“TAV: MIT, ANALISI AD AMBASCIATA FRANCIA

A breve sarà fissato un incontro bilaterale

http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2019/02/05/tav-mit-analisi-ad-ambasciata-francia_f5300144-04b4-40b0-ac61-f08598ac6845.html

ANSA) – ROMA, 5 FEB – “Oggi il Mit ha condiviso con il Governo francese, nella persona dell’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset, l’analisi costi-benefici sul progetto Tav Torino-Lione, come concordato dai Ministri Borne e Toninelli, prima della sua validazione e pubblicazione da parte del Governo italiano. E’ il punto di partenza di un’interlocuzione tra i due esecutivi. A breve sarà fissato un incontro bilaterale”. Lo dice in una nota il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Tav, l’Ue minaccia: “Col no pagherete”. Ma sono spiccioli

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/02/05/tav-lue-minaccia-col-no-pagherete-ma-sono-spiccioli/4947126/

L’accordo esclude penali per Parigi e i fondi europei pre-2014 non sono rimborsabili. Risultato: qualche decina di milioni
Tav, l’Ue minaccia: “Col no pagherete”. Ma sono spiccioli

Nello scontro interno al governo sul Tav basta poco per accendere le polemiche. Anche l’ennesimo avvertimento dell’Ue. Ieri Bruxelles ha infatti ribadito i suoi dubbi su un possibile stop deciso dall’Italia dopo la bocciatura dell’analisi costi-benefici voluta dal governo. Intercettato dai giornalisti, un portavoce della Commissione ha spiegato che “non possiamo escludere, se ci sono ritardi prolungati, di dover chiedere all’Italia i contributi già versati” per il Tav, oltre al “rischio che, se i fondi non sono impiegati, possano essere allocati ad altri progetti” Ue. Tanto è bastato a far partire un coro di critiche dall’opposizione. Il concetto non è una novità. Bruxelles lo ha già espresso almeno 5 volte dall’estate. Stando ai documenti ufficiali, però, non esistono automatismi: gli accordi bilaterali non prevedono alcuna clausola che compensi le spese in caso di stop.

Finora sono stati spesi 1,4 miliardi.

Andare avanti costerebbe all’Italia almeno 3 miliardi, il 35% del costo del tunnel (8,6 miliardi, secondo il costruttore italo-francese Telt).

Alla Francia spetta il 25%, mentre i fondi Ue coprono il 40%.

Il 15 settembre scorso il coordinatore della Commissione per il corridoio est-ovest, Jan Brinkhorst, ha scritto al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e al suo omologo francese, Élisabeth Borne, avvisando che la sospensione del progetto avrebbe potuto portare alla “rescissione” degli accordi (il Grant agreement del 2014) “con totale o parziale recupero dei fondi già versati”.

Per indurre l’Italia a non fermare l’opera, proponeva di alzare al 50% il contributo europeo. Nella lettera venivano stilate le cifre: nel 2007-2013 l’Ue ha versato, e i governi speso, 370 milioni; l’accordo del 2014 ne stanzia altri 813 fino al 2020 (362 per la Francia e 451 per l’Italia: di questi solo una parte è già arrivata).

A Bruxelles la cifra che circola è di 120 milioni al 2018, ma Telt sostiene sia più alta.

Per il costruttore, ad oggi sono stati spesi – per studi, progetti e lavori – 700 milioni di contributi Ue, di cui poco meno della metà proveniente dagli stanziamenti post 2014.

Non è un dettaglio secondario.

Il Grant agreement del 2014 prevede “sanzioni” nel caso di comportamenti irregolari ma chiarisce che “nessuna delle parti è autorizzata a chiedere un risarcimento in caso di risoluzione dell’opera da parte di uno dei contraenti”.

Bruxelles fa trapelare l’intenzione di riavere indietro parte dei fondi, ma c’è molto scetticismo sulla reale possibilità che – in caso di stop – si possa chiedere all’Italia di restituire la quota già spesa nel 2007-2013.

Precedenti legali non esistono e le norme escludono indennizzi.

Discorso diverso per la quota versata dal 2014, ma dipende da quanto si è già speso.

L’agreement prevedeva spese al 2018 per 461 milioni, ma il cronoprogramma dei lavori è andato a rilento.

In un documento inviato al ministero a fine novembre, Telt ammetteva che le “penalità” per la rescissione dell’agreement non supererebbero gli 81 milioni.

L’unica certezza è che quanto non speso andrà restituito.

E – stando ai dati Telt – si tratta di oltre 400 milioni, solo in parte destinati a coprire i costi dell’Italia. La Francia potrebbe provare a chiedere indietro i 300 milioni spesi, ma gli accordi non lo prevedono.

L’altra certezza è che questi rischi non vengono conteggiati nell’analisi costi-benefici decisa dall’Italia, che considera i fondi Ue come normali costi, e tra questi annovera anche quelli per dismettere i cantieri e ammodernare la tratta storica (2 miliardi).

“L’Ue stia tranquilla, gliela presenteremo a giorni”, ha replicato Toninelli.

A Bruxelles non c’è però grande attesa: ieri hanno fatto sapere che già nel 2015 Italia e Francia gliene sottoposero una.

In realtà, però, si trattava di uno studio commissionato dal costruttore Telt alla Bocconi. L’agreement – ha aggiunto il portavoce – si potrà ridiscutere entro giugno.

Poi i fondi non spesi rischiano di essere dirottati altrove.

Anche questa è una NOTIZIA INESATTA.
Quando l’UE dice dovete restituire intende che si devono restituire i soldi stanziati per l’opera ma non ancora spesi. Non che si devono restituire i soldi già spesi.
Questa cosa della restituzione dei soldi non spesi è già successa un sacco di volte. E nessuno si è mai scandalizzato.

TAV, BERTOLA (M5S): “LE PRIORITA’ DEL PIEMONTE SONO ALTRE: SANITA’, SCUOLE, TRASPORTO PUBBLICO E AMBIENTE”

https://www.piemonte5stelle.it/2019/02/tav-bertola-m5s-le-priorita-del-piemonte-sono-altre-sanita-scuole-trasporto-pubblico-e-ambiente/?fbclid=IwAR2C7x54Pf6CHLd8fiEcb_IqciWlL9ZDblJZ35YGUfxrT9F2SDQfxY_usck

  VENERDÌ, 1 FEBBRAIO 2019

Salvini si unisce al coro stonato di PD e Forza Italia. Prima di fare dichiarazioni affrettate dovrebbe rispettare il contratto di Governo che subordina ogni decisione alla costi – benefici. 

E’ evidente a tutti, anche agli elettori della Lega, che tra le priorità dei cittadini piemontesi non c’è quel buco nella montagna. Ridurre le liste d’attesa, migliorare gli edifici scolastici, sostenere il trasporto pubblico locale riaprendo le linee sospese da destra e sinistra e mettere in sicurezza il territorio. I miliardi sperperati per la grande opera vogliamo siano investiti in queste vere e proprie emergenze. Lo chiedono i cittadini ogni giorno. 

Giorgio Bertola, Candidato Presidente Regione Piemonte 

Tav per tutti, 100 di questi tunnel!

notav.info
post — 14 Gennaio 2019 at 17:00

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un pezzo scritto da un No Tav che ha voluto così commentare la manifestazione Si Tav di sabato scorso. Come potete dedurre dal titolo, qui vi troverete un po di sano sarcasmo, utile soprattutto a chi ha la tendenza a prendersi troppo sul serio. Buona lettura!

Il TAV è una benedizione, tutti hanno diritto ad averne un pezzo a casa propria. Basta con l’egoismo dei valsusini che lo vorrebbero tutto per loro. Questo è il messaggio che si alza finalmente forte e chiaro da Piazza Castello.

Realizzare gallerie è la risposta al declino del Piemonte. E allora rompiamo gli indugi! Facciamone 100, uno in ogni valle. Si costituiscano subito i comitati “100 di questi tunnel” e liberalizziamo la traforazione, ogni montagna e ogni collina siano bucate.

Potrete pensare sia un’utopia, forse lo è. Ma dobbiamo tentare, superando l’ostruzionismo dei poteri forti.

A che servono 100 tunnel ? Ce lo chiederanno i disfattisti per bloccarci. Fingono di ignorare che i tunnel non hanno bisogno di uno scopo, si fanno perché sono moderni. Basta guarda al TAV Torino Lione: è perfettamente inutile, basato su previsioni di incremento del traffico merci che gli stessi proponenti bollano come irrealistiche. Eppure noi vogliamo farlo lo stesso. Infatti si chiamano Grandi Opere Inutili ma Moderne (GOIM). Con tutte queste discussioni credete forse che nel 1911 Torino avrebbe mai avuto lo Stadium, uno dei più grandi stadi mai realizzati al mondo? E non importa se dopo pochi anni fu demolito perché abbandonato e oggi se ne è persa la memoria … è stato bello lo stesso.

Mancano le risorse! Questa sarà la cantilena dei perdenti che non vedono oltre il loro naso. Ma possiamo noi esitare di fronte alla battaglia delle battaglie per salvare l’economia dei nostri territori? L’interesse di molti deve prevalere contro quello di pochi, 100 tunnel valgono il futuro del Piemonte. Per cui basta piagnistei per le ferrovie e linee di bus locali soppresse, per l’azzeramento dei fondi ai comuni per la manutenzione del territorio, per le chiusure di ospedali, scuole, uffici postali, … Dobbiamo giocarci il tutto per tutto, le risorse servono per i tunnel. A qualcosa devi pur rinunciare in cambio di tutta la prosperità che ti faremo avere, mettiti in fila e torna a lavorare.

E non si dica che non abbiamo tutti da guadagnarci, specialmente per quanto riguarda il lavoro, che oggi manca. Arriveranno da noi i più importanti scavatori di gallerie a livello internazionale (perché in effetti le nostre imprese di componentistica auto di gallerie ne masticano poco … e ci sarebbe anche quel codice europeo degli appalti che ti impedisce di scegliere chi fai lavorare). Queste grandi aziende si porteranno la loro qualificata manodopera che arriverà da tutte le parti del mondo. Questi non conoscono Torino e le sue bellezze, ne saranno affascinati! Terminati i turni in galleria, si fionderanno a decine nei nostri musei e nei nostri bar incrementando il PIL locale. Il mondo della scuola e dell’università si devono attrezzare, altrimenti rischiamo di non essere pronti. I nostri giovani necessitano da subito di formazione specifica per staccare biglietti e preparare bicerin e calici di barbera per il turismo dei minatori. E servono start-up che sviluppino audioguide integrabili con i caschetti da cantiere. Insomma un futuro di sviluppo, non perdiamoci nei dettagli. E’ il futuro che vogliono tutti. Ieri in piazza lo testimoniano i tanti cartelli scritti a pennarello con i nomi dei comuni. Il tuo mancava? Scrivi a pennarello il nome del tuo comune e portacelo alla prossima manifestazione. Basta un cartello raffazzonato all’ultimo per confermare la piena e completa condivisione di un intera comunità. E’ giusto che ogni paese, ogni borgata possa avere il suo bel cantiere pieno di escavatori, camion e tanta tanta polvere.

Ma non possiamo fermarci qui, soprattutto in pianura dove sarà più difficile scavare tunnel. Per sentirsi coinvolti è sufficiente anche solo una discarica di detriti di scavo, possiamo portarne un po’ in ogni giardino pubblico. Anzi, può essere l’occasione per una grande campagna di sensibilizzazione. Chiamiamo alla mobilitazione i cittadini, vengano loro direttamente a prendere i detriti da portare nelle loro case. Una carriola per ogni famiglia, da mettere in salotto.

Piemontesi: un popolo di santi e minatori. Questo è il nostro sogno, realizzarlo si deve e si può. E per farlo serve il referendum per far vincere come la pensiamo noi. Perché se avevamo già vinto noi, il referendum mica serviva.

Si chiama referendum impositivo, un’innovazione politica che deve servire da monito e modello per tutta la nostra società. Mica solo per le Grandi Opere Inutili ma Moderne, anche per il calcio. Se tra qualche mese la Juventus dovesse perdere il campionato, i tifosi bianconeri dovrebbero correre in Piazza Castello per reclamare a gran voce un referendum. Tanti cartelli scritti a pennarello con i nomi di tutte le altre squadre di calcio (anche di pallavolo e scacchi, se serve) e il gioco è fatto. Un bel referendum impositivo per “far decidere gli italiani” (meglio se solo quelli del Nord…) di assegnare lo scudetto comunque alla loro squadra del cuore. Perché, si sa, la Juventus è sempre la squadra più forte del mondo. E gli italiani sono tutti juventini. Ovviamente, nel caso lo scudetto lo vincesse la Juve, il referendum non sarebbe necessario. Ovvio.

Ovvio, come un tunnel inutile e imposto che, al netto di trent’anni di chiacchiere, non è mai partito.