DALLA PARTE DEI DISPERATI. DAVVERO?—— ERRI DE LUCA: ORGOGLIO E PREGIUDIZIO

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2019/01/dalla-parte-dei-disperati-davvero-erri.html

MONDOCANE

MARTEDÌ 1 GENNAIO 2019

Metto in campo uno scambio tra la Fondazione Erri De Luca, la risposta pubblica del condottiero No Tav Alberto Perino e me. Non è un grande augurio per l’anno nuovo. Ma forse un contributo alla chiarezza.

Con auguri pieni di stima e affetto ad Alberto Perino e a tutti come lui, combattenti No Tav e oltre, non condivido però l’apprezzamento per lo scritto pateticamente pietistico, ammantato di improprio virgilismo, di Erri De Luca.

Non apprezzo aver navigato con Medici Senza Frontiere, fondata dal guerrafondaio francese Kouchner. MSF che, in tutte le mie guerre e in tutti gli strangolamenti inflitti a popoli amici dall’imperialismo, ho sistematicamente trovato nel campo del carnefice e, propedeutico all’aggressione e ai genocidi, nel ruolo di diffamatore razzista e colonialisticamente occidentecentrico dei paesi da obliterare.

Non apprezzo aver navigato con Ong al servizio dello sradicamento delle popolazioni giovani africane, al fine di lasciare il posto a eserciti e multinazionali colonialisti, Ong promosse e finanziate dal gangster della speculazione finanziaria e dei colpi di Stato striscianti mirati  alla distruzione di Stati e alla globalizzazione dell’élite, George Soros. Ora promosso “Personaggio dell’anno”. Da chi? Che domanda: dall’organo ufficiale del finanzcapitalismo di guerra e globalizzazione, Financial Times.

Soros e Juncker

 Non apprezzo che si definisca salvataggio o naufragio quello che in 9 casi su 10 non è che un mero traghettamento da un’imbarcazione all’altra su previo appuntamento, come dimostrato, documentato, filmato, rivelato da intercettazioni telefoniche e inchieste giudiziarie.

Non apprezzo il lacrimoso e abusivo riferimento a una “nave che scippava vite condannate a morte”. La stragrande maggioranza dei migranti non rischia nessuna condanna a morte, neanche nei campi libici, quasi tutti sotto controllo ONU o OIM, ma è forzata a lasciare il primario diritto umano, quello di restare a casa, perché qualcuno gli suggerisce che, pagando dai 10mila ai 20mila euro per il trasferimento, si poteva sostituire quella casa con una agiata residenza in Europa. Mentre quella residenza era poi una baracca di plastica tra campi di pomodori, o con altri 10 in una stanza in vista dei magazzini Amazon. Mentre i soldi lasciati nei tragitti o all’affittacamere in patria sarebbero serviti a costruirsi vita e famiglia. A casa.

Non apprezzo che si faccia pseudopoesia sulla “spinta della disperazione”, quando quella disperazione è invece solo l’imbroglio di chi sulle deportazioni di popoli ci guadagna in soldi, falsa morale e frantumazione sociale e culturale. O quando di disperazione vera si tratta, la si veda solo all’arrivo in barca e mai alla partenza dalle macerie di un paese squartato come la Jugoslavia, raso al suolo come la Libia, insanguinato come l’Afghanistan, seviziato come l’Iraq, inondato dalle bombe della superiore civiltà giudaicocristiana e da turbe di cannibali mercenari, come la Siria.

O alla partenza da un’Africa, dove il tuo villaggio ora si trova sotto il bacino della diga costruita da noi, dove il tuo campo è diventato il frammento di un’estensione agroindustriale su cui imperversa, per questa e le generazioni future, la Monsanto con i suoi strumenti di profitto e morte. O alla fuga dalla Palestina, Erri De Luca, nel caso che il disperato sia scampato ai 180 palestinesi inermi uccisi e ai 6000 feriti e mutilati durante una semplice marcia  per il Ritorno a casa (300 ammazzati e 29.000 feriti in tutta la Palestina nel 2018); o alla brutale persecuzione e apartheid di uno Stato per soli membri della stessa “etnia”, religione e lingua (accanto a Stati arabi distrutti, che ospitavano tutte le etnie, religioni e lingue).

Madri disperate. A Gaza e a Gerusalemme

Apprezzo avere ricordato il politicamente corretto ghetto di Varsavia e non apprezzo la sistematica, tribale, dimenticanza di De Luca delle Aleppo, Tripoli, Baghdad, Gaza, Ramallah, Nablus, Hebron, Fallujah, Belgrado assediate e maciullate con il pretesto che erano e sono governate da personaggi che disturbano la criminalità politico-economica organizzata globale.

Ricordo il mio ex-compagno a LC De Luca, in uno spettacolo pubblico anti-guerra,  a cui chiesi come mai ai tempi di Lotta Continua guidasse cortei al grido di “fe-fe-fedayin” e oggi i resistenti li chiamasse “terroristi” estesse sempre e comunque con Israele e come mai, nel parlare contro le guerre, non si ricordasse quelle di Israele contro i palestinesi e arabi tutti a forza di stermini bombaroli, fosforo bianco, torture, distruzioni, assassinii mirati, devastazione e rapine di terre a mano armata. Ribattè De Luca: “A questo non rispondo”, si alzò e fuggì. Poi fui affrontato duramente da alcuni suoi sodali.

Il pietismo unilaterale è ipocrisia e complicità, ma, nel caso di De Luca, protagonismo nell’ingiustizia. Fatto salvo il suo appoggio alla lotta No Tav. A me non basta.

Tanto dovevo, al volgere dell’ennesimo anno in cui Occidente e Israele proseguiranno nei loro genocidi, alle persone, ai popoli che accanto a me ho visto soffrire, mutilare, morire. E anche all’amico Alberto Perino.

Fulvio Grimaldi, con auguri:

**************************************************************************************** 

From: A.P.pp.tt.

Sent: Monday, December 31, 2018 11:17 AM

To: comitati@notav.eu ; presidionotaveuropa@googlegroups.com ; no-tav-scambio@googlegroups.com

Subject: [no-tav-scambio] Buon 2019

Penso che per chiudere quest’anno il post pubblicato oggi da Erri De Luca sia magnifico.
E penso che, senza fare paragoni fra quella drammaticità di chi affronta il mare, la neve, le prigioni ecc., possa essere utile anche a chi si batte per la propria terra contro governi che non hanno a cuore il BENE COMUNE ma gli interessi del grande capitale e delle banche.
Penso ai compagni di Taranto, al TAP, al terzo valico e penso che potrebbe capitare anche a noi. 
Quando la speranza è zero, spuntano forze e istinti che tentano l’impossibile scrive Erri e questa è stata anche la nostra forza: Batterci contro tutto e tutti, tentare l’impossibile, lottare sempre, arrendersi MAI.

E con questa riflessione, che qualcuno ascriverà al mio pessimismo cosmico, auguro a tutti un BUON 2019 di vittoria e di lotta.

Alberto

fondazionerrideluca.com

Oltre l’istinto materno – Fondazione Erri De Luca

31 dicembre 2018

Durante i giorni in mare con Medici Senza Frontiere mi ero portato da leggere l’Eneide. Come per l’Odissea la parte attraente per me erano le navigazioni, più delle vicende in terraferma. Sono i venti contrari, più dei favorevoli, a decidere i loro viaggi.
È la tempesta a spiaggiare Enea sulla costa Libica, accolto da eroe da Didone, regina del luogo. 
Richiesto da lei, Enea racconta il crollo di Troia, l’ultima resistenza, la sua messa in salvo, l’imbarco e la deriva. 
Virgilio gli fa dire un verso estremo fino al paradosso: ”Una salus victis, nullam sperare salutem“, unica salvezza per i vinti, nessuna salvezza sperare. 
Come può la perdita di ogni speranza essere l’unica salvezza?
Penso all’insurrezione del ghetto di Varsavia del 1943. Quei resistenti male armati erano vinti in partenza, ma non rinunciarono a battersi. Quando la speranza è zero, spuntano forze e istinti che tentano l’impossibile. Avevo questa spiegazione del verso di Virgilio. Mi dovette colpire anche allora, perché è l’unico verso del poema che ricordo ancora. 
A chi sta in terraferma oggi è incomprensibile che in Mediterraneo avvengano naufragi a mare calmo. Il mare stesso, in persona, è sgomento della più micidiale quota di annegati della sua storia. 
A bordo di quella nave che scippava vite condannate a morte, ho visto salire madri con bambini in braccio. Come potevi, madre snaturata, esporre la tua creatura alla più alta probabilità di morte? Cosa spinge una madre allo sbaraglio con forza superiore all’istinto  materno? 
La disperazione. Lo ha saputo un poeta e lo ha fatto dire al suo personaggio. Servono a niente speranze e speranzelle per chi è passato per le prigioni libiche. Solo la disperazione è forza motrice per affrontare a freddo qualunque via di fuga. La disperazione fa saltare dal decimo piano di una casa in fiamme. 
L’ho saputo a bordo di un battello salvagente, il senso di un verso rimasto in memoria. 
Quando madri di bambini in braccio si buttano alla cieca in mezzo al mare, niente di niente le potrà distogliere, fermare. I porti chiusi di un ministrello sono la patetica impotenza a misurarsi con la disperazione. 
Auguro all’anno nuovo un poco del coraggio sovrumano di quelle madri, le sommerse e le salvate.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:32

DALLA PARTE DEI DISPERATI. DAVVERO?—— ERRI DE LUCA: ORGOGLIO E PREGIUDIZIOultima modifica: 2019-01-08T22:50:11+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo