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Il commissario Foietta come ultimo atto del suo incarico invia al presidente della Repubblica il resoconto delle attività dell’Osservatorio che “non mi è stato possibile riferire” direttamente al Governo. Compresa un’analisi costi-benefici – DOCUMENTI

Al Quirinale certo non sono mai stati ignoti gli atteggiamenti del ministro Danilo Toninelli e dello stesso premier Giuseppe Conte nei confronti dell’ingegnere torinese cui i precedenti governi avevano affidato un compito tanto delicato quanto importante nella vicenda Tav. I supponenti silenzi e le sprezzanti risposte arrivate dal dicastero con a capo il Cinquestelle che s’infila nel tunnel del Brennero e sbanda tra una gaffe e l’altra, sono lontani anni luce dalla concezione della politica e dei rapporti tra organi dello Stato propria del Colle. Per questo è ben difficile immaginare il pur minimo stupore del Quirinale di fronte alla lettera dell’ormai ex commissario, ma non una certa condivisione della prassi (e dello stile) invano richiamato da Foietta nei suoi inascoltati appelli al ministero così come a Palazzo Chigi.
“Ho cercato di supplire a questa situazione attenendomi scrupolosamente agli obiettivi assegnati e rendendo disponibili al Governo ed al ministro ogni informazione, documento e studio elaborato nella struttura commissariale e condiviso in Osservatorio. Tali documenti sono stati pubblicati anche sul sito dell’Osservatorio affinché siano a disposizione per le determinazioni che il Governo deciderà di assumere sulla Torino-Lione nell’interesse del Paese”, scrive ancora Foietta al Capo dello Stato, dopo aver elencato in sintesi il lavoro di questi anni e prima di rivolgere a Mattarella i ringraziamenti “per l’onore ed il privilegio che ho ricevuto con l’incarico affidato”. Ma è anche contando le righe, un foglio abbondante la lettera per il Quirinale, un paio di capoversi appena per Palazzo Chigi e il ministero di piazzale di Porta Pia, che si legge la differenza. A dir poco asciutta la missiva indirizzata a Conte, Toninelli a al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti. Nulla più di una lettera di accompagnamento per il dossier che Foietta spiega di aver ritenuto suo dovere fornire al Governo “per assumere le proprie decisioni” a seguito della presa di posizione dell’esecutivo di “ridiscutere integralmente il progetto sull’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”.
Non un accenno a quelle mancate risposte, a quegli atteggiamenti da padrone del vapore – “Presto andrà in pensione” disse Toninelli riferito a Foietta – di un ministro che continua a non rispondere anche al presidente della Regione Sergio Chiamparino. L’ex commissario per la Tav ha capito, e non ci voleva molto visto i soggetti, che sarebbe stato del tutto inutile rimarcare quel vulnus istituzionale fatto dai Cinquestelle bandiera di arroganza. Da sventolare davanti alla prospettiva nient’affatto lontana di dover – loro che hanno promesso il blocco della Torino-Lione – ingoiare l’ennesimo rospo, dando ovviamente la colpa all’Europa e magari pure alla Francia nonché ai trattati firmati dai precedenti governi in modo che anche i loro elettori, illusi dalle promesse, ingurgitino anch’essi il boccone. Se possibile, dopo le europee.
QUI L’ANALISI COSTI-BENEFICI DELL’OSSERVATORIO