde phase du soi-disant « printemps arabe » …

Sources :

* La Video sur PANAFRICOM-TV/

PRESS TV (IRAN, 13 MARS 2019) DEBAT AVEC LUC MICHEL:

QUI VEUT UN NOUVEAU PRINTEMPS ARABE A ALGER ? (VIDEO III).

L’OBJECTIF DU CAMP OCCIDENTAL ?

sur https://vimeo.com/323859852

* L’article sur :

« Abdelaziz Bouteflika a finit par renoncer à briguer un cinquième mandat »

https://www.presstv.com/DetailFr/2019/03/13/590942/Algerie-vers-une-deuxieme-republique

https://www.youtube.com/watch?v=PldgQeGBE3U&feature=youtu.be

* La présentation de PRESS TV :

« Abdelaziz Bouteflika a finit par renoncer à briguer un cinquième mandat …

Algérie: vers une 2ème République.

Dans un communiqué, le ministre français des Affaires étrangères, Jean-Yves Le Drian, a accueilli favorablement, ce lundi 11 mars, la décision du président algérien, Abdelaziz Bouteflika, de ne pas briguer un cinquième mandat et de prendre les mesures nécessaires pour rénover le système politique algérien, dans un communiqué publié lundi.

« Au lendemain des grandes manifestations, qui se sont déroulées dans le calme et la dignité à travers toute l’Algérie, la France exprime l’espoir qu’une nouvelle dynamique à même de répondre aux aspirations profondes du peuple algérien puisse s’engager rapidement », a ajouté le chef de la diplomatie française.

« La France réitère son attachement à ses liens d’amitié avec l’Algérie en formant des vœux de paix, de stabilité et de prospérité pour l’ensemble de son peuple », a assuré Le Drian. La France et l’Algérie entretiennent des liens étroits, mais complexes historiquement, quand l’Algérie a été une colonie française, du 19e siècle jusqu’en 1962.

Abdelaziz Bouteflika a finalement anticipé le plan de déstabilisation que des parties étrangers avaient planifié depuis un an, en décidant de renoncer à un cinquième mandat. Selon certains analystes, le président algérien, en choisissant de se retirer de la course, a finalement désarmé ses ennemis.

Luc Michel, géopoliticien, et Pierre Dortiguier, politologue, s’expriment sur le sujet. »

* Le commentaire de PRESS TV

(sur sa Chaîne YouTube après le débat) :

« Algérie: l’objectif du camp occidental ?

Le philosophe interventionniste français Bernard-Henri Levy (BHL) qui est connu sur la scène internationale pour ses appels incessants à l’invasion franco-britannique de la Libye en 2011, demande aux Algériens de descendre dans la rue et de “renverser le pouvoir”. Cette prise de position intervient alors même que BHL ne cesse d’ostraciser les Gilets jaunes, les qualifiant de “fascistes” et appelant même à ce qu’ils désertent les rues. Le 11 février le pseudo philosophe a même estimé que des milliers de français qui battent le pavé contre l’ordre libéraliste chaque samedi avaient opté pour le «vecteur d’un fascisme nouveau».

Peu après la décision de Bouteflika de renoncer à un 5ème mandat, BHL a déclaré dans un message sur son compte twitter que tout dépendrait de la mobilisation des Algériens, une manière de provoquer le peuple algérien à continuer ses manifestations. Le message de BHL rappelle ses prises de position avant l’intervention franco-britannique en Libye visant à « sa libération et son bonheur ». La situation chaotique actuelle de la Libye découle de la catastrophique intervention militaire désiré par le même BHL qui, aujourd’hui, appelle implicitement à une déstabilisation de l’Algérie. »

# LES ANALYSES DE REFERENCE SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* QUI VEUT UN NOUVEAU PRINTEMPS ARABE ? (I) :

SCENARIO A LA SYRIENNE EN ALGERIE

sur http://www.lucmichel.net/2019/03/05/luc-michels-geopolitical-daily-qui-veut-un-nouveau-printemps-arabe-i-scenario-a-la-syrienne-en-algerie/

* QUI VEUT UN NOUVEAU « PRINTEMPS ARABE » A ALGER ?

(PARTIE II).

L’ALGERIE DANS LA NOUVELLE GEOPOLITIQUE AFRICAINE

sur http://www.lucmichel.net/2019/03/07/luc-michels-geopolitical-daily-flash-video-qui-veut-un-nouveau-printemps-arabe-a-alger-partie-ii-lalgerie-dans-la-nouvelle-geopolitique-africaine/

* L’ALGERIE ENTRE DANS LA ZONE DE TOUS LES DANGERS :

ABDELAZIZ BOUTEFLIKA RENONCE A BRIGUER UN CINQUIÈME MANDAT …

QUI VEUT UN NOUVEAU « PRINTEMPS ARABE » A ALGER ?

(PARTIE III)

sur http://www.lucmichel.net/2019/03/11/luc-michels-geopolitical-daily-lalgerie-entre-dans-la-zone-de-tous-les-dangers-abdelaziz-bouteflika-renonce-a-briguer-un-cinquieme-mandat/

NOTES ET RENVOIS :

(1) En octobre 2000 était renversé le gouvernement Serbe de Slobodan Milosevic avec le concours de la CIA. Ce fut la première de ces « révolutions de couleur », qui ont frappé la Russie et de nombreuses ex républiques soviétiques (2002-2016), mais aussi Hong-Kong, dont font aussi partie les soi-disant « printemps arabe » (2010-2013 et 2019) et « printemps africain » (2014-2019) (cibles centrales : la RDC et le Cameroun), ainsi que l’actuelle crise au Venezuela. A l’été 2000, j’étais déjà à Belgrade pour soutenir le gouvernement yougoslave. Depuis, je n’ai jamais cessé de combattre ces « révolutions de couleur » …

Cfr. Luc MICHEL, PCN-INFO / PSEUDO REVOLUTIONS DE COULEUR ET SOI-DISANT PRINTEMPS ARABE : LES COUPS D’ETAT DES USA A L’EST ET EN ORIENT DECRYPTES

sur http://www.elac-committees.org/2012/09/28/pcn-info-pseudo-revolutions-de-couleur-et-soi-disant-printemps-arabe-les-coups-d%E2%80%99etat-des-usa-a-l%E2%80%99est-et-en-orient-decryptes/

(2) Cfr. ENQUETES SUR LA DESTABILISATION DE L’AFRIQUE (I) :

DE LA YOUGOSLAVIE (2000) AU ‘PRINTEMPS AFRICAIN’ (2015-1018) : COMMENT S’ORGANISENT LES « REVOLUTIONS DE COULEUR » ?

sur http://www.lucmichel.net/2017/09/03/panafricom-enquetes-sur-la-destabilisation-de-lafrique-i-de-la-yougoslavie-2000-au-printemps-africain-2015-1018-comment-sorganisent-les-revoluti/

(Source : Press TV – PANAFRICOM-TV – AFP – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

CAMEROUN ET GOLFE DE GUINEE: LA RUSSIE ALTERNATIVE A L’AGRESSION AMERICAINE

 

 

* Voir la video sur EODE-TV/

CAMEROUN ET GOLFE DE GUINEE:

LA RUSSIE ALTERNATIVE A L’AGRESSION AMERICAINE

(MOSCOU DE RETOUR EN AFRIQUE – SAISON 2-I)

(ZOOM AFRIQUE SUR PRESS TV, IRAN, 12 MARS 2019)

sur https://vimeo.com/323657481

EODE-TV - LM russie en afrique 2-I golfe guinée (2019 03 14) FR

* La présentation de PRESS TV :

LE CAMEROUN ET LE GOLFE DE GUINEE VONT-IL CHOISIR DE SE TOURNER VERS MOSCOU ?

« Après les coups portés par les États-Unis au Cameroun suite à l’affaire de la minorité sécessionniste anglophone, avec des pressions sur le gouvernement camerounais, le discrédit et surtout la volonté de torpiller les actes de l’armée, Washington a voulu porter un nouveau coup en décidant de réduire le budget du Cameroun consacré à l’aide militaire et à la sécurité, en prétextant des violations des droits de l’homme, et aussi en exhortant l’État camerounais à libérer l’opposant Maurice Kamto sous peine de nouvelles sanctions. Mais avec une telle politique, on pourrait se demander si les États-Unis ne poussent pas le Cameroun à relâcher ses liens avec Washington et à se tourner vers d’autres pays.

Il faut savoir que Washington dispose de centaines de soldats au Cameroun chargés de former, de conseiller et d’aider les forces locales dans leur combat contre des organisations terroristes dans la région du bassin du lac Tchad, une région stratégique au cœur d’une lutte d’influence entre les grandes puissances. Le gel de ses aides laisserait un grand vide dans la lutte de l’armée camerounaise pour maintenir l’ordre auprès de la minorité anglophone téléguidée depuis l’étranger, mais aussi dans la lutte contre le terrorisme. La France a quasiment servi son pré carré aux Anglo-Saxons sur un plateau d’argent, Israël est bel et bien présent aussi au Cameroun et tente de renforcer sa présence, et la Chine a récemment annulé la totalité de la dette camerounaise. La Russie pourrait très bien profiter de l’occasion pour s’implanter comme elle l’a fait en Centrafrique. En effet, Moscou a pu agrandir son influence dans le pré carré français en RCA, suite à la volonté de Paris d’amplifier les plans de déstabilisation en Centrafrique en retirant les troupes armées impliquées dans l’opération Sangaris. La Russie a donc pu vendre des armes et envoyer aussi des instructeurs militaires dans le but de faire renaître les FACA. Il est donc possible que le Cameroun choisisse de se tourner aussi vers Moscou. »

« Depuis avril 2015, un accord de coopération militaire et technique passé entre le Cameroun et la Russie prévoit des livraisons d’armements, de matériel de guerre, de munitions, de pièces de rechange, d’équipements, de produits spéciaux et la formation des cadres militaires camerounais à travers des bourses d’admission aux établissements d’enseignement militaire russes ou des programmes de formation organisés au Cameroun par des experts venus de Russie dans les domaines de la sécurité incendie. Plusieurs officiers camerounais ont déjà suivi des formations en Russie et un nombre important d’équipements militaires a également été octroyé au Cameroun par la diplomatie russe dans le cadre de la lutte contre le terrorisme. Ce qui fait que les premiers pas ont déjà été effectués par Moscou.

Cela dit, au niveau naval, la Russie n’a pas vraiment une large présence comme l’UE et les États-Unis dans le golfe de Guinée. Cela dit, cela pourrait changer d’ici peu. Suite à un accord portuaire avec l’Érythrée mais aussi la Guinée équatoriale, avec qui elle a passé en juillet 2015 un important accord prévoyant le ravitaillement des navires de guerre russes (notamment le croiseur lance-missiles Moskva) dans les ports équato-guinéens et l’entrée libre des navires militaires russes dans les ports de la Guinée équatoriale pour s’approvisionner en eau, en carburant et en nourriture, Moscou tente d’inverser la tendance. ­la présence de la Russie dans le golfe de Guinée, mais aussi sur le continent africain en général, suscite les inquiétudes de l’Occident, particulièrement pour la France et les États-Unis, qui y voient une menace directe à leurs intérêts géostratégiques et géopolitiques. La Russie est déterminée à œuvrer à la reconfiguration de l’ordre mondial. »

# COMPRENDRE L’ARRIERE-PLAN GEOPOLITIQUE DU DOSSIER :

COMMENT MOSCOU EST DE RETOUR EN AFRIQUE « SUR LES CHAMPS DE BATAILLE DE LA GUERRE FROIDE » …

QUELLE EST LA THESE DE LUC MICHEL ?

LA NOUVELLE GUERRE FROIDE 2.0 ARRIVE SUR LE CONTINENT AFRICAIN !

* Nous reprenons dans cette série, sur le grand retour de la Russie Afrique, une sélection de « Flash info » de la Télévision francophone d’Etat iranienne PRESS TV, diffusés dans la quotidienne « Zoom Afrique ».

PRESS TV s’inspire directement des analyses du géopoliticien Luc MICHEL (patron des Réseaux panafricains PANAFRICOM) la recolonisation de l’Afrique par les USA, sous prétexte du soi-disant « Printemps africain » (qui est la menace principale en Afrique aujourd’hui). Recolonisation qui vise à chasser les Chinois d’Afrique. Et qui a conduit au rertour de Moscou, allié de Pékin, en Afrique (d’où Moscou était partie bruitalement et sans gloire au début des Années 1990, à la disparition de l’URSS) ;

« LE GRAND RETOUR DE MOSCOU EN AFRIQUE …

LA « GUERRE FROIDE 2.0 » EST EN ROUTE EN AFRIQUE !»

Le Géopoliticien Luc MICHEL place le grand retour de Moscou en Afrique, dans le cadre de l’extension mondiale de la « nouvelle Guerre froide 2.0 ». Il explique comment la « Russie retrouve les champs de bataille de la Guerre froide des Années 1960-1989 entre Soviétiques et Américano-occidentaux ». La guerre froide – la nouvelle « Guerre froide 2.0″ – est de retour en Afrique ! Le Think-Tank STRATFOR (proche du Pentagone et du Lobby militaro-industriel US) consacrait début 2017 une intéressante analyse au retour de la Russie sur les champs de bataille de la confrontation entre les USA et les soviétiques. Une analyse qui révèlait (déjà …) les inquiétudes de Washington sur le grand retour de Moscou en Afrique. En commençant par l’Afrique sub-saharienne …

# EN SAVOIR PLUS SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* GEOPOLITIQUE AFRICAINE:

COMMENT LA ‘RUSSIE REVISITE LES ANCIENS CHAMPS DE BATAILLE DE LA GUERRE FROIDE’ (VU DES USA)

Sur http://www.lucmichel.net/2018/06/21/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-africaine-comment-la-russie-revisite-les-anciens-champs-de-bataille-de-la-guerre-froide-vu-des-usa/

* LA RUSSIE EST DE RETOUR EN AFRIQUE :

LES CONSEQUENCES GEOPOLITIQUES ET LE NOUVEAU ‘GRAND JEU’ AFRICAIN…

Sur http://www.lucmichel.net/2018/06/17/luc-michels-geopolitical-daily-la-russie-est-de-retour-en-afrique-les-consequences-geopolitique-et-le-nouveau-grand-jeu-africain

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EODE ORGANISATION …

# EODE-TV :

* EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

* EODE-TV sur YouTube :

https://www.youtube.com/user/EODEtv

* Page Officielle EODE-TV

https://www.facebook.com/EODE.TV/

# ЕВРАЗИЙСКИЙ СОВЕТ ЗА ДЕМОКРАТИЮ И ВЫБОРЫ (ЕСДВ)/

EURASIAN OBSERVATORY FOR DEMOCRACY & ELECTIONS

(EODE) :

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org /

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

https://www.linkedin.com/company/eode-org/

https://www.facebook.com/EODE.africa/

https://www.facebook.com/EODE.russia.caucasus/

# GROUPE OFFICIEL ‘EODE – AXE EURASIE AFRIQUE’

https://www.facebook.com/groups/EODE.Eurasie.Afrique/

Tav, costruirlo inquinerà più dei camion. Il paradosso del beneficio ecologico: più veleni fino al 2047

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/03/13/il-paradosso-tav-inquina-piu-farla-che-restare-coi-camion/5032509/

Troppe polveri – Il bilancio delle emissioni di Co2 dell’opera è negativo per decenni persino usando le stime di traffico (gonfiate) dai fan della Torino-LioneBenefici? –  Sottrarre traffico al Frejus compenserà le emissioni dei lavori nel 2047  – LaPresse

Tav, ovvero il diabetico rimpinzato di dolci. “Prendi un diabetico”, mi racconta il meteorologo Luca Mercalli, “e promettigli che tra dieci anni gli darai l’insulina per farlo stare bene. Nel frattempo, lo rimpinzi di torte. Per dieci anni. Quando arriverà l’insulina sarà morto”.

Che cosa c’entra il diabete con il Tav? Uno dei primi argomenti dei sostenitori della nuova linea Torino-Lione è il beneficio ecologico: sposti le merci trasportate dalla gomma al ferro, dal camion al treno, e ridurrai l’inquinamento. Peccato però che per fare questo cambio (forse) tra 10 o 15 o 20 anni, devi prima scavare un immenso buco nella montagna. La galleria più lunga del mondo. Quindi per 10, 15, 20 anni la supertalpa succhierà megawatt, saranno spostate, lavorate e impiegate tonnellate di cemento, acciaio, rame, saranno smossi migliaia di metri cubi di roccia. Poi, a opera fatta, continuerà a funzionare giorno e notte l’impianto di raffreddamento, perché il tunnel nel cuore della montagna avrà un clima ostile alla vita e la temperatura sarà attorno ai 50 gradi.

Quindi: per diminuire tra 15 anni (forse) le emissioni di Co2 dei camion, per 15 anni innalzeremo a dismisura le emissioni di Co2. Torte al diabetico, con la promessa di dargli prima o poi l’insulina.

Si possono calcolare i costi-benefici delle emissioni? Sì, con quello che viene chiamato il “bilancio del carbonio”: per fare qualunque opera si consuma energia e si provocano emissioni; bisogna fare il confronto tra quanto si inquina subito e quanto (e quando) si migliora la qualità dell’aria dopo. Il “bilancio del carbonio” può essere positivo o negativo. “I ricercatoriJonas Westin e Per Kågeson, del Royal Institute of Technology di Stoccolma”, spiega Mercalli, “nel loro studio Can high speed rail offset its embedded emissions? sostengono che perché il bilancio del carbonio sia favorevole al clima, le linee ferroviarie ad alta velocità ‘non possono contemplare l’uso estensivo di tunnel’”.

Il cuore del Tav è il supertunnel. Conviene? Per non sbagliare, conviene affidarsi non ai dati forniti dai pericolosi No Tav, ma a quelli messi a disposizione dai sostenitori dell’opera. Basta andare a spulciare i Quaderni prodotti dall’Osservatorio Torino-Lione, diretto da Mario Virano, che oggi è il direttore generale di Telt, la società italo-francese che si propone di realizzare la linea. Il Quaderno numero 8, uscito nel 2011 con il titolo Analisi costi-benefici, presenta alcune tabelle assai istruttive. Mostra che durante tutta la costruzione del tunnel le emissioni aumenteranno, a botte di circa 1 milione di tonnellate di Co2 l’anno, accumulando nel tempo oltre 12 milioni di tonnellate. Risultato: l’effetto negativo durerà almeno – ammette l’Osservatorio di Virano – per altri 12 anni dopo la fine dell’opera. Se dunque i lavori inizieranno nel 2020 e dureranno 15 anni (a essere ottimisti), l’apertura del tunnel sarà nel 2035 e poi ci vorranno altri 12 anni prima che si sentano i primi timidi effetti benefici del passaggio (non garantito) dai camion al treno: dunque superinquinamento (garantito) almeno fino al 2047.

Solo da quell’anno il bilancio comincerà a essere positivo, la quantità di Co2 risparmiata sarà maggiore di quella prodotta per realizzare la linea: se davvero il passaggio gomma-ferro avverrà nella misura ipotizzata dai fautori del Tav. Allora il diabetico finirà di essere riempito di torte e avrà finalmente la sua insulina. È un caso evidente di cura peggiore del male. “L’ultimo rapporto dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite, dice chiaramente che le emissioni vanno ridotte subito”, spiega Mercalli, “altrimenti nel 2040 avremo già superato la soglia di sicurezza del riscaldamento globale, di 1,5 gradi centigradi”. Lo ha ribadito ieri anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale per scongiurare la quale occorrono misure concordate”.

Prosegue Mercalli: “Non possiamo più rimandare: invece della cura del ferro che (forse) darà risultati fra 30 anni, possiamo usare i miliardi di euro destinati al Tav per iniziare subito azioni che riducano le emissioni. Azioni con effetti certi e immediati, come collocare più pannelli solari sui tetti degli italiani, cambiare gli infissi alle case colabrodo, aumentare la coibentazione, installare pompe di calore. Tutte azioni che possono dare lavoro a decine di migliaia di artigiani – in tutta Italia e non solo in Valle di Susa – e non ci fanno aspettare 30 anni per ottenere (forse) effetti positivi sull’ambiente”.

Servirebbe un bilancio del carbonio certificato da un ente terzo, conclude Mercalli: “Come l’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale, che mantiene il catasto nazionale delle emissioni climalteranti e potrebbe verificare i costi e i benefici ambientali della Torino-Lione”.

“Ma quale riduzione dell’inquinamento”, aggiunge l’eurodeputato 5stelle Dario Tamburrano, “la linea Tav aggraverà per decenni le condizioni dell’atmosfera”. Per questo ha depositato una interrogazione in cui chiede alla Commissione europea, che finanzia l’opera, se dispone dei calcoli sulle emissioni legate alla realizzazione della linea, e se “non ritenga doveroso abbandonare il progetto per evitare l’aumento delle emissioni, inconciliabile con la necessità di contrastare già nel presente i cambiamenti climatici”.

Hyperloop: ecco il treno che fa Milano-Roma in 25 minuti, altro che TAV

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Informare x Resistere

Da  Maurizio  – 

hyperloop

Ecco Hyperloop, il treno del futuro per fare Milano-Napoli in meno di un’ora – di Marco Paretti

Sarà inaugurato negli Emirati Arabi il treno del futuro in grado di viaggiare ad una velocità di 1.200 chilometri orari, consentendo di coprire la distanza che separa Milano e Napoli in meno di un’ora e di spostarsi tra Milano e Roma in soli 25 minuti.

Sarà inaugurato negli Emirati Arabi il treno del futuro in grado di viaggiare ad una velocità di 1.200 chilometri orari, consentendo di coprire la distanza che separa Milano e Napoli in meno di un’ora e di spostarsi tra Milano e Roma in soli 25 minuti.

Per il momento, però, l’Italia dovrà aspettare e affidarsi all’attuale alta velocità: Hyperloop, questo il nome del treno ultra veloce, sarà inaugurato nel corso dei prossimi due anni con una tratta iniziale che coprirà la distanza tra Dubai e Abu Dhabi e che consentirà di spostarsi tra le due città in 12 minuti: attualmente il tempo di percorrenza è di un’ora e 40 minuti.

Sarà presentato per il 2020

Di Hyperloop si parla ormai da diversi anni proprio per la sua promessa di essere il treno ultra veloce del futuro, in grado di viaggiare a velocità prima inimmaginabili e collegare città distanti migliaia di chilometri in qualche decina di minuti.

Una tecnologia presentata da Elon Musk – fondatore di Tesla – e basata sull’utilizzo di tubi a bassa pressione in cui le capsule sono spinte da motori lineari a induzione e da compressori d’aria

La costruzione del tracciato che collegherà le due città arabe è iniziato ormai da diverso tempo, mentre il treno è stato recentemente svelato al pubblico.

La gestione del tracciato sarà affidata a Etihad Rail, che attualmente ha completato la connessione tra Al Dhafra e Abu Dhabi, ad oggi utilizzata però dai treni normali.

Una volta completato il progetto, però, la tratta e il treno ultra veloce collegheranno varie zone degli Emirati Arabi “in maniera sicura, comoda ed efficiente” come ha spiegato Etihad Rail.

Il treno Hyperloop dovrebbe essere lanciato nel corso dei prossimi 12/24 mesi, potenzialmente in tempo per poter trasportare i visitatori di Expo 2020 che il prossimo anno catalizzerà l’attenzione del mondo su Dubai.

Grande attenzione anche per quanto riguarda le stazioni del futuro, la cui progettazione sarebbe stata affidata allo studio UNStudio. “L’hyperloop non è solo un’alternativa realistica e praticabile al volo, rivoluzionerà i viaggi,” aveva spiegato Ben Van Berkel, principale architetto e fondatore di UNStudio.

Fornirà tempi di viaggio estremamente veloci con collegamenti diretti tra le città, consentendo modi completamente nuovi di lavorare e trascorrere il tempo libero, che a sua volta porterà a una moltitudine di vantaggi economici, ambientali e di scambio di conoscenze“.

L’Italiano a capo di Hyperloop

Un collegamento con il nostro paese, però, c’è: è Gabriele Gresta, 47enne cofondatore di Hyperloop che già nel corso degli ultimi mesi ha provato a presentare il progetto del treno supersonico anche al governo italiano, per rendere realtà la connessione tra nord e sud in meno di un’ora.

Una proposta che, pare, è piaciuta al governo, anche perché Hyperloop non avrebbe l’impatto ambientale che i 5 Stelle criticano della Tav.

Questo perché le strutture sarebbero ricoperte da pannelli solari che “fanno sì che Hyperloop produca il 30% in più dell’energia che consuma. Ed è questo il vero modello di business, non la velocità” spiega Gresta.

Dal 9 al 14 aprile una capsula di Hyperloop sarà esposta a Milano in occasione del Salone del Mobile, mentre nel corso del 2019 si potrà sperimentare a Tolosa, in Francia, il viaggio nei primi 350 metri di tubo. 

Fonte Fanpage

https://www.facebook.com/RobertoRePage/videos/576668332799998/