Chiamparino sale sul Tav: oscura i dem e punta sul Sì

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Nuovi simboli – La sua riconferma in Piemonte è a rischio: così, per il voto di primavera, si butta sul carro delle madamin e prova a far dimenticare il Pd
Chiamparino sale sul Tav: oscura i dem e punta sul Sì

Sergio Chiamparino sa che il “suo” Pd, oggi, può soltanto farlo perdere. La prima sconfitta (dopo quella del 1994, “anno berlusconiano”, quando alle elezioni politiche Alessandro Meluzzi di Forza Italia lo disarcionò nel quartiere operaio di Mirafiori Sud) per l’ex sindaco più amato d’Italia che a questo punto, in primavera, rischierebbe di non essere riconfermato come governatore del Piemonte.

Così, sondaggi alla mano (“Oggi come oggi, ho solo un terzo delle possibilità di recuperare”) e alla soglia dei 71 anni, Chiamparino ha deciso di rincorrere, con una buona dose di coraggio, la lepre del centrodestra (non ha ancora un candidato, ma è in netto vantaggio) saltando su un treno ad alta velocità e innalzando la bandiera della lista civica.

Lo farà a cominciare da sabato prossimo, 12 gennaio, alle 11,30 a Torino: in un flash mob che, in piazza Castello, cercherà di replicare la manifestazione del 10 novembre scorso, quando le “sette madamin”, le lobby degli industriali piemontesi e l’amico di Gianni Letta, Mino Giachino, radunarono 20-25 mila manifestanti per dire sì, appunto, al collegamento Tav tra Torino e Lione. Questa volta, Chiamparino ci sarà (due mesi fa era a Biella per la visita di Sergio Mattarella) e non nasconde che quell’evento sarà di fatto l’inizio della sua campagna elettorale. Tutta impostata, prima ancora che sui programmi del Pd, su uno slogan che fa del “sì” una password da opporre a chiunque dice no (il M5S in primis, la sindaca Chiara Appendino, il governo gialloverde) all’Alta velocità, al bis delle Olimpiadi invernali e, comunque, allo sviluppo del Nord Ovest, schiacciato da un asse leghista che, dal Ticino, arriva sino a Trieste.

L’idea è precisa e aveva già avuto una prova generale nelle urne regionali del 2014, quando a sostenere il governatore del Pd scese in campo anche una piccola lista civica che aveva come simbolo il Monviso.

Questa volta, Chiamparino pensa molto più in grande: la nuova formazione civica, “Sì per il Piemonte del Sì”, dovrebbe essere quella dominante per il “listino” candidato al di fuori della coalizione e comparire, si augura il governatore, anche nei simboli tradizionali.

Un’ammissione, ma anche una speranza: che tutto questo serva a recuperare la terribile difficoltà elettorale del Pd.

Una bad company che Chiamparino medita dunque di mettere da parte?

Lui nega (“Semmai, tutto questo può aiutare il Pd ad aprirsi, ad essere inclusivo, a raccogliere chi in Piemonte non si sente più rappresentato”) e appare comunque convincente, visto che sarebbe impossibile una sua candidatura senza una lista del Pd. Ma ciò che ha in testa è altrettanto chiaro: solo il suo prestigio personale e solo una forte carica civica possono infatti invertire la rotta. E se tutto questo dovesse realizzarsi, anche questa è una riflessione implicita di Chiamparino, il peso dei consiglieri civici nella futura maggioranza assicurerebbe al governatore un’indipendenza dal suo vecchio partito che è sempre stata una sua prassi: quando era sindaco di Torino e quando, con il collega di Venezia Massimo Cacciari e dopo la vittoria di Berlusconi nel 2008, sognava di fondare un Pd del Nord, federato a quello nazionale.

La “speculazione civica” del governatore uscente è esplicita e punta sull’isolamento dei Cinquestelle nella contesa regionale; sull’ingombrante imbarazzo di Salvini e della Lega (il partito che traina nei sondaggi piemontesi il centrodestra) rispetto all’Alta velocità e al verdetto sul rapporto costi-benefici della Torino Lione; sul malumore di Forza Italia che ha caldeggiato e promosso la piazza Sì-Tav del 10 novembre scorso.

In una gara ad acchiappare incerti e senza-partito che proprio nel “sì” ha il suo perno e che però non appare per nulla scontata, visto che se la lista civica di Chiamparino si chiamerà “Sì per il Piemonte del sì”, il forzaitaliota Giachino usa da tempo “Sì Tav, sì lavoro” (in una città che, nel 2018, ha registrato un meno 40 per cento nella produzione della Fiat Mirafiori) e le “sette madamin” (al cui interno i giochi tra la destra e la sinistra sono molto ambigui e ancora tutti da decidere) hanno invece per le mani un “Sì, Torino va avanti”.

Ce la farà il piè veloce Chiamparino nella sua rincorsa e nel suo nascondere il più possibile il simbolo del Pd?

Giusi La Ganga, ex delfino di Bettino Craxi nel Psi e oggi “grande elettore” per la sinistra del Pd del neo segretario regionale Paolo Furia, ipotizza il possibile scenario “dell’anatra zoppa”. “Chiamparino può diventare presidente per una manciata di voti, mentre sempre per pochissimi seggi il centrodestra potrebbe prendersi il Consiglio regionale.

A quel punto, credo che Sergio saprebbe trovare una maggioranza, anche grazie proprio alla sua nuova dimensione più civica che di uomo di partito”.

Chiamparino sale sul Tav: oscura i dem e punta sul Sìultima modifica: 2019-01-12T17:53:47+01:00da davi-luciano
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