TAV-GUAIDÒ: PER I CINQUE STELLE HIC RHODUS, HIC SALTA VENEZUELA, EUROPA, IL MINOTAURO

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MONDOCANE

LUNEDÌ 4 FEBBRAIO 2019

 
Il  latino dice: “Qui è Rodi, qui salta”  ed è l’intimazione  fatta da Esopo a uno che afferma di sapere fare salti altissimi. Di fronte al bivio TAV-Venezuela, va fatta ai 5 Stelle.

Il tradimento dei figli
L’Italia di Dante, Leopardi, Fenoglio, Caravaggio, Montessori; la Spagna di Cervantes, Unamuno, Dolores Ibarruri, Picasso; La Germania di Goethe, Schopenhauer, Brecht, Sophie Scholl; l’Inghilterra di Shakespeare, Byron, Dickens, Melville; la Francia di Cartesio, Olympe De Gouges, Diderot, Balzac, Verlaine….. Hanno concesso ai loro (il)legittimi governanti di decretare il Tramonto dell’Occidente. Di quell’Occidente, non colonialista, non ipocrita e sanguinario, non capitalista, in sostanza non cristiano, che era stato tenuto a battesimo da Omero, Prassitele, Euripide, Socrate, Seneca, Ovidio.
Scusate se vi mitraglio con questa grandine di nomi.. E’ che continuano a venirmi in testa, loro e tanti altri, al cospetto dell’enormità di quanto va accadendo sotto i nostri antichissimi e, oggi anche vecchi, occhi, nella sostanziale passività dei figli di quegli uomini e donne. A me, a noi, che credevamo di averla scampata, che le previsioni, ammettiamolo, ottimistiche al cospetto di quanto va precipitando, non si sarebbero avverate del tutto prima della fine del nostro passaggio, visto che ci proteggeva l’ombra di tali giganti…che almeno le parvenze, la forma, sarebbero state mantenute, tanto da non farci buttare l’ultima occhiata su una infinita distesa di ghiaccio.
 
Non di inverno nucleare si tratta qui, ma di un inverno che seppellisce sotto la sua lastra di ghiaccio intelligenza, coscienza, convivenza civile, progresso umano, quello di cui quegli spiriti avevano plasmato l’anima.. Bene lo stanno rappresentando in simbolo le temperature artiche che paralizzano nel gelo le più gloriose città, la più pregiata natura del Nord America. Sto parlando dell’accondiscendenza concessa, da alcuni con impudico trasporto, da altri intingendo le mani nel catino di Ponzio Pilato e, infine, da coloro di cui noi siamo partorienti cronici: i né-né. Ce n’è sono stati due, tra chi ha titoli per interpretarci, a picconare il ghiaccio e farvi filtrare luce: Manlio Di Stefano, sottosegretario 5 Stelle agli Esteri e Alessandro Di Battista, a dispetto del cranio parlante di Moavero Milanesi e della cialtroneria opportunista di chi non poteva non estendere al guitto venezuelano nella corte imperiale, la complicità in fascismo che già aveva assicurato al “carrasco” brasiliano.
 
Pochi hanno seguito una mira precisa. Quale orbo, quale guercio, quale strabico, hanno sparato un po’ qua e un po’ là. Ma, cianciare di elezioni dopo appena 9 mesi da elezioni vinte dal presidente con il 64% e definite corrette da tutti i corretti, caro Di Maio,  e sopratutto distribuirsi equamente tra Maduro e un fantoccio golpista di estrazione terrorista, è come mettere ai nastri, accanto a Ribot, un brocco dopato da mezzo chilo di anfetamina Monsanto.
Al nostro occhio, che non si rassegna a rinunciare a quella che era la sua luce di fiducia,  ora ridotta a scintilla, non compaiono, in tempi perfino più bui dei secoli così definiti, quando ogni ordine civile si era dissolto, forze di resistenza e contrattacco. Se non le camicie rosse dei bolivariani e i gilet gialli dei memori della rivoluzione. Se è poco, se è sterile o gravido, fatecelo vedere prima della caduta delle palpebre. Ma va anche bene dopo.
Codardo oltraggio e servo encomio
 
Complici in codardo oltraggio e servo encomio, questi europei hanno condiviso un progetto Venezuela che intendono far valere anche su noi: assassinio di diritto, giustizia, libertà e di quell’artificio per tenere buoni i sottoposti e fargli tramutare il sudore e le lacrime in oro, che chiamano democrazia. Carta dell’ONU, costituzioni, tavole della legge del mondo e delle nazioni frantumate. Un gaglioffo tirato su negli angoli dei topi nel palazzo imperiale, addestrato dai giannizzeri di Otpor collaudati a Belgrado e poi in tutte le rivoluzioni colorate, affidato al redivivo Elliot Abrams, massacratore in Guatemala, Salvador, Nicaragua, condannato per aver mentito al Congresso, meritevole reduce delle guarimbas del 2014 e 2017, dove con cavi attraverso le strade si tranciavano gole di chavisti e se ne bruciavano i vivi corpi. E’ lui il presidente legittimo, i cui flop di piazza vengono fotoshoppati in adunate oceaniche, mentre quelle del presidente eletto dal popolo, con metodi che già il Centro Carter e poi tutti gli osservatori internazionali, appena il maggio scorso, hanno definito la più trasparente e corretta pratica elettorale del mondo, di numeri che riflettono il 90% di venezuelani oppositori ai gangster dell’intervento esterno. E sono anche elezioni regolari quelle che in ambito occidentale incominciano a dare fastidio perché di solito non esprimono il risultato voluto. Ne faranno a meno, a partire dal Venezuela.
Se va bene ai loro editori di riferimento, va bene alla carta straccia che pubblicano. Compresa la ripresa degli assassini mirati, rilanciat8 alla grande da Obama, ora con il dimostrato tentativo di far ammazzare Maduro da una squadra di mafiosi arrivati dalla Colombia e neutralizzati a Caracas. O anche lo sbarco in Colombia, preannunciato da Bolton, di squadre della morte di Marines da far fare in Venezuela ciò che hanno fatto negli anni ’80 in Salvador, Guatemala e Nicaragua, al comando dell’oggi rigenerato per la bisogna venezuelana, Elliot Abrams.
L’ucrainizzione del Venezuela
La finta democrazia e il reale totalitarismo, magari di fibra anziché di filo spinato, degli Stati europei, che, dal sottosuolo in cui li nascondevano le cerimonie dei palazzi quirinalizi e la macchina del fumo alimentata dai media a menzogna e inganno unificati, ora sono emersi alla luce, forti dei nuovi metodi di annientamento di corpi e cervelli forniti dalle tecnologie e dalle piattaforme, sono più colpevoli  della stessa Città del Sole Nero americana. Ucraina, Libia, Siria, Iraq, Afghanistan…. hanno assistito – e quasi sempre condiviso – a una marcia della Notte dei Morti Viventi che ha seminato decine di milioni di morti innocenti e raso al suolo condizioni di vita e testimonianze di civiltà, senza le quali siamo come quelle ultime foglie della quercia, davanti alla mia finestra, che tremulano gialle, secche, intirizzite, sullo sfondo grigio di un cielo svanito. E oggi, agitando vanghe che seppelliscano la più bella fioritura dell’America Latina, non si rendono conto che stanno scavando la propria fossa. Illusi di essere ammessi nella capsula spaziale dell’Impero, qualunque cosa sia, si offrono a pulirne i servizi.
Pifferai e topi
 
Avete visto come Trump, da marionetta recalcitrante ai fili del Grande Puparo, da reietto e inetto populista, infido sguattero dei russi, imprevedibile ciarlatano erettore di muri, con questa mossa abbia finalmente ricevuto dallo Stato Profondo la corona di Obama, golpista e bellicista principe, che fin qui gli era stata negata. Mossa sognata di giorno e di notte, fin dall’epifania davvero rivoluzionaria di Hugo Chavez nel 1988, dai burattini collocati nella Casa Bianca dal rettilario dell’Intelligence, dai negromanti di Wall Street, dai tossici del petrolio, dal New York Times, standard aureo di una stampa che nella menzogna ha scoperto la sua pietra filosofale. E dai reazionari del mondo intero di cui Chavez e poi Maduro, dando casa, istruzione, salute, dignità, hanno svelato i trucchi.
Ora costoro, ratti appresso al pifferaio che tira verso l’abisso, danno il loro pieno appoggio alla disintegrazione. Una disintegrazione, affidata al pifferaio di Washington e  a cui rosicchiano i suoi topi,. del diritto internazionale e di ogni pretesa, mascherata dalla carta velina delle coperture mediatiche, di democrazia, ancorché formale. Sulla strada futura dell’umanità sgambetta un guappetto da Circolo della Caccia, fattosi apprezzare per come, appeso ai fili della marionetta a stelle e strisce, a sua volta manovrato da dietro le quinte, ha saputo mozzare teste e sfondare ventri plebei. Dalla platea applaudono spettatori che si credono vivi in virtù dei loro battimani, mentre si afflosciano infestati dai vermi.
I tempi della clava
I poteri finanziar-militari, repressivi e decerebranti, che guidano la parte nord-occidentale del mondo hanno deciso che era giunta, nei fatti, la fine di ogni pretesa di distinzione tra bene e male, giusto e ingiusto. Ritengono di essere capaci ormai, grazie agli strumenti militare, sicuritario, di spoliazione FMI e BCE e agli stregoni digitali, di organizzare i controlli, i condizionamenti psicofisici e la trasformazione della  libertà in carcassa, in misura tale da poter abbandonare ogni finzione, seppure di una democrazia tutta di fuffa. Già Facebook e gli altri ci hanno abituati a vedere bandita la nostra scelta di opinione e la manifestazione della stessa. I media hanno attribuito a Maduro la crisi economico-sociale del paese più benestante ed equo del Continente e oltre, precipitata invece in catastrofe per i sabotaggi e le sanzioni genocide che, a partire da Obama, gli Usa si permettono di infliggere ai paesi disobbedienti e che, da noi condivise, causano più eccidi delle guerre per fame, freddo, malattie, ma dai pacifisti e sinistri vari sono sorvolate come male minore, trascurabile. C’era corruzione nel bolivarismo? C’era chi ha mollato, chi s’è approfittato? Accusa mossa dal paese che su 176 è il 69° per corruzione, dietro al Ruanda, è il lancio della prima pietra da parte di Berlusconi. Dei lupi di Wall Street, degli zombie nelle porte girevoli tra Cia, Pentagono e business, neanche a parlarne.
 
Un Occidente capeggiato da uno Stato, fallito (20mila miliardi di dollari di debito), ma armato più di tutti gli altri messi insieme, utilizzato dal vertice della Piramide per togliersi dai piedi sempre più umanità in eccesso  e devastare più parti di pianeta, nel tempo più breve di qualsiasi predecessore, persiani, romani, mongoli, ottomani, musulmani, cristiani, nazifascisti, a Caracas ha gettato la maschera definitivamente. Salvano la faccia Russia, Cina, altri minori. Non è poco. Ecco perché toccherà pompare il palloncino Russiagate e attivare i ragazzi di bottega perché si schiantino, e schiantino la loro integrità, contro la Russia in nome della democrazia.
A incominciare dal ritiro Usa dal trattato INF, dei missili a corto e medio raggio, quelli che cacciammo da Comiso a forza di manganellate ricevute, grottescamente attribuito a inesistenti violazioni russe. Quelli che ora verranno collocati a casa nostra, potenziando il nostro valore di bersaglio nel caso della guerra verso la quale ci precipitano gli psicopatici fuori controllo che hanno fatto capolino a Caracas.
 
Rompere con Salvini, con l’UE, perché?
Può darsi che non si debba rompere con Salvini perché non sa fare assolutamente niente che non sia rozzo, volgare, sbagliato, funzionale al sistema dei padroni. Certamente non sulla sua politica delle migrazioni che, per motivi buoni o cattivi, esprime la sacrosanta volontà degli italiani di non essere fregati dall’UE e di non pagare i costi africani delle depredazioni coloniali occidentali. Può darsi che non si debba rompere con l’UE perché si tratta di burocrati democraticamente illegittimi, assoldati da lobby plutocratiche con il progetto della distruzione del benessere collettivo e di società coese e sovrane. Ma, per Zeus, sia con Salvini che con Bruxelles, è suicida non rompere per l’avallo che hanno osato offrire alla più efferata operazione contro la libertà e la verità dei nostri tempi. E’ la goccia. S’è visto che non c’è limite. Con questi, le stelle non possono più stare a guardare. Sono pronti ad avallare anche il Nobel della pace a Jack lo Squartatore. Il norvegese Quisling, l’ucraino Bandera, il croato Pavelic, Laval di Vichy sono modesti guardiani della polveriera al confronto.
 
Ci si impegnava per “onestà, onestà!” Ebbene con Tap e Terzo Valico si è fatta vincere la disonestà. E le famose penali le potevamo impiccare ai reati commessi  da quei devastatori. Guai se succedesse anche con il Tav, o con le secessioni regionali. Ma se dovesse capitare con l’usurpatore Guaidò e i suoi sponsor, che insieme fanno l’apice assoluta della disonestà, politica, morale, legale, umana, corroborati dagli invocatori e violatori primi dei diritti umani, allora davvero non ci sarebbero più stelle nel firmamento.
Tocca trovare una definizione da tramandare alla Storia, se ci sarà, per il sistema ormai consolidato, etichettato Trump e condiviso dalla criminalità politica, massonica,.mafiosa del continente intitolato alla figlia di Agenore, rè di Tiro e della porpora, concupita dal padre degli dei. Non basta più parlare di fascismi. Del resto, questo termine è applicato con morbosa dovizia a epifenomeni irrilevanti, o, peggio, a chi non vuole abitare i luoghi del neoliberismo atlantocentrico e proprio da quelli che oggi si assembrano ai piedi di un vitello che reputano d’oro, mentre non ne è che la metastasi Capace di farci apparire il fascismo storico il male minore.
Europa generò Minosse, tiranno crudele e poi, negli Inferi, giudice feroce dei dannati. Sua moglie Pasifae si accoppiò con il toro di Creta e ne nacque il mostro Minotauro. Che divorava vergini. Possibile che i greci avessero compreso e interpretato le vicende umane fino a 2-3000 anni dopo? Mentre il Minotauro impazza, non ci resta che aspettare il filo d’Arianna. E Teseo che lo svolge, fino a decapitare il mostro. Dov’è Teseo?

LE INCOMPIUTE (OVVERO IL TAV SECONDO MATTEO)

febbraio 4, 2019

Ma davvero “terminare” il “Tav” Torinolione costerebbe meno di abbandonarlo (al suo triste destino)…davvero chi “ben comincia” (a governare) è “a metà dell’opera”?https://claudiogiorno.wordpress.com/2019/02/04/le-incompiute-ovvero-il-tav-secondo-matteo/

LE INCOMPIUTE (OVVERO IL TAV SECONDO MATTEO)

Il vicepremier Salvini nella sua ultima temeraria impresa, quella di offrire al mondo degli impresari padani (da dovunque arrivino) una sponda governativa SiTAV= proGrandiopere usa con innegabile abilità tutta la potenza di fuoco dei “social fai da te” per fare breccia nella opinione pubblica un po’ pigra e di bocca buona che pende dai suoi selfie,,,

Corroborato dai “giornaloni” e dalle reti televisive (unificate pro tav) brandisce con furbizia un tema caro agli spettatori di Striscialanotizia fin dai tempi del Gabibbo; la denuncia delle INCOMPIUTE: chi non si ricorda il viadotto autostradale sospeso su un camposanto, gli ospedali nuovi di zecca  chiusi una settimana dopo l’inaugurazione e depredati di tutto, dalle apparecchiature diagnostiche agli arredi alle tazze dei cessi…O i capannoni industriali finanziati da Cassadelmezzogiorno & UE vuoti e abbandonati tra gli ulivi (pre Xilella?)…

 “Se c’è un buco già scavato di 20 Km sotto una montagna io sono per portarlo a termine”: E’ il buonsenso, bellezza, che vi parla come mangia! Neanche le Madamine finto-naif, (ma rinomate esperte in comunicazione) si sono rivelate così efficaci, capaci di tanta sintesi). Ma allora – in attesa che tra le tante felpe della sua collezione pret-a-porter – ne indossi finalmente anche una arancione vogliamo esplorarli assieme questi 20 Km?

Parto da una domanda secca, ineludibile che mi ha posto una cara amica qualche giorno fa (particolarmente e comprensibilmente colpita dalla categoria usata dalla lobby proponente la Grandeopera per veicolarla: gli operai(!):

ma è vero oppure no che il tunnel lo stanno costruendo, che comunque i lavori stanno andando avanti? Ieri ho visto un’intervista a degli operai che affermano questo.. (grazie)

Ciao carissima e buona domenica anzi tutto.

La tua domanda esige una risposta rigorosa. Vediamo se riesco a scriverla senza troppi tecnicismi ma lasciando gli slogan a Telt (fornitore dati della “realcasa Legasalvinaio”).

I proponenti (francesi e italiani con i primi in posizione dominante, non dimentichiamolo mai, ma con i secondi chiamati a una spesa inversamente proporzionale ai km di galleria e alla ripartizione proprietaria) sono più abili nel gioco delle tre carte che a scavare.

Se è vero come è vero che i 3 soggetti che si sono alternati in poco meno di 30anni (Geie-Alpetunnel per la promozione, LTF per la progettazione, TELT per la realizzazione) sono in clamoroso ritardo sui loro stessi cronoprogrammi…Fa tenerezza andarsi a rileggere oggi i vecchi titoli dei giornali fiancheggiatori dove la data per la entrata in funzione non del tunnel di base (57km), ma dell’intera Lyon-Torino (circa 270 Km) è stata via via spostata in avanti: nei loro documenti ufficiali i francesi indicano il 2038 (duemilatrentotto) come orizzonte ipotetico per la realizzazione dei diversi itinerari (neanche ancora inseriti in un progetto di massima!) per collegare Chambery con Lyon (attraverso 3 tunnel complessivamente lunghi quanto la galleria di valico, e/o il contestato percorso attorno al lago di Bourget (Aix les Bains)…

Ma allora perché persino uno “sveglio” come Salvini, sedicente “nemico” di Macron, conclamato amico di Marine Le Pen (contraria all’opera…) parla ancora oggi di 20 km già scavati sotto la montagna? Perché i suoi ghostwriter hanno “copiato e incollato” le slides propagandistiche di TELT che somma i 7 km della galleria geognostica di Chiomonte terminata lo scorso anno, con quelli delle discenderie (geognostiche) “sospese” da oltre 10 anni dai francesi. Messe in pausa così a lungo a causa delle gravi difficoltà incontrate per completare l’ipotesi progettuale di proseguirne una in asse alla galleria ferroviaria vera e propria. E non perché “les italiens” si erano impantanati per “colpa” dei No Tav tra Venaus e Chiomonte, ma a causa della natura “fradicia” della roccia incontrata; con (tra l’altro) pericolose sacche di grisou! Per questo si è deciso di collegare la discenderia di La Praz con quella di St Martin La Porte (due delle tre scavate in territorio francese dove si sviluppano 3 /4 del tunnel di valico) seguendo questa volta il tracciato di una delle due gallerie ferroviarie e (ovviamente) scavandola da subito nella sezione definitiva e non col diametro dei cunicoli (delle vecchie  e nuove discenderie in Francia e Italia)…

Ma attenzione: le parole sono importanti diceva come Nanni Moretti in un’era pre Piddì: sia le discenderie che la galleria “futura ferroviaria” non si chiamano “geognostiche” solo per motivi lessicali o correttezza di definizione progettuale, ma anche e soprattutto a fini procedurali & di “contabilità di stato”: infatti sono si lavori (cantieri), ma ancora a carattere di verifica di fattibilità e quindi progettuali; appalti propedeutici (e a tutti gli effetti riconosciuti come tali dalla Commissione Europea che infatti ne rimborsa i costi man mano che le opere procedono); e quindi “saldati” con un contributo a fondo perduto del 50% (mentre se si trattasse di lavori definitivi si dovrebbe limitare a erogare il 40% come da direttive consolidate . Delle due l’una: o si stanno incassando i fondi UE indebitamente oppure non si può dire che siamo già di fronte alla realizzazione di un tratto di una delle due gallerie ferroviarie (due terzi di opera “grezza” di meno di 10 km sui 57×2(le due canne del tunnel di valico)+16 (l’interconnessione Susa-Bussoleno) = 130 Km di opera finita che rappresenterebbero (a loro volta) quel che rimane degli oltre 270 km della fu Lyon Torino sognata da Besson Louis, Agnelli (Umberto), Pininfarina Sergio* (come Chiamparino e Marchionne!), Zanone Valerio, Brizio Gainpaolo, De Palacio Loyola, corroborata” da specchiate persone come  Vattani Umberto, Incalza Ercole, Masera Rainer, Virano Mario…E “certificate” dall’estero da Brinkhorst Lauren Jean, Bulc Violeta, ecc ecc fino alla new entry, la slovacca Radicova Iveta attuale coordinatrice del “corridoio Mediterraneo”…

Lo so, non sono riuscito a essere brevissimo e ad evitare proprio tutti i tecnicismi, ma se davvero vogliamo avere un quadro sintetico e a prova di Salvini della situazione non credo ci sia nulla di meglio della slide proiettata nella ultima audizione alla Camera dal Commissariofoietta in-persona-personalmente e che metto a corredo della mia nota per gli scettici e le madamine: più sintetico e “autorevole” di così!

Ma al di la di quanti – vivi e defunti – si sono alternati e continuano a prodigarsi al capezzale di un progetto malato rianimandolo infinite volte con massicce ma anche tossiche iniezioni di denaro pubblico dovremmo soprattutto metterci d’accordo sulla scelta corretta dell’unità di misura sulla cui base assumere decisioni davvero utili per l’interesse della collettività e non di pochi lobbysti (spesso coincidenti con la proprietà dei giornali di stampa e propaganda):

Perché persino la slide del commissario (prorogato) di governo nella sua spietata sintesi (per i proponenti) appare meno severa di quanto risulterebbe – ad esempio – se traducessimo i km in soldi: perché è vero come è vero che “spalmati” su 30 anni sono stati spesi oltre 1 miliardo (+ mezzo per il cattivo adeguamento del tunnel del Frejus) di lire/franchi prima e di euro poi (soprattutto in metri cubi di carta spesso a beneficio di decisori politici/progettisti in palese e clamoroso conflitto di interessi); ma è altrettanto vero che l’ultima autorevole (ma ormai datata) stima della Corte dei Conti francese indicava in 26 miliardi il preventivo dell’impresa. Quindi anche se prendessimo per buona l’affermazione dettata a Salvini (abbiamo scavato 20 km sotto la montagna) e non la completassimo con i 250 ancora da scavare/costruire (sotto a di fianco alle montagne) il gap diventa ancora più penalizzante se diciamo che abbiamo speso 1 miliardo ma ne mancano 25 (da farsi prestare dalle banche d’affari che ci mangeranno vivi coi soli interessi garantiti dallo stato e quindi prelevati dalle tasche dei cittadini!). …Un altro dettaglio per il gusto di ragionare terra terra, proprio come piace ai seguaci del vicepremier: se anche sposiamo la propaganda (smentita dalle slide ufficiali ma veicolata attraverso i poveri operai che con la chiusura dei cantieri perderebbero il posto) che in Francia sono già stati “completati” 6 km su 9 di un tunnel (ancora geognostico ma utilizzabile un domani per farci passare un treno) possiamo senza tema di smentita dire che siamo arrivati al 6° piano di un palazzo di 9 con i pilastri, i muri di tamponamento, le fognature, le solette e mettiamoci anche il tetto per “buon peso”: ma mancano: i pavimenti, le tramezze, le piastrelle, l’impianto di riscaldamento, i serramenti, gli impianti elettrici ed idraulici e gli arredi: chiunque abbia partecipato anche solo alla realizzazione di una casa popolare attraverso una cooperativa (magari legata alla “Lega” ma a quella del PD) sa che non è arrivato a 6/9 della spesa, ma forse forse a 1/9 e che se ha fatto (magari tramite la finanziaria della stessa “Legacooppiddì” un mutuo a tasso variabile sono cazzi suoi…

Ecco, nel casi del TAV Torinolione sono “cazzinostri. Alcuni tra noi se ne occupano da 30 anni, qualcuno (i pensionati) fa quasi solo più questo da tempo: studia le carte. Stupisce  che uno che deve occuparsi di vicepresiedere il consiglio dei ministri, dirigere un partito in resistibile ascesa, pagarne possibilmente i debiti sia pure in comode rate, respingere i migranti, chiudere i centri di accoglienza, garantire l’ordine pubblico dentro e fuori gli stadi di calcio e magari anche coordinare la caccia ai latitanti (anche mafiosi) abbia trovato il tempo per “sapertutto” sul Tav in un paio di settimane…Complimenti al masterchef che  gli ha insegnato a cucinare la ribollita (ma col microonde).

Borgone Susa – 4 febbraio 2019 – Claudio Giorno

Il contro-dossier della Lega è lo studio del costruttore

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/01/31/il-contro-dossier-della-lega-e-lo-studio-del-costruttore/4937064/

Intrecci – “Non farla costa 24 miliardi”. I dati sono di una ricerca Bocconi pagata 60 mila euro. Gli autori soci di una società consulente di Telt
Il contro-dossier della Lega è lo studio del costruttore

Nella polemica sul Tav Torino-Lione tra la Lega e il Movimento 5 stelle succedono cose curiose. 

Da Giorni la Lega fa filtrare di avere una fantomatica controanalisi da contrapporre a quella costi-benefici affidata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli agli esperti capitanati dall’economista Marco Ponti. 

Il controdossier dimostrerebbe che il Tav “sta in piedi” sulla base di un assunto: fermarlo costerebbe più dei 10 miliardi ancora da spendere per realizzarlo

È finito su alcuni giornali, con tanto di tabella dettagliata sui costi. Il risultato a cui arriva è clamoroso: “Fermare il Tav costerebbe 24 miliardi”, tre volte il costo del solo tunnel di base

Il dossier, però, altro non è che i numeri sfornati da Telt, il costruttore pubblico italo-francese dell’opera

E provengono in gran parte da un vecchio studio curato per il costruttore da un gruppo di docenti della Bocconi che da anni sforna numeri positivi sulla Torino-Lione, e che sono anche soci di una società consulente di Telt. Un po’ come chiedere…….

ANDIAMO con ordine. Il dossier elenca una serie di costi dello stop e si basa sui numeri forniti da Telt all’Osservatorio per il Tav di Palazzo Chigi presieduto dal commissario di governo Paolo Foietta, vero pasdaran dell’opera. Nato nel 2006, l’Osservatorio, in teoria parte terza, si prodiga da sempre per spiegare la bontà dell’opera. 

È talmente indipendente che il predecessore di Foietta, il fassiniano (sic) Mario Virano è stato poi promosso a direttore generale di Telt. Nei mesi scorsi Foietta ha ammesso che le previsioni fatte dieci anni fa per giustificare l’opera erano sballate, ma “in assoluta buona fede”.

E veniamo al punto. Un vero dossier della Lega in realtà non esiste. Quella filtrata sui giornali è una tabella contenuta in un documento di tre pagine inviato da Telt al ministero delle Infrastrutture il 30 novembre scorso. 

I costi diretti dello stop vengono quantificati in circa 4,2 miliardi (“nella ipotesi massima”). 

Tra spese già effettuate – 1,4 miliardi – e presunti costi di ripristino dei cantieri, i rimborsi per i contratti di progettazione già firmati, le perdite finanziarie e le “penali” (di cui Foietta aveva smentito l’esistenza) si arriva a 2 miliardi e dispari

Per arrivare a 4,2 miliardi si deve sommare anche il costo dell’ammodernamento della vecchia linea, oggi sottoutilizzata. Un passaggio che per Telt e Foietta diverrebbe obbligatorio in caso di stop al Tav.

ALL’APPELLO mancano però altri 20 miliardi. Da dove arrivano? Sono sintetizzati alla voce “Costi indiretti. Perdite dei ricavi e dei benefici socio economici”. 

L’origine di questa cifra è, manco a dirlo, sempre il proponente dell’opera. Risale a uno studio commissionato nel 2014 dall’allora Ltf (oggi Telt) al Centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo (Certet) della Bocconi, fondato e presieduto da Lanfranco Senn, professore emerito dell’ateneo milanese. Al Fatto, Telt spiega che ha pagato il dossier 59 mila euro

Lo studio aggiornava una vecchia analisi costi-benefici del Tav arrivando a quantificare in 20 miliardi i benefici socio-economici nel lungo periodo dell’opera. 

Perché ora sono considerati costi? Il ragionamento attuale è, in sostanza, questo: se i benefici potenziali sono di 20 miliardi, altri Paesi, come la Francia, coinvolti nell’opera potrebbero chiedere danni per analoghi importi all’Italia se decidesse di fermarla.

Senn è un nome che ricorre da anni nel dibattito sul Tav. Ha più volte sfornato contributi per i “Quaderni” dell’Osservatorio per illustrare perché il Tav conviene. 

Nell’ultimo, usato per offrire “contributi tecnici” all’analisi costi-benefici ha stimato una domanda di circa 4,5 milioni di passeggeri annuali che “ potranno valorizzare i benefici derivanti dai risparmi di tempo e costo resi possibili dal Tav”. Oggi sono 700 mila l’anno sulla linea storica.

Nello staff di ricerca del Certet Bocconi compare anche Roberto Zucchetti, anche lui autore di contributi per l’Osservatorio, di cui è stato consulente fino a fine 2018 (compenso: 10 mila euro). A dirigere il comitato direttivo del Certet c’è un altro professore della Bocconi, Oliviero Baccelli. Nel 2011 l’Osservatorio gli chiese di coordinare l’analisi costi-benefici del Tav. 

Quattro anni dopo è stato no- minato nel Consiglio di amministrazione di Telt. I tre professori hanno contribuito a realizzare lo studio del 2014 e lavorano poi a vario titolo per la società di consulenza milanese Clas, di cui sono soci, che più volte ha redatto rapporti sull’impatto positivo del Tav. 

Sempre al Fatto, Telt spiega di non avere “rapporti contrattuali con l’Osservatorio Certet Bocconi né direttamente con i professori Zucchetti e Senn”, ma di avere pagato nel 2018 una consulenza a Class, cioè la società di cui è socio un membro del suo Cda, per un valore “inferiore ai 25 mila euro”.

31 Genn 19 – NOTAV Info 

Il controdossier della Lega è lo studio della società che vuole costruire il tunnel

http://www.notav.info/documenti/il-controdossier-della-lega-e-lo-studio-della-societa-che-vuole-costruire-il-tunnel/

Riportiamo qui di seguito un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 31 gennaio, unico quotidiano che si è per ora degnato di chiedersi cosa c’è dietro le panzane del Min. dell’Interno che da giorni gioca a chi la spara più grossa sul TAV.

Salvini, in effetti, va millantando in televisione di 24 MILIARDI DI COSTI (sic!) in caso di mancato realizzo della seconda linea Torino-Lione, contando serenamente su una stampa compiacente che mai gli chiederà conto di tali ormai completamente folli cifre, ebbra com’è, da mesi, di TAV-ernello. Dall’inchiesta è venuto fuori, dati alla mano, che quella che in Val di Susa è stata rapidamente soprannominata “l’analisi ciucca” non è altro che il copia-incolla delle veline della società che vuole costruire il tunnel, TELT. Della serie, vale proprio tutto….

VERS LA PROCHAINE GUERRE DU LIBAN ? (ANALYSE GEOPOLITIQUE PROSPECTIVE)

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2019 01 31/
LM.GEOPOL - Prochaine guerre liban (2019 01 31) FR

« À tout moment, la Syrie et l’axe de Résistance peuvent prendre la décision de traiter l’agression israélienne d’une manière différente (…) La stratégie du Hezbollah est en train de s’adapter à de nouvelles formes de guerre asymétrique impliquant non seulement le ‘déluge balistique’ mais des opérations terrestres sur des fronts larges et étendus avec progression et occupation du terrain »

– Hassan Nasrallah (SG du Hezbollah

sur ‘Al Manar’ ce 28 janvier).

On parle beaucoup d’une prochaine guerre au Liban entre Israël et L’Axe de la Résistance (Téhéran, Damas, Hezbollah – force politico-militaire libanaise aujourd’hui transnationale et présente aussi en Irak et à Gaza en Palestine). Mais quelles sont les scénarii possibles entre la guerre probable de Tel-Aviv, la guerre possible de L’Axe de la Résistance et la « guerre improbable » de la Diplomatie russe ?

J’ai traité hier dans ‘LE DEBAT’ de PRESS TV (Iran) une esquisse d’analyse prospective de ce Dossier qui pourrait une fois de plus incendier le Levant. Mon analyse repose sur les trois visions géopolitiques de la possible ou probable ( ?) guerre entre Israël et le Liban : Vu de Tel-Aviv, vu de Moscou et vu depuis l’Axe de la Résistance …

* Voir sur PCN-TV/

PRESS TV DEBAT AVEC LUC MICHEL:

NASRALLAH, POUTINE ET NETANYAHOU.

TROIS VISIONS DE LA FUTURE GUERRE POSSIBLE ISRAEL-LIBAN

sur https://vimeo.com/314445817

LES QUESTIONS ET LES THEMATIQUES DU DEBAT

* La présentation de PRESS TV :

« Débat: Nasrallah met en garde Israël …

Après quelques mois d’absence, le secrétaire général du Hezbollah libanais Seyyed Hassan Nasrallah a brisé son silence et accordé un entretien en direct, samedi soir, à la chaîne de télévision Al-Mayadeen.

S’attardant sur l’opération israélienne baptisée « Bouclier du Nord » pour découvrir les tunnels du Hezbollah, le secrétaire général du Hezbollah a souligné que « ces tunnels datent d’il y a 13 ou 14 ans » et que cela traduit l’échec de l’appareil de renseignement d’Israël. Plus loin dans ses propos, Nasrallah a déclaré que les colons israéliens devaient se rassurer de la véracité de ce que disaient leurs dirigeants à propos des tunnels. « Les agissements du régime occupant sur les frontières témoignent de la crainte d’Israël d’une éventuelle opération du Hezbollah en Galilée. Les récentes manœuvres d’envergure d’Israël ont eu lieu pour se préparer à ladite opération à Galilée », a-t-il indiqué. Seyyed Hassan Nasrallah a indiqué que le Hezbollah ne permettrait pas à l’ennemi d’imposer les règles du jeu et que « nous sommes arrivés à un niveau de dissuasion qui doit être promu. « Si Israël nous attaque, il le regrettera, car son prix sera beaucoup plus lourd que ce qu’il pense.

Ayssar Midani, analyste franco-syrienne des questions internationales et Luc Michel, géopoliticien s’expriment sur le sujet. »

* Les thématiques que j’ai dévelopées :

Trois visions géopolitiques de la possible ou probable ( ?) guerre entre Israël et le Liban ;

Vu de Tel-Aviv, la guerre probable et une vision géopolitique dépassée troublée par le fait que Netanyahou, le Likoud et le parti de la guerre israélien croit aux mirages de sa propre propagande ;

Vu de Moscou, la guerre improbable ou une géopolitique raisonnable qui croit en la rationalité des acteurs (ce qui est l’erreur majeure de la Géopolitique russe sous Poutine et Lavrov) ;

Vu du Liban (Nasrallah), de Damas et de Téhéran, ou comment « l’Axe de la Résistance » envisage de répondre ensemble et de façon coordonnée à une guerre possible ;

Comment la victoire de l’Axe de la Résistance, allié à la Russie, a entièrement modifié la donne géopolitique

# ELEMENTS POUR COMPRENDRE L’ANALYSE (1) :

INTERVIEW DE HASSAN NASRALLAH, SG DU HEZBOLLAH :

« LE SCENARIO DE LA PROCHAINE GUERRE »

 (‘AL MANAR’, 28 JANVIER 2019)

« L’analyse tacite du dernier discours de Hassan Nasrallah, Secrétaire général du Hezbollah libanais, une formation politico-militaire de la résistance libanaise soutenant l’armée régulière syrienne depuis le début du conflit au Levant est que :

La force de frappe balistique du mouvement, considérée comme l’une des plus importantes détenues par une entité non-étatique au monde, est intégrée à la seconde artillerie syrienne (missiles balistiques) et à celle, bien plus conséquente, de la République islamique d’Iran ;

Qu’en cas de nouvelle escalade israélienne, le Hezbollah et la Syrie peuvent répliquer par des frappes balistiques ciblant un grand nombre d’objectifs israéliens listés sur une base de données commune.

Que l’arsenal du Hezbollah en matière de roquettes et de missiles n’a cessé de s’accroître quantitativement et qualitativement au point où la stratégie de ce mouvement est en train de s’adapter à de nouvelles formes de guerre asymétrique impliquant non seulement le « déluge balistique » mais des opérations terrestres sur des fronts larges et étendus avec progression et occupation du terrain.

C’est l’une des très dures leçons acquises dans la longue guerre en Syrie.

Les dirigeants israéliens ne mesurent pas avec exactitude l’ampleur du problème qu’ils se sont créé dans ce qu’ils appellent leur front du Nord en ciblant la Syrie avec une guerre hybride en vue d’y induire un changement de régime dans ce qu’ils percevaient comme le maillon faible dans l’alliance stratégique entre le Hezbollah libanais, Damas et Téhéran.

Une nouvelle ligne rouge vient d’être tracée par le Hezbollah. On verra quelle sera la réaction d’Israël. Dans tous les cas de figures, un scénario similaire à la guerre de juillet 2006 n’est plus à écarter. Avec des conséquences bien plus grandes, vu la nature du conflit en cours au Levant.

En 2006, la Syrie avait soutenu le Hezbollah dans la plus grande discrétion. Aujourd’hui Damas et le Hezbollah sont sur la même ligne de front. »

# ELEMENTS POUR COMPRENDRE L’ANALYSE (2) :

INTERVIEW L’AMBASSADEUR RUSSE AU LIBAN

QUI « ECARTE LA POSSIBILITE D’UNE GUERRE ISRAËL/RESISTANCE »

(‘AL MANAR, 29 JANVIER 2019)

L’ambassadeur de la Russie au Liban, Alexander Zasypkine, a déclaré à la chaîne de télévision ‘Al-Manar’ que « les relations entre Moscou et Téhéran et leur alliance antiterroriste étaient solides », ajoutant que « le désaccord ou le différend qui existerait entre les deux parties n’était qu’un rêve » :

Dans une interview, Zasypkine a évoqué les négociations en cours entre le Liban et la Russie en vue de la conclusion d’accords d’achat d’armes, indiquant que la partie libanaise était intéressée par une coopération militaire avec la Russie. L’ambassadeur russe au Liban a par ailleurs écarté ce lundi 28 janvier la possibilité d’une guerre imminente entre Israël et l’axe de Résistance dans la région, à l’issue d’un entretien avec le ministre par intérim des Affaires étrangères du Liban, Jebran Bassil. « Nous appelons toujours à la paix et je ne vois pas la possibilité d’une telle guerre, mais nous devons calmer la situation au lieu de l’envenimer », a déclaré Zasypkine en réponse à la question d’un journaliste sur les raids israéliens en Syrie et les tunnels du Hezbollah à la frontière entre le Liban et les territoires palestiniens occupés par Israël.

Par ailleurs, le diplomate russe a déclaré avoir discuté avec Bassil de « certaines mesures prises par la Russie en vue de normaliser la situation, d’assurer la stabilité, la sécurité et un règlement politique, de poursuivre l’éradication du terrorisme, de rapatrier les réfugiés et de reconstruire le pays ». M. Zasypkine a également qualifié de « très positif » le contrat signé avec le géant pétrolier russe Rosneft pour la modernisation et l’exploitation d’installations de stockage dans la ville de Tripoli, dans le nord du pays.

(Sources : Press-TV – PCN-TV – Al Manar – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

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* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

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GEOPOLITIQUE AFRICAINE : BERLIN ET PARIS A LA CONQUETE DE L’ETHIOPIE ET DE LA CORNE DE L’AFRIQUE

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2019 02 01/

VIDEO.FLASH.GEOPOL - De + fr corne de l'Afrique - presstv (2019 02 01) FR

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans le ZOOM AFRIQUE du 30 janvier 2019

sur PRESS TV (Iran)

« si l’Allemagne, en tant que pays économiquement fort en Europe, veut apporter son soutien (à l’Ethiopie), elle peut naturellement le faire par le biais d’une coopération politique, d’une assistance consultative, par exemple pour le renforcement des institutions. Mais bien sûr, le pays a aussi besoin d’impulsions économiques. C’est pourquoi je voyage avec une délégation économique, des entreprises qui, je le sais, ont un réel intérêt pour l’Ethiopie »

Frantz-Walter Steinmeier, président allemand (auteur du

Manifeste géopolitique « L’Allemagne doit revenir en Afrique »).

La Géopolitique est interactive. Un mouvement géopolitique ouvre toujours la voie à divers processus. La « révolution géopolitique » de l’Ethiopie du premier ministre Abiy Ahmed a fait de la Corne de l’Afrique, étendue à toute l’Afrique de l’Est, une zone stratégique prioritaire pour tous les prédateurs occidentaux qui jouent aux « amis des Africains » (sic) et

visent en fait à recoloniser l’Afrique. Après la « Nouvelle politique africaine » de Trump et Bolton (1), voici donc la France du Régime Macron et l’Allemagne à la conquête économique et sécuritaire de l’Ethiopie, sans oublier les Italiens. J’ai traité avant-hier ce dossier pour la Télévision d’Etat iranienne francophone (où l’Afrique est un thème prioritaire) …

Sources :

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

NEOCOLONIALISME :

QUE FONT PARIS ET BERLIN DANS LA CORNE DE L’AFRIQUE ?

(LUC MICHEL, PRESS-TV, 30.01.2019)

sur https://vimeo.com/314441718

* La présentation de PRESS TV :

« Le président allemand Frank Walter Steinmeier a effectué une visite officielle de quatre jours en Ethiopie. Dans la foulée, le président français a aussi prévu de se rendre en Éthiopie et au Kenya.

Quel est cet intérêt de l’Occident envers la Corne de l’Afrique ?

Analyse du géopoliticien, Luc Michel. »

* Les thématiques que je développe :

La révolution géopolitique du premier ministre éthiopien Abiy Ahmed ;

Libéralisation et privatisation de l’économie éthiopienne ;

La rivalité économique USA-Chine et la rivalité géostratégique USA-Russie dans la Corne de l’Afrique ;

Le « printemps africain » (2014-2019) sous Obama-Kerry et Trump-Bolton ;

La nouvelle politique africaine (2019) de Trump et Bolton ;

Paris – Berlin – Rome ou la « nouvelle infanterie coloniale » du Pentagone et du State Department US ;

Macron et la « nouvelle Françafrique 2.0 » ;

Steinmeier auteur du Manifeste géopolitique « L’Allemagne doit revenir en Afrique » et architecte du retour de Berlin sur le Continent noir un siècle après la perte de ses colonies allemandes (1916-19) ;

L’Italie du duo Salvini-Di Maio et ses nostalgies coloniales (Libye et Corne de l’Afrique) …

QUE VEUT RELLEMENT L’ALLEMAGNE EN AFRIQUE ?

Les plans actuels de Berlin pour l’Afrique ont été clairement et publiquement exposés par le ministre des affaires étrangères allemand Steinmeier, artisan du retour de Berlin en Afrique, en 2014. A la mi-mai, Steinmeier a adopté les « Orientations de la politique africaine du gouvernement », un document-manifeste qui prône l’exploitation des vastes richesses africaines par un impérialisme allemand renaissant. En présentant ses « Orientations », le ministre allemand des Affaires étrangères, Frank-Walter Steinmeier, a déclaré que l’Allemagne doit jeter son regard sur l’Afrique en « adaptant sa boîte à outils politique à la diversité de l’Afrique. » Berlin entend « agir préventivement et rapidement, d’une manière décisive et substantielle et fondée sur des valeurs et les droits de l’homme ». Berlin veut se servir de « toute la panoplie des dispositifs dans les domaines de la politique, de la sécurité, du développement, de la politique régionale, de l’économie, des sciences et de la culture » Y compris évidemment les interventions militaires de la Bundeswehr. Et les interventions des médias de Berlin, comme la Deutsche Welle ou Arte !

Ce qui est particulièrement inquiétant c’est la source où Berlin puise son inspiration pour ses nouveaux projets en Afrique. Dans mon émission LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE: LA GRANDE-ALLEMAGNE DE RETOUR/

PARTIE 2. UNE MENACE SUR L’AFRIQUE

(janvier 2015), j’évoquait aussi le IIIe Reich nazi, qui développa de grand projets allemands pour l’Afrique, et j’expliquait que « ces plans nazis de 1934-44 inspirent aujourd’hui, dans une version adaptée au temps, les projets de la nouvelle politique africaine de Berlin » (2) (2bis).

L’ACTUALITE DE LA CORNE DE L’AFRIQUE :

Avec des agendas économiques rivaux voici la Grande-Allemagne de Mme Merkel et du président Steinmeier et la « Nouvelle Centrafrique 2.0 » de Macron, Zinsou et Le Drian (3) à la conquête économique, ais aussi sécuritaire, de la Corne de l’Afrique, et en premier de la nouvelle Ethiopie en pleine émergence …

LE PRESIDENT ALLEMAND A ADDIS-ABEBA POUR UNE VISITE OFFICIELLE EN ETHIOPIE

Le président allemand Frank Walter Steinmeier a effectué à partir du 27 janvier une visite officielle de quatre jours en Ethiopie. Selon des médias publics, un protocole d’accord entre “Volkswagen AG” et la Commission éthiopienne des investissements devait être signé à l’occasion de cette visite. Des rencontres entre les opérateurs économiques allemands et les officiels éthiopiens ont également eu lieu. Le dernier jour de la visite a été consacré à l’Union africaine. Le président Steinmeier a rencontré notamment le président de la Commission de l’Union africaine, Moussa Faki Mahamat, selon les mêmes sources.

Dans un entretien à la «Deutsche Welle» (la Propaganda Staffel de Berlin à l’international, style RFI) (4) à la veille de sa visite, le président allemand a affirmé que «si l’Allemagne, en tant que pays économiquement fort en Europe, veut apporter son soutien (à l’Ethiopie), elle peut naturellement le faire par le biais d’une coopération politique, d’une assistance consultative, par exemple pour le renforcement des institutions». «Mais bien sûr, le pays a aussi besoin d’impulsions économiques. C’est pourquoi je voyage avec une délégation économique, des entreprises qui, je le sais, ont un réel intérêt pour l’Ethiopie. Et j’espère que c’est aussi un moyen d’appuyer la politique économique du Premier ministre Abiy Ahmed», a ajouté le président allemand.

« FRANCE-AFRIQUE : EMMANUEL MACRON EN MARCHE VERS L’EST »

(JEUNE AFRIQUE)

L’hebdo Jeune-Afrique (proche des milieux dirigeants français) commente ainsi les voyages actuels de Macron vers l’Afrique de l’Est : « Le président français, qui a entamé dimanche une visite en Égypte, tourne également son regard vers l’Afrique de l’Est. Il sera en Éthiopie et au Kenya en mars, avec pour objectif d’y promouvoir les partenariats économiques. Désireux de renforcer les liens de la France avec les pays africains non francophones, Emmanuel Macron se rendra à la mi-mars en Éthiopie et au Kenya ».

Objectif, selon l’Élysée : « franchir un palier » dans les relations avec ces pays d’importance stratégique. Dans la continuité du discours de Ouagadougou, l’accent sera mis sur la coopération économique – avec la volonté d’y introduire des PME et des entreprises de taille intermédiaire (ETI) françaises ».

# LES ANALYSES DE REFERENCE SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

GEOPOLITIQUE AFRICAINE :

L’EQUILIBRE DES FORCES EST-IL EN TRAIN DE CHANGER EN AFRIQUE DE L’EST ?

sur http://www.lucmichel.net/2018/07/06/luc-michels-geopolitical-daily-flash-info-geopolitique-africaine-lequilibre-des-forces-est-il-en-train-de-changer-en-afrique-de-lest/

GEOPOLITIQUE AFRICAINE :

ESQUISSE DE LA GEOPOLITIQUE DE L’AFRIQUE DE L’EST ET DE LA CORNE DE L’AFRIQUE

sur http://www.lucmichel.net/2018/07/11/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-africaine-esquisse-de-la-geopolitique-de-lafrique-de-lest-et-de-la-corne-de-lafrique/

FLASH VIDEO/

GEOPOLITIQUE AFRICAINE/ OU VA LA CORNE DE L’AFRIQUE ?

sur http://www.lucmichel.net/2018/12/25/luc-michels-geopolitical-daily-flash-video-geopolitique-africaine-ou-va-la-corne-de-lafrique/

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

GEOPOLITIQUE AFRICAINE : INTRODUCTION A LA “NOUVELLE POLITIQUE AFRICAINE” DE TRUMP

sur http://www.lucmichel.net/2018/12/18/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-africaine-introduction-a-la-nouvelle-politique-africaine-de-trump/

 (2) Sur le « retour de la Grande-Allemagne en Afrique », Cfr :

* sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

FLASH VIDEO ACTU : G20 A BERLIN, RETOUR DE L’ALLEMAGNE EN AFRIQUE, SOUDAINE EMPATHIE DE MME MERKEL POUR LES AFRICAINS. COMPRENDRE LES ENJEUX GEOPOLITIQUES POUR NE PAS ETRE DUPE (I)

Sur http://www.lucmichel.net/2018/11/05/luc-michels-geopolitical-daily-flash-video-actu-g20-a-berlin-retour-de-lallemagne-en-afrique-soudaine-empathie-de-mme-merkel-pour-les-africains-comprendre-les-enjeux-geopolit-2/

* Et sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

FLASH VIDEO ACTU : G20 A BERLIN, RETOUR DE L’ALLEMAGNE EN AFRIQUE, SOUDAINE EMPATHIE DE MME MERKEL POUR LES AFRICAINS. COMPRENDRE LES ENJEUX GEOPOLITIQUES POUR NE PAS ETRE DUPE (II)

sur http://www.lucmichel.net/2018/11/05/luc-michels-geopolitical-daily-flash-video-actu-g20-a-berlin-retour-de-lallemagne-en-afrique-soudaine-empathie-de-mme-merkel-pour-les-africains-comprendre-les-enjeux-geopolit/

(2bis) Sur les plans du IIIe Reich nazi pour le « retour de L’Allemange en Afrique » (1938-1945), voir :

sur EODE-TV/

THE AFRICA REICH.CES PLANS NAZIS DE 1940 QUI INSPIRENT TOUJOURS BERLIN/BERLIN ET L’AFRIQUE.

COMPLEMENT D’ENQUETE 015

sur https://vimeo.com/120435540

(3) Cfr sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

LUC MICHEL DECRYPTE LA NOUVELLE FRANCAFRIQUE 2.0 : MACRON, LA FRANCAFRIQUE ET LA NOUVELLE ARMEE FRANCAISE

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/13/luc-michels-geopolitical-daily-luc-michel-decrypte-la-nouvelle-francafrique-2-0-macron-la-francafrique-et-la-nouvelle-armee-francaise/

(4) La Deutsche Welle s’intéresse à l’Afrique dans le cadre du « retour de l’Allemagne en Afrique » idéologisé par le Ministre Steinmeier.

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

SCENARIO SANS SURPRISE A LA CPI : COMME PAR HASARD LA BELGIQUE ‘ACCEPTE D’ACCUEILLIR’ LE PRÉSIDENT IVOIRIEN LAURENT GBAGBO

LM pour PANAFRICOM-NEWS/

2019 02 02/

PANAF.NEWS - Gbagbo libéré ss conditions II (2019 02 02) FR

Par « acceuillir », entendez le maintenir en liberté surveillée et sous contrôle dans un état qui pratique le néocolonialisme en Afrique, aux côtés de la France !

Le porte-parole du ministère des Affaires étrangères a indiqué ce samedi matin que la Belgique « avait accepté d’accueillir » le président Laurent Gbagbo, sujet d’une libération conditionnelle annoncée ce vendredi par la Cour pénale internationale, après son acquittement le 15 janvier pour crimes contre l’humanité.

« La Belgique a accepté la demande de la Cour pénale internationale d’accueillir sur son territoire l’ex-président ivoirien Laurent Gbagbo », a indiqué samedi à Belga un porte-parole du ministère des Affaires étrangères. Vendredi, la Cour pénale internationale (CPI) a libéré sous conditions M. Gbagbo, acquitté il y a plus de deux semaines de crimes contre l’humanité commis en 2010 et 2011 lors de violences post-électorales en Côte d’Ivoire. “La Belgique a reçu une demande de coopération de la Cour en raison des liens familiaux de Laurent Gbagbo dans notre pays”, a expliqué Karl Lagatie, porte-parole du ministère des Affaires étrangères. “La Belgique soutient les juridictions pénales internationales et nous avons donc répondu positivement à cette demande.”

Laurent Gbagbo devra se tenir à disposition de la Cour pendant la durée de l’appel, a encore précisé le ministère. Craignant que M. Gbagbo ne se présente pas à La Haye dans le cas d’un appel, l’accusation souhaitait que sa libération soit conditionnée à une résidence dans un pays proche des Pays-Bas, où siège la CPI.

SA SECONDE FEMME EN BELGIQUE, JADIS AMNISTIÉE

La Belgique avait précédemment été évoquée car résiderait dans notre pays la deuxième épouse de Laurent Gbagbo, celle qui lui rendait visite dans sa prison de La Haye. Bien que chrétien, ce dernier a en effet une deuxième femme en plus de Simone Gbagbo. Celle-ci, âgée de 69 ans, considérée comme son égérie politique et ex-Première Dame de Côte-d’Ivoire (2000-2010), a été condamnée à 20 ans de prison en 2015 en Côte-d’Ivoire pour sa responsabilité dans les événements tragiques de 2010-2011, qualifiée d’atteinte à la sûreté de l’Etat. Elle a bénéficié en 2018 d’une amnistie décrétée par le président Alassane Ouattara.

* Voir aussi :

CPI : GBAGBO ET BLE GOUDE LIBERES SOUS CONDITION ET INTERDIT DE RENTRER EN COTE D’IVOIRE !

sur https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/photos/a.322051284595963/1493890687412011/

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